Teatro Ex Gil - Ufficio Scolastico Territoriale di Venezia

Mestre, 25/1/08
Ai Dirigenti Scolastici
Quest’anno la stagione di Teatro Contemporaneo FUORI CONTESTO, che la Città di
Venezia – Beni, Attività e Produzioni Culturali. Teatro e Spettacolo – in collaborazione con Arteven
– Circuito Teatrale Regionale – dedica al teatro contemporaneo e di ricerca, oltre i consueti
matinées offerti alle scuole, presenta un’ulteriore novità: tre spettacoli che fanno parte di un
Progetto Speciale promosso dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello
Sviluppo Economico, con la partecipazione del Ministero della Pubblica Istruzione, dedicato al
recupero della memoria di alcuni personaggi chiave per la Storia del nostro Paese:
STORIE INTERROTTE. Il Sud che ha fatto l’Italia
Il progetto propone, attraverso l’ideazione di “dialoghi possibili” che fanno interagire il
passato e il presente, una rielaborazione teatrale dell’attività di cinque statisti chiave della storia
italiana: Francesco Crispi, Francesco Saverio Nitti, Donato Menichella, Luigi Sturzo e
Giuseppe Di Vittorio.
In questa prima edizione vengono prese in considerazione cinque personalità storiche del Sud
dell’Italia mentre, nel prossimo anno, il progetto verterà su altre cinque personalità storiche del
Nord del paese.
Gli spettacoli sono stati realizzati con il coinvolgimento drammaturgico di compagnie del
Meridione, che hanno messo in scena le pièces, drammatizzando il lavoro di ricerca
preventivamente effettuato dagli storici.
Considerato lo spessore formativo del progetto, il suo significato storico/politico e il valore
qualitativo delle opere proposte, nel tentativo di offrire agli insegnanti spunti per costruire forme
originali di didattica curricolare ed agli studenti un apprendimento attivo della storia, si invita a
sostenere la proposta.
Nella speranza inoltre, che anch’Ella condivida il nostro giudizio positivo sull’intero progetto, ci
auguriamo che ne favorisca la diffusione presso gli studenti ed il corpo insegnante del suo istituto,
con una sua circolare che ne evidenzi l’alto valore formativo in funzione di un arricchimento
culturale dei giovani. In un periodo in cui le nostre radici storiche, così importanti per la formazione
di una coscienza civica, sono spesso poco conosciute, il nostro progetto si propone di limitare le
lacune di una inadeguata conoscenza della storia.
Calendario degli spettacoli:
STORIE INTERROTTE. Il sud che ha fatto l’Italia
Teatro Ex Gil
Giovedì 21 Febbraio ore 11.00
Compagnia Opera Eventi /Melfi (Pz)
PARADOSSI NELLE VICENDE DELLA MIA VITA
spettacolo sulla figura di Francesco Saverio Nitti
Venerdì 29 Febbraio ore 11.00
Compagnia Teatro Scalo/Monopoli (Ba)
QUESTA VOLTA CI SONO I DENARI
opera dedicata a Donato Menichella
Venerdì 11 Aprile ore 11.00
Compagnia Vesuvioteatro /Napoli
IO SONO CRISPI
su Francesco Crispi
Cogliamo l’occasione per ricordarLe che la proposta di matinées per le scuole, si completa con altri
due titoli:
FUORI CONTESTO…i giovani / idee e percorsi
Teatro Ex Gil
Venerdì 1° Febbraio ore 11.00
Laboratorio teatrale Liceo Ginnasio Statale Giorgione di Castelfranco Veneto
I – NARCISSUS
studio sulla nostra identità
Mercoledì 23 Aprile ore 11.00
Laboratorio Tera e Aqua di Padova
TERA E AQUA
studio sulle donne e gli uomini nelle lotte bracciantili della Bassa Padovana.
A tutti gli spettacoli si potrà accedere con biglietto ridotto di € 2,50, su prenotazione.
Rimaniamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, invio materiali, eventuali incontri con le
compagnie etc. e, nel caso si ritenesse utile, per illustrare presso il suo Istituto, direttamente e
dettagliatamente, il programma a studenti ed insegnanti.
Si precisa inoltre, che tutte le rappresentazioni non si terranno quest’anno presso la consueta sede
del Teatro del Parco, chiuso per restauro, ma nel TEATRO EX- GIL di Via Dante n.81– Mestre
Tel 041 988224
.
Si allegano:
1. Presentazione del Progetto Speciale Storie Interrotte. Il Sud che ha fatto l’Italia e schede
degli spettacoli;
Per informazioni e prenotazioni :
dalle ore 9.00 alle ore 13.00 sabato e domenica esclusi
Teatro Ex-Gil . Tel 041 988224
Fax 041 985326
[email protected]
Storie interrotte. Il sud che ha fatto l’Italia
Progetto speciale promosso dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello
Sviluppo Economico e realizzato da Studiare Sviluppo srl, con la partecipazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, in collaborazione con ANARTA, Editori Laterza, Luca Sassella Editore,
Radio3 RAI.
Il Progetto
Il dialogo con i «padri fondatori» Storie interrotte è il tentativo di diffondere attraverso «dialoghi
possibili» la conoscenza oggi circoscritta, sfocata o distorta, di cinque figure-chiave della storia
italiana: Francesco Crispi, Francesco Saverio Nitti, Donato Menichella, Luigi Sturzo e Giuseppe Di
Vittorio. Il progetto nasce dalla constatazione che è oggi debole, debolissima, la consapevolezza del
contributo di idee e di azione degli uomini e delle donne che hanno concretamente lavorato a
disegnare il paese. Non vi è un orgoglio diffuso nell’avere questi e altri «padri fondatori» Non vi è
gusto comune nel confrontarsi con le scelte che essi hanno compiuto, con i loro successi e i loro
errori; per domandarsi cosa avrebbero detto o fatto nelle attuali circostanze. Questa dimenticanza, la
rottura di questi fili o le letture semplificate che talora li sostituiscono, concorrono a produrre
pensieri e azioni fuori dalla storia, ostacolo alla comprensione e all’adattamento delle esperienze di
altri paesi o inducono a idealizzarle acriticamente. L’esperienza politica di cinque tra in nostri più
importanti padri fondatori per lungo tempo è rimasta un sentiero interrotto, un cammino
abbandonato da tutti coloro che si confrontano quotidianamente con la politica. Le loro storie sono
dunque a buon diritto qui definite interrotte nella misura in cui i fili della loro importanza non sono
stati, se non in minima parte, compresi nel tessuto della politica attuale; fili peraltro robusti e
elemento essenziale per la creazione di una politica pragmatica e volta all’interesse della comunità.
La prima motivazione del progetto è dunque quella di riportare all’attenzione soprattutto dei
giovani, alcuni padri della storia italiana, le loro posizioni, i loro fondamenti culturali e di
conoscenza, i tratti esemplari, anche sotto il profilo dell’esperienza umana e personale, che ne
hanno caratterizzato il percorso. Si tratta di figure che hanno ricoperto ruoli politici e pubblici
rilevanti nel nostro paese, contribuendo alla sua solidità interna e alla sua credibilità internazionale,
delineando personalissime traiettorie per la costruzione e il consolidamento delle istituzioni. Il
nostro intento è di andare oltre il «medaglione» in cui, nel sentire comune, esse sono rimaste
imprigionate. Attraverso «dialoghi possibili», verosimili, con uomini della stessa epoca ma di
diverse idee, miriamo a restituire il senso dei loro convincimenti e delle loro motivazioni, ma anche
dei loro travagli, incertezze, errori, per meglio far comprendere la loro modernità ed il loro pensiero
politico
ancora
vitale
sia
nell’approccio
che
nei
contenuti.
I nostri personaggi testimoniano una storia lunga, non lineare, non sempre luminosa, ma per
lunghissimi tratti segnata da riconosciuti successi dell’azione politica, economica, culturale e civile.
Protagonista di questa progressiva costruzione nazionale è stata una classe dirigente attiva nel
mondo della politica e della cultura, che ha interpretato aspirazioni e spinte di masse e interessi più
ampi. In questo processo, le figure di cui vogliamo riprendere il filo interrotto hanno radicato
un’azione che rimane tra le espressioni più alte della storia delle nostre classi dirigenti.
La scelta dei personaggi: pragmatismo, pubblico e privato, locale e globale I cinque
protagonisti dei nostri dialoghi non sono certo i soli padri fondatori ai quali si poteva guardare per
ritessere i fili interrotti. Li abbiamo scelti per alcuni importanti tratti che, nella diversità delle
impostazioni
culturali
e
politiche,
li
accomunano.
Il primo tratto comune è la capacità di decidere affidandosi al lume di un impianto concettuale, ma
sempre sotto la guida di una conoscenza storica e dei fatti alimentata dall’indagine e dalla ricerca
empirica nel territorio. Visione, pragmatismo e ricerca dei fondamenti conoscitivi delle decisioni
pubbliche e dei loro effetti hanno caratterizzato i loro contributi, che conservano, nel metodo
quando
non
anche
nel
merito,
una
straordinaria
attualità.
Ad accomunare i cinque personaggi è poi il fatto che, in ruoli istituzionali assai diversi e con
impostazioni teoriche anche contrastanti, essi hanno esplorato forme originali di intervento dello
Stato nella società; hanno disegnato e attuato soluzioni di governo dei rapporti fra pubblico e
privato che sfuggono a ogni povera schematizzazione statalista o liberista. Soluzioni che rivelano la
profonda comprensione del ruolo del mercato e dell’impresa nel capitalismo come strumenti di
diffusione d’informazione e di innovazione, ma anche l’individuazione dei loro limiti nello
svolgimento di quelle stesse funzioni, e della missione che per lo Stato ne consegue.
Comune ai nostri protagonisti è, ancora, la capacità di combinare nell’analisi e nelle decisioni la
considerazione della dimensione locale, nazionale e internazionale. Indagare i fatti, i dati, le
preferenze e le opinioni nei singoli territori, non diviene chiusura ai metodi, alle sollecitazioni del
contesto nazionale e internazionale. Crispi, Nitti, Menichella, Sturzo e Di Vittorio, pure così diversi,
si distinguono insomma per la determinazione e la prassi delle decisioni, per il metodo con cui
affrontano due apparenti dicotomie – pubblico-privato e locale-globale – che giocano un ruolo
centrale nell’attuale stallo dell’Italia. Proprio l’incapacità di decidere e di unificare le volontà sulla
base delle conoscenze, la difficoltà nell’accettare le sfide della competizione internazionale, le
contrapposizioni sterili fra statalismo e liberismo, o fra localismo ed esaltazione acritica di modelli
esteri, costituiscono oggi un freno allo sviluppo del paese e una debolezza delle sue classi dirigenti.
La ripresa della riflessione, di un confronto ampio sul pensiero e sull’operato di queste figure, può
concorrere a rimuovere questi ostacoli, a far maturare nel paese un comune sentire. È questo il
secondo
obiettivo
del
progetto.
Il Sud
Il terzo obiettivo del progetto ha a che fare con il Sud del paese.
Tutte le figure rappresentate sono originarie del Sud; non è evidentemente un caso. Con la scelta
compiuta abbiamo voluto porre l’accento su un’altra grave rimozione: quanto sia stato «nazionale»
l’impegno della migliore classe dirigente espressa da questa parte del paese. È un impegno che ha
tratto idee, impulso, passione politica dalla terra di provenienza, dalla consapevolezza delle sue
risorse e dalla possibilità di utilizzarle al servizio di un progetto nazionale. Raccontare alcune
esemplari «storie interrotte» nate nel Sud è obiettivo importante del nostro progetto, perché il
contrasto fra lo spessore del filo interrotto e l’autostima dei cittadini è oggi nel Sud ancor più grave
che per l’insieme del paese. Qui più che altrove, non ci sono padri; o, se ci sono, vengono vissuti
come eroi locali. Non è dunque un caso che l’idea del progetto sia in realtà nata proprio nel Sud,
assistendo a uno spettacolo su Nitti portato in teatro dalla giovane e brillante compagnia lucana,
Opera Eventi, per la regia di Gianpiero Francese; e che sia proseguita per l’azione di
un’amministrazione pubblica, il Dipartimento per le politiche di sviluppo del Ministero dello
sviluppo economico, che ha come principale missione la crescita di questa parte del paese.
È comune opinione che il Sud d’Italia abbia costituito sin dagli anni dell’unificazione non una
risorsa ma un «problema» della nostra storia nazionale. Eppure, basterebbe riflettere sull’inesistenza
di un Mezzogiorno uniforme (come di un Centro o di un Nord) e sulle evidenti trasformazioni in
esso avvenute in età liberale, nel secondo dopoguerra e, di nuovo, nell’ultimo decennio, per
mostrare come sia infondata la definizione di un’unica e permanente «questione meridionale».
Eppure il Sud ha prodotto dal corpo delle proprie specificità una vera classe dirigente che non si è
chiusa in sé, non ha agito per esaltare o rinnegare le proprie origini, ma in esse ha radicato la
prospettiva di costruzione della nazione, dandole credibilità internazionale. Si tratta di figure in
tutto e per tutto riconducibili nella provenienza sociale ai prototipi con i quali viene caratterizzata
l’immagine negativa del Sud: un avvocato di origine albanese, un figlio di piccola borghesia
meridionale, un figlio di proprietari terrieri benestanti, un prete di provincia, un bracciante precario.
Anche sulla natura «ordinaria» di queste figure vorremmo che si tornasse a pensare. La memoria
storica potrebbe aiutare a costruire un ponte fra la classe dirigente del passato e la nuova classe
dirigente del Sud che, dopo una lunga fase buia, tenta con fatica di affermarsi in modo innovativo.
Le molte facce del vero La soluzione di tentare un incontro fra storia, teatro e amministrazione
pubblica facendo dialogare i cinque personaggi con i loro contemporanei c’è parsa uno strumento
potente, un modo efficace di proporre la complessità del loro pensare e agire.
Per raggiungere questo obiettivo, non abbiamo chiesto agli storici una generica consulenza per
fissare concetti e quadri di riferimento, ma un contributo più impegnativo: la scrittura di dialoghi
fondata su esperienze di ricerca, su visioni e interpretazioni che si sono incontrate talora sullo stesso
personaggio. Questa è stata la sfida. Se il lavoro degli storici è normalmente sostenuto da un’attenta
indagine delle fonti, da un corposo inquadramento storiografico, dal richiamo ai dibattiti
interpretativi, nel nostro caso l’aver «portato in scena» direttamente i personaggi oggetto dei loro
studi, facendoli parlare in prima persona senza ulteriore apparato di commenti e di annotazioni, ha
posto problemi di scrittura nuovi e ha prodotto una performance inedita.
Nell’asciuttezza dei testi, nell’assenza di preamboli e precisazioni, le molte facce della verità
emergono – proprio come accade nello svolgersi degli eventi reali – senza mediazioni. Si rivelano,
così, i valori costitutivi del nostro tessuto nazionale, quelli che andavamo cercando nel progetto, ma
si annunciano anche i punti deboli di questo tessuto, le ragioni stesse delle interruzioni che saranno
di
là
da
venire
nella
storia
d’Italia.
Da un lato, vengono alla luce i profili comuni ai cinque protagonisti: il pragmatismo ricco di
passione civile e nazionale, la visione delle istituzioni locali come parte di un disegno non
particolaristico, la concezione di un’azione pubblica centrale decisiva per lo sviluppo purché
integrata
nei
territori,
amica
del
mercato,
non
pervasiva
e
illibertaria.
Ma, al tempo stesso, assieme alla potente sinergia dei periodi migliori per il nostro paese, viene alla
luce anche la difficoltà di lasciare in eredità valori condivisi, un corpo coeso di principi di
riferimento che continui a nutrire il senso di identità nazionale e sia di guida al rinnovamento
continuo
delle
classi
dirigenti
I dialoghi e i monologhi sono stati redatti con rigore di riferimenti documentari e bibliografici,
riportando in moltissimi casi espressioni e giudizi effettivamente pronunciati dai soggetti dialoganti;
ma anche con libertà espressiva e interpretativa radicata nel possibile: per Francesco Crispi da
Giuseppe Astuto e Raffaele Romanelli; per Francesco Saverio Nitti da Fabrizio Barca, Leandra
D’Antone, Gianpiero Francese e Maria Teresa Imbriani; per Donato Menichella da Alfredo
Gigliobianco; per Luigi Sturzo da Anna Lucia Denitto e Salvatore Lupo; per Giuseppe Di Vittorio
da
Giuseppe
Berta,
Francesco
Giasi
e
Luigi
Masella.
I materiali che in forma «pre-teatrale» gli storici e gli esperti hanno prodotto sono stati poi
«drammatizzati» da Paolo Patui, lo scrittore cui è stato affidato il compito di dare vita a testi
teatrali, per altrettanti spettacoli affidati a cinque compagnie del Sud d’Italia (Opera, Set Artisti
Associati, Vesuvio Teatro, Teatro Kismet, OperA e Scena Verticale) in gran misura individuate da
Marco Balsamo, e per una speciale produzione radiofonica a cura di Radio3-Rai, con una serie di
cinque dirette radiofoniche dall’Auditorium di Napoli curate da Lorenzo Pavolini, Monica Nonno,
Michele Dall’Ongaro.
In ultimo, per comprendere a pieno il progetto Storie Interrotte vi è una componente essenziale
costituita dalle scuole, dagli insegnanti e necessariamente dagli studenti. Coinvolti dalla rete
innovativa che il ministero della Pubblica Istruzione ha creato nel Sud grazie al Programma per il
Mezzogiorno (finanziato con fondi comunitari), gli insegnanti di circa cento scuole secondarie
(Istituti tecnici e Licei), dopo avere preso parte con gli altri protagonisti del progetto a seminari di
confronto in otto luoghi del Sud – Napoli, Bagheria, Lamezia Terme, Matera, Acireale, Cagliari,
Bari e Salerno – portano nelle loro scuole i contenuti e gli spunti maturati attraverso la lettura dei
«dialoghi possibili», per costruirvi forme originali di didattica. Partendo delle facce del vero che i
dialoghi propongono si è cercato di portare la discussione, nel cuore dell’insegnamento curricolare,
di sottoporla a critica e di esplorarne il contesto territoriale interrogandosi sugli esiti dell’intero
progetto. Si tratta di un test importante, in presa diretta con i giovani, per misurare la capacità del
progetto di raggiungere i propri ambiziosi obiettivi. Si compone così, per chi vorrà dedicare
attenzione a queste «storie interrotte», la possibilità di una visione plurale e complessa, modellata su
una stessa materia iniziale (la storia di alcuni personaggi decisivi per l’ammodernamento del paese)
trattata attraverso la competenza e la sensibilità di molti esperti, appartenenti ad ambiti e discipline
che raramente interagiscono fra loro. Si tratta di un’impostazione metodologica che la descrizione
della declinazione teatrale può ben catturare.
Questi dialoghi possibili hanno come scopo quello di riprendere una strada interrotta fatta di idee
attuali e pragmatiche capaci di superare schematismi ed ideologie proponendo ancora oggi la loro
attualità.
FUORI CONTESTO 2008…STORIE INTERROTTE. Il sud che ha fatto l’Italia
Venerdì 11 aprile 2008 h. 11.00
Teatro Ex Gil
IO SONO CRISPI
Progetto speciale promosso dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello
Sviluppo Economico e realizzato da Studiare Sviluppo srl, con la partecipazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, in collaborazione con ANARTA, Editori Laterza, Luca Sassella Editore,
Radio3 RAI.
Di: Paolo Patui
Da dialoghi di: Giuseppe Astuto e Raffaele Romanelli
Regia di: Claudio Di Palma
Per la compagnia: Vesuvioteatro
Con: Alessandra Borgia, Elena Cepollaro, Ciro Damiano, Andrea De Goyzueta, Claudio Di
Palma, Antonio artella.
[…] E dite bene caro amico. Nel buio di questi giorni ho visto molte cose. Ho persino visto con
assoluta certezza che nel tempo di me si discuterà. Quale migliore vita eterna? […]
Francesco Crispi
“Io sono Crispi”. Il titolo della pièce propone un Crispi determinato e sicuro di sé fino alla
megalomania. “Sì sono un megalomane perché voglio l’Italia grande e rispettata” è una sua
espressione ricca di quella retorica sostanziale di cui si nutrono spesso le rivoluzioni e la definizione
dei poteri..
“Io sono Crispi” è un testo nato dalla dichiarata stratificazione di modalità ispirative e linguistiche
differenti. Una drammaturgia in continua oscillazione tra la cifra storico-documentale di alcuni
dialoghi e i caratteri dell’invenzione teatrale di altri passi narrativi. Per la messa in scena, luogo in
cui trasferire e tradurre il minimalismo del quotidiano e l’emblematica “verità storica”, Crispi è
stato immaginato, pressoché cieco, in una “detenzione” perimetrata dalle pareti di una camera di
mezzo iniziatica, viatico al disvelamento di un nuovo secolo. Crispi è lì, il suo decisionismo politico
ha già prodotto grandi riforme, ma il tempo, il Novecento incombente, lo recludono come leone in
gabbia. Gli incontri con Garibaldi, Colajanni, Re Umberto che si presentano con dinamiche
rapsodiche, sono ritagli della sua memoria o suggestioni di preveggenza politica, sono a volte
“soltanto” prefigurazioni oniriche. Crispi è lì, uomo contraddittorio e tragico del suo secolo.
E’ nella vanitosa convinzione di poter durare oltre il proprio tempo, nella megalomane e al tempo
stesso poetica illusione che la propria storia non si interrompa nell’ultimo respiro.
LA COMPAGNIA VESUVIOTEATRO
Vesuvioteatro è riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali dal 1999 come
impresa di produzione. Tra i molti spettacoli prodotti si segnalano “Il contagio”, tratto dal romanzo
Cecità di José Saramago ospite dello spettacolo; “Quartett” di Heiner Muller vincitore del Premio
Bartolucci 2001 al Festival Santarcangelo dei Teatri; “Stanza 101” vincitore del Premio UBU 2002;
“Arena Olimpia”, per la regia di Enzo Moscato, segnalato, nel Patalogo Ubulibri, tra i venti
spettacoli più belli della stagione 2000/2001; “Il metodo Gronholm”, regia di Cristina Pezzoli, con
Nicoletta Braschi, in coproduzione con Nuovo Teatro; “Don Fausto”, per la regia di Arturo Cirillo,
in coproduzione con Nuovo Teatro Nuovo.
Vesuvioteatro svolge anche un’intensa attività di organizzazione festival, rassegne ed eventi a
Napoli e in provincia, tra cui “Il sorriso del Vulcano”, “MozArt Box” ed “Emozioni Napoli”:
FUORI CONTESTO 2008…STORIE INTERROTTE. Il sud che ha fatto l’Italia
Giovedì 21 febbraio 2008 h.11.00
Teatro Ex Gil
PARADOSSI NELLE VICENDE DELLA MIA VITA
Progetto speciale promosso dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello
Sviluppo Economico e realizzato da Studiare Sviluppo srl, con la partecipazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, in collaborazione con ANARTA, Editori Laterza, Luca Sassella Editore,
Radio3 RAI.
Da: “Paradossi nelle vicende della mia vita”, in “Scritti politici” di F. S. Nitti
Di: Fabrizio Barca, Leandra D’Antone, Gianpiero Francese, Maria Teresa Imbriani
Per la compagnia: Opera Eventi, Melfi (PZ)
Regia di: Gianpiero Francese
Con: Gennaro Tritto, Raffaele Castria, Anna Masullo, Nino D’Agata
[…] Io sono soprattutto italiano ed europeo, considero la grandezza del mio Paese in un’Europa
pacifica ed ordinata. Lavorando sinceramente per la pace e per l’unione dell’Europa so di lavorare
per la grandezza del mio Paese. […]
Francesco Saverio Nitti
“Paradossi nelle vicende della mia vita” dedicato alla figura di Francesco Saverio Nitti, ripercorre,
attraverso un originale connubio fra parola e immagini, sessant’anni della nostra storia dal 1892
fino al 1953, anno della morte dello statista lucano. Un racconto storico per la scena, dove i
protagonisti attraversano due secoli di emozioni e di idee, di delusioni e di grandi aspettative.
Il lavoro propone quattro incontri importanti con personaggi che hanno segnato il percorso della
vita di Nitti: dal suo maestro Giustino Fortunato al presidente della Sme Maurizio Captano,
dall’incontro con Gabriele D’Annunzio amico di penna al Corriere di Napoli, fino alla moglie
Antonia Persico Cavalcanti, compagna di tutta una vita e preziosa collaboratrice.
Il tempo è scandito da immagini proiettate su tre schermi: l’emigrazione di inizio Novecento, la
Grande Guerra, la questione idroelettrica, il fascismo, la seconda Guerra Mondiale, il dopoguerra.
Il regista Gianpiero Francese racconta che lo spettacolo ha rappresentato un esperimento di
“Teatro da Camera” per la compagnia Opera Eventi, l’opportunità per recuperare una dimensione
più intima ed esclusiva, più ricercata e desiderata da parte dello spettatore e dello stesso attore. Un
teatro utile e umile nella sua funzione, che si prestasse al grande compito di porre domande e di
ricercare, con tutta la sua forza, una nuova luce, offrendosi come nuovo territorio per proporre la
storia.
LA COMPAGNIA OPERA EVENTI
La compagnia Opera Eventi nasce nel 1980 e dopo vari esperimenti di teatro brillante con
commedie di drammaturgia anglosassone si dedica alla ricerca storica, con due testi dello scrittore
Raffaele Nigro: “ Il Santo e il Leone” (1988) e il “Grassiere” (1999). Tra gli eventi organizzati:
1986 – tour nei castelli federiciani della Puglia e della Basilicata con Giorgio Albertazzi.
1996/2006 – direzione artistica della rassegna cinematografica “Cinema c’è”, il nuovo cinema
italiano, intitolata a Pasquale Festa Campanile.
2000/2002 – coordinamento artistico del Cinespettacolo “La storia bandita” e direzione artistica del
Parco della Grancia, (Basilicata).
2001 – “Il grande spettacolo del lago” a Monticchio Laghi (prodotto dalla Provincia di Potenza).
2002 – “Luci e suoni dalla storia” di Raffaele Nigro, musiche di Tony Esposito e voce narrante di
Arnoldo Foà.
2006/2007 – “Il grande spettacolo dell’acqua” testo e regia di Gianpiero Francese tenuto a
Monteverde (AV) con le voci narranti di Leo Gullotta e Elena Sofia Ricci, prodotto dalla
“Fondazione Insieme per…”.
FUORI CONTESTO 2008…STORIE INTERROTTE. Il sud che ha fatto l’Italia
Venerdì 29 febbraio 2008 h. 11.00
Teatro Ex Gil
QUESTA VOLTA CI SONO I DENARI
Progetto speciale promosso dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello
Sviluppo Economico e realizzato da Studiare Sviluppo srl, con la partecipazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, in collaborazione con ANARTA, Editori Laterza, Luca Sassella Editore,
Radio3 RAI.
Di: Paolo Patui
Da dialoghi di: Alfredo Gigliobianco
Per la compagnia: Teatro Scalo
Regia: Michele Bia
Con: Francesco Ferrante, Christian Di Domenico, Maria Rita Simone, Ermanno Nardi
Al centro della scena vi è una stanza, un ufficio ovvero il luogo di lavoro di Donato Menichella, il
luogo della sua azione storica nonché la sua azione teatrale. Questo è un luogo realistico dove gli
attori dialogano e sopra il quale aleggia Maria Rita Simone, interprete di una visione onirica, l’Italia
stessa forse, che ci racconta per scenari poetici la sua storia. In proscenio e in platea Ermanno
Nardi, le cui parole e azioni sono il tramite tra lo spettacolo e il suo pubblico.
Lo spettacolo alterna dialoghi tratti dai testi di Gigliobianco e dialoghi di invenzione teatrale. Si
creano momenti in cui, come in una dissolvenza incrociata, viene messo in primo piano prima
l’economista Menichella e poi l’uomo Menichella.
La vita dell’economista è raccontata a ritroso: c’è una radio che ne annuncia la morte, avvenuta
nel luglio 1984 e ne ripercorre le fasi salienti. Poi come in un flashback cinematografico si torna
indietro nel tempo a ripercorrere importanti incontri che Menichella ha avuto nella sua carriera e
momenti piccoli fatti di cose quotidiane.
Ne viene fuori un personaggio forte, deciso, ringhioso, e al tempo stesso bonario e amorevole
come un buon padre di famiglia del meridione.
La pièce “Questa volta ci sono i denari” è stata inizialmente messa in scena dal Teatro Kismet
OperA di Bari che ha poi passato il testimone, per il proseguo della tournée, ad un’altra compagnia
pugliese: Teatro Scalo.
LA COMPAGNIA TEATRO SCALO
L’associazione culturale “La Pecora Nera” Compagnia Teatro Scalo ( fondata da Michele Bia,
regista, e Franco Ferrante, attore) si è costituita nel 2000 per mettere insieme linguaggi e
professionalità differenti. Impegnata sia nel teatro che nel cinema, annovera tra le varie produzioni
gli spettacoli “La stazione” di Umberto Marino, “Il Calapranzi” di Harold Pinter, “Accadueo” in
coproduzione con Teatrominimo, “I sette contro Tebe” da Eschilo in coproduzione con il
Teatrominimo e e l’Università La Sapienza di Roma, “Muccia” in collaborazione con l’Università
di Bari. Tra le produzioni cinematografiche “Meridionali senza filtro” di Michele Bia vincitore del
premio David di Donatello 2007 e di numerosi altri Festival internazionali.