ROCCE, CRISTALLI, GEMME, GIOIELLI. INTRODUZIONE La crosta della Terra, il cui spessore medio è di circa quaranta chilometri, è diversificata in crosta oceanica, più giovane sottile e non alterata, ed i continenti più antichi e spessi ma leggeri e derivati dall'accumulo di crosta oceanica primordiale alterata. Quest'ultima é l'ambiente che noi abitiamo e di cui direttamente conosciamo solo la parte superficiale. Lo spessore medio della crosta è quasi insignificante rispetto alle dimensioni della terra, lo strato solido del nostro pianeta è infatti molto sottile; se paragoniamo la terra ad un uovo sodo possiamo dire che il tuorlo è il nucleo metallico, l'albume è la massa silicatica fusa e il guscio è proporzionale allo spessore della crosta. Ci sono punti della crosta continentale dove l'uomo ha scavato pozzi relativamente profondi per l'estrazione mineraria e per i sondaggi, ma le conoscenze dirette sono limitate a questi pochi chilometri. Indirettamente però conosciamo tutta la parte interna della terra per mezzo di prospezioni strumentali realizzate captando gli echi riflessi dalle onde provocate da esplosioni che attraversano la sfera terrestre e la fanno vibrare come una campana. La crosta quindi è formata da rocce giovani basaltiche situate sotto gli oceani e dai continenti costituiti da materiale residuale dell'alterazione chimica, meteorica e metamorfica provocata dal rimaneggiamento geologico della superficie terrestre durato milioni, anzi miliardi di anni. Sulla superficie del pianeta l'acqua liquida ha formato i mari in cui si sono solubilizzati alcuni dei composti chimici provenienti dalla disgregazione e alterazione delle rocce, formanti la crosta oceanica primordiale ad opera del ciclo dell'acqua (per questo il mare è salato !). Questa alterazione ha lasciato in superficie una crosta silicatica residua insolubile molto leggera che forma i continenti delle terre emerse. In particolare i mari si sono arricchiti di cloruri, sali lisciviati dalle acque e rimasti in soluzione per la loro alta solubilità, mentre i solfati, meno solubili, si sono depositati sul fondo. La parte superficiale della crosta per movimenti orogenetici è stata inghiottita alla profondità di decine di chilometri ed é riemersa più volte a formare le montagne e i rilievi. Tutto ciò ha provocato nelle rocce trasformazioni termiche e cristallizzazioni in cui si sono formati i cristalli dei minerali oggetto della nota. La terra ha una densità complessivamente molto alta, rispetto alla media delle rocce della crosta; questo ci suggerisce che il nocciolo al centro della terra abbia una composizione metallica di ferro e nichel rivestito da uno spesso mantello di silicati fusi su cui galleggiano i continenti a bassa densità. La densità della terra, la forte gravità e il campo magnetico sono stati essenziali per formare e conservare l'atmosfera che ha permesso la formazione della vita. Infatti la temperatura ottimale della superficie terrestre ha conservato liquida l'acqua e le modeste variazioni della temperatura ne ha permesso un ciclo di trasformazione continua nei vari stati (gassoso, liquido e solido) senza disperderla nello spazio. Le rocce primordiali della crosta, disgregate dagli agenti atmosferici, impoverite del ferro e delle parti alcaline e trasformate dal calore presente in profondità, sono diventate rocce granitiche di basso peso specifico che riunendosi hanno formato i continenti galleggianti sul magma fuso sottostante. 1 Questi ammassi granitici sono stati trasportati come zattere vaganti dai moti convettivi del mantello fuso sottostante. I moti convettivi del mantello sono generati dal decadimento radioattivo di alcuni atomi del mantello e del nucleo ed hanno causato il vulcanismo e il continuo rinnovamento della crosta oceanica e dallo scontro dei continenti la formazione delle montagne. Dalla trasformazione termica e geologica di questa antica crosta leggera, ricca di ossido di silicio e silicoalluminati, sono nati per la maggior parte i cristalli dei minerali oggetto delle nostre osservazioni. Un caso particolare, che vedremo successivamente, è stata la formazione dei diamanti formatisi nelle viscere della terra alla profondità di oltre cento chilometri. LE ROCCE DELLA CROSTA, MAGMATICHE, METAMORFICHE, SEDIMENTARIE Il mondo delle rocce è molto complesso; definirle e catalogarle è difficile, infatti a differenza dei minerali che hanno una composizione chimica ben definita, i singoli tipi di roccia sono miscele che non si differenziano per caratteri oggettivi ma per continue modificazioni percentuali delle composizioni chimiche dai termini litologici modello. In una suddivisione estremamente schematica si possono classificare in: rocce magmatiche, rocce sedimentarie, rocce metamorfiche. Le rocce magmatiche si sono formate (e si formano) direttamente in profondità per consolidamento e lento raffreddamento dai fusi ad alta temperatura della crosta inghiottita dalla subsidenza Le rocce metamorfiche hanno origine per trasformazione (senza fusione) di rocce preesistenti portate in profondità dai movimenti crostali e trasformate in tempi lunghissimi dalla pressione, dal calore e dal chimismo. Le rocce sedimentarie si formano sulla parte superficiale della crosta terrestre per accumulo di materiale disgregato e alterato dagli agenti atmosferici e successiva compattazione. ATOMI FREQUENZA Forse è utile ricordare che fra tutti gli elementi scoperti, che sono novantadue, solamente otto sono gli atomi maggiormente diffusi della crosta e che da soli costituiscono quasi il 90% della sua composizione, infatti tutte le rocce superficiali nel loro insieme sono composte principalmente dagli atomi sotto elencati con le seguenti percentuali: 1. Ossigeno .............................0....46,6 % 2. Silicio..................................Si….27,7 % 3. Alluminio..............................Al....8,1 % 4. Ferro...................... ............Fe....5,% 5. Calcio.................................Ca....3,6% 6. Sodio.......... ...... ................Na....2,8 % 7. Potassio..............................K.....2,6 % 8. Magnesio...........................Mg....2,1 % Anche i nostri cristalli per la massima parte sono formati da questi atomi con alcune impurezze che danno caratteristiche colorazioni. Se facciamo alcune considerazioni su queste percentuali probabilmente saremo sorpresi di non ritrovare fra questi elementi il carbonio che è contenuto nei carbonati di calcio e magnesio che sono i componenti esclusivi di intere montagne ed è anche il componente principale del carbone, del petrolio e della materia vivente vegetale e animale (ed anche dei diamanti!). 2 I due elementi più comuni (sulla crosta !) sono silicio e ossigeno, insieme totalizzano più del 74% e partecipano alla composizione dei principali minerali. I feldspati (famiglia di silico-alluminati complessi di potassio, sodio e calcio) sono i minerali più diffusi in assoluto, da soli contribuiscono con circa il 60% di tutta la crosta. Il secondo minerale come abbondanza è il quarzo, formato dal solo silicio e ossigeno; è un minerale molto diffuso e facilmente reperibile, infatti totalizza il 12% in volume di tutta la crosta. I suoi cristalli sono relativamente comuni, si usano in gioielleria le varietà trasparenti e colorate. ROCCE E MINERALI Nella millenaria storia dell'uomo le rocce sono state tra le prime materie usate per strumenti e armi fin dalla notte dei tempi; nonostante l'avvento del cemento e dell'acciaio pietre, marmi e graniti sono indubbiamente importanti ancora oggi. Nella preistoria primordiale i minerali furono utilizzati soprattutto sotto forma di ossidi metallici usati come colori e alcuni rari cristalli o frammenti di quarzo usati per punte di freccia. Sono dovute passare molte migliaia di anni prima che l'umanità riuscisse ad usare i metalli che poteva reperire allo stato nativo come oro, rame ed il rarissimo ferro ricavato dalle meteoriti. Quando invece ha scoperto le tecniche per ricavarli dai minerali, l'umanità è entrata nella modernità con la tecnologia metallurgica. E' utile ricordare che probabilmente la metallurgia si è sviluppata soprattutto per ottenere l'oro, già noto e apprezzato dalle civiltà più antiche. Dagli studi empirici dei primi alchimisti che volevano produrre la pietra filosofale capace di trasformare i corpi in oro, molto è stato scoperto. Per tre o quattro secoli gli uomini si sono arrovellati per capire la natura dei minerali e carpirne le ricchezze che ne scaturivano; così facendo lentamente ci hanno condotto alla scienza chimica e alla metallurgia moderna. Ora assistiamo ad una rivoluzione tecnologica dovuta ai cristalli; questa rivoluzione in atto, direttamente o indirettamente, é figlia delle nuove tecnologie derivate dalle proprietà dei cristalli. Anche questa tecnologia si è sviluppata originariamente per imitare le gemme naturali da utilizzare in gioielleria, ma le tecniche sviluppate per la costruzione dei cristalli al fine di ottenerne delle gemme sono state un impulso formidabile e insostituibile per la moderna tecnologia informatica e spaziale. MINERALI E CRISTALLI Tutte le rocce e quindi anche i minerali sono formati da cristalli; anche se non è palese, i cristalli sono intorno a noi, giacché tutto ciò che appartiene al mondo minerale, salvo rarissime eccezioni, è cristallino. Se trascuriamo la parte organica dei suoli e alcuni rari " vetri " naturali come le ossidiane e le tectiti, tutto il resto che ci circonda è cristallino (anche parte del corpo umano come le ossa e i denti contengono cristalli!). L'argilla, il limo sono microcristallini; la sabbia, i ciottoli, le rocce, le montagne sono cristalline; spesso non sono individuabili perché costituiti da piccoli cristalli mancanti delle facce esterne naturali e lucenti, ciò é causato dalla loro formazione in massa che ha fatto crescere i cristalli con le superfici esterne in contatto reciproco, impedendone la perfetta forma geometrica esterna, l'interno dell'individuo cristallino è però una costruzione regolare dello stato solido della materia. La crescita libera dei cristalli nelle cavità sotterranee ha portato a sviluppare in condizioni ottimali dei perfetti solidi geometrici, che meravigliano i profani per la loro regolarità e li traggono in inganno sulla loro origine naturale; infatti la crescita dei cristalli è governata da ferree leggi chimico fisiche che ne influenzano le forme. 3 Il quarzo trasparente e incolore denominato cristallo di rocca (cioè di roccia) in antico era il cristallo per eccellenza perché é il più diffuso e solitamente reperito nelle rocce delle montagne. Alla categoria dei cristalli appartengono naturalmente anche tutti gli altri minerali, anche di interesse metallurgico come : cuprite (ossido di rame), cassiterite (ossido di stagno), ematite (ossido di ferro), blenda (solfuro di zinco), galena, (solfuro di piombo), ecc. Altri, ancora più rari, appartengono alla categoria dei cristalli da gemma, per esempio: smeraldi, rubini, diamanti, topazi, zaffiri, crisoberilli, ecc..ecc. Non è solo la bellezza intrinseca dei cristalli, che mostrano spesso forma, colore e trasparenza perfetta, a meravigliare e a produrre nell'uomo una attrazione particolare per questi corpi "strani" sovente catalogati in passato come oggetti di provenienza extraterrestre; le loro caratteristiche uniche infatti li confinavano in uno stadio più evoluto della materia, come elementi che facessero da ponte tra il visibile e l'invisibile. In una parola gli si attribuivano, ed anche oggi alcuni gli attribuiscono, caratteristiche magiche; solo così si può spiegare perché continui ancora oggi la mania dilagante, proveniente dagli Stati Uniti, dell'uso scaramantico e curativo dei minerali cristallini con la cosiddetta "Cristalloterapia". COSA SONO I CRISTALLI Un cristallo minerale viene definito normalmente come un "corpo naturale inorganico omogeneo e chimicamente definito, caratterizzato da una ordinata disposizione atomica". I cristalli sono perciò solidi geometrici costituiti da atomi regolarmente disposti e legati da caratteristiche affinità elettriche e strutturali in modo da formare individui compatti di forma propria. I solidi geometrici formati dai vari minerali cristallizzati sono morfologicamente diversi fra di loro, perché sono diversi anche i composti che li hanno generati; possiamo così concludere che i solidi risultanti rispecchiano l'intimo disegno strutturale che lega fra loro gli atomi del minerale. Questo mi obbliga a ribadire che non è solo la composizione chimica, ma anche le condizioni del mezzo in cui si forma il cristallo che ne condizionano le caratteristiche. L'esempio più eclatante di questa affermazione è il carbonio puro, infatti il carbonio secondo l'ambiente di cristallizzazione può dare due fasi minerali, cioè due tipi di costruzione cristallina: il diamante o la grafite, il primo eccelle per la sua durezza (e la rarità), l'altra per la sua mancanza di durezza. La grafite é lamellare, nera e lucente (anch'essa é carbonio puro ed è usata come lubrificante secco, nella tecnologia elettrica, nelle matite ecc.), si forma dai resti organici sepolti e completamente trasformati dal calore a bassa pressione nelle zone superficiali della crosta. Il diamante invece è stato formato ad altissima pressione e temperatura esistenti alla profondità di centinaia (200) di chilometri con pressioni dell'ordine di 200.000 atm.e temperature intorno 2600°C, producendo dei cristalli trasparenti di una fase durissima del carbonio con legami tridimensionali. Il primo scienziato che ha avuto l'intuizione moderna della struttura dei cristalli è stato un mineralogista francese, l'abate Hauy che alla fine del Settecento descrisse i concetti fondamentali della sua teoria sulla natura dei cristalli, osservando la sfaldatura del minerale calcite; in seguito le teorie furono confermate da analisi strumentali moderne eseguite con i raggi " X " nei primi anni del Novecento . AMBIENTI GENETICI DEI CRISTALLI Abbiamo stabilito che i tre ambienti genetici dei cristalli sono il magmatico, il metamorfico, 4 il sedimentario; tutti sono accomunati dal produrre i minerali cristallini con processi che dipendono dal calore. Si dividono in due fasce in funzione della temperatura dell'ambiente di formazione che è condizionato dal comportamento dell'acqua; a temperatura superiore ai 375°C si realizzano le condizioni chimico-fisiche, in cui a qualsiasi pressione il vapore d'acqua non può essere liquefatto, mentre a temperatura inferiore a tale limite con una pressione adeguata si può ottenere nuovamente acqua liquida. Per esempio se abbiamo un deposito sedimentario già consolidato in arenaria, che le condizioni geologiche portano in subduzione, quando la massa per sprofondamento avrà raggiunto i 200-300 ° C (corrispondente a circa otto-dieci chilometri) la temperatura e la pressione modificheranno il sedimento in roccia metamorfica e le soluzioni circolanti provocheranno la formazione di cristalli nelle eventuali spaccature. Se lo sprofondamento continua e di conseguenza anche la temperatura e la pressione aumentano, nella massa avverranno altre trasformazioni; le soluzioni acquose (superando i 573°C) si trasformeranno in fluidi supercritici e la massa entrerà nella fase pneumatolitica, che scioglierà alcune parti e depositerà altri minerali. Se la temperatura sale ancora, la massa fonderà diventando magmatica; ciò provocherà la solubilizzazione dei fluidi nel fuso. Questa massa fusa leggera col tempo tenderà a salire in superficie facendosi strada negli strati sovrastanti e subendo un raffreddamento (fenomeni che avverranno in tempi geologici). La diminuzione di temperatura farà separare dei corpi cristallini in seno alla massa fusa e formerà individui cristallini nelle spaccature e nelle bolle di gas formatisi per contrazione del fuso. Se esistessero fratture in comunicazione con l'esterno , i fluidi salirebbero sfuggendo in superficie caricandosi di minerali e depositando per raffreddamento altri tipi di cristalli nelle spaccature. Le dimensioni dei cristalli così formati variano molto in funzione dell'ambiente genetico e del tempo di crescita, così potremmo trovare cristalli giganteschi e cristalli piccolissimi. Come esempi estremi si possono citare: un cristallo di ortoclasio che è presente in Africa, è lungo duecento metri ed in esso (essendo sotterraneo) è stata scavata una intera miniera !!; altri minerali che forniscono cristalli giganti sono il quarzo ed il gesso. Seppur rari non mancano cristalli di quarzo e di gesso di alcune tonnellate. Oppure all'opposto si sono trovati cristalli di quarzo perfettamente formati, piccolissimi di un decimo di millimetro. GENESI DEI CRISTALLI Un cristallo si sviluppa allorché, per le mutate condizioni chimico-fisiche (calore e pressione) da una soluzione minerale in equilibrio, si separano delle particelle aventi una composizione costante che si sommano ed aderiscono ordinatamente ad un germe di cristallizzazione già presente. La loro aggregazione ordinata è dovuta ad affinità chimiche ed elettriche e produce materiale cristallino omogeneo con la stessa composizione iniziale ed ugualmente orientato. Nei processi naturali il liquido solvente è l'acqua, questa è il mezzo con cui l'energia in eccesso o in difetto dissolve o ricostruisce il cristallo in funzione della sua temperatura (a pressione e ambiente chimico costante); in sostanza l'aggiunta di calore mette in vibrazione le molecole al punto da staccarle dal cristallo e solubilizzarle, se invece l'energia è sottratta alla soluzione con il raffreddamento le molecole perdono energia, si separano dalla soluzione e aderiscono chimicamente al cristallo che aumenta di volume. 5 In altre parole sia l'aumento volumetrico che la dissoluzione dei cristalli è una questione di energia; nella formazione del cristallo si deposita del materiale in maniera ordinata perché è stata sottratta energia alla soluzione chimica (raffreddamento della soluzione). Se invece la soluzione solvente viene riscaldata (somministrando energia) le parti esterne del cristallo a contatto con il liquido assorbono energia, si mobilizzano e si ridisciolgono; se viene di nuovo raffreddata, le parti del soluto si aggregano nuovamente sulla superficie cristallina ingrandendola. ETA' E TEMPO DI FORMAZIONE DEI CRISTALLI L'età dei cristalli naturali presenti nelle cavità e il loro tempo di crescita sono stati oggetto delle più avanzate ricerche e si sono avute risposte solo per alcuni minerali. Ad esempio: per la formazione di alcuni cristalli di quarzo delle Alpi è stato calcolato un tempo di formazione (cioè da quando è iniziata la crescita a quando è terminata) di decine di migliaia di anni (con margini di errore del 10% o più). Invece dare una età assoluta è relativamente più semplice facendo riferimento alla datazione delle rocce che li hanno generati. Per esempio se avremo rinvenuto i nostri cristalli in rocce situate intorno al massiccio del monte Bianco, l'età sarà "solo" di alcune decine di milioni di anni, perché generati durante l'orogenesi alpino-himalaiana; se invece i cristalli sono stati rinvenuti nei monti Urali l'età salirà ad oltre 230 milioni di anni, che è l'età attribuita alla catena sollevatasi durante l'orogenesi ercinica, però esistono rocce ancora più antiche. Perciò, pensando agli eventi possibili in questo lasso di tempo, quando osserviamo un cristallo integro , osserviamo veramente un miracolo della natura. Raramente, senza una esperienza specifica, alla prima osservazione di cristalli particolarmente ben formati si accetta che siano oggetti naturali, cioè non lavorati dall'uomo. Già Plinio nei suoi scritti di storia naturale descrivendo i cristalli di quarzo dice: "Non si riesce a capire facilmente perché .......la levigatezza delle sue facce è così assolutamente perfetta che non la si può eguagliare con nessun mezzo artificiale.... " PIETRE PREZIOSE E TAGLIO Per lungo tempo nell'antichità si sono prodotti manufatti ornamentali utilizzando esclusivamente minerali microcristallini colorati. Si conoscono testimonianze a partire dal 3500 a.C. in Mesopotamia dell'uso della malachite, del turchese, del lapislazzuli, dell'opale e dell'agata per la fabbricazione dei gioielli da ornamento, tutti minerali microcristallini . Mentre per i cristalli trasparenti utilizzati come pietre preziose da ornamento non ci sono testimonianze così antiche. Si deve aggiungere che la presenza delle gemme cristalline antiche giunte fino ai tempi moderni è dovuta probabilmente agli eventi bellici del passato. Si hanno testimonianze che molte pietre preziose sono state razziate e riciclate dai romani durante le loro conquiste, infatti i reperti conosciuti si rifanno quasi esclusivamente ai loro manufatti. Molte gemme che si osservano su antichi oggetti medioevali sia religiosi che laici sono stati riconosciute come provenienti da antichi oggetti mediorientali riutilizzati più volte. Per lungo tempo i cristalli furono considerati di estrema rarità e quasi esclusivamente vennero utilizzate pietre di colore come: ametiste, smeraldi, rubini, spinelli e qualche granato. Il diamante incuriosiva e sconcertava per la sua durezza; essendo estremamente raro non poteva essere lavorato con nessun altro materiale e per questo definito "indomabile" da 6 cui deriva il nome. Per la sua mancanza di colore era poco utilizzato come ornamento ma era tenuto in grande considerazione per la sua durezza soprattutto in oriente e fu poco conosciuto in occidente fino al Trecento. Le pietre preziose formate da cristalli colorati venivano utilizzate per la gioielleria conservando le loro faccette naturali oppure sommariamente arrotondate e lucidate per esaltare il colore e favorire l'incastonatura (spesso venivano anche forate per ancorarle meglio). I romani che erano maestri nella incisione dei cammei, non mancarono di utilizzare anche le pietre preziose per l'incisione; sono conosciuti cammei di ametista, di quarzo e di granati. Per lungo tempo l'utilizzo delle pietre di colore, che venivano incastonate in anelli, corone, pendenti, collari, bastoni, spade ecc. era prerogativa dei capi e dei re; solo ad essi era concesso portarle come espressione di magnificenza e di potenza. Dal milletrecento si cominciò a faccettare le pietre per renderle di dimensioni uniformi al fine di ottenere gioielli più raffinati ed eleganti ed anche per aumentarne la brillantezza superficiale ed il colore. Il diamante sia per l'assenza del colore (escluso rarissimi casi) che per la sua forma cristallina naturale ad ottaedro sia per la sua rugosità superficiale era poco adatto ad essere utilizzato tal quale. Si cominciò in Italia nel 1400 a sottoporlo a polimento, a smussarne gli spigoli e i vertici e lucidare le facce naturali dei cristalli, successivamente si scoperse che creando una faccia che troncava l'ottaedro (chiamata tavola) si otteneva una vivacità di riflessi dalla pietra che era sconosciuta alle altre pietre preziose; il fenomeno era causato dalla luce che veniva riflessa dall'interno della pietra e scomposta. Il successo fu grande e si diffuse la lavorazione in tutta Europa. E' evidente che in ambienti poco illuminati come erano quelli antichi, il diamante per la sua caratteristica di riflettere la poca luce dell'ambiente ebbe sicuramente un successo strepitoso. I cristalli (spesso irregolari) erano ricondotti alla forma ottaedrica per mezzo della sfaldatura e faccettati al fine soprattutto di esaltarne la brillantezza ma sempre con il proposito di conservarne il più possibile il peso. Nel tempo il taglio era poi stato modificato aumentando il numero delle faccette fino ad arrivare a 58. Il taglio moderno definito "a brillante", per la sua caratteristica capacità di riflettere e scomporre la luce, ha conservato lo stesso numero di facce del taglio antico, però nel taglio moderno si è modificata l'inclinazione delle faccette per esaltarne la luminosità, alla fine si otterrà una pietra che ha perso quasi il 60% del peso del grezzo iniziale, però la brillantezza acquisita dal taglio a "brillante" ripaga grandemente la perdita di peso. Viceversa per le pietre di colore, anche in epoca moderna, il taglio e la faccettatura sono state sempre eseguite cercando di mettere in risalto il colore senza far perdere troppo peso alla gemma. I metodi in uso per il taglio e la faccettatura delle gemme sono rimasti praticamente immutati nel corso dei secoli; dopo averle sbozzate con mole o seghe (oggi per le pietre più pregiate si esegue anche il taglio con il laser), sono fissate all'estremità di un supporto cilindrico sottile (in definitiva un grosso chiodo) per mezzo di una resina. Il supporto ne permette una manipolazione precisa potendolo appoggiare su opportune squadre con angolazioni ben definite per asportare materiale e creare delle faccette sulla pietra a mezzo di piani ruotanti impregnati di abrasivi via via sempre più fini, fino alla lucidatura finale. Un cenno meritano i termini utilizzati nelle valutazioni di peso e delle misurazioni delle pietre. Una premessa sulla parola “carato” è opportuna per una precisa comprensione. Il termine carato usato per l'oro può generare confusione perché non ha niente a che vedere 7 con il carato delle pietre; il carato esemplificato con una K su manufatti in oro esprime una percentuale, mentre il carato delle pietre preziose è un peso. La caratura era nel medioevo la parte percentuale di un carico navale o carovaniero che il commerciante possedeva per condividere il rischio con altri commercianti. Allo stesso modo la caratura dell'oro esprime la percentuale dell'oro fino nella lega aurea del manufatto. Il carato di peso delle pietre preziose invece deriva dal nome arabo del seme di carrubo, seme utilizzato dagli antichi commercianti arabi di pietre preziose per la costanza del suo peso e la facile reperibilità nella zona mediterranea. Grano era in antico la suddivisione del carato, la quarta parte di un carato quindi è pari a 0,050 grammi. Il nome deriva come si può intuire dal seme di grano che era la più piccola misura del tempo antico. Non bisogna dimenticare che il mondo arabo per lungo tempo era stato il ponte per il commercio con l'Oriente e con tutto ciò che era esotico: spezie, seta e pietre preziose erano praticamente un loro monopolio. Nel commercio attuale è definito “carato metrico” l'unità di misura pari a 200 milligrammi; i carati si dividono in 100 punti, queste unità di misura sono state introdotte nel commercio mondiale nel 1907 GEMME E GIACIMENTI E' ovvio che solo i minerali caratterizzati da alta durezza possono essere definite gemme perché possono resistere all'abrasione dell'uso. Per tale ragione solo i cristalli che hanno resistito all'abrasione del processo di disgregazione delle rocce madri possono essere rinvenuti in giacimenti sedimentari o alluvionali, zone cioè dove i resti della disgregazione delle rocce hanno depositato i minerali più resistenti e duri. La fonte più antica delle pietre preziose sono stati i terreni alluvionali dei paesi esotici (definiti giacimenti secondari) in cui si sono concentrate le gemme derivate dal disfacimento delle rocce precedenti ed ottenuti dalla selezione delle ghiaie residue. Come esempio possiamo ricordare gli antichi giacimenti di diamanti trovati nelle alluvioni indiane (miniere di Golconda) e i rubini e gli zaffiri che si trovano nei terreni alluvionali di Sri Lanka (l'antica Ceylon) che sono terreni sedimentari residui del disfacimento delle rocce calcaree. Alcuni cristalli naturali usati come gemme sono ricavati ed estratti con lavorazioni minerarie delle cavità nella roccia matrice su cui i cristalli sono cresciuti liberamente nei vuoti della roccia ed attaccati ad essa, altri giacimenti minerari invece hanno formato i cristalli nella massa mineralizzata: nel primo caso le tormaline brasiliane e pakistane, come secondo esempio gli smeraldi colombiani. GIACIMENTI DIAMANTIFERI I cristalli di diamante hanno una storia diversa da tutti gli altri cristalli preziosi o non preziosi usati come gemme; la prima particolarità che li distingue dalle altre "pietre" è che non sono nati nella parte superficiale della crosta terrestre ma a grande profondità nelle viscere della terra. I fenomeni che hanno trasformato i carbonati nella fase cristallina diamante del carbonio, sono avvenuti miliardi di anni fa in un ambiente caratterizzato da altissima pressione e temperatura. Il diamante, anzi esattamente la fase diamante del carbonio è caratterizzata da un reticolo tridimensionale con peso specifico di 3,52 che si forma in condizioni estreme, mentre la fase grafite del carbonio ha un reticolo bidimensionale con peso di 2,23. Dicono gli esperti con le ultime ricerche, che il loro trasporto in superficie é stato un evento straordinario e irripetibile avvenuto un miliardo di anni fa, evento che ha fatto emergere in superficie del materiale interno alla terra con temperature elevatissime. Questo materiale é 8 arrivato in superficie attraverso dei camini, creati dal calore e con i materiali fusi è stato trasportato all'esterno anche il diamante. Questi camini kimberlitici (detti anche diatremi) si sono formati nel mantello alla profondità di circa 200 chilometri a quella profondità la pressione raggiunge livelli elevatissimi e la temperatura raggiunge i 2400°C , in quel frangente per eventi occasionali la temperatura era ancora più elevata. I diamanti sono arrivati in superficie solamente nei camini che hanno espulso velocemente il magma con il materiale cristallino diamantifero, se fossero risaliti lentamente, l'alta temperatura esistente negli strati fusi attraversati avrebbe trasformato il diamante in grafite . Infatti sui cratoni antichi (presenti nei continenti) sono stati scoperti oltre 6000 camini kimberlitici, ma poco più di una trentina di questi sono diamantiferi, negli altri i cristalli probabilmente si sono trasformati totalmente in grafite. Per tale ragione spesso i diamanti grezzi recano tracce di intensa corrosione superficiale dovuta alla trasformazione in grafite degli strati superficiali del cristallo. I diamanti sono stati per lunghissimo tempo prerogativa dei re, erano rarissimi e provenivano solamente dalle ricerche effettuate su terreni alluvionali dell'India e del Borneo, successivamente furono scoperti in Brasile nel 1725 dai cercatori d’oro. Questi per vincere lo scetticismo iniziale del mercato che non credeva fossero veri diamanti, dovettero inviarli in India e da li spedirli in Europa. Per lungo tempo, oltre un secolo, il Portogallo controllò la quasi totalità della produzione mondiale dei diamanti che erano estratti quasi interamente dai giacimenti alluvionali brasiliani. Nel 1870 comparve sul mercato un nuovo fornitore, fu la volta del Sud Africa con la produzione diamantifera estratta per la prima volta dai camini kimberlitici. Dopo un periodo iniziale con la produzione polverizzata da una miriade di produttori e con prezzi altalenanti, si impose sul mercato un consorzio di affaristi anglo-americani: la De Beer. La De Beer con le estrazioni minerarie ebbe una produzione non più occasionale e divenne il primo ed assoluto monopolista mondiale dei diamanti, per circa cento anni mantenne la sua posizione dominante dovuta ai numerosi giacimenti Sudafricani e dell'Africa centrale (specialmente in Angola) che erano sotto il suo controllo. Dopo il secondo conflitto mondiale anche l'URSS arrivò sul mercato con i diamanti siberiani ma i russi si lasciarono convincere dalla monopolista De Beer a fare un accordo che consentì a quest'ultima di mantenere il monopolio vendendo anche la produzione russa. Solo negli ultimi anni, con i nuovi e innovativi metodi di ricerca elaborati da tecnici indipendenti, furono trovati molti altri giacimenti kimberlitici e il monopolio venne meno; infatti dagli anni Settanta si affacciarono sul mercato le gemme delle miniere canadesi e dal 1986 anche della miniera gigante dell'Australia. Questa nel primo anno di attività estrasse il 40% della produzione mondiale pari a 8.400 kg. La recente grande produzione canadese e australiana ha fatto perdere alla società sudafricana il monopolio di fatto delle gemme e non poté più condizionarne il prezzo. Fino agli anni Ottanta del Novecento le gemme piccole erano usate quasi esclusivamente per usi industriali, erano escluse dalla gioielleria per l'alto costo dei tagliatori europei, infatti in passato il diamante era riservato ad un mercato d'elite, che richiedeva pietre di buone dimensioni Successivamente con l'aumento della produzione diamantifera (anche sintetica) si ebbe la saturazione delle pietre per usi industriali. Il conseguente calo dei prezzi del grezzo industriale a pochi dollari al carato, portò dei tagliatori con pochi mezzi ad approvvigionarsi sul mercato delle gemme grezze minori che precedentemente non venivano faccettate. 9 Oggi l'India con il suo basso costo del lavoro domina il mercato del taglio delle piccole gemme, perché vanta un esercito di 700.000 tagliatori (settecentomila!) dediti alla sfaccettatura di piccoli diamanti che sono quotati e venduti a pochi dollari al carato. L'India fornisce pertanto il mercato mondiale dei piccoli diamanti usati per la diffusa gioielleria di prezzo modesto. MOSTRE MERCATO Oltre alle ditte specializzate che utilizzano le gemme per la creazione di gioielli; le pietre preziose hanno cultori e collezionisti; i canali consueti di approvvigionamento di questi appassionati sono negozi specializzati (ultimamente anche la vendita con Internet si è molto sviluppata). In tutto il mondo esistono anche manifestazioni mineralogiche organizzate da circoli, club o associazioni di appassionati che oltre a fare opera di proselitismo e divulgazione (sia alla collezione che al taglio delle gemme) si scambiano notizie e acquistano gemme grezze per il taglio. Esistono anche mostre mercato di livello mondiale dove convengono grandi collezionisti e funzionari dei grandi musei che si documentano sulle ultime novità, acquistando le gemme e i cristalli per collezioni molto importanti, sborsando cifre altrettanto importanti. 10