Valore sociale dell`impresa cuore di ogni Jobs Act

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Valore sociale dell'impresa
cuore di ogni Jobs Act
di Alessandro Vardanega
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a discussione su impresa e lavoro richiede un approccio il più possibile ob
°gettivo. Per questo ho voluto fare un
piccolo esercizio di analisi finanziaria, partendo dal valore aggregato della produzione per l'esercizio 2012 creato dalle attività
manifatturiere della provincia di Treviso costituite in società di capitale. Si tratta di un
dato economico di assoluto rilievo, pari a
17,5 miliardi di euro, che genera un valore aggiunto di3,3 miliardi (valore dellaproduzione al netto dei costi dei fattori produttivi,
compresi gli ammortamenti, ed escluso ilcosto del personale). L'ulteriore analisi che ho
voluto fare è stata quella di cercare di capire
a chi e in quale misura questo valore aggiunto sia stato distribuito. Per oltre 2 miliardi di
euro ( al netto delle imposte), al lavoro (retribuzioni dirette, indirette, differite - al netto
delle relative imposte - contributi, assicurazioni); per circa i miliardo di euro alle imposte (Ires, Irap, Irpefl; infine, al netto di altre
voci quali ad esempio gli oneri finanziari, solo per o,o6 miliardi di euro (pari all'i,8°o del
totale) a utile d'impresa.
Ho motivo di ritenere che questa situazione sia riscontrabile anche in molti altri territori del Paese. l dati dimostrano che oltre il
9o0io del valore aggiunto prodotto dalle imprese viene o incamerato dallo Stato (circa il
30%io) o distribuito ai lavoratori e alle loro famiglie (circa il 6o%). Meno del 2% rimane
all'impresa. Si evidenzia da un lato il grande
valore sociale di ogni impresa, in termini di
contributo al benessere della comunità attraverso imposte e retribuzioni, dall'altra l'esiguità delle risorse rimaste all'imprenditore
per investimenti e iniziative di sviluppo.
Dovremmo tenerlo amente quando riflettiam o sulla nuova legislazione in materia di
lavoro e su possibili interventi di politica industriale, come sta facendo da ultimo il Jobs
Actproposto da Matteo Renzi.
Non voglio proporre una ricetta e considero attuali e approfondite le misure proposte
da Confindustria già un anno fa con ilprogetto "Confindustria per l'Italia. Crescere si
può, si deve". Ma vorrei sottolineare come
ogni riflessione, ogni proposta in materia di
lavoro dovrebbe muovere dalla consapevolezza del grande valore non solo economico
ma anche sociale che l'impresa svolge e dalla
necessità di andare a un superamento di
quell'atteggiamento culturale e di quel clima di pregiudizio e ostilità nei confronti
dell'impresa che ha trovato espressione diffusa nellaproduzione normativa e spesso anche nell'interpretazione giurisprudenziale,
di questi ultimi decenni. Per decenni il Legislatore ha considerato le aziende come un
ambito potenzialmente se non "naturalmente" orientato alle violazioni, agli abusi e allo
"sfruttamento". Una simile visione haispirato troppo spesso la nostra legislazione dellavero che occupaben duemilapagine del Codice del Lavoro. Il lavoro è uno degli ambiti
più importanti per qualsiasi sistema sociale
e come tale va tutelato, come l'ambiente, la
sicurezza, la giusta retribuzione, il rispetto
dei diritti sindacali. P. allo stesso tempo è indispensabile combattere gli illeciti con sanzioni adeguate. Ma non è con una produzione normativa ipertrofica, invadente ogni
ambito e pregiudizialmente ostile che si ottengono questi obiettivi di tutela. Si deve
lavorare sulla crescita e sul cambiamento
UNA C
Impegnarsi per la crescita vuol
dire sostenere un cambiamento
culturale che voglia fare
delle politiche industriali
uno strumento di competitività
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culturale; impegnarsi per riavviare la crescita vuol dire affrontare e sostenere un
cambiamento culturale che voglia fare del
lavoro e delle politiche industriali uno strumento di competitività e crescita e non un
immaginario luogo di conflitti e sfruttamento odi arricchimento di pochi.
Non è un miope orgoglio di categoria che
mi fa parlare di centralità dell'impresa e del
suo ruolo sociale, ma la consapevolezza
che la impresa, e quella manifatturiera in
particolare, è il luogo nel quale si produce
quella ricchezza in assenza della quale non
si può creare sviluppo e lavoro e, dunque,
benessere, coesione, vera libertà.
L'impresa e le relazioni che nascono dal
lavoro devono poter contare su unanormazione capace di esprimere e valorizzare il
loro valore sociale. Ogni impresa è una comunità di interessi convergenti nella quale
si costruiscono le condizioni per la crescita non solo di chi ci lavora, ma anche del
territorio e della sua comunità.
Alessandro Vordanega è presidente di Unindustria Treviso
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