KM – Kontinent Mozart MIRIAM PRANDI LEONORA ARMELLINI

2016/2017
95ma Stagione Concertistica
KM – Kontinent Mozart
Alla scoperta dei concerti viennesi di W. A. Mozart
Primo appuntamento
Mercoledì 14 dicembre 2016
Teatro delle Muse, ore 21.00
MIRIAM PRANDI
Violoncello solista e pianoforte solista
Secondo appuntamento
Venerdì 5 maggio 2017
Teatro delle Muse, ore 21.00
LEONORA ARMELLINI
Pianoforte solista
60121 ANCONA, Via degli Aranci 2 tel. e fax 071/2070119 www.amicimusica.an.it [email protected] P. IVA 00733590426
FORM
Orchestra Filarmonica Marchigiana
FRANCESCO ANTONIONI
Compositore e voce narrante
ALESSANDRO CADARIO Direttore
Foto M° Alessandro Cadario: © Lorenza Daverio
In collaborazione con
PROGRAMMA
Mercoledì 14 dicembre 2016
FRANCESCO ANTONIONI (Teramo, 1971)
Code K1-595, per voce narrante e orchestra.
Prima esecuzione assoluta. Commissione FORM e Società Amici della Musica “G. Michelli”
WOLFGANG AMADEUS MOZART (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791)
Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore, K. 595
Allegro
Larghetto
Allegro
***
FRANZ JOSEPH HAYDN (Rohrau, 1732 – Vienna, 1809)
La fedeltà premiata, Ouverture Hob. XXVIII:10
FRANZ JOSEPH HAYDN
Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in do maggiore, Hob. VIIb:1
Moderato
Adagio
Allegro molto
Venerdì 5 maggio 2017
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791)
Le nozze di Figaro, K. 492: Ouverture
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto per pianoforte e orchestra n. 12 in la maggiore op. 4, K. 414
Allegro
Andante
Allegretto
***
Francesco Antonioni (Teramo, 1971)
Code K2-488, per voce narrante e orchestra.
Prima esecuzione assoluta. Commissione FORM e Amici della Musica “G. Michelli”
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore, K. 488
Allegro
Adagio
Allegro assai
NOTE AL PROGRAMMA
VITA CONCERTANTE
■ Se è vero che Mozart ha “reinventato” tutti i generi musicali della sua epoca, è forse nel terreno
del concerto che la sua personalità ha ottenuto i risultati più radicali e rivoluzionari, mostrando al
mondo, sul piano dell’arte, quanto immenso e prezioso potesse essere il valore della libertà
dell’individuo in rapporto a se stesso, ai suoi simili, alla natura che lo circonda. Nel concerto per
pianoforte in particolare, condotto da Mozart ai massimi livelli nel decennio viennese (1781-1791),
egli ha offerto all’espressione artistica tutta l’inesauribile ricchezza dell’essere, penetrando il
sentimento del tragico e manifestando l’aspirazione umana verso il Bene con pari intensità.
Il progetto KM – KONTINENT MOZART intende proporre al pubblico l’esecuzione di alcuni dei
migliori concerti viennesi per pianoforte e orchestra del grande compositore austriaco inseriti nel
contesto storico di quel vasto “continente” mozartiano, inglobante anche l’esperienza di Haydn e di
altri importanti autori dell’epoca, che ancora oggi esercita sulla musica il suo potente influsso. “Fil
rouge” del progetto, infatti, articolato in due appuntamenti nel corso della stagione 2016-2017, è la
presenza del compositore contemporaneo Francesco Antonioni con le sue originali guide all’ascolto
musicali basate sul principio, enunciato da Luciano Berio, secondo cui «… il miglior modo per
analizzare e commentare un’opera musicale è sempre stato quello di scriverne un’altra a partire
dagli elementi dell’opera originale; essa diventa così l’oggetto di un’esplorazione creativa che ne è
al tempo stesso un’analisi, un commento e un’estensione». Si tratta in effetti di moderne
rielaborazioni di motivi tratti dai concerti mozartiani in programma, integrate con testi scritti e
recitati dallo stesso compositore, che testimoniano l’intramontabile attualità della musica di Mozart.
■ Molto di ciò che precede Mozart può servire ad illustrare Mozart. Nulla, in verità, a spiegarlo.
Ciò è vero per tutta la sua musica in generale, ma ancor più lo è nel caso specifico del concerto per
pianoforte, forse il genere strumentale più amato dal grande compositore austriaco, avendovi egli
riversato la parte migliore del suo genio con un entusiasmo e un impegno assoluti.
In effetti, se si considerano oggettivamente i singoli elementi tecnici, retorici e stilistici che in
quest’ambito derivarono a Mozart dal complesso della tradizione musicale del tempo, specie dalle
opere di musicisti come Schobert, Eckardt, Schröter e soprattutto l’amato Johann Christian Bach,
questi risultano talmente consistenti che egli sembrerebbe non aver scoperto nulla di nuovo. Eppure
i suoi concerti, nel complesso, furono così rivoluzionari da cambiare per sempre la cultura musicale,
e non solo musicale, dell’occidente europeo.
Di fronte al problema fondamentale posto dal genere del concerto per strumento solista e orchestra,
e cioè in quali termini stabilire il rapporto tra le esigenze di un singolo e quelle di una collettività,
Mozart trovò una sua via personale e autonoma che rivelò cosa volesse veramente dire “dialogare in
musica”. Non più la scenografica giustapposizione di ampie campate sonore disposte “a terrazza”
secondo quella logica di alternanza paratattica fra solo e tutti che aveva caratterizzato l’epoca
barocca – e che per molti aspetti ancora sopravvive nel pregevolissimo Primo Concerto per
violoncello in do magg. di Haydn qui proposto, scritto tra il 1761 e il 1765 probabilmente per il
violoncellista Joseph Weigl – né l’amabile e disimpegnata conversazione mondana di tono galante
tipica del tardo Settecento; bensì un vero e proprio dialogo nel senso etimologico del termine,
ovvero di penetrazione, analisi e approfondimento (“dia-”) di un discorso o di un’idea (“-logos”) fra
due soggetti diversissimi fra loro per struttura fisica e carattere: un protagonista, teso
inevitabilmente all’affermazione della propria personalità – una personalità, nel caso del pianoforte,
ricca, egocentrica e dalle infinite risorse – e un gruppo, un insieme di individui diversi che
interloquiscono col protagonista coralmente, o talvolta anche singolarmente, stimolandosi a vicenda
secondo un principio di altissima civiltà, dove la libertà di ciascuno, a partire da quella del solista, si
realizza nella libertà altrui attraverso un confronto di idee che può giungere in molti casi allo
scontro, ma mai alla reciproca sopraffazione.
Approfondendo e sperimentando sempre più questa nuova forma di dialogo musicale, così ricca e
articolata, Mozart venne a creare un modo del tutto speciale di fare musica, fondato su una visione
dialettica dell’esistenza, in cui tutto è essenzialmente “drama”, ovvero azione, movimento,
trasformazione, e dove ciascuna idea, dalla più semplice alla più complessa, dalla più nobile alla più
triviale, dalla più luminosa alla più oscura è rapportata alla mutevole profondità della natura umana,
che ogni cosa filtra attraverso di sé rendendola viva, palpitante. Tutto questo senza stravolgere il
linguaggio musicale della sua epoca, bensì restituendo il collaudato campionario di formule
standard e figure retoriche tradizionali in un contesto formale di assoluta originalità.
Fu soprattutto a partire dal suo trasferimento a Vienna, avvenuto nel 1781, che Mozart ebbe
l’opportunità di sviluppare e portare a compimento questa personale concezione del concerto
pianistico. Cosa che avvenne, in primo luogo, grazie alla sua nuova condizione di libero artista
creatore, non più vincolato, cioè, alle esigenze e ai rituali di una corte (come era stato fino a poco
tempo prima a Salisburgo, quando Mozart lavorava al servizio del Principe Arcivescovo Colloredo).
A Vienna, infatti, il compositore non aveva uno stipendio fisso: doveva vivere essenzialmente di
commissioni, di pubblicazioni e di proventi derivati da esibizioni a pagamento presso sale pubbliche
(le “accademie”, come venivano denominate a quel tempo) o private in casa di aristocratici e di
ricchi borghesi. Fondamentale, dunque, era che Mozart si creasse un “suo pubblico”. E il pubblico,
allora, chiedeva concerti, soprattutto concerti per pianoforte. Mozart, naturalmente, lo accontentò
quel pubblico. Ma a modo suo.
■
«Questi concerti sono proprio una via di mezzo tra il troppo difficile e il troppo facile: sono
molto brillanti, gradevoli all’orecchio e naturali senza cadere nella vacuità. In alcuni punti solo
gl’intenditori possono ricavarne diletto, ma faccio in modo che anche i non intenditori restino
contenti, pur senza sapere il perché.»
I concerti cui si riferisce Mozart in questo brano, tratto dalla lettera al padre del 28 dicembre 1782,
sono i tre concerti per pianoforte e orchestra K. 414 in la magg., K. 413 in fa magg. e K. 415 in do
magg., composti nello stesso anno e pubblicati in seguito con la casa editrice viennese Artaria come
Opera IV. Dalla loro pubblicazione Mozart contava di ricavare un po’ di denaro. Non stupisce
dunque che il compositore, per compiacere il pubblico, abbia scelto di dissimulare l’alta qualità di
questi suoi primi lavori viennesi sotto un velo di facilità e disimpegno.
Il Concerto per pianoforte n. 12 in la magg. K. 414 in particolare, scritto a quanto risulta per primo
dei tre della serie, contiene non pochi passi «per intenditori» (persino nel movimento finale,
eccezionalmente ricco ed elaborato per un rondò), ma impiega per lo più formule linguistiche usuali
nell’ambito di una gioviale atmosfera di leggerezza tipicamente settecentesca. La naturalezza con
cui si compenetrano fra loro le parti dialoganti del pianoforte e dell’orchestra permette tuttavia di
fondere questi due elementi opposti in una sorta di “complessa facilità” che fa apparire normale lo
straordinario, soddisfacendo così, come scrive Mozart, tanto l’intenditore quanto il non intenditore.
Lo sviluppo del primo movimento, ad esempio, è impostato a sorpresa non sul tema principale,
bensì su un nuovo motivo a note ribattute introdotto dal pianoforte e condotto poi, insieme
all’orchestra, verso luoghi ombrosi che oscurano temporaneamente il luminoso fondale del concerto
conferendo a tutta la musica una penetrante quanto insospettata drammaticità. Quel motivo viene
però esposto in maniera tale che esso emerga gradualmente, senza soluzione di continuità ritmicomelodica, come una naturale prosecuzione di uno dei temi annunciati dall’orchestra
nell’esposizione iniziale: esso, dunque, è sì nuovo, ma della sua novità nessuno se ne accorge. Al
contrario – il risultato è tuttavia il medesimo – il tema su cui è impostato lo splendido movimento
centrale è un tema che era già noto al pubblico dell’epoca, avendolo Mozart recuperato
dall’Ouverture La calamità dei cuori di Johann Christian Bach. Eppure quel tema, sebbene già noto,
appare inaudito, avvolto com’è da una luce di solenne sacralità che lo trasforma quasi in
un’orazione; una luce che poi, nel corso dell’Andante, si spiritualizza e si interiorizza sempre più
dando luogo ad uno di quei momenti di incanto lirico, ricolmi di beatitudine eppur profondamente
dolenti, che solo Mozart sa creare. In questo modo, il nuovo si normalizza, mentre il noto si
rinnova. Senza scosse, senza traumi, senza forzature. Naturalmente.
■ Se nei primi concerti del periodo viennese, come il
K. 414, si aveva la chiara sensazione che
Mozart, in qualunque momento, potesse sganciarsi dalla “facilità comunicativa” per avventurarsi
verso regioni lontane note a lui solo, nei concerti degli anni successivi questa sensazione riceve la
più piena delle conferme.
Il Concerto per pianoforte n. 23 in la magg. K. 488, tra i più eseguiti ed amati del compositore, non
concede ormai più nulla al pubblico che non sia semplicemente musica sublime, originale,
intimamente ispirata; delicata, profonda, drammatica, solitaria, beata e lancinante al tempo stesso:
musica mozartiana insomma. La base linguistica, naturalmente, è sempre la stessa con tutto il suo
portato di formule tradizionali. Ma essa è ormai completamente trasfigurata da uno stile personale
definitivamente improntato alla libertà assoluta.
Ultimato il 3 marzo del 1786 ed eseguito per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 7 aprile dello
stesso anno con il compositore al pianoforte, il concerto risente parimenti sia dell’esperienza
creativa de Le Nozze di Figaro, allora in fase di completamento (la partitura verrà chiusa il 29
aprile), sia delle avveniristiche conquiste realizzate nei territori della musica da camera, sia infine
dei frutti maturi di quella straordinaria “rivelazione bachiana”, avvenuta intorno al 1782, che aveva
spiritualmente ricondotto Mozart di fronte al grande padre del suo amico londinese: Johann
Sebastian Bach.
La ricchezza, la varietà, la follia, la commovente fragilità sentimentale rappresentate nella comédie
humaine delle Nozze, di cui l’Ouverture qui proposta esprime l’essenza drammatica, assume
un’esistenza parallela nelle duttilissime forme strumentali di questo concerto mozartiano con la
verità e la naturalezza della vita stessa; e questo grazie ad una sapienza costruttiva, ad una qualità
dell’invenzione melodica e ad uno spessore “polifonico” (assorbito dallo studio di Bach) ormai
senza pari. Eppure nulla di tutto ciò è esibito con l’estroversione e la spettacolarità mondana tipiche
del genere concertistico. Anche nei momenti più brillanti, a tratti carichi di esaltazione fino quasi a
raggiungere l’ilarità, come nel finale, la musica si mantiene sempre nell’ambito di un’espressività
raccolta, intima, cameristica. La tinta che la avvolge è sì chiara e luminosa, ma piena di
ombreggiature, che sono talvolta così intense da sprofondare negli abissi del dolore. Come nel
celeberrimo Adagio, impostato su un elegiaco ritmo di siciliana ed affidato ad una melodia tra le più
ricche di pathos lirico mai composte. È evidente che qui, ormai, non è più Mozart ad andare verso il
pubblico: è il pubblico che va verso Mozart.
■ Leggerezza e profondità, facilità discorsiva e complessità strutturale, brillantezza concertistica e
intimità da camera trovano il loro massimo punto di equilibrio nell’ultimo concerto per pianoforte
mozartiano, il n. 27 in si bemolle magg. K. 595, iniziato verisimilmente nel 1788 ma completato,
dopo un periodo di interruzione piuttosto lungo, il 5 gennaio del 1791 in vista dell’esecuzione
pubblica, avvenuta il 4 marzo dello stesso anno allo Jahnscher Saal (una piccola sala di ristorazione)
con Mozart al pianoforte.
Ciò che più impressiona in questo commovente congedo mozartiano dal genere del concerto
pianistico è che il compositore, proprio mentre stava vivendo l’ultimo anno della sua breve vita, un
anno carico di incertezze, dolori e problemi di ogni tipo, cercasse solamente luce, beatitudine,
letizia, incanto. Soprattutto primavere: come quella invocata nel rondò finale, il cui tema, di una
semplicità disarmante, sarebbe stato di lì a breve riutilizzato da Mozart per il Lied Sensucht nach
dem Frühling, “Nostalgia della Primavera”, K. 596. Il presentimento della fine, che certo affiora in
questa musica straricca di “tutto” – e a volte in modo persino sinistro, come in certi improvvisi
affondi nelle tenebre del modo minore attraverso arditezze armoniche ancora oggi sbalorditive – è
inglobato da Mozart dentro una visione del Bene di cui la morte stessa è una componente necessaria
e dunque accettabile. In tutto il concerto, una sorta di particolarissimo “concerto da camera” nel
quale si intrecciano indissolubilmente, in un libero trascolorare dai toni vividi della mondanità a
quelli velati della riservatezza, la voce del pianoforte, quelle dei frequenti soli strumentali e quella
corale dell’orchestra (in perfetta corrispondenza, dunque, con una delle due etimologie proposte per
il termine “concerto”, dal latino conserere: “intrecciare insieme”), si respira un senso diffuso di
abbandono, di dolce fluire in aria sospesi, di amore primaverile sparso d’intorno che sortisce quasi
un effetto ipnotico sull’ascoltatore. È una perfetta sintesi, enigmatica e miracolosa, di caducità e di
eternità ottenuta manipolando con somma maestria una materia di base ora più che mai
convenzionale, popolare, rassicurante – come l’incipit da canzone francese che dà avvio all’estatico
Larghetto: un motivo diffusissimo nella musica dell’epoca e utilizzato, oltre che varie volte dallo
stesso Mozart, anche dal suo amico Haydn nel recitativo accompagnato “Bastano i pianti”
dall’opera La fedeltà premiata, di cui viene qui proposta la brillante Ouverture. Un canto di libertà,
in definitiva: un inno alla “vita concertante” intonato per l’ultima volta in pubblico in veste di
pianista da un compositore che dieci anni prima aveva cercato di integrarsi a Vienna corteggiando
la città con i suoi primi eleganti concerti e che ora, al contrario, integra Vienna, con tutte le sue
seducenti convenzioni sociali, dentro la solitudine del proprio mondo privato.
Cristiano Veroli
MIRIAM PRANDI
Dall’età di 11 anni, cioè ben prima dei Diplomi di pianoforte e di violoncello conseguiti rispettivamente a 15
e 16 anni con il massimo dei voti, lode e menzione speciale al Conservatorio di Mantova è stata
eccezionalmente ammessa a frequentare i Corsi di violoncello di Antonio Meneses presso l’Accademia
Chigiana di Siena, meritando per sei anni consecutivi la partecipazione ai Concerti dell’Accademia e
ottenendo sempre la Borsa di Studio e il Diploma di merito.
Giovanissima ha avuto anche il privilegio di essere ammessa all’Accademia Pianistica Internazionale di
Imola dove ha frequentato per quattro anni il corso di pianoforte. Dopo gli studi con Marianne Chen, ha
conseguito con il massimo dei voti il Master al Konservatorium Wien nella classe di Natalia Gutman e
successivamente nel 2014, come borsista della Fondazione Ambrosoli e della Fondazione Lyra, ha concluso
gli studi del Master in Solismo con Lode all'Hochschule di Berna nella Classe di Antonio Meneses.
Ha frequentato le Masterclasses alla Kronberg Academy con Gary Hoffman e Frans Helmerson; con Rocco
Filippini all'Accademia Stauffer; con David Geringas all'Accademia Chigiana e con Ivan Monighetti. In Duo
con il pianista E. Turbil, si è perfezionata alla Scuola di Musica di Fiesole grazie ai preziosi consigli di A.
Lucchesini. Vincitrice di varie edizioni della Rassegna Violoncellisti di Vittorio Veneto, nel 2004 si è
imposta al Concorso Geminiani, aggiudicandosi l’assegnazione di un importante violoncello. Nel 2006 le è
stato conferito a Roma il Premio Muzio Clementi dell’Associazione Musicale omonima.
Frequentemente ospite con concerti al violoncello solo presso importanti sedi musicali come il Festival Piatti
di Bergamo, le Società Amici della Musica di Ancona e di Verona dove ha suonato anche all'Accademia
Maffeiana, l'Auditorium di Lingotto Musica di Torino, l'Accademia musicale di Portogruaro, il Teatro Caio
Melisso di Spoleto, l'Auditorium San Barnaba per la GIA di Brescia; ha altresì tenuto concerti in duo col
pianista Edoardo Turbil per la Fondazione Walton a Ischia, gli Amici della Musica di Lucca, il Festival di
Spoleto, l'Accademia Filarmonica di Bologna ecc. Nel Novembre 2011, come giovane talento italiano, è
stata presente con un concerto inserito durante i Cultural Days dell'European Union Bank a Francoforte in
calendario insieme a famosi musicisti italiani come Abbado, Ughi e Bollani. All'estero si è esibita anche
negli USA (San José, Santa Clara University Hall – CA, New York University). Nella duplice veste di
pianista e di violoncellista ha eseguito con l'orchestra il Concerto per pianoforte in si bemolle KV 595 di
Mozart e il Concerto per violoncello in do di Haydn agli Incontri Internazionali di Asolo, al Teatro Bibiena
di Mantova e al Teatro Sociale di Bergamo mentre, nel dicembre 2010, ha effettuato una tournée in Italia
(Roma, Firenze - Teatro Verdi) e Israele (Betlemme, Gerusalemme) con l’OGI diretta da N. Paszkowski,
interpretando la prima parte solistica del brano “Violoncelles vibrez...” di Giovanni Sollima. Una
registrazione di questo concerto è stata trasmessa in mondo visione da Rai Radio Tre.
Per la musica da camera sono da segnalare le ripetute partecipazioni al Festival Internazionale 'Oleg Kagan
Misikfest’ di Kreuth (Monaco), al Chamber Music Connects the World’ della Kronberg Academy, alla
Gläserner Saal del Musikverein di Vienna in formazione cameristica con le prime parti dei Wiener
Symphoniker e con l'esecuzione del Sestetto op. 36 di Brahms a fianco di Natalia Gutman e Pavel Vernikov;
ai concerti del Teatro la Pergola di Firenze con A. Lucchesini, G. Pretto, D. Rossi, M. Rizzi; nell'estate 2012,
per l'Accademia Chigiana, ha partecipato a formazioni cameristiche con al violino S. Accardo.
L'interesse per la musica moderna e contemporanea ha spinto questa giovane musicista ad affrontare opere
importanti quali la Sonata per cello solo di Sàndor Veress, le Variazioni Sacher di Dutilleux, le composizioni
di G. Sollima, R. Shchedrin e la Sonata di Fazil Say, quest'ultima presentata in prima esecuzione italiana agli
Amici della Musica di Lucca.
Si è aggiudicata il primo premio al prestigioso concorso Rahn Musikpreis Zurich che ha previsto inoltre la
registrazione del concerto di Dvořák alla Tonhalle di Zurigo, concerto che nella stagione 2014 ha anche
presentato al Teatro Politeama di Palermo.
Di lei hanno scritto:
Natalia Gutman: " …musicista raffinata, delicata e con grande temperamento. Un'artista di grande
eleganza, con un notevole dono per la comunicazione".
Antonio Meneses: "Miriam è una violoncellista molto dotata e una musicista molto raffinata. Spero che
riceverà tutto l'aiuto possibile cosicché possa perseguire una grandiosa carriera come la meravigliosa
violoncellista che è".
Sol Gabetta: "Miriam non solo suona bene tecnicamente, ma riesce anche a essere creativa musicalmente. E'
una persona libera, nel vero spirito della musica."
Pietro De Maria: "Ho suonato con la giovane violoncellista Miriam Prandi in varie occasioni. Credo che sia
una violoncellista eccezionale, con qualità musicali straordinarie. Le sue esibizioni sono affascinanti e
sorprendenti per la profondità di interpretazione e la maturità stilistica. Questa giovane artista è una
musicista esperta con una forte personalità: è assolutamente pronta per una importante carriera nella musica".
LEONORA ARMELLINI
Vincitrice del premio “Janina Nawrocka” al Concorso F. Chopin di Varsavia (ottobre 2010) per
“l’eccezionale musicalità e bellezza del suono”, unica donna italiana premiata nella storia del prestigioso
concorso, Leonora Armellini, 24 anni, si diploma a 12 anni con lode e menzione sotto la guida di Laura
Palmieri, erede della grande scuola di Arturo Benedetti Michelangeli. Dopo il diploma vince il “Premio
Venezia” (2005) e studia poi con Sergio Perticaroli, diplomandosi a 17 anni con lode all’Accademia di S.
Cecilia di Roma.
Trae sempre grande ispirazione dalle lezioni con Lilya Zilberstein presso l’Hochschule für Musik und
Theater di Amburgo e con Marian Mika, con il quale approfondisce in particolare il repertorio chopiniano.
Ha tenuto più di 300 concerti in prestigiose sale europee (in tutta Italia, Polonia, Francia, Inghilterra,
Germania, Austria, Svizzera, Rep. Ceca), alla Carnegie Weill Recital Hall di New York, alla Musashino
Concert Hall di Tokyo, a New Delhi e Tunisi. Segnaliamo tra i tanti, i concerti per il “Progetto Martha
Argerich” di Lugano, Società Chopin di Ginevra, Festival “Chopin and His Europe” di Varsavia, Festival
Internazionale “Chopin” di Duszniki-Zdroj (Polonia), “Royal Piano Festival” di Cracovia, “Mardi
Rèvelation” presso la Salle Cortot a Parigi, “MiTo” Settembre Musica a Torino, Festival A. B. Michelangeli
di Bergamo e Brescia, Serate Musicali di Milano, Camerata Musicale Barese al Teatro Petruzzelli di Bari,
Festival “Dino Ciani” di Cortina D’Ampezzo, Musikverein di Regensburg, Steinway Hall di Londra,
stagione estiva dell’orchestra LaVerdi a Milano e gli importanti debutti nelle stagioni dell’Accademia
Filarmonica Romana e di Ferrara Musica.
Ha suonato con innumerevoli orchestre tra le quali: l’Orchestra di Padova e del Veneto, I Solisti Veneti,
Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, Orchestra Filarmonica di Torino, Orchestra del Teatro La Fenice,
Orchestra dell’Arena di Verona, Orchestra Filarmonica Marchigiana, I Virtuosi Italiani, Orchestra da Camera
di Kiev, Orchestra Nazionale Ucraina, Radiowa Filharmonia New Art di Lodz, Sinfonia Varsovia. Ha
collaborato quindi con importanti direttori d’orchestra come Alexander Rabinovich-Barakowsky, Claudio
Scimone, Zoltan Pesko, Anton Nanut, Damian Iorio, Daniele Giorgi, Giordano Bellincampi, Christopher
Franklin, Massimiliano Caldi, Andrea Battistoni, Emilian Madey.
Si dedica anche alla musica da camera, suonando, tra gli altri, con Giovanni Angeleri, Sonig Tchakerian,
Lucia Hall, Jeffrey Swann, Lilya Zilberstein. Ha inciso cinque CD ed effettuato numerose registrazioni
radiotelevisive per emittenti italiane e straniere (da ricordare il recital trasmesso da Rai Radio 3 in diretta dal
Quirinale di Roma, 2009, e la partecipazione come ospite al 65° Festival di Sanremo in diretta in
mondovisione con l’esecuzione di un studio di Chopin, 2013).
L’Istituto Chopin di Varsavia ha pubblicato un suo CD con musiche di Chopin nella “Serie Blu”, progetto
dedicato alle personalità musicali più interessanti del XVI Concorso Chopin; inoltre un CD contenente
l’integrale dell’Album per la Gioventù di Schumann è uscito per l’etichetta tedesca Acousence. Nel 2014 ha
eseguito il concerto n. 2 di Chopin con l’Orchestra Filarmonica di Varsavia. Nel 2015 ha partecipato al
progetto con l’integrale dei concerti di Beethoven con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Tornerà
quest’anno ospite con l’esecuzione di Mozart e notiamo anche il suo debutto con l’Orchestra dell’Arena di
Verona il 24 marzo 2017.
FRANCESCO ANTONIONI
«Un compositore che sa bene cosa fare e come realizzare le proprie idee» ha scritto il Guardian nel gennaio
2009. «Non è una sorpresa, visto il delicato controllo del suono e del movimento e il rigore della scrittura»
ha fatto eco il Times. Francesco Antonioni compone musica da concerto che incontra grande favore di critica
e di pubblico. Le sue composizioni spaziano fra vari generi, dalla musica sinfonica alla musica da camera,
dall’elettronica al teatro musicale, e sono eseguite dai più prestigiosi interpreti internazionali (Antonio
Pappano, Evelyn Glennie, Yuri Bashmet, George Benjamin) nelle maggiori festival e stagioni concertistiche
(Biennale di Venezia, MiTo Settembre Musica, Auditorium Parco della Musica di Roma, Lingotto di Torino,
Arena di Verona, MATA Festival New York, Schauspielhaus Frankfurt, Tonhalle Zurich, Wigmore Hall
London). Insegna composizione in conservatorio, ed è stato ricercatore ospite presso la Cornell University
con una borsa di studio Fulbright. Dal 2001 ha lavorato come autore e conduttore di programmi
radiofonici su Radio 3.
Le sue partiture sono pubblicate dall’editore Ricordi.
ALESSANDRO CADARIO
Alessandro Cadario è nominato Direttore ospite principale dell’Orchestra de I Pomeriggi Musicali per le
stagioni 2016-2017 e 2017-2018.
Ha compiuto gli studi di direzione d’orchestra al Conservatorio G. Verdi di Milano perfezionandosi presso
l’Accademia Musicale Chigiana di Siena con Gianluigi Gelmetti. Ha inoltre conseguito il diploma di violino,
la laurea in direzione di coro e in composizione.
Vincitore del premio “Peter Maag” nel 2012, ha definitivamente attirato l'attenzione degli addetti ai lavori,
nel 2014, in occasione del suo debutto alla Società del Quartetto di Milano e, nel 2015, con la direzione di
Pollicino di H. W. Henze, al Maggio Musicale Fiorentino e con un concerto nella stagione sinfonica del
Teatro Petruzzelli di Bari, di cui è stata particolarmente apprezzata l'interpretazione rossiniana. Sempre nel
2015, ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano in occasione del Festival delle orchestre internazionali.
Ha diretto importanti orchestre tra cui l’Orchestra Filarmonica di Montecarlo, l’Orchestra Filarmonica della
Fenice, l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l’Orchestra
e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, il Concerto Budapest, l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano,
l’Orchestra di Padova e del Veneto e la Sofia Festival Orchestra, l’Orchestra del Teatro Comunale di
Bologna, l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, la City Chamber Orchestra di Hong Kong, e
collaborato con solisti come Mario Brunello, Vittorio Grigolo, Alessandro Carbonare e Rainer Honeck.
Nell 2016 debutta a MiTo Settembre Musica e alla Biennale Musica di Venezia. Nella stagione 2016-2017
sono previsti il ritorno alla Società del Quartetto di Milano, alla testa di FuturOrchestra e all’Opera di Tirana.
Cadario ritornerà inoltre sul podio della Sinfonica Abruzzese e dell’Orchestra del Teatro Massimo di
Palermo, per dirigere orchestra e Corpo di Balletto nello spettacolo La grande danza d’autore (coreografie di
Jiri Kylian, Johann Inger e Matteo Levaggi, musiche di W. A. Mozart, Maurice Ravel, Michael Nyman e
Arvo Pärt).
Collabora alla preparazione di FuturOrchestra, Orchestra Giovanile Lombarda, e dell'Orchestra Nazionale
del Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili in Italia, un progetto fortemente voluto dal M° Claudio
Abbado, cui Alessandro Cadario continua a rivolgere le energie di chi desidera fortemente contribuire alla
formazione della futura generazione di musicisti.
***
ABBONAMENTI:
Concerti compresi nell’abbonamento alla Stagione 2016/2017 degli Amici della Musica
BIGLIETTI PER CIASCUN CONCERTO
INTERI: Platea € 35.00, I Galleria € 29.00, II Galleria € 18.00, III Galleria € 10.00, Palchi Laterali €
14.00.
RIDOTTI: Platea € 28.00, I Galleria € 23.00, II Galleria € 14.00.
(Riservato a: Palchettisti; Amici delle Muse; dipendenti di aziende sponsor; titolari Marche Teatro Card
e Opera Card; ARCI; UNITRE; studenti universitari; giovani da 19 a 26 anni; invalidi e disabili – un
biglietto omaggio per l’accompagnatore)
RIDOTTI EXTRA: € 6.00
(Gruppi di allievi di Scuole Medie Superiori; ragazzi da 15 a 19 anni, in II e III Galleria se non
accompagnati da un adulto pagante o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante).
RIDOTTI SUPEREXTRA: € 4.00
(Gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori; bambini e ragazzi fino a 15 anni, in II e III Galleria se non
accompagnati da un adulto pagante o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante).
Ingresso gratuito riservato a n. 20 studenti dell’Università Politecnica delle Marche per ciascun evento:
per ritirare il biglietto gratuito, presentarsi muniti di libretto universitario presso la biglietteria del
Teatro delle Muse dalle ore 9.30 del giorno del concerto, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
BIGLIETTERIA:
Tel. 071 52525 – Fax 071 52622
[email protected]
PER INFO:
Società Amici della Musica “Guido Michelli”
Via degli Aranci, 2
Tel. – fax: 071/2070119 (Lun. – ven. 9.30 – 17.00)
[email protected]
www.amicimusica.an.it
Soci Benemeriti e Soci Sostenitori della Società Amici della Musica “G. Michelli”:
Enrichetta Compagnucci Colonnelli, Maria Luisa Orlandi Bucci.
Roberto Baldini, Donatella Banzola Ricci, Annalisa Bianchi Bernetti, Anna Paola Borghini
Frazzica, Guido Bucci, Mario Canti, Giancarlo Coppola, Giuliana Cucchieri Guazzati,
Maria Luisa De Angelis Stoppani, Elisabetta Galeazzi Mantovani, Vanna Gobbi Pizzi,
Anna Giulia Honorati Orlandi, Lamberto Lombardi, Corrado Mariotti, Giuliano Migliari,
Sergio Morichi, Raffaele Orlandoni, Francesca Paoletti Lucchetti, Giampiero Paoli,
Alessandra Presutti Paciaroni, Mara Rinaldi Guerci, Paolo Russo, Ugo Salvolini, Nicola
Sbano, Enea Spada, Fausto Spegni, Carla Zavatarelli Russo, Efi Zermia Paroletti, Maria
Cristina Zingaretti.