Lameed ecosistemi - Dipartimento di Biologia

annuncio pubblicitario
Il ruolo delle lame nell’equilibrio degli ecosistemi urbani
Elvira Tarsitano (articolo Biologando)
La città può essere considerata un ecosistema artificiale complesso e limitato. L’area urbana rappresenta,
infatti un’entità territoriale molto critica in cui si determina un’elevata concentrazione di attività
antropiche inquinanti. Quello urbano può essere considerato un ecosistema giovane e in transizione, dove
l’attività antropica non gli consente di raggiungere una situazione di stabilità o comunque di maturità, il
corrispondente del climax degli ecosistemi naturali, mantenendolo quindi in una continua attività
produttiva e di crescita, sino, in alcuni casi, ad arrivare a soffocare completamente la componente
naturale. L’ecosistema urbano è perciò fortemente influenzato dalla presenza della specie umana e dalle
sue costruzioni, ma nel quale si svolgono comunque i vari processi caratteristici dei vari ecosistemi, come
i cicli biogeochimici degli elementi. Da ciò emerge, l’importanza di lettura in chiave ecosistemica
dell’ambiente urbano, in modo da evidenziare gli aspetti connessi ai flussi di materia ed energia, ai cicli
naturali delle risorse e alle componenti biotiche e abiotiche che costituiscono il substrato per gli esseri
viventi. Perciò, partendo dall’assunzione dell’ecologia urbana come strumento di conoscenza degli spazi
fisici e dei cicli funzionali della città, l’ecosistema urbano può essere studiato attraverso le sue
componenti intese come fattori ecologici, cioè valutando una componente abiotica (biotopo) e una
componente biotica (biocenosi), considerando integrate le parti abiotiche della città con i suoi processi
vitali. Questo approccio consente di capire le interazioni dell'uomo con queste componenti, le interferenze
delle attività umane con i processi naturali, gli effetti degli interventi e delle strutture antropiche sul
contesto ambientale ed il loro grado di frammentazione, sia a livello locale che a livello globale,
evidenziando il grado di conflittualità e il grado di integrazione. In questo quadro è fondamentale il
concetto di "metabolismo urbano", che consente di evidenziare come l'ecosistema urbano assuma una
serie di risorse, per la sua sopravvivenza e per lo svolgimento di una serie di attività, e ne restituisca altre.
Il contesto ambientale in cui la città si inserisce interessa soprattutto come fonte di risorsa, in termini di
capacità produttiva e di serbatoio, e come depuratore, in termini di riciclo e assorbimento dei rifiuti. In
termini biologici, la città è un sistema a bassa produttività che dipende pressoché totalmente dall'esterno
per i suoi fabbisogni energetici e sempre all'esterno si rivolge per scaricare i rifiuti prodotti dagli impieghi
energetici.
Poiché ogni azione richiede energia, un modo efficace per studiare gli ecosistemi, compresi quelli urbani,
è analizzare come l'energia fluisce attraverso essi. Studiando i sistemi urbani si evidenzia una forte
richiesta di energia, che aumenta vorticosamente man mano che la città aumenta di dimensioni.
Analizzando i flussi energetici urbani risulta che più dei 2/3 dell'energia introdotta è utilizzata per le
attività domestiche e industriali. Da ciò si evince che l'aumento del fabbisogno procapite non è in
rapporto diretto con la crescita numerica della popolazione, ma con lo sviluppo di nuovi stili di vita e
l’utilizzo di nuovi processi produttivi. Al contrario, nel caso degli ecosistemi naturali, il bilancio tra i
flussi energetici di un sistema, è dato dai rapporti che esistono nei vari livelli trofici della catena
alimentare, tra produttori e consumatori. Quando entrate ed uscite si bilanciano, le dimensioni non
possono aumentare ulteriormente, la quantità di biomassa prodotta che può essere sostenuta in quelle
condizioni viene chiamata capacità portante massima del sistema (carrying capacity) oltre la quale si
creano una serie di dismetabolismi tipici del tessuto urbano. L’energia che fluisce nei vari ecosistemi
(sorgente e qualità), stabilisce a tutti i livelli il tipo e il numero degli organismi, i modelli dei processi di
sviluppo e lo stile di vita delle popolazioni umane; poiché l'energia è un elemento importantissimo su cui
si basano i vari ecosistemi. Questo tipo di sistema immaturo e dissipativo non è perciò in sintonia con i
ritmi della natura e con le dinamiche globali dei cicli biogeochimici con aumento dei processi di
frammentazione a discapito della componente naturale. Le città attuali, inoltre sono caratterizzate da
condizioni di sovraffollamento, prevalenza di alcune specie su altre, mancanza di biodiversità, alterazione
dei meccanismi naturali di competizione e predazione, con crescita abnorme e incontrollata di alcune
specie, basse fluttuazioni delle popolazioni animali, con alterazione delle dinamiche di popolazione.
Questa caratteristica propria delle città, rende l'ambiente urbano particolarmente ricercato da diverse
specie animali che sfruttano condizioni favorevoli alla loro moltiplicazione. Il clima e la temperatura
superiore di alcuni gradi rispetto alle campagne circostanti, le abitazioni riscaldate,consentono a molti
insetti di svilupparsi molto velocemente e anche in periodi diversi da quelli in cui si sviluppano
normalmente. L'acqua e una grande varietà di cibo sono sempre disponibili e abbondanti, i numerosi
biotopi e le molte nicchie ecologiche consentono lo sviluppo di faune altamente specializzate: una sola
abitazione può ospitare contemporaneamente specie animali diverse. Le città sono caratterizzate da una
serie di microhabitat particolari, con condizioni microclimatiche molto diverse: per esempio la cantina e
la soffitta di una abitazione o i viali alberati e la linea ferroviaria. Questi diversi ambienti risultano però
spazialmente vicini e quindi consentono continue possibilità di interscambio con complesse interrelazioni
tra le diverse specie colonizzatrici.
Le considerazioni sinora trattate dovrebbero essere attentamente considerate e valutate nell'approccio
ecosistemico alla pianificazione delle aree urbane, mettendo in primo piano la valorizzazione del
patrimonio territoriale in tutte le sue componenti: ambientali, urbanistiche, culturali e sociali cercando di
contrastare il processo di “deterritorializzazione”. L’approccio ecosistemico consente di considerare il
territorio in termini coevolutivi come risultato storico derivante dalle interazioni tra insediamenti umani e
ambiente, tra natura e cultura. Criteri ecologici di tutela e progettazione dovrebbero consentire la fusione
della città con il paesaggio, tramite anche l'individuazione di validi indicatori di sostenibilità urbana e di
indicatori di frammentazione ecologica nella pianificazione territoriale, quali:
-aree di biodiversità e naturalità (la città è strutturata come un mosaico di habitat);
-indici di emergenza e rapporto tra l'uso di energie rinnovabili sul territorio urbano;
-indici del rapporto popolazione/riciclo/ripristino;
-indici del ciclo dei materiali;
-introduzione del parametro dell'ecological footprint (impronta ecologica), come vincolo alla
pianificazione urbana.
L’uso di indicatori di sostenibilità urbana, deve essere applicato comunque con cautela, cercando di
evitare di cadere in nuove forme di riduzionismo dei fenomeni complessi che si verificano negli
ecosistemi urbani, continuando a considerarli nella loro globalità ma anche nelle loro proprietà specifiche,
rapportandoli quindi su scala locale; promuovendo l’approccio di uno “sviluppo locale autosostenibile”
valorizzando le risorse territoriali e l’identità di un luogo tramite l’individuazione di omeostasi locali e di
equilibri a lunga durata con integrazione delle diverse componenti territoriali: ambiente naturale,
ambiente costruito, ambiente antropico. Il rafforzamento delle identità territoriali, la ricostruzione delle
relazioni coevolutive interrotte tra insediamento umano ed ambiente favorisce il ristabilirsi di un
equilibrio durevole e sostenibile tra insediamento umano e ambiente naturale oltre a contrastare il degrado
ambientale e sociale. Nello specifico, considerando in questo caso “l’ecosistema Puglia”, particolarmente
rilevante appare il ruolo assunto dal sistema delle lame, che insistono sull’intero territorio pugliese, per il
ri-equilibrio degli ecosistemi urbani in termini di “sviluppo locale autosostenibile”. Le lame
costituiscono degli importanti sistemi ecologici e paesistici, veri e propri corridoi ecologici, che
attraversano le città, offrendo la possibilità dell’istaurarsi di omeostasi locali (riequilibrio ecologico) e di
salvaguardia idrogeologica al tessuto urbano, tutelandolo e salvaguardandolo. La flora e la fauna
caratteristica delle lame rappresenta una sorta di “corridoio ecologico incassato” che attraversa le città e
le campagne interessate. La presenza di specie vegetali tipiche (vegetazione mediterranea e submediterranea) e la presenza di numerose specie animali, svolge molte funzioni all'interno delle città che
sono attraversate dalle lame. La vegetazione e la fauna delle lame contribuisce alla difesa della natura
rappresentando un mosaico di biotopi eterogenei e alla difesa del quadro paesistico, inquadrando elementi
meritevoli di osservazione, quindi accrescendo l'attrattiva del paesaggio urbano. Le aree verdi delle lame,
insieme agli altri spazi verdi presenti in città, esercitano un'influenza sul clima urbano, in particolare sulle
temperature estive. La vegetazione, mediante la traspirazione, sottrae una percentuale rilevante
dell'irradiamento solare rinfrescando ed umidificando l'aria, inoltre costituisce una barriera al rumore e
all'inquinamento. L'energia liberata in città in seguito a combustioni ed altre attività, viene dissipata
principalmente sotto forma di calore, cui si aggiunge il calore restituito dalle superfici dopo
l'assorbimento della radiazione solare durante il giorno, pertanto il clima urbano risulta più caldo e secco
delle zone circostanti. L'atmosfera che sovrasta la città si riscalda, con conseguente formazione di correnti
ascensionali che sollevandosi, richiamano aria umida dalle zone circostanti creando un sistema di
ventilazione naturale, che contribuisce a diluire le emissioni dei nuclei centrali e rinfrescare l'atmosfera.
Molto vantaggioso è appunto il sistema a verde continuo, la creazione di una vera è propria rete ecologica
che attraversa la città e si collega con la campagna e le lame, costituendo in tal modo un insieme di
corridoi di ventilazione. Una peculiarità del paesaggio pugliese è la fittissima rete di muretti a secco in
pietra calcarea presenti sia nelle campagne che a ridosso delle lame, che oltre al valore storico, culturale e
sociale, rappresentano una sorta di serbatoio, “condensatori di vapore atmosferico” in grado di captare
l’acqua per condensazione durante le assolate ore diurne e restituirla al suolo durante il raffreddamento
notturno e all’alba sino a saturazione e quindi poi a disposizione degli apparati radicali delle piante che
crescono vicino. Accanto alle funzioni di tipo ecologico, le aree verdi svolgono funzioni sociali perché
rappresentano un momento di ricreazione e perché costituiscono un'esperienza di carattere culturale, vista
la possibilità di acquisire tramite esso conoscenze botaniche e faunistiche, che consentono il diffondersi di
una coscienza ambientale presso i cittadini ed il ritrovamento di una identità storica e culturale.
Oltre a contrastare la perdita della biodiversità sia animale che vegetale, le lame assumono anche
un ruolo chiave come corridoio faunistico per la movimentazione delle popolazioni animali e come
zone tampone attraverso le stepping stones (nuclei di connessione puntiformi), sia lineari che a
cordone e a mosaico, anche nella gestione e controllo della fauna sinantropica proveniente dalle
città, avendo caratteristiche funzionali tali da consentire alle specie di spostarsi tra i diversi nuclei
attraversando una matrice territoriale (tessuto urbano degradato) di ambienti non molto adeguati
alla loro permanenza.
L’obiettivo deve essere, quindi, quello di promuovere la salvaguardia, la valorizzazione e l’ottima
allocazione delle risorse territoriali-ambientali e pertanto deve essere vietata qualsiasi azione che degradi,
deturpi o elimini tali risorse, intese come entità singole o come equilibri complessi. Lo sviluppo
economico deve essere compatibile con la capacità di carico degli ecosistemi del pianeta ed armonico con
gli obiettivi di una società democratica, giusta, equa e solidale. La tutela dell’identità storica e culturale,
la salvaguardia della qualità del sistema paesistico, delle sue componenti ambientali e del suo uso sociale
e produttivo, nell’ambito del principio di sviluppo durevole e meno insostenibile sono risultati
perseguibili per uno “sviluppo locale autosostenibile”.
Bibliografia
-Bettini, V. (1996). Elementi di ecologia urbana, Einaudi, Torino.
-dell'Aquila Franco, Bari. Ipogei e insediamenti rupestri, Bari 1977
-MAB Italia Project 11 (1991). Perception and evaluation of urban environment qualità. A
pluridisciplinary approach in the European context, Proceedings of the International Symposium, Rome.
-Navek, Z e Liebermann, A. S. (1984). Landscape ecology: theory and application, Sringer-Verlag, New
York.
-Odum, E.P. (1973). Principi di ecologia, Padova
-Scandurra, E. (1999). Ecosistema città, Atti del seminario A.B.A.P. (Associazione Biologi Ambientalisti
Pugliesi), Bari, 25 marzo, pp. 1-32.
-Tarsitano E., Ecosistema urbano pg 21-30 in Parassitologia urbana: città animali e salute pubblica (eds
Puccini, V. & Tarsitano, E.) Il Sole 24 ORE Edagricole, Bologna, Italy, 2003.
-Tarsitano E., Ecologia urbana e Igiene urbana, pubblica e ambientale pg 30-36 in Parassitologia urbana:
città animali e salute pubblica (eds Puccini, V. & Tarsitano, E.) Il Sole 24 ORE Edagricole, Bologna,
Italy, 2003.
-Tarsitano E., Città: Ecosistema artificiale. Biologando, Anno 4 n.3/4 pg. 6-7, 2000.
-Tricart, J. (1993). “Ecosistemi e pianificazione: un approccio metodologico”, in M. Berrini, A. Campeol,
F. Felloni e M. Magoni, eds.. Aspetti ecologici alla pianificazione del territorio, Brescia, Grafo.
-Vernetti, G. (1990). “La città come ecosistema territoriale”, in A. Magnaghi, Il territorio dell’abitare,
Milano, Franco Angeli.
-Wackermang M., Rees W. (1996). L’impronta ecologica, Ed. Ambiente, Milano.
-Wiener N. (1950). The Human Use of Human Beings, Houghton Mifflin, Boston.
Siti web
http://www.barisera.it/masserie/morfologia.htm Il territorio
http://web.tiscali.it/lamabalice/ Il Parco Naturale Regionale di Lama Balice
http://www.parks.it/parco.lama.balice/ Parco Regionale Lama Balice
http://www.parcoportoselvaggio.it/ Il Parco Naturale Regionale di Lama Balice
http://www.terredelmediterraneo.org Bitonto e le masserie di Lama Balice
http://www.vglobale.it/VG/Articoli. Fontane di rugiada
www.magistraleconversano.it Alla scoperta di una Puglia inedita
http://www.castellipuglia.org Lame e gravine
Scarica