Esame geologico della catena alpina del San Gottardo che

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ESAME GEOLOGIGO
DELLA
CATENA ALPINA DEL SAN GOTTABDO
CHE DEVE ESSERE ATTRAVERSATA
DALLA GRANDE GALLERIA DELLA FERROVIA ITALO-ELVETICA
PER
F. GIORDANO
FIRENZE,
TIPOGRAFIA DI G. BARBERA.
Via Faenza, N° 66.
1872.
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INTRODUZIONE.
La presente Memoria racchiude un succinto studio geologico della catena centrale
alpina del San Gottardo che deve essere attraversata dalla nuova ferrovia progettata
per quel valico fra 1’ Italia e la Svizzera. Scopo di simile studio era il determinare con una
certa approssimazione: 1° la natura ed estensione delle varie rocce che verrebbero in
contrate dal grande traforo tra Airolo e Goeschenen progettato per quella ferrovia;
2° qual ne fosse il miglior tracciato, e se vi fosse o no convenienza a variare la di
rezione che negli studii preliminari sinora eseguiti già erasi adottata.
Simile studio venne eseguito nell’ estate del 1871 e con la zelante cooperazione di
due giovani ingegneri addetti al R. Comitato Geologico, A. ALESSANDRI e F. MoMo.1 Il
professore B. GASTALDI di Torino prestò pure il suo valido aiuto con l’ esame delle rocce
di cui gli venne inviata una assai numerosa collezione.
Desiderevole e prezioso sarebbe stato il concorso di qualche ingegnere incaricato dal
Comitato Svizzero del Gottardo degli studii definitivi della linea; ma in quell’ epoca nes
suno di essi era sul sito, e quindi le indagini geologiche vennero fatte indipendente
mente e con la sola scorta degli antichi progetti preliminari del 1864, nonché di qualche
traccia colà rimasta di altri studii di massima ultimamente incominciati e non ancora
finiti. Ciò nondimeno lo studio fatto, e di cui si riferiscono qui li risultati corredati di
una Carta geologica con profili, potrà facilmente servire a qualunque tracciato siasi per
scegliere definitivamente, essendo stato il medesimo esteso ad una zona di terreno suf
ficientemente vasta, cioè‘ circa 20 chilometri da Nord a Sud per 15 chilometri da Est ad
Ovest, la quale deve comprendere tutte le possibili varianti della progettata galleria.
Per l’ esecuzione di simile studio venne utilizzata la ottima Carta topografica federale
al 501,00, Carta inedita, ma di cui il Club Alpino Svizzero avea appunto fatto ultimamente
riprodurre la parte che comprende il Gottardo, e che mi venne fornita dall’ ufficio topo
grafico di Berna. Questa Carta presenta le curve orizzontali di 30 in 30 metri, oltre a
numerose quote scritte. Siccome però simile scala è ancora troppo piccola per lavori di
‘Lo studio veniva pure consigliato ed aiutato di mezzi dall’ingegnere S. GBATTONI. Gli anzidetti due
ingegneri cooperarono attivamente all’ esplorazione del terreno, e successivamente il Mono attendeva ai disegni
che accompagnano questa descrizione.
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F. GIORDANO.
dettaglio, così la feci ampliare fotograficamente a Firenze portandola a scala doppia, ed
è quindi su fogli al îg’oîf che si fece lo studio sul terreno.
Numerosi punti di questo terreno più o meno interessanti la geologica sua costitu
zione furono osservati e riferiti sulla detta Carta, servendosi della comodità che perciò
presentavano le curve orizzontali. Col mezzo di queste stesse curve vennero disegnati i
profili che si presentano.
Le direzioni degli strati delle rocce, sonosi riferite al meridiano vero. A1 Gottardo
la declinazione magnetica desunta da elementi della Carta federale e da dirette osser
vazioni, era in quest’ epoca quasi esattamente di 15° all’ Gvest: cosicché per ridurre le
direzioni dal meridiano magnetico della bussola al meridiano vero, basta diminuire tutte
le osservazioni di quei 15".
La presente descrizione è corredata dalla Carta geologica della località, ridotta alla
scala di Wfw, e da diverse Sezioni geologiche..I
Questa Memoria, avendo uno scopo essenzialmente pratico, è parca di considerazioni
generali e teoriche e deve considerarsi più che altro come una semplice descrizione det
tagliata di una limitata regione delle Alpi Leponzie.
Al punto di vista pratico e più direttamente utile allo scopo, sarebbe anche stato
molto interessante lo indicare il grado di resistenza delle varie rocce alla perforazione,
per calcolare il tempo e spesa relativi, e si dovevano perciò eseguire appositi esperi
menti sovra diversi massi spediti dal Gottardo a Bardonnèche, ma non essendo questi
esperimenti stati compiuti, non potrebbe trattarsi per ora fondatamente simile questione.
Eguale riserva debbe farsi sulla natura e sui pregi dei materiali di costruzione che tro
vansi nei dintorni della galleria, e ciò per lo stesso motivo, che cioè, salvo alcuni saggi
di laboratorio, non vennero ancora eseguite le pratiche indagini necessarie a provarne
la qualità e l’ uso in grande scala. Dovrò quindi, su tali due argomenti limitarmi a pochi
cenni generici, in attesa di quando gli indispensabili maggiori esperimenti sieno stati
compiuti. .
* La Carta originale venne disegnata al ìsl‘îa, ma la medesima fu poi ridotta a metà‘ per la comodità della
presente pubblicazione.
Le Sezioni geologiche sono: 1° Un profilo tra Airolo e Goeschenen, che è quello del probabile tracciato della
galleria. 2'’ Una variante del precedente fra Madranoe Goeschenen. 3° Una sezione geologica tra Bedrina e
Zumdorf. 4° Una sezione generale in piccola scala delle Alpi Leponzie tra Como ed il Lago dei Quattro Cantoni.
Le tre prime sezioni sono alla scala medesima della Carta, cioè “'000.
CENNO TOPOGRAFIOO.
La nuova linea ferroviaria destinata a collegare attraverso il valico del San Got
tardo le ferrovie italiane convergenti a Bellinzona con quelle svizzere convergenti al
Lago dei Quattro Cantoni, taglia trasversalmente la catena delle Alpi Leponzie in un
senso quasi esattamente normale alla sua generale direzione la quale in quel tratto è
allo incirca di E.N.E.-O.S.O. Questa ferrovia partendo da Bellinzona rimonta nel senso
da Sud a Nord tutta la Valle Leventina ossia del Ticino sino ad Airolo, ove poi la valle
medesima piegando verso Ovest cangia il suo nome in quello di Val Bedretto. Presso
quel villaggio di Airolo elevato circa 1.150 metri sul mare, la ferrata entrerebbe nella
grande galleria per escire sul versante opposto presso Goeschenen nella Valle della Reuss.
Costeggiando quindi questo torrente, scenderebbe la medesima sino a Fiora (Fliìelen)
sull’ orlo del cennato Lago dei Quattro Cantoni, di dove può quindi prolungarsi a rag
giungere la già esistente rete elvetica ferroviaria.
La parte centrale della catena, quella appunto che deve venire attraversata dal pro
gettato traforo, è una giogaja nettamente isolata fra due assai profonde depressioni ossia
vallate quasi parallele ed aventi la stessa suindicata direzione. Le depressione del ver
sante Sud è costituita dalla già cennata Val Bedretto, nonchè dalla valletta orientale
detta Canaria che, venendo in senso opposto, vi converge poco sotto ad Airolo. Quella
del versante Nord è costituita dalle valli della Reuss-Realp e dell’ Oberalp, convergenti
in egual modo presso al villaggio di Andermatt. La larghezza di questa giogaja centrale
è alla sua base di 10 o 12 chilometri. La sua altitudine sul livello del mare è piuttosto
mediocre relativamente alle maggiori vette alpine. Infatti il colle o valico del Gottardo
è di soli 2.090 metri, e le cime dominanti dei dintorni, come la Fibbia, la Prosa, Pizzo
Centrale ed il Kastenhorn raggiungono soltanto delle altitudini varianti da 2.700 a 3.000 me
tri al .massimo, come è appunto quella del Pizzo Centrale.
La Val Bedretto ossia del Ticino superiore, che corre al piede sud della giogaja,
trovasi ad un’ altitudine presso Airolo di circa 1.100 metri, mentre quella parallela set
tentrionale di Andermatt è ad un’ altitudine sensibilmente maggiore, cioè 1.400 metri
circa. Il progettato traforo dovendo in forza della Convenzione di Berna mantenersi in
‘2
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F. GIORDANO
ogni caso ad un’ altitudine non maggiore di 1.162 metri circa, cioè di poco superiore a
quella di Airolo, ne segue che deve esso passare assai profondamente (300 metri circa)
sotto al livello del piano di Andermatt, sboccando poi 3 '/2 chilometri circa più al Nord,
nella angusta e scoscesa Valle della Reuss presso al piccolo villaggio di Goeschenen. Il
traforo deve così necessariamente risultare di una totale lunghezza di circa 15 chilometri.
Le altezze poi di roccia sovraincombente alla galleria, qualunque sia il definitivo
tracciato di questa, risultano generalmente superiori a 900 o 1000. metri, senza contare
diverse punte come quelle del Tritthorn e del Kastenhorn sotto le quali tale grossezza
di roccia supera anche 1.600 e 1.700 metri. Simile condizione altimetrica regna su tutta
quella centrale giogaja da Airolo sino ad Andermatt, villaggi che sono distanti 11 V2 chi
lometri; di modo chè per tutta questa estensione del traforo è evidente che verun pozzo
riescirebbe praticabile. Verso l’ estremità Nord invece, la profondità ‘essendo minore, un
pozzo non è impossibile, almeno nel piano di Andermatt il quale, come fu detto, sovra
sterebbe poco più di 300 metri al livello della galleria. Infatti nei progetti elaborati
sin dal 1865, e che servirono anche di base alle recenti convenzioni sul traforo del Got
tardo, viene ammessa in questa parte la praticabilità di un pozzo a distanza di 3 ‘/2 chi
lometri. circa dalla bocca Nord, riducendo così la parte a foro cieco a circa 11 ‘A; chi
lometri. Senza voler pel momento trattare della convenienza di quel pozzo, si credette
tuttavia opportuno farne cenno come di una possibilità dipendente dalla topografica
disposizione della catena da attraversare.
L’ ottima Carta elvetica ed i già. citati annessi profili, possono omai dispensare da
ulteriore topografica descrizione. Mi limiterò quindi a far notare come la maggior eleva
zione della parte centrale della giogaja da attraversare con la galleria, ed il profilo del
terreno sulla linea di questa, non offrono difficoltà di riguardo al tracciamento mate
riale della sua direzione: oltrechè ad eccezione di un breve tratto sulla cresta del
Kastenhorn e di alcun punto sul granito dell’ Urnerloch sotto Andermatt, tutta la linea
si può facilmente percorrere da un discreto pedestre camminatore.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
7
II.
STRUTTURA GEOLOGICA.
Generalità sulla catena delle Alpi Leponzie.
La catena di queste Alpi Leponzie che nella totale sua larghezza, cioè dalla pianura
del Po presso Arona, Varese e Como, sino a quella svizzera presso Lucerna e Zug mi
sura più di 150 chilometri,- è costituita da rocce di età e di natura diverse, le quali
però presentano un complesso relativamente assai semplice; cioè nel mezzo una vasta
zona di rocce cristalline, come graniti, gneis, micascisti e calcari marmoidi, e lateral
mente alla medesima tanto .al Sud che al Nord, due zone parallele di rocce d’ origine
sedimentare, generalmente di calcari od arenarie, le quali zone vanno poi gradatamente
ad immergersi sotto alle alluvioni delle pianure italiana e svizzera. Quella zona cristal
lina di mezzo è di gran lunga predominante in ampiezza sulle due laterali, occupando
essa non meno di 100 a 110. chilometri sulla totale preindicata larghezza di 150 del
I’ intera catena..
Un’ importante particolarità di struttura osservasi poi in tutte queste rocce, che cioè
tanto la stratificazione delle due zone laterali quanto la scistosità della zona cristallina
centrale, presentano un costante e marcato parallelismo alla direzione generale della
catena medesima, e ciò per un lungo tratto all’ Est ed all’ Ovest del gruppo o giogaja
del San Gottardo.
Prima di procedere alla minuta descrizione della giogaja centrale, la cui struttura
essenzialmente interessa il progettato traforo, non sarà inutile un. brevissimo cenno sulle
indicate zone laterali come quelle che devono venire solo.ate dai due rami ferroviarii di
collegamento fra le reti italica ed elvetica. .
Le due valli del Ticino e.della Reuss per cui li detti due rami attraverseranno la
catena, ed i laghi Maggiore e dei Quattro Cantoni per cui le stesse due valli sboccano
poi nelle rispettive pianure padana e svizzera, furono in origine due squarciature pro
dottesi nella massa della catena medesima, allorquando durante l’epoca terziaria veniva
la stessa lentamente sorgendo per sotterranea spinta dall’ antico Oceano che copriva
questa parte d’ Europa. Tali squarciature vennero poscia progressivamente e per altra
lunga serie di secoli allargate ed afl'ondate dalle correnti e dai ghiacciai che durarono
sino all’ epoca attuale.
LAI
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F. GIORDANO
Mentre la zona cristallina centrale non ci appalesa che rocce dette plutoniche come
sono i graniti, ovvero delle rocce sedimentari ma di antichissima formazione ed ora più
o meno fortemente metamorfosate, come li gneis, micascisti e calcari saccaroidi, le due
zone laterali ci offrono delle formazioni sedimentari .di varie epoche geologiche, tutte assai
bene determinate. Partendo dall’ interno della catena e andando verso l’ esterno, queste
formazioni sono: la carbonifera visibile in. qualche punto, indi quella del Trias, e sue
cessivamente quelle del Lias, la giurassica, la cretacea e l’ eocenica, nonchè. infine, verso
i due lembi esterni, i terreni terziarii superiori i quali presentansi ad altezze minori e
sono anche relativamente meno sconvolti.
-
Il calcare compatto, sovente dolomitico, è la roccia predominante nelle più antiche
fra queste formazioni delle zone laterali, accompagnato però da scisti ed arenarie.
Dominano poii conglomerati nei terreni terziarii più recenti, i quali sono assai svilup
pati al piede del versante svizzero e meno sul versante italiano.
E da notare però che gli sbocchi dei laghi Maggiore e di Lugano segnano nella
linea delle prealpi italiane un punto assai singolare, poichè le anzidette formazioni se
condarie e terziarie che pur sono tanto sviluppate nel Lombardo-Veneto, quivi invece
sono assottigliate ed irregolarmente interrotte per scomparire poi quasi interamente
all’ Ovest, cioè nelle provincie piemontesi, dove vedonsi allora gli gneis ed altre rocce
cristalline della zona centrale sorgere immediatamente dalle alluvioni e dai detriti gla
cieli della pianura. Oltre ciò questa regione dei laghi lombardi occidentali, è caratte
rizzata da una zona di rocce plutoniche ivi emerse parallelamente alla catena alpina,
zona che estendesi dal Lago di Lugano sino ad Ivrea. Queste rocce sono il granito
ordinario (come quelli di Baveno e di Orta), il granito anfibolico o sienite (Balma presso
Biella), il porfido quarzifero (Lago di Lugano, Angera, ec.), infine il melafiro e le dioriti
(Biella, Ivrea, ec.).
Le ferrovie italiane che dal Lago Maggiore e da Como per Lugano convergono a
Bellinzona non avranno ad attraversare che poca larghezza delle formazioni sedimentari
anzicennate, poichè già ad Arona sulla sponda occidentale del lago, incominciano i
porfidi seguiti dai micascisti; e questi poi sono dominanti sulla sponda opposta a partir
da Luino, come anche al Nord del Lago di Lugano. Sul versante svizzero invece la zona
delle formazioni secondarie e terziarie è più estesa e regolare, occupandovi una totale
larghezza assai uniforme di circa 35 chilometri. Scendendo infatti la Valle della Reuss,
già vedesi presso Erstfeld prima di Altorf, il calcare giurassico inferiore con strati
regolarmente inclinati al Nord, ricoprire gli gneis e micascisti della zona centrale. Pro
segue poi la formazione calcarea giurassica successivamente ricoperta da quelle dell’ epoca
cretacea ed eocenica bene apparenti nelle scoscese pareti.del Lago dei Quattro Cantoni.
Termina poi al Nord la zona sedimentare con i conglomerati ed arenarie mioceniche
del Rigi e monti latistanti, le cui ultime propaggini vanno a perdersi tra i laghi di
Lucerna e di Zug nei piani ondulati della bassa Svizzera.
Qualsiasi viaggiatore che attraversi le Alpi per le valli dianzi descritte, nelle quali
dovrà, essere condotta la ferrovia, sarà colpito dal rialzamento degli strati delle anzidette formazioni che quasi ovunque si presenta fortissimo ed accompagnato talora da
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOT'I‘ARDO.
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strani contorcimenti. Così sul versante svizzero, le costiere calcaree del Lago dei Quattro
Cantoni presentano 1 più capricciosi ripiegamenti e colossali fratture con diverse anti
clinali, come vedesi nelle secondarie catene dell’ Hochfluh, del Pilato e del Rigi, ove i
banchi sedimentari anzichè pendere al Nord accennano fortemente al Sud. Nella pros
sima catena dell’ Oberland, che è appunto nel prolungamento di quella in esame, e se
gnatamente sulle ardite vette del Mònch e della Jungfrau, vedonsi ancora i più curiosi
intrecciamenti di formazioni calcaree, secondarie con gli gneis e micascisti cristallini
della zona centrale. Questi fenomeni geologici di rotture, piegamenti e reciproche pe
netrazioni, attestano l’ immane potenza delle forze che sollevarono la catena alpina dal
I’ Oceano sotto cui ancora giaceva in gran parte nell’ epoca antica terziaria.
Ora, se vogliasi considerare la natura delle rocce al punto di vista pratico delle
opere d’ arte numerosissime che vi saranno da eseguire, appare dall’ anzidetto che in
generale esse rocce sono assai dure e consistenti, di modo che poco o niun dubbio ci
lasciano sulla loro solidità e durata quando il tracciamento e l’ impianto ne vengano
praticati coi debiti accorgimenti. Havvi però da osservare che, come di solito nelle val
late alpine state sin da tempo antichissimo soggette alle azioni delle meteore, delle
alluvioni e dei ghiacciai, il fondo loro e parte dei fianchi trovansi ora ricoperti da ri
vestimenti detritici talvolta assai grossi, i quali poco salda base presentano ai lavori
quando trovansi sopra falde di pendìo sensibile. Però lo studio di questi addossamenti
detritici, se può in molti casi interessare il tracciato delle ferrovie d’accesso, non guari
interessa l’ opera del traforo di cui specialmente ci occupiamo, salvo nei due brevi .
tratti presso alle bocche dove cadranno gli impianti assai grandiosi della meccanica
perforazione. Così si può avvertire come presso Airolo la sponda sinistra del Ticino è
ricoperta da terreno erratico poco stabile, che ivi è un misto di alluvione, di antiche
lavine e di detriti morenici, ossia glaciali. A poca profondità però debbesi scoprire la
roccia soda, la quale infatti spunta non solo. nel letto del fiume, ma eziandio nei pic
coli burroni che vi scendono dalla sovrastante montagna. 4 Anche sui due fianchi del
torrente che dalla Val Canaria scende ripido assai a confluire nel Ticino, si estende
un deposito morenico assai potente, e sul quale è costruito il prossimo villaggio di
Valle. Ma questo deposito poco interessa le opere del traforo, poichè gli edifizi princi
pali, come quelli delle macchine ed i magazzini, dovranno probabilmente impiantarsi
presso il villaggio stesso di Airolo nel sito detto Albinasca.
Allo sbocco Nord presso Goeschenen, e nelle sue adiacenze, dove appunto cadrebbero
le opere esterne per il traforo della principale galleria, esiste pure il detrito; ma
qui esso pare quasi unicamente formato da massi discesi in diversi tempi dalle cir
costanti ripide pareti dei monti; mentre oggidì la vegetazione arborea che alligna sovra
di essi, indicherebbe che non vi sieno da temere ulteriori cadute se non per straordi
narii accidenti. Invero questo sbocco Nord del traforo, trovasi per l’angustia dello spazio
in condizioni relativamente poco felici; ma tuttavia vi sono diverse zone di terreno su
ambe le sponde della Reuss che opportunamente collegate con ponti, presteranno suf
ficienti spazi allo impianto delle diverse officine e delle abitazioni fuori da grave pericolo
di frane e valanghe.
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r. GIORDANO
Giogaja centrale e suo traforo.
Veniamo ora alla giogaja centrale che deve appunto venire attraversata dalla prin
cipale galleria.
Già dicemmo che questa giogaja è interamente costituita di rocce cristalline. Meglio
che da una lunga e minuta descrizione apparirà simile struttura dalla già cennata Carta
geologica e dalle unite Sezioni. Una di queste condotta fra Bedrina e Zumdorf, serve
di semplice illustrazione per la intelligenza della geologica costituzione della catena.
Vi sono poi due profili:
1° Da Airolo a Goeschenen secondo un tracciato tale che le due bocche Sud e
Nord, mentre si trovano alle quote medesime di 1.155 metri e 1.110 metri del progetto
scelto nella Convenzione, trovansi in pari tempo nelle condizioni topografiche che
sembrano le migliori per il pratico eseguimento dell’ opera. L’ asse di questo traforo
poco si scosta nella sua.direzione dal meridiano facendo col medesimo un angolo di
4° soltanto verso Ovest. La. sua lunghezza misurata sulla Carta federale svizzera risul
terebbe di 15.070 metri.1 Si avverte che simili profili furono disegnati rilevandone i
diversi punti con massima cura dalla anzidetta Carta federale all’îfî con curve quo
tate, e che la stratificazione delle rocce venne in essi tracciata il più esattamente pos
sibile con geometrico processo. (Tav. 1‘, Fig. 1".)
2° Il secondo profilo poco differisce dal primo. Identica è la posizione della
bocca Nord del traforo, e soltanto quella Sud venne portata alquanto più in basso,
cioè poco sotto a Madrano dopo lo sbocco della Val Canaria in Ticino. Questa bocca
Sud sarebbe qui alla quota di 1.070 metri sul mare e perciò 40 metri più bassa di
quella di Goeschenen. La direzione dell’ asse sarebbe di 12° Ovest col meridiano avvece
di 4°, e la lunghezza totale risulterebbe di 15.750 metri, cioè 680 metri più del primo.
Il motivo di questa variante di traforo sta in ciò che essendo il medesimo diretto
alquanto più all’ Ovest, verrebbe a tagliare sotto un angolo meno acuto la direzione
della scistosità delle rocce, vantaggio questo assai rilevante per l’agevolezza della per
forazione. (Tav. 1‘, Fig. 2‘.)
Ora gettando gli occhi su quella Carta e su quei profili, si vede che la giogaja è
nel suo mezzo costituita essenzialmente da una grande zona di gneis molto scistosi con
micascisti sovente ricchi assai di anfibolo verde-scuro, li quali alternano in certi siti
con gneis a grossi noccioli ed anche con veri graniti. Ma di tale zona si darà più sotto
una particolare descrizione. Qui noteremo soltanto che la medesima e tutta in banchi
più o meno raddrizzati con una regolare disposizione a ventaglio, come s’ osserva del
resto nella massima parte delle zone centrali di rocce cristalline delle Alpi; di guisa
che, mentre nel versante meridionale pende la scistosità verso Nord, essa gradatamente
invertendosi pende poi verso Sud nel versante settentrionale. Questa zona cristallina è
’ La lunghezza totale del traforo risultante dal definitivo studio e tracciamento sul terreno potrà forse «lif
ferire d’ alquanto da quella di 15.070 metri provvisoriamente adottata nel testo e risultante da misura presa
sulla Carta svizzera. Evidentemente simile divario non può alterare la sostanza del presente scritto.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
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limitata verso Nord dalla gran massa granitica che corre nella direzione medesima, e
incominciando allo stretto dell’ Urnerloch poco sotto Andermatt, estendesi in larghezza
nella valle svizzera della Reuss sino verso Wiler e Wasen. In. questa massa granitica
passerebbe per oltre 2.200 metri 1’ estremità Nord della galleria.
Poco prima di questo granito trovasi intercalata agli gneis una zona di calcare cri
stallino saccaroide alquanto micaceo, grossa variamente da 100 a 200 metri, ed assai
estesa nel senso generale della catena, mentre vedesi la medesima affiorare continua
partendo dalle prime alture del colle dell’Oberalp all’ Est di Andermatt, sino al colle
della Furka all’ Ovest, cioè su più di 20 chilometri, prolungandosi poi ancora indefini
tamente nella vallata del Rodano. Simile striscia di calcare deve pur venire attraversata
dalla nostra galleria sotto alla località dell’ antica chiesa (Altkirche) di Andermatt.
Verso Sud la suddetta zona centrale degli gneis e micascisti è appoggiata ad una
formazione analoga in apparenza ma diversa alquanto di composizione, la quale si estende
per un certo tratto nei prossimi monti meridionali del Cantone Ticino. Gli scisti micacei
di questa zona sono generalmente calcariferi ed alternano anzi con banchi di varia
grossezza di calcari cristallini micacei, ossia di quei calcescisti assai caratteristici delle
Alpi detti dai geologi svizzeri Sckistes l’ustrés, Glanzschicfer ec. Con simili calcescisti
alternano poi qua e là delle grosse zone di calcare subcristallino o compatto di color
giallognolo chiaro, il quale all’ analisi si rivela più o meno magnesiaco e ripieno talora
di minutissimi granelli di silice. Questo stesso calcare è qua e la intermezzato di grandi
masse o zone poco regolari di gesso bianco, come vedesi in grande nella Val Canaria
a levante di Airolo.
4
Simili terreni calcareo-gassosi di aspetto e colore chiaro caratteristico, spiccano assai
dalle restanti masse degli gneis, micascisti e calcescisti fra i quali sono essi d’ ordinario
incassati. Sulla Carta nostra tali calcescisti furono colorati in giallo oscuro, e li calcari
giallognoli in giallo chiaro, distinguendovi il gesso con punteggiatura rossa. Una zona
. ben distinta di simili calcari magnesiaci intermezzati di gesso bianco, osservasi appunto
nel fondo della Val Bedretto,. ossia dell’ Alto Ticino. All’ Ovest parte essa dal lontano
Colle di Novena (Nufenen), si mostra ad Ossasco e Fontana. passa quindi sotto Airolo
e proseguendo all’ Est sempre nella stessa generale direzione] della catena alpina, forma
per lungo tratto li due fianchi della sovramenzionata Val Canaria, e più a levante
ancora la sponda settentrionale del Lago Ritom, dirigendosi infine verso il colle del
.Lucomagno. In molti tratti di questa zona il calcare. giallognolo magnesiaco diventa
molto cavernoso, con l’ aspetto caratteristico delle cosidette carniole. Più oltre al Sud,
cessano questi terreni calcariferi e ricominciano le rocce micacee, passando alla poten
tissima formazione di gneis e di micascisto che prosegue poi sino ai laghi Maggiore
e di Lugano, come fu già accennato a principio.
Come appare dall’ ispezione dell’ annessa Carta e profili, tale zona calcareo-gessosa
di Airolo e Val Canaria, non verrebbe punto intersecata dalla galleria superiore, diretta
da Airolo a Goeschenen, ma soltanto da quella inferiore del secondo profilo e per un
tratto di circa 1.200 metri, lungo il quale si avrebbero ad attraversare alternativamente
dei calcari giallognoli, dei calcescisti e delle masse di gesso. A proposito però di questo
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F. GIORDANO
gesso deve notarsi che l’ osservazione fatta in molti punti delle Alpi dimostrò sempre
come questa roccia, che è solfato di calce idrato, muta con la profondità, cioè che la
medesima trovasi allo stato anidro ossia di anidrite alla profondità di poche decine di
metri, e talora anche di pochi metri sotto alla superficie. Simile trasformazione è chia
ramente dovuta all’ azione dell’ acqua in dipendenza della maggiore o minore permea
bilità della roccia.
Tale è nel suo complesso la costituzione geologica della catena centrale del Gottardo
attraversata dalla nuova ferrovia; cioè una gran zona di scisti micacei gnesiaci con li
banchi disposti a ventaglio. Al Nord tale massa scistosa è appoggiata ad una potente
zona decisamente granitica. In ciascuna poi delle due depressioni o vallate laterali di
Airolo e di Andermatt affiora una zona di calcari, quella di Andermatt poco potente,
quella di Airolo più sviluppata e composta di calcari ora puri, ora misti di gesso ed
alternanti con calcescisti cristallini.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
13
III.
DESCRIZIONE DELLE ROCCE DA ATTRAVERSARSI COLLA GALLERIA.
Descriviamo ora alquanto più minutamente le rocce di questa giogaja che saranno
attraversate dalla progettata galleria. Seguiremo nel ciò fare il senso da Sud a Nord.
La zona dei calcescisti e dei calcari gialli di varia struttura misti a gesso bianco
che, come dicemmo, vedonsi assai sviluppati in Val Bedretto proprio sotto ad Airolo ed
a levante di questo villaggio nella prossima Val Canaria, ci interessano soltanto inci
dentalmente; poichè il traforo più probabile quale venne sin’ ora progettato non li
attraverserebbe punto (vedi Tav. 1‘, Fig. 1‘), entrando il medesimo direttamente nella
gran zona degli scisti cristallini che vedonsi affiorare lungo lo stradone che da Airolo
sale al passo del Gottardo.
Abbenchè le rocce di tutta questa zona centrale presentino all’ ingrosso una certa
uniformità di struttura e di composizione, tuttavia percorrendo ripetutamente e con
attento esame que’ monti, vi si ponno riconoscere certe diversità che permettono di
snddividerla in parti alquanto fra loro diverse. Anzitutto sono da notare due grandi
masse granitiche di forma grossamente ellittica, che affiorano fra li gneis e micascisti
alquanto ad Ovest della linea del traforo Airolo-Andermatt. Si è in questi graniti che
si apre lo stradone del valico attuale del San Gottardo, incassato fra le cime domi
nanti della Prosa all’ Est e della Fibbia all’ Ovest. Le masse medesime riunite in una
si prolungano di parecchi chilometri all’ Ovest in direzione parallela a quella generale
della catena, ma cessano poi repentinamente prima della vallata del Rodano. Ma di
queste masse granitoidi isolate che appaiono come accessorii della grande zona nordica
di Goeschenen, si dirà più sotto.
La roccia predominante nello spazio ove cadrebbe più probabilmente la galleria, è
il già menzionato scisto cristallino‘ micaceo segnato nella carta in rosso chiaro. La con
tinua scistosità e l’ aspetto suo, indurrebbero a crederlo un semplice micascisto più o
meno quarzifero sparso di mica generalmente bigia o bruniccia. Mal’ esame al cannello
dimostra che quasi tutta la pasta biancastra dei medesimi, quand’ anche di aspetto
vitreo, è più o meno fusibile e perciò ricca assai di felspato. Questo elemento poi vi si
mostra talora qua e la in noccioli or compatti or con visibili faccie sfaldanti. Sembra
perciò che la massima parte di questi scisti cristallini si possano definire come mica
a
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F. GIORDANO
scisti felspatici ossia come gneis più o meno finamente scistosi, li quali variano soltanto
di aspetto secondo i diversi minerali secondarii che in varia abbondanza conten
gono sparsi.
Venendo all’ esame specificato dei medesimi, e principiando dal Sud, quei che affio
rano primi sopra Airolo, come per esempio, ai Mulini di Albinengo ove cadrebbe per
ipotesi la bocca della galleria, sono assai notevoli per la frequenza di granati rosso
scuri di varia grossezza, di cui sono sparsi frequentemente. La stratificazione apparente,
come la scistosità loro che sempre vi è parallela, presentano direzioni alquanto diverse
nei varii punti, ma che nella media si può ritenere fra N. 50° e N. 55° Est vero. L’ in
clinazione della anzidetta stratificazione e scistosità appare quivi molto sentita verso il
Nord, variando fra 40° e 50° con I’ orizzonte. Il tratto di simile zona granatifera che
sarebbe attraversato dalla galleria, può ritenersi di poco più che metri 600.
Qui si può osservare come la progettata galleria facendo un angolo di 4° all’ Ovest
col meridiano, essa taglierebbe la direzione dei micascisti ad un angolo di 55° a 60°;
oltrechè si avrebbe altro angolo poco dissimile nel senso della inclinazione. Simile cir
costanza è pur troppo assai sfavorevole al lavoro della perforazione meccanica, poichè
i fioretti perforatori lanciati dalle macchine incontrando la superficie delle lastrelle quar
zose sotto quell’ angolo piuttosto acuto, avrebbero naturalmente una certa tendenza a
deviare a destra ed in basso, e produrre così un buco curvo nel quale i fioretti me
desimi resterebbero poi ad ogni istante incagliati. La difficoltà del lavoro viene poi
ancora tratto tratto accresciuta dall’ incontro di vene e noccioli di puro quarzo che
trovansi in qualche frequenza fra i letti di questi scisti, e raggiungono talora grossezze
superiori ad un metro. In questa prima parte della galleria converrà dunque che ogni
possibile artifizio venga usato nel lavoro di avanzamento per ovviare le cennate diffi
ficoltà che la struttura delle rocce presenta.
Proseguendo verso Nord, li scisti cristallini assumono una composizione che si dif
ferenzia sensibilmente da quella dei precedenti per la gran.quantità di anfibolo orni
blenda verde-scuro di cui si mostrano sparsi qua e là ed impregnati. Questo silicato
tenace vi è generalmente sparso in cristalli allungati, nonchè acicoli od in masse fibrose
disposte nel senso della generale scistosità. Talvolta però diviene esso predominante al
punto da costituire dei veri banchi grossi uno o più metri di una roccia color nero che
può chiamarsi una vera anfibohte, roccia tenace ma non durissima. In certi siti. invece,
come vedesi per esempio lungo lo stradone presso la prima cantoniera di ricovero
(1.670 metri), l’anfibolo è minutamente commisto al quarzo granoso, formando un magma
tale che deve essere molto duro e tenace ad un tempo.
Lo scisto cristallino più o meno a‘nfibolifero prende su questo versante meridionale del
Gottardo un grande sviluppo, formandovi una zona quasi continua allungata nel senso
generale E.N.E.-O.S.O. e di una larghezza variante da meno di uno sino a due e più
chilometri. Nella Carta geologica, come nei profili, vennero distinti questi micascisti anfi
boliferi con una tratteggiatura in verde. Appaiono essi molto distinti su tutto il fianco
settentrionale di Val Bedretto e della Val Canaria, cui attraversano di poi nella parte
sua superiore. Sullo stradone vedonsi cessare precisamente alla seconda cantoniera, detta
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
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di San Giuseppe, facendo ivippassaggio ai micascisti puri ed ai gneis che precedono la
grande massa granitica del San Gottardo. A levante di questo sito, e sulla linea della
galleria, gli scisti anfibolici hanno il loro limite poco sotto le vette di Scara-Orell e
nella valletta ove sono i casolari detti Grosso-di-mezzo.
La galleria nostra avrebbe ad attraversare all’ incirca un tre chilometri di simile roc
cia, come ci mostra il profilo, ove gli scisti anfiboliferi vennero indicati con l’ appros
simativa inclinazione risultante dalle osservazioni fatte alla superficie. Tale inclinazione
è al Nord e variante da 50° a 55° con l’ orizzonte.
Al proposito della grossezza delle varie rocce o formazioni che verranno attraver
sate dalla galleria, giova rammentare come non possa pretendersi dai profili geologici
un’ esattezza spinta al metro, mentre tanto la potenza quanto l’ inclinazione di un banco
o di una zona di banchi che affiori alla superficie, possono sensibilmente variare nella
profondità. E nel caso nostro la disposizione a ventaglio dei banchi di roccia, può la
sciarci ragionevolmente presumere che li medesimi s’incurvino alquanto nella profon
dità avvicinandosi maggiormente alla verticale, come venne appunto nei profili rappre
sentato. Ma anche tenendo conto di simile incurvatura nel calcolo delle varie spessezze
da attraversare al livello della galleria, si avranno pur sempre delle cifre soltanto
approssimative. Al postutto le piccole differenze che possono risultarne non hanno una
grande importanza rispetto al complesso dell’ opera che trattasi di eseguire.
Passata la zona anfibolica, incomincia una lunga serie di scisti cristallini micacei di
varia apparenza, li quali proseguono poi con poche e non essenziali variazioni di strut
tura e composizione per circa 9 chilometri, cioè sino alla gran zona granitica che si
. incontra dopo il piano di Andermatt. Quelle variazioni, dicemmo, sono assai lievi, ma
tuttavia non tali che si abbiano a trascurare. Ed anzitutto si noterà che l’ anfibolo
non cessa già nè repentinamente nè completamente con la zona meridionale _anzide
scritta, ma ricompare tratto tratto ad impregnare li scisti cristallini, benchè in quan
tità limitata e saltuaria. E così senza molto scostarsi dalla linea della galleria, se ne
vedono piccoli affiorimenti sulle pendici e sulla vetta medesima del Pizzo Centrale, non
chè nella Valle di Guspis, sui fianchi dello Schwarzloch, e sovratutto poi sul Kastenhorn.
Questo monte presenta una cresta trasversale che s’ innalza sino a 3.000 metri sul mare,
scabra e dirupata, ed al cui piede settentrionale nasce il ghiacciaio di Sant’ Anna scen
dente verso Andermatt. Ora tutta la sua massa appare costituita di roccia color verde
scuro pregna di anfibolo, che talvolta passa all’ anfibolite pura, talvolta invece essendo
un misto di anfibolo e di felspato bianco, costituisce la roccia macchiata di bianco e
nero detta diorite, e che deve presentare una durezza notevole. La massa di questa
roccia dioritica del Kastenhorn forma una specie di grossa lente isolata nel mezzo degli
scisti cristallini, diretta nel senso solito della scistosità e con pendenza al Sud. La sua
potenza è agli affiorimenti variabile assai secondo i siti, cioè da .200 sino a 450 metri.
Siccome la galleria passerebbe precisamente sotto alla cresta del Kastenhorn, può rite
nersi come certo che dovrà la medesima intersecare tal roccia verde alquanto prima di
giungere sotto la verticale della cresta. Siccome però, la detta rocciapresenta notevoli
variazioni tanto di composizione che di potenza e di inclinazione, così non è lecito
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F. GIORDANO
asserire che la medesima conservi alla notevole profondità della galleria tutta la potenza
che mostra agli affiorimenti. Nè del pari si potrebbe in questo caso stabilire a priori
l’ esatta distanza in cui la roccia verde verrà incontrata; e soltanto può dirsi che
sarebbe allo incirca a 7 chilometri dalla bocca Sud.
Dopo questa gran massa del Kastenhorn non appaiono sulla linea della galleria altre
masse notevoli di roccia verde, e soltanto è possibile 1’ incontro di una massa talcosa
o serpentinosa a 9.800 metri circa dalla bocca Sud, ossia 5.200 dalla bocca Nord. Infatti
in due punti laterali alla linea della galleria s’ incontra simile roccia; all’ Ovest alquanto
sopra Hospenthal nel punto detto Gigè, nella valletta di Felsen, vedesi una roccia simile
di color verde-bigio talcosa ed assai tenera, scavata per farne lastroni e pezzi diversi
destinati ad usi edilizii e domestici. Essa forma una massa o banco di circa 100 metri
di totale potenza, simulante una stratificazione quasi orizzontale, ma che è certamente
incassata nei micascisti secondo la generale inclinazione di questi. All’ Est invece, sul
fianco sinistro della valle dell’ Unteralp, quasi in direzione della massa talcosa anzidetta,
vedesi nel letto del torrentello di Gurschenen, una massa di roccia serpentinosa verde,
più o meno compatta ed assai dura, che viene usata talora come pietra da ornamento.
Se ne scorgono grossi trovanti presso la cappella superiore di Andermatt. Abbenchè
queste due masse di Gurschenen e di Gigè non presentino alla superficie indizio di col
legamento fra loro, potrebbero tuttavia non essere altro che rigonfiamenti di una stessa
zona intercalata agli scisti, e quindi non impossibile che qualche tratto di simile roccia
venisse pure dalla nostra galleria incontrato.
Riprendiamo ora in esame gli scisti cristallini che sono sempre la nostra roccia di
gran lunga predominante.
Dopo gli scisti anfiboliferi anzidescritti, che cessano sulle alture di Scara-Orell s’ in
contra, seguendo la linea del traforo, una serie assai lunga ed uniforme di scisti micacei
passanti ad un vero gneis con noduli bianchi, di apparenza quarzosa, ma che fondendo
più o meno al cannello dinotano il felspato. Vedesi tale roccia in tutti i dintorni del
laghetto Sella, sotto al quale passerebbe il traforo, non chè sul versante meridionale del
Tritthorn e del Blauberg, quasi in proseguimento della massa granitica del Monte Prosa
e del San Gottardo. La direzione di questi gneis nodulosi è sempre presso a poco la
stessa, cioè in media di N. 60° E. vero, e l’ inclinazione dei banchi loro come della sci
stosità ancora verso Nord, ma già più prossima alla verticale, cioè sino a 75° ad 80° con
l’ orizzonte. Non si può veramente assegnare alla zona dei medesimi un limite preciso;
ma può arguirsi dal profilo che a partire dagli scisti anfibolici abbiano a durare per 1.600
metri almeno.
Il rimanente degli scisti cristallini sino alla gran zona granitica che incomincia dopo
Andermatt, benchè variabili di tessitura, non presentano sulla linea percorsa dalla gal
leria delle varietà di grande importanza. Nei dintorni di Andermatt però sembra rive
larsi qualche differenza, presentandosi i medesimi più finamente zonati ed alternanti
qua e là con zone di scisti micacei nericci e rasati, che assumono talora l’ aspetto di
veri scisti carboniosi. Non seppi però che siensi rinvenuti sin’ ora nei medesimi chiare
traccie di vegetali. Questi scisti neri vedonsi benissimo nei meandri della strada nuova
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
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che sale da Andermatt verso Est al colle di Oberalp per Dissentis. La loro inclinazione
è fortemente accennata verso Sud, e sembrano prolungarsi sotto al piano di Andermatt,
di modo chè potrebbero venire attraversati dalla galleria.
Presso alla chiesa di Altkirche, poco al Nord di Andermatt, affiora, come già dicemmo,
in mezzo ai micascisti quel banco di calcare cristallino che si prolunga poi per molti
chilometri nella direzione generale della vallata della Reuss-Realp passando oltre il colle
di Furka sin nella vallata del Rodano. La pendenza generale di questo banco è verso
Nord, però nel sito di Altkirche ove verrebbe attraversato dalla galleria, appare presso
chè verticale. E come tale appare eziandio il contatto dello gneis con la prossima grande
massa granitica che incomincia precisamente all’ Urnerloch alquanto più al Nord della
anzidetta chiesa. Il calcare in questo sito è perfettamente cristallino e saccaroide, sparso
di squame micacee e diviso tutto in specie di lastre parallele alla stratificazione. La
sua potenza non può qui esattamente giudicarsi dalla superficie, in parte masche
rata da detriti, ma supera di certo Il 100 metri, e potrà ritenersi prossimamente
di 130 metri.
In altri punti più all’ Ovest, questo stesso banco presenta una potenza maggiore, ed
in pari tempo la roccia non vi è più saccaroide, ma a struttura compatta o subcristallina
con una tinta cinerea od azzurrognola. Qualche geologo riferì esservisi anche ritrovate
delle traccie di fossili, cioè di pentacriniti. Ove ciò fosse, l’ età sua sarebbe assai ben
definita e non tanto antica, mentre simili avanzi non indicherebbero un’ età molto più
remota del Lias; però non avendo io potuto rinvenire di simili traccie, debbo lasciare
in sospeso il giudizio, inclinando tuttavia a ritenerla più antica.
La totale potenza degli scisti cristallini di varia struttura compresi fra questo banco
calcareo ed il limite più sopra indicato degli gneis nodulosi del versante meridionale,
risulterebbe sulla linea della galleria nostra di circa 6.300 metri. La scistosità dapprima
inclinata al Nord e poi verticale, dove è l’ asse del ventaglio, incomincia verso I’ alto
della Valle di Guspis a pendere al Sud, presentando un’ inclinazione in quel senso prima
di 85 ad 80° ed infine di 75° con l’ orizzonte. La direzione invece è sempre presso a poco
la stessa, cioè oscillante fra N. 53° e 56° E., onde essa mantiene una obliquità di 57° a 60°
con l’ asse della galleria medesima. Eguale eziandio è la direzione generale del banco
calcareo sopradescritto. Da questo poi seguitando verso Nord e sino al granito del
I’ Urnerloch corrono ancora 350 metri di gneis scistosi in banchi quasi affatto verticali
e diretti N. 60° E. Questi gneis nello approssimarsi al granito assumono gradatamente
la struttura dello gneis noduloso.
Alla stretta della Reuss ove lo stradone passa nel breve traforo detto Urnerloch,
la roccia è già decisamente granitoide, succedendo il passaggio secondo un piano appa
rentemente verticale. Il granito prosegue’ quindi, come già fu detto, nella Valle della
Reuss e la nostra galleria che esce a Goeschenen avrebbe tutta la sua estremità set
tentrionale in questa roccia per circa 2.200 metri. La struttura di questo granito è
assai uniforme, cioè un misto di quarzo jalino con mica è felspato, il quale vi è gene
ralmente sparso in distinti e grossi cristalli di ortosio, geminati e di color ‘bianco. Con
siderata poi in grande tal roccia granitica presenta essa una specie di generale e ben
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F. GIORDANO
marcata scistosità verticale, parallela sempre a quella medesima delle rocce cristalline
dianzi descritte ed alla direzione della catena alpina cioè N. 60° E.
Simile struttura che si manifesta tanto con righe esterne quanto con una maggiore
fissilità del granito, fu causa che da taluni geologi si volesse definire questo granito
del Gottardo un gneis porfiroide o cosiddetto ghiandone. Veramente l’ idea di simile di
stinzione può nascere assai naturale quando si osservano le masse granitoidi intercalata
negli scisti cristallini che si vedono lungo lo stradone del San Gottardo, e dove talvolta
il granito .è tutto in zone alternanti più volte con veri gneis e con micascisti; ma nella
grande zona del granito di Goeschenen cui la nostra galleria attraverserebbe per oltre
due chilometri, l’ uniformità della roccia è tale che simile distinzione avrebbe al nostro
punto di vista troppo poca importanza per farne caso. ‘_Oltre però alla detta scistosità
verticale, un elemento che in questa roccia merita qualche attenzione è il clivaggio
naturale della medesima in altri due sensi, di cui il principale, visibile anche per esterni
segni, è quasi orizzontale od almeno poco inclinato. Esso merita qualche attenzione
perchè, come è naturale, può in certa misura influire svantaggiosamente sulla solidità
del cielo della galleria, e rendere quindi vieppiù necessario quel rivestimento della volta
che del resto è prudenza il non omettere trattandosi d’ un varco di ferrovia.
A proposito poi de’ clivaggi della roccia, cade qui opportuno il rammentare che
esistono essi non solo nel granito, ma bensì in tutta la massa degli .scisti micacei attra
versati dalla galleria, come del resto suolsi verificare in tutte le rocce più o meno cri
stalline. I clivaggi principali sono due e questi, insieme alla già descritta generale sci
stosità, formano un sistema di tre piani di fessure prossimamente normali tra loro e
che dividono tutta la massa in grossolani poliedri.
Uno dei piani di clivaggio più apparente, sovratutto nel versante meridionale, è quello
normale alla direzione dei banchi scistosi, diretto cioè a N.N.O.-S.S.E., ‘ed alquanto
inclinato al S.O., il quale in certi siti è tanto bene sviluppato da eclissare quasi la ge
nerale e vera direzione dei banchi e indurre in errore: simili clivaggi però, se con la
loro diversa obliquità possono avere una certa influenza sulla maggiore o minore como
dità del lavoro di scavo della galleria e di sgombro dei materiali, non hanno tuttavia
riguardo al lavoro meccanico delle perforatrici quella importanza e gravità che pre
senta la obliqua direzione della vera scistosità e di cui si è sopra discorso.
La varietà talora assai notevole di struttura e composizione, ma sovratutto di du
rezza, che ci presentano le rocce sin qui descritte, e l’ obliquità della scistosità loro con
la direzione della galleria, sono circostanze piuttosto sfavorevoli al lavoro della mecca
nica perforazione; e ciò è ben noto aipratici di tale materia, mentre invece grandis
simo vantaggio si proverebbe qualora e’ avesse la galleria ad aprire in una roccia tutta
eguale ed omogenea, come per esempio il granito. Poichè, comunque questa sia assai
dura, ciò nondimeno la sua uniformità permetterebbe l’ impiego d’ un solo e costante
sistema di utensileria che si tradurrebbe in economia di spesa e forse anche di tempo.
Nè sempre la roccia granitica è tanto dura al lavoro quanto si crede, poichè quando
trovasi ancora sotterra, prima cioè di essersi prosciugata all’ aria, essa è sensibilmente
più dolce che non quella superficiale od estratta da qualche tempo; come del resto si
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
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verifica nelle cave stesse che vennero aperte sullo stradone del Gottardo. Per tali mo
tivi nello studio geologico di questa catena, dove la roccia granitoide vedesi su tanto
spazio affiorare, almeno seguendo la strada da Airolo ad Hospenthal, io studiava con
una certa cura ed ansietà se non fosse possibile il variare il tracciato del traforo in
. modo da condurlo per quanto possibile entro di questa roccia. E perciò volli proce
dere a determinare esattamente la estensione delle suddette masse, ciò che invero ri
chiedette non pochi giorni di assai faticosa esplorazione per siti dirupati. Il risultato
di tali ricerche vedesi nella Carta geologica e nella sezione da Bedrina a Zumdorf
(Tav. 1‘, Fig. 1"). Questa Carta ci mostra come il granito non formi già qui una zona con
tinua, ma soltanto due masse oblunghe, limitate e di forma piuttosto irregolare, separate .
da una zona di 500 a 600 metri di gneis e micascisti. Tale zona scistosa intermedia. è
appunto attraversata dallo stradone soendente dall’ Ospizio del San Gottardo ad Hospenthal
presso la cantoniera di Rodont (quota 1. 976 metri). La medesima passa quindi pel la
ghetto di Lucendro proseguendo di là verso Ovest dove s’ allarga assai. La massa gra
nitica più meridionale forma il vero gruppo del San Gottardo, con le sue due cime
dominanti della Fibbia all’ Ovest e della Prosa all’ Est del colle o valico stradale ove
‘trovasi l’ Ospizio all’ altezza di 2.093 metri. La sua massima potenza da. Sud a Nord è
di 2.800 metri circa. All’ Ovest questa massa si prolunga assai come già fu più sopra
accennato, e dopo una strozzatura notevole al colle di Cavanna (2. 611 metri) si allarga
di bel nuovo formando alte vette come il Monte Rotondo (3.200 metri), sinchè poi ter
mina col Pizzo Gallina ed il Galmi verso la vallata del Rodano. A11’ Est invece termina
questa massa assai repentemente ed a poca distanza dal colle con la vetta stessa del
Monte Prosa (2.738 metri), la quale sorge di .mezzo agli gneis e micacisti come una
massa regolarmente intercalata ai medesimi e pendente come essi al N.0.
La seconda massa granitica emergente al Nord della prima, è pure attraversata dallo
stradone laddove essa presenta la sua massima potenza di oltre a 3 chilometri. Essa ha
una forma grossamente triangolare; all’ Ovest però quasi svanisce sfumandosi gradata
mente negli gneis della Valle di Wytten; al Nord forma la vetta del Winterhorn termi
nando poi con una.punta irregolare al Gamssteg poco sopra Hospenthal; all’ Est final
mente termina con una linea assai netta che attraversa la Valle di Guspis e passa per
le scabre cime del Furkaegg e dello Schwarzloch alto 2.700 metri sul mare. Questa
massa granitoide segue pure l’ andamento ed inclinazione generale degli scisti, come ben
vedesi sovratutto nel suo piano di contatto settentrionale che è .pendente non più al
Nord ma al Sud, come ivi fanno gli scisti medesimi in causa della disposizione a ventaglio.
Il granito di queste masse è tutto più o meno seminato di bei cristalli di felspato.
Esso poipresenta una sentita scistosità nel solito senso della generale direzione E.N.E.- 0.8.0.
ossia N. 60° E. degli scisti cristallini della catena. Simile scistosità gli dà sovente l’ap
parenza di una roccia costituita da banchi più o meno grossi, regolarmente intercalati
negli scisti medesimi; tanto più che facendo una sezione trasversale vedonsi li diversi piani
di scistosità del granito seguitare fedelmente con le loro diverse inclinazioni la stessa
disposizione a ventaglio dei suddetti scisti, dimodochè, come fu poco sopra cennato, li
banchi della massa meridionale pendono al Nord, e quelli della massa più settentrionale
M'=k____,
20
F. GIORDANO .
pendono al Sud. All’ aspetto generale di simil fenomeno, parrebbe che queste due masse
granitiche non siano già eruttive ed intruse fra li scisti e gneis costituenti la massa di
quella catena, ma semplicemente delle zone di tali rocce state per più intensa altera
zione trasformate in granito. E veramente simile supposto circa alla genesi di tali gra
niti parrebbe giustificato da quanto si .può vedere in molti punti, come per esempio nei
dintorni del Lago di Lucendro e presso la cantoniera di Rodont, ove ad ogni tratto il gra
nito, lo gneis ed il micascisto disposti in zone parallele alternano più volte tra loro con
tali gradazioni di struttura che parrebbero indicare identità di origine. Ma per contro,
in diversi altri punti, il contatto tra la roccia scistosa e la granitoide, benchè pure abbia
luogo secondo i piani regolari della suddetta generale direzione, presenta un passaggio
repente e deciso, ed in molti siti poi simile contatto non ha più luogo afl‘atto secondo
piani regolari e paralleli all’ apparente stratificazione, ma in modo affatto irregolare e
bizzarro, talchè il granito apparirebbe quivi come una roccia sorta pastosa. Essa infatti
ora avvolge grossi lembi di scisti, ora forma dicchi e vene di varia grossezza che par
tendo dalla massa principale vanno tra quei gneis e scisti insinuandosi. Si possono ve
dere bellissimi esempi di simili impasti ed iniezioni nella zona meridionale poco a Sud
dell’Ospizio medesimo del San Gottardo, a. levante dello stradone nella valletta o con
fluente che viene dall’ Alpe di Sorescia, ed al principio della valletta di Sant’ Antonio;
come anche al citato passo di Cavanna sopra Villa. Nella zona settentrionale se ne vedono
chiari esempi sovratutto al suo limite Est sopra 1’ Alpe di Fortunei, e sulle scabre vette
dello Schwarzloch e del Furkaegg. Dicche granitiche di più metri di potenza si cacciano
quivi verso Est dentro li gneis e micascisti, li solcano e tormentano per una certa esten
sione, e danno forse loro quella durezza che, rendendoli più resistenti alle azioni atmo
sferiche, permise loro di perdurare formando al pari del granito aspre costiere come
quelle dominanti la Valle di Guspis. Fatto è che reca assai meraviglia il vedere come
talune creste di questi monti e taluni fianchi di valle sieno formati parte di granito e
parte di scisto senza che possano a prima vista distinguersi, quasi che la‘diversa natura
delle rocce niun effetto avesse sulle esterne forme orografiche. Ma tale fenomeno si vede
pure non di raro in altre regioni. Ciò che l’ esame in posto di queste masse granitiche del
Gottardo ci presenta di molto interessante, sono gli esempi svariati di contatto fra il gra
nito e gli scisti, ove il passaggio fra-le due rocce presentasi ora graduato, ora invece
repente ed irregolare. Simili esempi bene studiati aiutar possono di molto il geologo a
formarsi un concetto sulla probabile origine e comparsa delle masse medesime.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
21
IV.
DIGRESSIONE SULL’ ETÀ GEOLOGIGA DELLE ROCCE.
Dopo li precedenti cenni soltanto descrittivi delle rocce del Gottardo, non sarebbe
inopportuno il soffermarsi ora alquanto a trattare della. probabile età geologica e modo
di loro formazione, nonchè dell’ epoca e modo di loro sollevamento sino alle altezze a
cui vedonsi sorgere oggidì sovra il livello del mare: poichè tale argomento non sarebbe
solo interessante come studio teorico e filosofico, ma sino ad un certo punto anche a
vantaggio della pratica, potendo porgere qualche lume sul probabile prolungamento sot
terraneo di alcune delle rocce che vediamo ivi alla superficie, prolungamento che sta
rebbe appunto in rapporto con l’ età e la genesi delle medesime. Tale per esempio sa
rebbe il caso delle masse granitiche di cui venne poco sopra discorso, nonchè delle rocce
dioritiche e degli stessi calcari di Andermatt e di Airolo.
Ma pur troppo la ben nota difficoltà di un tale soggetto, per la cui trattazione si
esigerebbero lunghi esami e discussioni, mi vieta di attaccarlo nel suo complesso, onde
dovrò limitarmi a rammentare qui di volo alcune delle particolarità che, mentre sono
idonee a dar qualche lume sul medesimo, possono eccitare dei geologi speciali ad occu
parsene di vero proposito. ’
Che la massima parte degli scisti più o meno cristallini di varia natura costituenti
la catena centrale del Gottardo come le altre consimili delle Alpi, fossero in origine
depositi formatisi in fondo (1’ un mare più o meno antico stati posteriormente alterati
nella loro struttura e sollevati da azioni chimiche e meccaniche potentissime, è cosa
ammessa oramai dai principali moderni geologi, variando soltanto le loro opinioni su
taluni dei particolari non sull’ essenza del fenomeno. L’ intercalazione di calcari ai detti
scisti è una maggior prova di loro origine nettuniana, sia essa dovuta a semplice sedi
mento di torbide, sia a chimica precipitazione; poichè il calcare in banchi regolari non
altrimenti si forma che in fondo alle acque.’ Ogni dubbio sparisce quando s’ incontrano
avanzi organici, ma pur troppo nel gruppo del Gottardo veramente detto non pare
siensi trovati sin ora sicuri indizii di simili avanzi.
Tale assenza invero potrebbe dipendere non da originaria sterilità di vita organica
in quegli antichi mari, ma solo da completa obliterazione degli avanzi stessi in forza
delle azioni posteriori che alterarono la massa dei terreni medesimi rendendola così pro
4
22
F. GIORDANO
fondamenta cristallina. Intesi dire da qualche geologo svizzero, che nella zona del cal
care di Andermatt ossia della Valle Reuss-Realp, siensi trovate traccie di pentacrini;
altri disse anche di belemniti, verso il colle di Furka: ma a noi non venne fatto .di tro
varne, ed il geologo FRITSCH che vidi presso Airolo precisamente in cerca di fossili, mi
disse non averne ancora trovato alcuno in tutta la potente zona di calcare dolomitico
con gessi di Airolo e di Val Canaria e dei dintorni del Lago Ritom. Il caso però è
diverso all’ Ovest nell’ alto della Val Bedretto e precisamente al colle di Novena (Nu
fenen) per cui si valica .da quella ad un confiuente della vallata del Rodano che scende
dal passo del Gries. Andando da Airolo a questo passaggio di Novena, sempre vedonsi
in fondo alla Val Bedretto e specialmente sul suo fianco meridionale li calcescisti sovra
descritti alternanti ai calcari giallognoli. Giunti al colle, mentre al Nord del medesimo
si hanno ancora li soliti gneis, vedesi al Sud elevarsi uno scabro monte tutto a banchi,
quasi verticalmente rizzati, di un calcare bigio-scuro, pieno d’ impronte, le quali nelle
parti esposte all’ aria divengono salienti in forma di banchettine. Queste sembrano essere
cristalli imperfetti di qualche silicato incominciati ad abbozzarsi nella massa del car
bonato di calce di cui sono pregni. Tra quei calcari così raddrizzati ed, il gneis, corre
un grosso banco di calcare giallo cavernoso simile alle carniole. Ma il fatto più inte
ressante si è che nei medesimi banchi calcarei trovansi sparsi dei belemniti assai distinti,
benchè tutti trasformati in un bianco spato.
La esistenza di questi fossili mi venne pur confermata dal geologo GERLACH molto
pratico della località, geologo cui ebbi ancora occasione di vedere nel giorno stesso
della sua morte avvenuta il 7 settembre per una caduta di sassi presso al non lontano
ghiacciaio del Rodano.1 Di simili belemniti trovansi pure in alcuni altri punti delle
Alpi, fra cui posso rammentare come interessantissimo quello di Folly presso al colle
Ferret tra il Vallese e la Val d’ Aosta, ove vedesi un banco di calcare azzurro pieno
di belemniti con terebratule schiacciato fra i calcari cipollini ed il granito talcoso che
forma la catena del Monbianco. Ora una simile fauna indicherebbe che i calcari di cui
trattasi, come quello di Novena, non sarebbero forse più antichi del giurassico inferiore
ovvero del Lias. Nè ciò deve stupire, quando sul versante opposto delle Alpi vediamo.
i calcari e scisti di tale epoca portati a grandi altezze e quasi ravvoltolati fra gli gneis
e micascisti delle alte cime del Mónch e della Jungfrau.
L’ età infragiurassica dei calcari di Novena non basta però a far conchiudere che
anche tutti i calcescisti e calcari magnesiaci e gessiferi di Val Bedretto, benchè alli
neati sul loro prolungamento, sieno dell’ epoca istessa geologica. Fra gli intricati feno
meni stratigrafici delle Alpi, ove sovente gli strati di formazioni non punto contemporanee
si presentano tutti parallelamente raddrizzati, già si è riuscito talvolta a distinguere le
più antiche dalle più recenti, mentre queste ultime state ripiegate formano per lo più
in tal caso una conca (IlIulde) ossia una U ravvolta nelle prima E tale potrebbe essere il
caso dei calcari a belemniti di Novena, ripiegati forse e compressi fra li calcari di Airolo
e gli gneis laterali; la età dei quali calcari e gneis sembra notevolmente più antica.
1 Non mi è discaro il poter ricordare in questa occasione la memoria 6.’ un geologo cui tanto deve la Geo
logia delle Alpi Occidentali.
.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
23
Quale sia questa età dei calcari magnesiaci e gessosi di Airolo,’ nonchè di quelli
analoghi di Andermatt ed Hospenthal; quale 1’ età degli scisti cristallini e gneis del
gruppo del Gottardo, è questione molto ardua, e che nello stato odierno degli studii
alpini non pare si possa decidere in modo assoluto. Molti geologi esperti delle Alpi,
fondandosi principalmente su analogie nell’ aspetto litologico dei calcescisti e dei calcari
magnesiaci di Val Bedretto e Canaria con altri simili di altre parti delle Alpi ove si
rinvenne qualche fossile del Trias, ritengono che possano i medesimi attribuirsi a questa
epoca od alla permiana che la precede. Ed invero l’anzicennata posizione loro rispetto
ai calcari con belemniti del colle di Novena, non ripugnerebbe punto a simile ipotesi.
Quanto agli scisti della giogaja centrale, per quanto cristallina ne sia la struttura, non è
punto impossibile che essi, od almeno le loro zone laterali disposte a ventaglio sui due
versanti di Airolo e di Andermatt, ci rappresentino alcuna fra le formazioni paleozoi
che, incominciando dalla carbonifera, di cui forse gli scisti nericci di Andermatt sareb
bero una debole ma chiara traccia avanzata al metamorfismo che travaglio quelle rocce
alpine. Il terreno carbonifero infatti si manifesterebbe, secondo STOPPANI, assai ben de
finito per la sua flora fra gli scisti micacei cristallini di Manno al Nord di Lugano, ove
questi s’ appoggiano sugli gneis che formano poi il Monte Cenere e tutto il vasto gruppo
di monti fra Bellinzona ed Airolo: nè quindi sarebbe impossibile che qualche zona del
terreno medesimo, trasformata ora in scisti cristallini anfiboliferi ed in scisti neri rasati,
apparisse sui due fianchi della centrale giogaja del Gottardo.
Quanto ai gneis, che unitamente alle masse granitoidi del Gottardo si trovano
sull’ asse della giogaja medesima, essi ci rappresenterebbero probabilmente le parti più
profonde e quindi più antiche delle formazioni anzi indicate, le quali nel sollevamento
delle Alpi sarebbero state gradatamente sospinte dall’ interno all’ esterno.
Ma il fenomeno a questo punto si complica non poco per la presenza delle stesse
masse granitiche. Secondo la descrizione che a suo luogo si porse, risulterebbe che qua
lunque possa essere la lor genesi prima, cioè 0 per emersione allo stato più o meno
fluido da grandi profondità, come accade delle lave, oppure per un integrale metamor
fismo di antichi sedimenti inferiori, risulterebbe che simili masse debbono a qualche
epoca essersi trovate in uno stato abbastanza pastoso, almeno in alcune loro parti, per
gettare ramificazioni e dicche negli gneis e micascisti fra cui sono racchiuse. Certo vi
sono nelle Alpi ed altrove delle masse granitoidi per le quali non potrebbe sin ora
asserirsi che sieno emerse allo stato fluido o pastoso; ma tuttavia simile origine sem
bra evidente per molti dei graniti che furono studiati. Ne abbiamo esempi sia in alcuni
di quelli dell’ Elba, sia in quelli di Val Trompia nelle vicine Alpi lombarde, diligente
mente studiati dal CURIONI, il quale ne diede interessanti descrizioni nelle sue recenti
Memorie del 1870 all’ Istituto Lombardo. Questi graniti attraversarono evidentemente gli
strati del Trias superiore che in quelle regioni sono assai ricchi di fossili, e gettano
anche ramificazioni negli spacchi degli strati medesimi. L’ emersione dei medesimi è
dunque posteriore per lo meno all'epoca triassica, e quindi anche a quella dei porfidi
acidi ossia quarziferi del Lago di Lugano, del Lago Maggiore e del Tirolo meridionale,
le cui eruzioni paiono aver seguito quasi immediatamente l’ epoca carbonifera. Per altra
24
F. GIORDANO
parte, 1’ esistenza di lembi del calcare giurassico, anzi del nummulitico, su certi punti
assai centrali della catena alpina, come per esempio quello ultimamente ritrovato a
Mùrren sopra Lauterbrunnen, dimostrano come sul principio dell’ epoca terziaria la mas
sima parte dei terreni costituenti questa parte delle Alpi, ancora giacevano sepolti sotto
l’ antico Oceano, il quale estendevasi sulla regione italo-elvetica; e soltanto nelle epoche
terziarie posteriori vennero essi gradatamente emergendo sino all’ attuale altezza. Tale
sollevamento della catena alpina, effetto probabilmente di quelle enormi pressioni late
rali accompagnate da fratture che dovettero prodursi nella crosta del globo per la lenta
variazione di temperatura e forse anche per le chimiche reazioni che accadono nel suo
interno, tale sollevamento, dico, prolungatosi per lunga serie di secoli doveva appunto
dar luogo a quei numerosi spostamenti o faglie, ed agli strani contorcimenti di strati
che ora tanto bene si osservano percorrendo le vallate trasversali. Nettissimi e curiosi assai
vedonsi tali disturbi e contorcimenti nelle due zone laterali della catena alpina costi
tuite dai terreni secondarii e terziarii, e specialmente sulle calcaree pareti del già
menzionato Lago dei Quattro. Cantoni. Curioso specialmente vi è il fenomeno degli strati
di conglomerato terziario del Rigi, che invece di essere rialzati verso la catena alpina,
pendono contro la medesima, cioè al Sud, e trovansi disgiunti dai terreni cretacei per
mezzo di una estesa faglia che attraversa il lago presso Viznau. Sul versante italiano
il rialzamento degli strati verso la catena centrale fu meno irregolare; ma però in
diversi punti venne esso complicato dalle emersioni porfiriche, come per esempio si
vede intorno al bacino di Lugano.
Nella gran zona cristallina di mezzo che si estende nientemeno dai .laghi lombardi
sino ad Erstfeld, per più di 100 chilometri, li fenomeni dovuti al sollevamento alpino
benchè marcatissimi sono piuttosto semplici. L’ energia della pressione operando qui
su.masse più profonde e superiormente caricate, si tradusse principalmente nella mar
catissima e costante loro scistosità diretta nel senso della catena, cioè normale alla pres
sione medesima. Nel vasto triangolo montuoso del Canton Ticino, fra il Lago di Lugano
e Val Bedretto, osservansi è vero delle direzioni quasi normali all’ anzidetta, ma
divergenza sembra dovuta ad un sollevamento anteriore di questa parte delle Alpi
cui tracce
non vennero
interamente
distrutte dai movimenti
posteriori
l’liane,
epocale terziaria
avvenuti.
Ma dove
l’ efi'etto dellaipressione
prodottasi durante
il
tale
ita
nel
sol
levamento resta marcatissimo, è appunto nella descritta giogaja centrale che forma il
gruppo del Gottardo, dove infatti è sorprendente la costanza della direzione concor
dante dei banchi di gneis e micascisti, non chè delle masse granitoidi che sorgono loro
di mezzo, e della generale scistosità la quale affetta indifferentemente e nel senso istesso
tutte quelle rocce qualunque ne sia la natura. La più verosimile ipotesi in questo
caso è pur sempre quella che le masse dei terreni le più profonde, divenute allo stato
di pasta granitoide, abbiano ad una data epoca (probabilmente posteriore alla triassica)
incominciato ad insinuarsi con più rami fra quelle superiori ridotte allo stato di gneis
e micascisti più o meno anfibolici, e gradatamente elevandole abbiano dato luogo nel
sito del Gottardo ad una specie di volta. Le parti superiori di questa demolite poscia
dal mare e dalle erosioni operatesi per lunga serie di epoche geologiche, scomparvero,
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
25
solo restando le parti basse che ci presentano oggidì quella curiosa disposizione a ven
taglio. Ma simile sollevamento accompagnato da intrusioni granitiche e prolungatosi
durante epoche di tempo lunghissime, è un fenomeno che dovette prodursi in un modo
non tanto semplice. Sappiamo infatti ‘come il sorgere delle catene montuose ebbe luogo
per lo più ad intervalli intercalati con periodi di abbassamenti; il qual giuoco ripetuto
di altalena produsse numerose faglie e spostamenti degli strati gli uni rispetto agli altri.
Contemporaneamente a tai moti accadeva che la temperatura assai elevata in quelle
profondità, la gran pressione e la presenza di acque termali e minerali impregnanti,
attivando di molto le chimiche affinità, ben poterono ingenerare delle notevoli trasfor
mazioni nella loro struttura e mineralogica composizione, risultato delle quali trasfor
mazioni furono appunto quelle rocce ora affatto cristalline e tutte scistose nel senso
normale alla massima pressione. E quanto ai graniti veramenti detti, è probabile che
ripetute vicende di composizione e vario grado di solidità essi abbiano pur dovuto
subire nello avvicendarsi di tanti movimenti e di sì svariate chimiche reazioni, onde
non riesce poi difficile il darsi ragione della varietà del loro modo di presentarsi, qui
come grossi e solidi banchi intercalati agli scisti, colà come rocce intruse, dove infine
passanti al gneis o con aspetto ambiguo dovuto alla incompleta trasformazione cui le
materie prime andaron soggette in quel grande laboratorio sotterraneo nel quale ven
nero elaborate.
.
La vista del profilo generale della catena (Tav. II. Fig. 2“), ben mostra all’ occhio
quanto sia poi stata enorme la massa di erosione, operata sia dalle acque marine quanto
dalle meteore atmosferiche dopo il sollevamento della catena medesima, .erosione che
asportò le parti più superficiali dei depositi secondari e terziari, poichè, quasi tutta la parte
centrale ne è ora spogliata e solo piccoli lembi qua e là ne restarono sui micascisti a testi
moniare della primitiva loro continuità. A simili erosioni poi, sono dovute le forme ultime
attuali delle vallate cui le faglie o scorrimenti già avevano abbozzate, e più special
mente potrebbe attribuirsi alla erosione la totale escavazione di quelle longitudinali
depressioni che si trovano lungo .le zone di rocce meno resistenti, quali sono per esem
pio i calcari. Di tal genere appunto sarebbero le due vallate longitudinali di Bedretto
e di Andermatt, fra le quali rimase emergente la giogaja cristallina del San Gottardo,
cui deve la galleria nostra‘ perforare.
Così pare adunque si possa con le moderate ipotesi che si vennero esponendo, darsi
ragione almeno in massima della genesi e dell’ età geologica di queste rocce delle com
plicate catene alpine.
26
F. GIORDANO
V.
SPESSEZZE DELLE VARIE SPECIE DI ROCCE
CHE S’ INCONTRERANNO NELLA GALLERIA.
Ritornando ora al nostro argomento delle rocce che saranno attraversate, il fatto
principale che ci interessa, è il vedere anzitutto come le masse granitiche del Gottardo
cessino afi.atto verso Est prima della linea della galleria, onde accade che questa invece
di attraversare nel suo mezzo un grande nocciolo granitico come era da desiderare, e .
come apparirebbe a chi valica il Gottardo sullo stradone attuale, non vi troverebbe che
la grande serie di gneis e scisti anfibolici ed altri superiormente descritti. Invero non
sarebbe assolutamente impossibile, sovratutto ammettendo l’ origine emersiva di quel
granito, che alcuna dicca di esso potesse sotterraneamente incontrarsi nella direzione
della supposta galleria; ma oltrechè per la speciale disposizione che quelle masse pre
sentano, havvi di tale fatto ben poca probabilità, non riuscirebbe esso poi di veruna
importanza. Piuttosto era il caso di vedere se non convenisse di spostare d’ alquanto
la linea del traforo tracciandola più ad Ovest, onde condurlo in pieno attraverso quelle
masse. Ma vi si opporrebbe anzitutto la difficoltà del livello, poiehè simile spostamento
condurrebbe necessariamente ad elevare maggiormente la galleria, ciò che nè si può, nè
conviene di fare. In secondo luogo si potrebbe, senza elevarne la quota, tracciare la
galleria non più rettilinea, ma secondo una curva, ovvero anche una spezzata, conducendo,
per esempio, il suo ramo Sud pressochè normalmente alla direzione generale della sci
stosità delle rocce, con grande vantaggio della perforazione, e così potrebbe incontrarsi
dopo 3.700 metri circa di scisti anfibolici la prima massa granitica, che potrebbe per
forarsi così nella medesima direzione sino all’ incirca sotto alla verticale della già nomi
nata cantoniera di Rodont; di là comincierebbe il ramo Nord diretto al solito sbocco
di Goeschenen. Tale galleria, oltre al riuscire curva o spezzata in due rami facienti tra
loro un angolo di 140°, avrebbe una maggiore lunghezza diun chilometro circa, cioè in
tutto 16.000 metri. La totale grossezza poi di roccia granitica che s’ incontrerebbe nel
mezzo con simile tracciato non sarebbe più di 6.000 metri circa, e ancora non sempre
di omogenea struttura; mentre poi riuscirebbe viepiù obliqua la direzione coi micasci
sti del ramo settentrionale sovra una lunghezza di 4.000 metri. Ponderati li vantaggi
e svantaggi relativi, e specialmente la maggiore totale lunghezza di un chilometro circa,
ci sembra risultare che il traforo rettilineo diretto tra Airolo e Goeschenen quale venne
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
27
prima ideato sia ancora per la sua semplicità il preferibile, e che tutto al più si possa
fare uno studio comparativo del medesimo con quello della variante Madrano-Goesche
nen indicato nella Tav. I, Fig. 2".
Riferiamo quindi qui appresso in un quadro riassuntivo le grossezze di rocce diverse
risultanti dai disegnati profili per ciascuna delle due ideate gallerie. E appena neces
sario il qui ripetere, che simili suddivisioni non hanno per sè grande importanza e
nemmeno un carattere assoluto, come pure che le rispettive grossezze di rocce più o
meno diverse, soltanto presentano una certa approssimazione sufficientissima tuttavia
per lo scopo pratico di questo studio.
Rocce diverse a partire dalla bocca Sud.
Traforo del San Gottardo . . . . . .
'
Traforo diretto Airolo- Goeschenen {
Bocca Sud-1. 155 metri sul mare
Bocca Nord - l. 110 idem.
Lunghezza 15.070 metri
Angolo col meridiano N.4°O.
620"‘°‘".-- Scisti micacei passanti al gneis. In generale molto ricchi di granati e con frequenti vene
qnarzose.
Scistosità‘ generale diretta N. 50° a 55° E. vero, e che fa un angolo da 55° a 60°
con la direzione della galleria. La scistosità medesima è inclinata al Nord sotto angoli
varianti da 40" a 50° con l’ orizzonte.
2.910 "m'î-Scisti come li precedenti, ma più o meno anfiboliferi. Talvolta l’anfibolo diviene predo
minante, talvolta s’ impasta intimamente col felspato e col quarzo formando una massa
dura e tenace.
Scistosità diretta all’incirca come la precedente cioè N. 52° a 57° Est-in media
Nord 55° Est-e faciente lo stesso angolo di 60° circa con la direzione della galleria.
Inclinazione al Nord più forte, cioè da 50° a 55° con l'orizzonte.
l. 680 "‘°"‘.-Gneis scistosi con fili e noccioli di quarzo talora assai grossi.
Scistosità fortemente inclinata al Nord, e faciente angolo di 62° a 64° con la dire
zione della galleria.
6. 3l0"'"".-Scisti micacei e gneis finemente scistosi alternanti. Tratto tratto qualche zona, sparsa di
anfibolo.
Scistosità dapprima verticale o quasi e che muta poi gradatamente inclinazione,
sinchè infine sul versante svizzero pende a‘ Sud ad angolo di 75° ed 80° con l’ orizzonte.
Direzione media N. 54" E. e quindi ad angolo di 58” circa. con la galleria. In questo
tratto si possono incontrare alcune zone più o meno anfibolifere. Una di queste corri
spondente alla cresta del Kastenhorn s’ incontrerebbe a 6.800 metri circa dalla bocca Sud,
e potrebbe avere una potenza di 300 a 400 metri, sfumandosi però gradatamente nel
micascisto. Altra zona di roccia verde serpentinosa di minor potenza può trovarsi
a 5.200 metri circa dalla bocca Nord.
870 "‘mi.---Scisti micacei bigi finemente zonati passanti al gneis. Nei dintorni di Andermatt alternano
con banchi di scisti nericci rasati contenenti qualche venula calcarea.
Scistosità‘ prima fortemente inclinata al Sud, poi verticale ed infine indicante al
Nord. Direzione N. 60° E. e quindi ad angolo di 64" con l’ asse della galleria.
130 "‘“'Î.-Calcsre cristallino micaceo a lastrelle. Banco quasi verticale o fortemente inclinato a Nord.
.
Direzione N. 60° E. ed angolo di 64° con la galleria. Si suppone la sua continuazione
almeno sino ai 300 metri.
350 "'°"’.-Gneis più o meno scistosi, scistosità pressoché verticale, direzione regolare N. 60° E., ed
angolo di 64° con la galleria.
2. 200 "'"".- Granito più o meno omogeneo a cristalli felspatici. Fissilità verticale assai pronunciata nella
.
solita direzione generale N. 60° E. Havvi inoltre frequentemente un clivaggio quasi
orizzontale.
TOTALE 15. 070
Metri.
28
F‘. GIORDANO
Traforo del Gottardo . . . . . . .
Bocca Sud -1.070 metri sul mare
Bocca Nord - 1. 110 idem.
Variante Madrano - Goeschenen g
Lunghezza 15. 750 metri
Angolo col meridiano N.12°O.
460 "‘"".-Scisti micacei passanti al gneis. Scistosità fortemente inclinata a Nord. Direzione N. 70° E.
ed angolo con la direzione della galleria di 82°.
530 ““‘"‘.-Ca1care giallo, compatto o subcristallino.
2)0“‘"“.-Calcescisto cristallino.
.
470'"°"'.- Calcare giallo come sopra, alternante con gesso bianco, il quale a qualche profondità deve
passare all’anidrite.
380"‘°"‘.--Scisti micacei granatiferi.
1. 880"‘°"i.-Scisti micacei e gneis più o meno anfiboliferi e con vene quarzose.
Tutte le zone di rocce qui sopra indicate presentano una scistosità inclinata a
Nord ad angolo di 55° a 60“ con l’ orizzonte, e con la stessa direzione generale di 70° E.
faciente angolo di circa 82° con la galleria. .
1. 98)““‘"i.-Gneis scistosi con fili e noduli quarzosi. Scistosità‘ fortemente inclinata a Nord. Dire
zione generale N. 60° E.
7. 22O"‘°"‘.-Scisti micacei e gneis finamente scistosi, con qualche zona anfibolifera e con qualche
banco di scisto nero rasato verso Andermatt.
Scistosità. dapprima, verticale e poi con forte pendenza a Sud. Direzione N. 55° E.,
ad angolo di 65° a 70° con la galleria.
130 "‘‘"‘.-Calcare cristallino micaceo di Andermatt. Quasi verticale. Direzione solita N. 60° E.
600 ‘“”"‘.-Gneis più o meuo.scistoso. Scistosità verticale. Direzione N. 60° E. ed angolo di 72° con la
galleria.
1. 900"‘°"‘.- Granito di Goeschenen con scistosità. verticale diretto .al solito N. 60° E. ed un clivaggio
quasi orizzontale.
.
ToTnE ,15. 750
Metri.
In quanto alla natura delle rocce attraversate, il secondo profilo, Madrano-Goeschenen,
come si vede dal dettaglio precedente, non differisce dal primo, Airolo-Goeschenen, se
non per li 1.200 metri di calcari compatti o cristallini alternanti con gessi, che si incon
trerebbero presso Madrano e Valle sotto la Val Canaria. Certamente la perforazione
di simile roccia e relativamente molto facile; ma per contro si deve notare come vi sia
possibilità di copiosa filtrazione dal letto del torrente che solca quella valle, letto che
sovrasterebbe soltanto di 110 a 120 metri al livello della galleria.
Oltre ciò, devesi ritenere come possibile che sotto ai punti dove superficialmente ora
vedesi il gesso, questa roccia passi all’ anidrite, e ciò a poca profondità; poichè, come
è noto, questo minerale sotto l’ influsso dell’ aria e dell’acqua suole trasformarsi in gesso
ossia solfato di calce idrato, provando in tale idratazione un sensibile rigonfiamento. Di
simil fenomeno converrebbe naturalmente tenere il debito conto, quando venisse adottata
questa seconda galleria, nel farne rivestimento, poiché in caso diverso potrebbe acca-
dere grave danno al medesimo, come verificossi anni sono in qualche sito della Germania.
Quanto alle filtrazioni in genere, si può ritenere che ad eccezione di questo tratto
sotto Val Canaria, in tutto il resto di questa galleria come di qualunque altra condotta
attraverso questa giogaja del Gottardo, non vi sia pericolo per quantità notevoli e tali
da far presentire un turbamento nei lavori. Infatti li scisti e graniti entro cui passe
rebbero per la quasi totalità di loro percorso, sono rocce di loro natura impermeabili,
e che tutto al più lasciano adito a qualche lieve percolazione fra i giunti dei vari loro
banchi. Ma queste percolazioni a qualche profondità sono molto tenui e senza effetto
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
29
sui lavori. Già ne fu convincente esempio il traforo del Fréjus o Cenisio, malgrado la
natura calcarea e perciò assai meno rassicurante delle sue rocce.
È il caso però di far qui un cenno speciale della pianura di Andermatt sotto cui
passerebbe a 300 metri circa di profondità la galleria il cui tracciato è il più proba
bile, quella cioè diretta fra Airolo e Goeschenen. Allo sguardo di chiunque abbia per
corso il gruppo del Gottardo spicca tosto questa bassura di Andermatt, bella prateria
(come ne suona il nome tedesco), perfettamente piana, racchiusa fra alti monti e nella
quale scendono a riunirsi li diversi copiosi torrenti o Reuss detti Reuss-Realp, Reuss
Gottardo, dell’Unteralp ed Oberalp, per fermarvi presso l’Urnerloch la grossa Reuss
che discende poi al Lago dei Quattro Cantoni. Questa pianura è affatto sbarrata nell’ an
zicennato punto dell’ Urnerloch dalla catena granitica settentrionale, che vi lascia sol
tanto un’ angusta stretta per cui l’ anzidetta Reuss si precipita poi di balzo in balzo
formandovi la famosa cascata del Ponte del Diavolo. È evidente che in tempi anteriori
nel sito di questa pianura dovette esistere un lago, il quale venne poi ricolmato dalle
alluvioni di quei torrenti sino al livello dell’ attuale emissario dell’ Urnerloch. Strati alter
nanti di ghiaie, sabbie, fanghiglie e probabilmente anche di torba, devono quivi tro
varsi sino a notevole profondità. Quale sia questa profondità non lo sappiamo, non essen
dosi ivi fatti per quanto io sappia nè trivellamenti, nè pozzi alquanto profondi. Egli è
però ben probabile, all’ ispezione dei profili tirati in vario senso per questa vallata, che
la profondità di simili depositi non superi li 100 o 150 metri, e che non giunga perciò
al livello della progettata galleria; onde è che questa passerebbe tutta nelle rocce solide
di cui fu dato sopra 1’ elenco con la descrizione. Simile probabilità è di sommo rilievo
tanto in riguardo alla solidità dell’ opera, quanto per la grave difficoltà che in diverso
caso potrebbe provenire alla sua esecuzione dalle acque, le quali vi Àfiltrerebbero quasi
certamente in volume enorme attraverso il fondo alluviale della pianura. La questione
diventa tanto più interessante in quantochè la depressione del piano di Andermatt sug
geriva naturalmente, come fu da principio avvertito, agli ingegneri del Gottardo l’idea
di praticare nel medesimo un pozzo ausiliare di 310 metri circa di profondità, col mezzo
del quale raggiungere il sito della galleria a 3.500 circa .dalla sua bocca Nord, e ridurre
così a 11 ‘[2 chilometri il tratto a foro cieco.
La convenienza assoluta dell’ apertura di questo pozzo considerato in rapporto allo
scopo suo, cioè di accelerare l’apertura del traforo ed agevolarne pel seguito l’aereamento,
è un soggetto di studio da ingegnere assai delicato e che avrebbe ad essere accuratamente
esaurito da chi dovrà compiere il progetto definitivo della galleria. Al punto di vista geo
logico che qui sovratutto ci occupa, si può dire che simile pozzo è possibile e ben proba
bilmente senza difficoltà per causa di acque. Però ad evitarle converrà di sceglierne la posi
zione in modo da evitare l’ anzidescritta alluvione, cercando di entrare quasi immantinente
nella solida roccia. Ciò si potrebbe ottenere fissandone l’orifizio poco fuori del villaggio
di Andermatt all’ Ovest, presso lo stradone ed a poca distanza dal piede dei monti, in
modo tuttavia da evitare il pericolo delle valanghe invernali. In tal modo dopo pochi metri
di terreno mobile si entrerebbe subito nelle rocce solide, che sono li noti scisti micacei
alternanti a qualche scisto nero rasato, quali si vedono lungo lo stradone dell’ Oberalp.
.
5
30
F. GIORDANO
Riguardo poi al lavoro di escavamento di questo pozzo, conviene aver presente qualche
difficoltà che può provenire non dalla durezza della roccia, ma piuttosto dalla inclina
zione dei banchi e dalla loro scistosità. Questa inclinazione infatti è fortissima e verso
il Sud, cioè ad angolo di 75° ad 80° con l’ orizzonte. Ora se il pozzo sarà verticale, si
avranno da tagliare li banchi e la scistosità ad un angolo molto acuto, cioè di 10° a 15°;
e quando si facesse inclinato, siccome l’ inclinazione sua dovrebbe anche essere al Sud, ne
risulterebbe pur sempre un angolo piuttosto acuto fra le due inclinazioni, cioè di circa 40°.
Quantunque simile difficoltà non sia tale in sè da dissuadere assolutamente dall’ attacco
del pozzo, quando il medesimo risultasse per altri riguardi conveniente, era pur neces
sario il farne qui menzione, potendo dalla cennata disposizione dei banchi di rocce
provenire un qualche ritardo e maggior pena al lavoro.
Perforato che fosse simile pozzo di 310 metri circa, 0 coi mezzi ordinarii o con quelli
meccanici, si potrebbe dal suo fondo incominciare l’ attacco della galleria tanto al Sud
verso Airolo quanto al Nord verso Goeschenen, onde accelerare 1’ incontro con il lavoro
che dalla bocca settentrionale sarebbe spinto verso Andermatt. È qui però che conver
rebbe stare in grande avvertenza per le acque. Infatti quel grosso banco calcareo di
Altkirche che ha quivi il suo affiorimento affatto nascosto sotto la pianura alluviale per
quasi 1.200 metri di lunghezza, deve probabilissimamente assorbire molt’ acqua per ver
sarla poi nella galleria inferiore non appena venga questa a toccarlo. Onde ovviare a
simile pericolo, che potrebbe essere fatale per il lavoro del pozzo, si dovrebbe dal fondo
di questo spingere soltanto il ramo Sud verso Airolo, e per quello Nord tendente verso
il temuto banco calcareo, fermarsi a qualche centinaio di metri dal medesimo, cioè a 500
o 600 metri dal pozzo medesimo. Nel frattempo si avrebbe a spingere con tutta la pos
sibile alacrità dei mezzi meccanici la perforazione del tratto dalla bocca di Goeschenen
verso Sud, il quale incontrerebbe il calcare dopo 2.550 metri circa. Questo tratto dovrebbe
avere una acclività sufficiente a procurare un facile scolo alle acque, comunque abbon
danti, che ivi è probabile doversi incontrare.
Sulla temperatura che s’incontrerà nel traforo, poco havvi da congetturare dopo
l’efficace esperimento del Cenisio. Le condizioni altimetriche tanto della galleria quanto
della giogaja che la sormonta sono quasi eguali nei due casi. Infatti le vette.estreme di
questa s’ innalzano pure sino a 2.800 metri circa, e la galleria è di poco più bassa di
quella, onde riescirebbe qui pure l’altezza massima di roccia sovraincombente di 1.600 metri
circa. Le rocce sono in ambedue i casi cristalline; e quantunque non identiche in na
tura, non presenteranno probabilmente gran differenza nella conduttibilità pel calorico.
Si può quindi ritenere che nel mezzo della galleria del Gottardo la temperatura mas
sima della roccia riescirà, come al Cenisio, non superiore ai 27° 0 28°, decrescendo poi
gradatamente verso le due bocche, ove sarebbe eguale alla temperatura media dell’am
biente presso alle medesime. L’ esistenza da più anni d’un Osservatorio meteorologico
al colle del San Gottardo, poco distante da alcuna delle vette sotto a cui passerebbe
il traforo, potrà in questo caso agevolare gli studii delle temperature rispettive delle
rocce alla superficie e nell’ interno del monte.
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
31
VI.
MATERIALI DI COSTRUZIONE E DUREZZA DELLE ROCCE.
Per esaurire lo studio pratico geologico del Gottardo, converrebbe ancora toccare
di due argomenti di molto rilievo per il tempo e la spesa della esecuzione della galle
ria, nonchè per la solidità e conservazione della medesima, e sarebbero essi la vera scala.
delle durezze o resistenze delle varie rocce alla perforazione e l’ esistenza di materiali
da costruzione più o meno copiosi. Già però dapprincipio dovetti avvertire l’impossibi
lità in cui siamo tuttora, per la mancanza di definitivi esperimenti, di trattare conve
nientemente di questi argomenti. Cionondimeno ne darò sin da ora qualche cenno, inco
minciando dal secondo dei materiali.
Materiali di costruzione.
Come gli esibiti profili ci dimostrano, la roccia della galleria sarà generalmente solida
e tale che a rigore non avrebbe necessità di muramento, salvo forse in alcune zone di
scisti micacei che si ‘potranno incontrare qua e là specialmente nel ramo meridionale,
alternanti fra scisti anfibolici duri che ivi sono predominanti, nonchè attraverso li cal
cari di Andermatt. Ne abbiamo esempio in quei tratti di galleria lungo lo stradone,
aperti tanto nel granito come allo Urnerloch, che nei micascisti e gneis come sotto Ma
drano, ove senza alcun rivestimento perdurò solidissima la roccia da più decine di anni.
Tuttavia se osservasi la poca inclinazione della scistosità delle rocce in taluni tratti e
l’ esistenza dei piani di clivaggio di cui sopra si è fatto cenno, e ciò tanto negli scisti
cristallini in generale che nei graniti di Goeschenen, e riflettendo infine che trattasi
d’ una ferrovia sotterranea, apparirà non solo prudente, ma quasi ovunque necessario il
rivestimento in muro almeno alla calotta della galleria. Simile rivestimento quand’anche
solo parziale, esigerà sempre parecchie centinaia di migliaia di metri cubi di solida mura
tura. Oltre ciò altri assai materiali occorreranno per le opere esterne d’ impianto della
perforazione meccanica e di tutti i cantieri che sempre riusciranno piuttosto grandiosi.
Diciamo poche parole su quanto potrassi ritrovare nei dintorni.
Non si conoscono nelle vicinanze della galleria ed anche a distanza notevole della
medesima depositi di buone terre da mattoni; onde la necessità di rivolgersi anzitutto
32
F. GIORDANO
alla ricerca di pietre da lavoro nei dintorni immediati. Ora simili pietre non mancano,
.prestandosi quei micascisti e graniti assai bene alla lavorazione. Sotto tale rapporto però
sembrano meglio dotati li dintorni della bocca Nord che non quelli di Airolo: ma l’ esi
stenza dello stradone permetterà in ogni caso di provvedersene anche per questa bocca
senza troppa difficoltà.
In fatto di calce, havvene abbondanza tanto in Airolo che in Andermatt. È però
in generale tutta calce grassa e di poca forza, proveniente dai calcari cristallini 0 ma
gnesiaci; onde occorrendone di quella idraulica per le diverse partite di muratura sot
terranea od esposta all’ umidità, si dovrà pensare a trarla dalle località delle valli e
della pianura ove questa producesi, località che sono tuttavia assai remote. Devesi però
notare che il grosso banco calcareo di Andermatt, quantunque in generale di tessitura
cristallina, presenta pure in varii punti all’ Ovest, come presso Hospenthal, delle parti
di tessitura compatta e color bigio che sembrano capaci di poter fornire una calce di
maggior forza; ma occorrono anzitutto degli esperimenti in scala bastantemente grande.
Anche di sabbia buona non vi è gran copia malgrado la natura generalmente quar
zifera delle circostanti montagne. La Val Bedretto infatti e la Canaria sua affluente,
presentano nei loro fianchi grandi lembi di calcare e di gesso, li cui detriti frammi
schiandosi nell’ alveo dei torrenti a quelli delle rocce micacee e silicee, ne rendono le
sabbie in generale di scadente qualità. Si riscontrano però qua e là dei lembi alluviali,
specialmente lungo la Reuss sotto Andermatt, che forniscono, mediante vagliatura, delle
sabbie discrete; ma non si può nascondere che la provvista delle medesime in una certa
copia abbia ad essere piuttosto difficile.
Altro materiale che scarseggia nella immediata vicinanza della galleria è il legname.
Infatti è notevole la relativa nudità di tutta la giogaja centrale del Gottardo al disopra
delle valli di Airolo e di Andermatt, mentre la stessa bella pianura di questo villaggio
ne è affatto priva. Però la Val Bedretto superiore ad Airolo abbonda ancora di fo
reste di resinosi, cioè abeti e larici, spettanti in genere a proprietarii della bassa valle,
e la medesima potrà quindi sopperire ai bisogni dell’ imbocco meridionale. Quanto al
1’ imbocco settentrionale, la provvista può trarsi dalla valle inferiore della Reuss dove
consimili foreste non mancano.
Durezza delle rocce.
Della durezza che le rocce attraversate dalla galleria presenteranno alla perfora
zione, già si potè concepire una prima idea dalla stessa descrizione che ne venne fatta.
Le meno temibili fra queste rocce sono, come già dicemmo, il granito e gran parte
degli gneis scistosi del versante settentrionale, mentre invece sono assai dure e resi
stenti alcune zone del versante meridionale. Giudicando per ora dall’ aspetto e compo
sizione delle rocce stesse, si può dire che le medesime saranno in media più.ldure che
nel traforo del Cenisio, ove la massima parte consisteva in calcari, benchè resi assai
difficili dalle numerose vene e noduli di quarzo. Nel Cenisio però si ebbe una zona di
parecchie centinaia di metri di una quarzite compatta uniforme e durissima, zona che
ESAME GEOLOGICO DELLA CATENA ALPINA DEL SAN GOTTARDO.
.
33
non esiste nel Gottardo: ma per contro abbiamo nel versante meridionale di questo
delle ripetute striscie di roccia quarzoso-anfibolica, probabilmente poco men dura della
quarzite del Cenisio ed oltre ciò più tenace. Fortunatamente che tali zone non hanno
molta spessezza nè molta continuità, per cui si può temere bensì una incomoda varia
bilità di avanzamento giornaliero, specialmente nei primi chilometri meridionali, ma vi
è per contro speranza di non aversi ad imbattere in parecchi ettometri di roccia osti
natamente di somma durezza. Solo può fare qualche eccezione la zona anfibolifera-dio
ritica, a suo luogo descritta, del Kastenhorn, che debbesi incontrare verso il settimo
chilometro, ed in cui la roccia potrebbe riuscire di una grande durezza. Stante però
1’ irregolarità che allasuperficie presenta, e possibile che la totale potenza della parte
difficile riesca in profondità piuttosto limitata. Il rimanente degli scisti cristallini, mal
grado il loro aspetto quarzoso, risultando invece ricchi assai di felspato saranno .a per
forarsi men duri di quanto ne lasci sperare l’ esterna apparenza. Lo stesso può dirsi
dei graniti di ‘Goeschenen, rocce che generalmente presentano nella profondità minore
durezza che non alla superficie.
Per tali condizioni, quantunque non possediamo ancora la serie di pratici esperimenti
fatti con le perforatrici meccaniche, si può ritenere probabile che la media dell’ avan
zamento giornaliero e le altre difficoltà inerenti ad opere di questo genere, non sieno
per riuscire superiori a quelle incontrate nel traforo delle Alpi Cozie, astrazion fatta
dalla maggior lunghezza che è di circa 3 chilometri. Per altra parte la preziosa espe
rienza già acquistata dagli ingegneri italiani, la notevole potenza idraulica di cui qui
si dispone presso ambe le bocche, la quale permetterà di applicare a ciascuna un lavoro
dinamico maggiore assai che non al Cenisio, ed infine un sistema perfezionato di forti
perforatrici, daranno mezzo di vincere qualunque difficoltà, e la speranza che venendo
l’ opera affidata a mani capaci possa venir compiuta in quel limitato numero d’ anni
che dagli ingegneri medesimi venne previsto.
INDICE.
INTRODUZIONE . . . .
I. CENNO TOPOGBAFICO. . . . . . . . . . . . .
Pag.
3
IV. DIGRESSIONE sULL’ET‘A GEOLOGICA DELLE ROCCE.
21
. . . . . . ..
Pag.
5
II. STEU'r'rUnA GEoLoGwA . . . . . . . . . . . . . . .
7
V. SPESSEZZE DELLE VARIE SPECIE DI ROCCE CEE
s’INcoNTREEANNo NELLA GALLERIA. . . . . . .
Generalità sulla catena delle Alpi Le
ponzie...... . . . . . . . . . . . . . ..1v1
Giogaja centrale e suo traforo. . . . . . . 10
III. DESCRIZIONE DELLE EoccE DA ATTRAVERSABSI
coLLAoALLEmA........ . . . . . . . ..13
26
Rocce diverse a partire dalla bocca Sud. 27
VI. MATEEIALI DI COSTRUZIONE E DUBEZZA DELLE
BoccE... . . . . .
. . . . . . . . . . ..31
Materiali di costruzione . . . . . . . . . . . ivi
Durezza delle rocce. . . . . . . . . . . . . . 32
.
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Carta Geologica
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