Il maggior problema dei termidoriani: conciliare lo smantellamento delle strutture della dittatura giacobina e l’apertura alle esigenze della società civile con la sopravvivenza del ceto politico rivoluzionario. L’obiettivo era quello di consolidare le conquiste della rivoluzione: la repubblica, la divisione dei poteri, l’uguaglianza giuridica e la proprietà privata. Questo periodo è contrassegnato dalla chiusura dei club e dalle vendette della gioventù dorata. La decisione di cancellare il maximum (dicembre 1794) provoca un’impennata dei prezzi e la mobilitazione dei sanculotti che però - indeboliti dallo smantellamento della loro struttura organizzativa - vengono facilmente repressi dall’esercito (aprile maggio 1795). La stabilizzazione interna viene consolidata dai successi esterni e dai trattati di pace con Prussia, Spagna, Toscana (aprile-luglio 1795). Resta aperto il conflitto con Austria e Inghilterra. Costituzione dell’anno III. La Francia deve essere governata dai migliori, dai più istruiti, da quanti possedevano una proprietà. E’ una Costituzione consapevolmente antidemocratica, attenta a evitare i rischi di una dittatura. Reintroduce la distinzione fra cittadini attivi e passivi. Si parla non solo di diritti ma anche di doveri e fra questi ultimi il rispetto delle leggi e dei valori, come quello della famiglia. Rimane la divisione dei poteri. Il potere legislativo è affidato a due assemblee: il Consiglio dei Cinquecento e il Consiglio degli Anziani. Il potere esecutivo a un Direttorio di 5 membri, scelti dagli Anziani sulla base di una lista di 50 proposta dai Cinquecento. Insurrezione realista (ottobre 1795) repressa dalle truppe governative comandate fra gli altri da Napoleone. La politica del Direttorio (insediatosi nell’ottobre del 1795) cercherà consensi ora nella sinistra giacobina ora nella destra filomonarchica. Questa strategia pendolare consente una ripresa dell’attività della stampa legata alla tradizione giacobina. Sul Tribuno del popolo Babeuf teorizza l’uguaglianza e la comunità dei beni. Nel maggio del 1796 viene sventata la congiura degli Eguali. Nuove difficoltà si presentano all’indomani delle elezioni della primavera del 1797 a causa del successo della destra filomonarchica. La maggioranza del Direttorio attua un colpo di stato con l’appoggio dell’esercito e annulla le elezioni (ottobre 1797). Il colpo di stato dell’ottobre 1797 segna il diretto intervento dell’esercito nella vita politica. Politica estera espansionistica: la costituzione delle repubbliche sorelle per garantire la sicurezza alle frontiere. Il progetto girondino della liberazione dei popoli si intreccia con gli obiettivi espliciti di sfruttamento economico, fiscale e commerciale dei territori annessi o alleati. L’avversario principale è l’Austria che verrà attaccata sul territorio tedesco mentre altre truppe impegneranno gli austriaci sul fronte italiano. L’armata francese in Italia è comandata dal generale Bonaparte: le vittoriose campagne militari del ‘96-’97 segneranno l’inizio della sua carriera politica e militare. Le vittorie militari e la partecipazione al colpo di stato consentono a Bonaparte di condurre direttamente le trattative con l’Austria. Con il trattato di Campoformio (ottobre 1797) ottiene il riconoscimento dell’egemonia francese in Lombardia ed Emilia e l’annessione del Belgio. All’Austria vanno Veneto, Istria e Dalmazia (con grande delusione dei patrioti italiani). L’organizzazione politica dell’Italia settentrionale è opera in una prima fase dello stesso Napoleone: dicembre 1796 Repubblica cispadana, 1797 Repubblica ligure e Repubblica Cisalpina. Napoleone rientra in Francia nel novembre del 1797, nel febbraio del 1798 viene proclamata la Repubblica romana e nel gennaio del 1799 la Repubblica partenopea. Le Costituzioni di queste repubbliche sono tutte modellate sulla Costituzione del ’95: alcune sono imposte dai francesi, altre preparate da commissioni italiane; quella napoletana redatta sotto la direzione di Mario Pagano è quella che più si distingue per il suo contenuto democratico, quella cispadana invece non rispettava il principio francese della separazione fra Stato e Chiesa e dichiara il cattolicesimo religione di Stato. Tra le riforme promosse all’interno delle repubbliche giacobine: la soppressione degli enti religiosi, di maggiorascati e fidecommessi, l’inizio della vendita dei beni nazionali. Alcuni di questi provvedimenti restano solo delle enunciazioni: in particolare quelle riguardanti l’assetto proprietario nelle campagne. Negli anni ’96-’99 più delle realizzazioni politiche fu significativo il dibattito politico su cui si forma un nuovo personale politico. I ceti popolari restano sempre avversi al dominio francese. In particolare nell’Italia meridionale i contadini non traggono alcun vantaggio dal nuovo regime repubblicano: le norme che aboliscono i diritti feudali arrivano troppo tardi, nel giugno del 1799 Napoli è riconquistata dalle truppe sanfediste e riconsegnata ai Borboni che attuano una repressione durissima. Critiche all’astrattismo dei patrioti napoletani nel Saggio storico sulla rivoluzione napoletana di Vincenzo Cuoco. La difficoltà di coinvolgere le masse contadine in una rivoluzione borghese si era verificata già in Francia (Vandea). L’instabilità continua a caratterizzare la vita politica francese. Napoleone ottiene il consenso per la sua spedizione in Egitto (1798) per colpire gli interessi inglesi, ma gli iniziali successi militari vengono annullati dalla distruzione della flotta ad opera di Nelson. L’Inghilterra dà vita a una nuova coalizione antifrancese. Le difficoltà militari dovute all’offensiva austro-russa in Italia (fra la primavera e l’estate 1799 cadono tute le repubbliche “sorelle”) aprono un’ennesima crisi politica che viene di nuovo risolta con un colpo di mano. Il colpo di stato del novembre del 1799 porta alla creazione del consolato formato da Sieyes, Ducos e Bonaparte. Come già nel ’95 e nel ’97, l’esercito riveste un ruolo decisivo. L’ascesa al potere di Napoleone viene sancita dalla nuova Costituzione dell’anno VIII che entra in vigore nel dicembre del 1799: il potere esecutivo viene rafforzato e interamente attribuito al Primo console che ha anche l’iniziativa legislativa e un organismo di sua nomina, il Consiglio di Stato. I residui poteri legislativi sono affidati a tre assemblee: Tribunato, Corpo legislativo, Senato. Di fatto si instaura un governo dittatoriale intorno alla figura di Bonaparte propostosi come nuovo despota illuminato. Al di là dell’esercito Napoleone mira a garantirsi un ampio consenso di base nel paese: il ricorso al plebiscito fu uno dei fattori costitutivi del regime napoleonico. Il plebiscito è inteso come ricerca di una delega da parte del popolo senza le mediazioni della rappresentanza. L’istituzione dei prefetti è il principale strumento della centralizzazione burocratica e amministrativa, il prefetto dipende direttamente dal Primo console (e poi dall’imperatore) e ha compiti anche politici: applica le direttive del governo e controlla lo spirito pubblico. Lo Stato allarga il campo delle proprie competenze dedicando molta attenzione all’istruzione pubblica, media e universitaria. Nel 1802 vengono creati i licei che hanno il compito di fornire una cultura generale soprattutto classica al nuovo ceto dirigente. Lo Stato si assume anche compiti di assistenza sociale e sanitaria. Represse le opposizioni, il consolidamento del potere napoleonico è legato al raggiungimento della pace. Nella primavera del 1800 riconquista Milano sconfiggendo gli austriaci. Con la pace di Lunéville (1801) l’Austria deve riconoscere la ricostituita Repubblica cisalpina e cedere alla Francia la riva sinistra del Reno. Nel marzo del 1802 si conclude la pace anche con l’Inghilterra. Napoleone ricompone anche la frattura con la Chiesa: con il Concordato del luglio 1801 il nuovo papa Pio VII riconosce la Repubblica francese. In questa congiuntura a lui favorevole Napoleone propone un plebiscito sulla trasformazione della sua carica in consolato a vita. Contemporaneamente viene promulgata una nuova Costituzione (dell’anno X) che estende i poteri del Primo console e reintroduce un marcato criterio censitario. Al 1804 risale la promulgazione del Codice civile che ha l’obiettivo di dare certezza giuridica alle più importanti conquiste dell’89, quelle relative all’abolizione dei diritti feudali, alle libertà civili, alla difesa della proprietà. Nel diritto di famiglia viene mantenuto il divorzio e in campo successorio tutti i figli hanno accesso all’eredità. Espansione in Italia: la repubblica cisalpina diventa Repubblica italiana (1802). Rottura della pace con l’Inghilterra (1803), sventata una congiura realista (1804): Napoleone si fa nominare imperatore dei francesi (Costituzione dell’anno XII): incoronazione del 2 dicembre 1804. Nel 1805 anche la repubblica italiana diventa regno d’Italia. Nel 1805 riprende la guerra per il ricostituirsi di una coalizione antifrancese (Inghilterra, Austria, Russia e Svezia). Sconfitti gli austro-russi ad Austerlitz il dominio napoleonico in Italia si estende a Veneto, Dalmazia, Istria, Regno di Napoli (strappato a Ferdinando IV di Borbone viene assegnato al fratello Giuseppe); al fratello Luigi va l’Olanda, mentre la vittoria inglese a Trafalgar fa naufragare l’ipotesi di invadere l’Inghilterra. Nel 1806 Napoleone crea la Confederazione del Reno e proclama la fine del Sacro romano impero; sconfigge la Prussia a Jena e decide il blocco continentale per minare la potenza inglese (divieto di commercio). Con la pace franco-russa di Tilsit anche la Russia viene inserita nella politica internazionale francese. Nel luglio del 1808 con la deposizione dei Borboni di Spagna sale al trono Giuseppe, sostituito nel Regno di Napoli da Murat. L’espansione francese, indispensabile per rendere efficace il blocco, incontra gravi difficoltà in Spagna, la rivolta del popolo spagnolo dimostra che la difesa dell’indipendenza nazionale, delle proprie istituzioni tradizionali e della fede cattolica riscuote un consenso assai più ampio dei programmi riformatori degli invasori. Nuova coalizione e nuova sconfitta per gli austriaci a Wagram (1809) con ingrandimenti territoriali per il regno d’Italia e per l’impero francese (Toscana, ma anche Lazio e Umbria). Pace di Vienna con l’Austria. Le nozze di Napoleone con la figlia dell’imperatore d’Austria Maria Luisa legittimano l’impero napoleonico (1810). Campagna di Russia (1812); sconfitta inflitta alla Francia a Lipsia da parte della sesta coalizione antifrancese. Abdicazione di Napoleone nell’aprile 1814 e ritorno dei Borboni. Congresso di Vienna (novembre 1814), fuga di Napoleone dall’Elba nel marzo 1815 e definitiva sconfitta a Waterloo nel giugno.