CONTRATTO, TRE MESI DI TEMPO IN PIÙ PER TRATTARE

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Titolo notiz iari o
Anno IV Numero 12/2014 Dicembre
Sommario:
Contratto, tre mesi di
tempo in più per trattare
CONTRATTO, TRE MESI DI TEMPO IN
PIÙ PER TRATTARE
Il Comitato Esecutivo dell’ABI, riunitosi il 17 dicembre a Milano,
ha confermato che il Contratto Nazionale dei Lavoratori bancari
sarà disdettato dal 31 dicembre, pur facendone slittare la disapplicazione al 31 marzo. Ciò significa che le parti hanno tre mesi di
tempo in più per trattare sul rinnovo contrattuale.
I banchieri hanno, inoltre, ribadito la linea “dura” già espressa dal
Presidente del Comitato Affari Sindacali e Lavoro di ABI, Alessandro Profumo, sul blocco del TFR e degli scatti d’anzianità, sottolineando che la rottura delle trattative, avvenuta il 25 novembre, è
stata determinata dalle Organizzazioni Sindacali.
Una posizione, questa, duramente stigmatizzata dal leader della FABI, Lando Maria Sileoni.
Quello che 346 mila
bancari si aspettano
dall’Abi sul contratto
“È politicamente scorretto e ingiusto affermare, come ha dichiarato oggi il Comitato Esecutivo dell’ABI, che la
trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro dei bancari si è interrotta per decisione dei sindacati”, ha ribattuto Sileoni.
“L’ABI ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al TFR, agli scatti d’anzianità e alla stabilità occupazionale dei 309mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili.
La verità, dal nostro punto di vista, è che la rivendicazione delle banche è tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere, invece, la destrutturazione del Contratto Nazionale e della busta paga dei dipendenti.
Ex Festività 2015
Orario di lavoro nelle
giornate semifestive
Le vostre domande
A breve inizieranno le assemblee dei lavoratori, che sicuramente capiranno i pericoli di quest’ attacco ai loro
diritti senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore”, ha concluso il leader della FABI.
QUELLO CHE 346 MILA BANCARI SI
ASPETTANO DALL'ABI SUL CONTRATTO
di Lando Sileoni*
Il rinnovo del contratto nazionale dei 309 mila bancari, ma che coinvolge indirettamente anche altri 37 mila
dipendenti delle bcc, va oltre i rituali che contraddistinguono i rinnovi dei contratti nazionali. La posta in gioco
non è quella rivendicata da Abi, tutta genericamente indirizzata a una riduzione dei costi, ma assume connotati
di rilevanza politica. Il modello di relazioni sindacali negli ultimi 15 anni è stato innovativo e gli accordi sottoscritti con Abi hanno rappresentato un modello di riferimento anche per altri comparti. Abbiamo fatto scuola.
Negli anni 70, 80 e 90, il clima sindacale nelle aziende era pessimo e per rinnovare i contratti nazionali fummo
costretti a scioperi ben oltre le 100 ore di lavoro. Dal 2000 a oggi la categoria, in una politica di concertazione
con le aziende, non ha mai scioperato, escludendo l'astensione del 31 ottobre 2013. Voglio ricordare che l'Abi
esiste come istituzione anche perché esiste il contratto dei bancari e le minacce, neanche tanto velate, di qualche banchiere che «rivendica una categoria senza un proprio contratto» rappresentano un autogoal politico
clamoroso.
Creando nel 1999 il Fondo di solidarietà o Fondo esuberi e poi di seguito, negli anni successivi, il Fondo emer-
P a g i n a
Fabi
Segreteria Organo di
Coordinamento
Banca Popolare di Ancona:
Alessandro Canalini
telefono 339/4834768
[email protected]
Andrea Candelari
telefono 328/1141157
[email protected]
Mauro Correra
telefono 340/7347275
[email protected]
Danilo Donzelli
telefono 331/6281876
[email protected]
Francesco Torresi
telefono 339/6930429
[email protected]
Giorgio Zampini
telefono 392/8711718
[email protected]
Francesco Zanarelli
telefono 335/1239285
[email protected]
genziale e il Fondo per l'occupazione, la categoria ha trovato le risorse per dare risposte concrete alle crisi
aziendali, ai lavoratori licenziati dalle banche straniere e non pensionabili, oltre ai circa 9.300 giovani che
dal 2012 hanno trovato un sicuro posto di lavoro nei nostri istituti. Il Fondo di solidarietà ha anticipato le
previsioni della riforma Fornero, la quale ha reso obbligatorio il modello del nostro Fondo per i settori privi
di cassa integrazione. Il Fondo per l'occupazione ha precorso la politica di incentivi di assunzione di giovani
a tempo indeterminato del governo Renzi, attraverso lo sgravio dei contributi alle aziende per tre anni. Il
Fondo di solidarietà ci ha permesso di prepensionare volontariamente, attraverso anche un incentivo economico, 48 mila lavoratori e consentirà ad altri 20 mila l'accesso alla pensione volontaria fino a tutto il
2020, per effetto dei recenti accordi conseguiti dai sindacati all'interno dei principali 14 gruppi bancari
italiani. Come dire: non solo il sindacato ha evitato licenziamenti collettivi, ma l'intera categoria ha risposto
nei momenti più difficili con senso di responsabilità. Nei piani industriali, a fronte di prepensionamenti
volontari, il sindacato ha sempre ottenuto, da una parte, la stabilizzazione dei giovani precari e, dall'altra,
un numero consistente di nuove assunzioni. La posizione di Abi, che dal mio punto di vista non ritengo
politicamente corretta, va nella direzione di creare un blocco strutturale di alcune voci legate al Tfr e degli
scatti d'anzianità. La richiesta viene giustificata dalle banche con motivazioni piuttosto generiche, definendola necessaria non solo per ridurre i costi, ma per fermare l'insostenibile dinamica di crescita del costo del
lavoro. Almeno così rivendicano i banchieri. Una pregiudiziale, quella di Abi, che va nella direzione opposta
di una normale trattativa sindacale, dove le pregiudiziali non dovrebbero avere cittadinanza alcuna. Noi
vogliamo recuperare l'inflazione, potenziare l'area contrattuale, che rappresenta l'unico strumento che il
sindacato ha sia per difendere i posti di lavoro, sia per garantire quei lavoratori eventualmente interessati
dall'esternalizzazioni. Insomma, vogliamo difendere quell'area contrattuale che Abi vuole smantellare con
la pretesa di avere mano libera, nel caso in cui, tra qualche mese, dovessero ripartire le aggregazioni.
Stando così le cose, l'Abi vuole, da una parte, interrompere la crescita del costo del lavoro e, dall'altra, gestire i prossimi anni di probabili fusioni senza il vincolo contrattuale di accordi sindacali. Insomma: non solo
non riconosce l'inflazione, vuole destrutturare il contratto nazionale per avere facile accesso ai licenziamenti collettivi. Ci troviamo di fronte, quindi, non solo a un assalto alla diligenza, cioè il nostro contratto di
lavoro, ma a un pericolosissimo avvelenamento dei pozzi (aziende e gruppi bancari), che produrrebbe dei
danni incalcolabili, in quanto ci troveremmo di fronte a impiegati di serie A e di serie B.
Non credo all'ipotesi che la categoria possa rimanere senza un contratto. Non credo che trasferire alcuni
argomenti e alcune competenze del contratto nazionale alla contrattazione di secondo livello, senza una
regolamentazione delle stesse prevista all'interno del contratto nazionale, possa risolvere problemi strutturali. Credo, invece, che una liberalizzazione selvaggia creerebbe una competizione sfrenata tra le aziende
che limiterebbe i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori bancari. Fino ad oggi l'Abi si è sempre smarcata
dalla richiesta d'impegni contrattuali e politici, che il sindacato ha più volte sollecitato sul tema del mantenimento degli attuali livelli occupazionali e su quello dell'occupazione giovanile. Una chiusura inspiegabile.
Dopo l'esito degli stress test, che ha visto importanti istituti italiani in difficoltà, diventa fondamentale per il
sindacato proteggere il tema occupazionale. Per potenziare l'area contrattuale sarebbe fondamentale che si
creassero le condizioni, in caso di fallimento di un'azienda bancaria, di un intervento degli istituti più in
salute a favore di quei dipendenti che correrebbero il serio rischio di rimanere senza lavoro. È auspicabile
un impegno contrattuale che andasse in questa direzione, concordato con tutte le organizzazioni sindacali
del settore. Sul tema invece dell'occupazione giovanile, l'attuale contributo che i banchieri garantiscono al
Fondo per l'occupazione, pari al 4% della retribuzione, dovrebbe aumentare, nel segno di una solidarietà
sociale dei super manager. La Fabi è pronta a fare la sua parte e auspico che queste considerazioni possano
fornire uno stimolo per un dibattito nell'interesse della categoria.
Per tutte le riflessioni da me esposte e per l'impossibilità di avere uno spiraglio per continuare le trattative,
proclameremo uno sciopero probabilmente a fine gennaio, dopo le assemblee dei lavoratori, attuando il
blocco delle relazioni sindacali di gruppo dal 29 dicembre. L'Abi non ci ha lasciato alternative e si dovrà
assumere la responsabilità, di fronte alla categoria, alla classe politica e all'opinione pubblica, della sua
netta e ingiustificata chiusura manifestata alle nostre richieste economiche, alla difesa dell'area contrattuale e dei posti di lavoro.
Puoi trovarci su internet: www.fabiancona.it e su Facebook: Fabi Ancona
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A n n o
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N u m e r o
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D i c e m b r e
P a g i n a
EX FESTIVITA’ 2015
Ai sensi dell’art. 56 del CCNL 19 gennaio 2012 (quadri direttivi e aree professionali) e dell’art. 16 del
CCNL 29 febbraio 2012 (dirigenti), ai lavoratori spetta annualmente un numero di permessi giornalieri
retribuiti a titolo di ex festività, corrispondente a quello delle giornate già indicate come festive dalla
legge n. 260 del 1949 e che non sono più considerate tali per successive disposizioni legislative.
I permessi sono riconosciuti nel caso in cui le ex festività ricorrano in giorni per i quali è prevista la prestazione lavorativa ordinaria per l’ interessato e nel caso in cui il dipendente abbia diritto, per quei giorni, all’ intero trattamento economico.
La cadenza delle giornate di ex festività per l’anno 2015 è la seguente:
- 19 marzo: San Giuseppe (giovedì)
- 14 maggio: Ascensione (giovedì)
- 4 giugno: Corpus Domini (giovedì)
- 29 giugno: SS. Apostoli Pietro e Paolo (lunedì) festivo per il Comune di Roma
- 4 novembre: Unità Nazionale (mercoledì)
Pertanto Il totale delle ex festività cadenti dal lunedì al venerdì è pari a:
- n.4, per il Comune di Roma;
- n.5, per tutti gli altri Comuni.
In tema di ex festività, il CCNL 19 gennaio 2012 (art. 31) ha istituito il "Fondo nazionale per il sostegno dell’occupazione nel settore del credito
(F.O.C.)", alimentato dal contributo dei dipendenti delle imprese destinatarie dei contratti nazionali di settore, con contratto a tempo indeterminato, compresi gli apprendisti. I contributi in parola sono dovuti, in via sperimentale, per gli anni 2012-2016.
Il contributo del singolo dipendente è fissato nella misura di una giornata lavorativa annua, che si realizza attraverso la rinuncia, per gli appartenenti alle aree professionali, a 7 ore e 30 minuti delle 23 ore di riduzione d’orario e, per i quadri direttivi, ad una giornata di ex festività.
Il medesimo contributo di una giornata di ex festività è stato poi esteso anche ai dirigenti (art. 16, ultimo comma, del CCNL 29 febbraio 2012).
Ricordiamo a coloro che volessero usufruire dei congedi a giornate previsti dall’accordo del 26/11/2014, di evitare di programmare giornate di
congedo nelle date in cui cadono le ex festività, per non perdere il diritto al recupero delle stesse.
ORARIO DI LAVORO NELLE GIORNATE SEMIFESTIVE
Il CCNL prevede che siano considerate giornate semifestive:
- la vigilia di Ferragosto
- la vigilia di Natale
- il 31 dicembre
- la ricorrenza del Santo Patrono
Colleghi a tempo pieno: in tali giornate la prestazione lavorativa standard è di 5 ore.
Colleghi a part-time: l’orario di lavoro giornaliero del personale a tempo parziale va ridotto in proporzione della riduzione di cui beneficia il personale a tempo pieno
orario giornaliero part time
Relativo orario nelle giornate semifestive
3.00
2.00
3.30
2.20
4.00
4.30
2.40
3.00
5.00
3.20
5.30
6.00
3.40
4.00
6.30
4.20
Colleghi che godono della riduzione dell'orario lavorativo in coincidenza con la giornata semifestiva: le ore di riduzione si deducono dalla giornata semifestiva standard di 5 ore (es. riduzione di 2 ore al giorno, nella giornata semifestiva si lavorerà per 3 ore).
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LE VOSTRE DOMANDE
Malattia e visite di controllo
Buongiorno, vorrei sapere se esistono ancora le fasce di reperibilità durante la malattia e se sono previste sanzioni qualora
il dipendente non risulti presente in casa durante una visita di controllo.
Caro collega, .La legge ha disposto che le visite mediche di controllo possano avvenire in orari prestabiliti, denominati “fasce di reperibilità”. Tali fasce orarie di reperibilità, valide per tutti i dipendenti, sono state così stabilite (D.M. 8 gennaio1985):
- dalle ore 10,00 alle ore 12,00 del mattino e dalle ore 17,00 alle ore 19,00 del pomeriggio di tutti i giorni, compresi i sabati, le domeniche e i festivi.
Ilmedico che effettua il sopralluogo è tenuto a verificare la presenza in casa del lavoratore , a controllarne lo stato di malattia , e a
compilare il relativo referto medico, lasciandone una copia al lavoratore.
Nel caso in cui il lavoratore non risulti presente presso il proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità, il medico è tenuto a
comunicare all’ASL o all’INPS - che a sua volta riferirà al datore di lavoro - l’assenza riscontrata. In tal caso il medico è tenuto a rilasciare un avviso che invita il lavoratore a presentarsi al controllo ambulatoriale per il giorno successivo non festivo.
Il lavoratore invitato a presentarsi al controllo ambulatoriale che non fosse in grado di lasciare il proprio domicilio deve far pervenire
all’ASL o all’INPS comunicazione della causa che non consente la sua presenza in ambulatorio, al fine di attivare un controllo domiciliare.
Il medico fiscale può confermare o meno l’esistenza di una malattia che produce incapacità al lavoro e, in ogni caso, qualora intervenga una modifica alla prognosi già in possesso del lavoratore, ne dovrà dare adeguata motivazione.
L’ammalato si può opporre all’esito della visita di controllo ma lo deve fare “immediatamente” chiedendo di far attestare il proprio
dissenso sul referto del medico fiscale. In tal caso, il giudizio definitivo rispetto alla contestazione spetterà al capo del servizio medico
-legale della ASL o al coordinatore sanitario della sede INPS territorialmente competente. Il lavoratore non può essere sottoposto a
più visite di controllo durante la stessa giornata ma una stessa malattia può essere controllata più volte.
Eventuali autorizzazioni mediche a lasciare il proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità non sono utili e non vengono
considerate come giustificato motivo di assenza Inoltre, il lavoratore in stato di malattia già accertata, cioè confermata dal medico
fiscale, non è esonerato dal rispetto delle disposizioni sulle fasce orarie di reperibilità.
Qualora il lavoratore risulti assente, senza giustificato motivo, ad una prima visita di controllo o non si presenti alla visita ambulatoriale di controllo, oppure non indichi il proprio indirizzo, è soggetto a sanzioni da parte del datore di lavoro, che possono giungere alla
sospensione totale della retribuzione (o della relativa indennità, per i lavoratori indennizzabili dall’INPS) per un massimo di 10 giorni. In caso di seconda assenza ingiustificata ad una visita di controllo durante la stessa malattia, il lavoratore è soggetto alla riduzione
del trattamento economico nella misura del 50% per il restante periodo di malattia successiva ai primi 10 giorni, oltre che alle eventuali sanzioni previste dal contratto di lavoro, a meno che l’assenza o l’irreperibilità non sia giustificata. L’assenza ad una terza visita
comporta la trattenuta dell’intera retribuzione dalla data in cui è stata riscontrata la terza assenza.
Per assenza del lavoratore deve intendersi non solo quella alla visita domiciliare ma anche la mancata presentazione alla visita ambulatoriale che viene sanzionata con le stesse modalità.
L’eventuale sanzione si applica anche nel caso di conferma dello stato di malattia. Infatti il controllo si riferisce prevalentemente
all’assenza del lavoratore dal proprio domicilio
Buon Natale dalla Fabi!
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