Introduzione all’omeopatia classica IAH AC Introduzione all’omeopatia classica © IAH 2007 Sebbene i farmaci omotossicologici si siano dimostrati efficaci grazie all’applicazione di microdosi, pico-dosi, dosi infinitesimali (molecolari) o persino di sostanze terapeutiche ancora più diluite, in linea di principio rimangono farmaci omeopatici scarsamente diluiti. Inoltre, ciò che per decenni non è mai stato chiarito del meccanismod’azione dell’omeopatia classica scarsamente diluita, può trovare una sua base scientifica proprio nella ricerca omotossicologica. Questa ambivalenza rappresenta una delle principali ragioni per cui lo studio della storia e dei principi basilari dell’omeopatia è parte integrante di questo corso e fondamentale per comprendere meglio la terapia e i farmaci omotossicologici. 1 Obiettivi • Il Dr. Hahnemann, padre spirituale dell’omeopatia • La diluizione omeopatica • Principi omeopatici • La verifica • Materia Medica e testi di riferimento • Basi scientifiche dell’omeopatia • Applicazioni terapeutiche dell’omeopatia classica • Il Dr. Reckeweg e l’omeopatia • Omeopatia complessista e farmaci omotossicologici © IAH 2007 2 Da questa lezione apprenderemo le basi della medicina moderna, la filosofia dell’approccio basato sulle evidenze, comprenderemo la natura della salute e della malattia, e capiremo in che modo l’omeopatia abbia trovato ormai da 200 anni la sua sede naturale nell’evoluzione della medicina, come sviluppo storico. 2 Dr. Samuel Hahnemann • 1755-1843 • Medico e chimico, nato a • • Meissen Principio di base: Similia similibus curentur 1810: Organon della medicina © IAH 2007 3 Il padre dell’omeopatia classica è il Dr. Samuel Hahnemann, originario della Transilvania (attuale Romania). Visse dal 1755 al 1843 e morì a Parigi, in Francia. Come spesso avveniva all’epoca, era contemporaneamente medico, chimico e farmacista. Definì il principio di base della similitudine come ‘similia similibus curentur’, ossia “i simili possono essere curati dal simile”. Una delle opere fondamentali della letteratura omeopatica è l’Organon di Hahnemann, pubblicato nel 1810 (prima edizione). 3 Omeopatia • Medicina olistica che si avvale di farmaci di origine animale, vegetale e minerale. • Etimologia: • Radici greche ... ¾ Omolos: “simile” ¾ Pathos: “sentimento” • Radici • Ippocrate, Celsio e Paracelso patrocinarono il trattamento dei pazienti con farmaci simili alle loro malattie. © IAH 2007 4 In sintesi, dobbiamo ricordare che l’omeopatia è un approccio medico olistico in cui i farmaci utilizzati sono di origine vegetale, animale e minerale. Il principio secondo cui il simile dovrebbe essere curato con il simile, è etimologicamente implicito nella definizione di “omeopatia”. Le origini dell’omeopatia risalgono a ben prima di Hahnemann. Le basi omeopatiche sono infatti già presenti in Ippocrate, Celsio e Paracelso (principio della similitudine). 4 Omeopatia • Hahnemann comprese la corrispondenza dettagliata dei sintomi clinici dei pazienti e la patogenesi sperimentale dei farmaci. • Hahnemann elaborò una filosofia sistematica della medicina e rigidi metodi di diagnosi e trattamento. © IAH 2007 5 La genialità di Hahnemann risiede nel fatto che egli correlò l’immagine dell’intossicazione nei pazienti sani con l’immagine del rimedio nei pazienti malati. Tramite questa correlazione ci insegnò uno dei principi base della medicina omotossicologica: per contrastare i sintomi creati dalla presenza di un’omotossina, abbiamo bisogno di una sostanza diluita che, in elevate concentrazioni, crea nelle persone sane una condizione simile all’intossicazione. Oltre ai principi omeopatici, la moderna ricerca ha evidenziato altri meccanismi d’azione. Le dosi infinitesimali sembrano esercitare un effetto di regolazione attraverso la stimolazione di meccanismi specifici che favoriscono o inibiscono la secrezione dei mediatori. L’omeopatia non è solo un trattamento, e non è semplicemente un altro tipo di medicina. È soprattutto una filosofia medica, un approccio diverso alla malattia del paziente. Le strategie terapeutiche e diagnostiche appaiono così lontane da quelle convenzionali, che la comunicazione tra le due dottrine può risultare difficoltosa. 5 Hahnemann e l‘omeopatia • La “dinamicità” è l’“energia vitale” o forza vitale • La malattia è un’alterazione della dinamicità • Questa alterazione può essere controbilanciata dalla medicina omeopatica © IAH 2007 6 Quella che Samuel Hahnemann definì come “dinamicità”, può essere oggi intesa come energia o forza vitale, presente in ciascun essere vivente, in ogni individuo. Le interazioni dell’individuo con il suo ambiente circostante possono causare un’alterazione di detta dinamicità, che in medicina convenzionale si traduce come disfunzione dell'organismo. L’alterazione della dinamicità si manifesta con sintomi clinici, amplificati o inibiti dalle modalità. Le modalità, in omeopatia, sono gli aspetti che alleviano o peggiorano i sintomi (miglioramento con il freddo, peggioramento con il caldo, miglioramento in posizione distesa, peggioramento in posizione eretta e in movimento, ecc.) I farmaci omeopatici contengono dosi infinitesimali di una sostanza, che permette di ripristinare la dinamicità nel caso in cui sia stata alterata. In linea di principio, dobbiamo considerare questo intervento di ripristino più come energia che come presenza molecolare. Le moderne ipotesi formulate sul principio d’azione dei farmaci omeopatici maggiormente diluiti, fanno riferimento alla risonanza innescata dall’induzione elettromagnetica che irradia dal farmaco stesso. Ciascuna sostanza possiede caratteristiche e frequenze proprie. Se il ‘quadro patologico’ e il rimedio omeopatico hanno la stessa frequenza, la risonanza è possibile e il farmaco funziona. Non esistono finora prove scientifiche a conferma di tale ipotesi. 6 I metodi scientifici di Hahnemann • Osservazione • Riflessione • Esperienza © IAH 2007 7 I metodi di Hahnemann erano ben lontani dagli standard basati sulle evidenze che contraddistinguono oggi la medicina convenzionale. Hahnemann ci riporta ai 3 aspetti essenziali cui un medico deve attenersi per poter intraprendere un approccio terapeutico corretto: osservazione, riflessione ed esperienza. L’osservazione del paziente in tutti i suoi aspetti (approccio olistico) costituisce la base di un trattamento efficace. La riflessione parte da ciò che è stato osservato, ricercando correlazioni, cause e conseguenze che favoriscono l’individuazione di un trattamento mirato. L’esperienza è il catalizzatore che accelera la formulazione delle conclusioni, traducendole in protocolli terapeutici efficaci. 7 Osservazione “È importante osservare l’essenza di una malattia, poiché la vera natura di una malattia è rivelata solo dalla sua totalità”. Hahnemann “Non bisogna scoprire solo ciò che sta dietro ai fenomeni; i fenomeni stessi costituiscono la dottrina”. Goethe © IAH 2007 8 Non sono importanti soli i sintomi e i segni (criteri oggettivi) ma anche la vita del paziente con e attraverso i suoi sintomi, i fattori di peggioramento e di miglioramento, nonché l’impatto delle variazioni sul rapporto esistente tra l’essere olistico e il suo ambiente. Ciò che si deve trattare è il fenomeno del paziente malato, con tutte le sue caratteristiche. Interrogando il paziente allo scopo di ottenere informazioni ampie e sufficientemente dettagliate sui sintomi e sulle modalità (la strategia di domandare informazioni e di analizzare i sintomi e le modalità, in omeopatia, prende il nome di repertorizzazione) è possibile valutare ciò che sta realmente alla base dei sintomi (cause), adottando così un approccio olistico completo. 8 Riflessione “La riflessione è un mezzo con cui non bisogna semplicemente riprodurre ma anche produrre la realtà”. “Comprende sia l’azione della volontà e dell’intelletto sia quella del potere dell’immaginazione come attività conscia e spirituale, nonché l’accertamento, la valutazione e l’osservazione attraverso gli occhi dello spirito”. Hahnemann © IAH 2007 9 È necessario riflettere su ciò che si osserva, senza interpretazioni da parte del medico, in maniera empatica, cercando di valutare il punto di vista del paziente. Le interpretazioni effettuate durante il processo di repertorizzazione (informazioni richieste dal medico al paziente per inventariare sintomi, segni e modalità) possono portare a elaborare domande non corrette nella successiva repertorizzazione, suggerimenti che, da ultimo, portano ad individuare rimedi erronei. Il medico deve essere per lo più un catalizzatore che concentra gli spunti offerti dal paziente e, con i giusti farmaci, ne promuove una più rapida guarigione. 9 Esperienza “La medicina è una scienza basata sull’esperienza. L’esperienza non si ottiene con la sperimentazione casuale ma con l’apprezzamento spirituale di ciò che è stato sperimentato”. Hahnemann “La dinamicità dell’esperienza consiste nelle abilità acquisite e in un’insita familiarità con l’obiettivo in oggetto”. Aristotele © IAH 2007 10 Sebbene la medicina convenzionale, in ambito accademico, vorrebbe trasformare la medicina in scienza “esatta”, essa rimarrà sempre una scienza umana, al pari di sociologia, psicologia, ecc. Una medicina efficace si basa soprattutto sull’esperienza. Maggiore è il numero di pazienti osservati e di repertorizzazioni eseguite, maggiormente mirato sarà il protocollo di trattamento. Ciò che viene fatto frequentemente, viene fatto meglio. Questo concetto è confermato da una delle principali leggi psicologiche del processo di apprendimento. 10 “Sintomi” definiti da Hahnemann I sintomi includono sia i riscontri che i sintomi soggettivi di qualsiasi regione dell'organismo, di natura psicologica o fisica, a prescindere dal loro grado di differenziazione mediante percezione o analisi, fino al livello molecolare. © IAH 2007 11 In omeopatia, un sintomo deve essere interpretato in termini generali. Contrariamente alla medicina convenzionale, un sintomo non deve essere considerato oggettivo nel senso assoluto del termine, cioè misurabile con tecniche oggettivabili. I sintomi sono soggettivi o persino surreali (la Materia Medica contiene numerosi esempi in cui l’immagine del rimedio è correlata al modo in cui il paziente vive il proprio sintomo, per es. la pesantezza di stomaco come se dovesse scoppiare, la cefalea come se avesse un chiodo piantato nel cranio, un sentimento come se dovesse andare in pezzi da un momento all’altro). Per la maggior parte, questi sintomi non sono realistici, né misurabili in alcun modo oggettivo, ma sono estremamente importanti nella repertorizzazione. In qualità di essere olistico, le emozioni e le impressioni fanno parte dell’insieme e così vengono rappresentate nell’immagine del rimedio. I sintomi, secondo Hahnemann, possono essere semplicemente impressioni oggettive, soggettive, irreali o persino surreali che generano espressioni, interazioni verbali o non verbali, aspetti psicologici ed emozioni. L’immagine complessiva deve essere correlata o simile all’immagine totale descritta nella Materia Medica. Se così è, si è trovato il rimedio adatto per il trattamento. 11 Approcci scientifici Medicina convenzionale Omeopatia Dottrina Eziologica, analitica Fenomenologica, sintetica Natura della riflessione Analisi della causa, quantitativa Analogica, qualitativa Ricerca Deduttiva Induttiva Approccio terapeutico Variazione biochimica dopo la diagnosi clinica, organo-correlato Controllo dei segnali dopo comparazione tra il quadro clinico e il quadro sintomatologico, sistemico, mirato sull’individuo Scopo terapeutico Curare la malattia Curare la persona © IAH 2007 12 Questa tabella compara la medicina convenzionale all’omeopatia in termini di dottrina, tipo di riflessione, ricerca, approccio e scopo terapeutico. Le differenze sono evidenti, spesso diametralmente opposte. La principale differenza è la malattia oggettivata della medicina convenzionale rispetto alla persona “soggettiva” in uno stato modificato (malattia). Approccio standardizzato contro approccio olistico personalizzato. 12 Le diluizioni omeopatiche © IAH 2007 Esistono diversi tipi di diluizioni omeopatiche. Vale la pena analizzare le più comuni. 13 Le diluizioni omeopatiche più comuni • Diluizione decimale (diluizioni D negli USA; in alcune altre nazioni diluizioni X) • Diluizione centesimale (C o CH) • Diluizione di Korsakov (K) © IAH 2007 14 Nella storia dell’omeopatia sono state sviluppate numerose tipologie di diluizione. Sebbene esistano anche altri tipi di diluizioni, quelle più utilizzate a livello mondiale sono le diluizioni decimali, centesimali e di Korsakov. Sono altresì note le potenze LM, sebbene siano adottate come rimedio classico solo da alcuni omeopati. La procedura seguita per produrre la diluizione omeopatica è descritta nella cosiddetta farmacopea, ed è seguita scrupolosamente dai laboratori omeopatici. Tra le farmacopee riconosciute a livello mondiale, le più accreditate sono quella tedesca (HAB: Homöopathisches Arznei Buch) e quella francese (PF: Pharmacopée française). I farmaci Heel sono prodotti in base alla farmacopea tedesca. Nella ‘scuola tedesca’ si fa ampio ricorso alle diluizioni decimali. Si tratta di una concentrazione 1:10 utilizzata in ogni fase di diluizione. Tra due fasi di diluizione avviene un processo di dinamizzazione, cioè un’intensa agitazione ripetuta (Hahnemann: 10 volte) del liquido. Partendo da una tintura madre, D1 è una diluizione 1:10, D2 una diluizione 1:100, D3 una diluizione 1:1000, mentre D9 è una diluizione 1:1000000000 e così via. Le diluizioni centesimali sono contraddistinte da una concentrazione 1:100 in ogni fase di diluizione. Anche in questo caso, tra due fasi di diluizione avviene un processo di dinamizzazione. C1 o 1CH è una diluizione 1:100, C2 o 2CH è una diluizione 1:10000, C5 o 5CH è una diluizione 1:10000000000 e così via. Le potenze o diluizioni C sono fortemente presenti nella ‘scuola francese’. Le diluizioni D sono molto più dinamizzate rispetto alle diluizioni C, dato che ad ogni fase di 1:10 si effettua un’agitazione per dieci volte, rispetto a ogni fase di 1:100. Pertanto, D6 può avere la stessa concentrazione molecolare di C3 (entrambe diluizioni 1:1000000), perché per produrre una D6 il liquido è stato agitato 60 volte nelle diverse fasi, mentre nel caso della diluizione C3 solo 30 volte. Questa differenza diventa significativa soprattutto nelle diluizioni maggiori. Le diluizioni di Korsakov sono state sviluppate da Korsakov. Per quanto concerne le diluizioni D e C, a ogni fase di diluizione, i laboratori farmaceutici devono utilizzare un contenitore diverso per la successiva diluizione, mentre nelle diluizioni di Korsakov si utilizza lo stesso contenitore dalla prima all’ultima diluizione. Il contenuto residuo aderito alla parete è di circa 1:100 parti del liquido presente nel flacone. I macchinari di Korsakov aspirano il liquido del contenitore dopo la dinamizzazione e quindi riempiono nuovamente il contenitore per effettuare le successive diluizioni. Le diluizioni di Korsakov sono abbreviate dal simbolo K. Una 6K è la 6ª diluizione di Korsakov, la 200K è la 200ª. Le diluizioni di Korsakov vengono facilmente effettuate dato che, al giorno d’oggi, un macchinario computerizzato è in grado di effettuare le diluizioni e di identificare le diluizioni intermedie necessarie. 14 La diluizione decimale • Parte iniziale della tintura*1 + 9 parti del soluzione, dinamizzazione, D1 • 1 parte D1 + 9 parti del vettore*2, dinamizzazione, D2 • 1 parte D2 + 9 parti del vettore, dinamizzazione, D3 • ……… • 1 parte D(n-1) + 9 parti del vettore, dinamizzazione, Dn *1La parte iniziale della concentrazione della tintura madre è descritta nella farmacopea e può variare in base alla sostanza utilizzata. *2La soluzione utilizzata per effettuare le diluizioni omeopatiche è acqua o alcol o una miscela di entrambi. © IAH 2007 15 Poiché in medicina omotossicologica si utilizzano solo le diluizioni omeopatiche decimali, è interessante analizzarle più approfonditamente. La farmacopea tedesca (HAB) descrive in dettaglio come effettuare adeguatamente la diluizione decimale di una sostanza. Per ogni sostanza, partendo dalla tintura madre non diluita, viene definita una prima parte. Questa prima parte 1/10 viene addizionata a un vettore o diluente (acqua o alcol) fino a ottenere una misura standard (100%). Una volta ottenuta questa diluizione molecolare primaria, l’intera miscela viene agitata con forza per 10 volte. A questo punto, il recipiente contiene la prima diluizione decimale o D1. Da questa diluizione D1, una parte viene prelevata e addizionata a 9 parti del vettore o diluente in un nuovo flacone. Questo liquido sarà nuovamente dinamizzato, creando una diluizione D2. Sebbene, in linea di principio, sia possibile ottenere qualsiasi diluizione desiderata, in medicina omotossicologica, e certamente nei farmaci associati, la maggior parte delle diluizioni utilizzate sono comprese tra D2 e D8. Se si utilizzano diluizioni superiori (come nel caso di Injeel o Homaccord, vedere come riferimento la lezione IAH AC Gruppi di Farmaci) è spesso presente una diluizione inferiore della stessa sostanza, cosicché sia sempre disponibile una presenza molecolare anche se si utilizzano diluizioni elevate. 15 I principi omeopatici © IAH 2007 Vengono descritti 4 principi omeopatici: - Il principio della similitudine - Il principio dell’inversione - Il principio di Paracelso - Il principio di Burgi 16 Il principio della similitudine • La regola del “come se” • Il quadro clinico dell’intossicazione, indotto nelle persone sane dalla somministrazione di una concentrazione tossica di una sostanza, deve essere simile al modello della malattia del paziente. Solo allora, una concentrazione molto bassa di quella sostanza potrà curare il paziente che presenta un modello di malattia simile al quadro dell’intossicazione osservato nella persona sana. © IAH 2007 17 Un paziente che presenta un quadro patologico o clinico simile a quello ottenuto sulla persona sana dopo assunzione di una tossina in alta concentrazione,, potrà essere trattato con quella tossina in dosi infinitesimali. I quadri farmacologici sono descritti nella cosiddetta Materia Medica (vedi oltre in questa lezione). 17 Il principio dell’inversione • Una sostanza che in elevate concentrazioni molecolari genera una intossicazione, in un paziente può curare lo stesso quadro sintomatologico, a bassissime concentrazioni. © IAH 2007 18 Il principio dell’inversione è correlato alla dose e rende più completo il principio della similitudine. In omeopatia, una sostanza viene utilizzata in base al quadro di intossicazione che genera nelle persone sane. Se una persona sana viene punta da un’ape, si osservano diversi sintomi clinici: edema locale, dolore, arrossamento, ecc. Per trattare un paziente che presenta sintomi come se fosse stato punto da un’ape (ma non lo è stato), per curare detta condizione dobbiamo diluire Apis mellifica (ape domestica). Il principio della similitudine e gli effetti inversi con dosaggi inversi costituiscono i principi basilari dell’omeopatia. 18 Il principio di Paracelso (1493-1541) • La dose crea il veleno. © IAH 2007 19 Paracelso ipotizzò che una sostanza non può essere definita veleno solo in base alle sue caratteristiche molecolari, in quanto il principale parametro del carico tossico è rappresentato dalla dose. L’arsenico è considerato un veleno, ma solo a determinate dosi. Le sostanze considerate salutari, possono spesso diventare tossiche, se assunte a maggiori dosi o concentrazioni. Non è pertanto la molecola in sé a possedere l’effetto tossico, ma il numero di molecole in certe dosi. Solo allora è possibile osservare un quadro farmacologico in una persona sana, e una dose inversa può curare un paziente con un quadro patologico simile al quadro dell’intossicazione. Sostanza, quadro farmacologico e dose sono parametri essenziali in omeopatia. 19 Il principio di Burgi, 1932 • “L’effetto di due sostanze che inducono la stessa variazione funzionale o eliminano gli stessi sintomi, si sommano quando hanno gli stessi bersagli farmacologici e si potenziano quando hanno bersagli farmacologici diversi”. © IAH 2007 20 Burgi ipotizzò che la somministrazione simultanea di diverse sostanze con azione terapeutica simile, avrebbe creato un effetto sinergico superiore alla somma degli effetti individuali delle singole sostanze. Nei farmaci omotossicologici composti, accanto all’azione complementare delle diverse sostanze contenute nella formula, la sinergia delle componenti deriva dal principio di Burgi. 20 Il proving in omeopatia © IAH 2007 In omeopatia i proving sono fondamentali, poiché è grazie a queste che possiamo apprendere il quadro farmacologico di una sostanza omeopatica. 21 Il proving • Una persona sana (volontario) • assume una dose elevata • o basse dosi ripetute • di una sostanza tossica • che genera un quadro di intossicazione • che viene accuratamente registrato e quindi classificato • come quadro farmacologico della sostanza. • La descrizione include i sintomi somatici e psicologici e anche le modalità osservate nel quadro farmacologico © IAH 2007 22 I proving sono studi patogenici sperimentali che costituiscono la base della ricerca omeopatica classica. L’obiettivo della verifica è evidenziare il quadro farmacologico di una sostanza che può essere utilizzata come rimedio omeopatico. Il quadro farmacologico è l’immagine clinica completa dei sintomi somatici e psicologici che una persona sana sviluppa in seguito a un’intossicazione con la sostanza testata. Il quadro dell’intossicazione viene dettagliatamente osservato e trascritto. Al termine della verifica, la sostanza può essere utilizzata in dosi infinitesimali, per trattare o curare un paziente che presenta un quadro patologico simile al quadro intossicatorio osservato nel proving. 22 Sintomi e modalità • I sintomi sono clinici • Le modalità sono i parametri o le condizioni che migliorano o peggiorano la condizione sintomatologica del paziente © IAH 2007 23 La cefalea è un sintomo clinico. Il miglioramento ottenuto con l’applicazione di impacchi freddi e il peggioramento causato dal caldo sono le modalità. Durante un proving vengono osservati e descritti sia i sintomi clinici che le modalità. Le modalità hanno spesso a che fare con miglioramenti o peggioramenti soggettivi, dovuti a variazioni fisiche dell’ambiente. Spesso le modalità osservate sono correlate a sensazioni, per esempio: caldo, freddo, giorno, notte, pressione sulla parte interessata, suoni o rumori, odori, profumi o aromi. Le modalità possono influenzare l’intero quadro farmacologico, o solo alcuni aspetti di esso. 23 Materia Medica e Repertorio © IAH 2007 Per identificare il corretto rimedio per ciascun paziente, gli omeopati si avvalgono attualmente di due tipi di testi: la Materia Medica e il Repertorio. Questi testi, di fatto, sono l’uno l’inverso dell’altro. 24 Materia Medica • Un testo nel quale sono descritti in dettaglio i quadri farmacologici, suddivisi in sintomi correlati alla sede corporea, organica e tissutale. • La materia medica di una sostanza contiene • Caratteristiche generali • Sintomi mentali • Sintomi della testa (occhi, orecchie, naso, viso,…) • Sintomi della gola • Sintomi dello stomaco • ecc. © IAH 2007 25 Le componenti omeopatiche, unitamente ai loro quadri farmacologici, sono descritte in dettaglio e in ordine alfabetico nella Materia Medica. La Materia Medica è stata redatta da numerosi grandi omeopati: Allen, Boericke, Phatak, ecc. La descrizione dettagliata del quadro farmacologico è suddivisa in sintomi correlati ai diversi organi e sistemi di organi, tessuti, sensi, ecc. La Materia Medica è un libro interessante, che permette di comparare i sintomi del paziente con il quadro farmacologico selezionato dopo la repertorizzazione. 25 © IAH 2007 26 Questo è un esempio della Materia Medica di Murphy. Questo testo classifica in ordine alfabetico le sostanze utilizzate nei farmaci omeopatici, come rimedi unitari o farmaci composti. 26 © IAH 2007 27 Osserviamo qui il quadro farmacologico dell’Arnica montana, comunemente nota come Erba di San Giovanni. L’arnica montana è un rimedio generico largamente utilizzato in omeopatia, e nel trattamento omotossicologico è utilizzata soprattutto per la cura dei disturbi locomotori. 27 © IAH 2007 28 Il quadro farmacologico di Arnica montana si apre con le sue caratteristiche farmacologiche. Nel primo punto evidenziato troviamo i sinonimi della pianta, i luoghi in cui cresce, le sue caratteristiche farmacologiche, gli organi o sistemi di organi sui quali agisce, la sua applicazione generica. È una descrizione molto simile alla descrizione farmacologica convenzionale delle attività della sostanza. 28 © IAH 2007 29 Di seguito osserviamo il suo impiego omeopatico generale, ulteriormente suddiviso in livelli dettagliati. L’attività di Arnica è descritta per regione, organo o sistema di organi o tessuto. Le porzioni delle frasi scritte in grassetto e corsivo prendono il nome di note chiave, poiché risultano particolarmente importanti per questa sostanza, se utilizzata come rimedio omeopatico. Di fatto, possiamo affermare che se tali note chiave non sono presenti nel paziente che manifesta una sintomatologia in quella data regione del corpo, il rimedio non è probabilmente quello indicato per il suo trattamento. 29 © IAH 2007 30 Nella sezione “applicazione omeopatica” troviamo anche le modalità. Si tratta dei parametri che peggiorano o migliorano la sintomatologia del paziente. Il testo recita: “Miglioramento quando il soggetto è sdraiato, mantenendo la testa bassa, o allungando le braccia e le gambe. Peggioramento dopo lesioni, cadute, colpi, ecchimosi, shock, urti dopo sforzo, sforzo eccessivo, distorsioni. Peggioramento al minimo tocco, in seguito a movimento, riposo, consumo di vino, condizioni di freddo umido. Peggioramento dopo sonno, in caso di età avanzata, in seguito al consumo di sostanze alcoliche, dopo l’esposizione ai gas di città. Peggioramento se sdraiato sul fianco sinistro”. In questo caso i termini : “sdraiato mantenendo la testa bassa, lesioni, ecchimosi” sono in grassetto e corsivo. 30 Repertorio • L’opposto della Materia Medica • Un testo in cui, durante l’anamnesi, l’omeopata ricerca i sintomi e le modalità che osserva nel paziente • Riferimento a determinate sostanze • Dimostrazione di tali sintomi e modalità nel quadro farmacologico © IAH 2007 31 Partendo dall’intervista al paziente, dai suoi sintomi e dalle sue modalità, il repertorio guida l'omeopata verso uno o alcuni (simili) farmaci. Affinando le domande, è possibile ricavare una differenziazione dettagliata per stabilire il rimedio più simile per il paziente. Il repertorio è utilizzato durante la procedura di repertorizzazione, cioè il processo che consiste nell’interrogare e osservare il paziente. Anche in questo caso i più grandi omeopati hanno redatto il proprio repertorio. Kent, Hering, Hahnemann, sono ormai considerati autori classici. Attualmente, esistono persino programmi computerizzati che permettono di repertorizzare i pazienti. Il Mac Repertory, ad esempio, permette di abbinare i sintomi e le modalità dei pazienti ottenendo differenti livelli di farmaci possibili. 31 © IAH 2007 32 Questa è una pagina del repertorio di Kent; sia l’opera che il suo autore sono celebri e decisamente accreditati in omeopatia. 32 © IAH 2007 33 Immaginiamo che il paziente soffra di dolori alla schiena. La parte è dolorante dopo una caduta (contusione). Apriamo quindi il repertorio cercando il capitolo “schiena”. In questo capitolo cerchiamo dolore, e sotto dolore cerchiamo dolorante o contusione. 33 © IAH 2007 34 Troviamo quindi “Arn.” scritto in grassetto, che è l’abbreviazione di Arnica montana. Sono presenti anche altri farmaci come Alumina, Eupatorium, Kalium carbonicum, Natrium muriaticum, ecc. Dobbiamo quindi esaminare ulteriormente il nostro paziente, e formulare ulteriori domande per affinare la scelta del rimedio. 34 © IAH 2007 35 Se osserviamo inoltre che il paziente rabbrividisce durante gli attacchi di mal di schiena, cerchiamo anche questo sintomo nel repertorio e troviamo nuovamente Arnica montana. Per selezionare un determinato rimedio, maggiore è il numero di sintomi trovati in Arnica montana, maggiore sarà la nostra consapevolezza di aver trovato il rimedio giusto per il paziente. 35 Basi scientifiche dell’omeopatia © IAH 2007 L’approccio al paziente è rigidamente individuale, olistico, e l’unicità dell’essere umano rende praticamente impossibile la creazione di gruppi sperimentali comparabili. Dato che in omeopatia classica non esiste il concetto di malattia, ma soltanto quello di paziente, non è possibile impostare una ricerca in questo ambito poiché l'individualità del paziente è un concetto universale. Gruppi di pazienti che manifestano la medesima patologia non potranno essere pertanto raggruppati come se condividessero la stessa ‘malattia’, analogamente a quanto avviene in medicina convenzionale, in quanto tale malattia sarà vissuta in maniera diversa da ciascun individuo. Sono state tuttavia condotte sperimentazioni cliniche omeopatiche, randomizzate e in doppio cieco, ottenendo risultati assai favorevoli a vantaggio dell’omeopatia. La ricerca di base ha inoltre dimostrato, come riportato in numerose pubblicazioni, che le diluizioni, persino quelle che superano il numero di Avogadro, generano effetti fisiologici. Siamo tuttavia ben lontani dal conoscere la farmacodinamica dei medicinali omeopatici, sebbene esistano ipotesi plausibili che possono spiegare i meccanismi d’azione del singolo farmaco omeopatico; tuttavia, l’omeopatia si contrappone in maniera talmente radicale alla medicina convenzionale, che rimarrà sempre spazio per critiche e scetticismi. 36 Perchè la ricerca omeopatica è difficoltosa? • I modelli di misurazione sono stati creati per i farmaci valutabili e non possono essere facilmente applicati ai farmaci omeopatici • In omeopatia la malattia non esiste, esiste solo il malato. • Ne consegue che la stessa malattia convenzionalmente definita, viene trattata con farmaci differenti nei diversi pazienti • Una volta superato il numero di Avogadro, di regola qualsiasi altro risultato della ricerca omeopatica non viene accettato dal mondo accademico o convenzionale • Nelle diluizioni elevate, l’ipotesi è che entità più piccole delle molecole, o persino la semplice induzione elettromagnetica, innescano il meccanismo d’azione che sta alla base del farmaco. La misurazione di tale effetto risulta impossibile in ragione del principio di Heisenberg © IAH 2007 37 Sebbene sussistano numerosi motivi per cui i principi della “normale” impostazione sperimentale siano difficilmente applicabili all’omeopatia classica, sono stati condotti diversi studi su rimedi unitari, ottenendo buoni risultati terapeutici. Persino la ricerca di base ha messo in luce notevoli risultati con l’utilizzo di rimedi unitari. Probabilmente, la ricerca di base più controversa è stata condotta dall’immunologo francese di fama mondiale Benveniste¹ e, in un altro studio, dal medico Louis Rey². Sebbene la ricerca di Benveniste sia stata confermata dal farmacologo inglese prof. Ennis³, i risultati di questo lavoro sono rimasti finora assai controversi perché accettarli avrebbe minato l’intera logica dell’approccio farmaceutico molecolare accademico convenzionale. ¹ Benveniste, J.: "Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE", E. Davenas, F. Beauvais, J. Amara, M. Oberbaum, B. Robinzon, A. Miadonnai, A. Tedeschi, B. Pomeranz, P. Fortner, P. Belon, J. Sainte-Laudy, B. Poitevin, J. Benveniste, Nature 333, 816-818 (30/06/1988) ² Rey, L.: “Thermoluminescence of ultra-high dilutions of Lithium chloride and Sodium chloride”, Physica A, 2003, 323, 67-74 ³ Ennis, M. et al.: “Histamine dilutions modulate basophil activation”. Inflammation Research, 2004 May;53(5):181-188 37 Quanto è sicura la misurazione scientifica? • Il principio di indeterminazione di Heisenberg non ammette la possibilità di un’oggettività assoluta. ∆x∆p ≥ h/4¶ ∆x = fattore di indeterminazione nella posizione ∆p = fattore di indeterminazione nell’impulso h = costante di Planck (circa 6,63×10-34 J s) © IAH 2007 38 Il medico Werner Heisenberg sancì l’impossibilità di indicare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella. Il suo principio di indeterminazione è ritenuto particolarmente importante in meccanica quantistica. La conseguenza del suo principio è che quando si inizia a misurare un qualsiasi parametro, si influenza il fenomeno in maniera tale che la misurazione risulta falsata. Il principio di indeterminazione di Heisenberg si ripercuote in larga misura su numerosi settori della fisica e svolge un ruolo importante in quella quantistica. Può svolgere anche un ruolo importante nella riproduzione delle ricerche condotte su singoli farmaci omeopatici con diluizione media o elevata. La sua importanza interessa anche oggetti più grandi (auto, aerei, case,…), sebbene nella fattispecie sia decisamente inferiore o persino trascurabile, a causa del ridottissimo numero della costante di Planck. Tuttavia, in caso di terapia con microdosi, e ancor più in omeopatia, in cui si utilizzano dosi infinitesimali, forse persino a livello dei quanti, il principio di indeterminazione di Heisenberg può risultare determinante nella misurazione degli effetti. 38 Applicazioni terapeutiche dell’omeopatia classica © IAH 2007 39 Omeopatia • Principali indicazioni • Disturbi acuti • Disturbi funzionali • Disturbi psicosomatici • Malattie croniche © IAH 2007 40 L’omeopatia è applicabile alla maggior parte delle malattie: ad esempio disturbi acuti della forza vitale (patologie acute, per lo più infiammazioni), disfunzioni, disturbi di tipo psicosomatico e persino alcune malattie croniche. 40 Omeopatia • La terapia omeopatica classica non è applicabile in condizioni di lesioni gravi o in caso di malattie terminali o maligne • In questo caso può essere utilizzata come integrazione © IAH 2007 41 Al pari degli altri tipi di medicina, anche l’omeopatia ha i suoi limiti. L’omeopatia classica non deve costituire la prima scelta di trattamento in caso di lesioni gravi o di malattie terminali o maligne, sebbene in tutti questi casi possa contribuire al miglioramento della qualità di vita. Nel caso delle neoplasie, l’omeopatia non costituisce il trattamento di prima scelta ma quello complementare ad altri metodi e trattamenti terapeutici, soprattutto quelli della medicina convenzionale (per es. il vomito indotto dalla chemioterapia può essere efficacemente trattato con l’omeopatia). 41 Esempi di gruppi di farmaci Farmaci di origine vegetale Aconitum Belladonna Nux vomica Aconito Belladonna Noce vomica Farmaci di origine animale Apis Sepia Lachesis Ape domestica Seppia Crotalo muto Farmaci di origine minerale Calcium carbonicum Hepar sulfuris Silicea Carbonato di calcio Solfuro di calcio Silicio © IAH 2007 42 L’omeopatia si avvale generalmente di tre gruppi di sostanze: farmaci di origine vegetale, animale e minerale. La diapositiva esemplifica i diversi gruppi, sottolineando il nome scientifico ufficiale e la denominazione comune. 42 Il Dr. Reckeweg e l‘omeopatia classica © IAH 2007 Terminati gli studi medici classici, il Dr. H. H. Reckeweg studiò l’omeopatia classica, cercando di scoprire un nuovo metodo per combattere gli effetti collaterali e le controindicazioni dei farmaci convenzionali. Ma anche l’omeopatia classica non rappresentava la soluzione, essendo una medicina particolarmente empirica. Sono infatti necessari anni o persino decenni di pratica per preparare un bravo omeopata, poiché il riconoscimento dei quadri farmacologici del paziente richiede un’enorme esperienza. Dopo aver seguito e studiato i seminari del Prof. August Bier, all’epoca sostenitore dell’omeopatia clinica, il Dr. Reckeweg acquisì quelle conoscenze omeopatiche che lo portarono successivamente a formulare il suo approccio integrato di entrambe le medicine, elaborando gradualmente il concetto di omotossicologia come ponte tra la medicina convenzionale e quella omeopatica. Non solo i farmaci composti contengono diluizioni omeopatiche, principalmente basse diluizioni, ma l’influenza dell’omeopatia classica si evince soprattutto nella gamma di Injeel (vedere la lezione IAH AC Gruppi di farmaci), accordi di potenza della stessa sostanza contenuti in un singolo flaconcino. La genialità omeopatica di Reckeweg è altresì sottolineata dalla gamma degli Homaccord (vedere la lezione IAH AC Homaccord). 43 Omeopatia complessista e farmaci omotossicologici © IAH 2007 Abbiamo già descritto le importanti differenze tra i farmaci omeopatici composti e i farmaci omotossicologici (vedere la lezione IAH AC Farmaci di base). I farmaci omotossicologici sono formulati e agiscono con una funzione sinergica delle componenti, o come attività complementare, e sono clinicamente utilizzati nel paziente in base al quadro patologico, entro una struttura specifica di riferimento, rappresentata dalla Tavola delle Sequenze Patologiche Sebbene vengano classificati come omeopatici, in ragione delle diluizioni omeopatiche utilizzate, i farmaci omotossicologici non sono solo farmaci omeopatici composti. Queste differenze sono essenziali per comprendere come i farmaci omotossicologici agiscano in maggiore profondità rispetto ai farmaci omeopatici e siano quindi più facilmente compresi dalla medicina convenzionale. 44