Introduzione all`omeopatia classica

Introduzione all’omeopatia classica
IAH AC Introduzione all’omeopatia classica
© IAH 2007
Sebbene i farmaci omotossicologici si siano dimostrati efficaci grazie
all’applicazione di microdosi, pico-dosi, dosi infinitesimali (molecolari) o persino di
sostanze terapeutiche ancora più diluite, in linea di principio rimangono farmaci
omeopatici scarsamente diluiti. Inoltre, ciò che per decenni non è mai stato
chiarito del meccanismod’azione dell’omeopatia classica scarsamente diluita, può
trovare una sua base scientifica proprio nella ricerca omotossicologica. Questa
ambivalenza rappresenta una delle principali ragioni per cui lo studio della storia
e dei principi basilari dell’omeopatia è parte integrante di questo corso e
fondamentale per comprendere meglio la terapia e i farmaci omotossicologici.
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Obiettivi
• Il Dr. Hahnemann, padre spirituale dell’omeopatia
• La diluizione omeopatica
• Principi omeopatici
• La verifica
• Materia Medica e testi di riferimento
• Basi scientifiche dell’omeopatia
• Applicazioni terapeutiche dell’omeopatia classica
• Il Dr. Reckeweg e l’omeopatia
• Omeopatia complessista e farmaci omotossicologici
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Da questa lezione apprenderemo le basi della medicina moderna, la filosofia
dell’approccio basato sulle evidenze, comprenderemo la natura della salute e
della malattia, e capiremo in che modo l’omeopatia abbia trovato ormai da 200
anni la sua sede naturale nell’evoluzione della medicina, come sviluppo storico.
2
Dr. Samuel Hahnemann
• 1755-1843
• Medico e chimico, nato a
•
•
Meissen
Principio di base: Similia similibus
curentur
1810: Organon della medicina
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Il padre dell’omeopatia classica è il Dr. Samuel Hahnemann, originario della
Transilvania (attuale Romania). Visse dal 1755 al 1843 e morì a Parigi, in
Francia. Come spesso avveniva all’epoca, era contemporaneamente medico,
chimico e farmacista. Definì il principio di base della similitudine come ‘similia
similibus curentur’, ossia “i simili possono essere curati dal simile”.
Una delle opere fondamentali della letteratura omeopatica è l’Organon di
Hahnemann, pubblicato nel 1810 (prima edizione).
3
Omeopatia
• Medicina olistica che si avvale di farmaci di origine animale,
vegetale e minerale.
• Etimologia:
• Radici greche ...
¾ Omolos: “simile”
¾ Pathos: “sentimento”
• Radici
• Ippocrate, Celsio e Paracelso patrocinarono il trattamento dei
pazienti con farmaci simili alle loro malattie.
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In sintesi, dobbiamo ricordare che l’omeopatia è un approccio medico olistico in
cui i farmaci utilizzati sono di origine vegetale, animale e minerale. Il principio
secondo cui il simile dovrebbe essere curato con il simile, è etimologicamente
implicito nella definizione di “omeopatia”. Le origini dell’omeopatia risalgono a
ben prima di Hahnemann. Le basi omeopatiche sono infatti già presenti in
Ippocrate, Celsio e Paracelso (principio della similitudine).
4
Omeopatia
• Hahnemann comprese la corrispondenza dettagliata dei sintomi
clinici dei pazienti e la patogenesi sperimentale dei farmaci.
• Hahnemann elaborò una filosofia sistematica della medicina e
rigidi metodi di diagnosi e trattamento.
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La genialità di Hahnemann risiede nel fatto che egli correlò l’immagine
dell’intossicazione nei pazienti sani con l’immagine del rimedio nei pazienti
malati. Tramite questa correlazione ci insegnò uno dei principi base della
medicina omotossicologica: per contrastare i sintomi creati dalla presenza di
un’omotossina, abbiamo bisogno di una sostanza diluita che, in elevate
concentrazioni, crea nelle persone sane una condizione simile all’intossicazione.
Oltre ai principi omeopatici, la moderna ricerca ha evidenziato altri meccanismi
d’azione. Le dosi infinitesimali sembrano esercitare un effetto di regolazione
attraverso la stimolazione di meccanismi specifici che favoriscono o inibiscono la
secrezione dei mediatori.
L’omeopatia non è solo un trattamento, e non è semplicemente un altro tipo di
medicina. È soprattutto una filosofia medica, un approccio diverso alla malattia
del paziente. Le strategie terapeutiche e diagnostiche appaiono così lontane da
quelle convenzionali, che la comunicazione tra le due dottrine può risultare
difficoltosa.
5
Hahnemann e l‘omeopatia
• La “dinamicità” è l’“energia vitale” o forza vitale
• La malattia è un’alterazione della dinamicità
• Questa alterazione può essere controbilanciata dalla medicina
omeopatica
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Quella che Samuel Hahnemann definì come “dinamicità”, può essere oggi intesa
come energia o forza vitale, presente in ciascun essere vivente, in ogni individuo.
Le interazioni dell’individuo con il suo ambiente circostante possono causare
un’alterazione di detta dinamicità, che in medicina convenzionale si traduce come
disfunzione dell'organismo.
L’alterazione della dinamicità si manifesta con sintomi clinici, amplificati o inibiti
dalle modalità. Le modalità, in omeopatia, sono gli aspetti che alleviano o
peggiorano i sintomi (miglioramento con il freddo, peggioramento con il caldo,
miglioramento in posizione distesa, peggioramento in posizione eretta e in
movimento, ecc.)
I farmaci omeopatici contengono dosi infinitesimali di una sostanza, che permette
di ripristinare la dinamicità nel caso in cui sia stata alterata. In linea di principio,
dobbiamo considerare questo intervento di ripristino più come energia che come
presenza molecolare.
Le moderne ipotesi formulate sul principio d’azione dei farmaci omeopatici
maggiormente diluiti, fanno riferimento alla risonanza innescata dall’induzione
elettromagnetica che irradia dal farmaco stesso. Ciascuna sostanza possiede
caratteristiche e frequenze proprie. Se il ‘quadro patologico’ e il rimedio
omeopatico hanno la stessa frequenza, la risonanza è possibile e il farmaco
funziona. Non esistono finora prove scientifiche a conferma di tale ipotesi.
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I metodi scientifici di Hahnemann
• Osservazione
• Riflessione
• Esperienza
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I metodi di Hahnemann erano ben lontani dagli standard basati sulle evidenze
che contraddistinguono oggi la medicina convenzionale. Hahnemann ci riporta ai
3 aspetti essenziali cui un medico deve attenersi per poter intraprendere un
approccio terapeutico corretto: osservazione, riflessione ed esperienza.
L’osservazione del paziente in tutti i suoi aspetti (approccio olistico) costituisce la
base di un trattamento efficace.
La riflessione parte da ciò che è stato osservato, ricercando correlazioni, cause e
conseguenze che favoriscono l’individuazione di un trattamento mirato.
L’esperienza è il catalizzatore che accelera la formulazione delle conclusioni,
traducendole in protocolli terapeutici efficaci.
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Osservazione
“È importante osservare l’essenza di una malattia,
poiché la vera natura di una malattia è rivelata solo
dalla sua totalità”.
Hahnemann
“Non bisogna scoprire solo ciò che sta dietro ai fenomeni; i
fenomeni stessi costituiscono la dottrina”.
Goethe
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Non sono importanti soli i sintomi e i segni (criteri oggettivi) ma anche la vita del
paziente con e attraverso i suoi sintomi, i fattori di peggioramento e di
miglioramento, nonché l’impatto delle variazioni sul rapporto esistente tra l’essere
olistico e il suo ambiente.
Ciò che si deve trattare è il fenomeno del paziente malato, con tutte le sue
caratteristiche. Interrogando il paziente allo scopo di ottenere informazioni ampie
e sufficientemente dettagliate sui sintomi e sulle modalità (la strategia di
domandare informazioni e di analizzare i sintomi e le modalità, in omeopatia,
prende il nome di repertorizzazione) è possibile valutare ciò che sta realmente
alla base dei sintomi (cause), adottando così un approccio olistico completo.
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Riflessione
“La riflessione è un mezzo con cui non bisogna
semplicemente riprodurre ma anche produrre la realtà”.
“Comprende sia l’azione della volontà e dell’intelletto sia quella
del potere dell’immaginazione come attività conscia e spirituale,
nonché l’accertamento, la valutazione e l’osservazione attraverso
gli occhi dello spirito”.
Hahnemann
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È necessario riflettere su ciò che si osserva, senza interpretazioni da parte del
medico, in maniera empatica, cercando di valutare il punto di vista del paziente.
Le interpretazioni effettuate durante il processo di repertorizzazione (informazioni
richieste dal medico al paziente per inventariare sintomi, segni e modalità)
possono portare a elaborare domande non corrette nella successiva
repertorizzazione, suggerimenti che, da ultimo, portano ad individuare rimedi
erronei. Il medico deve essere per lo più un catalizzatore che concentra gli spunti
offerti dal paziente e, con i giusti farmaci, ne promuove una più rapida guarigione.
9
Esperienza
“La medicina è una scienza basata sull’esperienza.
L’esperienza non si ottiene con la sperimentazione
casuale ma con l’apprezzamento spirituale di ciò che
è stato sperimentato”.
Hahnemann
“La dinamicità dell’esperienza consiste nelle abilità acquisite e in
un’insita familiarità con l’obiettivo in oggetto”.
Aristotele
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Sebbene la medicina convenzionale, in ambito accademico, vorrebbe
trasformare la medicina in scienza “esatta”, essa rimarrà sempre una scienza
umana, al pari di sociologia, psicologia, ecc. Una medicina efficace si basa
soprattutto sull’esperienza. Maggiore è il numero di pazienti osservati e di
repertorizzazioni eseguite, maggiormente mirato sarà il protocollo di trattamento.
Ciò che viene fatto frequentemente, viene fatto meglio. Questo concetto è
confermato da una delle principali leggi psicologiche del processo di
apprendimento.
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“Sintomi” definiti da Hahnemann
I sintomi includono sia i riscontri che i sintomi soggettivi di
qualsiasi regione dell'organismo, di natura psicologica o fisica, a
prescindere dal loro grado di differenziazione mediante
percezione o analisi, fino al livello molecolare.
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In omeopatia, un sintomo deve essere interpretato in termini generali.
Contrariamente alla medicina convenzionale, un sintomo non deve essere
considerato oggettivo nel senso assoluto del termine, cioè misurabile con
tecniche oggettivabili. I sintomi sono soggettivi o persino surreali (la Materia
Medica contiene numerosi esempi in cui l’immagine del rimedio è correlata al
modo in cui il paziente vive il proprio sintomo, per es. la pesantezza di stomaco
come se dovesse scoppiare, la cefalea come se avesse un chiodo piantato nel
cranio, un sentimento come se dovesse andare in pezzi da un momento all’altro).
Per la maggior parte, questi sintomi non sono realistici, né misurabili in alcun
modo oggettivo, ma sono estremamente importanti nella repertorizzazione. In
qualità di essere olistico, le emozioni e le impressioni fanno parte dell’insieme e
così vengono rappresentate nell’immagine del rimedio.
I sintomi, secondo Hahnemann, possono essere semplicemente impressioni
oggettive, soggettive, irreali o persino surreali che generano espressioni,
interazioni verbali o non verbali, aspetti psicologici ed emozioni. L’immagine
complessiva deve essere correlata o simile all’immagine totale descritta nella
Materia Medica. Se così è, si è trovato il rimedio adatto per il trattamento.
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Approcci scientifici
Medicina
convenzionale
Omeopatia
Dottrina
Eziologica, analitica
Fenomenologica, sintetica
Natura della
riflessione
Analisi della causa,
quantitativa
Analogica, qualitativa
Ricerca
Deduttiva
Induttiva
Approccio
terapeutico
Variazione biochimica
dopo la diagnosi clinica,
organo-correlato
Controllo dei segnali dopo
comparazione tra il quadro
clinico e il quadro
sintomatologico, sistemico,
mirato sull’individuo
Scopo
terapeutico
Curare la malattia
Curare la persona
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Questa tabella compara la medicina convenzionale all’omeopatia in termini di
dottrina, tipo di riflessione, ricerca, approccio e scopo terapeutico. Le differenze
sono evidenti, spesso diametralmente opposte. La principale differenza è la
malattia oggettivata della medicina convenzionale rispetto alla persona
“soggettiva” in uno stato modificato (malattia). Approccio standardizzato contro
approccio olistico personalizzato.
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Le diluizioni omeopatiche
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Esistono diversi tipi di diluizioni omeopatiche. Vale la pena analizzare le più
comuni.
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Le diluizioni omeopatiche più comuni
• Diluizione decimale (diluizioni D negli USA; in alcune altre
nazioni diluizioni X)
• Diluizione centesimale (C o CH)
• Diluizione di Korsakov (K)
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Nella storia dell’omeopatia sono state sviluppate numerose tipologie di diluizione. Sebbene esistano anche
altri tipi di diluizioni, quelle più utilizzate a livello mondiale sono le diluizioni decimali, centesimali e di
Korsakov. Sono altresì note le potenze LM, sebbene siano adottate come rimedio classico solo da alcuni
omeopati.
La procedura seguita per produrre la diluizione omeopatica è descritta nella cosiddetta farmacopea, ed è
seguita scrupolosamente dai laboratori omeopatici. Tra le farmacopee riconosciute a livello mondiale, le più
accreditate sono quella tedesca (HAB: Homöopathisches Arznei Buch) e quella francese (PF: Pharmacopée
française). I farmaci Heel sono prodotti in base alla farmacopea tedesca.
Nella ‘scuola tedesca’ si fa ampio ricorso alle diluizioni decimali. Si tratta di una concentrazione 1:10
utilizzata in ogni fase di diluizione. Tra due fasi di diluizione avviene un processo di dinamizzazione, cioè
un’intensa agitazione ripetuta (Hahnemann: 10 volte) del liquido. Partendo da una tintura madre, D1 è una
diluizione 1:10, D2 una diluizione 1:100, D3 una diluizione 1:1000, mentre D9 è una diluizione
1:1000000000 e così via.
Le diluizioni centesimali sono contraddistinte da una concentrazione 1:100 in ogni fase di diluizione. Anche
in questo caso, tra due fasi di diluizione avviene un processo di dinamizzazione. C1 o 1CH è una diluizione
1:100, C2 o 2CH è una diluizione 1:10000, C5 o 5CH è una diluizione 1:10000000000 e così via. Le potenze
o diluizioni C sono fortemente presenti nella ‘scuola francese’.
Le diluizioni D sono molto più dinamizzate rispetto alle diluizioni C, dato che ad ogni fase di 1:10 si effettua
un’agitazione per dieci volte, rispetto a ogni fase di 1:100. Pertanto, D6 può avere la stessa concentrazione
molecolare di C3 (entrambe diluizioni 1:1000000), perché per produrre una D6 il liquido è stato agitato 60
volte nelle diverse fasi, mentre nel caso della diluizione C3 solo 30 volte. Questa differenza diventa
significativa soprattutto nelle diluizioni maggiori.
Le diluizioni di Korsakov sono state sviluppate da Korsakov. Per quanto concerne le diluizioni D e C, a ogni
fase di diluizione, i laboratori farmaceutici devono utilizzare un contenitore diverso per la successiva
diluizione, mentre nelle diluizioni di Korsakov si utilizza lo stesso contenitore dalla prima all’ultima diluizione.
Il contenuto residuo aderito alla parete è di circa 1:100 parti del liquido presente nel flacone. I macchinari di
Korsakov aspirano il liquido del contenitore dopo la dinamizzazione e quindi riempiono nuovamente il
contenitore per effettuare le successive diluizioni. Le diluizioni di Korsakov sono abbreviate dal simbolo K.
Una 6K è la 6ª diluizione di Korsakov, la 200K è la 200ª. Le diluizioni di Korsakov vengono facilmente
effettuate dato che, al giorno d’oggi, un macchinario computerizzato è in grado di effettuare le diluizioni e di
identificare le diluizioni intermedie necessarie.
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La diluizione decimale
• Parte iniziale della tintura*1 + 9 parti del soluzione,
dinamizzazione, D1
• 1 parte D1 + 9 parti del vettore*2, dinamizzazione, D2
• 1 parte D2 + 9 parti del vettore, dinamizzazione, D3
• ………
• 1 parte D(n-1) + 9 parti del vettore, dinamizzazione, Dn
*1La parte iniziale della concentrazione della tintura madre è descritta nella farmacopea e può
variare in base alla sostanza utilizzata.
*2La soluzione utilizzata per effettuare le diluizioni omeopatiche è acqua o alcol o una miscela
di entrambi.
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Poiché in medicina omotossicologica si utilizzano solo le diluizioni omeopatiche
decimali, è interessante analizzarle più approfonditamente.
La farmacopea tedesca (HAB) descrive in dettaglio come effettuare
adeguatamente la diluizione decimale di una sostanza. Per ogni sostanza,
partendo dalla tintura madre non diluita, viene definita una prima parte. Questa
prima parte 1/10 viene addizionata a un vettore o diluente (acqua o alcol) fino a
ottenere una misura standard (100%). Una volta ottenuta questa diluizione
molecolare primaria, l’intera miscela viene agitata con forza per 10 volte. A
questo punto, il recipiente contiene la prima diluizione decimale o D1. Da questa
diluizione D1, una parte viene prelevata e addizionata a 9 parti del vettore o
diluente in un nuovo flacone. Questo liquido sarà nuovamente dinamizzato,
creando una diluizione D2.
Sebbene, in linea di principio, sia possibile ottenere qualsiasi diluizione
desiderata, in medicina omotossicologica, e certamente nei farmaci associati, la
maggior parte delle diluizioni utilizzate sono comprese tra D2 e D8. Se si
utilizzano diluizioni superiori (come nel caso di Injeel o Homaccord, vedere come
riferimento la lezione IAH AC Gruppi di Farmaci) è spesso presente una
diluizione inferiore della stessa sostanza, cosicché sia sempre disponibile una
presenza molecolare anche se si utilizzano diluizioni elevate.
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I principi omeopatici
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Vengono descritti 4 principi omeopatici:
- Il principio della similitudine
- Il principio dell’inversione
- Il principio di Paracelso
- Il principio di Burgi
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Il principio della similitudine
• La regola del “come se”
• Il quadro clinico dell’intossicazione, indotto nelle persone sane
dalla somministrazione di una concentrazione tossica di una
sostanza, deve essere simile al modello della malattia del
paziente. Solo allora, una concentrazione molto bassa di quella
sostanza potrà curare il paziente che presenta un modello di
malattia simile al quadro dell’intossicazione osservato nella
persona sana.
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Un paziente che presenta un quadro patologico o clinico simile a quello ottenuto
sulla persona sana dopo assunzione di una tossina in alta concentrazione,, potrà
essere trattato con quella tossina in dosi infinitesimali.
I quadri farmacologici sono descritti nella cosiddetta Materia Medica (vedi oltre in
questa lezione).
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Il principio dell’inversione
• Una sostanza che in elevate concentrazioni molecolari genera
una intossicazione, in un paziente può curare lo stesso quadro
sintomatologico, a bassissime concentrazioni.
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Il principio dell’inversione è correlato alla dose e rende più completo il principio
della similitudine.
In omeopatia, una sostanza viene utilizzata in base al quadro di intossicazione
che genera nelle persone sane.
Se una persona sana viene punta da un’ape, si osservano diversi sintomi clinici:
edema locale, dolore, arrossamento, ecc. Per trattare un paziente che presenta
sintomi come se fosse stato punto da un’ape (ma non lo è stato), per curare
detta condizione dobbiamo diluire Apis mellifica (ape domestica). Il principio della
similitudine e gli effetti inversi con dosaggi inversi costituiscono i principi basilari
dell’omeopatia.
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Il principio di Paracelso (1493-1541)
• La dose crea il veleno.
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Paracelso ipotizzò che una sostanza non può essere definita veleno solo in base
alle sue caratteristiche molecolari, in quanto il principale parametro del carico
tossico è rappresentato dalla dose. L’arsenico è considerato un veleno, ma solo
a determinate dosi. Le sostanze considerate salutari, possono spesso diventare
tossiche, se assunte a maggiori dosi o concentrazioni.
Non è pertanto la molecola in sé a possedere l’effetto tossico, ma il numero di
molecole in certe dosi. Solo allora è possibile osservare un quadro farmacologico
in una persona sana, e una dose inversa può curare un paziente con un quadro
patologico simile al quadro dell’intossicazione.
Sostanza, quadro farmacologico e dose sono parametri essenziali in omeopatia.
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Il principio di Burgi, 1932
• “L’effetto di due sostanze che inducono la stessa variazione
funzionale o eliminano gli stessi sintomi, si sommano quando
hanno gli stessi bersagli farmacologici e si potenziano quando
hanno bersagli farmacologici diversi”.
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Burgi ipotizzò che la somministrazione simultanea di diverse sostanze con azione
terapeutica simile, avrebbe creato un effetto sinergico superiore alla somma degli
effetti individuali delle singole sostanze.
Nei farmaci omotossicologici composti, accanto all’azione complementare delle
diverse sostanze contenute nella formula, la sinergia delle componenti deriva dal
principio di Burgi.
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Il proving in omeopatia
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In omeopatia i proving sono fondamentali, poiché è grazie a queste che
possiamo apprendere il quadro farmacologico di una sostanza omeopatica.
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Il proving
• Una persona sana (volontario)
• assume una dose elevata
• o basse dosi ripetute
• di una sostanza tossica
• che genera un quadro di intossicazione
• che viene accuratamente registrato e quindi classificato
• come quadro farmacologico della sostanza.
• La descrizione include i sintomi somatici e psicologici e anche le
modalità osservate nel quadro farmacologico
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I proving sono studi patogenici sperimentali che costituiscono la base della
ricerca omeopatica classica. L’obiettivo della verifica è evidenziare il quadro
farmacologico di una sostanza che può essere utilizzata come rimedio
omeopatico. Il quadro farmacologico è l’immagine clinica completa dei sintomi
somatici e psicologici che una persona sana sviluppa in seguito a
un’intossicazione con la sostanza testata.
Il quadro dell’intossicazione viene dettagliatamente osservato e trascritto. Al
termine della verifica, la sostanza può essere utilizzata in dosi infinitesimali, per
trattare o curare un paziente che presenta un quadro patologico simile al quadro
intossicatorio osservato nel proving.
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Sintomi e modalità
• I sintomi sono clinici
• Le modalità sono i parametri o le condizioni che migliorano o
peggiorano la condizione sintomatologica del paziente
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La cefalea è un sintomo clinico. Il miglioramento ottenuto con l’applicazione di
impacchi freddi e il peggioramento causato dal caldo sono le modalità. Durante
un proving vengono osservati e descritti sia i sintomi clinici che le modalità.
Le modalità hanno spesso a che fare con miglioramenti o peggioramenti
soggettivi, dovuti a variazioni fisiche dell’ambiente. Spesso le modalità osservate
sono correlate a sensazioni, per esempio: caldo, freddo, giorno, notte, pressione
sulla parte interessata, suoni o rumori, odori, profumi o aromi. Le modalità
possono influenzare l’intero quadro farmacologico, o solo alcuni aspetti di esso.
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Materia Medica e Repertorio
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Per identificare il corretto rimedio per ciascun paziente, gli omeopati si avvalgono
attualmente di due tipi di testi: la Materia Medica e il Repertorio. Questi testi, di
fatto, sono l’uno l’inverso dell’altro.
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Materia Medica
• Un testo nel quale sono descritti in dettaglio i
quadri farmacologici, suddivisi in sintomi
correlati alla sede corporea, organica e
tissutale.
• La materia medica di una sostanza contiene
• Caratteristiche generali
• Sintomi mentali
• Sintomi della testa (occhi, orecchie, naso,
viso,…)
• Sintomi della gola
• Sintomi dello stomaco
• ecc.
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Le componenti omeopatiche, unitamente ai loro quadri farmacologici, sono
descritte in dettaglio e in ordine alfabetico nella Materia Medica. La Materia
Medica è stata redatta da numerosi grandi omeopati: Allen, Boericke, Phatak,
ecc.
La descrizione dettagliata del quadro farmacologico è suddivisa in sintomi
correlati ai diversi organi e sistemi di organi, tessuti, sensi, ecc. La Materia
Medica è un libro interessante, che permette di comparare i sintomi del paziente
con il quadro farmacologico selezionato dopo la repertorizzazione.
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Questo è un esempio della Materia Medica di Murphy. Questo testo classifica in
ordine alfabetico le sostanze utilizzate nei farmaci omeopatici, come rimedi
unitari o farmaci composti.
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Osserviamo qui il quadro farmacologico dell’Arnica montana, comunemente nota
come Erba di San Giovanni. L’arnica montana è un rimedio generico largamente
utilizzato in omeopatia, e nel trattamento omotossicologico è utilizzata soprattutto
per la cura dei disturbi locomotori.
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Il quadro farmacologico di Arnica montana si apre con le sue caratteristiche
farmacologiche. Nel primo punto evidenziato troviamo i sinonimi della pianta, i
luoghi in cui cresce, le sue caratteristiche farmacologiche, gli organi o sistemi di
organi sui quali agisce, la sua applicazione generica. È una descrizione molto
simile alla descrizione farmacologica convenzionale delle attività della sostanza.
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Di seguito osserviamo il suo impiego omeopatico generale, ulteriormente
suddiviso in livelli dettagliati. L’attività di Arnica è descritta per regione, organo o
sistema di organi o tessuto.
Le porzioni delle frasi scritte in grassetto e corsivo prendono il nome di note
chiave, poiché risultano particolarmente importanti per questa sostanza, se
utilizzata come rimedio omeopatico. Di fatto, possiamo affermare che se tali note
chiave non sono presenti nel paziente che manifesta una sintomatologia in quella
data regione del corpo, il rimedio non è probabilmente quello indicato per il suo
trattamento.
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Nella sezione “applicazione omeopatica” troviamo anche le modalità. Si tratta dei
parametri che peggiorano o migliorano la sintomatologia del paziente.
Il testo recita: “Miglioramento quando il soggetto è sdraiato, mantenendo la testa
bassa, o allungando le braccia e le gambe. Peggioramento dopo lesioni, cadute,
colpi, ecchimosi, shock, urti dopo sforzo, sforzo eccessivo, distorsioni.
Peggioramento al minimo tocco, in seguito a movimento, riposo, consumo di
vino, condizioni di freddo umido. Peggioramento dopo sonno, in caso di età
avanzata, in seguito al consumo di sostanze alcoliche, dopo l’esposizione ai gas
di città. Peggioramento se sdraiato sul fianco sinistro”.
In questo caso i termini : “sdraiato mantenendo la testa bassa, lesioni, ecchimosi”
sono in grassetto e corsivo.
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Repertorio
• L’opposto della Materia
Medica
• Un testo in cui, durante
l’anamnesi, l’omeopata ricerca
i sintomi e le modalità che
osserva nel paziente
• Riferimento a determinate
sostanze
• Dimostrazione di tali sintomi e
modalità nel quadro
farmacologico
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Partendo dall’intervista al paziente, dai suoi sintomi e dalle sue modalità, il
repertorio guida l'omeopata verso uno o alcuni (simili) farmaci. Affinando le
domande, è possibile ricavare una differenziazione dettagliata per stabilire il
rimedio più simile per il paziente.
Il repertorio è utilizzato durante la procedura di repertorizzazione, cioè il processo
che consiste nell’interrogare e osservare il paziente.
Anche in questo caso i più grandi omeopati hanno redatto il proprio repertorio.
Kent, Hering, Hahnemann, sono ormai considerati autori classici.
Attualmente, esistono persino programmi computerizzati che permettono di
repertorizzare i pazienti. Il Mac Repertory, ad esempio, permette di abbinare i
sintomi e le modalità dei pazienti ottenendo differenti livelli di farmaci possibili.
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Questa è una pagina del repertorio di Kent; sia l’opera che il suo autore sono
celebri e decisamente accreditati in omeopatia.
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Immaginiamo che il paziente soffra di dolori alla schiena. La parte è dolorante
dopo una caduta (contusione). Apriamo quindi il repertorio cercando il capitolo
“schiena”. In questo capitolo cerchiamo dolore, e sotto dolore cerchiamo
dolorante o contusione.
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Troviamo quindi “Arn.” scritto in grassetto, che è l’abbreviazione di Arnica
montana.
Sono presenti anche altri farmaci come Alumina, Eupatorium, Kalium
carbonicum, Natrium muriaticum, ecc. Dobbiamo quindi esaminare ulteriormente
il nostro paziente, e formulare ulteriori domande per affinare la scelta del rimedio.
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Se osserviamo inoltre che il paziente rabbrividisce durante gli attacchi di mal di
schiena, cerchiamo anche questo sintomo nel repertorio e troviamo nuovamente
Arnica montana.
Per selezionare un determinato rimedio, maggiore è il numero di sintomi trovati
in Arnica montana, maggiore sarà la nostra consapevolezza di aver trovato il
rimedio giusto per il paziente.
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Basi scientifiche dell’omeopatia
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L’approccio al paziente è rigidamente individuale, olistico, e l’unicità dell’essere
umano rende praticamente impossibile la creazione di gruppi sperimentali
comparabili. Dato che in omeopatia classica non esiste il concetto di malattia, ma
soltanto quello di paziente, non è possibile impostare una ricerca in questo
ambito poiché l'individualità del paziente è un concetto universale. Gruppi di
pazienti che manifestano la medesima patologia non potranno essere pertanto
raggruppati come se condividessero la stessa ‘malattia’, analogamente a quanto
avviene in medicina convenzionale, in quanto tale malattia sarà vissuta in
maniera diversa da ciascun individuo.
Sono state tuttavia condotte sperimentazioni cliniche omeopatiche, randomizzate
e in doppio cieco, ottenendo risultati assai favorevoli a vantaggio dell’omeopatia.
La ricerca di base ha inoltre dimostrato, come riportato in numerose
pubblicazioni, che le diluizioni, persino quelle che superano il numero di
Avogadro, generano effetti fisiologici.
Siamo tuttavia ben lontani dal conoscere la farmacodinamica dei medicinali
omeopatici, sebbene esistano ipotesi plausibili che possono spiegare i
meccanismi d’azione del singolo farmaco omeopatico; tuttavia, l’omeopatia si
contrappone in maniera talmente radicale alla medicina convenzionale, che
rimarrà sempre spazio per critiche e scetticismi.
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Perchè la ricerca omeopatica è difficoltosa?
• I modelli di misurazione sono stati creati per i farmaci valutabili e
non possono essere facilmente applicati ai farmaci omeopatici
• In omeopatia la malattia non esiste, esiste solo il malato.
• Ne consegue che la stessa malattia convenzionalmente definita,
viene trattata con farmaci differenti nei diversi pazienti
• Una volta superato il numero di Avogadro, di regola qualsiasi altro
risultato della ricerca omeopatica non viene accettato dal mondo
accademico o convenzionale
• Nelle diluizioni elevate, l’ipotesi è che entità più piccole delle
molecole, o persino la semplice induzione elettromagnetica,
innescano il meccanismo d’azione che sta alla base del farmaco.
La misurazione di tale effetto risulta impossibile in ragione del
principio di Heisenberg
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Sebbene sussistano numerosi motivi per cui i principi della “normale”
impostazione sperimentale siano difficilmente applicabili all’omeopatia classica,
sono stati condotti diversi studi su rimedi unitari, ottenendo buoni risultati
terapeutici. Persino la ricerca di base ha messo in luce notevoli risultati con
l’utilizzo di rimedi unitari.
Probabilmente, la ricerca di base più controversa è stata condotta
dall’immunologo francese di fama mondiale Benveniste¹ e, in un altro studio, dal
medico Louis Rey². Sebbene la ricerca di Benveniste sia stata confermata dal
farmacologo inglese prof. Ennis³, i risultati di questo lavoro sono rimasti finora
assai controversi perché accettarli avrebbe minato l’intera logica dell’approccio
farmaceutico molecolare accademico convenzionale.
¹ Benveniste, J.: "Human basophil degranulation triggered by very dilute
antiserum against IgE", E. Davenas, F. Beauvais, J. Amara, M. Oberbaum, B.
Robinzon, A. Miadonnai, A. Tedeschi, B. Pomeranz, P. Fortner, P. Belon, J.
Sainte-Laudy, B. Poitevin, J. Benveniste, Nature 333, 816-818 (30/06/1988)
² Rey, L.: “Thermoluminescence of ultra-high dilutions of Lithium chloride and
Sodium chloride”, Physica A, 2003, 323, 67-74
³ Ennis, M. et al.: “Histamine dilutions modulate basophil activation”. Inflammation
Research, 2004 May;53(5):181-188
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Quanto è sicura la misurazione scientifica?
• Il principio di indeterminazione di Heisenberg non ammette la
possibilità di un’oggettività assoluta.
∆x∆p ≥ h/4¶
∆x = fattore di indeterminazione nella posizione
∆p = fattore di indeterminazione nell’impulso
h = costante di Planck (circa 6,63×10-34 J s)
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Il medico Werner Heisenberg sancì l’impossibilità di indicare
contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella. Il suo principio
di indeterminazione è ritenuto particolarmente importante in meccanica
quantistica. La conseguenza del suo principio è che quando si inizia a misurare
un qualsiasi parametro, si influenza il fenomeno in maniera tale che la
misurazione risulta falsata.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg si ripercuote in larga misura su
numerosi settori della fisica e svolge un ruolo importante in quella quantistica.
Può svolgere anche un ruolo importante nella riproduzione delle ricerche
condotte su singoli farmaci omeopatici con diluizione media o elevata. La sua
importanza interessa anche oggetti più grandi (auto, aerei, case,…), sebbene
nella fattispecie sia decisamente inferiore o persino trascurabile, a causa del
ridottissimo numero della costante di Planck. Tuttavia, in caso di terapia con
microdosi, e ancor più in omeopatia, in cui si utilizzano dosi infinitesimali, forse
persino a livello dei quanti, il principio di indeterminazione di Heisenberg può
risultare determinante nella misurazione degli effetti.
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Applicazioni terapeutiche
dell’omeopatia classica
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Omeopatia
• Principali indicazioni
• Disturbi acuti
• Disturbi funzionali
• Disturbi psicosomatici
• Malattie croniche
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L’omeopatia è applicabile alla maggior parte delle malattie: ad esempio disturbi
acuti della forza vitale (patologie acute, per lo più infiammazioni), disfunzioni,
disturbi di tipo psicosomatico e persino alcune malattie croniche.
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Omeopatia
• La terapia omeopatica classica non è applicabile in condizioni di
lesioni gravi o in caso di malattie terminali o maligne
• In questo caso può essere utilizzata come integrazione
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Al pari degli altri tipi di medicina, anche l’omeopatia ha i suoi limiti. L’omeopatia
classica non deve costituire la prima scelta di trattamento in caso di lesioni gravi
o di malattie terminali o maligne, sebbene in tutti questi casi possa contribuire al
miglioramento della qualità di vita. Nel caso delle neoplasie, l’omeopatia non
costituisce il trattamento di prima scelta ma quello complementare ad altri metodi
e trattamenti terapeutici, soprattutto quelli della medicina convenzionale (per es. il
vomito indotto dalla chemioterapia può essere efficacemente trattato con
l’omeopatia).
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Esempi di gruppi di farmaci
Farmaci di origine vegetale
Aconitum
Belladonna
Nux vomica
Aconito
Belladonna
Noce vomica
Farmaci di origine animale
Apis
Sepia
Lachesis
Ape domestica
Seppia
Crotalo muto
Farmaci di origine minerale
Calcium carbonicum
Hepar sulfuris
Silicea
Carbonato di calcio
Solfuro di calcio
Silicio
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L’omeopatia si avvale generalmente di tre gruppi di sostanze: farmaci di origine
vegetale, animale e minerale. La diapositiva esemplifica i diversi gruppi,
sottolineando il nome scientifico ufficiale e la denominazione comune.
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Il Dr. Reckeweg e l‘omeopatia
classica
© IAH 2007
Terminati gli studi medici classici, il Dr. H. H. Reckeweg studiò l’omeopatia
classica, cercando di scoprire un nuovo metodo per combattere gli effetti
collaterali e le controindicazioni dei farmaci convenzionali. Ma anche l’omeopatia
classica non rappresentava la soluzione, essendo una medicina particolarmente
empirica. Sono infatti necessari anni o persino decenni di pratica per preparare
un bravo omeopata, poiché il riconoscimento dei quadri farmacologici del
paziente richiede un’enorme esperienza.
Dopo aver seguito e studiato i seminari del Prof. August Bier, all’epoca
sostenitore dell’omeopatia clinica, il Dr. Reckeweg acquisì quelle conoscenze
omeopatiche che lo portarono successivamente a formulare il suo approccio
integrato di entrambe le medicine, elaborando gradualmente il concetto di
omotossicologia come ponte tra la medicina convenzionale e quella omeopatica.
Non solo i farmaci composti contengono diluizioni omeopatiche, principalmente
basse diluizioni, ma l’influenza dell’omeopatia classica si evince soprattutto nella
gamma di Injeel (vedere la lezione IAH AC Gruppi di farmaci), accordi di potenza
della stessa sostanza contenuti in un singolo flaconcino. La genialità omeopatica
di Reckeweg è altresì sottolineata dalla gamma degli Homaccord (vedere la
lezione IAH AC Homaccord).
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Omeopatia complessista e farmaci
omotossicologici
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Abbiamo già descritto le importanti differenze tra i farmaci omeopatici composti e
i farmaci omotossicologici (vedere la lezione IAH AC Farmaci di base).
I farmaci omotossicologici sono formulati e agiscono con una funzione sinergica
delle componenti, o come attività complementare, e sono clinicamente utilizzati
nel paziente in base al quadro patologico, entro una struttura specifica di
riferimento, rappresentata dalla Tavola delle Sequenze Patologiche
Sebbene vengano classificati come omeopatici, in ragione delle diluizioni
omeopatiche utilizzate, i farmaci omotossicologici non sono solo farmaci
omeopatici composti. Queste differenze sono essenziali per comprendere come i
farmaci omotossicologici agiscano in maggiore profondità rispetto ai farmaci
omeopatici e siano quindi più facilmente compresi dalla medicina convenzionale.
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