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DILUIZIONI PERICOLOSE del Dott. Mario C. Aluigi
articolo comparso l’8 agosto 2004 su La Repubblica (http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/esteri/prozacgb/prozacgb/prozacgb.html)
L’ripropone la forte preoccupazione per i rovinosi interventi dell’uomo sull’ambiente.
Come si vede, ancora una volta i progressi (?) della ricerca farmaceutica nel campo dei prodotti di sintesi hanno dato i loro malefici frutti. La sostanza base del Prozac (fluoxetina cloridrato) usata in grandi quantità dalle popolazioni del pianeta viene prescritta per la cura delle depressioni, di disturbi ossessivo-compulsivi e bulimia nervosa con
avvertenze molto precise affinché non venga associata ad altri particolari medicinali per cui potrebbero verificarsi gravissimi problemi fino a determinare delirio, coma con sintomi simili alla Sindrome Maligna da Neurolettici (il che fa pensare che anche i neurolettici non scherzano!).
Il problema non è limitato soltanto al Prozac. Esso si estende ad un numero enorme di sostanze nelle terapie correnti. L’organismo tende poi ad eliminarle attraverso gli emuntori (pelle, polmoni, reni, apparato gastroenterico) sotto forma di sudore, muco bronchiale e nasale, urine, feci. Questi elementi impregnano abiti intimi e biancherie
varie sottoposti a lavaggio e nell’acqua vengono convogliati, anche se depurati (ma non del tutto) nelle strutture adeguate, se esistono, per poi finire nei corsi d’acqua, nelle falde acquifere ed, infine, nei laghi e nei mari.
Come conseguenza queste sostanze di sintesi (ufficialmente degradabili) si assommano agli inquinanti già noti (mercurio, cromo, prodotti fosforati per l’agricoltura, diserbanti, ecc.) con combinazioni chimiche imprevedibili, come imprevedibili sono gli effetti sui viventi di ogni specie. Ma, per limitare il problema al solo Prozac, si può ipotizzare
che l’acqua di uso alimentare ne contenga dosi infinitesimali che i flussi acquatici sottopongono a dinamizzazione. L’assunzione continuativa dell’acqua può instaurare una non voluta sperimentazione simile a quella che viene attuata in soggetti sani, volontari, non prezzolati, non carcerati, non militari (nei quali dopo un certo tempo viene
sospesa per accertare la risposta alla patogenesi artificiale indotta dalla sostanza diluita e dinamizzata alla 30^ Potenza*). La reiterazione dell’uso di tali acque potrebbe instaurare, nei soggetti sensibili, la stessa sindrome che viene curata con il Prozac.
La vita moderna con le sue molteplici sollecitazioni (paure, dispiaceri, intossicazioni banali o farmacologiche, inquinamenti, ecc.), induce alterazioni comportamentali che si possono qualificare con la generica parola di nevrosi.
Le Medicine Non Convenzionali hanno la possibilità, quando esercitate con la metodica corretta, di eliminare tali patologie senza che si verifichino danni ai viventi e all’ambiente.
Sarebbe ora che lo scetticismo, il disprezzo o la ridicolizzazione delle Medicine Non Convenzionali (omeopatia, antroposofia, ayurvedica, medicina cinese e altre) fossero messi da parte prendendole seriamente in considerazione e inserendole in seri programmi universitari con l’intento di applicare il detto ippocratico del “Primum non
nocère”!
Inoltre l’utilizzazione di sostanze di origine minerale, vegetale ed animale, opportunamente sottoposte a nuove verifiche e ricerche grazie alle attuali tecnologie, potrebbe benissimo prendere il posto di quelle di sintesi per le quali vale il principio di “rischio-beneficio” esistente nel settore della ricerca e dell’applicazione terapeutica.
E non si venga a dire che se le M.N.C. funzionano ciò è dovuto all’effetto placebo, suggestione e via dicendo. Come spiegare, allora, che funzionano benissimo negli animali da reddito e da compagnia, come posso sostenere io assieme ad altri colleghi veterinari?
Gli esponenti detrattori dell’omeopatia, in particolare, studino i testi che abbiamo utilizzato noi e smetteranno di parlare male di un argomento che non conoscono.
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Commento della redazione
Sorge spontaneo un dubbio: la ricerca in campo farmacologico è tale, oggi, e capace di ottenere dei finanziamenti, che risulta difficile pensare che la medicina allopatica e l’industria farmaceutica non conoscano i benefici dell’omeopatia e delle altre medicine cosiddette alternative. È, quindi, più probabile che una scelta di politica economica
prevalga da molto tempo sul reale scopo della medicina stessa: la vera cura e la vera guarigione dei pazienti, cioè noi tutti.
* Per Potenza si intende il grado di diluizione e di dinamizzazione di una sostanza.
Quanto più è stata diluita e dinamizzata tanto maggiore è l’effetto terapeutico. Le
diluizioni possono essere di ordine decimale (1/10), di ordine centesimale (1/100) e di
ordine cinquantamillesimale (1/50.000). Per fare un esempio, una 5^ centesimale
equivale al diecimiliardesimo di diluizione. La metodica di preparazione comporta
liberazione di energia dalla materia. Il fondatore dell’omeopatia, agli inizi del 1800,
espresse il concetto di “espansione energetica della materia”, anticipando
empiricamente il pensiero di Einstein espresso nella formula E=MC2.
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