Corso di Macroeconomia La contabilità nazionale Enrico Saltari Università Sapienza, Roma AA 2007 — 2008 Capitolo 1 Elementi di contabilità nazionale Introduzione In queste pagine ci occuperemo dei dati riguardanti l’economia italiana e delle caratteristiche essenziali delle economie delle più importanti aree economiche del mondo, come l’insieme dei paesi che hanno adottato l’euro — l’area dell’euro — gli Stati Uniti e il Giappone. Nella prima parte concentreremo la nostra attenzione sui dati della contabilità nazionale italiana. L’intento è di descrivere i tratti più rilevanti di un sistema economico utilizzando i dati messi a disposizione dall’ufficio centrale di statistica, il cui nome in sigla in Italia è ISTAT (l’indirizzo web relativo è http://www.istat.it/). Tutti i dati riguardanti l’economia italiana che utilizzeremo in questo capitolo sono tratti da questo sito, utilizzando i cosiddetti conti economici nazionali il cui file compresso è prelevabile dal sito dell’ISTAT prima indicato. Nella seconda parte descriveremo brevemente i tratti essenziali dell’area dell’euro, degli USA e del Giappone. Abbiamo parlato di tratti rilevanti perché per forza di cose è necessario limitarsi alle caratteristiche più importanti nel descrivere l’economia di un certo paese. In effetti, una mappa 1:1 della struttura economica avrebbe poco senso e non permetterebbe di fare astrazioni significative né di giungere a conclusioni rilevanti. Dobbiamo perciò fare delle scelte e decidere prima quali caratteristiche di un sistema economico sono essenziali per descriverlo. La scelta è caduta su cinque grandezze: la produzione di beni e servizi, l’attività lavorativa, l’andamento dei prezzi, i conti delle amministrazioni pubbliche, il commercio con l’estero. Le descriviamo qui di seguito utilizzando i dati della contabilità nazionale. 1 2 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale 1.1 La produzione La più importante grandezza macroeconomica è il prodotto interno lordo (PIL). Il PIL misura il valore di mercato dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un certo sistema economico in un anno. L’aggettivo finali significa che nel calcolo del PIL si tiene conto soltanto del valore dei beni e servizi che non vengono riutilizzati nel processo produttivo nel corso dell’anno considerato, ma che vengono acquistati dagli operatori economici per fini di consumo o investimento oppure vengono acquistati da operatori residenti all’estero - vengono cioè esportati. Esistono tre metodi di calcolo del PIL. Tre metodi di calcolo del PIL 1. Il metodo della spesa Il PIL coincide contabilmente con la spesa aggregata. Il PIL è infatti dato dalla somma delle spese effettuate dalle famiglie, dalle imprese e dalla pubblica amministrazione, e da quelle effettuate dai residenti all’estero per l’acquisto di beni e servizi prodotti nel paese considerato. Le componenti della spesa aggregata sono: 1. il consumo, la spesa per beni di consumo effettuata dalle famiglie, sia per beni non durevoli che per beni durevoli (come mobili, elettrodomestici, autoveicoli). Lo indicheremo con C; 2. l’investimento, la spesa per mezzi di produzione (macchinari, impianti, ecc.) effettuata dalle imprese. Lo indicheremo con I; 3. la spesa pubblica, la spesa effettuata dallo Stato (i cosiddetti consumi collettivi: difesa, giustizia, ordine pubblico, ecc.). La indicheremo con G; 4. le esportazioni nette, ossia la differenza tra esportazioni (la spesa estera in beni e servizi prodotti all’interno) e importazioni (la spesa nazionale in beni e servizi prodotti all’estero). Indicheremo le esportazioni con X, le importazioni con Q e la loro differenza tra esportazioni con NX. PIL = Spesa aggregata = = Consumo + Investimenti + Spesa pubblica + Esportazioni nette La tabella 1 illustra questa identità per l’economia italiana. 3 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 Tabella 1 La determinazione del PIL. Anno 2006. Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati, e in % del PIL Consumi finali delle famiglie Consumi collettivi (giustizia, difesa, istruzione) Consumi totali Investimenti fissi netti Ammortamenti Investimenti fissi lordi Investimenti totali (inv. fissi lordi + variazioni scorte) Esportazioni di beni e servizi Importazioni di beni e servizi (—) Esportazioni nette Prodotto interno lordo 869 305 59% 21% 1 174 75 232 307 313 21% 411 423 -12 1% 1 475 L’identità tra PIL e spesa aggregata si scrive in forma algebrica come Y = C + I + G + NX Questa identità contabile viene presentata presenta in forma lievemente diversa dal conto economico delle risorse e degli impieghi (vedi tabella 2) Y +Q=C +I +G+X 4 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Tabella 2 Conto economico delle risorse e degli impieghi. Anno 2006 Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati RISORSE PIL (Y ) Importazioni (Q) IMPIEGHI Consumi delle famiglie(C) 1 475 Consumi collettivi (G) 423 Investimenti (I) Esportazioni (X) Totale 1 898 Totale 869 305 313 411 1 898 Esercizio Nel 2002 la somma dei consumi delle famiglie e di quelli collettivi è stata pari a 994, il PIL a 1258 e gli investimenti a 250. Qual è stato il livello delle esportazioni nette? Date un’interpretazione economica del risultato ottenuto. Risposta Poiché Y = C + G + I + NX, le esportazioni nette sono NX = Y − (C + G + I) = 1258 − (994 + 250) = 14 2. Il PIL e il valore aggiunto Dal valore della produzione di ciascun bene viene sottratto il valore dei beni intermedi, ossia dei beni che, pur essendo il risultato di processi produttivi, servono da input per altre produzioni (come ad esempio i semilavorati), ottenendo appunto il valore aggiunto. Si evita così di conteggiare nel PIL due o più volte lo stesso bene, come avverrebbe se si sommasse il valore della produzione di tutti i beni e servizi. La tabella 3 illustra la formazione del valore aggiunto in Italia. La tabella 4 illustra il contributo dei vari settori alla formazione del valore aggiunto e il nesso tra valore aggiunto al costo dei fattori e PIL ai prezzi di mercato. 5 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 Tabella 4 Il valore aggiunto per settore produttivo. Anno 2006 Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria (industria in senso stretto + costruzioni) Servizi 30 2.4% 337 26.5% 905 71.1% Valore aggiunto al costo dei fattori Imposte al netto dei contributi alla prod. (+) 1 272 203 PIL ai prezzi di mercato 1 475 100% Tabella 3 La formazione del valore aggiunto. Anno 2006. Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati Produzione vendibile IVA + imposte sulle importaz. (+) Beni intermedi (—) PIL ai prezzi di mercato 2 923 159 1 607 1 475 Esercizio Supponete che l’economia sia costituita da tre imprese, una siderurgica, una ittica e la terza automobilistica, che hanno la seguente struttura di costi e ricavi. Impresa siderurgica Ricavi Costi (salari) Profitti 400 340 60 Impresa automobilistica Ricavi Costi (salari) Costi (acquisti acciaio) Profitti 1000 500 400 100 Impresa ittica Ricavi Costi (salari) Profitti 200 160 40 L’impresa siderurgica vende l’acciaio all’impresa automobilistica. Utilizzando il metodo della spesa e quello del valore aggiunto, calcolate il livello del PIL per questa economia. 6 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Risposta Utilizzando il metodo della spesa, sommiamo il prodotto dell’impresa ittica e quello dell’impresa automobilistica ottenendo 1000 + 200 = 1200. Utilizzando il metodo del valore aggiunto (ricavi — costi beni intermedi), sommiamo il valore aggiunto delle tre imprese ottenendo 400+200+600 = 1200. 3. Il PIL e il reddito nazionale Con questo metodo il PIL viene calcolato sommando i redditi dei proprietari dei fattori che hanno partecipato al processo di produzione, come il lavoro, i mezzi di produzione, le risorse naturali, ecc. Dire che il PIL coincide con il reddito nazionale è un’affermazione statisticamente poco accurata. Occorrono infatti alcune correzioni per rendere quest’affermazione rigorosa. Indichiamo qui di seguito le più rilevanti. In primo luogo, il PIL si riferisce al valore dei beni e servizi prodotti sul territorio italiano, sia che i fattori produttivi (per esempio, lavoro e capitale) siano di proprietà di residenti che di non residenti. Il reddito nazionale lordo (RNL) si riferisce invece ai beni e servizi ottenuti con fattori produttivi di proprietà di residenti. Per passare dal primo al secondo, è necessario sommare algebricamente i redditi netti dall’estero. Questi sono dati dalla differenza tra i redditi dei fattori produttivi italiani impiegati all’estero e i redditi dei fattori produttivi di proprietà di non residenti impiegati in Italia. 0 P IL + redditi netti dall estero = RNL Inoltre, dal reddito nazionale occorre sottrarre due voci di spesa. Innanzitutto, l’ammortamento, che rappresenta le spese necessarie a tenere in efficienza i mezzi di produzione impiegati. In secondo luogo, vanno sottratte le imposte indirette (come l’IVA), che rappresentano la parte del valore del prodotto incassata dallo Stato, e occorre aggiungere i contributi che lo Stato paga alle imprese (i contributi alla produzione). La differenza tra imposte e contributi alla produzione è denominata imposte nette. In tal modo si passa dal RNL ai prezzi di mercato al reddito nazionale netto (RNN) al costo dei fattori, così denominato perché rappresenta i redditi dei fattori della produzione. RNL − Ammort. − Imposte ind. + Contrib. alla prod. = RNN al costo dei fatt. La tabella.5 illustra il passaggio dal PIL al reddito nazionale al costo dei fattori per l’economia italiana. Il reddito nazionale al costo dei fattori è ciò che viene percepito da chi ha 7 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 Tabella 5 Dal prodotto al reddito. Anno 2006 Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati PIL ai prezzi di mercato Redditi netti dall’estero PNL ai prezzi di mercato Ammortamento (−) RNN ai prezzi di mercato Totale imposte nette (−) RNN al costo dei fattori 1 475 −5 1 471 232 1 239 204 1 035 Tabella 6 La distribuzione del reddito. Anno 2006 Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati Redditi da lavoro dipendente 607 59% Risultato di gestione 433 41% Redditi netti dall’estero (−) 5 RNN al costo dei fattori 1 035 partecipato alla produzione: RNN al costo dei f att. = prof itti + salari + rendite + stipendi + ecc. Esercizio Utilizzando i dati del precedente esercizio, determinate il reddito nazionale impiegando il metodo dei tipi di reddito. Dal reddito nazionale al reddito personale disponibile Come ultimo passo di questo primo punto riguardante la produzione, vogliamo determinare il reddito delle famiglie la cui denominazione statistica è reddito personale. Il RNN al costo dei fattori non coincide infatti con il reddito delle famiglie per la presenza delle imprese e dello Stato. Innanzitutto, le imprese non distribuiscono per intero i profitti e pagano delle imposte, come le imposte sui redditi delle società. Se sottraiamo queste due voci dal 8 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale RNN al costo dei fattori, otteniamo il reddito personale. RNN al costo dei fattori − prof itti non dist. − imposte sulle impr. = = Reddito personale Inoltre, lo Stato effettua trasferimenti alle famiglie (come i sussidi di disoccupazione) e preleva imposte sui redditi e i patrimoni delle persone fisiche. Effettuando questi due altri aggiustamenti, si ricava il reddito personale disponibile. Reddito personale + trasferimenti − imposte personali = = Reddito personale disponibile Scriviamo questo ultimo passaggio in termini algebrici. Abbiamo appena detto che il PIL differisce dal reddito disponibile perché vi sono imposte dirette e trasferimenti. Indichiamo la differenza tra imposte e trasferimenti (includendo nei trasferimenti gli interessi sul debito pubblico) con T. Il reddito disponibile (Y d) può allora essere scritto così: Yd=Y −T Infine, notiamo che il reddito delle famiglie può avere soltanto due destinazioni: o viene speso nell’acquisto di beni di consumo oppure non viene speso, viene cioè risparmiato. Questa relazione è sempre vera: è vero per definizione che la somma di consumi e risparmi costituisce il reddito. La destinazione del reddito disponibile è Yd=C +S 1.2 L’inflazione L’inflazione è definita come l’aumento che il livello generale dei prezzi dell’insieme dei beni e servizi. subisce da un anno all’altro. Per esempio, dire che l’inflazione nell’ultimo anno è stata del 2% significa dire che i prezzi in media sono aumentati del 2%. Si tratta di capire a quale insieme di prezzi si fa riferimento. Per questo motivo può essere misurata in molti modi diversi. Ne elenchiamo due. • Il deflatore del PIL. In questo si fa riferimento ai beni e servizi prodotti. Il deflatore è infatti dato dal rapporto tra il PIL calcolato ai prezzi dell’anno corrente (indicato con t) e il PIL calcolato ai prezzi dell’anno di riferimento o anno base (indicato con 0). Il PIL calcolato ai e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 9 prezzi dell’anno corrente viene denominato PIL reale; il PIL calcolato ai prezzi dell’anno base viene denominato PIL nominale P Pit Qit P IL NOMIN Deflatore = = Pi P IL REALE i Pi0 Qit • L’indice dei prezzi al consumo (IPC). Più frequentemente, l’inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi dell’insieme dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Un indice dei prezzi al consumo è uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, che viene considerato rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno. P Pit Qi0 IP C = P i i Pi0 Qi0 Si tenga inoltre presente che da alcuni anni l’Istat pubblica tre indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (Nic); per le famiglie di operai e impiegati (Foi); l’indice armonizzato (IPCA). Gli indici sono calcolati, dal gennaio 1999, con il metodo del concatenamento. La “base di calcolo” dell’indice (il periodo al quale sono riferiti i prezzi utilizzati al denominatore delle medie semplici) è il dicembre dell’anno precedente; la “base di riferimento dei pesi” (il periodo rispetto al quale si calcolano i pesi) è data dalla struttura dei consumi delle famiglie nella media dell’anno precedente; infine, la “base di riferimento dell’indice” (il periodo nel quale esso è posto pari a 100) è attualmente il 1995 per il Nic e il Foi e il 2005 per l’IPCA (indice diffuso dall’Eurostat). Le differenze nella composizione dei panieri del Nic e dell’IPCA — gli indici attualmente più utilizzati nell’analisi dell’inflazione — sono molto contenute. La figura 1 mostra l’andamento dell’inflazione in Italia dal 1960 al 2006 utilizzando l’indice dei prezzi al consumo (la serie dell’indice dei prezzi al consumo è ricavata dal database Ameco pubblicato sul sito della Commissione Europea). 10 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Figura 1 Il tasso d’inflazione in Italia in base all’indice dei prezzi al consumo 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Esercizio In un’ipotetica economia vengono prodotti soltanto due beni, il bene A e il bene B. Nella tabella successiva sono riportati i prezzi e le quantità prodotte di questi due beni relativi a due diversi anni. Anno 2000 Anno 2001 PA PB QA QB 50 55 5 5 1000 1000 5000 5500 Assumendo come anno base il 2000 e utilizzando l’indice dei prezzi al consumo, calcolate il tasso di inflazione e il tasso di crescita reale e nominale dell’economia. P Pt Q0 Risposta L’IP C è dato da P = 55∗1000+5∗5000 = 1. 066 7 , sicché 50∗1000+5∗5000 P0 Q0 il tasso di inflazione è pari al 6.7%. Il tasso di crescita reale è dato dal tasso di P P0 Qt = 50∗1000+5∗5500 −1= variazione del PIL reale tra il 2000 e il 2001, P 50∗1000+5∗5000 P0 Q0 11 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 P Pt Qt P = 3. 3%. Il tasso di crescita nominale del prodotto è P0 Q0 55∗1000+5∗5500 50∗1000+5∗5000 1 = 10%. 1.3 − La disoccupazione Tre grandezze caratterizzano la situazione del mercato del lavoro 1. Il tasso di attività (o di partecipazione) è dato dal rapporto tra la forza lavoro (chi è presente sul mercato del lavoro sia come occupato che come disoccupato) e la popolazione attiva (compresa nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni) tasso di attività = F orza lavoro P opolazione attiva 2. Il tasso di occupazione rappresenta la frazione della popolazione attiva che è occupata tasso di occupazione = Occupati P opolazione attiva 3. Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto tra disoccupati e forza lavoro tasso di disoccupazione = Disoccupati F orza lavoro Queste tre grandezze sono tra loro connesse tasso di occupazione = tasso di attività×(1 − tasso di disoccupazione) La figura 2 illustra l’andamento del tasso di disoccupazione in Italia nel periodo 1960-2006 (la serie del tasso di disoccupazione è ricavata dal database Ameco pubblicato sul sito della Commissione Europea). 12 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Figura 2 Il tasso di disoccupazione in Italia: 1960-2006. 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% 1960 1964 1968 1972 1976 1980 1984 1988 1992 1996 2000 2004 Esercizio 1. Scrivete la definizione dei principali indicatori del mercato del lavoro — il tasso di disoccupazione, il tasso di attività, il tasso di occupazione — e la relazione che li lega. La tabella seguente elenca questi indicatori per gli anni più recenti (attenzione: i valori sono indicati in percentuale): Anni tasso di attività 2002 2003 2004 2005 2006 63.0 62.5 62.4 tasso di occupazione 56.5 57.5 57.5 58.4 tasso di disoccupazione 8.6 8.4 6.8 Calcolate i valori mancanti, giustificando la procedura di calcolo. e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 13 Risposta La relazione che lega i tre indicatori del mercato del lavoro è t. occup. = t. attiv. × (1 − t. disocc.) Utilizzando questa relazione, otteniamo che i valori mancanti sono: (2002) .565 tasso di attività = 1−.086 = 0.618 ; (2003) tasso di occupazione = .63 × = 0.08. (1 − 0.084) = 0.577; (2004) tasso di disoccupazione = 1− .575 .625 1.4 I conti delle amministrazioni pubbliche Abbiamo già visto alcune delle funzioni svolte dalle amministrazioni pubbliche, come il prelievo attraverso le imposte sia dirette che indirette o il sostegno alla produzione tramite i contributi. Cominciamo qui col dire a quali enti ci riferiamo parlando di pubbliche amministrazioni. Le pubbliche amministrazioni (AP) comprendono: lo Stato, gli Enti territoriali (Regioni, Province, Comuni) e altri Enti centrali e locali (ASL, Università, Enti previdenziali, ecc.). Le funzioni da esse svolte sono essenzialmente due : (1) producono servizi non destinabili alla vendita, vale a dire i consumi pubblici, come giustizia, istruzione, difesa, ecc., il cui valore si ottiene sommando i salari e gli stipendi pagati dalle AP e gli acquisti di beni e servizi effettuati dalle AP; (2) trasferiscono redditi — trasferimenti in gran parte costituiti dalle prestazioni sociali, come sanità, previdenza e assistenza. Queste due voci costituiscono le uscite delle AP. Si tenga presente che i consumi pubblici delle AP sono dati dalla differenza tra i consumi collettivi e i consumi di alcune istituzioni sociali private (partiti, sindacati, fondazioni, ecc.). Per svolgere queste due funzioni, le AP si finanziano prelevando imposte e contributi. Il conto consolidato delle AP ha la forma semplificata della tabella 7. Nel leggere la tabella, si tenga inoltre presente che i cosiddetti consumi collettivi sono dati dalla somma dei consumi delle AP e di quelli di alcune istituzioni sociali private (partiti, sindacati, fondazioni, ecc.). 14 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Tabella 7 Conto delle Amministrazioni pubbliche. Anno 2006 (Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati) Entrate fiscali e parafiscali 680 Consumi pubblici (Cons. collettivi - Cons. isituz. priv.) Trasferimenti netti di cui: Interessi passivi Totale uscite Avanzo primario Disavanzo totale Disav. tot./PIL (%) 300 446 68 746 2 66 3.1 Il risparmio delle amministrazioni pubbliche coincide con l’avanzo corrente del bilancio dello Stato, se positivo, o con il disavanzo, se negativo. Il deficit o disavanzo del bilancio pubblico, che indicheremo con BD, coincide con la differenza tra uscite e entrate dello stato. BD = G − T In questa espressione G rappresenta la spesa pubblica, mentre T è dato dalle imposte al netto dei trasferimenti. Esercizio Scrivete la definizione del deficit del bilancio pubblico. Utilizzando i dati riportati nella tabella 7, calcolate il deficit di bilancio per il 2004. Risposta Se guardiamo alla tabella 7, G è pari a 300 (la differenza di 5 rispetto alla tabella 1 è dovuta i consumi delle istituzioni private senza scopo di lucro) e T è uguale a 680 — le imposte T A — meno i trasferimenti T R, pari a 446. T è quindi uguale a T = T A−T R = 680−446 = 234. Di conseguenza, il deficit di bilancio per il 2006 è stato pari a BD = 300 − 234 = 66. 1.5 Dal reddito al risparmio Abbiamo visto in precedenza che il reddito delle famiglie al netto della tassazione, indicato prima con Y d, può avere due sole possibili destinazioni, il 15 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 consumo C o il risparmio S. In altri termini è sempre vero che la somma del consumo e del risparmio è uguale al reddito disponibile, Y d = C + S. Questa identità è vera anche a livello nazionale. I consumi nazionali sono pari alla somma di quelli privati delle famiglie e di quelli collettivi. I risparmi nazionali sono pari alla somma dei risparmi delle famiglie di quelli delle pubbliche amministrazioni. Se sommiamo ai consumi nazionali il risparmio nazionale, otteniamo il reddito nazionale. Questa è esattamente quanto afferma la tabella 8: essa ripartisce il reddito nazionale, una volta tenuto conto dei redditi dall’estero, tra i consumi e risparmi dell’intero sistema economico, che si riferiscono cioè sia al settore privato che al settore pubblico. Tabella 8 Ripartizione del rnl tra consumi e risparmi. Anno 2006 (Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati) Consumi finali nazionali delle famiglie (C) Consumi collettivi (G) Risparmio nazionale lordo (S − BD) RNL disponibile (PIL - R. netti dall’est.) 869 305 296 1 470 Per verificare la coerenza con quanto abbiamo prima visto, facciamo qualche semplice passaggio algebrico. Si noti innanzitutto che la tabella 8 può essere riscritta in formula nel modo seguente Y = C + G + S − BD = C + G + S − (G − T ) = = C +S+T Riordinando l’ultima espressione a destra del segno di uguale attraverso la sottrazione di T da ambo i lati, otteniamo una identità nota. Y − T = Yd = C + S 1.6 Dal risparmio ai suoi impieghi: l’investimento e le esportazioni nette Il risparmio che si forma nel sistema economico nel suo complesso identifica le fonti cui i diversi soggetti presenti nell’economia — le famiglie, le imprese, il settore pubblico, i non residenti — possono attingere per finanziare le loro 16 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale spese. Dal punto di vista della collettività, l’impiego più importante del risparmio nazionale è quello effettuato dalle imprese per fini di accumulazione, per finanziare cioè l’acquisto di beni strumentali da impiegare nel processo produttivo come attrezzature, macchine utensili, capannoni industriali, ecc. Ciò che rimane una volta finanziato l’investimento delle imprese può essere pensato come un prestito che la collettività nazionale effettua nei confronti del resto del mondo e che è pari alla differenza tra esportazioni e importazioni. Per riassumere e rendere più preciso quanto abbiamo appena detto, possiamo partire dall’identità tra PIL e spesa aggregata vista all’inizio Y = C + I + G + NX Sottraendo lato a lato le imposte meno i trasferimenti — cioè T —, otteniamo Y − T = C + I + G + NX − T Si ricordi ora che il PIL differisce dal reddito disponibile perché vi sono imposte dirette e trasferimenti e che perciò il reddito disponibile Y d è definito come Yd=Y −T dove T sono le imposte al netto dei trasferimenti (includendo nei trasferimenti gli interessi sul debito pubblico). Sostituendo questa definizione nell’uguaglianza precedente, si ha Y d = C + I + G − T + NX = C + I + BD + NX dove BD = G − T è il deficit del bilancio pubblico. Si ricordi pure che la destinazione del reddito disponibile è Yd=C +S Possiamo così scrivere C + S = C + I + BD + NX E semplificando con l’eliminazione di C da entrambi i lati S = I + BD + NX Il conto della formazione di capitale riscrive questa identità mettendo insieme risparmio privato e risparmio pubblico, spostando cioè BD a destra del segno 17 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 di uguale e ottenendo perciò S − BD = I + NX Quest’ultima identità, cioè il conto della formazione di capitale, ha per il 2004 le cifre indicate dalla tabella 9. Tabella 9 Conto delle formazione di capitale. Anno 2006 Miliardi di euro a prezzi correnti, valori arrotondati ENTRATE USCITE Risparmio naz. lordo (S − BD) 296 Investimenti fissi lordi (I) Accr. (+) o indeb. (—) (NX + redd. est.) Totale 313 −17 296 Totale 296 Esercizio Scrivete l’identità della contabilità nazionale che collega il risparmio ai suoi impieghi. Nel 2006 si sono avuti i seguenti dati per l’economia italiana ai prezzi di mercato. PIL 1475 Consumi delle famiglie 869 Investimenti lordi 313 Spesa pubblica 305 Investimenti netti 81 Disavanzo del bilancio pubblico 66 Si calcoli: (i) il prodotto interno netto; (ii) la differenza tra esportazioni ed importazioni; (iii) il livello delle imposte al netto dei trasferimenti; (iv) il reddito disponibile delle famiglie; (v) l’ammontare dei risparmi delle famiglie. Risposta (i) Il prodotto interno netto è ottenuto sottraendo dal PIL gli ammortamenti. Poiché gli ammortamenti possono ricavarsi dalla differenza tra investimenti lordi e netti e risultano pari a 313 − 81 = 232, il prodotto interno netto è pari a 1475 − 232 = 1243; (ii) le esportazioni nette sono date dalla differenza tra prodotto interno lordo e domanda interna, ossia NX = Y −(C + I + G) = 1475−(869 + 313 + 305) = −12; (iii) poiché BD = G−T, le imposte al netto dei trasferimenti sono uguali a T = G − BD = 305 − 66 = 239; (iv) sottraendo al PIL le imposte al netto dei trasferimenti si ha Y −T = 1475 − 239 = 1236, che è il reddito disponibile; (v) sottraendo al reddito disponibile i consumi otteniamo i risparmi, S = Y d − C = 1236 − 869 = 367. Per il lettore attento: la differenza con il risparmio riportato nel conto della formazione di capitale, in cui il risparmio delle famiglie è pari a 362 (perché?), è dovuta ai redditi dall’estero: infatti, se sommiamo al risparmio appena calcolato S = 367 i redditi dall’estero pari a −5, otteniamo appunto 362. Le caratteristiche dell’area dell’euro A partire dal 1◦ gennaio 1999, l’Italia, assieme ad altri 10 Paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna), ha deciso di adottare l’euro come moneta. A questi undici paesi si è aggiunta la Grecia nel gennaio 2001 e la Slovenia nel gennaio 2007, portando così a tredici il numero totale di paesi che costituiscono l’area dell’euro. È perciò opportuno collocare l’Italia all’interno dell’area dell’euro. Quest’ultima presenta caratteristiche strutturali diverse da quelle delle singole economie che la compongono; l’area dell’euro ha invece molte analogie (ma anche differenze) con altre economie di grandi dimensioni, come USA e Giappone. Figura 3 Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro, negli Stati Uniti e in Giappone 19 e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 Tabella 10 Caratteristiche delle principali aree economiche. Fonte: BCE, 2006 Area Anno 2006 Unità USA Giappone euro PIL Popolazione PIL pro capite (in PPA) milioni migliaia di E. 317 26.5 300 37.3 127 27.5 % PIL % PIL % PIL 1.9 26.7 71.4 1.2 22.8 76.0 1.4 29.7 69.9 % (area euro=100) % 70.6 100 2.8 75.5 126.2 2.9 73.1 91.7 2.2 % PIL % PIL 21.6 20.8 11.0 16.7 16.8 15.4 % PIL % PIL −1.6 68.9 −2.3 48.5 −1.4 164.2 Composizione PIL Agricoltura, silv. e pesca Industria Servizi Mercato del lavoro Tasso di partecipazione Produttività lavoro Crescita del PIL reale Conti con l’estero Esportazioni di beni e servizi Importazioni di beni e servizi Amministrazioni pubbliche Avanzo (+) o disavanzo (−) Debito 20 cap.1 - elementi di contabilita’ nazionale Figura 4 Figura 5 Capitalizzazione di borsa nell’area dell’euro, negli Stati Uniti e in Giappone e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.1 21 Figura 6 Depositi e prestiti bancari nell’area dell’euro, negli Stati Uniti e in Giappone a fine 2002 (Fonte, BCE 2004) Figura 7 Il circuito produttivo e il sistema finanziario SERVIZI DEI FATTORI Y FAMIGLIE RISPARMIO S SISTEMA FINANZIARIO C BENI DI CONSUMO IMPRESE I BENI DI INVESTIM