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BIOGRAFIA
Tiziana nasce, anagraficamente, a Terracina il 16/5/1975, ma in realtà è di Fondi dove
vive fino ai 26 anni.
Particolare pittoresco ed inusuale: Tiziana è nata, come si suol dire "con la camicia"
presagio di buona sorte vista la rarità dell'evento.
Seconda di quattro figli (tre femmine e un maschio) cresce in una famiglia umile e legata al
modello di famiglia patriarcale retaggio dei primi anni del '900.
Un grande affetto lega i fratelli che spesso, complici gli uni degli altri, cercano di evadere
innocentemente da regole che non sempre condividono.
Fin da piccolissima dimostra una spiccata propensione per il disegno supportata da una
precoce abilità tecnica. Tiziana racconta: "i miei disegni venivano sempre appesi in aula
ma io non ero consapevole di avere un "dono" fino a quando la mia maestra, che ci aveva
fatto partecipare ad un concorso, mi annunciò che il mio disegno aveva vinto aggiungendo
anche che mostravo una spiccata predisposizione in tale campo." Affronta la scuola media
in una classe molto numerosa dove la sua personalità non trova modo di esprimersi
appieno se non nella disciplina artistica nella quale l'insegnante non manca mai di
gratificarla, consigliandole anche di frequentare l'istituto d'arte che le avrebbe permesso di
contribuire alla vita familiare in breve tempo.
La difficoltà maggiore incontrata da Tiziana è stata quella di convincere la famiglia a
permetterle di frequentare una scuola lontana, una quarantina di chilometri da casa, per
raggiungere la quale avrebbe dovuto servirsi dei mezzi pubblici (treno e poi corriera) dove
poteva incontrare malintenzionati o stringere amicizie non consone a una ragazza "seria".
A complicare il tutto c'era poi il tipo di scuola scelto, scuola che in passato ha sempre
patito ovunque di pregiudizi legati all'immaginario della vita artistica e bohémien.
Alla fine però riesce a vincere le opposizioni (grazie anche al riconoscimento da parte dei
genitori delle indubbie capacità della figlia) e a frequentare l'Istituto d'Arte "Antonio
Baboto" a Priverno.
I cinque anni di scuola superiore non sono stati per Tiziana una passeggiata: ha dovuto
confrontarsi all'inizio con le inevitabili difficoltà del pendolarismo aggravate dalla più totale
inesperienza di vita al di fuori del proprio ambiente ristretto e dalla distrazione per quello
che riguarda gli aspetti materiali e pratici della vita. Tiziana racconta di aver sofferto, come
molti adolescenti, di eccessiva timidezza, di essersi sentita diversa dal gruppo delle pari
provenienti da famiglie economicamente benestanti, ed anche, soprattutto nei primi anni,
inadeguata alla scuola scelta dove non riusciva a primeggiare come avrebbe voluto.
Conseguita la maturità con una valutazione che lei tuttora considera vergognosa per i
propri standard privati decide, nonostante le difficoltà pratiche ed economiche di
frequentare l'Accademia di Belle Arti a Roma (il sogno sarebbe stato l'Accademia di Moda
e Costume, ma tale istituto è privato e quindi economicamente inaffrontabile).
Pur di coronare il proprio desiderio accetta l'imposizione familiare e si trova di nuovo ad
affrontare il pendolarismo invece di trovare una sistemazione in loco.
Questa volta però Tiziana ha trovato il suo spazio e il suo ambiente, innamorata dell'arte,
del disegno, della pittura occupa ogni momento libero per disegnare "en plein air" le
magnificenze della città eterna senza trascurare gli studi. Ricorda gli anni dell'accademia
come gli anni più belli della sua vita, si sente libera, libera di esprimersi, di essere,
padrona della propria vita e del proprio destino.
Si diploma nei tempi canonici con il massimo dei voti ed inizia a cercare un lavoro che le
consenta di esprimere se stessa, le sue capacità, le sue potenzialità e di evadere
finalmente a testa alta da un ambiente che spesso soffoca i suoi slanci e le sue
aspirazioni.
Inizia a spedire curricola ansiosa di affrontare la vita da sola, libera di scegliere e, perché
no, di sbagliare.
Quell'estate la notte del 10 agosto, la notte di San Lorenzo, Tiziana la trascorre sul
balcone di casa inseguendo con gli occhi ogni stella cadente ed esprimendo sempre lo
stesso desiderio: avere la possibilità di andarsene per creare la propria vita nell'ambito del
suo campo.
Forse una stella cadente, forse il destino, forse gli infiniti curricula spediti, a gennaio arriva
finalmente una telefonata: una scuola di Legnago le chiede la disponibilità ad accettare
una supplenza di tre ore settimanali. Con un briciolo d'incoscienza e con un'infinita
speranza Tiziana accetta. Il panico si diffonde nella sua famiglia: " Ma come, ma così
lontano, ma dove vai a vivere, ma come farai?" Si trova velocemente una sistemazione in
una stanza in affitto, si prepara una piccola valigia, si radunano un po' di contanti per le
prime spese e Tiziana parte tra lacrime e sospiri e una stilla d'orgoglio e soddisfazione per
le possibilità che si potranno aprire.
Nel frattempo ha conosciuto quello che sarà l'uomo della sua vita , che coraggiosamente
ha accettato la prospettiva (ancora remota allora) di abbandonare il paese natale ed
emigrare per seguire questa donna così viva e così sognatrice; egli,al momento della
partenza, la saluta certo di rivederla di lì a poco, a supplenza terminata.
La supplenza si prolunga e nel frattempo Tiziana si dà da fare in mille modi per
arrotondare il misero stipendio ed anche per crearsi una possibilità di ritorno a scuole
finite, dopo l'estate.
Trascorre un mese a casa e riparte senza alcuna certezza ma piena di speranze, di
fiducia, non più sola ma attorniata da persone che hanno riconosciuto in lei la tenacia e la
voglia di fare.
A ottobre un colpo di fortuna o la mano del cielo o quella stella cadente, in un momento di
sconforto entra in chiesa per rivolgere una preghiera al Signore, la trova piena di
impalcature: è in corso il restauro, con il coraggio della disperazione e della fiducia in se
stessa e nelle sue potenzialità si presenta e si offre per un lavoro forte delle proprie
qualifiche. Viene assunta e si dedicherà per un anno e mezzo al restauro di chiese.
Lasciato il lavoro di restauro nel 2002 sposa Luigi che nel frattempo, fedele alla promessa,
per restarle vicino si è trasferito a Legnago dove trova un lavoro.
Tornano entrambi a Fondi e il 10 agosto (è una data importante nella vita di Tiziana)
coronano il loro amore nella chiesa del paese attorniati dall'affetto e dal calore delle loro
famiglie.
Rientrati a Legnago Tiziana riprende il lavoro nella scuola e di supplenza temporanea in
supplenza temporanea, di corso di specializzazione in corso di specializzazione, di nomina
annuale dal Provveditorato in nomina annuale dal Provveditorato, arriviamo ad oggi:
Tiziana è una delle migliaia di precari da cui è popolata la scuola italiana, l'incertezza del
futuro è grande, ogni anno non sai se l'anno successivo riuscirai a lavorare, ogni anno
lasci colleghi, alunni, ambienti ormai noti per cambiare tutto, può essere molto stimolante
certo ma è senz'altro psicologicamente faticoso e qualche volta demotivante.
Da quando si è trasferita in Veneto Tiziana, pressata dalle necessità pratiche della vita ha
abbandonato la pittura come espressione di sé, del suo essere e del suo sentire.
I pennelli non sono mai stati abbandonati completamente ma l'esigenza di esprimere su
una tela il proprio mondo interiore era stata tacitata, più o meno consapevolmente, da ben
altre esigenze. Un'artista costretta a tacere, costretta al silenzio perché... perché forse non
riesce più ad ascoltarsi.
Tutti attraversiamo nelle nostre vite dei periodi bui, dei periodi in cui non troviamo più noi
stessi, il nostro io,più vero, dei periodi in cui ci lasciamo vivere e abbandoniamo le redini
della nostra vita. Questi ultimi anni, per svariati motivi, sono stati questo per Tiziana, aveva
perso la consapevolezza di sé, quella spinta vitale che l'aveva portata lontano dalla
famiglia di origine per crearsi la sua vita coltivando il suo talento e la sua passione.
È difficile certe volte ritrovare da soli, in se stessi, la propria essenza, è necessario che
qualcuno riesca a riaccendere la fiamma che si era spenta per mancanza di ossigeno.
Il fuoco si riaccende per caso, durante una passeggiata in bicicletta, una mostra di artisti
locali, due (più di due) parole scambiate con l'organizzatore, una mano tesa
inconsapevolmente: improvvisamente Tiziana ritrova il suo vero io, le sue aspirazioni, il
suo sogno, il suo desiderio.
Rispolvera vecchie opere, riprende i pennelli (la spatola) e di nuovo il suo mondo si
accende di colori, la sua anima risplende nei suoi fiori, nei suoi paesaggi così intensi,
personali, vissuti.
In pochi mesi recupera tutto il tempo "perduto", ritorna a creare, a sognare, a dare luce e
colore alle sue aspirazioni.
Si documenta, scopre il "Sensorialismo materico", si riconosce in tale movimento,
sbaraglia esitazioni e timidezze e si propone con il coraggio della passione, con la forza
dei sogni a lungo sopiti.
Il successo è immediato, arrivano gratificazioni, riconoscimenti, riprende il cammino da
dove si era fermata e ricomincia con coraggio e volontà a rendere reali i suoi sogni.
LA TECNICA
Matite, pennelli, colori, acquarelli, tempere, olio... Infiniti sono i mezzi che un artista può
utilizzare per esprimere se stesso. Quello che non può e non deve mancare, oltre alla
capacità tecnica che può essere acquisita, è la voglia, la capacità di raccontarsi.
Tiziana usa una tecnica molto particolare nata, all'inizio, dalla necessità e diventata poi
parte integrante del suo esprimersi.
Tiziana racconta che nel periodo dell'Accademia, per puri motivi economici, i colori ad olio
erano per lei inutilizzabili. Ma la voglia, l'esigenza di esprimersi era tanta, troppa per
essere frenata da semplici difficoltà materiali.
Il padre di Tiziana lavora nel settore edile e Tiziana è cresciuta circondata da materiali
edilizi quali gesso, stucco, colla per mattonelle...
Prova, si ingegna, impasta, mescola... Prende una spatola e dà vita alle sue prime opere
dalla materia così corposa. Si accorge che questo composto così particolare si attanaglia
perfettamente al risultato che vuole ottenere quando interpreta la natura, la realtà secondo
la sua personale percezione. E non lo abbandona più.
Oggi Tiziana potrebbe permettersi i colori ad olio ma, come dice lei stessa, non le danno la
stessa corposità, la stessa materialità che vuole ottenere; è la magia dell'artista,
dell'alchimista che attraverso la manipolazione trasforma la materia povera e volgare in
uno strumento nobile e ricco di potenzialità espressive che solo pochi "eletti" sanno e
possono utilizzare.
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