Rinascimento ed ellenismo - II Mappa dell`Unità Quali sono allora gli

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Rinascimento ed ellenismo - II
Mappa dell'Unità
Quali sono allora gli strumenti che l’intellettuale ha a sua disposizione per rispondere a questa domanda?
Paradossalmente, una maggiore conoscenza del passato; ma attenzione: di un passato molto simile al suo presente.
Perché tra tutti i modelli culturali dell’antichità, sono proprio gli scrittori del periodo del primo impero a tornare in auge
nelle biblioteche del rinascimento? Perché la riflessione si sposta dai grandi sistemi teologici, troppo rigidi e
onnipervasivi, e soprattutto miranti a un ideale di felicità trascendente (il platonismo agostiniano e l’aristotelismo
tomistico), verso una letteratura filosofica fatta di problemi e di biografie, dispersa in una miriade di frammenti
ricollegabili però a un comune senso della persona come valore di riferimento. Lo Stoicismo e l’Epicureismo sono
filosofie della vita, esprimono cioè la problematicità ambigua dell’esistenza senza tuttavia fare riferimento a valori rigidi e
assoluti, ma richiamando l’individuo entro se stesso, alla ricerca di un equilibrio che è sempre frutto di un esercizio di
autocontrollo che non esclude i piaceri dell’esistenza. L’epicureo celebrato da un Lorenzo Valla o da un Leon Battista
Alberti è un uomo che sa godere dei piaceri senza eccessi, riconoscendo le proprie responsabilità nei confronti del
mondo; è un uomo che ha riscoperto un aristotelismo laico, nel quale il principio di autodeterminazione della felicità è
espresso nella piena realizzazione di se stessi. L’etica, insomma, perde ogni carattere di intransigenza dogmatica, non
detta precetti ma suggerisce e consiglia, ammonisce ma non terrorizza, perché il male peggiore che può capitare, come
insegnano gli antichi maestri di questa saggezza, è di perdere la quiete interiore, l’unica concreta felicità che può
rendere la vita degna di essere vissuta. [Coluccio Salutati]
Piccolo popolo - Molto convincente, ma hai tralasciato alcune cose … le ho segnate qui.
Ermetis - Molto diligente … dimmi.
Piccolo popolo - Allora: tu hai parlato, se ho capito bene, di un “processo di razionalizzazione” parallelo alla
secolarizzazione, presumo della cultura, cioè alla trasformazione in senso laico della società urbana. È così?
Ermetis - Esattamente.
Piccolo popolo - Ok … tutto questo però non mi è chiaro. Dopo infatti non hai più spiegato che senso abbia questo
parallelismo tra razionalità e secolarizzazione.
- E poi c’è un’altra cosa a cui hai appena accennato, e non credo che sia la meno interessante …
- È vero: l’eros platonico. Hai detto: stoicismo ed epicureismo, che vanno insieme, un po’ di Aristotele, e l’eros
platonico. Ma poi siamo rimasti a bocca asciutta, come si suol dire.
Ermetis - Avete ragione. Cercherò di rimediare, senza esagerare.
Prima cercherò di sistemare quest’ultimo tassello del puzzle rinascimentale, il più squisitamente italiano. Effettivamente,
circoscrivere l’etica rinascimentale nella gabbia stoica ed epicurea è un po’ riduttivo. Il mecenate fiorentino e romano,
anche se veste la porpora cardinalizia, non è un sophos, un guru dedito alla vita della mente. La quiete spirituale che
egli persegue giunge alla fine di una via che ha tra le sue stazioni principali anche i piaceri della vita, eros prima di tutto.
L’Amore come forza vitale che muove l’universo è il tema centrale del dibattito neoplatonico fiorentino. Occorre per
questo rifarsi al dialogo platonico del Simposio, lì dove Socrate e Diotima insieme, in uno straordinario duetto retorico e
poetico, tessono le lodi alle due facce di eros, quella carnale e quella spirituale. Ma mentre per Platone la relazione è
gerarchica e l’amore carnale è ridotto al perseguimento di una procreazione materiale, inferiore alla creazione che sorge
dall’amore spirituale per la bellezza, la sola che garantisce l’immortalità all’uomo, nella rilettura rinascimentale del
pensiero di Platone non c’è vero amore, amore spirituale per la verità e il bene, che prima non sia passato attraverso il
piacere dei sensi. Sostanzialmente questo significa che la vera saggezza non viene in astratto, non è una fiamma che
cade dal cielo a risvegliare un’anima intorpidita, ma è sempre il frutto di una maturazione umana, è l’esito di un processo
di conoscenza che non ha disdegnato nessun aspetto dell’esistenza.
Piccolo popolo - Si diventa saggi perché si è stati aperti, in poche parole. Aperti alla vita, alle esperienze.
- Molto moderno …
Ermetis - C’è un emblema che rappresenta magnificamente questa filosofia di vita: è la Primavera di Botticelli. Se fate
attenzione, il quadro si legge lungo una linea curva che rappresenta pittoricamente il viaggio neoplatonico dell’anima: da
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destra a sinistra, assistiamo alla discesa dello spirito verso la terra, nelle vesti di Zefiro, e alla sua unione carnale con la
ninfa Cloe. È da questo stupro che ha origine la vita e la bellezza del mondo, il giardino di Venere. Ma l’amore non si
esaurisce nei sensi: esso si trasfigura, attraverso la conversione delle Grazie, nel desiderio di conoscenza, che di nuovo
porta lo spirito a contemplare la verità celeste (Mercurio che scuote le nuvole).
©
Sandro Botticell, Primavera, 1472
Piccolo popolo - Insisto: sarà anche poetico, ma è decisamente edonista. Insomma: è molto borghese.
- Non sono d’accordo. E non voglio semplicemente dire che facevano bene a godersi la vita, che è un diritto
sacrosanto, ma penso che ci sia sotto qualcosa di molto più importante, di più spesso. Santo cielo, noi oggi assistiamo
allo sfacelo morale di una classe dirigente certamente molto più ricca, in termini non solo relativi, dei banchieri e dei papi
rinascimentali; e che cosa ti fa questa gentaglia?! Sperpera il proprio denaro in ogni specie di idiozia consumista, si
imbottisce di volgarità mondane e di passatempi inconcludenti irridendo sfacciatamente alla cultura e ai suoi
rappresentanti, sempre più umiliati e offesi. Per non parlare dell’idea di scuola, o di educazione, che hanno. Ma ve
l’immaginate il nostro presidente del consiglio che fonda un’accademia platonica?!
- Oggi diciamo: che sovvenziona la ricerca …
- Esatto. Ve l’immaginate un ministro dei beni culturali che assume Marsilio Ficino come consigliere? Oggi che le
poltrone del potere sono occupate da chi confeziona format televisivi pecorecci, da cinema di periferia, o i beni culturali
sono messi all’asta per evitare di tassare i profitti spaventosi di una èlite finanziaria che al massimo ti sa disquisire di
una partita di calcio e ignora la grammatica della propria lingua. Oggi che presidenti miliardari spendono per un
giocatore di calcio dieci volte di più di quello che servirebbe a un museo per funzionare in modo decente.
- Torniamo al Rinascimento …
- Ci torno subito! Dall’alto di quale pulpito possiamo pontificare sull’etica sociale di una èlite mercantile che ha costruito
città come Firenze, o Roma? Ecco il Rinascimento, qualcosa a cui noi non possiamo neanche lontanamente avvicinarci,
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malgrado tutta la ricchezza che vantiamo. Una ricchezza spaventosamente vuota di spirito, e quindi una ricchezza allo
stato puro, ridotta al suo stato più miserabile e infame.
- Una cultura per pochissimi, quella rinascimentale. E soprattutto una scuola per pochissimi. Per favore!
- La cultura non è nutrimento per le masse. Ma adesso non sono pochi quelli che possono godere della cultura
rinascimentale, anche solo per un momento, per un istante felice, per rifarsi gli occhi dalle schifezze nazional-popolari e
televisive. Col tempo dovuto e nei modi dovuti, quello che prima era per pochi può diventare un bene di tutti, un modo
condiviso di dare senso alla propria malattia umana.
- È davvero questo il Rinascimento, Ermetis?
discutetene
Ermetis - Forse, per rispondere a questa domanda, è opportuno riflettere sulla seconda cosa che mi avete chiesto: cos’è
quella razionalizzazione secolarizzatrice di cui ho parlato. Perché è forse il vero nodo da sciogliere. Tra Due e Trecento
avviene un progressivo passaggio di poteri dalla Chiesa agli organi istituzionali e poi nobiliari cittadini. C’è una
laicizzazione del potere, ovvero una sua secolarizzazione. Ma non dimentichiamo che il potere della Chiesa aveva
solide, solidissime basi culturali. La cultura aveva manifestato tutta la sua efficacia come controllo delle coscienze, nei
lunghi secoli del medioevo. Potere senza cultura era ancora considerato un errore strategico, quasi un non senso. E
soprattutto c’è un altro aspetto: noi consideriamo come vertice della cultura rinascimentale soprattutto l’arte
plastico-visiva. Che è e fu da sempre l’elemento fondamentale per manifestare la propria influenza sulla società. Quello
che noi oggi consideriamo bello, e forse con ragione, possiamo tranquillamente ritenere che fosse soprattutto sfarzo,
esibizione, se non esibizionismo. Palazzi e affreschi, pittura e architettura costituivano quello che ai nostri tempi è la
tecnologia: oggi non ammiriamo i palazzi dei ricchi ma la loro disponibilità pressoché illimitata di risorse tecnologiche:
auto, barche. È una razionalizzazione del “consumo” culturale. C’è meno ideologia nella Primavera di Botticelli che in un
affresco del Beato Angelico, anche se non c’è meno filosofia; c’è una semplificazione dei fini, del valore estrinseco,
perché a trarre vantaggio dalla bellezza di un quadro Botticelliano non sono più i “fedeli”, ma i pochi membri di una
famiglia; è un processo che riduce l’efficacia ideologica della cultura aumentandone però il prestigio intrinseco. Con
l’eccezione del Barocco e della sua strumentalizzazione scenografica dell’immagine, le masse sono sempre più
allontanate dalla fruizione del bello, ma proprio per questo ne sono sempre più affascinate, come ci affascinano tutte le
cose che non possiamo permetterci e che fanno “immagine”, danno uno status.
Piccolo popolo - Però il bello non è il bene … siamo di nuovo fuori tema.
Ermetis - Fino a un certo punto. Perché se circondarsi di ciò che è bello è un mezzo per essere felici, allora le due cose
non sono poi tanto distanti tra loro.
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nota di copyright: immagine tratta da wikipedia.it Chi ha potere, oggi, sia politico che economico, non ci tiene più ad
essere e apparire colto: qual è secondo voi la ragione di questa indifferenza? Pensate che conti, nel vivere civile,
coltivare comuni ideali di bellezza e di cultura?Per accedere agli esercizi, crea il tuo account su Didaspace, fai il login e
seleziona, in ordine: piano scuola digitale Storia delle idee Conversazione sul bene. Quinta giornata
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In questa unità
Testo: Storia delle idee
Autore: Maurizio Châtel
Curatore: Maurizio Châtel
Risorse scaricabili: Maurizio Châtel
Editore: BBN
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