Quando il sesso diventa un problema When sex becomes a problem

Quando il sesso diventa un problema
When sex becomes a problem
Simona Nigro1
Riassunto
Un’analisi che spiega e differenzia i disturbi sessuali non riconducibili a cause
organiche e le parafilie. Nello specifico come la terapia strategica affronta i disturbi
sessuali.
Attraverso la descrizione di un caso clinico si potrà avere la concretezza dell’approccio
utilizzato che si serve di prescrizioni per aumentare la consapevolezza del paziente ed il
suo conseguente cambiamento.
Parole chiave
Sessuologia, disturbi sessuali, psicoterapia strategica, prescrizione del sintomo,
consapevolezza e cambiamento
Abstract
An analysis that explains and differentiates the sexual disorders not due to organic
causes and paraphilia. In particular as strategic therapy deals with sexual disorders.
Through the description of a clinical case they'll get the concreteness of the adopted
approach that use provisions to increase the awareness of patient and his consequent
change.
Keywords
Sexology, sexual disorders, strategic psychotherapy, symptom prescription, awareness
and change
Per disturbi sessuali si intendono tutte quelle disfunzioni sessuali che incidono sulla
realizzazione di una attività sessuale normale comportando un elevato grado di disagio
personale e relazionale.
Il DSM-5 spiega che per poter parlare di disfunzioni sessuali il problema deve essere
presente per una durata minima di 6 mesi ed avere una frequenza del 75%-100%, cioè
deve verificarsi la maggior parte delle volte oppure sempre.
Oggi le disfunzioni sessuali sono molto presenti nella popolazione e si assiste, rispetto
al passato, ad una nuova consapevolezza che porta chi ne soffre, escludendo cause
organiche e cliniche, a rivolgersi allo psicologo per comprendere e superare queste
difficoltà. Nello specifico quando parliamo di disturbi sessuali dobbiamo riferirci a :
Disturbo del desiderio sessuale (maschile e femminile), Disturbo da avversione
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sessuale, Disturbi dell’eccitazione
sessuale (eccitazione sessuale femminile e
disfunzione erettile) Disturbi dell’orgasmo e Disturbi da dolore sessuale (Dispareunia e
Vaginismo).
Il DSM-5 indica inoltre che per potersi definire “disturbo” la problematica deve
provocare un “significativo stress” con disturbi psicosomatici correlati. Se il disturbo
non provoca problemi alla persona che lo manifesta, non può essere fatta la diagnosi di
disfunzione sessuale.
Differentemente dalle disfunzioni sessuali esistono quelle comunemente chiamate
“Parafilie” (dal greco παρά - oltre - φιλία - amore) termine che definisce l'insieme dei
comportamenti sessuali che non hanno nulla a che vedere con il classico atto sessuale
della riproduzione ma sono impulsi intensi e ripetuti o fantasie e atti sessuali rivolti ad
oggetti o situazioni che riguardano:
 oggetti o esseri non umani
 ricevere e/o infliggere un'autentica sofferenza fisica o morale (umiliazione) a se
stessi o al proprio partner
 bambini o altre persone non consenzienti
Le parafilie, comunemente chiamate perversioni, più conosciute si identificano nel
feticismo, nel frotteurismo (eccitamento sessuale derivante dallo strofinamento reale
od immaginario verso una persona che non è consenziente) esibizionismo (fantasia
nell’esibire i propri genitali in maniera reale o fantastica, masochismo (eccitamento
sessuale fantastico o reale nell’essere umiliato o fatto soffrire dal partner) pedofilia
(eccitamento sessuale derivante dall’attività sessuale fantastica o reale con minori )
sadismo (eccitazione sessuale fantastica o reale derivante dall’infliggere sofferenza
psicologica o fisica al partner) feticismo (eccitazione sessuale derivante dall’utilizzo di
oggetti inanimati quali scarpe o biancheria intima) e voyeurismo (eccitazione sessuale
derivante dall’osservare, senza essere visti, persone nude o impegnate in attività
sessuali).
Stoller (1975-1985), sostiene che la crudeltà ed il desiderio di umiliare e di degradare il
partner sessuale o sé stessi è il fatto determinante per classificare un comportamento
come perverso.
Dopo la precedente e doverosa classificazione in questa sede sarà trattata la disfunzione
sessuale in rapporto all’approccio strategico.
In ambito clinico eziopatogenetico, a parte le disfunzioni sessuali a base organica
(anemie, obesità, diabete, malformazioni dell’apparato genitale, infiammazioni locali,
malattie endocrine e le intossicazioni da alcol e droghe) tutto il resto che rientra nella
sfera dei problemi sessuali è di origine psicologica; la breve specificazione categoriale
disfunzioni a base organica e disturbi sessuali propriamente dettisi è resa necessaria per
poter inquadrare l’argomento a livello psicologico poiché l’agire un tale comportamento
o il soffrire di disturbi nella sfera sessuale rende i soggetti afflitti, ansiosi, disturbati ed
estranei ad un sano equilibrio psico-fisico.
Purtroppo la storia e la società hanno reso i sani desideri sessuali imputabili di giudizio
e di vergogna.
Basti pensare ai pregiudizi provenienti dalla religione dove l’atto sessuale deve essere
agito solo per fini riproduttivi ed esclusivamente dopo aver contratto matrimonio, al
crescere con una educazione rigida dove ogni tentativo di scoperta della propria
sessualità veniva represso perché giudicato come sporco ed immorale (si pensi alla
masturbazione), agli stereotipi culturali che conducono al rifiuto dell’omosessualità
definendola contro natura. Dobbiamo inoltre considerare tutte quelle circostanze che
mirando a ledere l’autostima del soggetto ne minano sia la realizzazione che l’ autogratificazione.
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Rispetto ai tempi passati, oggi bisogna anche tener presente il bombardamento
mediatico sul sesso a cui siamo costantemente sottoposti. Tale visione incoraggia
l’esibizione del proprio corpo e della propria potenza sessuale per essere visti, accettati
e riconosciuti. Tale fenomeno mediatico suggerisce che il sesso rappresenta l’obiettivo
primario per il raggiungimento della felicità e di conseguenza la sua mancata
realizzazione ci pone in una situazione di inferiorità, difetto e diversità.
Detto ciò appare chiaro che l’atteggiamento della società verso il comportamento
sessuale ne determina la funzionalità stessa.
Il complesso universo argomentato riporta alla personalità dell’individuo, alle sue
mancanze, alle sue ferite ed alle sue aspirazioni e così, tra una piega dell’anima
sgualcita ed un sorriso di circostanza ci si ritrova sulla poltrona dello psicologo con la
domanda imbarazzata ed a lungo rimandata del “perché non funziono come tutti gli
altri”?
L’Approccio strategico
L’approccio strategico si basa sull’assunto di Milton Erickson che considera” il
cambiamento un percorso interpersonale, intriso del suo significato di ristrutturazione
dell’esperienza, del comportamento e degli scopi del soggetto stesso, attuabile
recuperando e attivando le risorse già presenti nel paziente”(1979).
Per condurre il paziente ad un cambiamento si utilizzano stratagemmi comportamentali
e una comunicazione persuasiva che trae fondamento anche dall’ipnosi ericksoniana. La
strategia è confezionata ad hoc dopo l’analisi della domanda del paziente ed in base a
come lui stesso si percepisce a livello interpersonale. La differenza sostanziale tra
l’approccio strategico e le altre terapie risiede nel fatto che non si è alla ricerca di una
diagnosi e del legame tra presente e passato ma si utilizzano i particolari della vita del
paziente per definire l’intervento più appropriato alla risoluzione del sintomo sessuale.
Attraverso prescrizioni specifiche, si conduce il paziente ad utilizzare le proprie risorse
ed i propri strumenti in maniera diversa e costruttiva. In seno a questo intervento è di
fondamentale importanza creare un buon rapporto tra il paziente ed il terapeuta che
dirigerà ogni sua mossa in base alle convinzioni, le aspettative, la percezione che ha di
sé, del mondo, e di sé nel mondo.
Come cita Petruccelli (2013) “l’obiettivo generale consiste nel far sviluppare al
soggetto quelle capacità che gli consentono di affrontare al meglio il problema sessuale
intervenendo al fine di provocare una crescita personale attraverso la modificazione o
l’arricchimento delle competenze sessuali, relazionali e sociali”.
Non si dimentichi che la maggioranza dei problemi sessuali che affliggono le persone
sono inseriti in un contesto relazionale di coppia e che spesso la “disfunzione” non è
altro che lo specchio di un rapporto problematico intriso di una cattiva comunicazione.
La prescrizione, in terapia, di puri compiti comunicativi, apparentemente lontani dal
problema fisico, consentono al paziente di riscoprire quanto la sua capacità nel dire
equivale ad una rinnovata capacità nel fare. Nel tempo sbloccare gli ingranaggi
bloccati o disfunzionali rendono la consapevolezza dei comportamenti messi in atto che
hanno condotto a quel tipo di problema ed alla sua persistenza.
Gli strumenti cardine di questo approccio utilizzati per sbloccare i problemi sessuali
sono:
 la prescrizione del comportamento che permette al paziente di interrompere il
meccanismo di azione e tentate soluzioni, sperimentare quindi un successo
permetterà un buon livello di capacità, competenza e speranza;
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
la prescrizione del sintomo: “prescrivere al paziente ciò che egli sta già
mettendo in atto gli restituisce una dimensione attiva del problema” (Haley
1985);
 l’utilizzo del paradosso che consiste in comunicazioni paradossali, illogiche e
bizzarre che producono una modificazione percettiva del problema e della
credenza che si ha su di esso;
 l’utilizzo della resistenza nei casi in cui le prescrizioni non vengono eseguite e il
comportamento problema persiste.
L’utilizzo della resistenza in ambito strategico consiste nel prescrivere proprio la
resistenza per smontarne la funzione indirizzando il paziente verso il cambiamento
mettendo in luce ogni volta i pericoli e la difficoltà del cambiamento richiesto. In
pratica si aggira il “non lo faccio e decido io” con un “lo fai perché non puoi darmela
vinta”. Per chiarire questo concetto riporto il racconto degli incontri con un paziente
Arriva in studio Luca 47 anni, in anticipo di quindici minuti rispetto all’orario
concordato. Luca è un uomo semplice, vestito in maniera sobria, capelli arruffati e con
un faccione simpatico. Ha un linguaggio semplice ma dimostra di conoscere tante cose.
Mi chiede se può accendersi una sigaretta perché il problema che lo affligge gli crea
imbarazzo. Luca riferisce di essere sposato da 25 anni ed anche se in gioventù ha
sposato sua moglie pur non amandola, ha imparato a volerle bene ed ha creato con lei
una bella famiglia composta da tre figli.
Luca dice che il sesso con la moglie è sempre stato assiduo, anche oggi fino a
tre\quattro volte la settimana ma ultimamente, durante il rapporto, non riesce a
raggiungere l’orgasmo. Questa condizione lo preoccupa e lo spaventa perché dice “non
ho mai fallito”.
Sembra che la sua più grande preoccupazione sia quella di non riuscire più a dimostrare
la sua infallibilità.
Dagli sguardi bassi e le spalle incurvate intuisco che c’è qualcosa nel rapporto con la
moglie che lo abbatte particolarmente. Mediante domande specifiche Luca ammette che
tra lui e la moglie non c’è mai stato un gran dialogo se non mirato alla quotidianità, ai
figli ed ai problemi da risolvere. La moglie, racconta, è una donna più giovane di lui di
qualche anno, dedita completamente alla famiglia, una gran lavoratrice, senza grilli per
la testa e di poche parole.
Mi confida che il sesso con lei non ha mai conosciuto alcuna fantasia perché quando ha
provato a proporle qualcosa di nuovo o semplicemente ha pronunciato parole eccitanti
durante l’atto amoroso, lei si è subito ritratta e l’ha richiamato ad utilizzare un
linguaggio più adeguato.
Luca inoltre lamenta che la moglie durante i loro rapporti non si spoglia quasi mai ma
questo e tutto il precedente descritto, non gli ha mai impedito di soddisfare le sue
esigenze.
Nonostante i ripetuti fallimenti nelle ultime settimane non rinuncia a provare a fare
l’amore con la moglie ma senza buoni risultati. Questi fallimenti lo inducono a provare
ripetutamente fino a quando non riuscirà di nuovo.
A fine seduta chiedo a Luca di avere un solo rapporto con la moglie. Solo uno e gli dò
appuntamento alla settimana successiva.
C’è qualcosa che manca al suo racconto.
La settimana successiva Luca arriva in studio in anticipo di dieci minuti ed anche se
sono libera lo invito ad aspettare in sala d’attesa. Quando si accomoda Luca mi riferisce
che ha passato una settimana molto densa lavorativamente che gli ha provocato molta
stanchezza.
Ha avuto un solo rapporto con la moglie ma anche questa volta non è riuscito a
completare il rapporto.
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Decido di spostare immediatamente l’attenzione dal suo problema al piacere della
moglie.
Così, vengo a conoscenza che la signora, che qui chiameremo Ines, non solo non si
spoglia mai durante i rapporti, ma rifiuta ogni posizione che non sia quella classica ,
non ha mai preso l’iniziativa e che durante l’episodio, il primo, in cui Luca ha fallito,
Ines gli ha detto “Luca non preoccuparti che tanto a me basta così”.
Touchè.
La consapevolezza che la soddisfazione sessuale della moglie non fosse correlata al
coinvolgimento passionale e amoroso della coppia oltre che fosse del tutto irrilevante la
capacità di Luca nel soddisfare Ines, aveva gettato l’autostima dello stesso verso il
basso. Non riuscire a mantenere l’erezione a lungo gli dava di volta in volta la
percezione che aveva ragione la moglie e che tutti i suoi sforzi erano vani a mantenere
vivo un rapporto sessuale soddisfacente. Viveva piuttosto il rapporto sessuale come un
qualcosa di meccanico e di soddisfazione legata alla sua riuscita.
Senza troppe spiegazioni chiedo a Luca di non parlare più del problema con la moglie.
Di non provare nemmeno a dimostrare alla moglie che poteva farcela e di impegnarsi in
altre attività come uscire con gli amici. Gli ho prescritto praticamente di non fare sesso
perché, ho aggiunto, il problema era serio e necessitava di un periodo di riposo per
scongiurare conseguenze drammatiche e definitive.
Quel giorno Luca ha lasciato lo studio sollevato. Avevo compreso la gravità del suo
problema.
La volta successiva Luca arriva con soli cinque minuti di ritardo. Ha tagliato i capelli e
mi saluta con un gran sorriso. Racconta di aver fatto come gli ho detto. È uscito con il
fratello e con il figlio maggiore. Non ha accennato a nulla con la moglie e non ha
provato neanche a sfiorarla. “Mi sento meno oppresso” dice, mentre mi racconta la sua
settimana. Decido di continuare la seduta esplorando i suoi desideri, i suoi valori ed i
suoi progetti e lui sembra dimenticarsi del problema che l’ha portato fino al mio studio.
Al termine della seduta gli chiedo inaspettatamente: “Luca le dò un compito, per questa
settimana per tre volte, ma tre volte solamente, cominci un rapporto sessuale con sua
moglie ma non arrivi alla fine. Quando avvertirà di essere ad un livello importante di
eccitazione, si rivesta e girandosi di spalle a Ines dica ad alta voce “mi basta così,
buonanotte”. Luca mi guarda perplesso ma io ferma nella mia richiesta replico “si vesta
e girandosi di spalle dica mi basta così, buonanotte”.
Luca resta in silenzio e mi guarda con gli occhi sgranati. Vorrebbe ribattere ma la mia
fermezza lo fa desistere. Ho osato ma l’audacia potrebbe ripagare. Fisso l’appuntamento
successivo dopo 15 giorni.
Il giorno stabilito Luca arriva con un quaderno in mano, sorridente ed impaziente anche
se non ha alcun anticipo. Si siede non sulla poltrona usuale ma su quella accanto. È
soddisfatto e mi racconta che con imbarazzo ha portato a termine la prescrizione.
Riferisce che la prima volta Ines è rimasta attonita dal suo comportamento ma lui, ligio
al dovere, si è girato di spalle augurando la buona notte. La terza volta mi chiede scusa e
si giustifica per non aver potuto svolgere bene il compito assegnatogli poiché al suo
tentativo di rivestirsi Ines l’ha bloccato trascinandolo in una rapporto completo e
soddisfacente. Ancora non sò se era più felice di aver dimostrato la sua capacità sessuale
o aver scoperto il desiderio d’Ines.
Oggi Luca ha terminato il suo percorso che nelle sedute successive ha focalizzato
l’intervento sulle modalità comunicative e relazionali ma è stato importante
riappropriarsi di una capacità diversa dal puro gesto meccanico.
Ha scoperto che non sempre le cose hanno una verità oggettiva ma l’idea che abbiamo
le rende simili a quello che pensiamo. Cambiare i pensieri aiuta a cambiare le cose.
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Bibliografia
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G.Nardone, M.Rampin (2015) Quando il sesso diventa un problema. Ponte alle Grazie
C.Simonelli, F.Petruccelli (cur.) (2002) Le Parafilie. Aspetti clinici, socio-culturali e
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P.Watzlawick (1999). Il linguaggio del cambiamento, elementi di comunicazione
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Istituto per lo Studio delle Psicoterapie
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