Centrale idroelettrica Hone 3 Progetto Preliminare Verifica di

Dott.Geol. Alessandro Bellini
REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA
REGIONE AUTONOME DE LA VALLEE D’AOSTE
COMUNE DI
COMMUNE DE
Hone
Centrale idroelettrica Hone 3
Progetto Preliminare
Verifica di Assoggettabilità
Committente: Champorcher Energie
GEOLOGO:
Dott. Alessandro Bellini
Fraz . Excenex, 87/D - 11100 – Aosta
Tel. /Fax 0165/231661 cell. 348 87 56 001
e mail: [email protected]
Fraz. Excenex, 87/D – 11100 Aosta - tel. 348 87 56 001 e mail: [email protected]
Dott. Geol. Alessandro Bellini
A seguito dell’incarico ricevuto dalla società Champorcher Energie lo scrivente ha condotto
un’indagine geologica di dettaglio a supporto della progettazione preliminare e della verifica di
assoggettabilità relativa alla realizzazione di una nuovo impianto idroelettrico da realizzarsi in
corrispondenza del margine sud dell’abitato di Hone.
Il progetto prevede la realizzazione dei seguenti elementi strutturali:
1. opera di presa da realizzarsi nei pressi della centrale idroelettrica esistente Hone II di
proprietà della CVA. L’opera di presa sarà completamente interrata e sarà situata in
corrispondenza del margine SW del parco giochi esistente ubicato a ridosso dell’argine
destro del torrente Ayasse;
2. un tratto di condotta idraulica interrata con diametro pari a 140 e lunghezza pari a 125 m a
cui segue un tratto di condotta di lunghezza pari a 210 m realizzata in tunnel all’interno
dell’ammasso roccioso;
3. una centrale idroelettrica completamente interrata costituita da una struttura di forma
parallelepipeda di pianta pari a 14 m x 28 m ed altezza pari a 21 m. La centrale idroelettrica
verrà realizzata all’interno di un vano di scavo realizzato sia in terreno che in roccia. Al
termine dei lavori la centrale sarà completamente interrata;
4. un tratto finale di condotta interrata di restituzione che collegherà la centrale idroelettrica ad
una condotta esistente già posata all’interno dell’argine in destra del fiume Dora Baltea. Il
punto di restituzione in alveo sarà posizionato poco a monte della traversa di derivazione
esistente.
Questa nuova soluzione progettuale segue una precedente soluzione già soggetta a
Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) che però per complicazioni procedurali è stata
abbandonata.
Il sito di intervento è ubicato in corrispondenza del fondovalle del torrente Dora Baltea e del
torrente Ayasse, presso l’abitato di Hone in un intervallo di quota compreso tra i 360 m ed i 338
m.
Il nuovo impianto è progettato allo scopo di sfruttare il dislivello tra la restituzione in alveo nel
torrente Ayasse della portata derivata dall’impianto idroeletrico CVA di Hone II, e l’opera di
presa idroelettrica di Bard sulla fiume Dora Baltea.
Il tracciato della condotta e la posizione della nuova centrale sono riportati in Figura 1; per la
localizzazione di dettaglio delle nuove infrastrutture nei confronti delle opere/edifici esistenti si
rimanda agli elaborati progettuali predisposti dallo Studio Tecnico Pariset di St. Pierre (AO).
L’area indagata è situata lungo il versante destro della bassa valle di Champorcher, alla
confluenza tra questa ed il fondovalle del fiume Dora Baltea, in corrispondenza dell’abitato di
Fraz Excenex, 87/D - 11100 Aosta tel. / fax 0165 514408 cell. 348 87.56.00.1 e mail : geoabel@libero .it
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Hône. Per la caratterizzazione geologica del sito è stato eseguito un rilievo geologico e
geomorfologico di dettaglio, alla scala 1:5.000, i cui risultati sono riportati nella carta geologica
allegata.
Opera di presa interrata
Condotta idraulica interrata
ed in galleria
Condotta idraulica interrata
Centrale CVA – Hone II
Centrale idroelettrica interrata
Figura 1 – Vista ortofotografica del sito di intervento con ubicazione dell’opera di presa, del
tratto di condotta di adduzione, della centrale interrata e della condotta di scarico verso il
fiume Dora.
L’indagine geologica svolta dallo scrivente si è proposta le seguenti finalità:
individuare tutti gli elementi di interferenza tra i vari fenomeni geologici, attualmente in
atto, e la realizzazione e l’esercizio dell’opera in oggetto;
definizione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione.
La fase di indagine si è articolata nei seguenti punti:
rilievo geomorfologico di dettaglio;
studio di tutta la documentazione geologica esistente sui siti in oggetto;
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valutazione delle problematiche di tipo geologico connesse alla realizzazione ed alla
stabilità dell’opera;
valutazione delle eventuali interferenze tra l’intervento in oggetto ed i fenomeni geologici
in atto.
La presente relazione costituisce l’elaborato finale dell'indagine condotta.
1. ASSETTO GEOLOGIO REGIONALE
Assetto litostratigrafico
L’area studiata ricade all’interno della Zona Sesia-Lanzo (ZSL), un complesso di rocce
metamorfiche attraversato da filoni andesitici e lamprofirici correlati alla messa in posto del
plutone di Traversella, nella vicina Valchiusella, di età oligocenica ( 30 m.a.).
La ZSL rappresenta il dominio con la maggiore estensione areale del Sistema Austroalpino
ed è comunemente suddivisa in tre complessi:
complesso dei Micascisti Eclogitici, costituito da rocce con impronta metamorfica
eoalpina di alta pressione (HP) e alta temperatura (HT);
complesso degli Gneiss Minuti, all’interno del quale sono presenti para- ed ortoderivati
con paragenesi di bassa pressione (LP) e temperatura (LT), di età generalmente
mesoalpina;
Seconda Zona Dioritico-Kinzigitica (II DK), formata da rocce con preservate associazioni
mineralogiche di età prealpina.
Al passaggio tra i due complessi dei Micascisti Eclogitici e degli Gneiss Minuti, è presente
un settore intermedio in cui le paragenesi eoalpine di HP/HT presentano una sovraimpronta
in Facies Scisti Verdi.
L’area di studio si colloca all’interno del complesso dei Micascisti Eclogitici, caratterizzato
da rocce con paragenesi di HP/HT (“facies eclogitica”), in particolare micascisti, metabasiti
(eclogiti s.s., eclogiti glaucofaniche, glaucofaniti eclogitiche e subordinate onfacititi e zoisititi)
in lenti o boudins all’interno dei micascisti, marmi, calcemicascisti, quarziti, metagranitoidi,
metagabbri e filoni aplitici.
Evoluzione strutturale sin-metamorfgica
Per quanto riguarda l’assetto strutturale della ZSL, le paragenesi mineralogiche di alta
pressione sono associate a una fase di forte deformazione duttile traspositiva; le
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associazioni di grado più basso sono invece associate a fasi plicative a carattere
progressivamente più blando.
Si passa, quindi, con l’evoluzione da condizioni di HP/HT a condizioni LP/LT, da pieghe
isoclinali trasposte e zone di taglio milonitico, a pieghe serrate, a pieghe aperte
asimmetriche e a blande ondulazioni tardive.
2. ASSETTO GEOLOGIO-STRUTTURALE E GEOMORFOLOGICO DELL’AREA DI
STUDIO
Morfologia
La morfologia attuale dell’area di studio è determinata dalla sovrapposizione di fenomeni di
modellamento che hanno agito in tempi diversi: al modellamento glaciale più antico é
seguita una fase di modellamento post-glaciale a carattere prevalentemente fluviale e
torrentizio, che ha determinato l’approfondimento dei solchi vallivi, in particolare per quanto
riguarda i tributari laterali della Dora.
La sedimentazione alluvionale post-glaciale risente in quest’area della reciproca
interferenza da parte dei due corsi d’acqua principali:
il fiume Dora Baltea ad est, che ha colmato il fondovalle principale, andando
probabilmente a ricoprire accumuli residuali e discontinui di depositi glaciali di fondo;
il torrente Ayasse ad ovest, che ha deposto, alla confluenza con la Dora Bltea, un ampio
conoide, probabilmente interdigitato con le alluvioni di fondovalle.
I sedimenti alluvionali della Dora hanno in questo settore un’estensione areale abbastanza
limitata, a causa del restringimento del profilo vallivo principale legato alla preesistente
morfologia glaciale.
Il conoide del torrente Ayasse, su cui sorge l’abitato di Hône, occupa allo stato attuale,
l’areale maggiore, mentre il corso attuale della Dora è stato relegato dall’espansione del
conoide stesso a uno stretto corridoio addossato al fianco sinistro della valle.
È comunque probabile che i depositi di conoide e le alluvioni di fondovalle siano tra loro
interdigitati, in conseguenza di probabili fasi di divagazione nel tempo dell’alveo della Dora
e soprattutto in relazione al minore sviluppo del conoide nelle fasi iniziali della sua
formazione.
Durante l’evoluzione post-glaciale dell’area, si é attivata sul versante destro della valle di
Champorcher, a monte di Hône, un’imponente frana di crollo-scivolamento, la cui nicchia di
distacco si colloca lungo lo spartiacque con la valle del T. Fert de Mouilla; il corpo di
accumulo, stabilizzato e rimodellato, ha una superficie complessiva di 1 Km2 circa,
estendendosi in gran parte al di fuori dell’area rilevata nell’ambito di questa indagine. L’area
di intervento si colloca in posizione non influenzata da tale fenomeno.
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Opera di Presa
Centrale idroelettrica
interrata
(A)
(B)
Variante
(A) condotta interrata ;
(B) condotta in tunnel
Soluzione V.I.A.
Figura 2 – Carta Geologica dell’area di studio
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Figura 3 – Sezione geologica trasversale all’alveo del fiume Dora Baltea in corrispondenza del
punto di restituzione in alveo delle acque derivate
La nuova soluzione prevede che la centrale idrolettrica sia completamente interrata e
situata più a monte rispetto a quanto previsto nella precedente ipotesi di progetto.
E’ interessante osservare le caratteristiche geologiche in corrispondenza della Stretta di
Bard nel punto in cui i due versanti opposti raggiungono una distanza minima di 150 m
circa, costituendo una stretta forra di origine glaciale; sono ancora visibili sui due versanti le
originarie forme di erosione glaciale e subglaciale. Questa “sezione geologica naturale”
consente di ricostruire l’assetto litostratigrafico profondo dell’area di studio.
Sulla destra orografica del fiume Dora Baltea il versante roccioso ha una pendenza
considerevole, formando una parete di 200 m ca.; sulla sinistra orografica, è presente un
dosso roccioso montonato, ugualmente ripido, su cui sorge la fortezza di Bard.
In questo punto sono presenti depositi alluvionali che morfologicamente possono essere
riferiti alla Dora o anche alle estreme propaggini meridionali del conoide del T. Ayasse.
Il profilo trasversale della valle in questo punto è riportato nella sezione geologica di Figura
2; la morfologia locale fa ritenere che l’interfaccia roccia - copertura sul fianco destro della
valle si approfondisca rapidamente.
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Litostratigrafia
Basamento prequaternario
Come descritto nel capitolo di inquadramento generale, nell’area indagata affiorano paraed ortoderivati della Zona Sesia-Lanzo e rare rocce filoniane correlate al magmatismo
oligocenico.
Si osservano in affioramento prevalenti micascisti ad albite, clorite ed epidoto, passanti
localmente a gneiss albitici a grana fine e/o a gneiss ortoderivati (metagraniti).
Sono rocce a quarzo, mica bianca, albite, epidoti, biotite, clorite, anfibolo, ± carbonato e, tra
i componenti minori, titanite, rutilo, allanite, apatite e opachi. Localmente possono comparire
relitti di minerali di più alto grado metamorfico, quali granato e glaucofane, per lo più in
condizione di parziale o totale retrocessione. Micascisti a granato affiorano diffusamente
lungo le pareti del versante destro della valle della Dora.
I micascisti, in generale di colore grigio-verde con alterazione rossastra superficiale, sono
marcatamente anisotropi, con tessitura foliata, definita dall’isoorientazione delle miche, o
listata, definita da un layering composizionale millimetrico-decimetrico (alternanze di livelli
micacei e quarzo- feldspatici) parallelo alla foliazione.
I micascisti includono localmente intercalazioni basiche che potrebbero indicare un protolite
sedimentario; le metabasiti sono generalmente retrocesse in scisti albitico-cloritici ±
epidotici a grana fine, ma possono presentare paragenesi relitte di alta pressione, con mica
bianca fengitica, granato, onfacite, glaucofane.
Le rocce filoniane sono rare nell’area di studio, affiorando solo lungo la strada che risale il
versante presso condotte forzate della centrale di Hône II (q. 540 m) e lungo la S.R. n° 2 di
Champorcher, poco a monte del tornante quotato 390.68 m. Sono rappresentate
essenzialmente da andesiti, rocce compatte di colore grigio-verde, a fenocristalli millimetrici
di plagioclasio bianco e di orneblenda nerastra in una massa di fondo microcristallina a
prevalente plagioclasio.
I filoni tagliano in discordanza tutte le strutture preesistenti ed appaiono indeformati alla
scala dell’affioramento; hanno potenza metrica e continuità valutabile da decametrica ad
ettometrica.
La scistosità regionale ha in quest’area giacitura media di circa 50-60° verso NNW (cfr.
Figura 6A). La deformazione duttile non genera nell’area di studio significative variazioni di
orientazione della scistosità regionale.
Il nuovo tracciato della condotta di carico della centrale idroelettrica prevede
l’attraversamento del basamento cristallino per mezzo di un tunnel di 210 m. Il tunnel verrà
realizzato per mezzo di uno scavo in roccia con fresa meccanica senza l’utilizzo di
esplosivo. In questo tratto la scistosità principale è disposta parallelamente al versante,
quindi, obliqua rispetto alla direzione di scavo, con inclinazione di circa 25-56°.
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Copertura Quaternaria
Depositi Gravitativi
I depositi gravitativi più importanti sono localizzati al di fuori dell’area di intervento e sono
costituiti dall’accumulo della frana di crollo-scivolamento cui é stato precedentemente fatto
cenno. I depositi di frana sono costituiti da accumuli caotici di blocchi con taglia dal dm3 a
diverse migliaia di m3, immersi in matrice discontinua, ove presente di tipo ghiaiososabbioso. La potenza massima dell’accumulo è attualmente valutabile nell’ordine dei 30-50
m.
Depositi gravitativi, riferibili a crolli di limitate porzioni di roccia, si osservano localmente
lungo l’alveo del T. Ayasse a monte di Hône, lungo il versante destro della valle di
Champorcher e in corrispondenza del sito che ospita la traversa di derivazione sul fiume
Dora Baltea nei pressi del sito di restituzione in alveo delle acque derivate. In questi siti, al
piede delle pareti, si osservano accumuli di grossi blocchi poggianti sui depositi alluvioni
sottostanti.
Accumuli stabilizzati di detrito di versante di piccola pezzatura, originato da distacchi di
blocchi dalle pareti soprastanti, sono localizzati al piede delle pareti rocciose in tutta l’area
di studio ed in particolare nei pressi del sito dove si intente realizzare la centrale elettrica
interrata.
Figura 4 – Vista da valle della parete rocciosa alla cui base si intende realizzare la centrale
idroelettrica interrata su cui sono presenti alcuni volumi rocciosi (cerchi rossi) potenzialmente
instabili.
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Depositi Alluvionali di conoide
I depositi alluvionali e di conoide costituiscono il substrato entro il quale verranno realizzate
gran parte delle opere previste.
La condotta di derivazione verrà posata in una trincea realizzata a partire dall’argine
spondale destro del torente Ayasse fino a raggiungere un settore di affioramento del
substrato roccioso. Da questo punto la condotta verrà posata all’interno di un tunnel scavato
in roccia. Lo scavo per l’esecuzione della trincea interesserà essenzialmente depositi di
conoide.
La condotta di scarico verrà condotta interamente in trincea e sarà posata interamente
all’interno dei depositi alluvionali di conoide.
La centrale idroelettrica verrà realizzata in corrispondenza del margine laterale sinistro di
una piccola conoide alluvionale alimentata da un modesto corso d’acqua a carattere
torrentizio che incide il versante destro della valle. Il conoide è delimitato dalla parete
rocciosa e l’opera di scavo per la realizzazione della centrale si posizionerà proprio al
passaggio tra queste due elementi geologici. Si prevede, quindi, che lo scavo verrà
condotto in parte in terreno ed in parte in roccia.
I depositi alluvionali di conoide, dal punto di vista litotecnico, sono sciolti, privi di coesione,
con importante componente detritica grossolana, composta da ciottoli e blocchi
pluridecimetrici, subarrotondati. E’ molto probabile che in fase di scavo per la realizzazione
delle opere di fondazione si incontrino blocchi di notevoli dimensioni (0,5 mc < volume < 5
mc; 1,5 ton < peso < 10 ton) la cui mobilizzazione richiederà tecniche opportune.
L’assetto stratigrafico dei depositi di conoide nei primi metri dalla superficie è attualmente
visibile in corrispondenza di alcuni cantieri nei pressi del sito di intervento. Nei fronti di
scavo si osservano depositi grossolanamente stratificati, con livelli a granulometria
estremamente eterogenea comprendente blocchi subarrotondati di diametro che può
superare 1 m immersi in matrice ghiaioso-sabbiosa, e livelli lenticolari allungati ghiaiosi e
sabbiosi, di spessore decimetrico o pluridecimetrico (figura 4).
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Figura 5 – Stratigrafia dei depositi alluvionali nella parte mediana del conoide del T. Ayasse. Il blocco
più grande, in alto, ha diametro maggiore di 1.1 m. Si notano, intercalati agli orizzonti a grossi
blocchi, livelli a prevalente componente ghiaiosa (G) e sabbiosa (S).
In prossimità della centrale idroelettrica interrata in progetto è ipotizzabile che i depositi di
conoide siano molto grossolani e caratterizzati da scarsa frazione fine limoso sabbiosa.
Procedendo verso le porzioni distali del conoide, è probabile che la minore energia di
trasporto e deposizione, si sia tradotta nella deposizione di materiali a granulometria media
progressivamente più fine, pur in presenza di orizzonti a blocchi progressivamente meno
potenti. La stratificazione è probabilmente più evidente, definita da alternanze di livelli
prevalentemente ciottoloso-ghiaiosi e livelli prevalentemente sabbiosi.
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In prossimità della porzione terminale di valle della condotta interrata di restituzione, cioè al
limite tra la parte marginale del conoide e le alluvioni della Dora, è probabile che si possano
incontrare nella successione stratigrafica, livelli a componente limosa o argillosa non
trascurabile, legati a fasi deposizionali di bassa energia, con interdigitazioni di depositi
alluvionali di fondovalle nei depositi di conoide.
La natura stratificata di questi depositi, con prevedibili orizzonti fini, rende opportuna una
verifica dettagliata della stratigrafia del terreno, allo scopo di valutarne il comportamento in
relazione al loro comportamento in occasione dell’esecuzione dei lavori di scavo.
Parametri geotecnici di riferimento
Per quanto riguarda i parametri geotecnici di riferimento per i terreni di fondazione, i dati
reperibili in bibliografia e relativi a contesti analoghi a quello esaminato permettono di
individuare i seguenti range di variabilità:
Stato di fratturazione dell’ammasso
A livello locale, le principali famiglie di giunti, evidenziate nella proiezione stereografica di
Figura 6B, sono le seguenti:
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J1:
115/45
J2:
15/80
J3:
82/80
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Le prime due famiglie corrispondono a massimi di distribuzione principali, mentre la terza
corrisponde ad un massimo secondario; sono inoltre presenti diverse discontinuità con
orientazione casuale e piani di discontinuità orientati parallelamente alla foliazione
principale (giacitura media 345/50-60).
Gli affioramenti rocciosi, in particolare per quanto riguarda la parete soprastante il sito della
centrale interrata si presentano in genere scarsamente fratturati, con morfologie glaciali
ancora in gran parte preservate. Sono presenti locali fenomeni di rilascio con distacco di
piccole lastre, per effetto di esfoliazione superficiale lungo i piani di scistosità, favorita dai
processi di gelo e disgelo.
Figura 6 – Proiezioni stereografiche di Schmidt (emisfero inferiore) relative ai poli dei piani di scistosità
(a) e ai principali set di giunti e fratture che interessano l’ammasso roccioso (b). I dati sono
riferiti all’area studiata e cartografata nella Carta Geologica allegata.
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La parete situata sulla verticale del sito che ospiterà la centrale idroelettrica interrata è
caratterizzata dalla presenza di alcuni volumi rocciosi rilasciati, di dimensioni variabili da
pochi decimetri cubi ad alcuni metri cubi (Foto 5) isolati dalla parete da una discontinuità
basale parallela alla scistosità (320/60) e, posteriormente, da fratture immergenti verso il
versante (circa 250/75), con apertura pluridecimetrica. Alcuni giunti basali aperti, disposti a
franapoggio, sembrano svincolare, inoltre, i volumi in direzione del fondovalle.
I potenziali cinematismi di distacco ipotizzabili possono essere:
scivolamento in direzione parallela alla scistosità (verso NNW);
scivolamento e ribaltamento lungo la stessa superficie ma in direzione (NE).
Non si hanno indizi di distacchi recenti in questa zona; il traliccio elettrico posizionato alla
sommità della parete non presenta alcun segno di danneggiamento. Per contro, a base
parete si osservano numerosi blocchi di crollo di dimensioni prossime ad 1 mc, staccatisi
dalle pareti soprastanti e poggianti sui depositi della modesta conoide alluvionale.
Idrogeologia
Dal punto di vista idrogeologico, i terreni entro i quali sono previste le opere in progetto
sono caratterizzati da permeabilità variabile in funzione della loro granulometria:
i depositi di conoide nella parte apicale hanno permeabilità elevata;
i depositi di conoide nella parte distale hanno permeabilità da medio-alta a medio-bassa,
a seconda che siano presenti o meno orizzonti di sabbie fini e sabbie limose; la
presenza di livelli limosi o limoso-argillosi a bassa permeabilità potrebbe indurre una
compartimentazione della falda libera in senso verticale; tuttavia, la scarsa continuità
laterale di tali orizzonti rende improbabile lo sviluppo di falde in pressione.
Il sistema idrogeologico rappresentato dal conoide del T. Ayasse può essere considerato,
quindi, a grande scala, come un acquifero omogeneo, caratterizzato da variazioni di
permeabilità a piccola scala, determinate dalla geometria di possibili livelli lentiformi a
granulometria fine.
Le alluvioni di fondovalle hanno verosimilmente permeabilità da media a bassa, anche in
questo caso in funzione della composizione granulometrica; possono essere
compartimentate in senso verticale per la presenza di livelli aquicludi corrispondenti a
orizzonti limosi o limoso- argillosi. Anche in questo caso è comunque probabile che a
grande scala esse rappresentino un acquifero omogeneo e che non ospitino falde in
pressione idraulicamente separate dalla falda di subalveo.
La permeabilità medio-alta dei depositi non consente di mantenere gradienti idraulici molto
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elevati; questo fattore, unitamente all’assenza di compartimentazione a grande scala, fa si
che la superficie piezometrica si collochi, nell’area di intervento, a quota con ogni probabilità
coincidente con quella del T. Ayasse e della Dora.
Nel caso della piccola conoide laterale dove si intende realizzare la centrale idroelettrica
interrata, considerando che, al di sotto dei depositi alluvionali il substrato roccioso è con
buona probabilità piuttosto superficiale, è molto probabile che i depositi alluvionali siano
acquiferi a partire da un profondità limitata e pari ad alcuni metri. Si ritiene, quindi, che per
quanto riguarda i lavori di realizzazione della centrale idroelettrica e del primo tratto della
condotta di scarico, sia possibile incontrare acqua di falda durante i lavori di scavo.
La permeabilità del basamento prequaternario è ininfluente ai fini del progetto in esame, ma
occorre evidenziare che è possibile che alla progressiva 160 m del tunnel in roccia, in
corrispondenza dell’attraversamento di una vallecola incisa nel substrato roccioso si possa
incontrare acqua nel vano di perforazione. Tale eventualità è molto probabile perché in quel
punto la galleria attraversa una fascia di ammasso roccioso fratturato e rilasciato,
interessata da una incisione morfologica, che può costituire una direttrice di raccolta delle
acque superficiali.
3. CONSIDERAZIONI NEI CONFRONTI DELLE OPERE IN PROGETTO
Dal punto di vista esecutivo, le opere in progetto non comportano particolari problemi in
relazione alla natura dei materiali entro cui saranno posizionati.
Opera di presa e primo tratto della condotta di derivazione
I parametri geotecnici di riferimento per i depositi alluvionali e di conoide che costituiscono il
substrato entro cui sarà posata l’opera di presa ed il primo tratto della condotta sono tali da
non comportare, in linea di massima, problemi di rilievo.
Lo scavo sarà eseguito in depositi stratificati, con alternanze di livelli grossolani e livelli fini.
La capacità di auto sostegno a medio termine dei depositi non coesivi, in corrispondenza di
fronti di scavo aperti, non è da considerare buona, anche se è dimostrato che tali depositi
sono in grado di auto sostenersi a breve termine su tagli anche verticali. Dovranno, quindi,
essere prese le opportune misure per garantire la sicurezza degli scavi, con particolare
riguardo al sostegno delle pareti di scavo mediante apposita paratie.
Il tracciato sarà realizzato in parte in prossimità di edifici e infrastrutture esistenti; allo stato
attuale non emergono elementi negativamente condizionanti la stabilità dei manufatti
esistenti; sarà, tuttavia, necessaria un’adeguata verifica in presenza dei carichi che si
creeranno in fase di esecuzione lavori.
Tratto della condotta di derivazione in galleria
Nel secondo tratto la condotta di adduzione sarà eseguita in galleria all’interno
dell’ammasso roccioso. Lo scavo verrà eseguito per mezzo di una fresa meccanica e si
procederà con la perforazione partendo da monte verso valle. Non si prevedono criticità
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conseguenti ai lavori di perforazione ne per quanto riguarda la produzione di rumore ne per
quanto riguarda la produzione di vibrazioni. Anche considerando la vicinanza del centro
abitato, si ritiene che i lavori di perforazione in progetto non possano comportare ne danni
ne disturbo agli edifici ed agli abitanti.
Centrale idroelettrica
I parametri geotecnici di riferimento per i depositi alluvionali di conoide che costituiscono il
substrato di fondazione della centrale idroelettrica sono tali per cui sono facilmente
ipotizzabili valori di capacità portante soddisfacenti, già per fondazioni di piccole dimensioni,
anche in presenza di falda.
Una verifica eseguita secondo il metodo di Brinch-Hansen per una fondazione a trave
continua di larghezza B = 1 m, approfondimento 1.5 m, realizzata in terreni sciolti con
gamma = 18 nN/mc, fi = 34°, c = 0 kPa, fornisce un valore di capacità portante di circa 500
kPa, nell’ipotesi cautelativa di falda alla quota del piano di fondazione (senza prendere in
considerazione eccentricità o asimmetria dei carichi e applicando, in conformità con il D.M.
14/01/08, un fattore di riduzione pari a 2,3).
Si ritiene, inoltre, che parte delle opere di fondazione della centrale idroelettrica saranno
realizzate direttamente sul substrato roccioso, che è affiorante in posizione adiacente ai
depositi alluvionali di conoide.
Particolare attenzione dovrà essere eseguita nell’esecuzione delle opere di scavo la cui
profondità raggiungerà valori considerevoli. Si ritiene che i fronti di scavo debbano essere
opportunamente protetti da paratie a berlinese.
Considerando che la centrale idroelettrica verrà realizzata sul margine sinistro di una
conoide alluvionale occorrerà prevedere l’eventuale interferenza con una possibile
riattivazione del conoide in condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli. Tale
situazione di interferenza potrebbe comportare l’apporto di materiale alluvionale (ciottoli,
ghiaiai e sabbia) sotto forma di colata detritica che potrebbe raggiungere la posiziona della
centrale. Siccome il manufatto è stato progettato per essere completamente interrato la
colata di fango e detrito non può recare danno alla struttura ma si dovrà prestare attenzione
sia in fase di costruzione, sia nella successiva fase di esercizio, al fine di proteggerne i punti
di ingresso, in modo che il materiale alluvionale non ne comprometta la fruizione.
Opera di restituzione delle acque in alveo
Lo scavo sarà eseguito in depositi stratificati, con alternanze di livelli grossolani e livelli fini.
La capacità di autosostegno a medio termine dei depositi non coesivi, in corrispondenza di
fronti di scavo aperti, è mediocre. Dovranno, quindi, essere prese le opportune misure per
garantire la sicurezza degli scavi, con particolare riguardo al sostegno delle pareti di scavo
che dovessero rimanere aperte a lungo termine, mediante apposite paratie.
Il tracciato sarà realizzato in parte in prossimità di edifici e infrastrutture esistenti; allo stato
attuale non emergono elementi negativamente condizionanti la stabilità dei manufatti
esistenti, sarà tuttavia necessaria un’adeguata verifica in presenza dei carichi che si
creeranno in fase di esecuzione lavori.
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Aspetti idrogeologici
Date le caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi sopra descritti, si può affermare che le
opere in progetto non costituiscono un elemento di impatto negativo sull’equilibrio
idrogeologico dell’area. Le opere, infatti, ad eccezione della centrale idroelettrica interrata,
sono realizzate in posizione molto superficiale rispetto al livello piezometrico ipotizzabile per
la falda libera ospitata nei depositi alluvionali e di conoide, sostanzialmente coincidente con
la quota dei corsi d’acqua.
L’alta permeabilità dei depositi costituisce per contro un elemento di rischio, in fase di
cantierizzazione, nei confronti di versanti accidentati nel terreno di sostanze inquinanti
(combustibili, lubrificanti, ecc.), che potrebbero ipoteticamente raggiungere la falda di
subalveo. Di tale elemento si dovrà tenere conto a livello preventivo.
4. ILLUSTRAZIONE DELLA COERENZA DEGLI INTERVENTI PROPOSTI CON LE
NORME IN MATERIA AMBIENTALE ECON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
TERRITORIALE ED URBANISTICA
Dati cartografici
Gli interventi previsti e descritti nella relazione tecnica sono stati confrontati con le norme
paesaggistico – ambientali e con gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica
adottati dal Comune di Hone. I dati cartografici sono reperibili online presso il geoportale
della Regione Valle d‘Aosta (http://geonavsct.partout.it).
La tabella che segue riassume le cartografie degli ambiti inedificabili vigenti evidenziandone
l’adozione da parte del Comune di Hone.
Tabella 1 – Comune di Hone - Legge Regionale 11/1998 e s.m.i. – Carte degli ambiti inedificabili e loro
approvazione.
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Aree boscate – art. 33 L.R. 11/98
L’area interessata dai lavori in progetto non ricade all’interno delle perimetrazioni delle aree
boscate.
Zone umide e laghi – art. 34 L.R. 11/98
L’area interessata dai lavori in progetto non ricade all’interno delle perimetrazioni delle zone
umide e laghi.
Terreni soggetti a rischio di valanghe o slavine – art. 37 L.R. 11/98
L’area interessata dai lavori in progetto non ricade all’interno delle perimetrazioni delle zone
a rischio valanghe.
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Terreni sede di frane – art. 35 L.R. 11/98
In riferimento alla cartografia approvata dei terreni sede di frane (Art. 35/1 – Frane), l’area
relativa alla centrale idroelettrica ricade all’interno delle perimetrazioni della classe F2 –
Area dissestata di media pericolosità. L’area relativa al tratto di condotta di derivazione
ricade all’interno della fascia F3 – area a bassa pericolosità.
In riferimento alla carta della pericolosità per colata detritica (Art. 35/2 – Debris flow),
l’areale interessato dal progetto ricade al di fuori delle perimetrazioni delle zone di rischio.
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Terreni sede di inondazione – art. 36 L.R. 11/98
In riferimento alla cartografia approvata dei terreni sede di inondazione, l’area interessata
dai lavori in progetto ricade all’interno delle perimetrazioni delle zone rischio soggette a
inondazione. In dettaglio si riscontra il seguente quadro di vincolo:
un breve tratto della condotta di adduzione ricade in Fascia B – Aree di esondazione;
la centrale idroelettrica ricade in parte in Fascia C - Aree di esondazione per piena
catastrofica, ed in parte in Fascia B – Aree di esondazione;
la condotta di restituzione in alveo della Dora Baltea ricade in parte in Fascia A - Aree
di deflusso della piena, ed in parte in Fascia B – Aree di esondazione.
In base a quanto indicato sul portale cartografico RAVA in merito alla perimetrazione della
pericolosità relativa ai conoidi insistenti sul fondovalle (in fase di validazione), il piccolo
conoide del corso d’acqua, come descritto nelle pagine precedenti, che si immette nella
Dora presso l’agglomerato industriale di Hone risulta vulnerabile per inondazione derivante
da piena catastrofica. Tale areale ricade comunque all’interno delle fasce A e B delimitate
dalla carta degli ambiti art. 36.
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Vincolo Idrogeologico-Forestale
Sono state visionate le tavole della carta del vincolo dei terreni ai sensi della L.20-06-1877
n.3917 e del R.D.30-12-1923 n.3267 (Vincolo Idrogeologico Forestale). L’area interessata
dai lavori in progetto non ricade in una porzione di territorio vincolata.
Caratterizzazione dei vincoli presenti (in base agli artt. 33, 34, 35, 36 e 37 della L.R. n.
11/98)
Per quanto attiene la L.R. n. 11/98 sono state analizzate nel dettaglio le interferenze delle
opere a progetto con le perimetrazioni previste dagli artt. 33,34,35, 36 e 37. Riassumiamo
nella tabella seguente la tipologia dei vincoli esistenti.
Frane
Art. 35
Esondazioni
Art. 36
Valanghe
Art.37
Boschi
Art.33
Zone Umide
Art. 34
Vincolo
idrogeologico
Opera di
presa
NO
FB
NO
NO
NO
NO
Condotta di
adduzione
F3
NO
NO
NO
NO
NO
Centrale
idrolelettrica
F2
FC;FB
NO
NO
NO
NO
Condotta di
restituzione
F1; F2
FA; FB
NO
NO
NO
NO
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Individuazione e illustrazione delle dinamiche e della pericolosità dei fenomeni che
caratterizzano il vincolo
Le situazioni di dissesto di versante evidenziate nella cartografia tematica, sono
conseguenti alla presenza di affioramenti del substrato roccioso. In particolare a ridosso del
sito che ospiterà la centrale idroelettrica il substrato roccioso costituisce una parete verticale
di 40 m di altezza su cui sono riconoscibili evidenti elementi lapidei instabili la cui presenza
implica il possibile sviluppo di crolli con cinematismi quali rotazione e scivolamento. Al piede
della parete, si osservano accumuli di blocchi di origine gravitativa poggianti sui depositi
alluvionali. Tuttavia non si hanno indizi di distacchi recenti in questa zona; il traliccio
posizionato alla sommità della parete non presenta alcun segno di instabilità.
Per quanto riguarda i fenomeni di esondazione, gran parte dell’area di progetto ricade nelle
perimetrazioni corrispondenti alla Fascia B (zone a media pericolosità), essendo collocata a
margine dell’ampia conoide del torrente Ayasse ed in corrispondenza di un modesto
conoide minore in sinistra della valle principale. La centrale idroelettrica sarà realizzata a
margine di un modesto conoide secondario mentre la condotta adduzione e la condotta di
restituzione saranno posate in corrispondenza della parte laterale della estesa conoide del
torrente Ayasse.
L’area di progetto ricade, quindi, in una porzione di territorio sede di possibili fenomeni di
esondazione, anche se di pericolosità moderata.
Valutazione della compatibilità dell’intervento con eventuali fenomeni di dissesto
In corrispondenza dell’areale identificato per la realizzazione dei lavori in progetto e in un
intorno significativo, alla data del sopralluogo, non sono state riscontrate situazioni di
dissesto in atto. Tra le opere in progetto, la centrale idroelettrica è quella a maggiore
criticità, in quanto ubicata alla base di una parete rocciosa in corrispondenza della quale
sono stati osservati volumi di roccia potenzialmente instabili. Non si ha evidenza di
fenomeni di crollo recenti, ma si ritiene comunque opportuno accompagnare la fase
esecutiva con un’ispezione diretta della parete descritta, allo scopo di verificare eventuali
fenomeni di instabilità latente e di realizzare, eventualmente, le necessarie opere di
riduzione del rischio.
In riferimento alla carta di pericolosità per esondazione, gli areali su cui ricade l’opera in
progetto, rientrano in gran parte nella Fascia B. L’area della centrale idroelettrica ubicata in
corrispondenza di un conoide alluvionale di modeste dimensioni è potenzialmente soggetta
a fenomeni di debris-flow anche se nel recente passato non è stata interessata da questo
tipo di fenomeni.
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Si può, quindi, considerare l’intervento compatibile con il rischio inondazione identificato
sulla cartografia dei terreni soggetti a inondazione (art. 36 L.R.11/98), a condizione che
durante le successive fasi di progetto sia prevista l’adozione di accorgimenti tecnici volti a
mitigare i possibili effetti dannosi sulle opere in progetto da parte dei fenomeni geologici
potenzialmente attivi, sia durante la fase esecutiva dei lavori sia nella successiva fase di
esercizio.
Valutazione della vulnerabilità dell’opera
Compatibilmente con il quadro di approfondimento degli studi a supporto della
progettazione preliminare si ritiene che non esistano particolari elementi tali da
compromettere l’esecuzione dell’opera. Sarà comunque necessario adottare tutte le
precauzioni e gli idonei accorgimenti tecnici volti ad evitare alcune criticità minori emerse in
corso di studio, in particolare, per il sito della centrale:
vulnerabilità da parte di fenomeni di esondazione di media intensità, legati ad eventi
meteorici particolarmente intensi con conseguenti attivazione di fenomeni di tipo debrisflow lungo l’incisione che alimenta il modesto conoide ubicato ad ovest dell’area
industriale di Hone. Gli accorgimenti tecnici dovranno mirare a garantire il deflusso delle
acque e del materiale alluvionale ed a impedire il loro ingresso nel cantiere e, in fase di
esercizio, nei locali interrati della centrale idroelettrica;
vulnerabilità per caduta di massi della parete rocciosa soprastante la centrale
idroelettrica. Tale accorgimento dovrà essere messo in atto soprattutto nella fase
esecutiva dei lavori di costruzione e dovrà mirare a minimizzare gli effetti dannosi di tali
fenomeni sia eseguendo un approfondito lavoro di disgaggio, sia, eventualmente con la
posa di interventi attivi di stabilizzazione delle porzioni disarticolate dell’ammasso
roccioso.
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5. CONCLUSIONI
È stato valutato il contesto geologico, geomorfologico, idrogeologico e geotecnico
nell’ambito del Progetto Preliminare inerente la realizzazione di un nuovo impianto di
produzione idroelettrica localizzato in destra idrografica del torrente Ayasse e del fiume
Dora Baltea, tra la centrale CVA di Hône II e la traversa di Bard, nel comune di Hône (AO).
L’esame approfondito delle condizioni geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche locali
conferma l’assenza di situazioni tali da pregiudicare la fattibilità delle opere, la cui
realizzazione non incide in maniera significativa sull’equilibrio idrogeologico del sito.
Le uniche incertezze residue di natura geologiche riguardano lo stato di effettiva stabilità
della parete soprastante la centrale idroelettrica interrata in progetto che, se pur non
interessata da fenomeni di crollo, richiede un ulteriore approfondimento in fase esecutiva,
con l’ispezione diretta del settore di parete immediatamente soprastante l’opera in progetto.
I risultati dell’ispezione permetterà di valutare l’eventuale necessità di opere di protezione
attiva o passiva in relazione alla presenza o meno di volumi rocciosi potenzialmente
instabili.
Nelle successive fasi di progetto si procederà anche con la definizione degli idonei
accorgimenti architettonici per proteggere il sito che ospita la centrale idroelettrica interrata
da eventuali interferenze con fenomeni di tipo debris-flow che si potrebbero attivare in
corrispondenza del modesto conoide alluvionale, come evidenziato nelle pagine precedenti.
In base a quanto emerso dai sopralluoghi effettuati e dall’analisi della documentazione
esistente ed a condizione che vengano recepite dalla progettazione le indicazioni
sopracitate, si dichiara che l’intervento, così come progettato, risulta compatibile con le
condizioni di pericolosità indicate dalla cartografia degli ambiti ai sensi della L.R. n. 11/98.
Le conclusioni a cui lo scrivente è giunto sono il frutto di un’attenta osservazione di terreno
e della consultazione delle informazioni già presenti in letteratura in merito al sito in oggetto.
Lo scrivente si riserva di condurre ulteriori indagini geognostiche durante le successive fasi
di progettazione al fine di confermare completamente o in parte le informazioni fornite in
questa fase di studio.
Excenex, novembre 2015
Dr. Geol. Alessandro Bellini
Dott. Alessandro Bellini - Geologo