Andromeda, Cassiopea e Medusa quando si dice “l`altra metà del

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Mercoledì 5
....Marzo 2014
La Voce
CON GLI OCCHI ALL’INSU’ Le costellazioni e la mitologia vanno spesso a braccetto
Andromeda, Cassiopea e Medusa
quando si dice “l’altra metà del cielo”
Tra le decine di figure leggendarie che popolano il cielo incontriamo personaggi
femminili che, con la loro
eterna modernità, a buon
diritto possono celebrare con
noi la prossima giornata della donna. Vediamone alcune.
C’è una madre, forse non
ancora affrancata dai fantasmi adolescenziali, che per
la sua vanità mette a rischio
la vita stessa della figlia, e
solo l’immancabile eroe potrà sanare la situazione. Si
tratta di Cassiopea, regina
d’Etiopia, che in un rigurgito di autoesaltazione si dichiara più bella delle ninfe
del mare. Le quali, risentite,
chiedono e ottengono la giusta vendetta: la figlia di Cassiopea, Andromeda, verrà
sacrificata. Incatenata ad
uno scoglio, dovrà essere divorata dal mostro del mare.
E c’è un abisso di dignità
morale fra le contendenti –
la sventata madre e le vendicative Nereidi – e la giovane
Andromeda che accetta la
punizione, provocata dalla
madre, come indiscutibile
dovere di figlia affinché fosse risolto il dissidio fra la
divinità e la sua famiglia con
tutto il suo popolo. E anche
quando arriverà l’eroe Perseo con l’arma segreta costituita dalla testa di Medusa
che può pietrificare uomini
e bestie (e quindi anche i
mostri marini), non vorrà in
un primo momento rispondere a quello straniero curioso di sapere (e già innamorato), perché così richiede la
sua verginale riservatezza.
Ma poi si decide a discolparsi
raccontando tutta la storia
perché almeno di lei, che fra
poco sarà dilaniata, non resti in eterno un ricordo ingiusto. Senza più dirle niente, l’eroe va dai genitori, le-
La mappa delle costellazioni con Cassiopea, Andromeda, Pegaso e Perseo
gittimi proprietari della ragazza, e gliela chiede in premio dopo che l’avrà salvata.
Il patto è concluso, e Andromeda si troverà salvata e assegnata in sposa quasi senza
saperlo.
In questa storia di vanità e di
dignità femminile c’è un’altra donna, che vediamo mostruosa e crudele mangiatrice d’uomini. E’ Medusa.
Ma dimentichiamo che anche lei era una bella e dolce
fanciulla come Andromeda.
La sua sventura cominciò
quando la vide il dio del mare: vederla, concupirla e possederla fu tutt’uno, e invano
lei si era rifugiata presso l’altare di Minerva, sperandone
protezione. Al contrario, ciò
offese la dea che, volendo
vendicarsi per il sacrilegio
compiuto nel suo tempio,
pensò bene di assolvere il
potente e focoso Nettuno,
addebitando alla fanciulla la
responsabilità dell’adescamento e della provocazione
(del resto fu accertato che
Medusa non indossava i
jeans). Così i suoi bei capelli
furono trasformati in serpi,
il suo dolce sguardo divenne
uno sguardo di morte. Fuggita da tutti, fu costretta a
rifugiarsi in una caverna, cibandosi di animali crudi e
anche di carne umana, fino
alla morte liberatoria per
mano di Perseo. Dal suo
sangue sparso nacque il
frutto dell’unione col dio: il
cavallo alato Pegaso, da tutti riconosciuto come simbolo dell’ispirazione artistica.
E questo fu l’ultimo dono
che l’infelice fanciulla poté
lasciare all’umanità.
Di tutti questi personaggi vi
sono ampie e suggestive
tracce in cielo, dai genitori
Cassiopea e Cefeo, alla figlia
Andromeda, all’eroe Perseo
col cavallo Pegaso, e poi il
mostro marino con i pesci
che l’accompagnano. Sono
tutti raccolti in un’ampia
porzione di cielo ben visibile
in periodo autunnale, con il
sontuoso coronamento della
Via Lattea. La stella centrale
delle tre più luminose di Andromeda ci porta, seguendo
la direzione verso Cassiopea,
alla galassia M31, la più vicina a noi tra i miliardi di
galassie che ci contornano. I
due milioni di anni-luce di
distanza non ci impediscono
di vederla anche a occhio nudo grazie alla luce dei suoi
duecento miliardi di stelle.
Anzi, questo è l’oggetto più
lontano che possiamo raggiungere con lo sguardo anche senza l’aiuto del telescopio. E basta un semplice binocolo per poter vedere quel
piccolo luccichio nebuloso
distinguersi fra le altre stelle
della nostra galassia, dandoci una vaga idea delle
quantità e delle distanze
nell’universo.
Spostando lo sguardo verso
occidente (in questo caso
verso sinistra) ecco che riconosciamo l’Eroe Salvatore,
la spada alla mano destra,
l’arma segreta alla sinistra.
E di Medusa vediamo lo
sguardo ambiguo occhieggiare grazie a una stella che
fin dal medioevo ha ricevuto
un nome demoniaco, Algol.
E per gli Ebrei era la testa di
Satana, per i Greci la testa
della Gorgone. Già nell’antichità, dunque, quell’occhio
mortifero aveva impressionato anche gli studiosi del
cielo che non potevano sapere, a quel tempo, il motivo
del periodico variare della luce di quella stella. In poco
meno di tre giorni essa ha
una diminuzione di luce di
oltre una magnitudine perché, e lo si è saputo solo in
tempi recenti, si tratta di
una coppia di stelle dove una
delle due, molto meno luminosa della principale, passa
davanti alla compagna eclissandola in parte. Dopo Algol
molte altre stelle doppie ad
eclisse sono state scoperte,
ed il cielo si è così riempito di
occhi diabolici, anche se
nella maggior parte dei casi
ce ne possiamo accorgere solo dopo attente misure strumentali. Anzi proprio nel
corpo del mostro marino, la
Balena, Cetus, c’è un’altra
stella incostante che, in
questo caso per meccanismi
interni su cui ci si sta tutt’ora interrogando, può variare
la sua luminosità da stella di
grande evidenza, di seconda
magnitudine, alla totale invisibilità, con un ritmo di
circa dieci mesi. E quando
gli astronomi alle soglie del
1600 la studiarono attentamente ne furono talmente
meravigliati da dare a questa
stella il nome di Meravigliosa della Balena, in latino Mira Ceti. Ma quanti altri oggetti del cielo meriterebbero
questo nome? Ormai la finezza degli strumenti d’oggi
ci permette di rilevare paesaggi cosmici talmente
straordinari e inaspettati
che l’uso di questo termine
diventerebbe pressoché continuo. Ed è anche questo il
bello della scienza, che mette insieme le risorse e i limiti
della tecnologia con l’inesauribile stimolo della curiosità, il rigore della matematica con le sterminate dimensioni del sogno.
INCONTRI Ecco le date del Planetario civico
Passeggiate per l’universo
Gli incontri del mese con il gruppo
astrofili, si svolgeranno nei mesi di
marzo, aprile e maggio il Planetario
Civico “Claudio Tolomeo” in Roverdicrè, via Pozzato 7 (ex-scuole elementari), dalle ore 21 alle ore 22.
Questo il programma per il mese di
marzo: sabato “L’Universo infinito di
Miss Henrietta Swan Leavitt”. Relatore:
Giorgio Cosco,
Sabato 22 marzo: “Osservare il cielo a
occhio nudo” (e imparare a non perdersi). Relatore: Antonio Franceschi
Sabato 29 marzo: “La forza di gravità:
esperimenti e rilevazioni a Rovigo”.
Relatore: Mario Campion
Tutti gli incontri avranno carattere divulgativo e sono aperti a tutti. L’ingresso è libero.
Per ogni informazione è possibile visitare il sito web http://www.astrofilipolesani.net o contattare email [email protected]
Si ricorda che l’Osservatorio astronomico “Vanni Bazzan” in Sant’Apollinare è
aperto al pubblico, con ingresso libero,
tutti i venerdì sera dalle 21. Per informazioni: 340-7149909.
Pagina in collaborazione con il Gruppo Astrofili Polesani
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