16 Mercoledì 5 ....Marzo 2014 La Voce CON GLI OCCHI ALL’INSU’ Le costellazioni e la mitologia vanno spesso a braccetto Andromeda, Cassiopea e Medusa quando si dice “l’altra metà del cielo” Tra le decine di figure leggendarie che popolano il cielo incontriamo personaggi femminili che, con la loro eterna modernità, a buon diritto possono celebrare con noi la prossima giornata della donna. Vediamone alcune. C’è una madre, forse non ancora affrancata dai fantasmi adolescenziali, che per la sua vanità mette a rischio la vita stessa della figlia, e solo l’immancabile eroe potrà sanare la situazione. Si tratta di Cassiopea, regina d’Etiopia, che in un rigurgito di autoesaltazione si dichiara più bella delle ninfe del mare. Le quali, risentite, chiedono e ottengono la giusta vendetta: la figlia di Cassiopea, Andromeda, verrà sacrificata. Incatenata ad uno scoglio, dovrà essere divorata dal mostro del mare. E c’è un abisso di dignità morale fra le contendenti – la sventata madre e le vendicative Nereidi – e la giovane Andromeda che accetta la punizione, provocata dalla madre, come indiscutibile dovere di figlia affinché fosse risolto il dissidio fra la divinità e la sua famiglia con tutto il suo popolo. E anche quando arriverà l’eroe Perseo con l’arma segreta costituita dalla testa di Medusa che può pietrificare uomini e bestie (e quindi anche i mostri marini), non vorrà in un primo momento rispondere a quello straniero curioso di sapere (e già innamorato), perché così richiede la sua verginale riservatezza. Ma poi si decide a discolparsi raccontando tutta la storia perché almeno di lei, che fra poco sarà dilaniata, non resti in eterno un ricordo ingiusto. Senza più dirle niente, l’eroe va dai genitori, le- La mappa delle costellazioni con Cassiopea, Andromeda, Pegaso e Perseo gittimi proprietari della ragazza, e gliela chiede in premio dopo che l’avrà salvata. Il patto è concluso, e Andromeda si troverà salvata e assegnata in sposa quasi senza saperlo. In questa storia di vanità e di dignità femminile c’è un’altra donna, che vediamo mostruosa e crudele mangiatrice d’uomini. E’ Medusa. Ma dimentichiamo che anche lei era una bella e dolce fanciulla come Andromeda. La sua sventura cominciò quando la vide il dio del mare: vederla, concupirla e possederla fu tutt’uno, e invano lei si era rifugiata presso l’altare di Minerva, sperandone protezione. Al contrario, ciò offese la dea che, volendo vendicarsi per il sacrilegio compiuto nel suo tempio, pensò bene di assolvere il potente e focoso Nettuno, addebitando alla fanciulla la responsabilità dell’adescamento e della provocazione (del resto fu accertato che Medusa non indossava i jeans). Così i suoi bei capelli furono trasformati in serpi, il suo dolce sguardo divenne uno sguardo di morte. Fuggita da tutti, fu costretta a rifugiarsi in una caverna, cibandosi di animali crudi e anche di carne umana, fino alla morte liberatoria per mano di Perseo. Dal suo sangue sparso nacque il frutto dell’unione col dio: il cavallo alato Pegaso, da tutti riconosciuto come simbolo dell’ispirazione artistica. E questo fu l’ultimo dono che l’infelice fanciulla poté lasciare all’umanità. Di tutti questi personaggi vi sono ampie e suggestive tracce in cielo, dai genitori Cassiopea e Cefeo, alla figlia Andromeda, all’eroe Perseo col cavallo Pegaso, e poi il mostro marino con i pesci che l’accompagnano. Sono tutti raccolti in un’ampia porzione di cielo ben visibile in periodo autunnale, con il sontuoso coronamento della Via Lattea. La stella centrale delle tre più luminose di Andromeda ci porta, seguendo la direzione verso Cassiopea, alla galassia M31, la più vicina a noi tra i miliardi di galassie che ci contornano. I due milioni di anni-luce di distanza non ci impediscono di vederla anche a occhio nudo grazie alla luce dei suoi duecento miliardi di stelle. Anzi, questo è l’oggetto più lontano che possiamo raggiungere con lo sguardo anche senza l’aiuto del telescopio. E basta un semplice binocolo per poter vedere quel piccolo luccichio nebuloso distinguersi fra le altre stelle della nostra galassia, dandoci una vaga idea delle quantità e delle distanze nell’universo. Spostando lo sguardo verso occidente (in questo caso verso sinistra) ecco che riconosciamo l’Eroe Salvatore, la spada alla mano destra, l’arma segreta alla sinistra. E di Medusa vediamo lo sguardo ambiguo occhieggiare grazie a una stella che fin dal medioevo ha ricevuto un nome demoniaco, Algol. E per gli Ebrei era la testa di Satana, per i Greci la testa della Gorgone. Già nell’antichità, dunque, quell’occhio mortifero aveva impressionato anche gli studiosi del cielo che non potevano sapere, a quel tempo, il motivo del periodico variare della luce di quella stella. In poco meno di tre giorni essa ha una diminuzione di luce di oltre una magnitudine perché, e lo si è saputo solo in tempi recenti, si tratta di una coppia di stelle dove una delle due, molto meno luminosa della principale, passa davanti alla compagna eclissandola in parte. Dopo Algol molte altre stelle doppie ad eclisse sono state scoperte, ed il cielo si è così riempito di occhi diabolici, anche se nella maggior parte dei casi ce ne possiamo accorgere solo dopo attente misure strumentali. Anzi proprio nel corpo del mostro marino, la Balena, Cetus, c’è un’altra stella incostante che, in questo caso per meccanismi interni su cui ci si sta tutt’ora interrogando, può variare la sua luminosità da stella di grande evidenza, di seconda magnitudine, alla totale invisibilità, con un ritmo di circa dieci mesi. E quando gli astronomi alle soglie del 1600 la studiarono attentamente ne furono talmente meravigliati da dare a questa stella il nome di Meravigliosa della Balena, in latino Mira Ceti. Ma quanti altri oggetti del cielo meriterebbero questo nome? Ormai la finezza degli strumenti d’oggi ci permette di rilevare paesaggi cosmici talmente straordinari e inaspettati che l’uso di questo termine diventerebbe pressoché continuo. Ed è anche questo il bello della scienza, che mette insieme le risorse e i limiti della tecnologia con l’inesauribile stimolo della curiosità, il rigore della matematica con le sterminate dimensioni del sogno. INCONTRI Ecco le date del Planetario civico Passeggiate per l’universo Gli incontri del mese con il gruppo astrofili, si svolgeranno nei mesi di marzo, aprile e maggio il Planetario Civico “Claudio Tolomeo” in Roverdicrè, via Pozzato 7 (ex-scuole elementari), dalle ore 21 alle ore 22. Questo il programma per il mese di marzo: sabato “L’Universo infinito di Miss Henrietta Swan Leavitt”. Relatore: Giorgio Cosco, Sabato 22 marzo: “Osservare il cielo a occhio nudo” (e imparare a non perdersi). Relatore: Antonio Franceschi Sabato 29 marzo: “La forza di gravità: esperimenti e rilevazioni a Rovigo”. Relatore: Mario Campion Tutti gli incontri avranno carattere divulgativo e sono aperti a tutti. L’ingresso è libero. Per ogni informazione è possibile visitare il sito web http://www.astrofilipolesani.net o contattare email [email protected] Si ricorda che l’Osservatorio astronomico “Vanni Bazzan” in Sant’Apollinare è aperto al pubblico, con ingresso libero, tutti i venerdì sera dalle 21. Per informazioni: 340-7149909. Pagina in collaborazione con il Gruppo Astrofili Polesani