“S-cambiando s’impara“
Esperienze, ricerche e strumenti per una scuola inclusiva
Cremona, Martedì 18 giugno 2013 ore 9/18,30
“Quando la scuola diventa inclusiva”
Relatore Italo Fiorin
Il testo delle ‘Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo
ciclo’(2013), sottolinea con grande forza il tema della centralità della persona. Ma l’attenzione alla
persona è, per ciò stesso, attenzione alla diversità. La scuola esercita appieno la propria funzione
quando opera <<per il successo formativo di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al
sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio. Questo comporta saper
accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni
individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in
diseguaglianza>>1. Perché ogni singola persona sia pienamente accolta e valorizzata è necessario
che la scuola nella quale è inserita sia concepita come comunità: << In quanto comunità educante,
la scuola genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, e è
anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della
società come parte di una comunità vera e propria>>2. La considerazione del valore della persona,
e quindi di tutte le persone –quali che siano le diverse storie individuali, le differenziate condizioni
di salute, sociali, economiche, i diversi riferimenti culturali o religiosi- porta al riconoscimento della
diversità, in tutte le sue svariate manifestazioni.
Compito della scuola è di allestire un ambiente di apprendimento capace di rispondere
significativamente alle esigenze di alunni con origini culturali diverse o agli alunni con disabilità,
ma anche a quella vasta gamma di bambini che, per una disparata serie di ragioni, preoccupano
particolarmente gli insegnanti. Problemi di apprendimento, disturbi di comportamento, incapacità di
prestare attenzione …, non mancano in nessuna classe, anche senza che ci si trovi un presenza di
alunni per i quali è stata stilata una diagnosi e rilasciata una certificazione3. Trovarsi di fronte a
comportamenti difficili da interpretare e situazioni non facili da gestire è fonte di una comprensibile
preoccupazione. Talvolta, però, l’ansia dell’insegnante è eccessiva e può portare non solo alla
spiacevole sensazione di non essere in grado con le proprie risorse professionali di far fronte alle
1
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Dalle nuove ‘Indicazioni nazionali per il curricolo’.
ivi
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“Il concetto di bisogno educativo speciale si estende al di là di quelli che sono inclusi nelle categorie di
disabilità, per coprire quegli alunni che vanno male a scuola per una varietà di altre ragioni che sono note nel
loro impedire un progresso ottimale.” UNESCO, International Standard Classification of Educational
(ISCED), 1997.
difficoltà, ma anche ad un modo piuttosto sbrigativo di etichettare il bambino ‘difficile’, così da
poterlo poi affidare a qualche ‘specialista’.
La prima concreta forma di intervento è preventiva, nel senso che prescinde perfino dalla presenza
in classe di alunni ‘difficili’, e riguarda l’allestimento del contesto, sia della classe che della scuola.
A fare la differenza è, in particolare, la qualità delle relazioni interpersonali. Quando in una scuola i
rapporti interpersonali sono curati, si respira un clima sereno e incoraggiante. Questo consente di
mettere a disposizione degli alunni il tempo necessario all’apprendimento, e di evitare una eccessiva
pressione orientata a farli produrre in vista di conseguire rapidamente i risultati attesi.
Una scuola della persona, una scuola comunità educativa, ha però bisogno di disporre di strumenti
professionali che consentano di tradurre i valori affermati in pratiche didattiche. L’accoglienza ha
bisogno della competenza, per non risultare velleitaria, almeno quanto la competenza ha bisogno
dell’accoglienza, per non essere espressione meramente tecnica. Questo fa sì che la scuola
inclusiva, per essere tale, chiede di disporre di un ambiente di apprendimento inclusivo, di strategie
didattiche inclusive.
Italo Fiorin
Presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all'Università LUMSA di
Roma, dove insegna ‘Didattica generale’ e ‘Pedagogia e didattica speciale’
Direttore del Centro Humanitas, della LUMSA
Presidente del comitato scientifico dell’ IPRASE (Istituto Provinciale per la Ricerca,
l’Aggiornamento, Sperimentazione Educativa) della provincia autonoma di Trento;
E' stato Cordinatore della Commissione Nazionale per le nuove Indicazioni della scuola
dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione (2007) e attualmente è il coordinatore del Comitato
scientifico istituito per l’accompagnamento e il monitoraggio delle Indicazioni nazionali per il
curricolo (2013)
E’ stato Representative Member, per il MIUR, presso l' European Agency for devolopment in
Special Needs Education e attualmente fa parte del comitato scientifico istituito presso il MIUR
per collaborare con l’European Agency
E' stato Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell'Osservatorio Nazionale per
l'integrazione degli alunni disabili, presso il Ministero della Pubblica Istruzione.
E’ Direttore della rivista “Scuola Italiana Moderna”
Pubblicazioni recenti
Pensare la scuola, Multidea, Roma, 2012
Scuola accogliente, scuola competente, la Scuola, Brescia, 2012
La buona scuola, La Scuola, Brescia, 2008
La relazione didattica, La Scuola, Brescia, 2004