Approfondimenti e problemi sull’argomento: Trasformazioni Termodinamiche Problemi 1,2,3,4,5: difficoltà media, utili per la preparazione all’esame Problemi 6,7: di approfondimento, facoltativi Problema 1 Un peso di massa 8.6 Kg, cadendo da un’altezza di 40 m fa girare la ruota a palette di un calorimetro, mediante un opportuno meccanismo. Nel calorimetro vi sono 520 g di acqua, inizialmente alla temperatura di 16 oC. Qual è il massimo aumento possibile della temperatura? Problema 2 In un recipiente a pareti rigide ed adiabatiche inizialmente vuoto, vengono introdotte un gran numero di molecole (dell’ordine del numero di Avogadro) di un gas perfetto monoatomico, aventi tutte la medesima velocità v = 2000 m/s. Sapendo che il peso molecolare del gas vale 4 g/mole, si calcoli la temperatura del gas quando siano raggiunte le condizioni di equilibrio termodinamico. Problema 3 Un gas biatomico (cV = 5/2 R) può venire raffreddato e compresso portandolo dallo stato A allo stato B, tramite due percorsi diversi: (1) la successione di trasformazioni rappresentata dal tratto ondulato in P figura, oppure (2) i due processi consecutivi A→ C (V costante) seguito B da C→ B (P costante). a) Calcolare la variazione di energia interna tra gli stati A e B. b) Calcolare il calore ceduto dal gas nel caso si segua il percorso ondulato, sapendo che il lavoro fatto dall’esterno sul gas in questo caso vale 2300 J. Dati: n = 2, PA = 2·105 N/m2, PB = 1.5·105 N/m2, VA = 50 dm3, VB = 40 dm3. A C V Problema 4 Un campione di gas di 0.12 moli occupa un volume di 1 dm3 alla pressione di 3·105 Pa. Calcolare il lavoro eseguito dal gas nei casi in cui, con processi di tipo quasi-statico, esso a) si espande isotermicamente fino ad occupare il volume di 5 dm3 ; b) arriva allo stesso stato finale per mezzo di una espansione isobara seguita da un raffreddamento isocoro; c) arriva allo stesso stato finale eseguendo prima il raffreddamento isocoro, e poi l’espansione isobara. Discutere i risultati ottenuti. Pi I b • a Pf 0 c •F Vi Vf Problema 5 Un gas monoatomico viene sottoposto al ciclo di trasformazioni in figura. La trasformazione AB è isocora, la trasformazione BC è adiabatica, e quella CA è isobara. Si calcoli il calore assorbito Q, il lavoro fatto W e la variazione di energia interna ∆U per ciascuna delle trasformazioni e per l’intero ciclo. Dati: n = 4, TA = 300 K, TB = 600 K, TC = 455 K. P B • A 0 •C V Problema 6 Un cilindro contenente un gas e chiuso da un pistone mobile viene tenuto immerso in un calorimetro contenente una miscela di ghiaccio e acqua. Il pistone viene velocemente spinto verso il basso comprimendo il gas da V1 a V2 , e viene mantenuto in tale posizione fino al raggiungimento dell’equilibrio termico. Quindi il pistone viene alzato molto lentamente, fino a tornare alla posizione di partenza. Durante questo ciclo di trasformazioni si osserva che si fondono 120 g di ghiaccio. Rappresentare il ciclo sul diagramma P-V e discutere la successione delle varie trasformazioni. Determinare il lavoro che è stato compiuto dall’esterno sul gas. (calore latente di fusione del ghiaccio L f = 3.33 ⋅ 105 J/Kg ) T H2O+ghiaccio Problema 7 Ricavare la relazione funzionale tra pressione e volume di un gas ideale nel caso esso sia sottoposto a trasformazioni adiabatiche. Soluzioni dei Problemi e Approfondimenti sull’argomento: Trasformazioni Termodinamiche Problema 1 L’energia potenziale gravitazionale persa dal corpo in caduta viene trasferita al moto delle palette (energia cinetica) e poi dissipata e assorbita come calore dall’acqua contenuta nel calorimetro, a causa dell’attrito viscoso e delle turbolenze. L’aumento massimo di temperatura dell’acqua si avrà se tutta l’energia potenziale gravitazionale diventa calore, idealmente senza perdite, cioè se ∆U g = Q , ovvero: m c g h = m a c ( T f − Ti ) T dove mc è la massa del corpo, ma è la massa dell’acqua, che ha H2 O un calore specifico c = 4186 J/(Kg oC). Ricavando l’aumento di temperatura finale: 8.5 Kg ⋅ 9.8 m/s 2 ⋅ 40 m m g hi ∆T = T f − Ti = c = = 1.53 o C 0.52 Kg ⋅ 4186 J/(Kg oC) ma c certo non un aumento di temperatura consistente! L’esperimento originale di Joule era molto simile a questo, ma al limite delle possibilità degli strumenti di misura dell’epoca, e condotto con una estrema cura dei particolari in modo da evitare anche la più piccola perdita di energia termica. E anche in questo modo era necessaria una buona dose di convinzione nelle leggi fondamentali di conservazione per ottenere dei risultati sensati! Problema 2 Per quanto il problema sia poco realistico, l’esperienza ci mostra che dopo un certo tempo qualunque sistema lasciato a se stesso raggiunge l’equilibrio termodinamico, caratterizzato dalla temperatura T uniforme su tutto il sistema. In questo caso abbiamo un gas perfetto monoatomico in un recipiente isolato, per cui l’energia interna si conserva. L’energia iniziale è data dall’energia cinetica delle molecole, che hanno tutte la stessa velocità: 1 Ui = N ⋅ m v 2 2 ( N è il numero di molecole, m la loro massa) All’equilibrio termico l’energia è data dalla formula della teoria cinetica per il gas monoatomico: 3 3 3 3 Nm U f = N ⋅ k BT = n N A k BT = n R T = RT 2 2 2 2 P. M . dove n è il numero di moli, NA il numero di Avogadro, e si ricorda che n = (N m)/P.M. , essendo (N m) la massa totale delle molecole e P.M. il peso molecolare (espresso in Kg !). Le due energie devono essere uguali, per cui ricaviamo facilmente la temperatura di equilibrio: 1 3 Nm N ⋅ m v2 = ⋅ RT 2 2 P. M . ⇒ T= v 2 ⋅ P. M . (2000 m/s)2 ⋅ 4 ⋅ 10−3 Kg = = 642 K 3⋅ R 3 ⋅ 8.31J/K Problema 3 Per calcolare la variazione di energia tra gli stati A e B possiamo applicare il primo principio della termodinamica alla successione di A processi noti ACB (il processo rappresentato dalla linea ondulata non ci P è molto utile non avendo molte informazioni su di esso). B Per prima cosa troviamo le temperature dei vari stati dall’equazione di C stato dei gas (con ovviamente PC = PB , VC = VA ): V 2 ⋅ 10 5 N/m 2 ⋅ 50 ⋅ 10 −3 m 3 P V TA = A A = = 602 K ; 2 ⋅ 8.31 J/K nR TB = 361 K ; TC = 451 K a) Processo A → C: è isocoro (V costante) per cui il lavoro è nullo e 5 ∆U AC = Q AC = ncV (T f − Ti ) = n ⋅ R ⋅ (TC − T A ) = − 6274 J 2 negativo perché si tratta di un raffreddamento (la pressione e la temperatura diminuiscono). Processo C → B: è isobaro (P costante = PB ) quindi ∆U CB = QCB − WCB = nc P (TB − TC ) − PB ⋅ (VB − VC ) = − 3735 J dove abbiamo usato correttamente il calore specifico a pressione costante c P = cV + R = 7 / 2 R , e il lavoro è calcolato a pressione costante. Anche questa variazione di energia interna è negativa perché il processo è una compressione. Concludendo la variazione di energia interna totale è: ∆U AB = ∆U AC + ∆U CB = − 10009 J In realtà si poteva arrivare più rapidamente al risultato tenendo conto che l’energia interna è solo funzione della temperatura (e non dipende dalle diverse trasformazioni); con la formula (13) ∆U = n cV ∆T abbiamo: 5 ∆U AB = n cV (TB − TA ) = n ⋅ R ⋅ (TB − TA ) = − 10013 J 2 uguale al risultato precedente (a parte gli inevitabili errori di troncamento del risultato dei calcoli con la calcolatrice da tavolo). b) Conoscendo la variazione di energia, e sapendo che il lavoro fatto dal gas è W = -2300 J (poiché il dato fornito dal problema è il lavoro fatto dall’esterno sul gas) il primo principio ci consente di trovare il calore assorbito dal gas nel percorso ondulato: Q = ∆U + W = − 10013 J − 2300 J = − 12313 J per cui il calore ceduto dal gas risulta essere +12313 J. Problema 4 I b a) Trattandosi di una espansione isoterma dallo stato iniziale I Pi • (di pressione e volume specificati) allo stato finale F, la curva a rappresentativa è il tratto di iperbole in figura, e la sua Pf •F temperatura si ricava dall’equazione di stato dei gas: c 5 2 −3 3 P V 3 ⋅ 10 N/m ⋅ 1 ⋅ 10 m 0 T= i i = = 301 K Vf Vi 0.12 ⋅ 8.31 J/K nR mentre la pressione nello stato finale, sapendo che il volume dello stato finale è V f = 5 ⋅ 10 −3 m 3 , si ricava facilmente dalla legge PV = costante (oppure applicando ancora l’equazione di stato): Pi Vi = 6 ⋅ 10 4 N/m 2 Vf Il lavoro fatto dal gas si trova con la formula (7) già dimostrata negli appunti Pf = V f 5 = 0.12 ⋅ 8.31 J/K ⋅ 301 K ⋅ ln = 483 J 1 Vi Wa = n R T ln b) Il lavoro è fatto dal gas solo nel primo tratto, il processo isobaro (alla pressione costante Pi ) da Vi a V f , poiché nel tratto isocoro (V costante) il lavoro è ovviamente nullo. Quindi con la (6) si ha Wb = Pi ⋅ (V f − Vi ) = 1200 J c) Come prima, il lavoro riguarda solo il percorso isobaro, ma in questo caso a Pf quindi: Wc = Pf ⋅ (V f − Vi ) = 240 J Osserviamo che i risultati ottenuti mostrano che il lavoro effettuato dal gas per passare dallo stato iniziale allo stato finale è diverso per i tre percorsi, e inoltre vale Wb > Wa > Wc f in accordo col significato geometrico dell’integrale W = ∫ PdV , e cioè l’area sotto il tratto di i curva rappresentativa nel piano P-V. Problema 5 Il ciclo di trasformazioni è percorso in senso orario e quindi ci B P aspettiamo che il calore totale assorbito Q sia positivo, come il • lavoro totale fatto W. Trattiamo ora le singole trasformazioni. a) Processo A→B, isocoro (V costante); si ha WAB = 0 , e anche •C A 3 ∆U AB = Q AB = n cV ∆T = n R (TB − TA ) = 14960 J 0 2 V b) Processo B→C, adiabatico ; per definizione Q BC = 0 , mentre ∆U BC = − WBC . Per procedere, o calcoliamo direttamente il lavoro eseguito dal gas durante una espansione adiabatica (utilizzando la relazione tra P e V che si ricaverà nel Problema 7), oppure ricordiamo che l’energia interna è funzione della sola temperatura, e conosciamo le temperature iniziali e finali per questo processo. Quindi, per questo gas monoatomico: 3 ∆U BC = n cV ∆T = n R (TC − TB ) = − 7230 J 2 negativa perché si tratta di una espansione adiabatica. Il lavoro fatto è allora WBC = +7230 J . c) Processo C→A, isobaro (P costante); in questo caso tutti e tre le grandezze da trovare sono diverse da zero. Il calore assorbito lo troviamo facilmente col calore specifico a pressione costante, c P = 5 / 2 R per il gas monoatomico: 5 QCA = n c P ∆T = n R (T A − TC ) = − 12880 J 2 negativo perché la temperatura del gas è diminuita. Il primo principio ci dà una relazione tra le due incognite ∆U e W , ma abbiamo necessità di una ulteriore informazione per risolvere il problema. Ricorriamo al fatto che il processo totale è ciclico, e quindi la sua variazione di energia interna totale è zero: ∆U AB + ∆U BC + ∆U CA = 0 Con i risultati calcolati nei altri processi troviamo quindi: ∆U CA = − ∆U BC − ∆U AB = − 7730 J e dal primo principio il lavoro fatto in questo processo: WCA = QCA − ∆U CA = − 5150 J . Infine, abbiamo già affermato che la variazione totale di energia interna sul ciclo è zero; il calore totale assorbito sarà invece: Q = Q AB + Q BC + QCA = + 2080 J e il lavoro totale fatto W = WAB + WBC + WCA = + 2080 J ; si verifica quindi che in un processo ciclico il lavoro eseguito è uguale al calore totale assorbito. Problema 6 La prima trasformazione (da V1 a V2) è una compressione veloce ; questo vuol dire che non si lascia abbastanza tempo al gas per smaltire all’esterno, perdendo calore, l’aumento di energia ricevuto dal lavoro meccanico W1 di compressione del pistone. Il processo è quindi da considerarsi adiabatico , e il gas si ritroverà al volume finale V2 (minore di V1) con una temperatura T2 maggiore di quella iniziale T1 = 0 oC della miscela ghiaccio-acqua. Successivamente si attende lo stabilirsi dell’equilibrio termico tenendo il volume costante; si tratta quindi di un raffreddamento isocoro in cui il gas diminuisce la sua temperatura fino a 0 oC, restituendo una quantità di calore Q2 al calorimetro. Infine, nella terza fase il pistone viene alzato lentamente e quindi si permette il ristabilirsi continuo dell’equilibrio termico; dato che la temperatura è controllata dal sistema ghiaccio-acqua, si tratta di una espansione isoterma, in cui il gas preleva una quantità di calore Q3 dal calorimetro ed esegue all’esterno il lavoro W3 . Il ritorno alla posizione di partenza garantisce che il gas torna alla condizione iniziale, e quindi la sua variazione di energia interna è nulla. Sulla base di questa descrizione possiamo rappresentare graficamente il ciclo di trasformazioni sul piano P-V, ricordando P • che la curva adiabatica è più ripida di un’analoga isoterma. Sono Q2 anche segnati simbolicamente i calori scambiati, Q2 uscente dal gas e Q3 entrante. Si può osservare che il ciclo viene percorso in senso • Q3 antiorario; questo vuol dire che il lavoro totale eseguito dal gas è 0 V2 V1 negativo e quindi il lavoro totale eseguito dal pistone, Wext = W1 – W3 secondo le definizioni date, è positivo. Questo fatto giustifica l’osservazione che in un ciclo si ha la fusione di una quantità di ghiaccio: infatti essendo il calorimetro isolato termicamente, l’unico scambio di energia con l’esterno avviene attraverso il pistone. Il sistema complessivo ha quindi un aumento di energia per ogni ciclo pari a Wext che provoca lo scioglimento del ghiaccio (viene immagazzinato come calore latente di fusione). Si trova quindi che il lavoro del pistone vale Wext = m ⋅ L f = 0.12 Kg ⋅ 3.33 ⋅ 105 J/Kg = 39960 J Una ultima osservazione è che dovrà essere Q2 > Q3 , cioè il calore ceduto al calorimetro durante la seconda fase deve essere minore del calore recuperato dal gas nella terza fase. Problema 7 Per ricavare la legge delle trasformazioni adiabatiche di un gas perfetto ricorriamo al Primo Principio della Termodinamica nella formulazione microscopica, supponendo per semplicità che il processo sia di tipo quasi-statico. Dato che il sistema non può scambiare calore con l’ambiente esterno si avrà dQ = 0 e quindi dU = − dW Per il lavoro usiamo la definizione (4); per l’energia interna la formula (13) che vale per tutti i gas ideali ottenendo: n RT cV n dT = − P dV cV n dT = − dV V dove si è sostituito P = nRT / V con l’equazione di stato dei gas. Risistemando la formula: ⇒ dT R dV =− T cV V dove a sinistra abbiamo solo la variabile Temperatura, mentre a destra solo la variabile Volume (a parte le costanti); possiamo quindi integrare questa formula differenziale, da uno stato iniziale (Ti,Vi) a uno stato finale (Tf,Vf) per ottenere una relazione tra le variabili in questione. La funzione primitiva in entrambi i membri è il logaritmo naturale (ln): Tf ∫Ti dT R =− T cV dV V Vf ∫Vi T ln f Ti ⇒ R V = − ln f cV Vi R V = + ln i cV V f V = ln i V f R cV dove si sono usate le proprietà dei logaritmi. Poiché i logaritmi sono uguali se lo sono i loro argomenti abbiamo la formula: T T f i = V V i f R cV ⇒ T f ⋅V f R cV = Ti ⋅ Vi R cV dove abbiamo riunito insieme le variabili dello stato iniziale e quelle dello stato finale. Questa è una relazione tra le variabili di questi stati specificati. Ma dato che gli stati iniziale e finale sono completamente arbitrari, lo stesso risultato deve valere per qualsiasi stato che faccia parte del processo adiabatico, cioè deve essere: T ⋅V R cV = costante e questa è una prima relazione funzionale tra le variabili di stato. Usando di nuovo l’equazione di stato per sostituire T ( T = PV / nR ) si trova la relazione con le variabili P e V: P V R cV ⋅V = cost nR ⇒ P ⋅V R c V + 1 = cost L’esponente di V può essere scritto in forma migliore se si ricorda la formula (15): R + cV c p R +1 = = ≡γ cV cV cV cioè l’esponente non è altro che il rapporto tra il calore specifico a pressione costante con quello a volume costante, indicato con la lettera γ su molti libri. Possiamo concludere che la legge delle trasformazioni adiabatiche è P ⋅V γ = costante che è una forma molto simile alla legge delle trasformazioni isoterme ( PV = cost ). Ma per i processi adiabatici l’esponente di V è maggiore di 1 (infatti c p sempre maggiore di cV , vedi la (15)) e quindi un aumento di volume abbassa la pressione ben di più che in una corrispondente trasformazione isoterma: la curva rappresentativa di un processo adiabatico nel piano P-V risulta più ripida rispetto alla curva isoterma. P Adiabatica Isoterma 0 V