Platone Timeo La creazione dell’universo Questo dialogo di Platone riprende la teoria di Pitagora sulla formazione dell’universo, secondo la quale il dio creatore avrebbe suddiviso l’essenza primordiale in base ad un’armonia matematica, simile a quella che determina la consonanza delle note musicali. Il cosmo sarebbe stato composto di tante sfere, in moto perpetuo, una contenuta nell’altra, ad ognuna delle quali sarebbe stato attaccato un corpo celeste. Ecco come Timeo descrive l’origine e la natura del movimento della volta celeste rispetto alla Terra, spiegando anche l’apparente inclinazione dell’orbita delle stelle fisse rispetto all’equatore terrestre. “Tutta questa composizione dunque, dopo averla scissa in due nel senso della lunghezza, e sovrapposte le due metà rispettivamente l’una sull’altra in forma di X; queste egli le piegò, ognuna di per sé, in cerchio, collegandole poi ciascuna con sé e tra sé nell’<altro> punto <del cerchio> opposto alla loro intersezione, e impresse loro un moto di rotazione uniforme e sempre nello stesso luogo; e dei due cerchi pose l’uno fuori e l’altro dentro. E così il moto <del cerchio> esterno lo destinò ad essere della natura del medesimo; l’interno, di quella dell’altro. Medesimo Altro Quello poi del medesimo lo girò, secondo il lato <d’un parallelogrammo> a destra; quello dell’altro, secondo la diagonale a sinistra; ma la preminenza la diede alla circolazione del medesimo e dell’omogeneo; giacché lasciò questa unica ed indivisa; ma dopo d’avere scisso quella interna sei volte in sette cerchi disuguali giusta gli intervalli del doppio e del triplo, tre per ciascuna parte; ordinò che i cerchi andassero gli uni agli altri contrario; e tre <si movessero> con <velocità> eguale e gli altri quattro con <velocità> disuguale, così tra loro come con i tre, pur movendosi secondo rapporti costanti.” (cit. da Platone, Tutte le opere, trad. di G. Pugliese Carratelli, Sansoni, Firenze 1974, pag. 1106). Medesimo Altro I quattro elementi e i cinque solidi platonici Il grande matematico greco Euclide, al termine dell’ultimo libro dei suoi Elementi, dimostra che esistono solo cinque tipi diversi di solidi regolari, ossia solidi aventi come facce poligoni regolari congruenti. Platone vede in questi corpi le figure fondamentali dell'universo, le forme dei suoi costituenti primordiali. Anche Keplero, nel Seicento, li immaginerà collocati idealmente nel cosmo, intorno ai singoli pianeti. “Sia questo, dunque, in breve, il ragionamento <a giustificazione> del mio parere: che c’erano e l’essere e lo spazio e la generazione, tre termini in tre modi diversi, <esistenti> anche prima che il cielo nascesse; e che la nutrice della generazione, essendo irrigata ed infocata e assumendo le forme di terra e d’aria e patendo tutte le altre passioni, che a queste conseguono; appariva a vedersi infinitamente varia; e piena, com’era, di forze né uniformi né equilibrate, non serbava l’equilibrio in nessuna sua parte, ma pencolando disugualmente in ogni lato, era essa stessa scossa da loro, e, a sua volta, movendosi, le scoteva […]. Così allora quei quattro generi <o elementi> scossi dalla recettrice, che si moveva essa stessa a guisa d’uno strumento scuotitore, separavano <ciascuno> da sé, quanto più potevano, le parti più dissimili tra loro, mentre le più simili le stipavano soprattutto nel medesimo luogo; ond’esse anche occuparono quale un posto, quale un altro, prima che da loro l’universo ordinato nascesse […] ma quando <il dio> prese ad ordinare l’universo, al fuoco dapprima e all’acqua e alla terra e all’aria [….] egli dapprima dette forme e numeri. […] che fuoco e terra e acqua e aria siano corpi, è, credo, chiaro a chicchessia; ed ogni forma di corpo ha anche spessore. Ora, ogni spessore comprende necessariamente la natura di superficie; e la superficie piana e rettilinea consta di triangoli.” È facile vedere che ogni figura poligonale è decomponibile in triangoli. D’altra parte ogni curva può essere approssimata quanto si vuole con una linea poligonale: basta scegliere un numero di segmenti sufficientemente elevato. Quindi ogni superficie piana può essere approssimata con una figura poligonale, ottenuta dall’unione di tanti piccoli triangoli. Poiché ogni triangolo è unione di due triangoli rettangoli, ogni superficie può quindi essere coperta da triangoli rettangoli. Platone prosegue osservando che: Tutti i triangoli poi hanno principio da due <tipi di> triangoli, aventi ciascuno un angolo retto e due acuti. E di essi l’uno, <l’isoscele>, ha da un lato e dall’altro una parte eguale d’angolo retto diviso da lati eguali; l’altro, <lo scaleno>, ha due parti disuguali <d’angolo retto> diviso da due lati disuguali. Ora, è questo il principio e del fuoco e degli altri corpi <elementari> […] Bisogna pertanto dire quali siano quei quattro bellissimi corpi che ne derivano, dissimili bensì tra loro, ma capaci taluni di generarsi, dissolvendosi, gli uni dagli altri. […] tetraedro (il fuoco) Combinandosi […] quattro triangoli equilateri, <ciascun gruppo di> tre angoli piani forma un angolo solido, che segue immediatamente il più ottuso degli angoli piani. Di quattro cosiffatti <gruppi> consta la prima specie solida, capace di dividere in parti eguali e simili tutta la superficie della sfera <in cui è inscritta>. ottaedro (l’aria) La seconda poi si ha degli stessi triangoli <elementari>, riuniti però insieme in otto triangoli equilateri, formanti un angolo solido di quattro angoli piani; e quando si ottengano sei angoli cosiffatti, anche il secondo corpo è così compiuto. La terza specie poi consta di due volte sessanta triangoli elementari uniti insieme, e di dodici angoli solidi, chiusi ciascuno da cinque triangoli equilateri piani, ed ha venti basi <o facce> in forma di triangoli equilateri. icosaedro (l’acqua) E dopo d’aver generato <questi tre solidi>, l’uno dei due elementi, <il triangolo scaleno> ha esaurito il suo compito. Il triangolo isoscele, a sua volta, generò la natura del quarto <corpo elementare>, componendosi insieme quattro di questi triangoli in guisa che gli angoli retti si congiungano nel centro e ne nasca un tetragono equilatero. Sei di tali <tetragoni> combinati insieme formano otto angoli solidi, costituiti ciascuno di tre angoli retti piani; sicché la forma del corpo, che ne risulta, è cubica, con una base di sei tetragoni equilateri piani. cubo (la terra) Non rimaneva che una quinta combinazione, e il dio se ne servì per <abbellire> l’universo, quando ne completò il disegno. dodecaedro (Dio) Platone così giustifica l’assegnazione delle forme ai vari elementi: “Alla terra diamo la forma cubica; perché la terra è il meno mobile dei quattro generi e il più plasmabile dei corpi, essendo necessario che tale sia soprattutto quello de’ corpi che ha le basi più salde. Ora, dei triangoli, supposti da principio, la base di quelli che hanno lati eguali, è per natura più salda che non quella degli altri, che li hanno disuguali; e delle superficie, composte dell’uno e dell’altro tipo di triangolo, il tetragono equilatero in confronto del triangolo equilatero, così nelle parti come nell’intero ha necessariamente una base più stabile. Perciò, attribuendo questa figura alla terra, salviamo la verosimiglianza del discorso; mentre invece daremo all’acqua la forma che tra le rimanenti è la meno mobile; al fuoco, la più mobile di tutte, e l’intermedia, all’aria; e così il corpo più piccolo, al fuoco; il più grande, all’acqua, e l’intermedio all’aria; e il più acuto, daccapo, al fuoco; il più grande, all’acqua, e l’intermedio, all’aria; e il più acuto, daccapo, al fuoco; il secondo per acutezza, all’aria; il terzo, all’acqua. Di tutte queste forme pertanto, quella che ha il minor numero di basi deve necessariamente essere la più mobile per natura, perché è da ogni lato la più tagliente e la più acuta; e sarà inoltre la più leggera, perché costituita del più piccolo numero delle stesse parti; del pari la seconda avrà le stesse caratteristiche in grado secondario, e la terza in terzo grado. Cosicché, in conformità d’un ragionamento retto e verosimile, la figura solida della piramide sia elemento e seme del fuoco; la seconda per generazione diciamola elemento e seme dell’aria; e la terza, dell’acqua. E tutti questi solidi elementari bisogna concepirli così piccoli, che ciascuno da sé in ciascun genere per la sua piccolezza non sia punto visibile da noi, ma allorché molti se ne raggruppino insieme, se ne vedano le masse. E quanto ai rapporti circa il numero e i movimenti e le altre proprietà loro, bisogna ritenere che in quella misura, dopo che tali cose furono in ogni parte esattamente compiute, il dio le avesse proporzionatamente e armonicamente coordinate.” (ibidem, pagg. 1117 - 1119) Secondo Platone, il miscuglio degli elementi darebbe luogo ai poliedri semiregolari, ossia poliedri le cui facce sono poligoni regolari di due o più specie diverse. Erone riferisce che Platone ne conosceva due tipi, mentre sappiamo che Archimede ne trovò 13.