Inserto ampliato in italiano traduzione più ampia e approfondita dei testi e delle legende in internet versione in italiano di www.detail.de In questo numero, l’intenzione non è quella di competere con un moderno giornale di viaggi, anche se gli esempi di architetture presentati ci portano a spiagge punteggiate di palme, nel deserto o in alta montagna. I progetti presentati hanno un punto in comune: una tecnologia costruttiva relativamente semplice. Il termine “costruire semplice” è ­poliedrico e sfaccettato, trova riferimenti negli aspetti formali, nei materiali, nella sua funzionalità, e nella struttura. Chiave di lettura di questo numero sono forme semplici ed economiche di strutture portanti e di particolari costruttivi di cui sarà interessante vedere come rispondono alle condizioni climatiche locali o agli standard costruttivi. Quasi inevitabilmente il tema ci conduce attraverso culture esotiche e in zone climatiche diverse. Il confronto è istruttivo e provocatorio. Christian Schittich Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/206/ErgebnisHeft Rivista di Architettura 6 · Costruire semplice 2 Costruire semplice in Italia Business green house a Milano, Ottavio Di Blasi 4 L’opinione Massimo Perriccioli 5 Prodotti Eiffelgres, Miele, Zanotta, Gandia Blasco, Tubes, Campeggi, Catalano, Elica 6 Traduzioni in italiano di testi e legende Discussione Documentazione Tecnologia Cari Lettori Oggi Internet apre nuove soluzione nelle strategie di vendita. A partire dal numero 7/8-2008 la traduzione ampliata della rivista non verrà più pubblicata in ­cartaceo ma potrete scaricare come documento pdf tutti i testi tradotti in francese/russo/italiano comodamente da vostro computer di casa. Visitate il sito http://www.detail.de/traduzione e scaricate l’inserto ampliato. 2 Costruire semplice in Italia Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ Costruire semplice in Italia Business green house, Milano Progettisti: Ottavio Di Blasi, Paolo Simonetti, Daniela Tortello, Stefano Grioni Collaboratori: Laura Andreoni 1 Il tema del progetto è tipico per una città a forte sviluppo terziario come Milano dove, 2 sempre più spesso, i piani terra delle abitazioni sono trasformati in uffici. Ciò fa parte del normale processo di trasformazione delle città in cui le funzioni urbane sono sottoposte ad un rapido cambiamento che ri3 sponde inesorabilmente più alle logiche dello sviluppo economico che a quelle della pianificazione, spesso inadeguate ed in ritardo rispetto alle tendenze ed ai tempi reali 4della trasformazione urbana. 2 terra delle abitaIn questo contesto, i piani zioni dei primi decenni del secolo scorso sono spesso dotati di piccoli spazi esterni che si configurano come spazi di risulta compresi tra l’edificato ed il confine di proprietà. 3 La maggior parte di questi spazi residuali sono ingiustamente abbandonati ed inutilizzati e, soprattutto quando i piani terra degli edifici sono destinati ad uso ufficio, costitui4scono una preziosa risorsa sprecata. L’attuale normativa consente l’occupazione di una parte della superficie esterna con strutture con caratteristiche di temporaneità, che risultino all’occorrenza smontabili e rimovibili. In altri termini: purché si tratti di costruzioni leggere ed assemblate a secco, senza parti permanenti. Da queste premesse nasce il progetto di realizzare una sorta di serra esterna che possa essere utilizzata sia come giardino d’inverno, che come spazio vivibile. Uno spazio piacevole che amplifichi la possibilità d’uso dello spazio esterno: d’estate migliorando la protezione dal sole e la privacy e d’inverno rendendo utilizzabile uno spazio che altrimenti sarebbe perduto a causa del clima. La serra comunica con l’edificio storico per mezzo di un piccolo corridoio vetrato che ne 5 permette l’accesso anche in condizioni di cattivo tempo. Il sistema costruttivo è stato concepito in modo che ogni elemento della nuova costruzione temporanea possa essere trasportato e montato a mano e senza l’ausilio di mezzi di sollevamento. Ciò vale sia per le fondazioni che per la struttura portante, le vetrate e i 6 brise soleil. 5 A S ezione trasversale in scala 1:20 B Sezione longitudinale in scala 1:150 C Pianta in scala 1:150 1 Copertura: Lamiera in rame Pannello sandwich 50 mm Intercapedine areata 75 mm minimo 4 Pralinato 20 mm 2 Lamelle frangisole in alluminio estruso 3 Vetrocamera 3+3 mm / 2 12 mm / 5+5 mm vetro temperato basso ­emissivo 4 Trave in legno lamellare 120 / 160 mm 3 5 Solaio di calpestio: Pavimentazione in doghe di legno 20 mm 2 3 4 5 6 A 5 massetto in calcestruzzo 60 mm Pannello isolante in polistirene 30 mm Lamiera grecata con getto in calcestruzzo 104 mm 6 Fondazione: Blocco in granito levigato 250/250/250 mm Plinto in c.a. 1 ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano Costruire semplice in Italia a a a B Le fondazioni sono costituite da blocchetti di granito 25≈25≈25 cm, direttamente appoggiati sul magrone, che fungono anche da distanziatori rispetto al piano del giardino. La struttura del serramento è in legno lamellare e, grazie ai 12 cm di spessore, costituisce anche la struttura portante della serra. I profili lamellari hanno una forma a “T” e sono sagomati in modo che, una volta montati i fermavetri, si ricostituisca la sagoma rettangolare del profilo, rendendo invisibile il dettaglio di fissaggio del vetro e riducendo al minimo l’impatto visivo. Il particolare della copertura in vetro è simile a quello dei serramenti verticali. Il sistema frangisole in alluminio estruso è 3 a C motorizzato e consente di modulare la luce ed il livello di introspezione: una volta chiuso è in grado di garantire sia l’oscuramento totale che il drenaggio dell’acqua. Il fondo è costituito da pannelli sandwich in compensato marino e polistirene espanso rivestiti con pavimento in doghe di iroko, maschiate all’interno e leggermente distanziate sulla terrazza esterna, garantendo in questo modo la continuità tra l’interno e l’esterno. Un’altra importante caratteristica del progetto è data dalla convertibilità dello spazio: la serra svolge funzioni differenti a seconda delle stagioni. D’inverno la serra è chiusa ed i brise-soleil sono aperti, massimizzando l’irradiazione solare; d’estate e nelle mezze stagioni, il lato minore vetrato si apre interamente consentendo la totale permeabilità tra lo spazio interno e l’esterno. In questo modo, nonostante la superficie calpestabile realmente chiusa non superi i 14 mq, nelle stagioni di mezzo è possibile godere di una superficie protetta utilizzabile di ben 30 mq. La piccola business green house è una microarchitettura caratterizzata da una tecnica costruttiva misurata e non invasiva in cui il costruito diventa uno strumento per recuperare e migliorare la relazione tra l’uomo e l’ambiente esterno, anche in una condizione urbana in cui il rapporto uomo-natura sembra eclissato. 4 L’opinione Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ L’opinione di Massimo Perriccioli Piccole costruzioni semplici per divertirsi seriamente Massimo Perriccioli è docente di Progettazione di Sistemi Costruttivi presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno (Università di Camerino) dove svolge attività di ricerca su temi inerenti l’edilizia residenziale a basso costo e a basso consumo energetico e sulla sperimentazione progettuale di spazi temporanei. Svolge la sua attività professionale a Napoli, operando nel campo dell’edilizia industriale e della riqualificazione urbana ed ambientale di aree industriali dismesse. ACasa-natura, Eduardo Vittoria (prototipo presentato alla XIII triennale di Milano, 1964). BWood cube - progetto di microarchitettura dispiegabile, Sonia Pettinari, Dayla Riera, Mara Scalvini A (Workshop di laurea - Prof. M. Perriccioli, 2006). Le dinamiche di trasformazione della città contemporanea sono caratterizzate in modo sempre più evidente da una dimensione temporanea dei manufatti architettonici, da un marcato carattere nomadico della società e da una condizione di percettibile liquidità delle relazioni ambientali. Queste dinamiche, in continua evoluzione, favoriscono una nuova creatività dello spazio, che non è più dominio esclusivo degli architetti e non più soggetto a regole imposte dalla pianificazione. Lo dimostra la sempre più rapida diffusione di piccole costruzioni semplici, di natura ­ibrida, che si dispongono topologicamente nei territori marginali o interinali della città e nelle aree naturali che, pur configurando in maniera effimera e mutevole il paesaggio urbano della quotidianità, rappresentano momenti di radicale investigazione spaziale. Definite come micro-architetture, small-building, costruzioni semplici, architetture portatili, smart-box, costituiscono un interessante terreno di ricerca progettuale e di sperimentazione costruttiva dove architettura e disegno industriale si confrontano e si integrano. Un terreno forse poco considerato dalla cultura architettonica ufficiale, divenuto negli ultimi anni “riserva di caccia” per giovani progettisti, designer e artisti impegnati ad esplorare nuovi modi di concepire l’invenzione dello spazio, partendo dall’impiego non ideologico delle attuali potenzialità tecnico-produttive. B Il campo della micro-architettura abbraccia un’insieme ampio di creazioni spaziali che tentano di ristabilire un legame, non solo estetico-percettivo, tra architettura e produzione, uomo e natura, tecnologia e paesaggio, processo realizzativo e ambiente. I manufatti oscillano tra micro-architettura e macro-design e trovano collocazione solo attraverso la prospettiva dell’utente o lo sguardo del progettista: padiglioni per manifestazioni artistiche e culturali, info-box, strutture provvisorie di servizio, habitat temporanei o stagionali, installazioni effimere, ricoveri per senzatetto, strutture di emergenza, presidi medici di primo soccorso, attrezzature per la ristorazione, ecc. Esse costituiscono un insieme di oggetti di natura architettonica di piccola dimensione che, pur avendo una funzionalità chiara e definita, non godono di una precisata localizzazione fisica; strutture che prevedono la possibilità di essere spostate pur non essendo per loro natura mobili. Potrebbero essere definiti oggetti di design temporanei e reversibili che, pur essendo ancorati al terreno in modo stabile (ma con sistemi di appoggio poco invasivi), non riescono a raggiungere la fissità programmatica dei manufatti architettonici. Queste piccole costruzioni, dalle funzioni più varie, richiedono la stessa energia e la stessa cura abitualmente destinate a progetti di maggior rilievo. Dal punto di vista didattico rappresentano un ottimo strumento di insegnamento che, simulando tutte le fasi del percorso progettuale, consente l’avvicinamento degli studenti alla complessità del processo produttivo e realizzativo dell’architettura. La “piccola scala” delle costruzioni permette inoltre la sperimentazione di nuovi ­concetti costruttivi in armonia con l’ambiente e la natura dei luoghi, caratterizzandoli con l’alta qualità delle soluzioni tecniche adottate. La scelta del tema di progetto è spesso affidata agli studenti che propongono strani ed originali manufatti legati ai propri interessi personali, allo svago e al gioco, secondo un approccio tipico dell’“auto-committenza”. L’aspetto ludico costituisce una componente fondamentale delle sperimentazioni didattiche sulla micro-architettura: gli studenti comprendono quanto sia importante trovare piacere e divertimento anche nelle fasi più dure del lavoro progettuale, e come il gioco possa essere spesso all’origine di importanti intuizioni e scoperte, stimolando l’abilità costruttiva, l’applicazione della geometria, la consapevolezza fabbrile del materiale, la comprensione dell’interazione tra i colori, sensibilizzandoli infine alla bellezza nascosta negli oggetti più comuni. In fondo Charles Eames amava ripetere che quando si progetta bisogna sempre “divertirsi seriamente”. ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano Prodotti Prodotti The Tower, Eiffelgres Milano Elements, Tubes Gli EcoSmart™ Fire sono sistemi che possiedono il pregio di non recare danno all’ambiente, perché alimentati ad etanolo denaturato, risorsa rinnovabile che brucia senza scorie. Celeste Dell’Anna, famoso architetto e designer milanese è il più recente dei geni creativi di Ecosmart che hanno profuso le ­proprie capacità per produrre The T ­ ower, un esclusivo e strabiliante EcoSmart™ Fire. “Sensualità e plasticità” sono i tratti distintivi della nuova collezione disegnata da Astori DePonti Associati proposta in versione idraulica ed elettrica in acciaio verniciato. Milano rivela la sua forza espressiva e l’ampia flessibilità attraverso soluzioni a parete e da terra proposte a diverse altezze. Design e grande attenzione all’efficienza energetica, accuratezza artigianale delle finiture e severi collaudi alla tecnologia. Intentions S.r.l. Strada per Cognento 26, Modena www.ecosmartfire.com/Italy [email protected] Tubes radiatori S.r.l. Via Boscalto 32, Resana www.tubesradiatori.com [email protected] Salamandra, Míele OnOff, Campeggi I cuochi professionisti sanno che la salamandra è uno strumento indispensabile per dorare, gratinare e tenere in caldo grazie ad un intenso calore irradiato dall’alto. Generalmente strumento professionale, si adatta alle cucine domestiche per dimensioni ed i­ngombro ma anche per design ed ­eleganza. Da spenta, infatti, rientra nel piano lasciando a vista solo una liscia ed impercettibile superficie in acciaio. Quando i metri quadri scarseggiano, l’area occupata da un letto può diventare uno spazio multifunzionale: Giulio Manzoni ha ripercorso le tracce di una sua innovazione formale imitatissima quella del letto contenitore, di un letto che è anche un divano il quale sollevandosi svela uno specchio disposto all’intradosso del piano proponendo un inaspettato elemento capace di aprire nuove prospettive e di dilatare la percezione dello spazio. Míele S.p.A. Corso G. Garibaldi 99, Milano www.mieleitalia.it [email protected] Campeggi S.r.l. Anzano del Parco, Como www.campeggisrl.it [email protected] Calamobio, Zanotta Verso, Catalano È una collezione di oggetti d’arredo d’autore, firmati e numerati. Si tratta di mobili progettati e realizzati per servire, per svolgere una funzione precisa, con un’elevata poeticità espressiva. Pezzi di neoartigianato contemporaneo che riprendono tecniche antiche: Calamobio è una riedizione di un pezzo di Alessandro Mendini 1985/88 prodotto in soli 9 esemplari. Tra le novità del Salone del Mobile 2008, “Verso” ­rappresenta l’evoluzione di un modo ­etico di concepire i prodotti, che persegue l’innovazione tipologica e tecnologica e da queste fa scaturire soluzioni f­ormali assolute. Con i suoi 30 prodotti si offre, con estrema coerenza morfologica alle diverse esigenze di pubblico con i lavabi versotrentasette 50 e 37 che presentano un innovativo sistema di installazione. Zanotta Via Vittorio Veneto 57, Nova Milanese www.zanotta.it [email protected] Ceramica Catalano S.r.l. Str.Prov.Falerina, Fabrica di Roma www.catalano.it [email protected] Merendero, Gandia Blasco Elica Collection, Elica Il nome “merendero” si riferisce a spazi molto comuni in Spagna dove gli amici si incontrano per mangiare insieme. Questo rifugio autoportante offre protezione dai raggi solari fornendo allo stesso tempo un piccolo ed intimo spazio di incontro. Adatto per 4 persone, è prodotto in alluminio anodizzato, polietilene e tessuto plastico. Dimensioni: 180 x 120 x 200 cm. All’Eurocucina 2008, Elica omaggia EDS3 Plus il sistema di aspirazione più silenzioso del mondo che con una portata di 500 m3/ h ha un’emissione di rumore di 40db /A e Pure Energy con cappe che arrivano a 11 W di consumo. Altra grande novità è la collaborazione aziendale con Artemide da cui nascono nuovi apparecchi di design dotati di tre livelli di f­iltrazione dell’aria (per odori e impurità sino a 0,1 μ). Gandia Blasco www.gandiablasco.com Per informazioni contattare: [email protected] Elica S.p.A. Via Dante 288, Fabriano www.elica.com [email protected] 5 6 Traduzioni in italiano Pagina 580 Costruire semplice In questo numero di DETAIL, l’intenzione non è quella di competere con un moderno giornale di viaggi, anche se gli esempi di architetture presentati ci portano a spiagge punteggiate di palme, nel deserto o in alta montagna. Dalle coste danesi fino al Costa Rica, dall’India sino alle alpi austriache, i progetti presentati hanno un punto in comune: una tecnologia costruttiva relativamente semplice. Il termine “costruire semplice” è poliedrico e sfaccettato, trova riferimenti negli aspetti formali, nei materiali impiegati per la realizzazione di un’architettura, nella sua funzionalità, nell’organizzazione in pianta ed ovviamente nella struttura. Non di rado, certi aspetti entrano in conflitto reciproco, in particolar modo là dove si raggiunge una forma semplice tramite una complessa elaborazione tecnica e tramite l’uso di materiali costosi. Chiave di lettura di questo numero sono forme semplici ed economiche di strutture portanti e di particolari costruttivi di cui sarà interessante vedere come rispondono alle condizioni climatiche locali o agli standard costruttivi. Quasi inevitabilmente il tema ci conduce attraverso culture esotiche e in ­zone climatiche diverse. Il confronto è istruttivo e provocatorio. Nella maggior parte dei casi, gli esempi descritti sono progetti di piccole dimensioni che traggono forza espressiva proprio dal fatto di essere limitati dall’essenzialità oppure dal fatto che si integrano armoniosamente nel contesto in cui si trovano tramite i materiali. La moderna villa di Madrid presentata a pag. 639 deriva la propria sofisticata complessità formale dall’inserimento di prodotti standard talvolta acquistati nei centri bricolage. Jan Knipper descrive un approccio ben più radicale nei confronti dei materiali con il saggio sui nuovi prodotti derivati da rifiuti in India a pagina 582. Christian Schittich Discussione Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ fino al Medioevo, l’India settentrionale è ­stata vittima costante delle razzie perpetrate da popolazioni arabe ed è stata dominata dai Mogol di religione islamica. A partire dal XVII secolo, l’India è assoggettata al ­dominio coloniale inglese sull’intero territorio. L’India riesce ad accogliere gli influssi stranieri esercitati nel tempo trasfigurandoli, senza tuttavia intaccare la propria identità culturale. L’India seduce il visitatore occidentale per la coesistenza di diversi popoli, lingue e religioni. “Squatter Settlements” La coesistenza multiculturale pacifica alla base della filosofia di vita induista pervade tutta la società caratterizzata da caste che si intrecciano sul piano economico ma che a livello sociale sono rigorosamente separate. Nelle città vive un’élite cosmopolita a contatto con il 75 % della popolazione che sopravvive in condizioni talvolta di estrema povertà. Il fatto genera di conseguenza un’intensa pressione migratoria sui centri ­urbani. Nelle città, su terreni di scarso valore economico, lungo le sponde di fiumi, lungo la ferrovia e le strade o nelle aree industriali non occupate sorgono insediamenti indipendenti di estrema semplicità (imm.1) che gli indiani chiamano “Squatter Settlements”. Rispetto agli anni ’60, la popolazione urbana che vive negli “Squatter Settlements” è salita dal 20 al 50 %. In seguito alla Proclamazione dell’Indipendenza (1947), lo Stato tenta di rimediare alla situazione predisponendo ai margini della periferia urbana spazi per la residenza particolarmente vantaggiosi. Tuttavia, spesso i residenti vendono le residenze e ricominciano a costruire “Squatter Settlements” nelle vicinanze del luogo di lavoro. Negli anni ’70, il programma “Slum Improvement” dimostra tolleranza nei confronti degli insediamenti con l’obbiettivo di migliorarne la funzionalità tramite infrastruttur L’iniziativa fallisce di fronte al rapido incremento del numero di abitanti degli slums e alla ristrettezza di mezzi economici a disposizione. Oggi gli slums, nonostante siano stati edificati 30 o 40 anni fa, non hanno approvvigionamento idrico ed elettrico ufficiale né un sistema di smaltimento rifiuti. Progetto di ricerca ad Ahmedabad Pagina 582 India: nuovi prodotti per l’edilizia derivati da materiali di scarto. Jan Knippers Chiunque la visiti viene sopraffatto dalla sua incredibile complessità culturale. Punto d’incontro ed origine dei più diversi popoli e delle più diverse culture, l’India si riallaccia a tradizioni millenarie. L’Induismo, il Buddismo e il Jainismo, le religioni indiane più ­diffuse traggono origine e sviluppo dall’antichissima cultura vedica. Per quasi 200 anni In occasione del progetto di ricerca “Recycled Building Materials for a Sustainable Environment in India” l’Istituto di progettazione edilizia e di strutture portanti” (ITKE) ha svolto un’indagine insieme ad altre due ­istituzioni prendendo come modello di metropoli indiana Ahmedabad. Al centro dell’indagine stanno le condizioni sociali ed economiche ma anche le forme architettoniche e le tecnologie costruttive impiegate. La collaborazione con partner indiani si è realizzata durante un workshop della durata di un anno alla Vastu Shilpa Foundation. Per due mesi alcuni studenti europei sotto le direttive degli architetti indiani Balkrishna Doshi e Yatin Pandya hanno preso in esame il “Low Cost Housing” e adeguate tecnologie costruttive. Da questa esperienza è nato il progetto di sviluppo promosso dall’Unione Europea ad Ahmedabad. Ahnedabad, città di 4 milioni di abitanti, è centro dello Stato Federale Gujarat, una ­delle regioni economicamente più dinamiche situata nell’area occidentale del continente. Si tratta di una metropoli che ben rappresenta le città a crescita rapida del sud-est asiatico che negli ultimi anni hanno modificato radicalmente il proprio volto. A cavallo del secolo, l’immagine delle strade era ancora improntata da un’incredibile via vai di motorini, mucche e venditori ai lati della strada. Da quel momento in poi, la città si è dilatata drammaticamente nelle periferie: nel centro sono spuntate come funghi catene occidentali di fast food, cinema multisala, uffici a torre in vetro e altre icone del mondo global. La città è conosciuta per le architetture di Le Corbusier, Louis Kahn e per alcuni edifici progettati da Charles Correa, Balkrishna ­Doshi e da giovani architetti sconosciuti in Europa. Nessuno però si preoccupa di che cosa succede quando un immigrato arriva dalla campagna in città: alla ricerca di un lavoro, l’immigrato inizialmente cambia spesso ­luogo di pernottamento. Quando finalmente ha raggiunto le condizioni essenziali per ­vivere, costruisce un semplice riparo vicino all’insediamento più prossimo al luogo di ­lavoro. Per questa ragione gli Squatter Settlements si distribuiscono nell’intera area urbana estendendosi persino ai quartieri abbienti di Ahmedabad dove molti lavorano come domestici. Nel momento in cui incrementa il reddito, l’immigrato inizia ad investire in ­alimenti e vestiti. Solo, però, quando la famiglia cresce e si incrementa il guadagno, gradualmente si procede a migliorare ­l’alloggio. Nell’ambito di un diploma di laurea è stato realizzato il censimento di diversi insediamenti di Ahmedabad da cui si deduce che quando viene raggiunto un certo livello costruttivo, si preferisce investire in elettronica o nell’automobile: si vedono baracche senza finestre o bagni ma con connessione internet e computer. Anche negli insediamenti più datati, abitati da persone con livello economico relativamente buono è raro che si investa in immobili che una volta ristrutturati possano essere definiti stabili ed impermeabili alle intemperie. Nella maggior parte dei casi, le strutture sono erette da chi vi abita che attinge da diverse fonti per procurarsi i materiali di costruzione. Una delle fonti per il recupero di materiali da costruzione è senz’altro costituita dai rifiuti urbani. In città circa 25.000 ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano “Ragpicker” raccolgono materiale di rifiuto riutilizzabile direttamente dalla strada vendendolo già selezionato ad intermediari. ­Rifiuti di qualità come giornali o bottiglie ­vengono acquistati dai commercianti di ­rifiuti o “Kabariwallas” di porta in porta (imm.3). Bidoni di lamiera o sacchi di juta o di tele sintetiche vengono usate sino al ­logoramento per poi essere utilizzate negli slums come materiale da costruzione (imm.4). La maggior parte dei materiali da costruzione degli Squatter Settlements provengono dalla demolizione di vecchie case. Strato dopo strato i materiali vengono separati, selezionati, puliti e venduti (imm.2). Nell’ambito del progetto è stato studiato attentamente il ciclo seguito dai materiali. Circa l’85% dei mattoni recuperati dalle demolizioni finiscono nella costruzione di slums, mentre componenti come porte e finestre usate vengono vendute agli strati sociali a reddito elevato e solo il 10% di questi vengono impiegati negli Squatter Settlements. Il commercio di materiali di recupero e di materiali per la costruzione di Squatter Settlements è parte di una rete che fornisce alle classi meno abbienti materiali da costruzione economici offrendo contemporaneamente un reddito a chi li recupera, li seleziona e li commercializza. Dal momento che i materiali residui recuperati non subiscono successive lavorazioni ma vengono utilizzati nella costruzione nello stato in cui si trovano, il valore aggiunto è limitato. Nuovi materiali, nuove strategie I Ragpicker raccolgono dalla strada qualsiasi cosa che potrebbe avere un valore. La nettezza urbana stocca i rifiuti e li incenerisce senza preoccuparsi di riciclarli. I due sistemi si supportano a vicenda pur essendo al contempo socialmente ed economicamente diversi. I materiali plastici stanno sostituendo i tradizionali contenitori come i sacchi di juta o i bidoni di olio in metallo. A differenza di lamiera e sacchi, i rifiuti plastici non possono essere utilizzati direttamente come materiali da costruzione. Inoltre, non Traduzioni in italiano sono solo i privati a produrre rifiuti; anche grandi industrie e società di produzione dell’energia elettrica producono una quantità impressionante di nuovi tipi di rifiuti come ad esempio le ceneri volatili prodotte in grandi quantità nelle centrali a carbone dove vengono separate dai gas di combustione. In Europa, le ceneri volatili idrauliche da decenni vengono utilizzate per sostituire il cemento. Migliorano la stabilità del calcestruzzo e trovano impiego nella produzione di blocchi di gasbeton e silicato di calcio. In India lo sviluppo è emerso in tempi relativamente recenti. In maniera simile, ogni anno potrebbero essere trasformati anche i rifiuti dalla produzione di alluminio, circa 4 milioni di tonnellate di fango rosso con contenuto di ferro e silicio che solitamente vengono stoccate in enormi discariche. Da qualche tempo, in India vengono prodotte pietre di qualità e piastrelle. Il nostro partner indiano, Vastu Shilpa Foundation ha eretto nel più antico slum di Ahmedabad un fabbricato in cui sono stati introdotti diversi tipi di pietra e altri prodotti in materiali di recupero come bottiglie di vetro e di plastica (imm.5–7). Il “Manav Sadhna Activity Centre” dispone di aule per la didattica e per le attività artigianali comuni nell’insediamento di Rama Pir Tekra. L’edificio è stato autocostruito dagli abitanti dello slum che non solo hanno ricavato guadagno dall’attività ma hanno anche accumulato esperienza con i nuovi materiali da costruzione economici. Recupero e riuso di plastiche La pietra e i materiali simili ricavati dalle ceneri volatili possono essere prodotti in prossimità delle discariche e degli impianti industriali. I processi produttivi implicati sono relativamente semplici e consentono l’impiego di manodopera non addestrata e solo limitatamente richiedono lavorazioni artigianali. Per gli abitanti degli slums urbani non c’è prospettiva economica a lungo termine. La materia prima deve essere trasformata in piccole aziende decentralizzate senza la necessità di impiegare grandi investimenti di macchine. In occasione del progetto di ricerca, abbiamo valutato se trasferendo in maniera mirata le tecnologie europee, il risultato potesse essere lo sviluppo di nuovi prodotti per l’edilizia. La più grande sfida tecnologica è l’impiego di rifiuti plastici che giacciono lungo le ­strade sotto forma di materiale da involucro. Particolarmente utili sono i recipienti di ­plastica usati e le pellicole di fatto molto ­costose che vengono raccolte, pulite dai ragpicker per essere rivendute agli intermediari. Spesso accade che solo grandi aziende di riciclaggio, alquanto rare in India, riescano ad utilizzare i rifiuti di plastica che sono rovinati, sporchi e logori. 7 Il progetto di ricerca si è occupato della trasformazione di rifiuti plastici tramite processi semplici adatti anche a piccole aziende. Sono stati sperimentati svariati leganti plastici o a base di sistemi minerali che aprono diverse prospettive alla trasformazione di materiali di recupero. In entrambi i casi, sono stati sviluppati vari prodotti di cui ne presentiamo alcuni: • Pietre da costruzione: uno sviluppo potrebbe essere ad esempio la produzione di pietra a partire da ossido di magnesio, fosfato e ceneri volatili che legano nella struttura chiusa e rigida della materia anche rifiuti organici e plastici. Dal processo di trasformazione derivano elementi da costruzione stabili al fuoco e all’acqua dotati di elevata portata strutturale. • Pannelli in bottiglie di PET (tereftalato di polietilene): il procedimento di riciclaggio diretto è possibile solamente utilizzando rifiuti termoplastici. La struttura chimica della plastica consente diversi fasi di lavorazione. Il PET è una termoplastica usata spesso anche in India per i contenitori alimentari. E’ completamente riciclabile e durante il processo di fusione non modifica né la struttura chimica né i requisiti fisici. In occasione del progetto le bottiglie di PET sono state rinforzate con fibra di juta e lavorate come pannelli sandwich con anima in cartone ondulato. La temperatura di fusione del PET (250 °C) può essere raggiunta in maniera relativamente semplice da presse a caldo; la cosa invece che rende difficile la trasformazione di PET in piccole aziende è il suo comportamento igroscopico: prima di essere ulteriormente lavorati, tutti i componenti del PET devono essere asciugati entro le 24 ore in un forno sottovuoto, altrimenti si verifica la formazione di bolle poco estetiche. Dopo lo stampaggio alla pressa, il PET deve essere sottoposto a shock termico di congelamento perché mantenga intatta la struttura amorfa e la trasparenza. • Pannelli in rifiuti di PP: il polipropilene è una termoplastica parzialmente cristallina utilizzata in India soprattutto per i sacchi di cemento e di riso che una volta rotti vengono abbandonati sulle strade. Il PP può essere riciclato più volte senza modificare i requisiti chimici e fisici. Una delle prove realizzate in occasione del progetto di ricerca è consistita in un processo di fusione di sacchi di cemento in fibra di PP sottoposti a pressatura per un’ora alla temperatura di 180–200° C e a successivo rapido raffreddamento (imm.10 a,b). Dal procedimento derivano lastre rigide ­opache da cui ricavare le tipiche griglie per le finestre. In maniera analoga è possibile produrre tramite il medesimo processo produttivo un pannello sandwich con anima in cartone ondulato (imm.10 c). • Pannelli di poliestere: il poliestere è un materiale relativamente economico che si può lavorare a temperatura ambiente sen- 8 Traduzioni in italiano za rischi per la salute. Durante il progetto di ricerca sono stati prodotti pannelli in cui una matrice di poliestere è stata rinforzata da fibra di juta e di sisal. Allo scopo di ridurre la parte di poliestere, sono stati introdotti frammenti vitrei macinati manualmente. Il risultato è un pannello ad elevata resistenza e di massima qualità estetica (imm.9) al punto da poter essere utilizzato anche come elemento decorativo. La produzione è realizzabile senza attrezzature meccaniche da piccole aziende. Nella successiva fase di progetto, la produzione dovrà verificare le idee selezionate in vista di un utilizzo tecnico, economico ed ecologico in India. Prof.Dr.Ing.Jan Knippers, dal 1993 al 2000 ha colla­ borato presso Schlaich Bergermann & Partner. ­Successivamente è diventato Direttore dell’Istituto di progettazione strutturale (ITKE) presso la Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università di Stoccarda. Collabora con Thorsten Helbig. Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ assi longitudinali e trasversali del mercato oltre a garantire una buona circolazione dell’aria e a minimizzare l’ingresso dei raggi del sole dato che quasi ogni edificio crea ombra all’edificio ad esso adiacente. Realizzazione di un modello lata di metallo. L’impiego di mattoni di adobe compresso per la costruzione del nuovo mercato centrale di Koudougou non dimostra solo di possedere i requisiti prestazionali tecnico-climatici di un materiale edilizio locale ma anche la capacità da parte di un componente semplice di realizzare un’architettura relativamente complessa di volte, cupole ed archi. L’area del vecchio mercato Pagina 589 Mercato generale Koudougou Laurent Sèchaud Il Burkina Faso è uno stato dell’Africa occidentale che negli anni passati ha vissuto un rapido processo di urbanizzazione. Fino a poco tempo fa, il 90% della popolazione si distribuiva nelle 8000 località presenti nelle aree rurali. Oggi, le due maggiori città del Burkina Faso, la capitale amministrativa Ouagadougou e la metropoli del commercio Bobo-Dioulasso registrano un inarrestabile flusso di giovani. Nel 1990, il Governo al fine di arrestare lo spopolamento delle aree rurali, promuove il “Programme de Développement des Villes Moyennes” (PDVM), un programma di sviluppo con l’obbiettivo di implementare le città medio-grandi integrando infrastrutture commerciali come i mercati o le stazioni degli autobus, considerati propulsori dei piani di sostenibilità. La terza città per grandezza del Burkina Faso, Koudougou a 100 km dalla capitale, è caratterizzata da un impianto urbanistico coloniale rigidamente ortogonale con ampie sedi stradali. Nella rigida maglia urbana si collocano edifici di semplice fattura che richiamano alle tipologie costruttive rurali della tradizione adattate ad un contesto urbano. I corpi di fabbrica disposti su un unico piano e destinati per lo più a famiglie allargate sono composti di stanze raggruppate intorno ad una superficie centrale libera. Se in passato, i fabbricati venivano costruiti completamente in mattoni di adobe, oggi, nonostante il costo elevato, si utilizza soprattutto calcestruzzo. Sia nell’edilizia residenziale che in quella amministrativa e industriale si usano in prevalenza materiali edili importati mentre la copertura in paglia tradizionale viene nella maggior parte dei casi sostituita da coperture in lamiera ondu- La partecipazione del PDVM tramite l’ente svizzero “Direzione per lo sviluppo e la cooperazione” (DEZA) inizia nel 1992. I primi segnali di avvio del progetto per il nuovo mercato si verificano nel 1997. Due anni più tardi si predispone un comitato di progetto con 12 partecipanti che in cinque mesi sviluppa un programma di aiuto traducendolo in un primo concetto architettonico. Nel dicembre 2000 viene presentato il primo progetto preliminare dettagliato. Se inizialmente, i commercianti avevano proposto di trasferire il mercato in un’ampia area alla periferia di Koudougou, il comitato di progetto propone invece il terreno in posizione centrale del vecchio mercato. Per riuscire ad insediare un numero massimo di negozi sull’area del vecchio mercato, il progetto prevede un costruito alquanto denso composto di unità commerciali di 6 mq: 1155 negozi in 125 fabbricati e 624 piazzole in un’area di 3000 mq, mercato all’aperto, due edifici amministrativi del Comune con uffici e una sala pubblica oltre alle necessarie strutture (servizi pubblici, ecc). Il nuovo mercato esteso su una superficie di 29.000 mq si dispone esattamente sull’asse nord-sud. La sua struttura urbanistica si basa su un impianto a griglia. Lungo l’intera larghezza dell’area si dispongono in successione lunghe file di negozi interrotte continuamente che insieme agli edifici commerciali sugli assi nord-sud definiscono una complessità di vie e piazze. Nella parte orientale dell’area si colloca il mercato con ampie arcate e cupole dove si distribuiscono i nuovi banchi degli ambulanti. I due ordini che si vengono a creare determinano un ritmo particolare che incrina l’ordine monotono e denso della ripetitiva successione di edifici. La struttura permeabile su tutti i lati crea cannocchiali visivi lungo gli Per testare ed ottimizzare la tecnologia costruttiva in adobe, è stato costruito per ogni tipologia un modello in scala 1:1: un edificio con otto unità commerciali e sei cupole. I prototipi sono stati costruiti per evitare ­situazioni equivoche dato che la maggior parte dei membri del comitato non sarebbe stata in grado di leggere le planimetrie del progetto architettonico. La realizzazione ha poi permesso di verificare alcuni particolari costruttivi da cui sono state dedotte un’infinità di variazioni tecniche e formali. A titolo di esempio, è stata ampliata la freccia dell’arco, ridotto lo spessore delle pareti da 45 a 30 cm e ottimizzata la volta in relazione alla quantità di malta impiegata. Infine, è stato molto utile realizzare un “cantiere di prova” per sondare e definire le capacità della forza lavoro locale. Il processo costruttivo si è svolto in due fasi comprese tra il gennaio 2001 e il giugno 2002 e tra il maggio 2003 e il giugno 2004. Cupole e volte in blocchi di adobe La terra utilizzata per i blocchi in adobe è stata trasportata a mano dalle colline a due chilometri di distanza dal cantiere ed è stata formata a mano comprimendola. Le pareti portanti sono composte di mattoni di adobe di 30 cm di spessore, le volte di mattoni di 14 (nel caso del mercato) o 22 cm (nel caso dei negozi), mentre le pareti divisorie sono spesse 14 cm, i blocchi sono rinforzati con un’addizione, variabile tra dal 4 e 12%, di cemento industriale. Indipendentemente dallo spessore del materiale, i blocchi di adobe sono stati sovrapposti con malta a base di terra. Tradizionalmente in Burkina Faso l’adobe compresso viene usato solo per la costruzione di pareti; in questo caso, è stato utilizzato anche per i solai. In totale, nel progetto sono state costruite 85 cupole, 658 volte a botte e 1425 archi. Dato che sia le cupole che le volte a botte sono state realizzate con la tecnologia delle “volte nubiane”, si è potuto ovviare quasi completamente all’uso di cassaforme lignee. Questo aspetto è di particolare importanza in una regione dell’Africa in cui il legno è un materiale molto prezioso. Per proteggere volte e cupole in adobe dalle precipitazioni atmosferiche e dall’esposizione al sole, minimizzando anche la successiva manutenzione, si è provveduto a realizzare una pelle in lamiera ondulata zincata. Tra la lamiera di copertura ondulata e la cupola si colloca un’intercapedine aperta che tramite la naturale circolazione dell’aria contribuisce a determinare condizioni climatiche confortevoli, ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 9 Documentazione soprattutto durante i periodi di grande caldo. Nella realizzazione, l’uso del legno è stato ampiamente ridotto e limitato alla struttura non a vista della copertura. Il calcestruzzo è stato impiegato nella costruzione delle fondazioni, del basamento e per la r­ ealizzazione di serbatoi d’acqua ipogei, mentre la lamiera di acciaio -come di prassi in loco- è utilizzata nella realizzazione di portali, griglie e porte interne. I portoni dei negozi sono stati appositamente studiati a ribalta verso l’alto tramite contrappeso. Quando sono abbassati, chiudono tutto il fronte del negozio, mentre quando sono sollevati creano una sorta di pensilina di protezione. Il nuovo mercato generale di Koudougou ha acquisito importanza sia dal punto di vista economico che urbanistico. Un altro aspetto riguarda l’estensione del progetto, che occupa un’ampia superficie di 3 ettari in pieno centro. Per la realizzazione, sono stati creati più posti di lavoro rispetto ad un edificio costruito in calcestruzzo. L’intero periodo di costruzione ha visto la creazione di 2500 posti di lavoro; ogni lavoratore ha prodotto sino a 1000 mattoni al giorno. Sono stati usati materiali da costruzione locale evitando costosi materiali edili di importazione. Le iniziative mirate alla formazione in relazione all’uso di terra come risorsa naturale per l’edilizia ha aperto nuove prospettive a lungo termine. A titolo di esempio, 140 donne che hanno appreso l’arte di realizzare cupole, volte a botte ed archi con nuove tecnologie, oggi sono imprenditrici in campo edile. La realizzazione del mercato generale di Koudougou è parte di un programma di sviluppo locale che sin dal principio non è stato considerato come un tradizionale progetto commerciale ma come un progetto partecipato da una comunità intera. 1 Planimetria generale Scala 1:2500 5 Sezione trasversale Unità negozio Sezione trasversale Padiglione mercato Scala 1:800 7 Sezione trasversale e longitudinale Unità negozio Scala 1:200 11 Prototipo con 8 unità negozio Laurent Sèchaud, classe 1967, completa gli studi di Architettura nel 1995 presso l’Università di Genf. Lavora ad una serie di progetti architettonici ed ­urbanistici, prima di entrare in collaborazione con la “Direzione per lo sviluppo e la collaborazione” ­(DEZA) in Burkina Faso dove prende parte con un ­team al “Programme de Développement des Villes Moyennes” (PDVM), un programma di sviluppo regionale per ­l’implemento delle infrastrutture nelle città di medio-grandi dimensioni. Nell’ambito di questo progetto ­realizza diversi edifici. Il mercato generale di Koudougou ha ricevuto il Premio Aga Khan di Architettura. La Swiss Agency for Development and Cooperation (SDC) è l’agenzia responsabile per il coordinamento dello sviluppo internazionale con il Ministero degli Esteri Svizzero. Pagina 612 Tenda “Desert seal” 10 Coperchio di protezione polvere e sabbia polietilene rivestito di poliuretano giallo 11 Polietilene rivestito di poliuretano giallo 12 Bordo rinforzato cucitura a doppio cordone 13 Pelle esterna di poliestere rivestita di alluminio termoriflettente Pagina 615 Rifugio Olperer, Zillertaler Alpen Il progetto della tenda gonfiabile per climi caldi e torridi deriva da considerazioni sulle variazioni microclimatiche locali: durante il giorno, più ci si allontana dal terreno, più le temperature diminuiscono. Dall’alto un ventilatore, azionato da un pannello solare flessibile, immette costantemente aria fresca. Le batterie accumulano energia per riuscire a spingere verso il basso l’aria calda durante la notte quando la temperatura nei pressi del suolo diminuisce drasticamente. La leggera pressurizzazione all’interno stabilizza il bivacco. Davanti e sopra, i ventilatori di alluminio e le valvole di scarico della ventilazione si posizionano su elementi in alluminio. Il rivestimento in alluminio verniciato a polvere riflette la calura diurna. La struttura, che per il trasporto può essere arrotolata, viene gonfiata con una pompa. Si fissano poi i picchetti, viene disposto il materasso ad aria e messo in opera il pannello solare. Il concetto progettuale si basa su un programma di transfer tecnologico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Gli aspetti importanti del progetto sono: il volume di scarso ingombro e peso della struttura pneumatica, l’uso di risorse locali e la determinazione di un microclima interno gradevole in un ambiente esterno ostile. Schizzo dei componenti Assonometrie Vista complessiva ∙ struttura pneumatica Sequenza di montaggio Prospetti Scala 1:50 (a sinistra le temperature a livello del terreno durante il giorno) Particolare costruttivo elemento di terminale superiore Scala 1:2,5 1 Fune di poliammide 3 mm 2 Anello di acciaio inox 3 Elemento terminale di alluminio 2 mm: lastra di testata con tubolare saldato (tubolare di alluminio incollato con tubolari pneumatici) 4 Tensore, serraggio di sicurezza 5 Struttura portante: tubolari pneumatici di polietilene rivestiti di poliuretano giallo Ø 120 mm 6 Ventilatore 12 V Ø 120 mm 7 Telaio ventilatore 8 Vite M4 di acciaio inox 9 Filtro polvere e sabbia di plastica Il progettista opta deliberatamente per un concetto spartano di rifugio in risposta al luogo unico sulle Zillertaler Alpen e in considerazione delle particolari circostanze di una realizzazione a 2400 metri di altitudine. La casa, realizzata in legno e disposta su due livelli, è un edificio low-tech pensato come punto di bivacco per camminatori e scalatori. Il numero e la quantità dei materiali impiegati nella costruzione è stato ridotto al minimo. Anche le dotazioni impiantistiche sono state minimizzate in vista del fatto che la struttura è usata solo durante l’estate. Nei prossimi anni la caldaia installata sarà caricata con la legna residua dalla demolizione dell’edificio preesistente. Il calore disperso necessario alla depurazione delle acque reflue viene riutilizzato dal sistema di produzione combinata di energia elettrica e calore. Il volume aggetta parzialmente di 2,5 metri dal muro portante in pietra naturale che funge da basamento massivo cingendo lateralmente anche la terrazza. Le ampie finestre aprono la sala per gli ospiti al piano terra verso la valle e il ghiacciaio. Al piano primo trovano posto semplici camere per gli ospiti che desiderano pernottare. L’edificio di forme minimali è stato realizzato in elementi di lamellare di abete rosso di 125–176 cm di spessore usati anche per la costruzione della copertura a falde. Gli elementi prefabbricati lunghi 11 metri sono stati portati sul luogo di cantiere tramite elicottero e montati con semplici tecnologie di assemblaggio. Dato l’uso esclusivamente estivo, la struttura rivestita di scandole lignee non è provvista di isolante. Per l’inverno si è invece pensato ad un piccolo edificio accessorio coibentato eretto a distanza dal fabbricato principale. Le grandi finestre durante l’inverno sono protette da persiane sospese, mentre le finestre con dimensioni standard hanno persiane a ribalta. La naturale alterazione cromatica del rivesti- 10 Traduzioni in italiano mento in scandole lignee che sopraggiungerà negli anni contribuirà ad un inserimento più equilibrato dell’architettura nella spettacolarità del paesaggio. Planimetria generale Scala 1:1000 1 2 Rifugio Olperer Rifugio invernale Sezioni ∙ piante Scala 1:500 Sezione verticale Sezione orizzontale Scala 1:20 1 Scandole di larice tavolato 24 mm listellatura e intercapedine ventilata 100 mm membrana impermeabilizzante elemento in tavole di compensato abete rosso 176 mm 2 Elemento in tavole di compensato abete rosso 78 mm 3 Infisso di legno con vetrata isolante 4 Persiana a battenti di abete rosso massello 25 mm 5 Scandole di abete rosso elemento in tavole di compensato abete rosso 126 mm 6 Giunto fasce di multistrato a tre fogli avvitato nella linea di fresata 110/27 mm 7 Elemento in tavole di compensato abete rosso 148 mm 8 Protezione invernale: anta in massello di legno con inserto sospeso al binario abete rosso massello 25 mm 9 Copertina di lamiera 10 Scandola in legno di abete rosso lamellare di abete rosso 98+98 mm con fissaggio a vite 11 Elemento in tavole di compensato, abete rosso 166 mm isolamento termico 60 mm rivestimento in tavole di massello di abete rosso piane 20 cm 12 Fissaggio a vite 13 Soglia di larice 200/50 mm strato bituminoso 5 mm letto di malta 15 mm 14 Parete di pietra a spacco 400 mm isolamento termico 60 mm c.a. 200 mm 15 Guida in profilo L sul davanzale della finestra 16 Giunto incollato 17 Scandole di abete rosso elemento in tavole di compensato 148 mm Sezione Scala 1:20 1 Compensato stratificato a tre fogli di larice 2 Scandole in legno di larice assito 24 mm listellatura ventilazione 100 mm membrana per tetto elemento in compensato di tavole di abete rosso 176 mm 3 Lamiera di rame disposta sotto l’impianto fotovoltaico 4 Estrazione fumi Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 attraverso la copertura e il camino di ventilazione Trave in compensato di tavole 166 mm Anta di larice massello 25 mm Infisso di legno con vetrata isolante Solaio in elemento in tavole di compensato, abete rosso 148 mm Traversa di lamellare 160/94 mm Pannello di compensato stratificato a tre fogli con traversa ed elemento in tavole di compensato incollato 27 mm Orditura lignea di larice 50 mm Soglia in tavole di compensato 160/94 mm Solaio in elemento di tavole di compensato, abete rosso 166 mm Giunto, REI 90 banda di pannello stratificato a tre fogli avvitata nella fresatura 200/27+200/27 Soglia di larice 200/50 mm strato di bitume 5 mm letto di malta 15 mm C.a. 200 mm guaina impermeabilizzante coibentazione perimetrale 69 mm Pagina 620 Stabilimento balneare a Kastrup Un volume scultoreo di forme dinamiche che attirasse l’attenzione dalla terra, dall’acqua e dall’aria: questo era l’obbiettivo degli architetti che hanno progettato il nuovo stabilimento balneare a Kastrup. Il progetto è stato realizzato a seguito dell’intervento di valorizzazione urbana del settore sud orientale di Copenhagen. Il deck di legno dello stabilimento balneare sospeso su 150 piloni che pare fluttuare sulle acque del mar Baltico è collegato alla terra ferma da un pontile lungo 100 metri. Sulla piattaforma di balneazione sono disponibili 900 mq attrezzati per i bagnanti oltre ai servizi pubblici e agli spogliatoi. Il volume scultoreo si apre verso il porto per catturare gli ultimi raggi di sole prima del tramonto e offrire riparo dal vento che soffia dal mare. La parete perimetrale a palizzata non è continua e si alterna ad aperture vetrate che rivelano prospettive su Öresund e la costa svedese. Rari particolari e pochi materiali definiscono una struttura semplice realizzata in Bongossi un’essenza che mantiene stabilità anche in ambienti salmastri con durata simile a quella dell’acciaio. Prospetto sud Pianta Scala 1:500 Planimetria generale Scala 1:7500 1 2 3 4 5 6 7 8 Pontile Panche Docce Spogliatoio Deposito detersivi Spiaggia Piattaforma balneare Cabine e servizi Sezione verticale Sezione orizzontale Scala 1:50 1 Rivestimento panca/pavimento: tavole di bongossi 30 mm 2 Profilato in legno di bongossi 125/125 mm 3 Irrigidimento diagonale in bongossi 100/120 mm 4 Trave longitudinale in bongossi 100/200 mm 5 Impermeabilizzazione su pannello di compensato 9 mm 6 Montanti parapetto in piatto di acciaio 60/10 mm 7 Traversi in barre tonde di acciaio 34 mm 8 Tavolato in larice 22 mm 9 Tavolato in bongossi 30 mm listellatura 22 mm tavolato di larice 22 mm 10 Infisso in legno di ciliegio con vetro isolante 11 Trave trasversale principale in legno di bongossi 2≈ 100/200 mm 12 Montante in bongossi 200/200 mm 13 Molo sommerso 14 Rivestimento in tavole di bongossi 30 mm impermeabilizzazione listellatura impregnata 20 –70/50 mm rivestimento in compensato 12 mm montanti impregnati 45/95 mm con lana minerale interposta 100 mm rivestimento in compensato 12 mm laminato HPL 8 mm Pagina 624 Casa a Cahuita, Costa Rica Immersa nella lussureggiante vegetazione della costa caraibica del Costa Rica, “Casa Kike” è un padiglione isolato composto di due corpi di fabbrica collegati da un pontile. Il rifugio dello scrittore è il volume più grande: uno studio e una biblioteca, la scrivania e il pianoforte; la camera da letto e il bagno ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano sono invece nell’edificio più piccolo. Il pontile implementa l’area giorno all’aperto. Un edificio preesistente sulla proprietà completa il complesso residenziale con cucina e camera degli ospiti. Il progetto offre l’opportunità di realizzare un’architettura di concetto contemporaneo costruita usando metodi costruttivi tradizionali e materiali locali. Dal punto di vista costruttivo, l’edificio ha una struttura in montanti di legno con copertura in lamiera ondulata. La ricerca formale si è svolta invece con l’ausilio di moderni programmi informatici a partire da un’analisi climatico-funzionale delle condizioni ambientali. L’analisi prende in considerazione anche la vista sul mare, le modalità di ombreggiamento e la brezza marina come elemento di naturale ventilazione degli interni. Il progetto non ha previsto l’abbattimento di alberi sulla proprietà. Ad una più attenta osservazione, l’apparente semplicità formale dei due volumi rivela una complessità geometrica: la forma a parallelogramma in pianta, la medesima struttura per le pareti perimetrali e per la copertura. Un doppio ordito di travi a formare una maglia romboidale costituisce la struttura delle pareti perimetrali e della copertura che aggetta su entrambe le facciate ed è inclinata in due sensi. Il taglio inclinato della pianta consente un andamento orizzontale dei canali di gronda e la disposizione di porte scorrevoli sulla facciata in vetro. Sezione Pianta ccala 1:250 1 2 3 4 Studio Passerella di collegamento Bagno Camera Planimetria generale, scala 1:2000 1 Lamiera ondulata rivestita di plastica listellatura di legno 50/50 mm distanziatore dell’orditura lignea 50/50 mm impermeabilizzazione on cartone per copertura a due strati con pellicola di alluminio listellatura di legno orizzontale 20/50 mm isolamento termico negli spazi intermedi (ovatta/strati di materiale espanso/ ogli riflettenti) 20 mm barriera al vapore in foglio di PE rivestimento di tavole maschiate 150x25 mm a giunti sfalsati 2 Montanti di legno di alloro verticali o inclinati di 10° 50/200 mm 3 Porta scorrevole lamelle di vetro 100 mm 4 Elemento con lamelle di vetro 100 mm fisse 5 Fissaggio guida porta in profilo L di acciaio 125/75/6 mm 6 Trave copertura in legno di alloro 50/400 mm 7 Trave del tetto in legno di alloro parallela alla facciata di vetro Traduzioni in italiano (orizzontale) 50/400 mm 8 Canale di raccolta acqua piovana lamiera di zinco piegata 9 Elemento di legno appoggio per il canale puntuale per consentire la circolazione dell’aria 10 Rete parainsetti fissaggio chiodiato a listello 11 Listello di copertura 20/20 mm 12 Tavole pavimento in legno di cachimbo 25/420 mm trave in legno di alloro Sezione scala 1:20 1 Lamiera ondulata rivestita di plastica listellatura di legno 50/50 mm distanziatore dell’orditura lignea 50/50 mm impermeabilizzazione con cartone per copertura a due strati con pellicola di alluminio listellatura di legno orizzontale 20/50 mm isolamento termico negli spazi intermedi (ovatta/strati di materiale espanso/ fogli riflettenti) 20 mm barriera al vapore in foglio di PE rivestimento in tavole maschiate 150 ≈ 25 mm con giunti sfalsati 2 Montanti in legno di alloro verticali o inclinati di 10° 50/200 mm 3 Trave di bordo doppia, in alloro 50/400 mm 4 Elemento di giunzione angolare in lamiera ondulata curvata 5 Trave copertura in legno di alloro 50/400 mm perpendicolare a parete laterale (inclinata) 50/400 mm 6 Trave del tetto in legno di alloro parallela alla facciata di vetro (orizzontale) 50/400 mm 7 Tavole pavimento in legno di cachimbo 25/420 mm trave in legno di alloro 50/200 mm 8 Profilo inferiore di chiusura 50/50 mm 9 Profilo di alluminio L 30/30 mm 10 Rete parainsetti Pagina 629 Casa sulla spiaggia a Nandgaon, India Immersa nei brevi palmeti che caratterizzano la regione lungo le coste a sud di Mumbai, la casa sulla spiaggia si adagia sotto le palme più alte creando un rifugio per gli abitanti di Mumbai al riparo dall’isteria metropolitana. I volumi allungati e sottili si dispongono rispettando l’impianto vegetativo del palmeto densamente piantumato al punto da non consentire l’impiego di mezzi pesanti durante la realizzazione. Gli artigiani usano materiali reperibili in loco 11 abbinandoli alle tecniche costruttive tradizionali. Per l’irrigazione del palmeto si attinge -come di consueto- dall’acquedotto mentre dalle fonti proviene l’approvvigionamento idrico per le unità d’abitazione. La piscina disposta longitudinalmente fissa il punto medio della corte delimitata dalle due stecche leggermente inclinate tra loro. I diversi elementi di facciata che a seconda dell’orientamento alternano parti chiuse e trasparenti, da un lato proteggono dalle intemperie e preservano la privacy, dall’altro offrono la vista verso il mare, le palme e la corte. La brezza del mare raffresca la casa e le palme la ombreggiano. Axonometria 1 2 3 4 5 Ain (legno tropicale locale) Teak Rame Palma Palmyra Vetro monolitico di sicurezza Piante Sezioni scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Soggiorno Bagno Sala lettura Piscina Canale per l’impianto di irrigazione Stazione di pompaggio Fonte Cucina/area pranzo Camera Soppalco notte Cabina doccia all’aperto Sezione scala 1:20 1 Lamiera di alluminio compensato marino in pendenza 19 mm intercapedine/ nervature in compensato marino compensato marino 19 mm 2 Scossalina in lamiera di rame strato di schiuma 6 mm compensato marino 19+19 mm strato di schiuma 6 mm canale di raccolta acque piovane in alluminio 3 Doccione di rame 4 Trave perimetrale in legno di ain 150/230 mm 5 Trave trasversale in legno di ain 75/150 mm 6 Lamelle in legno di palma palmyra 15/75 mm profilo rifinito a mano 7 Tavole in legno di tek 20/100 mm 8 Tavole di rivestimento inclinate sovrapposte in legno di ain 19 mm montanti in legno di ain compensato 12 mm rivestimento interno in tavole di ain 12 mm 9 Fascia di ottone 5 mm 10 Malta di cemento pigmentata 50 mm c.a. 200 mm 11 Rivestimento in lamiera di rame 12 Angolare di acciaio 150/115/12 mm 13 Fondazioni in pietra a spacco basalto 12 Traduzioni in italiano 14 Vetro di sicurezza rivestito 12 mm 15 “Jharoka” o bovindo: lamiera di rame su legno di tek massello 38 mm 16 Lamelle in legno di tek mobili inserite in telaio di tek 17 Lamiera di rame compensato marino 6 mm lamiera di acciaio piegata 3 mm compensato incollato lamiera di rame 18 Guida di scorrimento porta scorrevole e a libro di alluminio Pagina 634 Casa ad Andalue, Chile Andalue è un sobborgo della città cilena di Concepción sorto 15 anni fa come insediamento caratterizzato da una tipologia di edifici disposti su due livelli con copertura a doppia falda cui questa casa rinuncia, rivalutando il piano mansardato e incrementando di conseguenza la superficie lorda. L’edificio residenziale pensato per un committente single è completamente rivestito di lamiera zincata di alluminio ondulato; il volume è scandito solo da una terrazza e dai telai delle finestre marrone scuro che contornano le ampie ma irregolari aperture a livello con il piano di facciata. La luce penetra da diverse angolazioni nello spazio di soggiorno parzialmente distribuito su due livelli. Dall’esterno, le prospettive inusuali attraverso il profondo vuoto interno dietro i quadrati delle finestre fanno sembrare la casa vuota. La semplice struttura di acciaio è prodotta in profili di tre diverse sezioni. La pianta evidenzia uno spazio intermedio compreso tra la superficie abitativa e la pelle esterna dove si concentrano connettivo, servizi e depositi. Lo spazio intermedio implementa il carattere privato degli interni. Solo la terrazza si apre verso l’esterno. Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ 1 Lamiera di acciaio ad aggraffatura verticale laccata 0,5 mm barriera al vapore pannello di MDF 20 mm profilo di acciaio fi 100/50/3 mm vuoto profilo di acciaio IPE 240 profilo in legno di pino 50/100 mm isolamento termico in lana minerale 100 mm cartongesso tinteggiato 15 mm 2 Profilo di acciaio fi 100/50/3 3 Isolamento termico ed acustico in lana minerale 50 mm profilo di acciaio IPE 240 4 Vetrata fissa float 4 mm + intercapedine 6 mm + float 4 mm in telaio di alluminio anodizzato scuro ¡ 42/30 mm 5 Telaio di alluminio anodizzato scuro ¡ 42/30 mm 6 Lamiera ondulata alluminio-zinco 0,5 mm freno al vapore pannello MDF 20 mm isolamento termico in lana minerale 100 mm cartongesso tinteggiato 15 mm 7 Armadio a muro in pannelli di MDF 15 mm tinteggiato bianco su struttura non a vista di MDF 8 Massetto rivestito di resina epossidica 25 mm c.a. 80 mm su lamiera grecata di acciaio 0,8 mm profilo IPE 240 profilo in legno di pino 50/70 mm isolamento termico di lana minerale 50 mm cartongesso tinteggiato 15 mm 9 Ante di apertura float 5 mm + intercapedine 5 mm + float 5 mm in telaio di alluminio anodizzato scuro ¡ 25/25 mm 10 Top cucina in acciaio inox 0,5 mm 11 Massetto con rivestimento in resina epossidica 25 mm piastra pavimento in c.a. 100 mm materassino impermeabilizzante 5 mm letto di ghiaia 100 mm Pagina 639 Casa unifamiliare , Madrid Sezioni ∙ Piante Scala 1:200 Assonometria senza scala 1 2 3 4 5 6 7 Cucina/pranzo Soggiorno Deposito Camera Vuoto Bagno Studio Assonometria struttura in acciaio Sezione verticale Sezione orizzontale Scala 1:20 L’arancio fanale di una cupola in plexiglas e l’enfasi organicista della pianta sembrano citazioni di un’architettura anni ’70. Il progettista non modella il terreno intorno al proprio concetto di progetto ideale ma sviluppa la forma architettonica in sintonia con le strutture esistenti e l’andamento del suolo, spro- fondando il corpo di fabbrica di 90 cm nel terreno. La scelta ha da un lato evitato l’impiego di escavatori di grande dimensione, cosa che sarebbe stata antieconomica e avrebbe rischiato di deteriorare l’ambiente. Dall’altro, la soluzione ha consentito di creare un elemento di connessione fra zona giorno e notte con l’area all’aperto. La terra e gli alberi contrastano il surriscaldamento estivo, la superficie di copertura rivestita di gomma rossa o nera diventa un’ampia terrazza. Il rivestimento in legno del parapetto di calcestruzzo è riutilizzato per rivestire l’imbotte delle finestre: ne deriva una continuità visiva della parte superiore ed inferiore del muro. Diversi particolari costruttivi dimostrano la tendenza a scelte dettate dalla spontaneità, soluzioni non complicate ed “imperfette”. Dove la qualità formale e tecnica lo consente, vengono integrati diversi materiali da costruzione acquistati nei centri di edili, montandoli come sono. Gli architetti rispondono infine anche alla richiesta di disporre una protezione solare aggiuntiva, ma invece di progettare soluzioni complesse fanno piantare altri alberi. Sezioni ∙ Pianta Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Ingresso Disimpegno Soggiorno e pranzo Cucina Corte centrale Corridoio Camera Bagno Cabina armadio Sezioni scala 1:10 1 Lucernario a cupola di PMMA 10, mm fisso 2 Guarnizione perimetrale 1,5 mm 3 Anello in lamiera di acciaio zincato 8 mm 4 Chiusura ad arco lucernario a cupola acciaio 5 mm 5 Lucernario a cupola di PMMA 10 mm a ribalta verso il basso 6 Strato di rivestimento EPDM 10 mm copertura praticabile caucciù riciclato 50 mm lastra copertura 30 mm strato di separazione guaina impermeabilizzante in PVC pannello in fibra di cemento 50 mm isolamento in poliuretano 50 mm tinteggiatura 7 Lamiera di acciaio 3 mm isolamento in polistirolo 20 mm lamiera di acciaio 3 mm 8 Tavolato di legno 22 mm 9 Lamiera di acciaio 4 mm 10 Telaio in tubolari di acciaio | 40 mm 11 Lamiera di acciaio 12 Vetrata fissa 6 mm sigillata esternamente c con silicone 13 Lamiera di acciaio 14 Impermeabilizzazione telo filtrante 2 mm ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano c.a. 250 mm isolamento in PS 50 mm 15 Linoleum 3 mm massetto 80 mm 16 Piastra pavimento in c.a. Sezioni scala 1:10 Sezione orizzontale • Sezione verticale scala 1:10 1 Strato di rivestimento EPDM 10 mm copertura praticabile caucciù riciclato 50 mm lastra copertura 30 mm strato di separazione guaina impermeabilizzante di PVC pannello in fibra di cemento 50 mm isolamento di poliuretano 50 mm tinteggiatura 2 Lamiera di acciaio 4 mm isolamento di polistirolo 50 mm tavolato di legno 22 mm 3 Angolare di acciaio 90/90/9 mm con gocciolatoio 4 Barra di acciaio | 10/10/3 mm 5 Impermeabilizzazione in neoprene 6 Telaio/anta porta profilo di acciaio L 50/30/5 mm 7 PMMA 15 mm 8 Guida per avvolgibile nel telaio della porta 9 Solaio di legno 30 mm 10 Calcestruzzo in pendenza 11 Linoleum 3 mm massetto 80 mm pannello pavimento di c.a. Pagina 644 Cappella a Palmela, Portogallo Traduzioni in italiano altare in larice cinto su tre lati da panche ­realizzate nella medesima essenza. Negli ­anni, la gabbia che cinge la cappella sarà completamente coperta da rampicanti e lo spazio di preghiera si dissolverà visivamente nel parco. Pianta ∙ Sezioni scala 1:100 1 2 3 4 Sagrato Panca di legno perimetrale Altare Ex-pilone dell’alta tensione Sezioni scala 1:20 1 Vetrata isolante 4 + intercapedine 8+4 mm 2 Canale di raccolta acqua di condensa 3 Guaina bituminosa impermeabilizzante solaio esistente c.a. 125 mm intonaco esistente 15 mm controsoffitto sospeso: lana minerale 30 mm cartongesso tinteggiato bianco 15 mm 4 Pittura bituminosa 5 Intonaco esterno esistente 15 mm muratura esistente 200 mm intonaco interno esistente 15 mm lana minerale 30 mm cartongesso tinteggiato bianco 15 mm 6 Porta d’ingresso vetrata isolante in telaio in acciaio | 40/40/2 mm irrigidito con piatti di acciaio 7 Profilo in acciaio piegato ∑ 60/60/6 mm 8 Panca in larice 30 mm struttura nascosta in profili in acciaio ∑ 60/60/6 9 Tavolato in larice 30 mm trave in legno di pino 75/100 mm massetto 50 mm piastra pavimento c.a. esistente 250 mm 10 Gabbia in funi di acciaio inox Ø 2 mm Tecnologia Serenità e silenzio dominano lo spazio della cabina di trasformazione collocata su un ­terreno ad uso agricolo a Palmela a sud est di Lisbona. In seguito al cambio di destinazione d’uso dell’area in centro religioso, il volume tecnico è stato convertito in sala di preghiera. L’involucro in rete composto di profili in acciaio ad L e tiranti in acciaio inox che cingono il cubo su tre lati è l’unica addizione al volume preesistente. La rete percorre un perimetro ad U che crea il sagrato. L’aula liturgica è illuminata attraverso un nuovo lucernario ritagliato nell’involucro. Un’altra apertura presente nella cabina di trasformazione a 20 cm dal pavimento, accanto all’ingresso, impedisce ai fedeli una prospettiva diretta incrementando il carattere introverso dello spazio. L’interno, rivestito in cartongesso tinteggiato bianco, contrasta con la facciata esterna intonacata scura. Allestimenti minimali per lo spazio liturgico: un Pagina 652 Costruire con il bambù Christoph Tönges Attualmente il bambù, uno dei più antichi materiali da costruzione, sta vivendo in Occidente un periodo di fioritura. La predilezione per il bambù deriva dal fatto che non si tratta di un materiale di origine europea e che non ha trovato nessuna applicazione a livello tradizionale. I designer ne prediligono l’aspetto naturale e primigenio, gli ingegneri ne stimano i requisiti meccanici. Mentre in Asia il bambù è un materiale edile e rappresenta una materia di importanza ben superiore al legno, in Europa i requisiti del bambù e le soluzioni applicative sono pressoché sconosciute. Introduzione 13 Il bambù cresce in tutto il globo nella zona tra il Tropico del nord e il Tropico del sud; è una pianta endemica in tutti i continenti tranne che in Europa dove si è estinta durante l’ultima glaciazione, 11.500 anni fa. Il bambù ha raggiunto ampia diffusione in Asia e in Sudamerica, appartiene alla famiglia delle Graminacee o Poaceae che comprende ad esempio anche il riso, il mais, il grano e la canna da zucchero. Il bambù costituisce però una famiglia a sé, quella delle Bambusoideae. Crescita Il bambù possiede una radice ramificata composta di segmenti o fusti sotterranei detti “rizomi”. Ogni anno i bambù sviluppano novelli rizomi alimentati dal sistema di radici e dagli steli cresciuti. Dopo due o tre anni, i gambi lignificano e dopo otto o dieci anni muoiono. La lignificazione del bambù è fondamentale per il suo uso come materiale da costruzione. L’ordito di radici costituisce un’importante protezione all’erosione del terreno e favorisce l’accumulo di umidità. Il bambù ha un’elevata velocità di crescita al punto di essere considerato una delle piante a crescita più rapida. A seconda del tipo raggiunge l’altezza ­massima in un periodo che va da una settimana a qualche mese. Il diametro dei fusti va da pochi millimetri a 30 cm. In media la lunghezza dei fusti va da 8 a 15 metri, da 5 a 12 cm di diametro, mentre lo spessore della parete dei fusti raggiunge al massimo 10 mm. La crescita in lunghezza dei fusti va da 10 a 40 cm al giorno. A Kyoto nel 1956 è stato raggiunto il record di 121 cm. Sebbene lignifichi, il bambù non può essere considerato legno nel vero senso della parola, dal momento che non è presente una crescita di spessore. Tuttavia può essere assimilato alla categoria del “legno” per i requisiti tecnici e la struttura delle celle lignificate molto simili al tessuto ligneo. Il taglio Scegliere il momento più opportuno per il taglio è decisivo per la qualità del materiale che si desidera ottenere, dato che solo i fusti lignificati da circa tre anni raggiungono la rigidezza necessaria all’uopo. L’età del fusto non si riconosce facilmente; è necessaria molta esperienza o il ricorso al contrassegno regolare di ogni fusto. Se i fusti vengono tagliati troppo in anticipo, non solo si ricava materiale di bassa qualità, ma si compromette anche lo sviluppo della pianta per il fatto che i fusti tagliati trattengono ancora le riserve di energia necessarie per la rigenerazione della pianta. Il momento più adatto per il taglio è dopo il getto di nuovi rizomi, quando l’energia accumulata è già stata utilizzata. 14 Traduzioni in italiano Costruzione L’asta di bambù è pronta per l’uso praticamente dopo il taglio e per questo costituisce un esempio di uso efficiente del materiale: a parità di superficie di sezione, un tubo vuoto possiede un momento doppio in confronto ad un’asta piena. Il momento insieme alla rigidezza del materiale sono valori che definiscono la resistenza di un materiale edile sottoposto a sollecitazioni di compressione e di flessione. Per lo più vuoto, il bambù si compone di ­nodi, internodi e setti. Nella parte bassa, da un lato le pareti sono più spesse, dall’altro i setti di irrigidimento hanno una disposizione più ravvicinata (imm.2). Gli internodi del bambù sono composti di fibre con disposizione assiale che in corrispondenza dei nodi si incrociano in tutte le direzioni. Le fibre esterne sono rivestite da una superficie o pelle estremamente spessa e resistente. Di solito la pelle esterna è molto lucida e appare come rivestita da una lacca a protezione da danneggiamenti chimici e meccanici o da parte di insetti. La superficie del fusto inizialmente è verde, successivamente tende al giallo, poi parzialmente da marrone a nero, colorato in spessore o caratterizzato da una puntinatura irregolare; può essere opaca o lucida. Requisiti del materiale I valori che definiscono i requisiti del bambù si differenziano dal tipo e dalla lunghezza del materiale. Una differenza importante è data dalle fibre a disposizione parallelo-assiale. Come nel caso di fessurazioni trasversali nel legname massello, un processo di essiccazione troppo rapido o un microclima caldoumido possono essere causa di fenomeni fessurativi. I requisiti tecnico-meccanici spesso sono descritti come estremamente vantaggiosi e il materiale viene paragonato all’acciaio da costruzione. L’elevata elasticità del bambù lo rende un materiale con buon comportamento antisismico. Il bambù è combustibile ma non infiammabile. Tipi di bambù in commercio I fusti di bambù vengono importati da diversi paesi di origine in differenti dimensioni e colori, tagliati, trattati ed essiccati. Il processo di essiccazione è importante per garantire un trasporto senza rischio di deterioramento dal momento che la materia prima rimane per sei settimane chiusa in un container non aerato. La specie più commercializzata è quella del Phyllostachys con diametro da 10 a 180 mm e lunghezza fino a sei metri. I bambù cinesi vengono classificati con il termine “Moso” sebbene la definizione raccolga diverse specie vegetali. Il diametro e lo spessore delle pareti dei fusti diminuisce verso l’alto Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 6 ∂ conferendo una forma conica che varia in relazione alla specie. Il bambù latinoamericano Guadua ha un fusto leggermente rastremato di diametro 100-150 mm, una superficie della sezione relativamente grande e cresce diritto, motivo per cui risulta molto adatto alla costruzione di strutture portanti. La sua superficie è liscia e opaca. Tra le specie di bambù in commercio rare e di un certo valore si annoverano il bambù nero Nigra, il Boryana e il Dondrecalamus i cui fusti crescono fino a 30-35 metri di altezza e il Wulung nero. Durata e trattamento La durata dei fusti di bambù dipende da diversi fattori; il bambù non contiene alcun agente naturale di protezione come il larice o il rovere. Aspetti importanti sono la selezione di un materiale di qualità, un trattamento adeguato e un tipo di struttura che ne salvaguardi la durata nel tempo. Le superfici spesse e dure garantiscono una buona durata a breve e medio termine. Il degrado del materiale provocato da un’infestazione micotica, rende più debole il materiale. Molte specie di bambù, come ad esempio Bambusa vulgaris, che è la più diffusa, sono particolarmente vigorose. Dopo il taglio, per il quale, come già detto, è importante definire il momento più adatto, non bisogna asportate le foglie e i ramoscelli per consentire la prosecuzione della fotosintesi. Un ulteriore vantaggio del così detto “clump-curing-method” è un migliorato processo di essiccatura e di conseguenza la limitata predisposizione ai fenomeni fessurativi del materiale. Dopo aver spostato il materiale dalla foresta in laboratorio esistono diversi metodi di trattamento che variano anche da regione a regione: bagnando, immergendo nel vapore o cuocendo si estraggono le sostanze nutritive. Il materiale può essere anche affumicato e trattato ai sali di boro o con altri agenti chimici. Il contatto continuo con acqua deve essere in ogni modo evitato; anche se pitture idrorepellenti sono efficaci e contribuiscono a garantirne l’aspetto. Meglio ancora sarebbe prevedere l’assorbimento di umidità tramite idonee strutture di protezione. I fusti, se esposti a lungo a temperature elevate possono perdere le caratteristiche meccaniche che li caratterizzano. Lavorazione e strumenti Il bambù può essere lavorato in maniera del tutto simile al legno da costruzione: si può segare, carteggiare, piallare e così via. La durata degli attrezzi usati per la lavorazione, di norma, è limitato come nel caso della lavorazione tradizionale del legno; di conseguenza, potrebbe essere logico utilizzare i medesimi attrezzi usati per la lavorazione del metallo. Applicazioni Accanto alle applicazioni in campo edile, il bambù viene utilizzato per la produzione di alimentari, legna vegetale e tessili. A livello commerciale spesso si espone come valida argomentazione della scelta del bambù il fatto che nessun fusto muore ma che si tratta di una materia prima a rapida crescita. I fusti di bambù sono sempre più richiesti per l’applicazione piana, come per il rivestimento di facciate, pareti divisorie o ripari. Un esempio applicativo di grande effetto è la casa realizzata da Kengo Kuma in Cina a Badaling (vd. DETAIL 5/2003). L’aspetto naturale e al contempo la sua vivace complessità lo rendono idoneo anche ad applicazioni decorative. Tecniche di connessione e giunzione La giunzione dei fusti di bambù presenta alcune peculiarità. La connessione è resa difficoltosa anche dal fatto che il bambù possiede diverse sezioni interne ed esterne quasi mai circolari. Di solito la connessione avviene tramite elementi a baionetta o fasce e funi. In Asia orientale, i costruttori di ponteggi creano le connessioni –come tradizionalmente- fissando i fusti con fascette. In Colombia da 20 anni si costruiscono architetture contemporanee con il bambù. I fusti vengono assemblati tramite aste filettate cercando di irrigidire parzialmente l’intercapedine vuota del tubolare di bambù con malta e avvitando poi dall’esterno. Con il bambù si creano strutture reticolari tridimensionali di grande peculiarità. In occasione del Seminario “Costruire con il bambù” svoltosi tra il 2000 e il 2004 presso la Cattedra di Design di strutture della ­Facoltà di Architettura della RWTH di Aquisgrana lo staff si è applicato allo studio delle strutture in bambù. L’idea di partenza era di utilizzare i tubolari per sottili strutture composte di aste reticolari. Per geometria e requisiti del materiale, il bambù risulta essere particolarmente adatto a strutture reticolari leggere. Manca una tecnica di giunzione che consenta di sfruttare i vantaggi del bambù. Da studente, l’autore ha svolto un’esperienza di formazione in Colombia presso Jörg Stamm ∂ 2008 ¥ 6 Inserto ampliato in italiano specializzato in tecnologia costruttiva del bambù, studiando una connessione fra aste ad elevate prestazioni in collaborazione per la realizzazione pratica con il team dell’ing. Evelin Rottke della RWTH di Aquisgrana. Il gruppo di lavoro, in collaborazione con l’ing. Hans-Willi Heyden ha trattato il tema sotto l’aspetto formale e strutturale, realizzando prototipi e strutture sperimentali oltre a condurre laboratori. L’obbiettivo era prendere in esame le peculiarità materiche e geometriche del bambù, sfruttare la capacità portante intrinseca dei fusti di bambù a crescita spontanea e realizzare un prodotto che fosse gradevole anche sotto l’aspetto formale. Strutture Nonostante i materiali moderni come il calcestruzzo o l’acciaio e il cemento, il bambù ha mantenuto nei paesi di origine l’immagine di materiale povero. Da qualche tempo, diversi progetti stanno cercando di dimostrare che il bambù è un materiale adeguato a costruzioni ben diverse dagli insediamenti di baracche o di edilizia popolare. Architetti di fama come Renzo Piano o Shigeru Ban hanno usato il bambù nel loro lavoro sperimentando. L’architetto colombiano Simón Vélez che ha costruito per alcuni clienti strutture in bambù, ha realizzato lo ZERI-Pavillon all’Expo 2000. La struttura ha richiamato una particolare attenzione anche se al temine della manifestazione è stata smantellata per la realizzazione di un parcheggio. Gunther Pauli aveva incaricato Simón Vélez in occasione dell’Expo per la costruzione di un edificio in bambù per il progetto Zero Emission Research Initiative (ZERI). E’ stato costruito un prototipo di padiglione a Manizales (Colombia) sul quale, sotto la guida dell’allora direttore dell’Istituto di sperimentazione strutturale dell’Università di Brema, Prof. Klaus Steffens, sono stati condotti diversi test di sollecitazione. In parallelo alle indagini statiche sperimentali, presso l’Istituto Otto-Graf di Stoccarda il Dr. Simon Aicher conduce indagini sul Bambù Guadua angustifolia come materiale da costruzione e sulle tecniche di giunzione usate durante la prove strutturali. Già nel 1996 Il carpentiere Jörg Stamm costruisce il primo ponte moderno in bambù ma non trovando nessun ingegnere strutturale disposto a calcolare la struttura, non ottiene il permesso di costruire dagli organi di competenza locali fino all’intervento del Prof. Wilfried Führer che in collaborazione con il suo team presso la Cattedra di Design strutturale della RWTH di Aquisgrana ha provveduto alle necessarie verifiche statiche. Nel frattempo il nome di Stamm è sempre più conosciuto nella costruzione di ponti in bambù. Da poco ha realizzato due strutture a Bali dove dimostra le straordinarie possibi- Traduzioni in italiano lità applicative del materiale: un ponte e un padiglione realizzati su incarico di un produttore di gioielli. La struttura portante del padiglione a tenda è composta di tre slanciati cilindri di forma iperbolica che portano traverse tiranti (imm. 13–15). Nel 2003 in nord Italia viene costruita la prima struttura permanente europea in bambù: il padiglione che accoglie funzioni pubbliche per la comunità di Vergiate (19, 20). Valeria Chioetto e l’architetto Neri Braulin sono promotori di questo progetto ispirato al lavoro di Simón Vélez realizzato durante un workshop internazionale utilizzando una ­tecnica di connessione simile a quella dello ZERI-Pavillon. Nel 2004 in Lussemburgo è stata realizzata probabilmente la più grande cupola in bambù progettata dall’autore per la tesi di laurea (imm.25). Il così detto ­BambooDome è stato costruito tramite lo sviluppo di un elemento di connessione ad elevate prestazioni e sicuramente con il ­supporto di numerosi studenti che sono intervenuti per l’elevazione della cupola alta 11 metri, di 13 metri di diametro utilizzando aste lunghe sino ad 8 metri. Utilizzando la medesima tecnica di giunzione, nel 2005 lo studio di progettazione Shaktihaus ha eretto a Darmstadt la prima struttura tedesca permanente in bambù, ­introducendo tra l’altro anche altre soluzioni e materiali di bioarchitettura. L’edificio che accoglie gli uffici di una casa automobilistica è caratterizzato da 33 montanti di bambù. Nel 2005 gli architetti Anna Heringer e Eike Roswag hanno realizzato un edificio scolastico in Bangladesh (vd.DETAIL 4/2007). Normativa Tre sono fino ad ora le norme in vigore per le costruzioni in bambù: ∂ - Inserto in italiano Zeitschrift für Architektur Rivista di Architettura 48° Serie 2008 · 6 Costruire semplice L’Impressum completo contenete i recapiti per la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a pag. 727 Redazione Inserto in italiano: Frank Kaltenbach George Frazzica ­Rossella Mombelli Monica Rossi e-mail: [email protected] telefono: 0049/(0)89/381620-0 Traduzioni: Rossella Mombelli Partner italiano e commerciale: Reed Businness Information V.le G. Richard 1/a 20143 Milano, Italia [email protected] [email protected] Fonti delle illustrazioni: pag. 2–3: Stefano Topuntoli, Milano pag. 4 alto: Archivio di Eduardo Vittoria, Roma pag. 7: Sönke Hoof, Stoccarda pag. 9 sinistra: Céline Laurière, Toulouse pag. 10 sinistra: °Ake E:on Lindmann, Stockholm pag. 11: Ben Lepley, Mumbai pag. 12 sinistra: Christobal Palma, Londra/ Santiago pag.12 destra: Roland Halbe, Stoccarda pag.13: DMF, Lisbona ISO 22156 Bambù (dimensioni e struttura), ISO 22157-1 Bambù-stima dei requisiti fisici e meccanici-parte 1 e parte 2. Manca però l’analisi di alcuni aspetti: ad esempio prove scientifiche sulle caratteristiche di ogni specie di bambù circa la stabilità e il comportamento al fuoco. Le realizzazioni portate a termine negli ultimi 10 anni mostrano l’enorme potenziale del materiale. Per rendere il bambù accessibile ad un target più vasto è necessario un ulteriore sforzo sia per l’aspetto formativo che per lo sviluppo del prodotto. L’autore Christoph Tönges, durante gli studi presso la RWTH di Aquisgrana si è concentrato sul tema bambù come materiale da costruzione ed è fondatore della ditta CONBAM Advanced Bamboo Application (www.conbam.de) Ha realizzato diversi progetti in collaborazione con il Goethe Institut. Piano editoriale anno 2008: ∂ 2008 1/2 Costruire con il Cemento ∂ 2008 3 Detail Conzept: Asili ∂ 2008 4 Luce e interni ∂ 2008 5 Materiali plastici ∂ 2008 6 Costruire semplice ∂ 2008 7/8 Grandi strutture portanti ∂ 2008 9 Detail Conzept: abitare ∂ 2008 10 Facciate ∂ 2008 11 Costruire con il Legno ∂ 2008 12 Tema particolare 15 • Luce – naturale e artificiale Materia luce • Intonaci – stucchi e pitture Le facciate intonacate e poi -pittura, tinta o rivestimento? •T rasparenze – vetri plastiche e metalli Materiali trasparenti, traslucidi, perforati Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani Il materiale traslucido offre al progettista un’ampia libertà creativa, impensabile con il vetro, che consente un rapporto sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni. Attraverso l’impiego di nuovi vetri speciali, lastre di materiale sintetico, membrane e metalli perforati è possibile ottenere una nuova interpretazione delle atmosfere create dagli antichi finestroni colorati delle chiese, dalle sottili lastre di alabastro e dai riquadri di carta intelaiata dei tempi passati. Frank Kaltenbach, 2003 108 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21× 29,7 cm Gli intonaci, le tinteggiature e i rivestimenti determinano l’aspetto delle superfici, creano effetti spaziali, giocano con la luce. Il loro impiego è determinante per la caratterizzazione formale dell’edificio e per la qualità dello strato protettivo. Il nuovo volume di DETAIL Praxis “Intonaci, colori, rivestimenti” presenta convincenti soluzioni, sia tradizionali che innovative. Gli autori descrivono e definiscono i fondamenti della materia, indicano gli aspetti problematici e offrono utili suggerimenti per la pratica dell’edilizia. Utilizzando i particolari di due costruzioni esemplari, gli esperti documentano in scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti più importanti di un edificio. Alexander Reichel, Anette Hochberg, Christine Köpke 2004. 112 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio, crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci sentiamo bene e siamo produttivi; la luce migliora la salute. Inoltre, un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare uffici. Il nuovo volume della collana DETAIL Praxis approfondisce i fondamenti della progettazione illuminotecnica sia nel campo della luce diurna che artificiale avvalendosi del contributo dei migliori specialisti in questo campo. Accanto alle semplici regole di buona progettazione che coinvolgono il disegno planimetrico, l’orientamento dell’edificio e l’articolazione della facciata, il manuale offre un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale, valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni progetti esemplari. Ulrike Brandi Licht, 2005 102 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm Buono d’ordine Fax +49 (0)89 398670 · [email protected] · www.detail.de/italiano · Tel. +49 (0)89 3816 20-0 ∂ Praxis ___ 3 Libri + CD ROM in un cofanetto (Intonaci, Luce, Trasparenze) € 139,10 + costo di spedizione e imballaggio per un cofanetto: � 9,63 Desidero ricevere le pubblicazioni al seguente indirizzo: Modalità di pagamento: ¥ Carta di credito/Kreditkarte Nome/ Vorname ¥ VISA ¥ Eurocard/ Mastercard ¥ Diners ¥ American Express Carta no/ Kartennr. Scadenza (mese/anno) Verfallsdatum (Monat/Jahr) Importo ™/ Betrag ™ Cognome/Name Professione/Beruf Via, piazza, no/ Straße, Hausnummer CAP, città, prov./ PLZ, Stadt Telefono, Fax / Telefon, Fax ¥ In contrassegno/Gegen Rechnung Telefono cellulare/Handy E-Mail L955 ¥ Si, desidero ricevere gratuitamente per e-mail la newsletter mensile di DETAIL Data, Firma del titolare/ Datum, Unterschrift Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Sonnenstr. 17, 80331 Monaco di Baviera, Germania, Tel. +49 89 38 16 20-0, Fax +49 89 39 86 70, E-Mail: [email protected] I prezzi sono riferiti al listino di novembre 2007 ∂ Praxis 3 libri + CD ROM in un cofanetto: