L’applicazione della tridimensionalità per l’analisi e la rappresentazione dei grafismi sovrapposti1 Francesco Dellavalle2 Scopo di questo articolo è quello di presentare una innovativa metodica strumentale che, tramite rilevazioni tridimensionali dei grafismi con accuratezze micrometriche, accerta in modo oggettivo la sequenza temporale di tratti sovrapposti. In particolare vengono descritti e rappresentati in immagini gli innegabili vantaggi di questo metodo rispetto alle attuali tecniche di osservazione bidimensionali (per esempio tramite microscopia ottica in 2D), che spesso risultano incerte e di interpretazione soggettiva. Premessa Oggigiorno sono disponibili svariati programmi tridimensionali per computer, presenti ovunque nella nostra vita quotidiana tramite tecniche di comunicazione visiva: le immagini virtuali in 3D le troviamo in televisione nelle pubblicità, nelle sigle dei programmi, sugli schermi cinematografici (con un realismo sempre più accentuato verso gli effetti speciali), nei giornali e nella stampa in generale dove l’immagine elaborata (ormai nella stragrande maggioranza dei casi a colori) ci appare con una qualità impensabile fino a pochi anni fa. Con la grafica 3D si possono generare interi mondi, situazioni improbabili in natura, animare oggetti in totale libertà con il solo limite della propria creatività. L’utilizzo del 3D nel mondo industriale vede in particolare il settore dell’automotive come quello più trainante, sia come impiego che come livello di sperimentazione di questa tecnologia, così come nella stragrande maggioranza delle varie discipline del mondo della Ricerca. La grafica computerizzata, una volta materia di studio per esperti e professionisti, sta diventando ora un argomento gradatamente più accessibile, grazie anche ai nuovi e sofisticati strumenti per la produzione sempre più facili ed intuitivi da apprendere , e ai quali molti si stanno interessando. Questo anche grazie a Internet, dove l'elaborazione dell'immagine e la creazione di modelli 3D non trova limiti nella fantasia e nell’estro degli autori che realizzano i video games, le presentazioni dei prodotti, delle pagine Web, ecc. Tuttavia c’e’ da chiedersi: ma quanto sono realistiche queste immagini? Chiunque guardi lo schermo di un computer percepisce di stare osservando un'immagine di una scena “non reale”. Questa differenza proviene dal fatto che nel nostro mondo tridimensionale gli occhi ci forniscono due immagini diverse tra loro. Questo perché nello spazio, i nostri occhi sono in due posizioni distinte, separate tra loro di circa 65mm. Al cervello giungono quindi due rappresentazioni grafiche, che vengono successivamente “processate” per creare un'unica immagine contenente una precisa percezione della profondità. Osservando un’oggetto fisico, la visione è stereoscopica in quanto ogni occhio ha la sua visione dell'oggetto, ma guardando una foto del medesimo, questa fornisce un'immagine priva di informazioni riguardo alla profondità: l’immagine risulta “piatta”, in quanto entrambi gli occhi si trovano ad osservare la medesima informazione. La tridimensionalità Prima di affrontare l’argomento (dell’impiego della tridimensionalità ai grafismi sovrapposti) , occorre soffermarci su tre aspetti fondamentali: il primo riguarda il principio della visione stereo, il secondo i principi di base del 3D e il terzo l’impiego degli “pseudocolori”. 1 Articolo redazionale pubblicato sulla rivista Stilus edita dalla ARIGRAF di Milano (www.arigrafmilano.it). 2 Francesco Dellavalle Tecnico elettronico di Torino. Vanta oltre due decenni di esperienza in tema di sistemi di misura dimensionali e superficiali 2D/3D non a contatto per il mondo della Ricerca e dell’Industria. Nel 1988 affronta le prime analisi morfologiche di grafismi mediante microscopia ottica e image processing. Sempre più appassionato dall’argomento, nel 2001 e’ ideatore della “metodica interferenziale” (tramite l’olografia conoscopica), tesa a oggettivare l’ordine di apposizione di grafismi intersecantisi tra loro. Ha svolto Seminari e Convegni presso l'Istituto di Metrologia Colonnetti di Torino, l'Università di Napoli, Roma e Wroclaw (Polonia), con la presenza dei maggiori esperti nel settore. Partecipa attivamente in qualità di relatore a Congressi Nazionali e Internazionali, oltre a Work Shop ad indirizzo criminalistico, grafotecnico e grafologico. L’ultima realizzazione del tecnico torinese riguarda un videocomparatore ed uno spettrofotometro, entrambi portatili, per l’analisi e la comparazione degli inchiostri nelle operazioni peritali. (www.forinst.it) 1 Il principio della visione stereo Perchè l'uomo è in grado di osservare gli oggetti con una visione tridimensionale? Essenzialmente per il fatto, come già accennato, che gli occhi sono posti ad una certa distanza uno dall'altro, ne consegue che ognuno fornisce al cervello un'immagine bidimensionale presa da un punto di vista leggermente diverso rispetto all'altro. Un semplice test consiste nel provare ad osservare un oggetto molto vicino a noi, prima con un occhio e poi con l'altro: si noterà macroscopicamente la diversità tra le immagini fornite da ciascun occhio. Pur trattandosi del medesimo oggetto, questo verrà osservato da due differenti “visuali” (angolazione prospettica leggermente diversa) che sono alla base della cosiddetta “visione stereoscopica”. Come riprodurre la realtà? Per ottenere una visione “stereo” occorre quindi avere due immagini dello stesso soggetto riprese da “due punti di vista” diversi e fare in modo che ciascun occhio possa vedere soltanto l'immagine che gli compete. Successivamente il nostro cervello, analizzando le differenze riscontrate tra le due immagini (per via del parallasse) ci consentirà di percepire anche la profondità di ciò che stiamo osservando. Principi di base del 3D Un oggetto tridimensionale è, come dice la parola, definito su tre assi cartesiani X, Y e Z, ossia altezza, larghezza e profondità. La differenza tra 2D e 3D è molto semplice, un'immagine 2D è la fotografia di un oggetto, l'immagine 3D è l'oggetto stesso. Allo stato dell’arte per inserire un'immagine 2D in un computer è sufficiente utilizzare uno scanner, oppure una fotocamera digitale. Al contrario, per inserire un'immagine 3D in un computer occorre ricostruire l'oggetto in tutte le sue caratteristiche, occorre in altre parole fare un "tutto tondo" dell'oggetto all'interno di un computer. Per realizzare un'operazione all'apparenza così complicata esistono moltissimi software di modellazione 3D (3D Studio Max, Maya, Lightwave3D, ecc ...). Possiamo inoltre con semplicità chiarire alcuni concetti che sono alla base di un'immagine o formato o modello o file 3D. Formato del file Un file bidimensionale possiede un formato (estensione) che ne caratterizza le proprietà (GIF, JPG, TIFF, BMP, PSD, ecc.) Un file tridimensionale ha estensione: OBJ, 3DS, MAX, MTX, MTS, IGS, ecc. Dimensione del File Un file 3D ha un "peso" espresso, come per un'immagine bidimensionale, in KByte, in MByte o in GigaByte. Rappresentazione discreta 2D Un’immagine bidimensionale e un modello poligonale sono rappresentazioni discrete di una scena reale. Per esempio, la discretizzazione di una immagine 2D dipende dal numero dei pixel utilizzati (risoluzione dell’immagine strettamente correlata alla definizione del sensore impiegato). I pixel in una immagine sono spazialmente equodistribuiti E’ possibile leggere l’informazione all’interno dell’immagine in modo sequenziale, semplicemente indicando le coordinate (X,Y) dei pixel. Numero poligoni 2 L'unità minima che compone un oggetto 3D è detta poligono (così come per un'immagine 2D si parla di Pixel); un poligono è un triangolo definito da tre vertici, tre lati, e una sola faccia, per disegnare un parallelepipedo (che ha sei facce) occorrono quindi 2 triangoli per faccia (formiamo una faccia quadrata) per 6 facce, quindi 12 poligoni. Un poligono può essere di dimensioni variabili, piccolissimo o grandissimo senza per questo influenzare le dimensioni del file. Rappresentazione discreta 3D Un modello poligonale o una “range image” è una rappresentazione discreta di una scena reale. La discretizzazione dipende dal numero di punti (o poligoni) utilizzati. I poligoni in un modello 3D non sono spazialmente equodistribuitiI Non è possibile leggere l’informazione all’interno del modello 3D in modo sequenziale. L’esempio si riferiscealla scansione 3D di un Puffo in materiale plastico. La magnificazione nella zona delimitata dall’area circolare (tratteggiata in blu), evidenzia il tessuto superficiale ricostruito in funzione della densità dei punti acquisiti (che non sono spazialmente equodistribuiti) Textures applicate Una texture è un'immagine 2D tradizionale denominata all'occasione Bitmap, la Bitmap è applicata sulla faccia di un poligono per "colorarlo". Il parallelepipedo, che abbiamo visto prima essere formato da 12 poligoni, può essere vestito con immagini. Per esempio: per realizzare un pacchetto di sigarette, dobbiamo fotografare ogni faccia del pacchetto "reale" e applicarla su ogni faccia del parallelepipedo, avremo così ottenuto un pacchetto di sigarette 3D virtuale. Nel caso di un grafismo, è sufficiente applicare la tridimensionalità su “una sola faccia” rappresentata, come facilmente deducibile, dal lato del documento dove è stato vergato e impresso lo scritto. Il mercato, sempre più in rapida evoluzione, ci presenta quotidianamente nuove applicazioni del 3D per il mondo virtuale Basti pensare ad un museo on-line: ieri venivano realizzate pagine web contenenti fotografie del museo e delle opere d'arte, oggi (per esempio con il software Adobe Atmosphere) è possibile creare la presentazione di un museo in 3D, inserire le opere d'arte all'interno dello spazio virtuale e condurre il visitatore attraverso le stanze come se fosse realmente presente nel museo stesso. Rispetto all’esempio sopra citato, nel caso delle ricostruzioni tridimensionali dei solchi generati da uno strumento scrittore, non si parlerà di 3D virtuale. Al contrario la “ricostruzione 3D dei medesimi dovrà essere curata nei minimi particolari per poter rispecchiare (il più fedelmente possibile) la “realtà” del tessuto cartaceo che è stato oggetto della ricostruzione 3D, come vedremo più in dettaglio nelle pagine seguenti. 3 La differenza tra una rappresentazione (bidimensionale) fotografica rispetto a una rappresentazione (tridimensionale) in assonometria Prima di presentare i risultati in 3D dei grafismi su tessuto cartaceo, sfruttiamo ancora un esempio di cartografia , in cui è stata applicata la rappresentazione tridimensionale di una Regione della nostra Penisola. Nell’immagine sotto riportata possiamo osservare una classica cartina (bidimensionale) che riguarda l'intero territorio del Parco d'Abruzzo, suddiviso in 12 quadranti. Mediante un opportuno modulo software (sviluppato per questa specifica applicazione), è sufficiente spostare il mouse su uno dei rettangoli sotto riportati e cliccando sull'area prescelta si passa alla schermata di visualizzazione in 3D del relativo quadrante. La prima videata che appare permette di presentare il disegno della cartina 3D attraverso una tecnica di ombreggiatura che visualizza le caratteristiche morfologiche del territorio rappresentato. E’ un modo di rappresentazione abbastanza veloce, che serve a dare una prima impressione sull’andamento altimetrico del territorio. In questa seconda videata possiamo osservare il disegno della cartina 3D attraverso una tecnica di ombreggiatura chiamata "Gourand Shading". Tale modalità permette un'ombreggiatura molto più realistica ed uniforme rispetto al semplice flat shading di cui alla precedente videata. 4 Per ultimo il software consente di “riportare” il disegno della cartina 2D sovrapponendo il medesimo alla forma tridimensionale. Il disegno bidimensionale si deforma fino a coprire per intero il reticolo 3D, inoltre effettua l'ombreggiatura dei pendii che rende la modellazione molto più realistica. La cartina 3D ottenuta con questa modalità di rappresentazione può essere stampata su carta oppure su file in formato BMP, ecc. Nell’esempio 3D sopra riportato, gli “errori percettivi legati alla prospettiva dell’immagine sono relativamente contenuti. Al contrario, se la scena contempla un campo oggetto di dimensioni discrete, la tridimensionalità data dall’immagine bidimensionale può portare a alterazioni percettive. 5 Tali alterazioni sono dovute essenzialmente al fatto che la rappresentazione prospettica dell’immagine bidimensionale non è in grado di conservare i rapporti di aspetto e le effettive distanze tra gli oggetti, i parallelismi, così come le reali dimensioni di ogni singolo oggetto presente nella scena. I due esempi sotto riportati, meglio descrivono i concetti di cui sopra: I barilotti di sinistra formano sulla retina immagini differenti, tuttavia sono percepiti di eguale grandezza in quanto “racchiusi” nello stesso numero di elementi microstrutturali dell’ambiente che li circonda I barilotti di Dx formano sulla retina immagini analoghe, tuttavia sono percepiti di diversa grandezza in quanto “racchiusi” in un differente numero di elementi microstrutturali dell’ambiente che li circonda La prospettiva in questo caso trae in inganno l’osservatore: i due barilotti rossi inseriti nell’immagine sono esattamente della medesima dimensione. Eppure quello che in prospettiva appare più distante, sembra che sia decisamente più grande … 6 Pseudo colori Nelle illustrazioni che seguiranno vedremo spesso utilizzati gli “pseudocolori”, vediamo brevemente di cosa si tratta. L'idea di applicare l'informatica all'analisi di una immagine è nata in seguito allo sviluppo della tecnologia elettronica, che ha reso possibile la conversione delle immagini in modo numerico, cioè sotto forma di matrici di numeri. Partendo dalle immagini numeriche si possono applicare algoritmi di elaborazione con lo scopo di evidenziare l'eventuale presenza di contenuti informatici non evidenti all'osservazione diretta o non immediatamente deducibile dall'analisi del supporto originale. Le elaborazioni informatiche si prefiggono lo scopo di rendere maggiormente fruibile all'occhio umano il contenuto informativo intrinseco delle immagini; esse si basano sull'applicazione di tecniche di miglioramento di qualità basate sull'applicazione sia di procedimenti di riscalamento dei livelli di grigio. Poiché l'organo della vista riesce normalmente a catturare circa sedici livelli di grigio, ne segue che, al fine di migliorare la leggibilità di un'immagine, è opportuno ridefinire la distribuzione di livelli di grigio , aumentando il contrasto. Elaborando immagini monocromatiche, può verificarsi la necessità di trasformare i livelli di grigio in colore, allo scopo di rendere immediatamente valutabili dall'occhio umano particolari informazioni presenti nell'immagine. La tecnica applicata, detta dello pseudo-colore, si basa sul fatto che l'occhio possiede una più spiccata capacità di distinguere i colori, piuttosto che i livelli di grigio. Innumerevoli sono le applicazioni, dalla termografia (la fiamma di un cannello da saldatore), alla climatologia (la distribuzione della temperatura nell'atmosfera) alla geografia, con la classica e ben nota rappresentazione altimetrica delle cartine fisiche della terra come da esempio sottoriportato . Oltre ai colori, mediante opportune tecniche è possibile rappresentare una superficie anche in tridimensionale. Come già descritto, la tridimensionalità è la prerogativa di un corpo di estendersi nelle tre direzioni, comunemente indicate in un o spazio cartesiano con X, Y e Z, dove Z rappresenta l’altezza, (se positiva) o la profondità (se negativa) rispetto al piano X-Y. Una rappresentazione geografica terrestre, con il blu scuro delle profondità degli oceani, il verde delle pianure ed il marrone delle montagne può essere assimilata alla tipologia della scala cromatica che verrà utilizzata in una rappresentazione di tipo altimetrico. Così come anche un foglio scritto può essere, con le dovute proporzioni, assimilato ad una cartina geografica. Un'immagine di questo tipo presenta un contenuto tridimensionale e da essa è possibile ricavare le informazioni spaziali delle strutture in essa rappresentate. Questo fatto si manifesta con sfumature di intensità luminosa che dipendono dalla distanza rispetto al sistema di acquisizione, in poche parole dalla profondità del solco nella carta. L'elaborazione numerica dell'immagine, applicata dove è presente una tridimensionalità nell'impronta, permette di ottenere immagini che evidenziano il rilievo tramite una scala cromatica e consentono di rilevare particolari, non visibili nell'immagine originale. 7 L’applicazione della tridimensionalità per l’analisi e la rappresentazione dei grafismi in 3D La tecnica utilizzata per effettuare le scansioni tridimensionali Rispetto all’esempio in ambito cartografico, l’approccio per la ricostruzione 3D dei grafismi vergati su un tessuto cartaceo è completamente differente, in quanto più che l’aspetto “pittorico” occorre soprattutto curare quello “metrologico”. In altre parole, significa innanzi tutto poter disporre di sofisticate tecniche di scansione non a contatto che non alterino in alcun modo i reperti oggetto delle misurazioni. Inoltre la definizione dei dettagli deve essere molto elevata, con accuratezze nell’intorno del micrometro3. Ne consegue che occorre poter disporre di una “nuvola di punti” molto fitta, in quanto maggiore è la densità dei punti, tanto più piccoli saranno i triangoli con cui verrà ricostruito il tessuto superficiale scannerizzato. La tecnica risultata ottimale per ottenere i risultati sopra descritti è quella della profilometria Laser, denominata “metodica interferenziale”4 mediante un sensore della Optimet basato sulla “olografia conoscopica”. L’applicazione principale della metodica interferenziale in ambito grafologico peritale e quindi nell’analisi dei documenti in verifica è quella dedicata al rilevamento dell'ordine di apposizione di grafismi sovrapposti tra loro. Non necessariamente questi grafismi devono essere manoscritti, ma possono anche interessare dattiloscritti, documenti stampati con diverse printer, sovrapposizione con timbri ed altro ancora (incroci tra tratti eterogenei). La metodologia si basa sul seguente principio fisico: la penna che scrive su di un foglio vergine, per effetto della pressione esercitata dalla mano dello scrittore deforma il foglio creando un solco. Il tratto successivo lascia anch'esso una depressione sul foglio, ed in prossimità dell'incidenza con il primo la penna deforma ulteriormente il documento. La deformazione in questo punto non solo accentua il solco già precedentemente apposto ma crea all'interno del medesimo delle "creste", per cui il primo solco appare "interrotto" dal passaggio del secondo. Per sfruttare tale principio fisico occorre analizzare le informazioni tridimensionali del foglio in prossimità di un incrocio tra i tratti. Rispetto a un incrocio tra due strumenti scrittori che provocano un solco nella carta (come nel caso di due comuni penne a biro) l’approccio per l’individuazione della sequenza temporale di apposizione tra manoscritto e dattiloscritto è differente. Per esempio, nel caso di un incrocio tra una stampa da Laser Printer e un solco manoscritto, il Toner non “incide” la carta ma genera esattamente l’effetto opposto: un dosso di spessore costante (indifferentemente dalle dimensioni del carattere alfanumerico stampato). Ne consegue che il Toner, qualora sia successivo al manoscritto non può certo creare delle “creste” o comunque alterare/deformare il manoscritto, ma semplicemente vi si adagia sopra. Al contrario, se è il manoscritto a essere stato vergato per secondo è possibile (nella maggioranza dei casi) apprezzare le alterazioni che quest’ultimo provoca al “dosso” del Toner. Le immagini che seguono, descrivono la costruzione della nuvola di punti generata dal sistema di scansione 3D partendo dalla terna di coordinate X, Y e Z nello spazio di ogni punto acquisito per un successivo passaggio a “mesh” (triangolazione) e la conversione da mesh a superfice (nurbs). In questo caso, l’elaborazione dei dati può avvenire mediante l’impiego di potenti moduli software dedicati al CAD/CAM, all’analisi delle superfici5 e alla Reverse Engineering: Digital Surf, TrueGage, Rainbow Geomagic, RapidForm, PolyWorks, CopyCAD, ArtCAM, Rhino, ecc. 3 un µm (micrometro) equivale alla millesima parte di un millimetro 4 Validazione da un punto di vista scientifico del metodo di mia ideazione a seguito della pubblicazione di una tesi dal titolo “Micro-profilometria 3D per l’individuazione della sequenza di sovrapposizione di tratti manoscritti” pubblicata nel Dicembre 2003 dall’Università di Roma Tre (Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica, relatore: Prof.G.Spagnolo Schirripa, candidato Flavio Marini, Anno accademico 2002-2003). Vedi anche: Pubblicazione dal titolo “La sovrapposizione dei tratti e il sistema Grafiscan 3D” (Francesco Dellavalle) sulla rivista Scrittura n.126 Aprile/Giugno 2003 e la successiva presentazione del metodo al workshop di Pesaro di Agosto 2003, coordinato dal Prof.Pacifico Cristofanelli. Vedi anche n.2/2004 di Scienze Umane & Grafologia a pagg.106 e 107 dal titolo Analisi dei Tratti Sovrapposti tramite Microprofilometria ed Elaborazione digitale delle Immagini. (Giuseppe Schirripa Spagnolo, Francesco Dellavalle, Pacifico Cristofanelli). 5 Tutte le rappresentazioni in assonometria presenti in questo documento sono state ottenute utilizzando il modulo software Mountain Map in versione dimostrativa prodotto dalla Digital Surf (www.digitalsurf.fr) 8 Esempio di applicazione della tridimensionalità tra due firme sovrapposte Il test riguarda due firme sovrapposte che sono state vergate con il medesimo strumento scrittore (penna a sfera) di colore rosso. Come è facile presupporre, il quesito era relativo a stabilire l’ordine temporale di apposizione tra i due grafismi, contrassegnati con A e B. Nota: volutamente è stato scelto un esempio in cui entrambi i grafismi presentavano un solco molto lieve (c.a. 1/100 di millimetro) come normalmente avviene nei casi “reali”. ome normalmente avviene Rappresentazione in assonometria (in toni di grigio) dell’area tridimensionale scannerizzata (circa il 50% delle due firme sovrapposte, nella zona contrassegnata con le lettere A e B. Rappresentazione in assonometria (in pseudocolori) dell’area tridimensionale scannerizzata (circa il 50% delle due firme sovrapposte, nella zona contrassegnata con le lettere A e B. Nota: Nella rappresentazione in pseudocolori, i colori rosso-arancio-giallo indicano i punti di maggiore elevazione in altezza, mentre il colore verde-blu indica le zone di maggiore profondità. Ricordando che la rappresentazione in pseudo-colori evidenzia con lo stesso colore le grandezze con uguale misura, si può dedurre che entrambi i grafismi presentano un livello di profondità dei solchi molto leggero che in alcuni punti quasi si confonde con la rugosità del tessuto superficiale cartaceo. 9 Foto Rappresentazione in assonometria (in pseudocolori) con le quote invertite sull’asse Z Per meglio evidenziare i punti di maggiore profondità dei solchi sono state invertite le quote sull’asse Z. Ne consegue che le “creste” delle montagne di colore violastro (nelle due intersezioni esaminate, rappresentate dalle aree tratteggiate ovali) in realtà sono i punti di maggiore profondità. Dalle slide risulta evidente che il grafismo contrassegnato con la lettera B è stato vergato successivamente a quello contrassegnato con la lettera A. Lo si evince dal fatto che è chiaramente visibile la presenza (e direzione) dell’affossamento nel tratto B che “taglia” il tratto A. Nel caso in cui fosse stato il tratto A successivo al tratto B, avremmo dovuto riscontrare l’esatto contrario. 10 Esempio di applicazione della tridimensionalità tra due numeri sovrapposti Foto delle intersezioni L’esempio si riferisce a un test di alterazione di una data in cui (presumibilmente) è stato utilizzato il medesimo strumento scrittore per modificare la seconda cifra (biro di colore nero) Rappresentazione in assonometria (in toni di grigio) dell’area scannerizzata Rappresentazione in assonometria (in pseudocolori) dell’area scannerizzata Poiché l’analisi tramite olografia conoscopica, oltre alle coordinate X, Y e Z di ogni punto dei grafismi, rileva anche le coordinate della rugosità della carta, per evitare che questi valori interferiscano sull’analisi, sono state sfruttate le potenzialità fornite dal software di analisi del sistema, tramite le quali si riesce ad isolare la superficie dei tratti vergati dal resto della superficie cartacea. In questo modo si evidenziano solo le superfici interessate al nostro esame, come evidenziato nelle immagini che seguono: Possiamo ingrandire maggiormente il punto interessato tramite l’analisi in pseudo-colori per analizzare più in dettaglio i punti di intersezione 11 Nell’ultima slide è stata magnificata la prima intersezione in alto tra il numero 3 e il numero 5. Le due frecce rosse indicano i punti in cui il solco dello strumento scrittore che ha vergato il numero 5 ha ostruito con il proprio passaggio, il “letto del fiume” generato dal solco preesistente, relativo al numero 3. Ne consegue che prima è stato scritto il numero 3 e successivamente il numero 5. Esempio di applicazione della tridimensionalità tra puntinature di Toner e manoscritto Il test è consistito nel vergare una serie di grafismi su un foglio bianco con una penna a biro. Successivamente il foglio è stato inserito in una Laser Printer monocromatica che ha impresso alcune righe puntinate, dove qualcuna di queste si è sovrapposta ai grafismi di cui sopra. Per ultimo, su un secondo foglio bianco è stata stampata una nuova serie di puntinature, cercando di ottenere qualche intersezione con qualcuna di queste con tratti manoscritti, utilizzando la medesima penna a biro di cui al punto precedente. Lo scopo del test è stato quello di verificare (da un punto di vista tridimensionale) il comportamento delle puntinature di Toner, quando le medesime erano sopra o sotto al solco generato dal manoscritto. In particolare era importante stabilire se la definizione del sensore impiegato riusciva a restituire con sufficiente dettaglio: - la presenza di un “appiattimento/deformazione” delle cuspidi delle puntinature del Toner quando le stesse erano state “investite” dalla punta sferica della biro. - se le puntinature del Toner risultavano “integre” nella loro forma (e dimensione) quando sovrapposte al manoscritto. 12 Primo caso (A): “Test laser sopra” Esito della scansione tridimensionale Trasformazione della nuvola di punti in assonometria in marroncino dell’area tratteggiata nel riquadro in rosso di cui alla precedente slide. Rappresentazione in pseudocolori della intersezione oggetto dello studio in cui è stato volutamente escluso il tessuto superficiale della carta per meglio evidenziare il solco del manoscritto Nota: il rilievo in rosso a sinistra è relativo a una puntinatura di Toner non intersecante con il manoscritto Il profilo di cui sopra è stato estrapolato lungo la mezzeria del solco del manoscritto, nella zona di confine tra il medesimo e la puntinatura di Toner. (Vedi la sottile linea nera tratteggiata all’interno dell’area ovale rossa) In particolare è possibile osservare che il profilo della puntinatura (nel suo punto di max elevazione) misura circa 23 micrometri. 13 Secondo caso (B): “Test laser sotto” Esito della scansione tridimensionale Trasformazione della nuvola di punti in assonometria in marroncino dell’area tratteggiata nel riquadro in rosso di cui alla precedente slide. Rappresentazione in pseudocolori della intersezione oggetto dello studio. Nota: è stato volutamente escluso il tessuto superficiale della carta per meglio evidenziare il solco del manoscritto. Nota: il rilievo in rosso a sinistra è relativo a una puntinatura di Toner non intersecante con il manoscritto Il profilo di cui sopra è stato estrapolato lungo la mezzeria del solco del manoscritto, nella zona di confine tra il medesimo e la puntinatura di Toner. (Vedi la sottile linea nera tratteggiata all’interno dell’area ovale rossa) A differenza del caso A) il profilo della puntinatura nel caso B non raggiunge (nel punto max della sua elevazione) i 15 micrometri. 14 Conclusioni: Vengono ripresentate le slide relative alle risultanze in assonometria dei due casi: Appare evidente (grazie anche al fattore di magnificazione utilizzato) la dinamica con cui la puntinatura presente nella seconda slide in basso è stata alterata (compressione) dal passaggio dello strumento scrittore manoscritto sulla stessa. Al contrario nella prima slide in alto, la puntinatura del Toner risulta “integra” in quanto depositata sul tessuto cartaceo in corrispondenza del solco del manoscritto successivamente al medesimo. 15 La ricostruzione fisica delle scansioni con il metodo della R.E. (Reverse Engineering) Come abbiamo potuto osservare nelle precedenti slide, la rappresentazione in assonometria delle scansioni tridimensionali sotto forma di “immagini” (per evidenziare le quote relative alle zone più in rilievo rispetto a quelle più profonde), sfrutta sia il metodo degli pseudocolori sia quello della illuminazione virtuale che genera una sorta di ombreggiature sul tessuto superficiale. Ne consegue che soprattutto nei casi in cui i grafismi/rilievi sono appena accentuati, l’osservatore potrebbe “dubitare” delle risultanze ottenute dalla metodica interferenziale (riguardo all’ordine temporale di apposizione tra due tratti in funzione di come vengono “illuminati” i medesimi e da come vengono distribuite le relative “ombre” 6). Per avvalorare ulteriormente le risultanze ottenibili dalla metodica interferenziale è possibile utilizzare la tecnica della ricostruzione fisica delle scansioni con il metodo della Reverse Engineering.7 Breve descrizione del metodo utilizzato per la realizzazione dei modelli fisici: Il metodo consiste, tramite opportuno software di elaborazione delle nuvole inerenti le firme e programmi di grafica 3D, di convertire le coordinate spaziali fornite dal sistema di scansione 3D “in percorso utensile” in modo da consentire a una macchina a controllo numerico di effettuare una ricostruzione fisica, più comunemente detta “prototipazione rapida8” con il sistema FDM9. Mediante tale tecnica è possibile realizzare delle copie fisiche in ABS10 delle intersezioni dei grafismi in 3D. Poiché una ricostruzione 1:1 della microstruttura superficiale non consentirebbe di apprezzare nel dettaglio l’andamento delle profondità/microrilievi dei grafismi, durante il processo di riconversione dei file viene eseguito un ingrandimento di c.a. 20-50 volte per le dimensioni in piano e di c.a. 100-200 volte per le dimensioni relative alle altezze. In questo modo anche personale non esperto in ambito metrologico può "toccare con mano", nel vero senso della parola, le intersezioni tra i tratti in esame, dissipando ogni dubbio interpretativo riguardo l'ordine temporale di apposizione tra i medesimi. Come è facilmente deducibile, la replica fisica dei punti di intersezione tra due grafismi sarà tanto più fedele alla realtà quanto più fedele sarà l’informazione tridimensionale fornita dal sistema di scansione (interferometro Laser) all’impianto di prototipazione rapida. Le eccellenti prestazioni dell’interferometro della Optimet (in versione Hi Definition)consentono di effettuare delle scansioni tridimensionali con una accuratezza di 500 nanometri per le quote in Z e 8 micrometri per i punti (equidistanziati) sui restanti assi cartesiani X e Y. A dimostrazione della validità del metodo e della qualità dell’interferometro, è stato eseguito un test su un campione gentilmente fornito dall’Istituto di Metrologia Colonnetti di Torino, come qui di seguito rappresentato in immagini. Il test è consistito nel rilevare lo spessore di tre sottili strati di silicio disposti a “scalino” tra loro. Lo spessore complessivo, misurato dal CNR, era di poco superiore a 10 micrometri (un centesimo di millimetro) 6 Occorre tuttavia precisare che le rappresentazioni in assonometria in cui vengono sfruttati gli pseudocolori, sfumature, ombreggiature, ecc. servono esclusivamente per documentare anche da un punto di vista grafico una relazione tecnica. Al contrario, per stabilire oggettivamente l’ordine cronologico di apposizione tra due grafismi, devono essere rispettate alcune indispensabili procedure di analisi standard. Per tutti i casi in cui sussistono ambiguità (possibilità di false interpretazioni, dovute nella maggioranza dei casi a scarse informazioni anche in uno solo dei due grafismi, come per esempio solchi con una indentazione leggerissima, esasperato andamento ondulatorio della carta nel punto di incrocio, ecc.) le intersezioni non potranno essere definite oggettivamente “interpretabili”. 7 Per ulteriori approfondimenti, Vedi anche Scrittura 140/141 Schirripa, Cristofanelli. 8 La prototipazione rapida è un processo industriale per la realizzazione di modelli fisici partendo da un disegno matematico, oppure da un campione fisico che è stato precedentemente scannerizzato per risalire al disegno matematico del medesimo. 9 (FDM) Fused deposition modelling, ovvero: modellazione tramite estrusione di filamenti. 10 l’ABS è un materiale che garantisce resistenza meccanica e chimica, stabilità al calore, rigidità. La macchina di prototipazione rapida, utilizzata per la realizzazione dei prototipi, garantisce una precisione di 0.2 mm. Pertanto, considerando gli ingrandimenti utilizzati, essa è in grado di riprodurre dettagli di 10 µm in piano e di 1 µm sulle altezze. La prototipazione, con gli ingrandimenti utilizzati, non elimina dettagli. Ne deriva che il limite sui dettagli rivelabili dipende esclusivamente dalle potenzialità del sistema di scansione impiegato. 16 L’interferometro “in azione”. A sinistra nell’immagine è possibile osservare il campione cilindrico del CNR. Ricostruzione in assonometria della piccola porzione scannerizzata. Misurazione del primo “scalino”, ottenuto dalla media di tutti i profili da Ovest a est Misurazione del secondo “scalino”, ottenuto dalla media di tutti i profili da Ovest a est Misurazione del terzo “scalino”, ottenuto dalla media di tutti i profili da Ovest a est Risultanze delle Misurazioni di cui sopra Nota: le differenze riscontrate, rispetto alle misurazioni rilevate dall’Istituto di Metrologia Colonnetti, sono dell’ordine di nanometri (un nanometro corrisponde alla milionesima parte di un millimetro) 17 Replica su provino fisico in materiale plastico dell’area scannerizzata. Come è possibile notare, il provino fisico conserva le medesime caratteristiche (da un punto di vista dimensionale) della ricostruzione 3D della nuvola di punti generata dall’interferometro. Esempio di replica su provino fisico in materiale plastico di una intersezione tra manoscritto e Laser Printer. Si precisa che i dati relativi all’asse Z (e cioè inerenti ai rilievi e agli avvallamenti) come del resto avviene nelle Slide virtuali, sono amplificati in percentuale maggiore rispetto a quelle delle coordinate X e Y, per ovvie necessità di realizzazione pratica dei modelli fisici. 18 Breve riepilogo delle principali peculiarità della “metodica interferenziale” 3D per l’analisi dei grafismi sovrapposti: l’apparecchiatura consente di effettuare una accurata analisi della morfologia non solo dei solchi, ma anche dei dossi derivati dal deposito del Toner, ecc. consente di valutare la dinamica di una scrittura di una persona per stabilire se un documento è autografo o falsificato da altro soggetto. è un metodo assolutamente non invasivo, né distruttivo, quindi ripetibile all’infinito. se il grafismo è misurabile entro i termini dello strumento, non genera falsi positivi, cioè interpretazioni errate. è del tutto ininfluente dalla colorazione e tipologia sia degli strumenti scrittori impiegati, sia dei supporti cartacei su cui sono presenti i grafismi. (il sensore rileva delle profondità, avvallamenti, dossi, ecc. a prescindere dalla colorazione dei target da scannerizzare). l’apparecchiatura è disponibile anche in “versione trasportabile”per impiego direttamente in situ, qualora i documenti non possono essere rimossi. Al contrario: Le misurazioni non sono possibili nel caso di leggerissima profondità dei solchi Le risultanze di una analisi effettuata con la metodica interferenziale non sono immediate. Nota conclusiva dell’autore Questo lavoro ha il difetto di essersi limitato a rappresentare solamente una breve panoramica delle potenzialità del metodo descritto, data la vastità e complessità dei campi di applicazione del medesimo. Ho ritenuto importante aggiornare il lettore sugli studi, scaturiti dalla mia scoperta (fatta anche oggetto di ricerca dall’Università di Roma), anche se in modo contenuto e per molti versi incompleto. Ho tuttavia la speranza di essere riuscito a trasmettere gli innegabili vantaggi offerti dalla metodica interferenziale rispetto a qualunque altro metodo presente attualmente sul mercato per l’analisi degli incroci di tratti di scrittura. Tengo inoltre a precisare che la tecnica descritta, pur presentando delle eccellenti doti di oggettiva interpretazione tale da consentire di risolvere casi dubbi e offrire garanzia e sicurezza, determinante in casi controversi, è comunque solo di ausilio per l’esperto grafologo; in quanto spetterà solamente a quest’ultimo fare proprie le risultanze scaturite dall’interpretazione dell’analisi metrologica, collegandole con le proprie e indispensabili competenze in ambito peritale forense. 19 ALCUNI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI : R.SPIGO, Atti del Convegno “I settori della perizia grafica” Roma 5-7 Novembre 1992 pagg.51-75 Prof. Vettorazzo - CANDEO G., “Metodi grafoscopici per il miglioramento percettivo dei reperti, la differenziazione degli inchiostri, l’identificazione della cronologia dei tratti”, Tesi di Diploma Università degli studi di Urbino a.a.1993-1994. 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Giuseppe Schirripa Spagnolo, Francesco Dellavalle, Pacifico Cristofanelli “Analisi dei tratti sovrapposti tramite microprofilometria ed elaborazione digitale delle immagini”, Scienze Umane & Grafologia (Anno XIII n.15, 2/2004, pp 95-110) 20 G.Candeo Tesi anno accademico 2004/2005, dal titolo "Strumentazione utile in Grafologia forense". Rocco Quatrale, "Grave errore Peritale di analisi e di interpretazioni su dattiloscritto" - Studio di aggiornamento sul tema: La Tecnologia al servizio dell’analisi documentale - Convegno organizzato dalla Prof.ssa Anita Falco, referente A.G.P. Piemonte – Torino settembre 2005 SITOGRAFIA: Gabriel Y SIRAT, Freddy PAZ, Gregory AGRONIK, Kalman WILNER (2005) Conoscopic Systems and Conoscopic Holography - OPTIMET Jerusalem http://www.optimet.com/ © Edizioni il Lupo & Co. Via Kaden, 48 - 67039 Sulmona (AQ) http://www.illupo.com/Carto3DNew.htm © 3D Photo La tecnica stereoscopica Massimo Lodini http://www.3d-photo.com/ 21