Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2002 - IARG 2002 Milano, 19-21 Giugno 2002 MODELLAZIONE DEGLI EFFETTI MECCANICI DELLA DEGRADAZIONE CHIMICA DI ROCCE TENERE Riccardo Castellanza, Roberto Nova Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Politecnico di Milano e-mail: [email protected] Abstract La degradazione chimica di rocce tenere costituite da grani cementati distrugge i legami intergranulari riducendo tali rocce a terreni sciolti. Nel presente lavoro viene presentato un modello costitutivo elastoplastico le cui leggi di incrudimento sono state estese alla degradazione chimica. Il principale effetto di tale processo, così come emerge dai dati sperimentali, consiste in una progressiva riduzione dell’iniziale dominio elastico della roccia intatta. Imponendo tale riduzione, controllata da un indice scalare di degradazione, è stato possibile ottenere un modello accoppiato chimico-meccanico che ben riproduce i risultati sperimentali osservati in speciali prove edometriche, su campioni di terreno cementato, degradati artificialmente con soluzione acida. Introduzione Le rocce tenere sono soggette alla progressiva degradazione delle loro proprietà meccaniche a causa di fenomeni di natura chimico-fisica. Tale caratteristica ha rilevanza ingegneristica dal momento che induce, ad esempio, cedimenti di fondazioni sotto carico costante, rottura progressiva di pendii e marcati fenomeni di subsidenza per il collasso di pilastri in miniere abbandonate. In questo articolo si mostra come sia possibile modellare la degradazione chimica nell’ambito della teoria della plasticità. Il modello presentato viene quindi corroborato sulla base delle prove edometriche di degradazione artificiale (Castellanza (2002)). In queste prove mantenendo il carico assiale costante, si impone al provino un flusso di soluzione acida costante che induce la progressiva distruzione dei legami intergranulari. Estensione della teoria della plasticità incrudente alla destrutturazione chimica Come mostrato da Nova (2000), e da Nova e Castellanza (2001), la stessa struttura concettuale usata per descrivere il comportamento di geomateriali cementati, può essere utilizzata per descrivere la degradazione chimica nelle rocce. Questo è possibile estendendo le leggi di evoluzione delle variabili interne che descrivono i legami intergranulari ad un termine non-meccanico legato ad esempio al cambiamento nel tempo di un indice (scalare) della degradazione. Come indicato da Nova (1992), la principale differenza tra una roccia tenera intatta ed un suolo granulare consiste nel fatto che, per le rocce, l’iniziale dominio elastico non è legato alla precedente storia di carico (preconsolidazione) ma piuttosto esiste di per se e la sua dimensione è correlata alla forza dei legami intergranulari. La degradazione chimica, come mostrato da Castellanza (2002), causa a livello microscopico, una progressiva distruzione dei legami intergranulari a cui corrisponde pertanto una progressiva riduzione dell’iniziale dominio elastico (Figura 1). R. Castellanza, R. Nova Figura 1: a) Superfici di rottura in prove di taglio diretto per differenti valori della degradazione nel granito (Kimmance, 1988); b) Riduzione della resistenza uniassiale per differenti livelli degradativi del granito (Baynes e Dearman, 1978)); c) Superfici di snervamento per differenti gradi di weathering (Castellanza, 2002). Questo è equivalente, nella struttura della teoria elastoplastica, ad una progressiva contrazione dell’iniziale superficie di snervamento della roccia intatta. Come proposto da Nova (1992), per un geomateriale cementato la dimensione della superficie di snervamento (convessa) di equazione f 0 = 0 è controllata da tre variabili interne scalari, (Fig. 1c), dove p* = p '+ pt pc = ps + pm + pt (1) La variabile ps controlla la dimensione del dominio elastico per il materiale non cementato, mentre le due nuove variabili costitutive di stato pm e pt sono introdotte per tenere in conto l’esistenza dei legami intergranulari. La prima, pt , è legata alla resistenza a trazione del terreno cementato, mentre la seconda, pm , ad un’espansione del dominio elastico in compressione. Queste variabili sono assunte dipendenti dal tensore delle defomazioni plastiche totali ε ijp e da un parametro scalare dello stato di degradazione Xd variabile tra 0 (roccia intatta) e 1 (degradazione completa), in accordo con le seguenti leggi di incrudimento: p s = ps (ε ijp ) pm = Pm (εijp ) Y (X d ) pt = Pt (ε ijp ) Y ( X d ) (2) Le quantità Pm e Pt sono funzioni scalari monotonicamente decrescenti con ε ijp . In questo modo è possibile descrivere la destrutturazione meccanica (Lagioia e Nova (1995)) conseguente allo snervamento. La funzione scalare Y(Xd ), invece, tiene conto della degradazione chimica; è una funzione normalizzata che decresce monotonicamente quando il parametro del weathering Xd aumenta. Possiamo assumere quindi che l’espressione della superficie di snervamento nello spazio delle tensioni sia data da: f [σ ij′ , pk ( ε rsp , X d )] = 0 (3) dove σ’ij è il tensore degli sforzi efficaci e pk connota il vettore di variabili interne che controllano la dimensione del dominio elastico, la cui evoluzione è descritta dall’eq. (2). Poichè pm e pt sono associate allo stesso meccanismo fisico a livello microscopico (legami intergranulari), per semplicità, successivamente pt è assunta uguale a k pm , con k = cost. R. Castellanza, R. Nova La funzione Y(Xd ), induce una progressiva contrazione dell’iniziale dominio elastico è rappresentato da f 0 (roccia intatta con Y(Xd )=1) a f u corrispondente ad un materiale non cementato, per il quale pm e pt sono nulle (Y(Xd )=0). L’espressione analitica della funzione Y(Xd ) è stata stabilita sulla base di dati sperimentali su provini di roccia testati a differenti stadi di weathering. Una scelta conveniente di Y(Xd ) è : Y ( X d) = (1 − X d ) 2 (4) dove Xd è stato assunto uguale al rapporto t/T tra il tempo di esposizione al flusso acido prima della prova, t, e il tempo T richiesto per completare il processo di weathering. La formulazione analitica completa di questo modello così come il significato dei suoi parametri è riportato da Castellanza (2002). Simulazione delle prove sperimentali di degradazione chimica. Questo tipo di accoppiamento chimico-meccanico descritto teoricamente dal modello è stato osservato anche sperimentalmente in una serie di prove edometriche, nelle quali provini di sabbia silicea cementata con calce idraulica, sono stati degradati dalla loro esposizione ad un flusso acido a velocità costante. Le prove sono suddivise in una prima fase di carico in cui il provino di roccia tenera viene caricato assialmente ad un valore prestabilito, ed in una seconda fase degradazione dove si impone il flusso acido mantenendo il carico verticale costante. Il particolare edometro opportunamente realizzato per questo tipo di prove (Castellanza (2002)) consente la misura in tutte le fasi di tutte le componenti tensionali e deformative del provino. In questo modo pertanto un iniziale provino di materiale cementato caratterizzato da un comportamento meccanico tipico di un materiale roccioso,viene “trasformato” per la degradazione chimica, in un terreno privo di coesione caratterizato dal tipico comportamento dei materiali granulari. I risultati sperimentali e le predizioni del modello sono qui presentate in termini di percorso di carico (nel piano triassiale), lo sforzo radiale e la deformazione assiale come funzioni dell’indice Xd . f w (partially weath.) f 0 (fresh rock) C C’ C A=B C O fu (unbonded soil) B B’ C’ B B’ Figura 2: a) Percorso di carico; b) σh -tempo (fase 2); c) εv -tempo (fase 2) In Figura 3 invece vengono riportati i risultati relativi ad una prova condotta su un materiale simile a quello della prima prova, dove però la resistenza iniziale dei legami intergranulari è inferiore. Pertanto nella prima fase di carico edometrico, si verifica (punto A) una parziale rottura dei legami intergranulari (destrutturazione meccanica); infatti sono ben visibili, scaricando completamente il provino, le deformazioni assiali permanenti e gli sforzi radiali residui (punto C). R. Castellanza, R. Nova B B D f0 (fresh rock) D=E F A fw (partially weath.) F B O D E C O C fu (unbonded soil) F B A D E C O Figura 3: a) Percorso di carico; b) σh -tempo (fase 2); c) εv -tempo (fase 2) Il provino poi viene nuovamente riportato ad un prefissato valore di sforzo assiale (punto D) che viene poi mantenuto costante nella successiva fase di degradazione (percorso E-F). Tale prova e’ stata simulata dal modello ripercorrendo tutte le fasi; i risultati mostrati in Fig.3 sono assai significativi in quanto dimostrano che il modello presentato è in grado di descrivere sia la rottura dei legami di origine meccanica che chimica. Conclusioni La buona corrispondenza delle curve (sperimentale e teorica) rappresenta una corroborazione del modello presentato, che si dimostra quindi capace di descrivere gli effetti meccanici di processi non meccanici come la degradazione chimica. Ringraziamenti Si ringrazia il prof. Claudio Tamagnini dell’Università di Perugia per la preziosa collaborazione. Bibliografia Baynes F.J., Dearman W.R., (1978). The relationship between the microfabric and the engineering properties of weathered granite, Bulletin of the International Association of Engineering Geology, 18, 191-197. Castellanza, R. (2002) Weathering effects on the mechanical behaviour of bonded geomaterials: an experimental, theoretical and numerical study, PhD Thesis , Politecnico di Milano. Kimmance, G. C. (1988), Computer aided risk analysis of open pit mine slopes in kaolin mined deposit, Ph.D. thesis, Univ. of London. Nova, R. (1992), Mathematical modelling of natural and engineered geomaterials , Europ. J. Mech. A Solids, 11 (special issue), 135-154. Nova, R. (2000), Modelling the weathering effects on the mechanical behaviour of granite, in Constitutive Modelling of Granular Materials, Horton, Greece, Kolymbas, D. eds, Springer, Berlin Nova, R., Castellanza, R. (2001), Modelling weathering effects on the mechanical behaviour of soft rocks, Proc. Int. Conf. on Civil Engineering (ICCE 2001) Bangalore, India, Interline Publishing, pp 157-167. R. Castellanza, R. Nova