D`ANDREA CARLO (1802-1855) Matematico

PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO
D’ANDREA CARLO
(1802-1855)
Matematico
Carlo D’Andra nacque a L’Aquila il 3 settembre 1802 da una famiglia agiata.
Compì i primi studi liceali nella sua città natale dove si avvalse della didattica
di valenti maestri locali (De Leonardis per l’insegnamento delle lettere latine
e greche, Mari per la filosofia teorica e pratica e il Colecchi per la matematica
sintetica e analitica).
All’età di quindi anni venne inviato a Napoli ed acquisì la forma di abile
studioso e cultore della scienza esatta. Assiduo frequentatore del centro studi
napoletano, Carlo nel 1822 entrò a far parte della Scuola di Applicazione per
gli Ingegneri di ponti e strade, istituzione e direzione fondata da Gioacchino
Murat rispettivamente nel 1807 e nel 1817.
Laureatosi l’8 marzo 1826, fu impiegato nella Direzione generale di ponti e
strade, come ingegnere responsabile della sezione provinciale di Napoli.
L’8 febbraio 1827 vinse il concorso per la cattedra di Algebra nel Real
Collegio militare della Nunziatella di Napoli.
L’anno successivo ottenne la cattedra delle nuova disciplina di Meccanica
applicata alle costruzioni alla scuola di Applicazione degli Ingegneri di ponti
e strade, nella stessa scuola in cui si distinse tra gli allievi volenterosi e
competenti.
Tra il 1838 e il 1840 scrisse e pubblicò il “Trattato elementare di aritmetica e
d’algebra”, edito in due volumi. Tra il 1845 e il 1848 quest’opera venne
sintetizzata e ridotta per essere utilizzata come testo scolastico presso gli
istituti napoletani, dando vita a “Elementi di Aritmentica” e “Elementi di
Algebra”.
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Convinto sostenitore della teoria “dell’aritmetica come disciplina universale”,
riteneva importanti le modalità in cui veniva sviluppata e insegnata e le
capacità; per lui lo sviluppo del ragionamento logico era “fondamenta … per
sostenere il vasto edificio delle matematiche discipline” sia per dare strumenti
di calcolo utili per la vita, rendendo “facile l’applicazione dè principii
generali agli svariati casi che i numeri, relativamente alla diversa forma che
possono rivestire, danno luogo a dover trattare”.
Il matematico aquilano trattò i numeri interi e quelli decimali, le frazioni e le
proporzioni, le misure e i numeri complessi che vengono utilizzati nella vita
quotidiana e nel commercio; cercò di mettere in sequenza le regole di calcolo
cercando di facilitare, mantenendo la correttezza formale, l’esecuzione delle
operazioni. Una parte della trattazione la dedicò ad appianare le difficoltà da
“principii alcun poco astrusi”, come nel caso del famoso metodo della
divisione di Fourir, conciliando i limiti di un trattato elementare con le
esigenze della scienza.
Nel trattato di algebra (oltre 800 pagine), Carlo fornì numerosi spiegazioni
per semplificarne i principi astratti e poco maneggevoli; considerava l’algebra
la base di tutte le matematiche e affermava che “più le conoscenze algebriche
sono
sviluppate
negli
allievi
più
questi
possono
progredire
nell’apprendimento della disciplina”. La sua esperienza come insegnante gli
permise di sviluppare una personale didattica matematica.
Il D’Andrea riteneva che un ruolo fondamentale doveva essere attribuito ai
libri di testo considerati una guida indispensabile per tutta la vita .La sua fama
gli permise di entrare come socio residente e socio corrispondente
dell’Accademia Pontiniana e nella Reale Accademia delle Belle Arti. Nel
1844 il Real Collegio di Napoli affidò a Carlo la cattedra di Meccanica e
l’anno successivo pubblicò “Aritmetica filosofica. Ovvero esposizioni dei
principi generali dell’aritmetica”, un volumetto di quindici pagine in cui
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raccolse le definizioni, le regole e i concetti analizzati anche dal punto di vista
filosofico.
Nel 1855 pubblicò il volume di “Elementi di meccanica applicata alla
costruzione ed alla macchine”, opera che raccolse gli studi comportamentali
dei solidi sottoposti a varie forze e alle relative condizioni di equilibrio, la
teoria dei solidi caricati di pesi, come travi armate e congegni per il
sollevamento, e dei ponti sospesi a sistema rigido. Il suo lavoro ricevette
numerose critiche sia per non aver inserito i titoli della sue opere che per non
aver citato gli autori che hanno collaborato al trattato.
Il 29 ottobre 1860 Carlo fu nominato, per decreto, professore di Meccanica
razionale presso la Real Università di Napoli e ricevette nel giro di poco
tempo, sia per le opere che la lodevole carriera d’insegnamento, il titolo
onorifico di “professore emerito”. Per qualche anno assunse anche la carica di
preside della facoltà.
Nel 1862, dopo lunghe riflessioni, pubblicò “Catechismo di aritmetica. Da
servire d’introduzione allo studio dell’aritmetica”, un libro che confermava il
dubbio sull’insegnamento delle sole regole di calcolo pratico agli studenti.
Uomo colto e modesto, Carlo visse la sua vita in disparte e nel focolare
domestico intrattenendo, per moltissimo tempo, corrispondenza con illustri
scienziati europei.
Addolorato per la morte dei suoi cari il D’Andrea si spense a Napoli il 3
febbraio 1885 e fu sepolto nel recinto degli uomini illustri nel cimitero di
Poggioreale.
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Le opere principali:
• Trattato elementare di Aritmetica e d’Algebra, vol.I, Napoli 1838
• Trattato elementare di Aritmetica e d’Algebra, vol.II, Napoli 1840
• Elementi di Aritmetica, Napoli 1844
• Elementi d’Algebra, Napoli 1848
• Aritmetica
Filosofica.
Ovvero
Esposizioni
dei
principi
generali
dell’Aritmetica, Napoli 1845
• Elementi di Meccanica applicata alle costruzioni ed alle macchine, Napoli
1855
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