Il problema del rapporto tra scienza ed etica come

Il problema del rapporto tra scienza ed etica come contesto del
dibattito bioetico
Il dibattito bioetico si colloca all�interno del dibattito sui rapporti tra scienza ed etica in genere, di cui il dibattito
stesso costituisce un "caso particolare" decisamente significativo.
Prendiamo le mosse dal problema della responsabilit� della scienza, globalmente considerata, a prescindere da
eventuali comportamenti buoni o cattivi dei singoli. Vi sono alcuni che partono dall'assunzione preliminare (niente
affatto scontata) che un'etica della ricerca scientifica, per poter avere una certa efficacia nel mondo degli scienziati,
debba sorgere dall'interno della ricerca medesima, con modalit� simili a quelle con cui nascono tutte le altre certezze
scientifiche comunemente accettate.
Un autore decisamente radicale appare, su questa linea, Monod che si scaglia contro la possibilit� di fondare valori tali
da collocarsi al di l� del regno della libert� umana, sia che si basino su elaborazioni mitologiche, sia che si fondino su
ragionamenti filosofici, sia che si riferiscano ad un credo religioso.
La scienza, per il nostro autore, avrebbe distrutto in radice la possibilit� di una visione del cosmo e dell'uomo in cui si
possa pensare ad interventi esterni alle leggi della natura stessa, men che meno se orientati in senso finalistico (cio�
come espressione di un "progetto", di un ordine, di cui il mondo sarebbe manifestazione).
Se nel mondo non ci sono dei "fini" non possiamo nemmeno cercare in esso qualcosa che abbia un "senso", il che
significa crollerebbe ogni possibilit� di "fondare" valori assoluti basati su leggi eterne o su legislatori divini: unica vera
legge ineluttabile sarebbe quella della "casualit�", a cui nessuno potrebbe sottrarsi. Secondo Monod � l'uomo a
creare i valori, ponendoli alla base di un sistema assiomatico di cui lui stesso sceglier� il fondamento. I valori basilari,
fondamento supremo di tale etica assiomatica, dovrebbero essere, per lui, l'arte e la scienza.
Monod, riprendendo praticamente di peso alcuni elementi della mentalit� positivistica del secolo scorso, ritiene che
l�evoluzione culturale dell�uomo rappresenti qualcosa di analogo all�evoluzione biologica: ci sarebbe una sorta di
"selezione naturale" per cui si affermerebbe di fatto la prospettiva culturalmente "vincente". La mentalit� scientifica si
sarebbe dunque imposta in forza di tale "selezione naturale" determinata dall'immenso potere pratico che mette nelle
mani degli uomini. Visto che l�etica � per il nostro autore un frutto dell�evoluzione culturale, egli afferma che nel
nostro tempo l�unica etica compatibile con la civilt� contemporanea dovrebbe essere un'"etica della conoscenza" in
grado di soddisfare le complesse esigenze di una visione dell'uomo fondata interamente sui dati che la scienza
biologica avrebbe fornito sull'essere umano.
L'esito finale della speculazione etica di Monod, per cui "sommo bene" non sarebbe la felicit� degli uomini ma "la pura
e semplice conoscenza oggettiva", non deve sembrare una soggettiva "intemperanza" dell'autore. Si tratta della
conseguenza pi� radicale, ma coerente, del presupposto iniziale per cui i criteri di un'etica della scienza dovrebbero
sorgere dall'interno della scienza medesima: dopo avere scacciato "dalla porta" ogni sorta di finalismo non � pi�
possibile farlo rientrare "dalla finestra" in alcun modo. O si ammette che l'attivit� scientifica come tale (in quanto
attivit� umana) � gi� sotto il dominio dell'etica, per cui deve rispondere fin dal principio della liceit� o illiceit� dei
suoi atti, oppure non sar� pi� possibile reintrodurre, nell'attivit� scientifica, finalit� diverse da quelle della scienza
come tale (ovvero "la pura e semplice conoscenza oggettiva" di cui parla Monod).
Al di l� di ipotesi pi� o meno raffinate di trovare una sorta di "via intermedia", l�unica vera alternativa alla posizione
sopra esposta consiste nell�affermare che l�etica della scienza � una parte dell�etica e ha bisogno di punti di
riferimento che devono avere una loro validit� oggettiva. L'attivit� scientifica, essendo un tipo di attivit� "umana"
(libera e responsabile), va considerata alla luce di quei princ�pi morali che, in generale, devono guidare tutte le azioni
dell'uomo (non escluse le azioni che l'uomo liberamente compie nell'esercizio della sua attivit� scientifica).
L'uomo inizia ad agire moralmente prima di iscriversi all'universit�, prima di uscirne, prima di entrare a far parte della
comunit� scientifica; la domanda sui criteri dell'agire morale precede dunque (nella storia di ogni uomo) l'eventuale
domanda sui criteri etici del suo agire in quanto scienziato. Allo stesso modo alcuni autori propongono di inquadrare le
problematiche etiche suscitate dalla scienza all'interno del pi� vasto panorama delle riflessioni etiche in generale. In
altri termini potremmo dire che la dimensione etica � intrinseca al sapere tecnico-scientifico in quanto sapere
"umano".
Prof. Andrea Porcarelli � Docente di Pedagogia generale e sociale all'Universit� di Padova, Presidente del Centro di
Iniziativa Culturale (Bologna), Direttore scientifico del Portale di Bioetica