L’ACCESSO AL CREDITO DELLE PMI IN PROVINCIA DI GORIZIA Dott. Renato Chahinian Prof. Francesco Marangon Gorizia, Novembre 2012 Si ringrazia l’Unioncamere del Veneto per la preziosa collaborazione nelle analisi di bilancio aggregato delle società di capitali. Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Sommario INTRODUZIONE - IL PROGETTO 3 Obiettivi di analisi Contenuti del progetto Risultati attesi 3 4 4 1. L'ATTUALE CRISI DEL MERCATO DEL CREDITO E LE PMI 1.1 1.2 5 Il contesto europeo e nazionale. Crisi a livello locale. 5 12 2. LA VALUTAZIONE DEL "RATING" DELLE PMI. 2.1 2.2 2.3 2.4 23 Premessa Breve descrizione del rating Possibilità di miglioramento del rating Ulteriori aspetti da considerare nella revisione del rating 23 25 26 32 3. LA VALUTAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE AI FINI DEL RATING 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 36 Premessa La situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale nei primi anni della crisi (2008 - 2010) Analisi della situazione per dimensione aziendale Analisi settoriale Il rating d'impresa alla luce dei risultati dei bilanci aggregati 36 36 42 47 63 4. LA POLITICA DI MIGLIORAMENTO DEL RATING DA PARTE DELLE BANCHE. 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 69 Politiche per superare l'attuale crisi del mercato del credito. Politiche gestionali delle banche La gestione del rating La gestione del credito Il costo del credito 69 70 72 75 77 5. POLITICHE INNOVATIVE NELLA GESTIONE FINANZIARIA DELLE PMI. 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 79 L'esigenza per le PMI di migliorare il rapporto con il sistema bancario Pianificazione finanziaria dell'impresa Azioni per facilitare il rating ed il rapporto banca - impresa Ricorso a fonti alternative di finanziamento Interventi pubblici per l’accesso al credito e finanziamenti agevolati 79 79 81 84 87 6. IL CAMBIAMENTO NELLA GESTIONE DEI CONFIDI. 6.1 6.2 6.3 6.4 La funzione intermediatrice del Confidi Il coordinamento e la diffusione del cambiamento tra gli associati Aspetti collaborativi nel cambiamento delle relazioni con le banche Espansione dell'attività e dei servizi forniti 92 92 106 109 112 7. CONCLUSIONI E PROPOSTE 114 7.1 Sintesi dei risultati 7.2 - Proposte per l'Ente camerale 114 117 BIBLIOGRAFIA 2 122 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Introduzione - Il progetto La Camera di Commercio di Gorizia ha inserito nel proprio Piano della Performance, relativo al triennio 2012 - 2014, all'interno del Programma operativo per il 2012 (nell'ambito della Linea strategica "Sostenere la competitività delle imprese" - Obiettivo "Favorire l'accesso al credito bancario"), un'azione specifica dal seguente contenuto: "Realizzazione di uno studio che permetta di diffondere la conoscenza del settore creditizio e dei suoi strumenti di gestione finanziaria tra le PMI, di facilitare il rapporto banca impresa - Confidi, di innovare le politiche del credito in favore delle PMI alla luce delle attuali difficoltà di accesso al credito". Obiettivi di analisi Nella descrizione dell'azione specifica in oggetto sono individuati tre obiettivi generali che si ritengono essenziali per la realizzazione dello studio, che qui vengono ripresi: innovare le politiche del credito in favore delle PMI alla luce delle attuali difficoltà di accesso al credito; diffondere le conoscenze del settore creditizio e dei suoi strumenti di gestione finanziaria nelle PMI; facilitare il rapporto banca – impresa – Confidi. Il primo obiettivo rappresenta il problema più importante da risolvere per l'attuale crisi economica e finanziaria e per le difficoltà di accesso al credito da parte delle PMI. Si tratta di una situazione generale che, almeno a prima vista, non consente vie d'uscita. Le imprese, a causa della crisi, necessitano di maggior credito e le banche, sia per la carenza di liquidità, sia per altre opportunità d'impiego, lo concedono in misura inferiore e/o a costi più elevati. Tale problema è internazionale e nazionale, prima che locale, e non si pretende di poterlo risolvere completamente. Pertanto, si farà riferimento soltanto alla situazione di fatto a livello nazionale, regionale e provinciale per individuare la capacità di credito del sistema produttivo e quindi i principali parametri su cui le banche possono fare affidamento per valutare il "rating" delle singole PMI, compatibilmente con la normativa prudenziale attuale e le regole di Basilea II e III. Ovviamente si tratterà di perfezionare i sistemi di valutazione attualmente in uso, ma senza stravolgerne la metodologia. In sintesi, si proporrà al sistema creditizio locale una serie di elementi valutativi, in merito all'affidabilità delle imprese da finanziare, che possano meglio selezionare i beneficiari, sia nei nuovi investimenti che nel mantenimento di quelli esistenti. In questo modo, si potrà formare maggior credito e meno rischioso, con un beneficio immediato ed a lungo termine non solo per le aziende beneficiarie, ma anche per le banche ed il sistema economico complessivo. Certamente il cambiamento di fondo dovrà provenire dal comportamento delle banche nell'istruttoria dei fidi, concentrata in più approfondite valutazioni di qualità, che possano meglio individuare la differenza, anche in termini di indicatori, tra un'impresa con elevata capacità di credito ed un'altra a rischio di "default". Soltanto se si potrà sensibilizzare il sistema bancario locale verso questo cambiamento, sarà importante il raggiungimento degli altri due obiettivi, che riguardano invece il cambiamento da realizzarsi da parte delle imprese e dell'intermediario "Confidi". Per diffondere le conoscenze in materia di credito e di gestione finanziaria tra le PMI (2° obiettivo), si cercherà, innanzi tutto, di individuare i contenuti essenziali di conoscenza per migliorare le carenti competenze finanziarie attuali della maggior parte delle aziende. Tali contenuti, da un lato, saranno orientati a soddisfare le maggiori esigenze informative delle Gorizia, novembre 2012 3 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia banche per concedere un credito di qualità migliore, dall'altro dovranno aiutare le imprese stesse a gestire meglio la finanza aziendale ed i propri flussi di liquidità (per avere minor fabbisogno di finanziamenti esterni). Inoltre, si evidenzieranno le principali fonti di finanziamento alternative e/o integrative del credito bancario, nonché ulteriori fonti pubbliche di agevolazioni finanziarie. Infine, per quanto riguarda il terzo obiettivo, bisognerà approfondire le principali caratteristiche della gestione attuale dei consorzi di garanzia collettiva fidi, anche con riferimento a quello della provincia di Gorizia per valutare come si possa assecondare il più possibile il rapporto banca - impresa nella prospettiva indicata nell'obiettivo 1), ma anche alla luce della necessità di incremento delle garanzie e nel parallelo maggior rischio a causa dell’incremento delle insolvenze. Non si mancherà pure di fornire qualche suggerimento su un eventuale potenziamento dell'attività anche mediante l’assistenza agli associati nel reperimento di nuovi finanziamenti, qualora non vi sia un'innovativa politica del credito da parte delle banche. Contenuti del progetto Lo studio verrà così approfondito nei contenuti: 1. L'attuale crisi del mercato del credito e le PMI. 2. Il “rating” delle PMI (metodi attuali e possibilità di miglioramento). 3. La valutazione del sistema produttivo locale ai fini del rating. 4. La politica di miglioramento del rating da parte delle banche. 5. Politiche innovative nella gestione finanziaria delle PMI. 6. Il cambiamento nella gestione dei Confidi. 7. Conclusioni e proposte. Lo studio comprenderà pure l’elaborazione ed il commento sotto l’aspetto economicofinanziario dei risultati dei bilanci aggregati e degli indicatori più significativi delle società di capitali italiane, del Friuli Venezia Giulia e della provincia di Gorizia, relativamente al periodo 2008 – 2010. Inoltre, per la provincia isontina verranno pure presentati dati sintetici ed indici dei bilanci aggregati per settore e per dimensione aziendale in termini di addetti. La fonte dei dati grezzi sarà la banca-dati “In. Balance” di Infocamere, la società di informatica delle Camere di commercio. Risultati attesi In relazione agli obiettivi indicati, emergeranno prioritariamente i seguenti risultati: 1. L'individuazione di nuovi indicatori e criteri che possono affiancare ed integrare le attuali valutazioni di “rating” per un credito di migliore qualità, anche alla luce della situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale; 2. Proposte per una politica innovativa del credito da parte della banca; 3. Contenuti per una migliore gestione finanziaria delle PMI; 4. Suggerimenti per un potenziamento dell'attività dei Confidi; 5. Proposte di coordinamento dell’azione di miglioramento da parte dell’Ente camerale. 4 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 1. L'attuale crisi del mercato del credito e le PMI 1.1 Il contesto europeo e nazionale. Le piccole e medie imprese italiane, il tessuto produttivo su cui si fonda l'intera nostra economia, non devono fronteggiare solo una seconda profonda recessione dopo quella del 2009 (Milani, 2012a, 2012b, 2012c e 2012d). Sono alle prese anche con una stretta creditizia. L’accesso al credito ed alle risorse finanziarie in generale è un aspetto chiave per lo startup e lo sviluppo delle Piccole e Medie Imprese (PMI) che presentano, come noto, esigenze e opportunità assai diverse di quanto non accada nel caso di organizzazioni di maggiori dimensioni. Queste ultime, infatti, hanno opportunità maggiori nell’accesso agli equity capital markets, che invece non sono alla portata della grande maggioranza delle PMI. Proprio la mancanza di investimenti di equity capital nelle PMI fa sì che queste imprese debbano fare maggiore affidamento su altre fonti di finanziamento, in particolare legate al sistema bancario. Viene di conseguenza sottolineato che le differenti caratteristiche finanziarie delle PMI richiedono specifiche risposte politiche che favoriscano un mercato finanziario adatto ad esse. Questo, ad esempio, è stato fatto a livello di politiche comunitarie che nell’arco degli ultimi anni hanno visto l’azione settoriale della Commissione Europea (CE) indirizzarsi verso lo sviluppo di politiche e strumenti finanziari ad ampio spettro e mirati alle particolarità delle PMI. Il difficile contesto economico venutosi a creare nel corso dell’ultimo lustro proprio per questa categoria di realtà imprenditoriali ha anche spinto la CE e la Banca Centrale Europea ad avviare un processo di rilevazione sull’accesso al credito delle PMI nell’Unione Europea 1. Grazie a questa importante iniziativa si può così ricavare un’ulteriore conferma della difficile situazione finanziaria che le PMI italiane hanno dovuto e devono fronteggiare. Secondo i dati più recenti (ECB, 2012), la percentuale netta di piccole e medie imprese che nel nostro paese hanno subito un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito bancario 2 è stata pari al 27%, contro il 9% delle imprese di maggiore dimensione (Fig.1.1). Un divario più ampio tra PMI e grandi imprese rispetto a quello italiano si rileva soltanto in Irlanda. Rilevante è poi la percentuale netta di piccole e medie imprese che hanno segnalato un incremento dei tassi d’interesse3: quasi l’80% in Italia contro la media del 40% circa dell’area euro; in Germania, poi, il saldo netto indica un miglioramento delle condizioni economiche applicate in media alle PMI domestiche (Fig.1.2). Il tessuto produttivo su cui si fonda l’intera economia italiana, le piccole e medie imprese, oltre a dover fronteggiare una seconda profonda recessione dopo quella del 2009, è alle prese con un altro temibile nemico: la restrizione creditizia. Per quanto tempo le imprese riusciranno ad assorbire questi due duri colpi, è difficile prevederlo. La speranza è che l’industria bancaria italiana, messa alle strette dal peggioramento del quadro macroeconomico, riveda finalmente la sua struttura organizzativa, e in particolare le sue 1 2 3 La CE e la BCE hanno deciso nel 2008 di collaborare nella realizzazione di un’indagine sull’accesso al credito delle PMI nella UE ed hanno avviato l’esperienza denominata “Survey on the Access to Finance of Small and Medium-sized Enterprises (SAFE)” (ECB, 2012). L’indagine, condotta in 38 Paesi, inclusi i 27 della UE e i 17 dell’area Euro, è stata realizzata nei periodi giugno-luglio 2009 e agosto-ottobre 2011. Pari alla differenza tra la percentuale di imprese che hanno segnalato un peggioramento e quelle che invece hanno indicato un miglioramento nell'accesso al credito negli ultimi 6 mesi (dati relativi al periodo ottobre 2011-marzo 2012) (ECB, 2012; Milani, 2012a). Pari alla differenza tra la percentuale di imprese che hanno segnalato un incremento dei tassi e quelle che invece ne hanno indicato una riduzione negli ultimi 6 mesi (dati relativi al periodo ottobre 2011-marzo 2012) (ECB, 2012; Milani, 2012a). Gorizia, novembre 2012 5 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia teste pensanti, in linea anche con quanto auspicato dalla Banca d’Italia in tema di snellimento degli organi amministrativi (Milani, 2012a). Fig. 1.1 – Percentuale netta di imprese che hanno subito un peggioramento nell’accesso ai finanziamenti bancari negli ultimi 6 mesi Fonte: ECB, 2012; Milani, 2012a. Fig.1.2 - Percentuale netta di imprese che hanno dichiarato un incremento dei tassi d’interesse bancari negli ultimi 6 mesi Fonte: ECB, 2012; Milani, 2012a. Gli ultimi dati sull’accesso ai finanziamenti bancari da parte delle imprese italiane non sembrano segnalare alcuna inversione di tendenza. Anzi, le indicazioni che sono fornite dai 6 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia confronti su base europea vedono l’Italia, e nello specifico le piccole e medie imprese, particolarmente svantaggiate rispetto alle aziende concorrenti. Le PMI italiane pagano, secondo i dati BCE relativi a giugno 2012, circa quattro decimi di punto percentuale in più rispetto alla media dell’area euro per contrarre un nuovo finanziamento bancario (ECB, 2012a; Milani 2012a, 2012b e 2012c). Il divario si allarga progressivamente se si considera la Germania (0,5 punti percentuali), la Francia e l’Olanda (0,7 punti), la Finlandia (0,8 punti) e l’Austria (1,1 punti). Solo nei confronti degli altri cosiddetti Paesi PIGS (Portogallo Irlanda Grecia e Spagna), le PMI italiane riescono a strappare condizioni migliori: 2 decimi di punto nel caso delle imprese spagnole e irlandesi, circa 2 punti con riferimento a quelle portoghesi4. Un ulteriore termometro della febbre, almeno sul piano finanziario, che sta affliggendo le PMI italiane può essere desunto considerando il differenziale rispetto ai tassi applicati alle grandi imprese. Le PMI, avendo una minore forza contrattuale rispetto alle imprese di maggiori dimensioni, subiscono generalmente da parte delle banche incrementi nelle condizioni economiche più pesanti nei casi in cui il sistema creditizio necessiti di aumentare la propria redditività in tempi brevi (Milani, 2012a). Una tale strategia può essere attuata dall’industria bancaria senza un’eccessiva perdita di quote di mercato nel caso in cui il livello di concorrenza che si deve fronteggiare non sia estremamente elevato. Dai dati di confronto internazionale si può constatare come in Italia il maggior onere finanziario pagato dalle PMI rispetto alle grandi imprese5 sia nettamente cresciuto negli ultimi due anni, con un salto ancor più pronunciato negli ultimi dodici mesi (Fig.1.3). Fig.1.3 – Differenziale tra i tassi di interesse praticati alle grandi imprese e quelli alle PMI sulle nuove operazioni di finanziamento Fonte: ECB, 2012a; Milani, 2012a. Se nel 2010 il differenziale dei tassi tra grandi e medio-piccole imprese era allineato a quello medio dell’area euro, nella metà del 2012 si è attestato su un livello più alto di oltre il 50%. Un’evoluzione simile a quella italiana si è riscontrata solo in Portogallo e Spagna. 4 5 Non sono disponibili dati relativi alla Grecia. Si fa riferimento ai finanziamenti alle PMI nel caso in cui l’importo erogato sia compreso tra i 250mila e 1 milione di Euro. Sono considerati finanziamenti alle grandi imprese nel caso in cui l’importo erogato superi il milione di Euro. Gorizia, novembre 2012 7 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Da notare il caso dell’Olanda, che ha mantenuto negli ultimi due anni un differenziale superiore a quello italiano. Un'evidenza che si può forse spiegare con la forte presenza di grandi imprese multinazionali, che riescono quindi a strappare condizioni economiche di particolare favore. La stretta creditizia continua a serrare il suo morso sulle imprese italiane. Le evidenze sull’andamento del credito erogato alle società non finanziarie, nel contesto europeo, disegnano un quadro particolarmente negativo per l’Italia. Ad agosto 2012 la variazione degli impieghi delle imprese è stata negativa per il 2% circa, contro una media del -0,5% dell’area euro. La media nasconde però andamenti fortemente differenziati tra i paesi europei (Milani 2012b e 2012d): il credito nei paesi dell’Europa del Nord tende a confluire copioso, con un tasso di variazione pari mediamente al 4% circa, mentre quelli del Sud, nello specifico Portogallo, Grecia e Spagna più l’Irlanda, vedono una flessione del credito nell’ordine del -4,5%. L’Italia, quindi, ha sempre più difficoltà a stare al passo con il gruppo di testa, mentre sembra inesorabilmente destinata a essere risucchiata dal gruppo di coda. Secondo l’interpretazione dei banchieri, la situazione dipende dal fatto che il “cavallo non beve”. In altri termini, il credito non fluisce più alle imprese semplicemente perché è tale la situazione di crisi in cui si trovano da non farne più richiesta. Per argomentare questa tesi investimenti e produzione industriale vengono presi quali indicatori del livello della domanda di credito da parte delle imprese. La flessione dei due aggregati segnalerebbe una minor domanda di finanziamenti da parte delle aziende italiane, per cui le banche si adeguano, erogando meno crediti. In realtà, la crisi attuale non ha diminuito le esigenze finanziarie delle imprese. Se è vero che investono e producono meno, la caduta delle vendite e degli utili ha determinato una contrazione delle fonti di autofinanziamento, da cui l’esigenza di dover ricercare capitali volti a finanziare l’operativa aziendale corrente (Milani, 2012d). Posto che le imprese italiane sono troppo piccole, in media, per finanziarsi direttamente sui mercati finanziari, l’unica strada è quella di rivolgersi all’industria bancaria. Un’indicazione del fatto che la domanda di credito non è evaporata negli ultimi tempi ci viene offerta dall’indagine, condotta dalla Banca d’Italia, sulle imprese industriali e di servizi con almeno 20 addetti (Banca d’Italia, 2012d). Secondo le informazioni più recenti, relative al primo semestre 2012, il saldo tra le imprese che hanno dichiarato un incremento della domanda di finanziamenti bancari e quelle che invece hanno ridotto le loro esigenze di impieghi è stato pari al +13,2%. La domanda di finanziamenti, quindi, è tutt’altro che scomparsa. Sul fronte dell’offerta, analizzando i dati della Bank Lending Survey (ECB, 2012b), condotta dalle singole banche centrali europee, si può invece notare come le condizioni applicate per l’erogazione di finanziamenti alle PMI da parte delle banche italiane siano state generalmente molto rigide (Fig.1.4). Dal confronto con gli altri paesi si rileva che i criteri di erogazione sono stati più stringenti rispetto alla media dell’area euro, ma anche nei confronti della Spagna, paese che si trova in una situazione economico-finanziaria per molti versi peggiori della nostra. Solo nel secondo trimestre del 2012 si è registrata un’inversione di tendenza, con un leggero allentamento delle condizioni creditizie, ma già nel trimestre successivo le banche italiane sono tornate a irrigidire i loro criteri di erogazione verso le Pmi. I dati illustrati sembrano indicare che il “cavallo Italia” ha voglia di bere, non si è ancora arreso alle difficoltà che quotidianamente lo affliggono, basterebbe solo allentargli un po’ le briglie (Milani, 2012d). Fig. 1.4 - Condizioni di offerta del credito alle Pmi (percentuale netta delle risposte*) 8 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia * Differenza tra la percentuale delle risposte che indicano un irrigidimento dei criteri per l’erogazione del credito rispetto al suo allentamento nell’ultimo trimestre di riferimento. Fonte: ECB, 2012b; Milani, 2012d. La crisi del credito a livello nazionale viene ben sintetizzata anche nella Relazione Annuale della Banca d’Italia (Banca d’Italia, 2012e) quando si afferma: “La qualità del credito è peggiorata a partire dalla seconda metà del 2011, soprattutto per effetto del forte rallentamento dell’attività economica”. Nel 2011 la dinamica del credito ha avuto un andamento eterogeneo tra la prima e la seconda metà dell’anno. Tra gennaio e giugno i prestiti a residenti erogati dalle banche operanti in Italia sono cresciuti a ritmi superiori rispetto a quelli dei due anni precedenti. A giugno del 2011 il tasso di variazione del credito sui dodici mesi, al netto di sofferenze e pronti contro termine, era pari al 3,4% (Fig.1.5). Nella seconda metà dell’anno, la crisi del debito sovrano ha influito negativamente sull’offerta di credito; il rallentamento dell’attività economica ha indotto un indebolimento della domanda di prestiti e un peggioramento della qualità dei debitori. Tali sviluppi si sono riflessi sulla dinamica del credito principalmente nell’ultimo trimestre dell’anno: il ritmo di espansione sui dodici mesi dei finanziamenti erogati dalle banche italiane è nettamente diminuito e a dicembre si collocava allo 0,7% (Fig.1.5). L’affermazione sul peggioramento del credito trova indicazioni puntuali di natura quantitativa tramite la definizione del flusso di nuove sofferenze delle banche e delle società finanziarie operanti in Italia che è stato nel 2011 pari a €32,2 miliardi, un valore lievemente inferiore a quello dell’anno precedente (€32,9 miliardi), ma significativamente più alto di quelli registrati prima della crisi (€11,3 miliardi in media nel periodo 2000-07). Nella media dell’anno il rapporto tra le nuove sofferenze e lo stock dei prestiti vivi (tasso di ingresso in sofferenza) è stato pari all’1,9%, inferiore di un decimo di punto rispetto al 2010. Dopo essere diminuito nei primi sei mesi dell’anno, il flusso ha ripreso ad aumentare dal terzo trimestre. La Banca d’Italia fa notare che il peggioramento della qualità del credito nell’ultimo trimestre è stato particolarmente pronunciato proprio per le imprese, il cui tasso di ingresso in sofferenza ha raggiunto in dicembre il 2,7%, lo stesso livello del dicembre del 2009 (Fig.1.6); nel primo trimestre del 2012 è ulteriormente aumentato, al 2,9%. Gorizia, novembre 2012 9 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Fig.1.5 – Prestiti bancari per gruppo dimensionale di banca (1) (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) I dati di marzo 2012 sono provvisori. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. La suddivisione degli intermediari è effettuata sulla base della composizione dei gruppi bancari a marzo del 2012 e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre del 2008. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni (2) Banche appartenenti ai seguenti gruppi: Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Unione di Banche Italiane e UniCredit. (3) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 21.532 e 182.052 milioni. (4) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 3.626 e 21.531 milioni. (5) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati inferiori a 3.626 milioni.Flusso di sofferenze rettificate nel trimestre in percentuale dei prestiti non in sofferenza rettificata alla fine del trimestre precedente, espresso su base annua. Tutte le serie sono depurate dalla componente stagionale, dove presente. Fonte: Banca d’Italia, 2012e. Fig.1.6 – Nuove sofferenze in rapporto ai prestiti (*) (dati trimestrali destagionalizzati e annualizzati; valori percentuali) (*) Flusso di sofferenze rettificate nel trimestre in percentuale dei prestiti non in sofferenza rettificata alla fine del trimestre precedente, espresso su base annua. Tutte le serie sono depurate dalla componente stagionale, dove presente. Fonte: Banca d’Italia, 2012e. 10 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Dalla metà del 2011 la crescita dei prestiti bancari alle imprese, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, ha rallentato; nei primi mesi del 2012 i tassi di variazione sono divenuti negativi (-2,3% nei dodici mesi terminanti in marzo; Tab.1.1). Tab.1.1 – Credito alle imprese (1) (dati di fine periodo; valori percentuali) (1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie produttrici. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. I dati di marzo 2012 sono provvisori. Le variazioni percentuali sono corrette per tenere conto dell’effetto contabile delle riclassificazioni e, a eccezione di quelle suddivise per forma tecnica, delle cartolarizzazioni. (2) Dati tratti dalla Centrale dei rischi. (3) Fino al dicembre 2008 gli anticipi sono inclusi nella voce “Altri prestiti”. (4) I dati delle società finanziarie si riferiscono agli intermediari ex art. 107 del TUB; fino al 2008 sono tratti dalla Centrale dei rischi. Fonte: Banca d’Italia, 2012c. A differenza di quanto osservato in occasione della precedente fase di riduzione del credito nel 2009, la contrazione degli ultimi mesi è stata maggiore tra le piccole imprese e più omogenea tra le aree geografiche (Fig.1.7); le differenze tra settori sono rimaste ampie, con una notevole riduzione dei prestiti nel comparto delle costruzioni e un forte aumento per le imprese dell’energia. Le anticipazioni concesse dalle società di factoring sono cresciute notevolmente (10,8% nei dodici mesi terminanti a marzo 2012), a fronte dell’esigenza di smobilizzare crediti commerciali i cui tempi di pagamento si sono fortemente allungati durante la crisi. Gorizia, novembre 2012 11 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Fig.1.7 – Prestiti bancari per area geografica e dimensione di impresa (1) (variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) I prestiti escludono i pronti contro termine, le sofferenze e alcune voci di minor rilievo che confluiscono nella definizione armonizzata dell’Eurosistema. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con numero di addetti inferiore a 20. Fonte: Banca d’Italia, 2012c. 1.2 Crisi a livello locale. Secondo i risultati dell’indagine condotta in Friuli Venezia Giulia dalla Banca d’Italia su un campione di 134 aziende con almeno 20 addetti, nel 2011 il fatturato in termini nominali delle imprese dell’industria e dei servizi ha proseguito la crescita avviatasi nell’esercizio precedente (5,9%), segnando un aumento del 3,6% (Tab.1.2) (Banca d’Italia, 2012b). Tab.1.2 – Investimenti, fatturato e occupazione nelle imprese industriali e dei servizi in Friuli Venezia Giulia (1) - (unità e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente) (1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle operazioni in euro. I totali includono le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le imprese, le famiglie consumatrici, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (2) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca. (3) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con numero di addetti inferiore a 20. Società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (4) Dati provvisori. Fonte: Banca d’Italia 2012b. 12 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia La modesta ripresa delle vendite ha avuto effetti contenuti sulla redditività netta: la quota di imprese che hanno chiuso l’esercizio in utile si è lievemente ridotta rispetto all’anno precedente, attestandosi al 61%, mentre quella di aziende in perdita è aumentata dal 25 al 29%. La domanda di credito da parte del settore produttivo ha risentito della debolezza dell’attività di investimento, in linea con le indicazioni fornite dalle banche. Malgrado l’arresto del processo di accumulazione di capitale fisso (-2,7%; 5,3% nel 2010), sul fabbisogno finanziario delle imprese ha influito l’esigenza di finanziamento del capitale circolante in connessione all’ulteriore allungamento della durata del portafoglio commerciale e dei ritardi di riscossione dei crediti; vi si sono aggiunte operazioni di ristrutturazione delle posizioni debitorie (Banca d’Italia, 2012b). Al fine di analizzare l’impatto della crisi iniziata nel 2008 sulle condizioni economiche e finanziarie delle imprese del Friuli Venezia Giulia, la banca d’Italia ha condotto un’analisi dei principali indicatori tratti dai bilanci aziendali per un campione di quasi 6.400 imprese sempre presenti all’interno dell’archivio dal 2005 al 2010. Le vendite delle imprese del campione hanno registrato una forte caduta nel 2009 con un recupero parziale nell’anno successivo, quando il fatturato in termini reali era tornato sui livelli del 2007 solo per il 33% delle imprese. La redditività media in rapporto ai mezzi propri, misurata dal ROE, si è pressoché annullata nel 2009, mostrando una debole ripresa nell’anno successivo (Fig.1.8). Fig.1.8 – Redditività e indebitamento delle imprese, per settore di attività economica in Friuli Venezia Giulia - (valori percentuali) (1) Rapporto fra il risultato netto rettificato e il patrimonio netto. (2) Rapporto fra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto. (3) Indicatori calcolati sulle circa 5.500 imprese del campione con bilancio non semplificato. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Gorizia, novembre 2012 13 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia A livello settoriale la dinamica del fatturato e della redditività è stata difforme. Nel 2010 il ROE del comparto edile si è sostanzialmente azzerato mentre quello dei servizi, dopo il calo del 2009, è cresciuto al 3,9%. La redditività delle imprese manifatturiere si è confermata negativa per il secondo anno consecutivo. In generale il calo di redditività è riconducibile prevalentemente a una diminuzione dei margini operativi: in rapporto all’attivo l’incidenza media del MOL è diminuita di oltre tre punti percentuali dal 2007 al 2009; nel 2010 ha recuperato parzialmente portandosi al 5,8% (fig. 1.8b). Rispetto al massimo ciclico del 2007, la flessione ha colpito soprattutto il settore delle costruzioni (3,7 punti percentuali) e quello manifatturiero (-4,1 punti percentuali). La flessione della redditività totale è stata soltanto parzialmente attenuata dal minor peso della gestione finanziaria, per effetto del calo dei tassi di interesse (Banca d’Italia, 2012b). Tuttavia nel settore delle costruzioni la quota di margine operativo assorbito dagli oneri finanziari non è diminuita, sia per il minore apporto reddituale della gestione caratteristica, sia per l’accresciuta percezione di rischiosità delle imprese del comparto che si è tradotta in un aumento degli spread (Fig.1.8c). Il leverage medio delle imprese edili, definito come rapporto fra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto, è sceso fino al 60%, indebitamento comunque sensibilmente superiore a quelli della manifattura e dei servizi (Fig.1.8d). Nel corso del 2011 la ripresa dei prestiti bancari a clientela residente, avviatasi nel secondo semestre dell’anno precedente, ha rallentato e nei dodici mesi terminanti in dicembre il credito ha registrato una diminuzione del -0,5% (Fig.1.9 e Tab.1.3). Fig.1.9 – Prestiti bancari in Friuli Venezia Giulia (1) (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e a partire da ottobre 2007 comprendono le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti. I prestiti escludono le sofferenze e i pronti contro termine. Le variazioni sono corrette per le cartolarizzazioni e tengono conto degli effetti di riclassificazioni e di altre variazioni non derivanti da transazioni. Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. I dati relativi a marzo 2012 sono provvisori. Fonte: Banca d’Italia 2012c. 14 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Nel primo semestre 2012 i prestiti bancari alla clientela residente in Friuli Venezia Giulia, in flessione dalla fine dello scorso anno, sono scesi del -3,5% (Banca d’Italia, 2012c). Il calo è ascrivibile principalmente alla contrazione dei finanziamenti alle imprese (-4,9%); quelli alle famiglie consumatrici sono risultati stazionari (Tab.1.3). La contrazione dei prestiti è proseguita durante l’estate (-4,2 % in agosto 2012). Tab.1.3 – Prestiti bancari per settore di attività economica in Friuli Venezia Giulia (1) (variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) Le variazioni sono calcolate sui prestiti al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine e sono corrette per le cartolarizzazioni e le riclassificazioni. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (5) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze. Fonte: Banca d’Italia 2012c. Tab.1.4 – Tassi di interesse bancari in Friuli Venezia Giulia (1) (valori percentuali) (1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle operazioni in euro. I totali includono le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le imprese, le famiglie consumatrici, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (2) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca. (3) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con numero di addetti inferiore a 20. Società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (4) Dati provvisori. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Gorizia, novembre 2012 15 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia La dinamica dei prestiti al settore produttivo, più debole rispetto a quella del totale dell’economia, è diventata negativa negli ultimi mesi: in dicembre i finanziamenti sono calati sia per le imprese medie e grandi (-2,3%), sia per quelle di classe dimensionale più piccola (-1,3%); la crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici ha proseguito seppure in attenuazione. Sull’andamento del credito bancario hanno influito sia il calo della domanda sia la restrizione dei criteri di offerta. Nella seconda metà dell’anno, a seguito del maggior costo della raccolta conseguente al propagarsi della crisi del debito sovrano, gli intermediari hanno considerevolmente rivisto al rialzo i margini rispetto ai tassi di riferimento. Tra la fine del 2010 e quella del 2011 i tassi sui prestiti a breve termine sono saliti di un punto percentuale, al 5,7%, quelli a medio e a lungo termine di oltre due punti, al 5,8% (Tab.1.4). Fig.1.10 – Condizioni del credito alle imprese in Friuli Venezia Giulia (indici di diffusione)(1)(2) (1) I dati per il 2008 sono riferiti al quarto trimestre dell’anno. Quelli sul primo semestre del 2012 riportano le previsioni delle banche formulate nel mese di marzo. (2) L’indice di espansione/contrazione della domanda di credito è stato costruito aggregando le risposte, sulla base delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle banche nella regione, secondo la seguente modalità: 1=notevole espansione, 0,5=moderata espansione, 0=sostanziale stabilità, 0,5=moderata contrazione, -1=notevole contrazione. Valori positivi (negativi) segnalano l’espansione (contrazione) della domanda di credito. L’indice di contrazione/espansione dell’offerta di credito è stato costruito aggregando le risposte, sulla base delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle banche nella regione, secondo la seguente modalità: 1=notevole irrigidimento delle condizioni di offerta, 0,5=moderato irrigidimento, 0=sostanziale stabilità, -0,5=moderato allentamento, -1=notevole allentamento. Valori positivi (negativi) segnalano una restrizione (allentamento) dei criteri di offerta. Fonte: Indagine della Banca d’Italia sulle principali banche che operano nella regione. 16 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Nel mese di marzo del 2012 la Banca d’Italia ha condotto una rilevazione a livello nazionale su un campione di oltre 400 banche (Regional Bank Lending Survey, RBLS) allo scopo di raccogliere informazioni sull’andamento della domanda e dell’offerta di credito a livello territoriale6. Secondo le risposte degli intermediari che operano nella regione – circa 120 banche, che rappresentano quasi il 90% dell’attività verso la clientela residente in Friuli Venezia Giulia – nel 2011 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è diminuita: il calo, più marcato per le aziende operanti nel settore delle costruzioni, si è accentuato nella seconda parte dell’anno (Fig.1.10a). Gli intermediari non si attendono una ripresa della domanda nel primo semestre del 2012. Tra le determinanti della domanda, la contrazione della componente legata all’attività d’investimento, iniziata nel 2008 con la crisi economica, è proseguita anche nel 2011, rafforzandosi nel secondo semestre (Fig.1.10b). Hanno continuato a espandersi le richieste finalizzate alla ristrutturazione delle posizioni debitorie e, in misura più modesta, il fabbisogno di fondi per il finanziamento del capitale circolante. Nel 2011 le condizioni di accesso al credito per le imprese hanno subito un inasprimento (Fig.1.10c). La restrizione, che ha coinvolto tutti i settori, tra cui quello delle costruzioni con maggiore intensità, si è riflessa principalmente in un aumento dei margini (Fig.1.10d); la contrazione dell’offerta creditizia si è manifestata anche attraverso una più sistematica richiesta di garanzie e, nella seconda parte dell’anno, per la prima volta dopo il dissesto di Lehman Brothers, una riduzione delle quantità erogate. Sulla base delle previsioni formulate dalle banche, l’irrigidimento proseguirebbe nella prima parte del 2012. Nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2011 il credito al settore produttivo erogato da banche e società finanziarie è diminuito dello 0,6% (Tab.1.4); il calo è proseguito nei primi sei mesi del 2012 (-4,7% a giugno) (Banca d’Italia, 2012c). Escludendo i finanziamenti al settore primario e alle attività industriali non manifatturiere in aumento rispettivamente del 3,7 e del 13,7%, nel 2011 il credito si è ridotto per tutti i principali comparti produttivi, con una flessione più marcata per le costruzioni (-5,3%) (Tab.1.5). Tra le attività manifatturiere i prestiti sono cresciuti principalmente per le aziende che fabbricano macchinari (15,8%) e con minore intensità per il settore degli articoli in gomma e materie plastiche e quello alimentare (rispettivamente 4,4 e 1,9%). È proseguita invece la diminuzione dei finanziamenti all’industria del legno e dell’arredamento e a quella metallurgica (rispettivamente -5,4 e -2,8%). Nel terziario la riduzione del credito, in proseguimento per i servizi di trasporto e magazzinaggio e per il commercio (rispettivamente -4,8 e -1,5%), ha interessato anche le attività immobiliari (0,9%). Tra le diverse tipologie di finanziamenti si è mantenuta positiva la dinamica per le forme tecniche collegate alla gestione del portafoglio commerciale e alla cessione di crediti: nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2011 il tasso di crescita sulle operazioni di factoring è raddoppiato, passando dal 12 al 24% circa, mentre quello relativo alle anticipazioni su effetti e altri titoli di credito è cresciuto lievemente (1,1%) (Tab.1.4). I finanziamenti a medio e a lungo termine sono diminuiti dell’1,2%, anche per effetto della scarsa attività di investimento da parte delle imprese; in particolare è proseguita la riduzione del leasing finanziario. 6 La Banca d’Italia svolge due volte l’anno una rilevazione su un campione di oltre 400 banche (Regional Bank Lending Survey, RBLS). L’indagine riguarda le condizioni di offerta praticate dalle banche e quelle della domanda di credito di imprese e famiglie. Le risposte sono differenziate, per le banche che operano in più aree, in base alla macroarea di residenza della clientela. Le informazioni sullo stato del credito nelle diverse regioni vengono ottenute ponderando le risposte fornite dalle banche in base alla loro quota di mercato nelle singole regioni. Il campione regionale è costituito da quasi 120 intermediari che operano nella regione e rappresentano il 90% dell’attività nei confronti delle imprese e famiglie residenti in Friuli Venezia Giulia (Banca d’Italia, 2012b). Gorizia, novembre 2012 17 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tab.1.4 – Prestiti alle imprese per branca di attività economica e forma tecnica in Friuli Venezia Giulia (1) - (variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) Dati riferiti alla residenza della controparte e alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. (2) Dati provvisori. (3) Il totale include anche i finanziamenti a procedura concorsuale e i settori primario, estrattivo ed energetico. Fonte: Fonte: Banca d’Italia 2012b. Tab.1.5 – Prestiti alle imprese per branca di attività economica in Friuli Venezia Giulia (1) (consistenze di fine periodo in milioni di euro e variazioni percentuali sul periodo corrispondente) (1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. Sono escluse le posizioni in sofferenza. Fonte: Banca d’Italia 2012b. 18 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Sulla base delle informazioni su circa 5.000 società di capitali rilevate dalla Centrale dei bilanci e sempre presenti in Centrale dei rischi a partire dal 2007, nel 2011 le condizioni economiche e finanziarie di impresa hanno influito sull’evoluzione del credito in misura significativa (Banca d’Italia, 2012b). Le differenze tra classi di rischio delle imprese nella dinamica del credito utilizzato si sono accentuate rispetto al 2010: alla fine del 2011 i finanziamenti alla clientela meno rischiosa sono cresciuti del 2,9%, a fronte del calo per le altre categorie di affidati (Fig.1.11a). Nello stesso periodo e per il complesso del campione considerato gli importi erogati hanno registrato una diminuzione, meno intensa per le banche appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali (Fig.1.11b). Fig.1.11 – Credito bancario alle imprese in Friuli Venezia Giulia (dati di fine periodo; variazioni percentuali sui dodici mesi) (1) Le imprese sono classificate sulla base dello score calcolato dalla Centrale dei bilanci sui dati di bilancio del 2007. Il criterio di classificazione adottato è il seguente: rischio basso, score 1, 2, 3 e 4; rischio medio, score 5 e 6; rischio alto, score 7, 8 e 9. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Nel corso del 2011 lo spread sui tassi di interesse ha ripreso a salire (Fig.1.12a). L’aumento è stato particolarmente intenso nell’ultimo trimestre dell’anno, in concomitanza con l’acuirsi della crisi dei debiti sovrani e con il mutamento delle prospettive economiche generali. L’accresciuta percezione del rischio da parte degli intermediari ha interessato diffusamente tutte le categorie dei prenditori: nella media del quarto trimestre dell’anno il differenziale fra il tasso di interesse a breve termine sui prestiti bancari alle imprese del Friuli Venezia Giulia e quello richiesto dalla Banca centrale europea sulle operazioni di rifinanziamento principali era pari a quattro punti percentuali, quasi un punto percentuale in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Nello stesso periodo lo spread sui tassi di interesse relativi a finanziamenti a medio e a lungo termine era salito di 1,5 punti percentuali, portandosi al 3,7%. Non sono invece emerse variazioni di rilievo per quanto concerne le garanzie richieste agli intermediari a tutela dei crediti concessi: la quota di finanziamenti assistiti da garanzie reali è rimasta complessivamente intorno al 30%, oscillando fra il 20% delle imprese a basso rischio e il 35% di quelle più rischiose (Fig.1.12b). Nella media dei quattro trimestri terminanti a giugno del 2012 l’incidenza delle nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è lievemente aumentata, attestandosi all’1,8% (1,6% a dicembre 2011) (Tab.1.6). Gorizia, novembre 2012 19 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Fig.1.12 – Tassi e garanzie per classe di rischio delle imprese in Friuli Venezia Giulia (1) (valori percentuali) (1) Le imprese sono classificate sulla base dello score calcolato dalla Centrale dei bilanci sui dati di bilancio del 2007. Il criterio di classificazione adottato è il seguente: rischio basso, score 1, 2, 3 e 4; rischio medio, score 5 e 6; rischio alto, score 7, 8 e 9. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Tab.1.6 – Nuove sofferenze, esposizioni incagliate o ristrutturate in Friuli Venezia Giulia (1) (valori percentuali) (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (4) Esposizioni passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti in bonis in essere all’inizio del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. (5) Il denominatore del rapporto esclude le sofferenze. Fonte: Banca d’Italia 2012c. Gli ingressi in sofferenza delle imprese, più consistenti per le aziende di maggiori dimensioni, sono rimasti sostanzialmente stabili al 2,3%, valore superiore a quelli registrati negli anni precedenti la crisi (Fig.1.13); tra i principali comparti produttivi il credito al settore delle costruzioni ha presentato la maggiore rischiosità (4,1%). Tra la fine del 2010 e quella del 2011 la quota dei prestiti in temporanea difficoltà di rimborso (esposizioni 20 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia incagliate e ristrutturate) sul totale dei finanziamenti è rimasta stabile sia per le imprese sia le famiglie (rispettivamente 3,9 e 1,5%). Fig.1.13 – Difficoltà di rimborso dei prestiti: imprese in Friuli Venezia Giulia (1) (dati trimestrali; in percentuale dei prestiti) (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. I dati relativi al primo trimestre del 2012 sono provvisori. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Tab.1.6 – Prestiti e sofferenze delle banche per settore di attività economica in Friuli Venezia Giulia (1) - (consistenze di fine periodo in milioni di euro) (1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte. Il totale include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. A partire da giugno 2011 sono incluse le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti. (2) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze e non sono corretti per le cartolarizzazioni. (3) A gennaio 2011 le sofferenze sono state influenzate da discontinuità dovute a operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. (4) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (5) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. Fonte: Banca d’Italia 2012b. Gorizia, novembre 2012 21 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Indicazioni sull’andamento futuro del flusso di sofferenze possono ricavarsi dagli indicatori della qualità degli impieghi, basati sulla transizione dei prestiti tra i vari stati di rischiosità, per grado crescente di ‘anomalia’. Nel 2011 l’indice di deterioramento netto relativo ai prestiti alle imprese si è collocato su valori più contenuti rispetto all’anno precedente e alla media nazionale: la quota di prestiti la cui qualità è peggiorata è stata superiore del 4% a quella la cui qualità è migliorata; a metà del 2010 questo indicatore di rischiosità aveva raggiunto un picco negativo del 5,5% (Fig..1.14) (Banca d’Italia, 2012b). Fig.1.14 – Tasso di deterioramento netto del credito: imprese in Friuli Venezia Giulia (1) (valori percentuali) (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. I dati relativi al primo trimestre del 2012 sono provvisori. Fonte: Banca d’Italia 2012b. 22 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 2. La valutazione del "rating" delle PMI. 2.1 Premessa Dall'analisi effettuata sull'attuale situazione del rapporto banca - impresa è emerso che le criticità dell'accesso al credito da parte delle PMI coinvolge entrambi gli elementi del rapporto, cioè sia la scarsa quantità di offerta rispetto alla domanda (che pure non è eccessiva per la carenza di nuovi programmi di investimento a causa della crisi), sia l'elevato costo del denaro (soprattutto per le imprese minori). Sebbene sia chiaro che ogni mercato in cui la domanda ex-ante superi l'offerta delle quantità disponibili crei un aumento dei prezzi, nel caso in esame esistono pure altre cause del fenomeno che hanno contribuito ad espandere le criticità. In sintesi e richiamando alcune considerazioni già svolte, la carenza di credito disponibile da parte delle banche si è originata principalmente da: gli effetti negativi della prima crisi finanziaria, che ha reso le banche più prudenti nella concessione di credito, anche in relazione all'avvio di parametri più stringenti da parte di Basilea II; le direttive più vincolanti imposte dalle autorità monetarie europee ai sistemi bancari nazionali per evitare nuove ripercussioni finanziarie negative; le crescenti sofferenze bancarie sui prestiti indotte dalla crisi economica; gli impieghi bancari notevolmente dilatati nei periodi di espansione precedente alla crisi; gli interventi di acquisto di titoli pubblici da parte delle stesse banche, per arginare le speculazioni al ribasso e per approfittare della lievitazione dei relativi rendimenti. Per quanto riguarda, invece, gli oneri finanziari a carico delle imprese, seppur le banche centrali (europea e dei singoli Paesi) abbiamo tenuto a livelli molto contenuti il costo del denaro, i tassi sono cresciuti in misura anomala per le difficoltà del debito pubblico, a causa del forte deprezzamento dei titoli di Stato per le note tensioni speculative al ribasso. In questo modo, al maggior costo del credito derivante dal rischio di impresa in periodi di crisi, si è aggiunta la convenienza ad investire in titoli di Stato perché più remunerativi7. Tale convenienza è venuta quindi ad influire sulle scelte delle banche e delle stesse imprese, per cui: gli istituti di credito preferiscono godere dei tassi di interesse sui titoli, che sono molto elevati e che di fatto non comportano quel rischio di insolvenza che i mercati paventano; le imprese, con un costo di finanziamento tanto elevato per gli investimenti programmati, preferiscono attendere tempi migliori ed invece si fanno sempre più pressanti le richieste di prestito per sanare o procrastinare situazioni di difficoltà. La realtà attuale, qui sommariamente tratteggiata, risulta pertanto assai grave e molto pericolosa per la possibilità di ulteriori sviluppi negativi, anche irrimediabili. Si sta instaurando, infatti, un circolo vizioso per cui il credito si restringe per carenza di fondi disponibili e per il suo eccessivo costo che, a sua volta, deprime ulteriormente la situazione economico - finanziaria delle imprese (soprattutto piccole e micro), le quali entrano in 7 Al riguardo, ormai si va gradualmente affermando l'idea, suffragata pure da alcune autorevoli interpretazioni (anche da parte della stessa Banca centrale europea), che i comportamenti di mercato degli operatori in titoli siano condizionati da atteggiamenti irrazionali, per cui prevalgono previsioni pessimistiche non derivanti da obiettive valutazioni del rischio, ma da incontrollate paure in un clima diffuso di sfiducia. Pertanto, i maggiori rendimenti dei titoli pubblici non sarebbero dovuti a maggiori rischi effettivi sul futuro del debito pubblico. Gorizia, novembre 2012 23 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia sofferenza o abbisognano di ulteriore credito per sopravvivere, alimentando così nuova domanda sul mercato bancario. Per uscire da questa spirale negativa, dopo attenta analisi, si proporranno qui varie soluzioni, ma tutte incentrate su due linee generali di condotta per i due attori principali del rapporto (banche e imprese), pure con l'ausilio di un prezioso intermediario che può facilitare la realizzazione di queste azioni: i consorzi di garanzia collettiva fidi, detti anche più brevemente Confidi o Congafi. Le due linee di intervento ritenute prioritarie dovrebbero riguardare rispettivamente la misurazione del rating da parte delle aziende di credito ed il miglioramento della gestione economico - finanziaria ad opera delle imprese. Con la prima azione si tende a rendere più obiettivo il rischio percepito sui singoli affidamenti e su tutti gli impieghi di prestito, abbassandolo e permettendo così una scelta migliore delle posizioni da affidare o meno in relazione ad una più precisa valutazione della probabilità di insolvenza. Un tale vantaggio non soltanto rende meno rischiosi gli impieghi in essere, ma permette alle banche pure di: espandere l'attività verso potenziali nuovi clienti e quelli esistenti; accrescere i risultati dell'investimento in prestiti rispetto a quelli dell'investimento in titoli; mitigare i vincoli patrimoniali imposti dalla normativa di Basilea II (e prossimamente pure da quella di Basilea III); adottare una politica di prezzo dei fidi più obiettiva e legata agli effettivi rischi del credito; migliorare l'intera gestione dell'attività bancaria esercitata. La seconda azione proposta, invece, dovrebbe essere realizzata essenzialmente a cura delle imprese affidate, seppure con la collaborazione di banche e Confidi. Tale indirizzo, come si specificherà in seguito, dovrebbe riguardare il miglioramento della gestione economica e finanziaria dell'azienda, sia sotto l'aspetto strategico che operativo (da attuarsi anche in questo periodo di crisi), ed una comunicazione tempestiva ed efficace dei risultati raggiunti alla controparte bancaria. Così operando, gli effetti positivi non dovrebbero tardare, in quanto: l'economia e la finanza aziendale migliorerebbero con il procedere degli interventi; parallelamente lieviterebbe il rendimento degli investimenti reali, che aprirebbe la strada per nuove iniziative o per l'espansione di quelle esistenti, nonché si rafforzerebbe la solidità patrimoniale aziendale; diminuirebbe il rischio di mancato rimborso dei prestiti e quindi crescerebbero le possibilità di ottenere finanziamenti; i risultati verrebbero correttamente ed efficacemente diffusi a tutti gli stakeholder dell'azienda. Nel presente capitolo si esaminano intanto le possibilità di miglioramento del rating, così come viene solitamente usato dagli istituti di credito, che non sempre porta a valutazioni corrette sulla probabilità di insolvenza (default). L'analisi viene svolta con particolare riferimento alle PMI (comprese le microimprese), perché sono quelle più penalizzate dalla stretta creditizia ed inoltre ricevono meno attenzioni dagli istituti di credito, data la loro numerosità e la scarsa preparazione ad instaurare efficaci rapporti banca-impresa. 24 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 2.2 Breve descrizione del rating Senza perseguire l'intento di svolgere una trattazione, sia pur sintetica, del rating8, giova ugualmente richiamare alcune caratteristiche generali di tale strumento al fine di rendere meglio comprensibili e motivati i suggerimenti e le proposte di miglioramento che si indicheranno successivamente. Il rating è un metodo di valutazione della capacità di credito di imprese e del rischio di titoli obbligazionari in relazione alla probabilità di default (PD). L'importanza di una tale valutazione è stata affermata dalla Nuova Regolamentazione Prudenziale Internazionale di Basilea II, che ha stabilito la necessità di adeguare il patrimonio delle banche e degli altri intermediari finanziari, a fronte di una data esposizione, al grado di affidabilità dei soggetti finanziati. Poiché il rating esterno, dichiarato dalle società di rating abilitate, è rarissimo per le PMI (esiste soltanto per le grandi società quotate)9, le Autorità di vigilanza hanno imposto la realizzazione di rating interni, da parte di ogni banca, per i propri affidati. Accanto al calcolo metodologico dei risultati quantitativi, comunque, si accompagna una valutazione qualitativa, la quale, se ritenuta sufficientemente fondata, può anche smentire in tutto od in parte i risultati meramente quantitativi, con la possibilità di deroga secondo un procedimento tecnico denominato override. In questo modo si consente di raggiungere una più precisa e razionale valutazione dell'affidabilità di singoli debitori o di gruppi omogenei di essi. I sistemi interni di rating che le banche sono tenute a realizzare sono "complessi meccanismi in grado di attribuire alle posizioni già finanziate o da finanziare una misura di sintesi del rischio (rating) in corso dalla banca erogante, espresso secondo una scala di giudizio numerica o alfanumerica" (Gai, 2008). Tali sistemi devono essere "validati" dalla Banca d'Italia e comprendono "l'insieme strutturato e documentato delle metodologie, dei processi organizzativi e di controllo, delle modalità di organizzazione delle basi dati che consente la raccolta e l'elaborazione delle informazioni rilevanti per la formulazione di valutazioni sintetiche della rischiosità di una controparte e delle singole operazioni creditizie" (Banca d'Italia, 2006). Gli elementi costitutivi di ciascun sistema riguardano: le categorie di esposizioni creditizie che compongono il portafoglio degli impieghi (enti, imprese, al dettaglio, ecc.); le componenti di rischio che differenziano le singole posizioni (probabilità di default, perdita in caso di default, esposizione in caso di default, durata); le funzioni di ponderazione da assegnare alle diverse categorie; i requisiti minimi di tipo organizzativo e quantitativo, che per la categoria "imprese" e per la componente di rischio PD devono: definire le caratteristiche del sistema (se più o meno incentrato sulla componente automatica); 8 9 La letteratura sul rating è ormai vasta e numerosa. Tra le diverse fonti, si consiglia comunque la lettura dell'opera di Lorenzo Gai (2008), Il rating delle PMI, che si presenta sintetica e completa, anche con particolare riferimento all'oggetto dell'approfondimento che si intende qui svolgere. Al riguardo, la presente descrizione del rating non fa che riassumere prevalentemente la più ampia trattazione di questo volume. In realtà, almeno le società di capitali oltre una certa dimensione ed operanti a livello internazionale dovrebbero auspicabilmente avere un rating ufficiale. Ma attualmente in questo campo esiste l'abusato monopolio delle tre società multinazionali di rating (Standard & Poor's, Moody's e Fitch) e poche altre a livello europeo. Con il nuovo Regolamento europeo CE n. 1060/2009 dovrebbero crescere le agenzie di rating riconosciute dalla nuova autorità di vigilanza europea (ESMA) con requisiti più stringenti. Con il nuovo sistema è stata recentemente abilitata una prima società italiana (CRIF). Gorizia, novembre 2012 25 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia utilizzare il sistema in un'ottica gestionale sempre più ampia (dopo l'utilizzo basilare per la concessione dei prestiti); individuare opportune classi di rischio delle esposizioni; stimare una PD per ciascuna classe di rischio sulla base della media di lungo periodo dei tassi di default annui osservati; usare dati interni e/o esterni di fonte campionaria e coerenti per la stima delle PD; testare il metodo di calcolo individuato per la stima di cui sopra; effettuare prove di stress con varie metodologie per simulare la sensibilità del portafoglio a variazioni rilevanti; adottare regole di ponderazione adeguate per la PD e per la sua eventuale modifica in caso di garanzie; rilevare sistematicamente tutti i dati, anche in serie storiche sufficientemente estese. In relazione ad alcuni importanti fattori distintivi, i principali modelli di rating possono: adottare una metodologia di rating o di scoring, tenendo comunque fermo l'obiettivo che anche il secondo modello deve sempre consentire di arrivare a calcolare una probabilità di insolvenza (PD); pervenire ad un rating di controparte (per singolo affidato) o ad un rating di ogni operazione; utilizzare il sistema soltanto per la fase di accettazione ed erogazione del credito o anche per il monitoraggio andamentale lungo tutta la durata di vita del rapporto bancaimpresa; automatizzare più o meno l'assegnazione del rating; implementare le informazioni qualitative in relazione alle dimensioni della clientela o all'esposizione accumulata nei confronti di questa; tenere conto, nella valutazione, del ciclo economico (rating Point In Time - PIT) oppure no (rating Through The Cycle - TTC). Ovviamente la complessità del sistema permette soltanto alle grandi banche di adottarlo nelle forme più complete, ma i vantaggi che si ricavano dal suo utilizzo sono importanti anche per gli intermediari finanziari minori che dovrebbero, almeno molto gradualmente, implementare buona parte del sistema medesimo. 2.3 Possibilità di miglioramento del rating Considerato che il rating è uno strumento indispensabile (ed obbligatorio) per valutare la probabilità di insolvenza degli affidati e quindi per gestire al meglio gli impieghi bancari nell'interesse della banca, ma anche dei clienti affidati e della collettività economica in generale, si tratta di individuare le possibilità di perfezionare il sistema per una più efficace valutazione dei risultati, la quale può permettere una previsione migliore delle situazioni a rischio che successivamente la realtà verificherà. Dalla sommaria descrizione del precedente paragrafo, infatti, non può sfuggire che il sistema è molto articolato e complesso e quindi nella pratica, sia progettuale che realizzativa, possono insinuarsi sfasamenti ed incongruenze di vario tipo, che poi finiscono per scaricare i relativi effetti negativi sull'affidabilità dei risultati. Inoltre, è chiaro che un sistema perfettamente predittivo della realtà futura non esiste e pertanto si devono comunque effettuare progressivi tentativi per arrivare ad una stima soddisfacente del rischio. Ovviamente, non si pretende di entrare nel merito delle metodologie matematico statistiche che fanno funzionare l'intero sistema, né sui modelli informatici che rendono possibili le numerose e complesse operazioni, ma, più operativamente, si cercano di individuare le eventuali possibilità di miglioramento per quanto riguarda le modalità applicative del sistema. In linea generale, infatti, se si può dare per scontata una scientifica 26 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia impostazione dei modelli esistenti e così pure per una sua fedele applicazione con strumenti tecnologici adeguati, che ora possono essere molto sofisticati, risulta sempre difficile reperire i dati e le informazioni più congrue per consentire la previsione e la rappresentazione dei risultati in maniera coerente con l'obiettivo prefissato. Basta, a volte, anche un semplice fraintendimento sul contenuto o sull'interpretazione di alcuni dati per giungere a conclusioni fuorvianti. Innanzitutto, per quanto riguarda alcuni aspetti citati nell'analisi preliminare10 per l'impostazione del modello di rating, si ritiene che già le linee-guida e le regole applicative previste dalla normativa siano esaurienti sulle definizioni e sulle modalità di raccolta, osservazione ed elaborazione dei dati. Ma una prima precisazione può essere considerata per quanto riguarda la segmentazione delle imprese in cluster. Tenendo presente che le grandi imprese vanno trattate a parte, le PMI dovrebbero sottostare ad una valutazione uniforme nei criteri, ma con una parametrazione differente in rapporto a: classi dimensionali; classi settoriali; classi geografiche. Per la prima classificazione, è consigliabile, seguendo la normativa europea, distinguere tutte le imprese affidate in micro, piccole e medie. Per la seconda è importante il settore di attività economica esercitata e per la terza il fattore di segmentazione potrebbe essere la regione (per le banche locali, comunque, non avrebbe senso una segmentazione inferiore al territorio provinciale). La predisposizione di un sistema di valutazione che per le imprese tenga conto di queste differenze appare indispensabile per una migliore valutazione del merito creditizio, in quanto dagli andamenti trascorsi si sono osservate varie specificità di comportamento e di reazione delle imprese per dimensione, settore e zona geografica, per cui in periodi e situazioni comuni i risultati di gestione (e quindi anche le probabilità di default) sono stati anche molto diversi. Non si ritiene, invece, di procedere a segmentazioni per forma giuridica, poiché le performance aziendali sono poco sensibili a tale classificazione. La natura giuridica, comunque, assume rilevanza in merito alla disponibilità di dati ed informazioni importanti per il sistema e pertanto il problema consiste nel reperire fonti di dati uniformi, come si vedrà subito appresso. Un altro aspetto rilevante dell'architettura del modello, infatti, riguarda le fonti informative elementari da utilizzare per la valutazione dei risultati. Le principali tipologie si riferiscono a dati: quantitativi economico – finanziari (soprattutto di bilancio), da predisporre in serie storiche; andamentali (sia interni al rapporto banca - impresa, sia provenienti dalla rilevazione esterna della Centrale dei rischi); qualitativi (sia di natura storica che andamentale); di qualsiasi altra natura. Per quanto riguarda i dati quantitativi, i più rilevanti sono quelli di bilancio che, ovviamente, vanno integrati con opportuni indici e con altre informazioni provenienti dai documenti allegati (nota integrativa, relazione degli amministratori)11. Con i dati di 10 11 Anche nella individuazione degli aspetti da migliorare si seguirà in linea generale la traccia espositiva di Gai (2008). Ovviamente, le considerazioni qui avanzate possono discostarsi dai contenuti dell'analisi descrittiva di tale testo. Pur trattandosi di PMI, ad esempio, è irrinunciabile la rilevazione degli addetti e della compagine societaria. Gorizia, novembre 2012 27 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia bilancio, infatti, si può ottenere una valutazione complessiva della situazione economica e finanziaria dell'impresa affidata o da affidare, sia sotto l'aspetto statico (mediante indici), sia sotto quello dinamico (analisi dei flussi) e pertanto il peso della loro valutazione dovrebbe essere superiore a quello delle altre categorie. L'importanza decisiva di questi dati ai fini di un fondato giudizio di rating viene tuttavia sminuita dal fatto che la loro disponibilità avviene nell'anno successivo 12 e che le cifre contenute risentono spesso di valutazioni di natura fiscale che non riflettono la reale situazione aziendale13. Ma esiste pure un problema di uniformità di rilevazione contabile, in quanto: a) il bilancio completo è quello redatto dalle società di capitali (ex artt. 2424 e 2425 C.c.); b) per le stesse società di capitali di minori dimensioni si adotta un bilancio in forma abbreviata (ex art. 2435 bis C.c.); c) per le società di persone e per le imprese individuali non è previsto alcun bilancio civilistico, ma la tenuta di una contabilità ordinaria a fini fiscali, che ovviamente, per la stima del rating, deve essere integrata con qualche voce di raccordo, onde arrivare almeno ad un sintetico bilancio che esprima le principali caratteristiche della situazione economica e finanziaria aziendale; d) per le società e le imprese di cui al punto c) di piccole dimensioni vi è soltanto l'obbligo fiscale di una contabilità semplificata che impone la rilevazione solo di poche voci del conto economico (pertanto con la necessità di più ampie integrazioni). Questa rilevante differenza nella raccolta dei dati di bilancio secondo la natura giuridica della clientela comporta comunque qualche difficoltà, ma, come si è accennato in precedenza, ciò non dovrebbe comportare valutazioni differenti per le imprese dello stesso settore, dimensione e ripartizione geografica14. Si tratta, invece, di rendere omogenee almeno le principali voci di bilancio, come, ad esempio: a) per lo stato patrimoniale: attività immobilizzate; attività correnti (di cui liquide); patrimonio netto; passività consolidate; passività correnti; b) per il conto economico: valore della produzione; valore aggiunto; margine operativo netto (MON); risultato ante - imposte; risultato netto di esercizio. Con questi pochi dati è possibile costruire i principali indici di struttura e di situazione (sia sotto l'aspetto economico che finanziario) in maniera sufficientemente significativa per qualsiasi impresa, anche per le più piccole e semplici, in modo da poter fare riferimento agli indici più appropriati di settore, dimensione e localizzazione, ovviamente da confrontare con parametri standard di tali indicatori. Mentre per le aziende maggiori i 12 13 14 28 Il bilancio è generalmente approvato entro il primo semestre dell'anno successivo. A parte i casi di illeciti contabili, effettivamente le poste dichiarate risentono di valutazioni ispirate alle norme fiscali ai fini della determinazione del reddito imponibile, piuttosto che ai criteri civilistici dettati dal codice. Come si è anticipato, è difficile ipotizzare che l'andamento economico e finanziario, a parità di settore, dimensione e localizzazione aziendale dipenda dalla natura giuridica di società per azioni, piuttosto che di società in nome collettivo, o di ditta individuale. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia riferimenti possono essere più estesi ed articolati anche ad ulteriori dati di bilancio (e relativi indici, nonché flussi), per quelle minori i pochi risultati da calcolare e la loro efficacia informativa possono compensare il maggiore sforzo di raccolta e di integrazione dei dati non conosciuti. Tale impegno, tra l'altro, può essere condiviso con ciascuna azienda interessata e pure, come si vedrà meglio in seguito, con l'ausilio dei Consorzi garanzia fidi, che nella fase istruttoria della concessione del credito (ma, in prospettiva, anche in quella decisoria) dovranno risultare sempre più attivi proprio nella collaborazione alla costruzione e gestione del sistema di rating che comunque rimarrebbe di competenza della banca. Ma a questo punto vi sarebbe spazio per ulteriori miglioramenti del sistema dal punto di vista degli standard preventivi di confronto per la valutazione del merito. Tralasciando ad un esame successivo il campione di imprese di riferimento, è qui il caso di segnalare che molti (o troppi) indicatori, eccettuati i casi complessi e di difficile interpretazione dei risultati, portano ad una certa confusione di segnalazioni (indicatori ritenuti positivi e negativi in maniera più o meno contrastante, od in contraddizione con altri, oppure amplificatori delle medesime tendenze), per cui risulta oltremodo difficile pervenire ad un giudizio sintetico, rispetto a quanto qui proposto che invece mira alla chiarezza della situazione mediante pochi indici e con l'impegno di ulteriori approfondimenti solo in caso di andamenti assai incerti. D'altro canto, l'esigenza di risposte tempestive alle richieste di prestito da parte di una clientela pressata da difficoltà finanziarie e molto frammentata porta a preferire un'analisi esauriente, che può diventare più precisa in relazione alla minore numerosità di dati, purché essenziali. Per quanto riguarda i dati andamentali, questi riguardano i dati interni al rapporto in essere tra banca e cliente e quelli esterni provenienti dalla Centrale dei rischi, che permette di accertare la situazione debitoria complessiva dell'impresa affidata (o da affidare), la composizione del relativo debito e la presenza di eventuali difficoltà finanziarie (graduate fino all'insolvenza vera e propria). In questo modo, si può ottenere un monitoraggio costante e tempestivo della singola posizione ed opportuni parametri standard fungono da componenti del rating in maniera decisiva, in quanto un'improvvisa variazione della situazione debitoria aziendale, sia positiva che negativa, permette un giudizio diverso sull'affidato e quindi giustifica un differente comportamento della banca nei suoi confronti. L'importanza dei dati andamentali non soltanto è legata alla loro tempestività, rispetto ai tempi di disponibilità dei bilanci, ma anche alla loro significatività per costruire un solido ed efficace rapporto banca - impresa. Soprattutto dal monitoraggio della correttezza dei rapporti interni, infatti, scaturiscono le condizioni per un reciproco vantaggio in termini economici ed organizzativi da parte di entrambe le controparti. Indipendentemente dalla capacità di credito della singola impresa, questa è in grado di avvantaggiarsi meglio dei finanziamenti a disposizione se li programma e li gestisce correttamente. D'altro canto, la banca affidante può fornire un servizio finanziario più efficace e meno oneroso se si verifica un suo appropriato utilizzo. Senza addentrarsi troppo nei dettagli, l'uso delle forme tecniche convenute e la tempestività e correttezza delle relative operazioni portano ad una migliore programmazione delle imprese e delle banche assieme, che possono gestire più efficacemente la propria liquidità e questo vantaggio (soprattutto per le banche che hanno problemi di tesoreria rilevanti e molto complessi) è essenziale per l'economicità della stessa azienda di credito. Una clientela, seppur non a rischio di insolvenza, potrebbe generare notevoli difficoltà economiche e finanziarie ai propri creditori se la conduzione del rapporto di indebitamento risultasse confusa e distorta. Per questo, le banche giustamente tendono sempre più nel rating a dare importanza (cioè un peso adeguato) a questa categoria di dati (per le imprese minori inserite nel segmento retail, i dati andamentali sono pressoché decisivi), anche per Gorizia, novembre 2012 29 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia quanto riguarda la fissazione degli oneri sul credito corrisposto; ma è chiaro che non si possono ignorare i risultati economico – finanziari, che permettono anche di interpretare meglio gli eventuali andamenti anomali. Ovviamente, pure la banca, nel suo comportamento durante il rapporto, deve agire altrettanto correttamente e speditamente nel suo stesso interesse, superando efficacemente eventuali strettoie burocratiche e complessità organizzative, in quanto prestiti accordati in ritardo od in forme non adeguate alle esigenze operative dell'impresa possono ugualmente creare oneri aggiuntivi per quest'ultima o la perdita di fruttuose opportunità. I dati qualitativi riguardano per lo più informazioni di varia natura sull'impresa affidata, solitamente non sono legati a parametri quantitativi e servono per meglio valutare la situazione aziendale, soffermandosi su aspetti non considerati con le precedenti informazioni. Ad esempio, si può considerare: la struttura proprietaria, quella del business e dei suoi punti di forza e di debolezza, l’evoluzione dell’ambiente esterno, ecc.. Tale operazione è molto importante, ma anche molto delicata, in quanto può duplicare informazioni quantitative già esistenti, amplificando così gli effetti positivi o negativi di un certo fenomeno. In generale, i criteri di ammissione o meno di un dato qualitativo nel sistema di rating dovrebbe incentrarsi sulla possibilità attesa che questo riesca a modificare il giudizio complessivo ottenibile con gli altri dati. Ad esempio, la liberalizzazione di un mercato o, al contrario, la sua ulteriore regolamentazione, può portare ad una variazione del fatturato aziendale sinora rilevato nei bilanci già soggetti a rating. Attualmente, inoltre, il livello di internazionalizzazione di un'impresa deve certamente sfociare in un rating migliore rispetto a quello di altre imprese con indicatori di pari livello, ma operanti esclusivamente nel mercato interno. Inoltre, la qualità delle risorse umane e la ricerca tecnologica (come pure l'intensificazione delle innovazioni brevettate) sono fattori decisivi per lo sviluppo futuro, anche se in passato i risultati sono stati modesti. Pertanto, la rilevazione di dati qualitativi può modificare sensibilmente il rating dei dati quantitativi ed andamentali, anche facendo cambiare completamente il giudizio sull'azienda (sia "in bonis", che "in default"), ma bisogna avere una fondata opinione che il dato qualitativo esaminato sia in grado di modificare l'andamento economico - finanziario sinora presentato. Analoghe osservazioni valgono per i dati di altra natura, che possono essere i più svariati, ma che devono essere rilevanti ai fini del giudizio finale sul grado di solvibilità dell'affidato. Essi consistono, in linea generale, in informazioni settoriali, esterne sul conto dell'impresa, previsionali sulle prospettive andamentali. Le informazioni settoriali si riferiscono a medie di settore e di territorio che possono essere indicative dell'andamento generale del settore in cui opera l'azienda, sulla base del quale si può confrontare la performance dell'impresa da valutare. Tale confronto può risultare molto importante perché l'andamento dell'affidato, positivo o negativo che sia, può trovare diversa valutazione se in armonia o meno con l'andamento settoriale (e pure territoriale 15). Al riguardo, è da osservare, come si vedrà meglio in seguito, che l'attuale disponibilità di bilanci aggregati per settore e territorio (nonché per dimensioni aziendali) può costituire una fonte essenziale di dati di posizionamento competitivo dell'impresa affidataria rispetto alla realtà in cui opera. Per quanto riguarda le informazioni esterne, queste si riferiscono solitamente ad eventuali fonti di origine non bancaria (protesti, ipoteche, garanzie varie a terzi, ecc.). Si tratta di notizie che possono influire sulla solvibilità futura dell'affidato. 15 30 Non è soltanto il settore ma anche il territorio a fare la differenza, a seconda che questo sia più o meno sviluppato, comprenda distretti produttivi, sia prossimo ad aree urbane molto avanzate, ecc.. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Al contrario, possono incidere favorevolmente sul giudizio di rating informazioni previsionali sui programmi aziendali in corso o futuri, quando i relativi risultati positivi vengano sufficientemente dimostrati in razionali business plan. I programmi strategici di ricerca e di innovazione sono gli unici in grado di capovolgere la situazione aziendale anche in periodi di crisi e nonostante le prospettive negative di tutto il sistema economico. Per questo, occorre maggiore attenzione delle banche per quelle imprese, purtroppo attualmente poche, che programmano investimenti innovativi pure in questi tempi di difficoltà. Trascurare la domanda di credito in investimenti aggiuntivi (purché sufficientemente programmati) è una perdita di opportunità grave sia per l'impresa che per la banca, perdita che danneggia ancor più la crisi del sistema creditizio. Ovviamente, data la natura spesso non parametrabile delle informazioni qualitative e pure di molte altre notizie residuali (ma non per i dati medi settoriali), non necessariamente tali informazioni devono essere inserite direttamente nel sistema di rating, in quanto è molto difficile ed oneroso trattarle statisticamente e nell'ambito di modelli con valori di natura eterogenea. Più efficacemente, quindi, dette informazioni, qualora siano ritenute congrue per modificare il rating basato su dati quantitativi ed andamentali, vengono trattate in appositi processi decisionali di overriding, in deroga alle risultanze del rating medesimo. Ovviamente, affinché ciò venga riconosciuto ai fini della valutazione prudenziale del rischio sancita da Basilea II, occorre che tale procedimento si uniformi alla rigida direttiva prevista in questo campo, altrimenti la banca è costretta a rafforzarsi patrimonialmente pure in questi casi, anche se il rischio derivante dalla deroga risulta più basso. Pertanto, gli istituti di credito non largheggiano nella rilevazione dei dati qualitativi o comunque di informazioni aggiuntive a quelle previste dal sistema di rating, ma in realtà gli oneri aggiuntivi per le pratiche di override, se giustificate da riscontri affidabili, possono migliorare sostanzialmente la valutazione del rischio complessivo rilevato dal rating. Anzi, se vi è l’esigenza di praticare spesso operazioni di override, è opportuno esaminare le cause degli scostamenti dal sistema e, se necessario, provvedere ad alcune modifiche dello stesso impianto statistico del rating. Più in generale, bisogna osservare che i vincoli imposti da Basilea II erano stati concepiti e regolamentati in un periodo congiunturale diametralmente opposto all'attuale, quando l'economia mondiale era in forte espansione e quindi i pericoli di una diffusione del credito per motivi speculativi erano reali. Tanto è vero che proprio nel 2008 (l'anno di introduzione di detti vincoli) si è verificata la crisi finanziaria che attualmente stiamo ancora attraversando. L'opinione dominante, in quella circostanza, ha imputato erroneamente la crisi agli scarsi effetti dei vincoli di Basilea, per il fatto che questi sarebbero stati inadeguati e non applicati rigidamente in fase iniziale. Così, non soltanto le Autorità di vigilanza hanno successivamente imposto alle banche nuovi vincoli transitori negli anni successivi, ma si sono avviati gli accordi per ulteriori restrizioni prudenziali nell'erogazione del credito (Basilea III). In realtà, ora si afferma più razionalmente che la crisi del 2008 avvenne perché precedentemente a quell'anno si largheggiò nel credito proprio in quelle iniziative a rating bassissimo16, supportato da un tasso d'interesse elevato il cui pagamento provocava un’ulteriore lievitazione delle probabilità d'insolvenza. I nuovi vincoli di quell'anno, pertanto, non potevano certamente porre rimedio a situazioni generalizzate già compromesse. Ma la convinzione che le regole di Basilea II fossero troppo blande ha preso ormai il sopravvento e purtroppo ne stanno subendo le conseguenze i sistemi produttivi che, al 16 Basti pensare che la causa principale accertata del dissesto finanziario è stata quella dei mutui subprime, che, per definizione, consistono in prestiti la cui affidabilità è dubbia e pertanto prevedono tassi di interesse molto elevati per il maggiore rischio. Gorizia, novembre 2012 31 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia contrario, non speculano e la cui affidabilità è generalmente ben superiore a quella dei prestiti speculativi, per il fatto che il rischio d'impresa, pur in un periodo di crisi come l'attuale, è basato su attività comunque produttive di beni e servizi utili alla collettività, che esigono un prezzo obiettivamente determinabile, a differenza degli investimenti in attività volatili la cui convenienza si realizza soltanto se un mercato drogato ed irrazionale porterà le quotazioni ai livelli desiderati dallo speculatore. Ora il rating dovrebbe innanzitutto rilevare queste macroscopiche differenze, ma più in generale dovrebbe essere in grado di captare correttamente le differenze di rischio, perché soltanto così svolge una funzione irrinunciabile nel sistema economico. La limitazione del modello ai dati di bilancio ed a quelli andamentali, pur utile, non è sufficiente ad una percezione soddisfacente del grado di rischio e quindi, ove possibile, risulta essenziale l'integrazione con ulteriori informazioni esterne al modello, da soppesare adeguatamente nel merito. 2.4 Ulteriori aspetti da considerare nella revisione del rating Sempre in un'ottica di possibile revisione del sistema di rating per renderlo vieppiù efficace nella valutazione dei rischi effettivi, è importante considerare gli effetti della situazione congiunturale. È chiaro che in un periodo di crisi come l'attuale, che, tra l'altro, pare si stia tramutando da congiunturale in strutturale, tutto il sistema produttivo ne risente e quindi in linea generale aumenta il rischio d'insolvenza per tutti. I sistemi di rating interno (ossia quelli adottati dalle aziende di credito), infatti, tendono a prendere a riferimento tassi di default stabili nel tempo e quindi ad aumentare la migrazione degli affidati che si trovano nelle diverse classi17. In altri termini, tali sistemi definiti, come già accennato, PIT (Point In Time) prevedono per ciascun livello di parametro di default una certa probabilità fissa. Se poi la situazione congiunturale muta, è chiaro che ci saranno più o meno imprese (a seconda che il cambiamento sia favorevole o sfavorevole) a presentare un certo livello in quel particolare parametro. È chiaro, quindi, che nell'attuale situazione di crisi, sia economica che finanziaria, ciascun indicatore di insolvenza assegna teoricamente sempre le stesse probabilità, ma queste di fatto aumentano in quasi tutte le imprese, in quanto presentano indicatori peggiori. Infatti, i sistemi di rating entrati in vigore nel 2008 sono stati "tarati" sui parametri e sulle insolvenze verificatisi negli anni precedenti quando l'economia era in espansione. Ciò significa che non soltanto le imprese di dubbia affidabilità presentano un rischio maggiore di insolvenza, ma pure le imprese meritorie di credito risultano interessate dal downgrading. Ma, in quest’ultimo caso, non è detto che utili più contenuti e minori flussi di autofinanziamento aziendale siano tali da creare un maggior rischio di insolvenza e pertanto non si può far retrocedere automaticamente un’impresa ad una fascia di rischio peggiore (e quindi ad una riduzione del suo credito) se il peggioramento non raggiunge livelli di guardia significativi per il rischio. Ora, in presenza di un mutamento drastico delle condizioni congiunturali: a) le probabilità di default possono modificarsi in relazione ai precedenti valori previsionali, in quanto non è detto che il peggioramento sia proporzionale all'incremento delle insolvenze; b) occorre una classificazione degli affidati con una maggiore tolleranza per evitare, nella pratica, di far scontare a tutti indistintamente una restrizione creditizia, anche ai soggetti affidabili (che comunque peggiorerebbero i pur ottimi indicatori) ed a quelli 17 32 Diversamente avviene per i sistemi di rating esterno (adottati dalle società di rating) che partono dalla situazione congiunturale di contesto per valutare, poi, il posizionamento dell'impresa rispetto ad un simile contesto. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia che, nonostante la situazione di difficoltà, presentano comunque buone probabilità di rimanere "in bonis"18. Pertanto: a) una revisione dei principali parametri di sistema sulla base di apposite indagini in periodi di crisi può presentare un'analisi più aggiornata e reale per la valutazione "ex ante" del rischio complessivo e delle singole posizioni, operando una migliore classificazione del rating; b) un allargamento del credito alle fasce di rating "in bonis" ed un restringimento a quelle peggiori avrebbe un salutare effetto compensativo su tutto il sistema del rischio e sulle norme prudenziali di Basilea II, anche se obiettivamente è difficile far rientrare le esposizioni più deteriorate. Ma esistono pure spazi di manovra nell'ambito dell'entità dell'insolvenza e della quantità di credito da recuperare, per cui la perdita attesa, che conta maggiormente ai fini della patrimonializzazione della banca e che può discostarsi notevolmente dalla probabilità di default, risulta comunque contenuta19. Anche la stessa Banca d’Italia (2006) ha riconosciuto che nei momenti eccezionali di crisi i risultati dei metodi statistici perdono in parte la loro capacità predittiva e che pertanto è importante che si integrino i dati del rating con informazioni dirette sui clienti e sulle economie locali in cui operano, sia affinando i metodi di valutazione derivanti dal sistema, sia implementando i processi di override. È infine da considerare che le regole di Basilea si sono focalizzate sulla valutazione dei rischi di credito, tralasciando di regolamentare altrettanto rigidamente i rischi da attività finanziarie speculative che sono soggette a volatilità ben maggiori (derivati, future, ecc.). Ovviamente ogni banca deve calcolare pure tali rischi e provvedere ad adeguati accantonamenti in corrispondenza, ma non esistono norme in proposito tanto stringenti e quindi succede che le banche operanti prevalentemente in attività finanziarie (come quelle anglosassoni) sono meno vincolate rispetto a quelle italiane che erogano credito al sistema produttivo. Questo rappresenta un grave difetto del sistema cui la normativa internazionale non ha ancora posto rimedio e quindi si assiste a crisi finanziarie ricorrenti che finiscono per provocare difficoltà anche al sistema creditizio che è costretto ad imporre ulteriori restrizioni. Purtroppo, la risoluzione di tale problema è ancora lontana, considerato che la comunità finanziaria internazionale è molto eterogenea per trovare un accordo in questo campo e che attualmente predominano ancora le posizioni liberiste di "lasciar fare" al mercato dei capitali anche quando questo assume rischi eccessivi (tranne poi imporre la massima prudenza per il finanziamento delle attività reali, che obiettivamente hanno minor rischio, ma che devono subire tutti i danni economici derivanti dai fallimenti dello stesso mercato dei capitali). Un ultimo aspetto va segnalato a proposito del rating e della sua costruzione. Si tratta del campione di stima, ossia del campione di imprese che viene assunto come modello di stima per verificarne "a priori" il comportamento ed i dati utili in un certo periodo di osservazione, al fine di prevedere la probabilità di tenuta o di insolvenza. 18 19 In altri termini, un'impresa eccellente, pur venendo contagiata dalla crisi, attraverso opportune ristrutturazioni e riconversioni, che comunque richiedono maggior credito, riesce a superare le difficoltà ed a riposizionarsi competitivamente sui mercati esteri e su quello interno (anche occupando posizioni che prima erano detenute da concorrenti divenuti poi insolventi). D'altra parte, molte altre imprese di medie efficienza, che ora presentano maggiori probabilità di insolvenza, abbisognano invece di maggiori finanziamenti per sostenere i costi fissi divenuti proporzionalmente superiori rispetto ai ricavi che nel frattempo si sono contratti. In generale succede invece che nei periodi di crisi, complice la diffusa avversione al rischio, banche ed imprese si chiudano in se stesse. Le prime così ritengono di rientrare indiscriminatamente dalle proprie esposizioni, senza tentare alcun adeguamento del rating, mentre le seconde rinunciano a nuovi investimenti produttivi e migliorativi, attendendo tempi migliori. Gorizia, novembre 2012 33 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Ovviamente il campione, per essere rappresentativo dell'universo, deve essere sufficientemente numeroso e stratificato secondo la segmentazione desiderata degli affidati. Ma tale requisito non sempre è possibile in quanto la clientela delle banche minori è poco numerosa e quella degli istituti maggiori, pur numerosa, è molto eterogenea. Se poi si fa riferimento alle banche - dati proposte con pacchetti standardizzati, queste comprendono un eccessivo numero di imprese operanti in contesti diversissimi (anche di altri Paesi e con dimensioni grandi o almeno medie), che per lo più non riflettono la realtà di competenza dell'azienda di credito. Poiché nel precedente paragrafo si è individuata come opportuna una segmentazione della clientela produttrice per dimensione, territorio e settore, in quanto ritenuta portatrice, a parità di situazione economico - finanziaria, di esiti diversi circa il default, pure il campione dovrebbe assumere una tale ripartizione e significatività. Ma a questo punto, almeno per le analisi quantitative di natura economico - finanziaria riferite alle società di capitali, si può fare riferimento alle banche - dati sui bilanci che ora prevedono aggregazioni di vario tipo (soprattutto nei tre aspetti che qui interessano) e che si riferiscono all'universo di tali società20. In tal modo, le banche locali possono riferire i dati della propria clientela all'universo delle società che si trovano nel territorio di propria competenza (con le relative differenziazioni dimensionali e settoriali), mentre le grandi banche possono sempre trovare, con riferimento alla nicchia di ciascun diversificato cliente, l'universo territoriale, dimensionale e settoriale con cui confrontare i relativi indicatori. Pertanto ora gli istituti di credito possono disporre, in questo campo, di dati di riferimento ben più ampi e pertinenti al segmento di rating da indagare, rispetto alle lacune e scarsa significatività dei campioni di un tempo; ma ancora non si è verificata una vasta diffusione delle banche - dati in questione. A tale proposito, è da osservare che: il bilancio aggregato presenta risultati complessivi che possono nascondere al proprio interno anche una forte variabilità, ma, attraverso opportune aggregazioni parziali e trattamenti statistici si possono eliminare anomalie e normalizzare i dati; i valori medi di aggregazione fungono meglio da guida per individuare scostamenti dell'andamento dell'impresa rispetto a quello del cluster di appartenenza. Inoltre, soprattutto l'analisi di bilancio per indici risulta particolarmente utile per confrontare rapporti aziendali (economici e finanziari) con i corrispondenti rapporti di classe dimensionale, di settore e di territorio (l'analisi del prossimo capitolo sarà esplicativa in proposito); trattandosi di dati universali è essenziale far riferimento ai dati complessivi sulle sofferenze rilevati dalla Centrale dei rischi. Al riguardo, sarebbe auspicabile che a livello statistico venissero pubblicati dati più dettagliati sulle sofferenze suddivisi analogamente per dimensione, settore e territorio; rimane comunque l'esigenza di creare un campione di riferimento per le società di persone e le imprese individuali, i cui bilanci non sono compresi nelle banche - dati, come già accennato. Ma è pure da rilevare che un simile campione (in questo caso segmentato solo per settore e territorio, dato che è formato quasi esclusivamente da imprese piccole e micro) potrebbe essere molto contenuto numericamente e pesare 20 34 Tutte le società di capitali devono depositare annualmente il proprio bilancio presso il Registro delle imprese nella Camera di Commercio della provincia di appartenenza, ai sensi dell'art. 2435 C.C.. L'Infocamere, società per l'informatica delle Camere di commercio, archivia otticamente tutti i bilanci e li elabora, unitamente ad altre società autorizzate, in forma singola ed aggregata, secondo vari criteri di riclassificazione economica e finanziaria. Pertanto ora si dispone di banche - dati esaustive sui bilanci delle società di capitali. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia poco nella valutazione del rating, in quanto fungerebbe solo da integratore del modello universale delle società di capitali21. Per riassumere il senso di questi due ultimi paragrafi, si può affermare che, poiché non esiste una teoria codificata sull'insolvenza (o sulla crisi) d'impresa, nemmeno i sistemi di valutazione ex - ante possono essere rigorosamente predittivi delle insolvenze che si verificheranno ex - post. I modelli di valutazione attualmente in uso danno le soluzioni che le ricerche scientifiche sinora hanno potuto fornire, ma, al di là delle metodologie, rimane il funzionamento corretto del sistema, che deve essere basato su dati e fonti in grado di esprimere al meglio la capacità di credito ed il rischio connesso, soprattutto in un periodo di crisi come l'attuale in cui il peggioramento economico e finanziario espande le insolvenze e rischia di sconvolgere l'equilibrio di interi settori e/o territori. Le modifiche qui proposte, che non ledono l'integrità dei sistemi già in atto, ma tendono ad un loro perfezionamento, sono volte: a) da un lato, a ricercare soluzioni operative in grado di stimare più precisamente i casi di insolvenza, per avviare una politica del credito più restrittiva nelle situazioni disperate e più assecondante nelle altre; b) dall'altro, a privilegiare le valutazioni prospettiche oltre il breve termine, spostando l'orizzonte temporale oltre i 12 mesi previsti22. In questo modo e specificatamente per le situazioni di crisi, la valutazione dovrebbe verificare se un'elevata probabilità di default a breve, tale da consigliare un ridimensionamento o addirittura un annullamento della posizione creditoria in atto, potrebbe invece essere successivamente (in tempi ragionevoli) superata da risultati migliori, in presenza di un razionale e credibile progetto di miglioramento/innovazione dimostrabile mediante un corretto business plan. In questi casi si imporrebbe una deroga alle risultanze automatiche del sistema nell'interesse congiunto dell'impresa e della banca stessa. In tale ottica assumono rilevanza i dati quantitativi economico - finanziari, sia precedenti sulla base dell'analisi degli ultimi bilanci, sia attuali e successivi con riferimento a dati e informazioni previsti nei business plan che comunque devono permettere la continuazione della serie di bilanci proiettata nel futuro, tenendo conto degli effetti generati dai progetti sulla situazione economico - finanziaria aziendale. Ciò si ritiene importante e necessario per rispettare i vincoli del rating e di Basilea II senza ledere ulteriormente il precario equilibrio delle imprese, già danneggiato dalla crisi, con nuove restrizioni del credito. D'altro canto, in questo modo si obbliga il sistema produttivo ad innovarsi, se vuole sopravvivere alle attuali avversità. 21 22 È infatti noto che le società di capitali, pur essendo ancora numericamente inferiori alle altre imprese (società di persone e ditte individuali), hanno un'occupazione proporzionalmente maggiore ed i principali valori di bilancio aggregato (fatturato, patrimonio, valore aggiunto, ecc.) superano abbondantemente quelli complessivi delle altre imprese. Inoltre, è già stato accennato che le performance aziendali in linea generale non sono influenzate dalla natura giuridica delle imprese. Attualmente la probabilità di default viene valutata nei prossimi 12 mesi dal momento della valutazione medesima. Gorizia, novembre 2012 35 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 3. La valutazione del sistema produttivo locale ai fini del rating 3.1 Premessa Sottolineata l'importanza dei dati quantitativi, pur non trascurando gli altri, ai fini di un giudizio definitivo sulla capacità di credito e quindi sulla decisione di un nuovo o di un diverso affidamento, soprattutto nei casi dubbi ed in quelli attualmente deteriorati dalla crisi, giova effettuare una breve analisi, sulla base dei bilanci aggregati, della situazione del sistema produttivo in provincia di Gorizia, in questi ultimi anni caratterizzati da una crisi congiunturale che rischia sempre più di diventare strutturale proprio perché scarseggiano i nuovi investimenti (soprattutto quelli innovativi), anche a causa di una carenza di capitali di credito. Ciò permetterà in linea generale di: osservare l'evoluzione dei principali indici di bilancio aggregato delle società di capitali nella provincia di Gorizia, rispetto a quanto è avvenuto a livello regionale e nazionale; mettere in evidenza, all'interno della provincia, le differenze delle imprese a livello dimensionale e settoriale. La rilevazione ed il commento di questi dati consentirà quindi di comprendere meglio le relazioni tra gli indicatori di bilancio ed il deterioramento del credito effettivamente verificatosi a livello locale a seguito della crisi, per rettificare così con più precisione eventuali criteri di applicazione del rating e pervenire ad una migliore valutazione delle imprese e ad un loro supporto. 3.2 La situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale nei primi anni della crisi (2008 - 2010) Per valutare la situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale, sono disponibili i bilanci aggregati delle società di capitali fino al 201023, ossia i bilanci somma che esprimono la situazione complessiva di tutte le società componenti in ciascun anno di riferimento, mediante la presentazione dello Stato patrimoniale e del Conto economico totale24. I dati contabili desunti dai bilanci riflettono la struttura prevista dagli artt. 2424 e 2425 C.C., ma il Conto economico, oltre a recepire lo schema ufficiale a "ricavi e costo del venduto", inserisce pure lo schema a "valore della produzione e valore aggiunto", che permette ulteriori valutazioni di tipo economico, anche se ai fini della solvibilità aziendale di breve periodo i relativi dati sono meno rilevanti. Si rammenta, infine, come già accennato, che i bilanci sono di tutte le società di capitali, ma non comprendono le società di persone e le imprese individuali, che non sono tenute a predisporre alcun bilancio. Talune considerazioni del capitolo precedente inducono tuttavia a confermare la rilevanza segnaletica di questi risultati per l'intero sistema produttivo. 23 24 36 I bilanci 2011 sono in via di caricamento, da parte di Infocamere, nella banca - dati "in.balance" che poi li elabora per dimensione, settore e territorio. È da tener presente che il numero dei bilanci considerati varia ogni anno, in quanto tiene conto dei flussi di nati - mortalità delle imprese e dei trasferimenti. Quindi, si tratta di un universo aperto che permette di evidenziare i risultati complessivi dovuti anche ai cambiamenti e alle trasformazioni del tessuto imprenditoriale nel corso del tempo. Sebbene, con alcune elaborazioni nella banca – dati, sia possibile anche confrontare i bilanci aggregati delle sole imprese presenti nell'intero periodo di riferimento (nel caso in esame: 2008/2010), qui si è preferito mantenere l'intero universo di ciascun anno perché l'andamento favorevole o sfavorevole delle aziende sempre esistenti può essere modificato da quelle nuove o dalla mancanza di quelle cessate. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia D'altro canto, per ottenere dati più precisi sulle altre forme giuridiche di impresa, bisognerebbe ricorrere ad indagini campionarie molto articolate e dispendiose nell'immensa frammentazione dell'universo delle società a base personale e delle ditte individuali. Per esaminare l'andamento economico - finanziario del sistema produttivo della provincia di Gorizia, oggetto di questa analisi, vengono confrontati i dati di bilancio aggregato (e poi i relativi principali indici) a livello nazionale, regionale e provinciale, nei primi anni della crisi (triennio 2008/2000). Poiché ai fini di questo studio non rileva tanto l'andamento dei dati temporali del periodo (che ad ogni buon fine vengono riportati nelle Tabelle 3.1-3.6, sia per lo Stato patrimoniale che per il Conto economico del 2008 e del 2010, relativamente ai tre livelli indagati) quanto i diversi rapporti (indici di bilancio) che si instaurano tra le varie voci di ciascun aggregato, si passa direttamente a commentare la tabella 3.7, la quale mette a confronto i risultati dei tre sistemi produttivi territoriali25 (Gorizia, Friuli Venezia Giulia e Italia) sia per il primo anno che per l'ultimo. Tabella 3.1 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). 2008 1.420 Val. Comp. ass. % Numero bilanci trattati 2010 1.551 Val. Comp. ass. % ATTIVO Attività immobilizzate – crediti oltre l'esercizio (1) – immobilizzazioni materiali – immobilizzazioni immateriali – immobilizzazioni finanziarie Attività correnti – rimanenze – liquidità differite • crediti entro l'esercizio (1) • attività finanziarie a breve • ratei e risconti attivi (2) – liquidità immediate (disponibilità liquide) TOTALE (Capitale investito) (3) 1.786 44 1.351 169 222 2.264 756 1.252 1.172 51 29 44,1 1,1 33,4 4,2 5,5 55,9 18,7 30,9 28,9 1,3 0,7 1.751 47 1.299 178 227 2.306 783 1.288 1.101 158 29 43,1 1,2 31,9 4,4 5,6 56,7 19,3 31,7 27,1 3,9 0,7 256 4.050 6,3 100,0 235 4.067 5,8 100,0 PASSIVO Patrimonio netto (capitale sociale e riserve) 1.204 29,7 1.228 Passività consolidate 821 20,3 835 – TFR 95 2,3 94 – debiti oltre l'esercizio 726 17,9 741 Passività correnti 2.025 50,0 1.981 – fondi rischi ed oneri (2) 62 1,5 57 – debiti entro l'esercizio 1.903 47,0 1.862 – ratei e risconti passivi (2) 60 1,5 62 TOTALE (Capitale acquisito)(3) 4.050 100,0 4.067 (1) - Compresi i crediti verso soci (2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio (3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari 30,2 20,5 2,3 18,2 48,7 1,4 45,8 1,5 100,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 25 Si tratta dei bilanci di tutte le società di capitali di qualsiasi dimensione e settore. Gorizia, novembre 2012 37 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.2 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Numero bilanci trattati VALORE DELLA PRODUZIONE – di cui: Ricavi COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE – materie – servizi – godimento beni di terzi – variazioni rimanenze materie (segno contrario) – oneri diversi VALORE AGGIUNTO (1) Costo del personale MOL (Margine Operativo Lordo) Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette MON (Margine Operativo Netto) (1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento 2008 1.420 Val. Comp. ass. % 3.504 100,0 3.472 99,1 2.754 78,6 1.874 53,5 786 22,4 71 2,0 -17 -0,5 41 1,2 750 21,4 490 14,0 260 7,4 144 4,1 116 3,3 2010 1.551 Val. Comp. ass. % 3.096 100,0 3.091 99,8 2.339 75,5 1.567 50,6 711 23,0 69 2,2 -48 -1,6 40 1,3 757 24,5 494 16,0 263 8,5 144 4,7 119 3,8 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.3 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali in Friuli Venezia Giulia (valori assoluti in milioni di euro). Numero bilanci trattati 2008 13.653 Val. Comp. ass. % 2010 15.258 Val. Comp. ass. % 28.824 856 17.513 2.350 8.105 31.713 12.365 16.187 14.883 845 459 47,6 1,4 28,9 3,9 13,4 52,4 20,4 26,7 24,6 1,4 0,8 20.529 737 12.833 1.248 5.711 24.702 9.192 12.711 11.657 646 408 45,3 1,6 28,3 2,8 12,6 54,6 20,3 28,1 25,7 1,4 0,9 3.161 60.537 5,2 100,0 2.799 45.282 6,2 100,0 ATTIVO Attività immobilizzate – crediti oltre l'esercizio (1) – immobilizzazioni materiali – immobilizzazioni immateriali – immobilizzazioni finanziarie Attività correnti – rimanenze – liquidità differite • crediti entro l'esercizio (1) • attività finanziarie a breve • ratei e risconti attivi (2) – liquidità immediate (disponibilità liquide) TOTALE (Capitale investito) (3) PASSIVO Patrimonio netto (capitale sociale e riserve) 21.063 34,8 14.589 Passività consolidate 10.582 17,5 9.015 – TFR 1.381 2,3 1.164 – debiti oltre l'esercizio 9.201 15,2 7.851 Passività correnti 28.892 47,7 21.579 – fondi rischi ed oneri (2) 2.036 3,4 998 – debiti entro l'esercizio 26.130 43,2 19.811 – ratei e risconti passivi (2) 726 1,2 770 TOTALE (Capitale acquisito)(3) 60.537 100,0 45.282 (1) - Compresi i crediti verso soci (2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio (3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari 32,2 19,9 2,6 17,3 47,7 2,2 43,8 1,7 100,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 38 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.4 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in Friuli Venezia Giulia (valori assoluti in milioni di euro). Numero bilanci trattati VALORE DELLA PRODUZIONE – di cui: Ricavi COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE – materie – servizi – godimento beni di terzi – variazioni rimanenze materie (segno contrario) – oneri diversi VALORE AGGIUNTO (1) Costo del personale MOL (Margine Operativo Lordo) Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette MON (Margine Operativo Netto) (1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento 2008 13.653 Val. Comp. ass. % 46.585 100,0 46.329 99,5 36.494 78,3 23.712 50,9 11.214 24,1 1.157 2,5 -165 -0,4 576 1,2 10.091 21,7 6.437 13,8 3.654 7,8 1.861 4,0 1.793 3,8 2010 15.258 Val. Comp. ass. % 34.676 100,0 34.619 99,8 26.714 77,0 16.714 48,2 8.673 25,0 1.023 3,0 -184 -0,5 488 1,4 7.962 23,0 5.426 15,6 2.536 7,3 1.505 4,3 1.031 3,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.5 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali in Italia (valori assoluti in milioni di euro). 2008 741.317 Val. Comp. ass. % Numero bilanci trattati 2010 839.256 Val. Comp. ass. % ATTIVO Attività immobilizzate – crediti oltre l'esercizio (1) – immobilizzazioni materiali – immobilizzazioni immateriali – immobilizzazioni finanziarie Attività correnti – rimanenze – liquidità differite • crediti entro l'esercizio (1) • attività finanziarie a breve • ratei e risconti attivi (2) – liquidità immediate (disponibilità liquide) TOTALE (Capitale investito) (3) 2.123.737 63.371 908.682 206.883 945.032 1.781.936 561.714 1.068.259 994.881 43.469 29.678 54,4 1,6 23,3 5,3 24,2 45,6 14,4 27,4 25,5 1,1 0,8 1.267.392 49.251 707.261 92.399 418.953 1.450.528 491.393 825.068 761.876 37.679 25.041 46,6 1,8 26,0 3,4 15,4 53,3 18,1 30,3 28,0 1,4 0,9 151.963 3.905.671 3,9 100,0 134.067 2.721.850 4,9 100,0 PASSIVO Patrimonio netto (capitale sociale e riserve) 1.447.061 37,1 865.944 Passività consolidate 722.932 18,5 565.886 – TFR 67.922 1,7 51.981 – debiti oltre l'esercizio 655.010 16,8 513.905 Passività correnti 1.673.763 42,9 1.281.805 – fondi rischi ed oneri (2) 127.560 3,3 52.518 – debiti entro l'esercizio 1.502.411 38,5 1.165.421 – ratei e risconti passivi (2) 43.792 1,1 63.866 TOTALE (Capitale acquisito)(3) 3.905.671 100,0 2.721.850 (1) - Compresi i crediti verso soci (2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio (3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari 31,8 20,8 1,9 18,9 47,1 1,9 42,8 2,3 100,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 39 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.6 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in Italia (valori assoluti in milioni di euro). Numero bilanci trattati VALORE DELLA PRODUZIONE – di cui: Ricavi COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE – materie – servizi – godimento beni di terzi – variazioni rimanenze materie (segno contrario) – oneri diversi VALORE AGGIUNTO (1) Costo del personale MOL (Margine Operativo Lordo) Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette MON (Margine Operativo Netto) Saldo oneri - proventi finanziari Saldo svalutazioni - rivalutazioni finanziarie RISULTATO ORDINARIO Saldo oneri - proventi straordinari RISULTATO ANTE IMPOSTE (1) Imposte sul reddito d'impresa RISULTATO NETTO DI ESERCIZIO (1) 2008 13.653 Val. Comp. ass. % 2.556.073 100,0 2.540.243 99,4 2.057.633 80,5 1.369.202 53,6 569.131 22,3 71.390 2,8 -2.417 -0,1 50.327 2,0 498.440 19,5 297.982 11,7 200.458 7,8 105.914 4,1 94.544 3,7 12.460 0,5 24.904 1,0 57.180 2,2 -15.019 -0,6 72.200 2,8 37.729 1,5 34.471 1,3 2010 15.258 Val. ass. 1.938.159 1.927.625 1.552.926 1.029.111 433.662 60.667 -5.250 34.736 385.233 251.852 133.381 75.639 57.742 7.050 12.088 38.604 -5.604 44.208 30.104 14.104 Comp. % 100,0 99,5 80,1 53,1 22,4 3,1 -0,3 1,8 19,9 13,0 6,9 3,9 3,0 0,4 0,6 2,0 -0,3 2,3 1,6 0,7 (1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.7 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali (valori percentuali). Anni 2008 e 2010 Indici Struttura finanziaria - patrimoniale Attività immobilizzate/Capitale investito Attività correnti/Capitale investito Patrimonio netto/Capitale acquisito Passività consolidate/Capitale acquisito Passività correnti/Capitale acquisito Situazione finanziaria - patrimoniale Attività correnti/Passività correnti Patrimonio netto/Attività immobilizzate (Patrimonio netto + Passività consolidate)/Attività immobilizzate (Liquidità immediate + Liquidità differite)/Passività correnti Struttura economica MOL/Valore aggiunto MON/Valore aggiunto Risultato ante - imposte/Valore aggiunto Risultato netto/Valore aggiunto Risultato netto/Risultato ante imposte ROS = MON/Ricavi Situazione economica ROA = (MON + Proventi finanziari)/Capitale investito medio ROE = Risultato netto/Patrimonio netto medio Rotazione del capitale investito = Ricavi/Capitale investito medio Rotazione del capitale circolante = Ricavi/Capitale circolante lordo medio Produttività del lavoro = Valore aggiunto/Costo del personale (1) Produttività del capitale = a) Valore aggiunto/Capitale investito medio b) (Valore aggiunto - Oneri finanziari)/Capitale netto medio Gorizia 2008 FVG Italia Gorizia 2010 FVG Italia 44,1 55,9 29,7 20,3 50,0 47,6 52,4 34,8 17,5 47,7 54,4 45,6 37,1 18,5 42,9 43,1 56,7 30,2 20,5 48,7 45,3 54,6 32,2 19,9 47,7 46,6 53,3 31,8 20,8 47,1 111,8 67,4 113,4 74,5 109,8 73,1 109,8 67,0 106,5 68,1 102,2 72,9 116,5 70,1 117,8 76,9 114,5 71,1 115,0 71,9 113,2 68,3 113,0 74,8 34,7 15,5 10,8 3,2 29,6 3,3 36,2 17,8 14,7 6,8 46,2 3,9 40,2 19,0 14,5 6,9 47,7 34,7 15,7 11,8 2,5 21,3 3,8 31,9 12,9 11,1 4,2 38,0 3,0 34,6 15,0 11,5 3,7 31,9 3,7 2,2 88,8 152,7 3,9 2,9 72,9 141,7 4,1 2,5 66,7 140,9 3,3 1,5 75,7 136,6 2,3 1,7 62,0 127,4 2,4 1,2 59,1 119,4 153,1 156,8 167,3 153,2 146,7 153,0 19,2 61,9 15,9 38,6 13,1 30,8 18,5 57,6 14,3 37,6 11,8 31,2 (1) - Non essendo disponibile il dato sugli occupati delle società di capitali, non si può calcolare il più noto indicatore del valore aggiunto per occupato Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 40 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Iniziando dalla struttura finanziaria e patrimoniale (rapporti tra dati della stessa sezione dello Stato patrimoniale), si può notare che le società goriziane nel 2008, rispetto alla media regionale ed a quella dell'intero Paese: sono risultate meno immobilizzate e, di conseguenza, hanno presentato maggiori attività correnti sul totale dell'attivo (55,9%); erano pure meno patrimonializzate (29,7% contro il 34,8% del Friuli Venezia Giulia ed il 37,1% dell'Italia); avevano passività consolidate (debiti scadenti oltre l'esercizio) proporzionalmente più elevate (20,3%, rispetto al 17,5% regionale ed al 18,5% nazionale); presentavano maggiori passività correnti (indebitamento a breve, entro l'esercizio) (50% del passivo, contro 47,7% e 42,9%). Tutte queste specificità proprie delle imprese isontine sono rientrate nel triennio in esame ed infatti i valori percentuali del 2010 sono molto vicini alla media regionale ed a quella nazionale. Pertanto si può constatare che, proprio in questo periodo di crisi, le anomalie del sistema provinciale si sono avvicinate alla normalità degli altri territori e quindi a livello generale non si può più parlare di scarse immobilizzazioni ed insufficiente patrimonializzazione. Passando alla situazione finanziaria - patrimoniale (rapporti tra voci contrapposte dello Stato patrimoniale), nel triennio rimangono favorevoli a Gorizia i principali indici di solvibilità nel breve termine e cioè: indice di disponibilità (attività correnti/passività correnti), che è salito nel triennio da 111,8% a 116,5% e risulta sempre superiore a quello regionale e nazionale; indice di liquidità (liquidità immediate + liquidità differite in rapporto alle passività correnti), che ha pure presentato analogo trend positivo. Anche i due indici di autocopertura del capitale fisso sono risultati crescenti, sebbene quello più prudenziale (patrimonio netto/attività immobilizzate) non abbia ancora raggiunto la media regionale. Pertanto, si può affermare che anche la situazione finanziaria, come la struttura, è migliorata nel triennio in esame. Per quanto riguarda la struttura economica (rapporti tra voci del Conto economico), tutti i risultati intermedi (margine operativo lordo e netto, risultato ante - imposte) sono rimasti pressoché stabili durante la crisi (sia rispetto il valore aggiunto che in rapporto ai ricavi) e sono arrivati ad essere lievemente migliori di quelli nazionali ed ancor più di quelli regionali (che invece sono peggiorati nel periodo di crisi). Ma il risultato netto di esercizio è purtroppo diminuito e si trova ad un livello inferiore alla media regionale e nazionale. Ciò è dovuto esclusivamente ad una maggiore incidenza delle imposte nelle imprese isontine, che probabilmente soffrono a causa di un maggior indebitamento complessivo. In realtà, sebbene la gestione economica sia valida ed efficiente, le imposte societarie (IRES + IRAP) incidono di più sui bilanci delle imprese provinciali, in quanto gli interessi passivi possono essere dedotti soltanto in parte e quindi il reddito imponibile, a parità di reddito lordo di bilancio, risulta più elevato. Ciò rappresenta una delle tante incongruenze del nostro sistema fiscale, che limita l'indebitamento non permettendo di dedurre interamente gli oneri finanziari. In questo modo, imprese che pur sono economicamente efficienti e sufficientemente patrimonializzate vengono penalizzate dall'indeducibilità di buona parte degli interessi passivi che comunque costituiscono un costo aziendale. Quando poi, a causa della crisi, il credito è più oneroso per le PMI, queste subiscono il doppio svantaggio, di pagare più interessi e pure un'imposta proporzionalmente maggiore. Gli indici di situazione economica, pur presentando un inevitabile peggioramento in questo periodo di crisi, hanno ottenuto un risultato migliore delle aggregazioni nazionale e Gorizia, novembre 2012 41 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia regionale nel ROA del 2010 (3,3%) ed una posizione intermedia nel ROE dello stesso anno (1,5%)26. La rotazione del capitale investito e del capitale circolante che, come il ROA, non comprendono gli oneri finanziari e le imposte, sono sempre migliori per Gorizia. Anche la produttività del capitale denota una netta supremazia della provincia isontina sul Friuli Venezia Giulia e sulla media italiana. La produttività del lavoro, invece, da livelli chiaramente inferiori agli altri due aggregati territoriali è divenuta alla fine del 2010 lievemente superiore a Gorizia. Si può quindi concludere che la situazione economico - finanziaria delle società di capitali in provincia di Gorizia nel primo periodo della crisi si è rafforzata patrimonialmente ed a livello economico, pur essendo peggiorata, è risultata migliore di quella regionale e nazionale, tranne che per l'incidenza superiore delle imposte, che hanno agito più sfavorevolmente probabilmente per l'indeducibilità di buona parte degli interessi passivi. 3.3 Analisi della situazione per dimensione aziendale Valutato l'andamento del sistema produttivo in provincia di Gorizia nel primo periodo della crisi (2008/2010) attraverso i dati di bilancio delle società di capitali ivi operanti, è opportuno analizzare la situazione più specifica del sistema per raggruppamenti delle dimensioni aziendali. Anche se la banca - dati di Infocamere permette raggruppamenti più dettagliati, in questa sede si adotta la suddivisione comunitaria, per numero di addetti, in imprese: micro (fino a 9 addetti); piccole (da 10 a 49); medie (da 50 a 249); grandi (oltre i 249 addetti). Per queste valutazioni più particolari si sono utilizzati dati più sintetici dello Stato patrimoniale e del Conto economico, nonché un numero più ristretto di indici di bilancio, ma la rilevanza essenziale di tali grandezze permette ugualmente una valutazione sufficiente della performance di ciascun gruppo dimensionale ed anzi mette in evidenza più chiaramente le differenze. Le Tabelle 3.8-3.15 presentano la situazione aggregata dei gruppi citati, riferiti sempre a tutte le società di capitali con sede in provincia di Gorizia27 Dall'esame delle prime due tabelle si può notare che le microimprese, che ovviamente sono le più numerose, hanno presentato nel 2008 e nel 2010: un’elevata immobilizzazione delle attività (e ciò sfata il mito secondo cui le imprese minori sarebbero carenti di capitale fisso perché basate esclusivamente sul lavoro di pochi addetti); al contrario, una scarsa capitalizzazione e quindi una modesta solidità patrimoniale. È probabilmente questa la principale carenza di tali imprese, che avrebbero bisogno di un maggior capitale di rischio da parte dei soci; modesti rapporti di disponibilità e di liquidità, che mettono a rischio il buon esito della gestione nel breve termine; un limitato flusso di reddito operativo e di rotazione del capitale investito; una redditività operativa bassa, ma in miglioramento, mentre la redditività globale (netta) è divenuta addirittura negativa a causa dell'incidenza perversa delle imposte, 26 27 42 I due indici più importanti, ai fini della redditività aziendale, sono appunto il ROA (return on assets = margine operativo netto + proventi finanziari in rapporto al capitale investito medio nell'anno) ed il ROE (return on equity = risultato netto/patrimonio netto medio). Prima del bilancio di ogni gruppo dimensionale è indicato sempre il numero dei bilanci trattati (cioè delle società appartenenti al gruppo medesimo). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia che hanno tramutato i pur modesti utili lordi in perdite nette (per l'indeducibilità di alcuni costi e per l'effetto negativo dell'IRAP che si paga anche in presenza di perdite). Tabella 3.8 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società fino a 9 addetti. Numero bilanci trattati 2008 1.087 2010 1.189 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 580 552 Attività correnti 840 741 di cui: Liquidità (immediate e differite) 515 434 TOTALE ATTIVO 1.420 1.293 PASSIVO Patrimonio netto 332 282 Passività consolidate 363 350 Passività correnti 725 661 TOTALE PASSIVO 1.420 1.293 CONTO ECONOMICO Valore produzione 1.002 804 Valore aggiunto 137 134 MON 30 31 Risultato ante - imposte 19 20 Risultato netto 4 -5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.9 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società fino a 9 addetti. Numero bilanci trattati 2008 1.087 2010 1.189 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 40,8 42,7 Attività correnti/Capitale investito 59,2 57,3 Patrimonio netto/Capitale acquisito 23,4 21,8 Attività correnti/Passività correnti 115,9 112,1 Liquidità/Passività correnti 71,0 65,7 Economici MON/Valore produzione 3,0 3,9 Valore produzione/Capitale investito medio 56,9 61,8 MON/Capitale investito medio 1,7 2,4 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 1,0 -1,8 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 43 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.10 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società da 10 a 49 addetti. Numero bilanci trattati 2008 272 2010 299 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 528 586 Attività correnti 742 716 di cui: Liquidità (immediate e differite) 527 521 TOTALE ATTIVO 1.270 1.302 PASSIVO Patrimonio netto 321 326 Passività consolidate 241 287 Passività correnti 708 689 TOTALE PASSIVO 1.270 1.302 CONTO ECONOMICO Valore produzione 1.300 1.089 Valore aggiunto 276 259 MON 37 10 Risultato ante - imposte 20 -4 Risultato netto 2 -17 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.11 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società da 10 a 49 addetti. Numero bilanci trattati 2008 272 2010 299 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 41,6 45,0 Attività correnti/Capitale investito 58,4 55,0 Patrimonio netto/Capitale acquisito 25,3 25,0 Attività correnti/Passività correnti 104,8 103,9 Liquidità/Passività correnti 74,4 75,6 Economici MON/Valore produzione 2,8 0,9 Valore produzione/Capitale investito medio 116,8 81,4 MON/Capitale investito medio 3,3 0,7 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 0,7 -4,9 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 44 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.12 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società da 50 a 249 addetti. Numero bilanci trattati 2008 54 2010 49 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 557 482 Attività correnti 535 648 di cui: Liquidità (immediate e differite) 383 452 TOTALE ATTIVO 1.092 1.130 PASSIVO Patrimonio netto 442 502 Passività consolidate 234 201 Passività correnti 416 427 TOTALE PASSIVO 1.092 1.130 CONTO ECONOMICO Valore produzione 928 938 Valore aggiunto 264 279 MON 45 72 Risultato ante - imposte 41 65 Risultato netto 20 37 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.13 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società da 50 a 29 addetti. Numero bilanci trattati 2008 54 2010 49 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 51,0 42,7 Attività correnti/Capitale investito 49,0 57,3 Patrimonio netto/Capitale acquisito 40,5 44,4 Attività correnti/Passività correnti 128,6 151,8 Liquidità/Passività correnti 92,1 105,9 Economici MON/Valore produzione 4,8 7,7 Valore produzione/Capitale investito medio 104,5 82,9 MON/Capitale investito medio 5,1 6,4 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 6,1 7,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 45 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.14 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società oltre i 249 addetti. Numero bilanci trattati 2008 4 2010 4 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 114 126 Attività correnti 137 193 di cui: Liquidità (immediate e differite) 74 118 TOTALE ATTIVO 251 319 PASSIVO Patrimonio netto 110 116 Passività consolidate 40 47 Passività correnti 101 156 TOTALE PASSIVO 251 319 CONTO ECONOMICO Valore produzione 258 312 Valore aggiunto 71 80 MON 10 6 Risultato ante - imposte 6 7 Risultato netto 3 4 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.15 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società oltre i 249 addetti. Numero bilanci trattati 2008 4 2010 4 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 45,4 39,5 Attività correnti/Capitale investito 54,6 60,5 Patrimonio netto/Capitale acquisito 43,8 36,4 Attività correnti/Passività correnti 135,6 123,7 Liquidità/Passività correnti 73,3 75,6 Economici MON/Valore produzione 3,9 1,9 Valore produzione/Capitale investito medio 102,8 103,7 MON/Capitale investito medio 4,0 2,0 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 2,7 3,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Le piccole imprese hanno evidenziato un capitale immobilizzato ancora maggiore, ma anche un capitale netto proporzionalmente superiore e quindi una solidità patrimoniale discreta. Ma le disponibilità a breve non sono adeguate e la liquidità, pur superiore alle imprese micro, non è del tutto soddisfacente. I flussi di ricavi, che erano congrui nel 2008, si sono assottigliati nel 2010 e così pure quelli di reddito operativo. Anche per questo gruppo le difficoltà economiche operative per la crisi si sono accompagnate a difficoltà finanziarie e ad una drastica penalizzazione fiscale che hanno capovolto la pur scarsa redditività operativa. 46 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Le medie imprese sono risultate le migliori. Hanno rilevanti immobilizzazioni (anche se in calo alla fine del periodo) ed un'ottima capitalizzazione (il capitale netto è salito ad oltre il 44% del capitale complessivamente acquisito ed investito). Sono pure soddisfacenti (e forse abbondanti) gli indici di disponibilità a breve e la liquidità, mentre i flussi di reddito operativo sono cresciuti, anche se i flussi dei ricavi sono diminuiti in rapporto al capitale investito. Ottime si sono dimostrate sia la redditività operativa che quella netta . In sintesi, la situazione delle medie imprese, già buona nel 2008, è migliorata proprio nel periodo della crisi e questo fatto rafforza l'idea di fondo che una gestione razionale ed efficiente riesce anche quando tutto il sistema si trova in difficoltà. Anzi, a volte, è proprio la carenza delle imprese marginali sul mercato ad alimentare le opportunità per quelle eccellenti. Infine, le grandi imprese (numericamente soltanto 4), pur non raggiungendo le performance ottenute prima della crisi, si sono mantenute su buoni livelli di solidità e disponibilità finanziaria e di redditività economica. Pertanto, si può presumere anche per queste un'evoluzione favorevole ed un superamento della crisi. In conclusione, ai fini di un rating di sistema, che per la provincia di Gorizia può considerarsi complessivamente favorevole secondo le valutazioni del precedente paragrafo, particolare attenzione bisogna porre per le: microimprese, relativamente alla solidità patrimoniale, alla liquidità ed alla redditività operativa (che poi influenza quella netta); piccole imprese, soprattutto per la redditività operativa e netta. Pertanto, anche nella valutazione dell'affidabilità delle singole aziende, bisogna tener presente tali aspetti, che sono a rischio e perciò vanno monitorati con particolare attenzione. Ciò non toglie che queste difficoltà di sistema debbano automaticamente coinvolgere tutte le imprese dei due gruppi di minori dimensioni ed anzi proprio questa precaria situazione deve mettere in evidenza la virtuosità di quelle imprese del gruppo che presentano parametri migliori rispetto al sistema. Ma pure per le aziende che si attestano intorno alla media od a livelli leggermente inferiori è importante fissare dei livelli minimi di performance, al di sopra dei quali è possibile ugualmente un accesso al credito, anche se condizionato e rigorosamente controllato. Di tale problema ci si occuperà in un prossimo paragrafo. 3.4 Analisi settoriale All'interno del sistema produttivo provinciale, la complessiva situazione favorevole osservata nel triennio in esame può ugualmente rivelarsi molto diversa analizzando i bilanci aggregati e gli indici per settore di attività economica. Pertanto, si sono riportati i principali dati e rapporti per i settori più significativi dell'economia provinciale nelle Tabelle 3.16-3.35. Iniziando dalle attività manifatturiere, che sono le più numerose nelle società di capitali, si può osservare che: le attività sono sufficientemente immobilizzate; il patrimonio netto conferisce una buona solidità; l'indice di disponibilità e quello di liquidità non sono abbastanza elevati e meritano qualche attenzione; la rotazione del capitale investito è adeguata; la redditività (sia operativa che globale) è congrua e per di più in aumento nel periodo di crisi. Pertanto il settore manifatturiero, che anche in provincia di Gorizia è determinante come nella maggior parte del Paese, ha presentato un buon andamento e l'attenzione deve essere Gorizia, novembre 2012 47 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia posta soltanto sulla posizione finanziaria a breve che, pur essendo accettabile, richiederebbe un maggior livello di sicurezza soprattutto per quanto riguarda la liquidità. Date le difficoltà attuali della crisi, che probabilmente non possono permettere ora un maggior flusso di liquidità generato dalla gestione, basterebbe una ristrutturazione del debito verso scadenze più protratte. Questo, comunque, è un rimedio generale valevole per l'intero sistema produttivo isontino e pertanto si tornerà sull'argomento. Tabella 3.16 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività manifatturiere. Numero bilanci trattati 2008 253 2010 283 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 763 752 Attività correnti 917 1.013 di cui: Liquidità (immediate e differite) 602 667 TOTALE ATTIVO 1.680 1.765 PASSIVO Patrimonio netto 523 543 Passività consolidate 350 324 Passività correnti 807 898 TOTALE PASSIVO 1.680 1.765 CONTO ECONOMICO Valore produzione 1.576 1.582 Valore aggiunto 393 421 MON 69 85 Risultato ante - imposte 51 74 Risultato netto 21 38 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.17 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività manifatturiere. Numero bilanci trattati 2008 253 2010 283 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 45,4 42,6 Attività correnti/Capitale investito 54,6 57,4 Patrimonio netto/Capitale acquisito 31,1 30,8 Attività correnti/Passività correnti 113,6 112,8 Liquidità/Passività correnti 74,6 74,3 Economici MON/Valore produzione 4,4 5,4 Valore produzione/Capitale investito medio 99,2 92,7 MON/Capitale investito medio 4,3 5,0 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 4,6 7,3 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 48 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.18 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Settore costruzioni. Numero bilanci trattati 2008 240 2010 254 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 97 126 Attività correnti 415 415 di cui: Liquidità (immediate e differite) 184 176 TOTALE ATTIVO 512 541 PASSIVO Patrimonio netto 99 95 Passività consolidate 104 125 Passività correnti 309 321 TOTALE PASSIVO 512 541 CONTO ECONOMICO Valore produzione 259 230 Valore aggiunto 64 55 MON 20 1 Risultato ante - imposte 10 -8 Risultato netto 5 -12 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.19 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Settore costruzioni. Numero bilanci trattati 2008 240 2010 254 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 18,9 23,3 Attività correnti/Capitale investito 81,1 76,7 Patrimonio netto/Capitale acquisito 19,3 32,5 Attività correnti/Passività correnti 134,3 129,3 Liquidità/Passività correnti 59,5 54,8 Economici MON/Valore produzione 7,7 0,4 Valore produzione/Capitale investito medio 50,9 43,6 MON/Capitale investito medio 3,9 0,2 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 5,3 -11,7 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 49 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.20 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazioni auto e moto. Numero bilanci trattati 2008 240 2010 254 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 115 122 Attività correnti 358 287 di cui: Liquidità (immediate e differite) 269 214 TOTALE ATTIVO 473 409 PASSIVO Patrimonio netto 96 87 Passività consolidate 49 61 Passività correnti 328 261 TOTALE PASSIVO 473 409 CONTO ECONOMICO Valore produzione 896 618 Valore aggiunto 66 56 MON 13 6 Risultato ante - imposte 9 4 Risultato netto 1 -2 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.21 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazioni auto e moto. Numero bilanci trattati 2008 240 2010 254 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 24,3 29,8 Attività correnti/Capitale investito 75,7 70,2 Patrimonio netto/Capitale acquisito 20,3 21,3 Attività correnti/Passività correnti 109,1 110,0 Liquidità/Passività correnti 82,0 82,0 Economici MON/Valore produzione 1,5 1,0 Valore produzione/Capitale investito medio 187,4 144,4 MON/Capitale investito medio 2,7 1,4 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 1,1 -2,1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 50 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.22 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Trasporto e magazzinaggio. Numero bilanci trattati 2008 93 2010 87 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 98 99 Attività correnti 110 126 di cui: Liquidità (immediate e differite) 108 123 TOTALE ATTIVO 208 225 PASSIVO Patrimonio netto 65 57 Passività consolidate 37 59 Passività correnti 106 109 TOTALE PASSIVO 208 225 CONTO ECONOMICO Valore produzione 258 215 Valore aggiunto 72 67 MON 8 16 Risultato ante - imposte 8 15 Risultato netto 2 0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.23 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Trasporto e magazzinaggio. Numero bilanci trattati 2008 93 2010 87 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 47,1 44,0 Attività correnti/Capitale investito 52,9 56,0 Patrimonio netto/Capitale acquisito 31,3 25,3 Attività correnti/Passività correnti 103,8 115,6 Liquidità/Passività correnti 101,9 112,8 Economici MON/Valore produzione 3,1 7,4 Valore produzione/Capitale investito medio 117,3 91,5 MON/Capitale investito medio 3,6 6,8 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 3,1 0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 51 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.24 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Servizi di alloggio e ristorazione. Numero bilanci trattati 2008 64 2010 78 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 141 164 Attività correnti 20 11 di cui: Liquidità (immediate e differite) 14 10 TOTALE ATTIVO 161 175 PASSIVO Patrimonio netto 60 68 Passività consolidate 58 58 Passività correnti 43 49 TOTALE PASSIVO 161 175 CONTO ECONOMICO Valore produzione 41 47 Valore aggiunto 18 21 MON 1 1 Risultato ante - imposte -2 -2 Risultato netto -3 -3 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.25 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Servizi di alloggio e ristorazione. Numero bilanci trattati 2008 64 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 87,6 Attività correnti/Capitale investito 12,4 Patrimonio netto/Capitale acquisito 37,3 Attività correnti/Passività correnti 46,5 Liquidità/Passività correnti 32,6 Economici MON/Valore produzione 2,4 Valore produzione/Capitale investito medio 28,9 MON/Capitale investito medio 0,7 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio -7,1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 52 2010 78 93,7 6,3 38,9 22,4 20,4 2,1 25,8 0,5 -4,7 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.26 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Servizi di informazione e comunicazione. Numero bilanci trattati 2008 49 2010 71 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 8 Attività correnti 11 di cui: Liquidità (immediate e differite) 10 TOTALE ATTIVO 19 PASSIVO Patrimonio netto 7 Passività consolidate 4 Passività correnti 8 TOTALE PASSIVO 19 CONTO ECONOMICO Valore produzione 16 Valore aggiunto 7 MON 2 Risultato ante - imposte 2 Risultato netto 1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 9 13 12 22 8 6 8 22 19 10 2 1 0,3 Tabella 3.27 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Servizi di informazione e comunicazione. Numero bilanci trattati 2008 49 2010 71 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 42,1 40,9 Attività correnti/Capitale investito 57,9 59,1 Patrimonio netto/Capitale acquisito 36,8 36,4 Attività correnti/Passività correnti 137,5 162,5 Liquidità/Passività correnti 125,0 150,0 Economici MON/Valore produzione 12,5 10,5 Valore produzione/Capitale investito medio 64,0 86,4 MON/Capitale investito medio 8,0 9,1 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 12,5 3,8 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 53 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.28 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività immobiliari. Numero bilanci trattati 2008 111 2010 128 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 104 113 Attività correnti 111 112 di cui: Liquidità (immediate e differite) 53 55 TOTALE ATTIVO 215 225 PASSIVO Patrimonio netto 49 59 Passività consolidate 94 78 Passività correnti 72 88 TOTALE PASSIVO 215 225 CONTO ECONOMICO Valore produzione 39 32 Valore aggiunto 11 10 MON 4 1 Risultato ante - imposte 3 1 Risultato netto 0,3 -1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.29 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività immobiliari. Numero bilanci trattati 2008 111 2010 128 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 48,4 50,2 Attività correnti/Capitale investito 51,6 49,8 Patrimonio netto/Capitale acquisito 22,8 26,2 Attività correnti/Passività correnti 154,2 127,3 Liquidità/Passività correnti 73,6 62,5 Economici MON/Valore produzione 10,3 3,1 Valore produzione/Capitale investito medio 17,8 14,6 MON/Capitale investito medio 1,8 0,5 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 0,6 -1,7 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 54 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.30 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività professionali, scientifiche e tecniche. Numero bilanci trattati 2008 98 2010 102 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 14 Attività correnti 30 di cui: Liquidità (immediate e differite) 29 TOTALE ATTIVO 44 PASSIVO Patrimonio netto 9 Passività consolidate 10 Passività correnti 25 TOTALE PASSIVO 44 CONTO ECONOMICO Valore produzione 43 Valore aggiunto 12 MON 2 Risultato ante - imposte 2 Risultato netto 1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 36 27 24 63 26 12 25 63 35 13 1 1 0,1 Tabella 3.31 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività professionali, scientifiche e tecniche. Numero bilanci trattati 2008 98 2010 102 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 31,8 57,1 Attività correnti/Capitale investito 68,2 42,9 Patrimonio netto/Capitale acquisito 20,5 41,3 Attività correnti/Passività correnti 120,0 108,0 Liquidità/Passività correnti 116,0 96,0 Economici MON/Valore produzione 4,7 2,9 Valore produzione/Capitale investito medio 8,3 55,6 MON/Capitale investito medio 3,8 1,6 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 5,9 0,4 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 55 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.32 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività di noleggio, agenzie di viaggio, servizi alle imprese. Numero bilanci trattati 2008 53 2010 57 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 20 Attività correnti 39 di cui: Liquidità (immediate e differite) 32 TOTALE ATTIVO 59 PASSIVO Patrimonio netto 15 Passività consolidate 6 Passività correnti 38 TOTALE PASSIVO 59 CONTO ECONOMICO Valore produzione 79 Valore aggiunto 33 MON 2 Risultato ante - imposte 2 Risultato netto 0,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 18 37 31 55 14 9 32 55 67 23 2 1 0,1 Tabella 3.33 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività di noleggio, agenzie di viaggio, servizi alle imprese. Numero bilanci trattati 2008 53 2010 57 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 33,9 32,7 Attività correnti/Capitale investito 66,1 67,3 Patrimonio netto/Capitale acquisito 25,4 25,5 Attività correnti/Passività correnti 102,6 115,6 Liquidità/Passività correnti 84,2 96,9 Economici MON/Valore produzione 2,5 3,0 Valore produzione/Capitale investito medio 146,3 121,8 MON/Capitale investito medio 3,7 3,6 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 3,8 0,7 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 56 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.34 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Sanità e assistenza sociale. Numero bilanci trattati 2008 28 2010 32 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 6 Attività correnti 6 di cui: Liquidità (immediate e differite) 6 TOTALE ATTIVO 12 PASSIVO Patrimonio netto 3 Passività consolidate 3 Passività correnti 6 TOTALE PASSIVO 12 CONTO ECONOMICO Valore produzione 14 Valore aggiunto 7 MON 0,2 Risultato ante - imposte -0,3 Risultato netto -0,4 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 6 7 7 13 4 3 6 13 20 11 1 0,3 0,1 Tabella 3.35 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Sanità e assistenza sociale. Numero bilanci trattati 2008 28 2010 32 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 50,0 46,2 Attività correnti/Capitale investito 50,0 53,8 Patrimonio netto/Capitale acquisito 25,0 30,8 Attività correnti/Passività correnti 100,0 116,7 Liquidità/Passività correnti 100,0 116,7 Economici MON/Valore produzione 1,4 5,0 Valore produzione/Capitale investito medio 127,3 153,8 MON/Capitale investito medio 1,8 7,7 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio -13,3 2,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Il settore delle costruzioni, pure numeroso in termini di società di capitali, evidenzia una situazione peggiore: basse immobilizzazioni; bassa liquidità; lenta rotazione del capitale; redditività fortemente deteriorata dalla crisi ed ora negativa. In compenso, è migliorata la capitalizzazione (maggiori apporti di capitale di rischio) ed è adeguato il rapporto di disponibilità che permette una certa garanzia di buon fine degli eventuali squilibri di liquidità, sebbene l'attuale crisi del mercato edilizio per il momento non consenta alcuna aspettativa favorevole. Anche il commercio all'ingrosso e al dettaglio è peggiorato nel triennio in esame, soprattutto sotto l'aspetto economico con il drastico abbassamento della redditività e Gorizia, novembre 2012 57 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia particolarmente di quella netta che è diventata negativa. Inoltre è scarsa la solidità patrimoniale, che richiederebbe maggior capitale proprio (di rischio). Al contrario, la liquidità può considerarsi accettabile e la rotazione del capitale investito, data la specificità dell'attività, è risultata soddisfacente, anche se in diminuzione. Complessivamente si può affermare che il problema è squisitamente economico, mentre dal punto di vista finanziario basterebbe un maggior apporto di capitale da parte dei soci. Il settore del trasporto e magazzinaggio non ha presentato particolari tensioni, diversamente da quanto si verifica in altre regioni italiane, all'infuori di un annullamento della redditività netta che ha provocato una diminuzione del patrimonio netto, in contrapposizione ad un aumento del capitale investito, con conseguente calo della solidità patrimoniale. I servizi turistici di alloggio e ristorazione hanno, per la loro peculiare attività, un capitale fisso elevatissimo e pure una consistente solidità patrimoniale, ma questo fatto non ha permesso di ottenere passività correnti contenute in relazione alle modeste attività correnti ed alle scarse attività liquide. Inoltre, la redditività globale è sempre stata negativa (anche se nel 2010 un po' meno) e quindi va rivista proprio la gestione imprenditoriale del settore. I servizi di informazione e comunicazione hanno rilevato, invece, un buon andamento sia economico che finanziario. Si tratta certamente del miglior settore dell'economia goriziana, perché tutti gli indici di bilancio possono considerarsi soddisfacenti ed alcuni (come la disponibilità a breve, la liquidità, la rotazione del capitale e la redditività operativa) sono addirittura migliorati nel periodo di crisi. Il peggioramento della redditività netta è invece da attribuirsi ad un incremento degli oneri finanziari netti (proventi meno costi) e comunque continua ad essere accettabile, data l'attuale situazione di crisi. Le attività immobiliari sono notoriamente peggiorate ed hanno invertito il segno della modesta redditività netta che si presentava all'inizio del periodo. Anche gli altri indici economici e finanziari si sono deteriorati e soltanto il capitale netto si è consolidato, ma ancora su livelli insoddisfacenti. Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno presentato una redditività drasticamente in calo, ma ancora su livelli minimi positivi, mentre sotto l'aspetto finanziario si è verificato un peggioramento della situazione a breve, compensato da un rafforzamento della posizione a medio - lungo termine, soprattutto nella patrimonializzazione del capitale. Il settore molto eterogeneo del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese ha manifestato ancora performance positive e, a parte la redditività netta, non ha subito rilevanti peggioramenti; anzi ha consolidato la propria posizione finanziaria a breve. In netto miglioramento appare il comparto della sanità e assistenza sociale28, che, pur avendo presentato una grave perdita nel 2008, è migliorato notevolmente nel triennio ed ha presentato alla fine del periodo tutti gli indicatori soddisfacenti. Per meglio osservare l'andamento delle attività manifatturiere, che sono le più numerose, ma pure le più eterogenee, si è provveduto a riportare anche i dati dei principali sotto settori di tali attività, che ugualmente presentano una situazione discordante. Le industrie alimentari hanno evidenziato una redditività negativa, ma in miglioramento proprio nel periodo di crisi. È rimasta comunque insoddisfacente la posizione finanziaria a breve (disponibilità e liquidità). Per questo, nuovi finanziamenti dovrebbero essere finalizzati all'efficienza della gestione economica per tornare in utile e per autofinanziare l'azienda. Le industrie del legno ed affini (esclusi i mobili) si sono trovate in una situazione migliore e pure queste sono partite da risultati del 2008 in grave perdita. Anche in questo caso la 28 Trattandosi di imprese, ci si riferisce alla sanità privata (non a quella pubblica). 58 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia crisi non ha inciso sfavorevolmente sulla situazione economica, probabilmente per una ristrutturazione od innovazione gestionale. Il punto debole continua ad essere la situazione finanziaria a breve che, anzi, si è aggravata nel triennio in esame. Ciò è stato determinato dalla crescita delle attività immobilizzate che sono state finanziate dall'aumento dell'indebitamento a breve, anziché da quello di medio - lungo termine. Tabella 3.36 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Industrie alimentari. Numero bilanci trattati 2008 18 2010 18 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 63 63 Attività correnti 72 59 di cui: Liquidità (immediate e differite) 43 40 TOTALE ATTIVO 135 122 PASSIVO Patrimonio netto 43 35 Passività consolidate 28 30 Passività correnti 64 57 TOTALE PASSIVO 135 122 CONTO ECONOMICO Valore produzione 150 128 Valore aggiunto 18 21 MON -3 1 Risultato ante - imposte -5 -0,5 Risultato netto -5 -1,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.37 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Industrie alimentari. Numero bilanci trattati 2008 18 2010 18 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 46,7 51,6 Attività correnti/Capitale investito 53,3 48,4 Patrimonio netto/Capitale acquisito 31,9 28,7 Attività correnti/Passività correnti 112,5 103,5 Liquidità/Passività correnti 67,2 70,2 Economici MON/Valore produzione -2,0 0,8 Valore produzione/Capitale investito medio 112,4 96,6 MON/Capitale investito medio -2,2 0,8 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio -12,5 -4,2 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 59 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.38 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Industrie del legno e affini (esclusi i mobili). Numero bilanci trattati 2008 9 2010 10 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 7 Attività correnti 12 di cui: Liquidità (immediate e differite) 8 TOTALE ATTIVO 19 PASSIVO Patrimonio netto 6 Passività consolidate 3 Passività correnti 10 TOTALE PASSIVO 19 CONTO ECONOMICO Valore produzione 14 Valore aggiunto 4 MON -0,4 Risultato ante - imposte -0,3 Risultato netto -0,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 10 12 8 22 6 3 13 22 19 4 0,5 0,4 0,2 Tabella 3.39 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Industrie del legno e affini (esclusi i mobili). Numero bilanci trattati 2008 9 2010 10 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 36,8 45,5 Attività correnti/Capitale investito 63,2 54,5 Patrimonio netto/Capitale acquisito 31,6 27,3 Attività correnti/Passività correnti 120,0 92,3 Liquidità/Passività correnti 80,0 61,5 Economici MON/Valore produzione -2,9 2,6 Valore produzione/Capitale investito medio 71,8 102,7 MON/Capitale investito medio -2,1 2,2 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio -9,1 5,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 60 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.40 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature). Numero bilanci trattati 2008 69 2010 75 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 177 152 Attività correnti 263 241 di cui: Liquidità (immediate e differite) 167 145 TOTALE ATTIVO 440 393 PASSIVO Patrimonio netto 147 144 Passività consolidate 89 59 Passività correnti 204 190 TOTALE PASSIVO 440 393 CONTO ECONOMICO Valore produzione 397 314 Valore aggiunto 107 90 MON 23 11 Risultato ante - imposte 17 11 Risultato netto 8 5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.41 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature). Numero bilanci trattati 2008 69 2010 75 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 40,2 38,7 Attività correnti/Capitale investito 59,8 61,3 Patrimonio netto/Capitale acquisito 33,4 36,6 Attività correnti/Passività correnti 128,9 126,8 Liquidità/Passività correnti 81,9 76,3 Economici MON/Valore produzione 5,8 3,5 Valore produzione/Capitale investito medio 99,7 78,1 MON/Capitale investito medio 5,8 2,7 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio 6,2 3,5 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 61 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tabella 3.42 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di altri mezzi di trasporto. Numero bilanci trattati 2008 38 2010 50 STATO PATRIMONIALE ATTIVO Attività immobilizzate 59 67 Attività correnti 24 43 di cui: Liquidità (immediate e differite) 20 36 TOTALE ATTIVO 83 110 PASSIVO Patrimonio netto 21 17 Passività consolidate 25 22 Passività correnti 37 71 TOTALE PASSIVO 83 110 CONTO ECONOMICO Valore produzione 45 80 Valore aggiunto 26 37 MON 2 3 Risultato ante - imposte 0,4 3 Risultato netto -0,8 1 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Tabella 3.43 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di altri mezzi di trasporto. Numero bilanci trattati 2008 38 Finanziari Attività immobilizzate/Capitale investito 71,1 Attività correnti/Capitale investito 28,9 Patrimonio netto/Capitale acquisito 25,3 Attività correnti/Passività correnti 64,9 Liquidità/Passività correnti 54,1 Economici MON/Valore produzione 4,4 Valore produzione/Capitale investito medio 62,9 MON/Capitale investito medio 2,8 ROE = Risultato netto/Capitale netto medio -4,0 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 2010 50 60,9 39,1 15,5 60,6 50,7 3,8 74,8 2,8 6,3 La fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari ed attrezzature) è un'attività diffusa nell’isontino e che procede complessivamente in maniera favorevole. Anche se i margini, durante la crisi, si sono ristretti, sono comunque adeguati e pure la situazione patrimoniale e finanziaria è solida, tranne che per un lieve peggioramento della liquidità, il quale potrebbe essere risolto con il prolungamento di qualche debito a breve. La fabbricazione di altri mezzi di trasporto (la cantieristica, prevalentemente) ha presentato pure un andamento positivo economicamente, andamento che è migliorato durante la crisi ed ha fatto tornare l'aggregato in buona redditività. Ma, sotto l'aspetto 62 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia finanziario, è carente sia la solidità patrimoniale che la situazione finanziaria a breve. In sostanza, occorre maggiore capitale di rischio e maggiori debiti a medio - lungo termine (convertendo parte di quelli a breve). In sintesi, si può concludere che l'attività manifatturiera della provincia di Gorizia non è in crisi e che i suoi principali settori hanno un andamento ancora positivo, tranne che per le industrie alimentari, le quali comunque stanno migliorando. Esiste per tutto il macrosettore, però, qualche problema finanziario, soprattutto per l'eccessiva prevalenza dell'indebitamento a breve che finanzia pure buona parte degli investimenti fissi. Anche la maggioranza delle altre attività soffre di analogo problema ed i settori più in difficoltà sono: le costruzioni, il turismo e le attività immobiliari. Per questi ultimi, più che finanziamenti alla gestione corrente, occorrono credito e capitale proprio assieme per attivare nuovi investimenti di innovazione tecnologica ed organizzativa al fine di migliorare l'efficienza e l'economicità della gestione. 3.5 Il rating d'impresa alla luce dei risultati dei bilanci aggregati Quanto è stato sinora esposto in questo capitolo ha permesso di esaminare sommariamente, ma incisivamente, la situazione economico - finanziaria del sistema produttivo goriziano e delle sue principali aggregazioni ai fini di una valutazione successiva sull'affidabilità delle singole imprese che appartengono a ciascuna aggregazione. In realtà, ciascun bilancio aggregato è la somma dei bilanci di tante imprese molto diverse che possono rivelarsi migliori o peggiori, economicamente e finanziariamente, di quanto gli indici medi abbiano segnalato per l'intero aggregato. Ovviamente, esistono delle soglie (minime o massime, a seconda del significato dell'indicatore) oltre le quali la situazione non è sostenibile in qualsiasi contesto ed in qualsivoglia settore, ma, in una fascia di livello di vulnerabilità non irrimediabile, a parità di indici, è rilevante il fatto se l'impresa da affidare appartenga ad un settore complessivamente in una situazione solida oppure no. Se tale azienda, infatti, ha un andamento peggiore (secondo gli indicatori considerati), è probabile che vi siano carenze gestionali e quindi l'eventuale credito dovrebbe essere rivolto ad investimenti migliori e/o ad innovazioni organizzative e di mercato; se, al contrario, la situazione aziendale è migliore di quella settoriale e/o dimensionale, significa che esistono buone prospettive future di competitività e di affermazione sul mercato e pertanto si può concedere credito anche per la gestione corrente e per aiutare a superare le difficoltà in corso. Per questi motivi, il confronto con gli indici medi aggregati di ogni singola posizione è importante e si può effettuare come correzione al rating già automaticamente ottenuto dal sistema, oppure, più opportunamente, inserendo indici e dati medi nel sistema informatico ed ottenendo direttamente un rating che comprenda già il confronto con l'andamento settoriale e dimensionale29, o addirittura di un rating che stimi direttamente le probabilità di default sulla base di dati aggregati (e quindi universali), se è possibile un confronto coerente con la rilevazione delle sofferenze della Centrale dei rischi. In linea generale, sarebbe opportuno allargare l'area di investment grade (che porta alla solvibilità) dal rating massimo (tripla A) sino a circa BB, all'interno della quale un peggioramento della situazione non dovrebbe influire sulla decurtazione del credito, in quanto le probabilità di solvibilità sono molto elevate (98/99 % e oltre). Al riguardo è da segnalare che spesso una riduzione anche rilevante di una buona redditività (ad esempio, dal 7-8 % al 3-4 %) comporta una valutazione molto negativa sul rendimento del capitale di rischio, ma, ai fini della solvibilità per la restituzione del capitale di credito, se non si 29 Per le grandi banche è pure importante il confronto con l'andamento territoriale (preferibilmente regionale, o provinciale se si tratta di produzioni distrettuali). Gorizia, novembre 2012 63 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia instaurano particolari tensioni finanziarie derivanti da altri motivi, l'aumento del rischio è praticamente nullo. L'area di vulnerabilità è invece da seguire con attenzione e può andare da un rating di BBfino alla tripla C (cioè con una probabilità di default sino a circa il 15%). In questi casi gli aspetti economici e finanziari si influenzano reciprocamente in maniera determinante e quindi occorre una valutazione particolare anche qualitativa della gestione e delle prospettive future. Tale valutazione può risultare decisiva per assegnare il rating finale, che può confermare la vulnerabilità, oppure la irrecuperabilità delle posizioni in essere, seppure con un eventuale credito aggiuntivo per superare qualche situazione difficile. Infine l'area delle posizioni molto rischiose (rating da CC in poi fino al 99% di rischio30), in cui sono negativi con diversa intensità sia gli indicatori economici che quelli finanziari. In questa fascia di valutazione non si può largheggiare nel credito e conviene generalmente alla banca cercare di rientrare il più possibile. Soltanto in presenza di validi investimenti che dimostrino un profittevole ritorno non troppo dilazionato nel tempo (massimo 2 o 3 anni), è ancora conveniente concedere credito aggiuntivo per chiudere alla fine "in bonis" posizioni che altrimenti degenererebbero in insolvenze con probabilità molto elevata. Premesso che la probabilità di insolvenza scaturisce da operazioni automatiche, una volta che si inseriscono nel sistema informativo i dati delle imprese del campione previsto (o dei pacchetti standardizzati, o infine dell'universo di riferimento come qui consigliato), per raggiungere l'obiettivo di una migliore analisi, si dovrebbero inserire e ponderare, oppure confermare con procedimenti di override, le risultanze di valutazioni qualitative degli indici e dei flussi aziendali economici e finanziari, motivate da una ragionata analisi del passato, presente e probabile futuro della gestione. Tale analisi, va effettuata soprattutto nell'area vulnerabilità, con qualche integrazione soltanto per l'area di upgrading e per quella molto rischiosa. In questo modo, si correggono sfasamenti del sistema dovuti soprattutto a: esame della situazione passata e per di più in un periodo di crisi; scelta di indicatori non sufficientemente predittivi delle crisi aziendali; influenza delle caratteristiche dimensionali, settoriali e territoriali (se non si inseriscono i relativi dati direttamente nel sistema); visione prospettica oltre il breve termine31. Per quanto riguarda i quozienti di bilancio da considerare per il sistema di rating, è sempre da tener presente che una teoria sulla crisi d'impresa non esiste e che quindi i modelli per la previsione delle crisi d'impresa, basati sull'analisi discriminante tramite modelli statistici, "sperimentano" la realtà sulla base di quanto è accaduto nel campione32 e nel periodo di riferimento. Senza addentrarsi molto nella complessa materia, si indicano di seguito gli indici che più influiscono ai fini delle previsioni di default, tenendo presente che troppi indicatori, anche se statisticamente utili per una maggiore precisione del risultato probabilistico, confondono poi l'interpretazione dei risultati previsionali33. Vari autori34 hanno applicato e simulato queste metodologie con indicatori diversi, in questo studio si citano quelli ritenuti essenziali e che sono già stati utilizzati per la valutazione dell'andamento degli aggregati descritti nei precedenti paragrafi: 30 31 32 33 34 64 La classificazione D si riferisce, infatti, alle imprese già in sofferenza (100% di rischio di default). Il manifestarsi di sofferenze a breve (entro i 12 mesi), che devono essere rilevate nel calcolo previsto per la probabilità di default, può essere evitato in futuro con finanziamenti aggiuntivi se vi sono fondati motivi di miglioramento a medio termine (entro i 5 anni) con un probabile avvio di ripresa entro 2 - 3 anni. Per questo, un utilizzo di dati universali con le corrispondenti insolvenze, permetterebbero di individuare meglio i parametri standard su cui confrontare i quozienti delle singole imprese. In altri termini, un peggioramento del rating (ossia un aumento della probabilità di default) potrebbe essere determinato da un insieme ininfluente di indicatori presenti nelle crisi d'impresa, ma non determinanti ai fini del default. Si citano, tra gli altri, Alberici (1975), Rossi (1988) ed Ecchia (1996). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia a) solidità patrimoniale (Patrimonio netto/Capitale acquisito). È il primo presidio per il creditore35 e rappresenta il primo segnale di deterioramento strutturale della situazione economico - finanziaria. Si può ritenere il più importante indicatore del rating ed un suo livello adeguato rende superflue anche eventuali garanzie per la concessione del credito. Un livello soddisfacente secondo gli analisti si aggira intorno al 33% (ossia la metà del valore del complessivo indebitamento). Per quozienti superiori, un aumento del debito sarebbe addirittura raccomandato, mentre al di sotto del 25% occorre tenere l'azienda sotto osservazione. Comunque, quando il valore si avvicina allo zero siamo alle porte dell'insolvenza completa (fallimento)36, che diventa irreversibile quando questo diventa negativo (perché con la vendita delle attività aziendali non si riescono più a rimborsare i creditori, senza alcun recupero da parte dei fornitori di capitale di rischio); b) solvibilità a breve, espressa dai due indici, rispettivamente di: disponibilità (Attività correnti/Passività correnti). Esprime la solvibilità entro i 12 mesi successivi (ovviamente, alla luce di quanto sinora accaduto, cioè indipendentemente dai nuovi fatti che potrebbero verificarsi nei 12 mesi stessi) ed è importante perché nel rating previsto si valuta proprio la situazione entro l'anno successivo. Per gli analisti più teorici tale indice dovrebbe raggiungere il valore ideale di 2 (200%), ma dall'esperienza generale anche di imprese eccellenti si può ritenere congruo un valore non inferiore al 125-130 %, valore che diventa allarmante soltanto quando si avvicina al 100% in presenza di scarse scorte; liquidità (Liquidità immediate e differite/Passività correnti). È un indicatore di solvibilità ancora più immediata, perché dimostra se si possono pagare i debiti a breve con i crediti a breve. Ciò dipende anche dalle scadenze dei singoli debiti e crediti, ma si ipotizza pure la possibilità che se i primi scadono prima dei secondi, si ottengano delle dilazioni e/o nuovi finanziamenti solo per il periodo più breve necessario per le compensazioni. Anche qui, gli analisti più intransigenti valutano come congruo un valore del 100% (debiti = crediti), ma è importante che non si vada al di sotto di circa l'80%, perché in linea generale un 20% di dilazioni o nuovi finanziamenti a breve è sempre possibile ottenere da un'azienda in buone condizioni economico - finanziarie; c) redditività del capitale investito (ROA = return on assets = Margine operativo netto + proventi finanziari37/Capitale investito medio38). Esprime la redditività di tutto il capitale investito nell'azienda (sia proprio che di credito). La condizione essenziale di economicità consiste nel fatto che il ROA nel medio - lungo termine deve superare il costo del capitale investito, dato dagli oneri finanziari più la remunerazione del capitale di rischio (utili lordi, cioè utili netti + imposte sul reddito d'impresa). Nei periodi di crisi, come l'attuale, è facile che il ROA non sia capiente per almeno pareggiare il costo del capitale e quindi, per non abbattere drasticamente il credito della maggior parte 35 36 37 38 Viene citato come primo presidio anche per valutare la solidità delle banche (Banca d'Italia, 2011). Nel momento in cui si azzera il patrimonio netto, l'impresa può cessare la sua attività ancora "in bonis", perché con la vendita del patrimonio aziendale attivo (sempre che i valori di liquidazione siano quelli indicati in bilancio) possono pagare tutti i debiti. In questo modo solo il capitale conferito dagli azionisti non verrebbe restituito (ma si tratta di capitale per definizione "di rischio"). Nella trattazione dei bilanci aggregati, per semplicità si è fatto riferimento, al numeratore, soltanto al MON senza comprendere i proventi finanziari. Il capitale mediamente investito nell'esercizio cui si riferisce il bilancio, in assenza di dati per periodi più brevi (trimestrali, mensili, ecc.), si stima facendo la media aritmetica semplice tra capitale iniziale (cioè quello finale del bilancio precedente) e capitale finale. Gorizia, novembre 2012 65 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia delle imprese, non rimane che esaminare il passato in un arco temporale sufficiente e/o cercare di prevedere l'evoluzione della redditività futura; d) redditività globale o redditività del capitale proprio (ROE = return on equity = Risultato netto/Patrimonio (o capitale) netto medio). Si tratta della remunerazione netta spettante all'azionista per il suo investimento rischioso (capitale di rischio) nell'azienda. Anche in questo caso l'ottica è di medio - lungo termine e la condizione essenziale è che il ROE deve essere soddisfacente per l'investitore, ossia assicurare un rendimento, al netto delle imposte, non inferiore ad altri investimenti alternativi a parità di rischio39. Come per il precedente indice di redditività, in questo periodo di crisi nemmeno la redditività globale è solitamente sufficiente ed allora, in attesa di tempi migliori, bisogna privilegiare gli indicatori finanziari sub a) e b); e) cash-flow (o flusso di cassa o delle variazioni di liquidità) ed autofinanziamento (o fonte di gestione reddituale)40. La situazione finanziaria può essere modificata anche dalla gestione economica e quindi gli indicatori ai punti a) e b) possono venir modificati nel futuro dai flussi finanziari generati dal Conto economico degli esercizi successivi. Rimanendo in una previsione di 12 mesi ed ipotizzando la prosecuzione della gestione con andamento simile, per valutare la solvibilità si possono aggiungere i flussi di liquidità (cash-flow) prevedibili per l'esercizio successivo. Per un esame più generale (e comunque in un'ottica oltre il breve termine) assume rilevanza l'autofinanziamento, determinato sinteticamente dal risultato di esercizio + ammortamenti + accantonamenti, il quale, proprio perché formato da poste non monetarie, consente una formazione di liquidità per effetto della gestione, utilizzabile per il rimborso di debiti in caso di necessità41. Quindi, nella valutazione della solvibilità a breve va tenuto conto anche il cash-flow, mentre in una prospettiva più lunga occorre verificare l'autofinanziamento, che deve risultare sempre almeno positivo e mediamente superiore alla somma degli ammortamenti (per ricostruire il capitale fisso) e degli accantonamenti (per coprirsi dai rischi di svalutazione delle attività). A titolo esemplificativo si riporta in Figura 3.1 il valore di tali indici per le differenti ripartizioni territoriali e, nel caso della provincia di Gorizia, per dimensione aziendale (Fig.3.2) e per settore (Fig.3.3). Se i risultati complessivamente ottenuti dalle analisi sono buoni, l'impresa è meritevole di nuovi affidamenti sia per investimenti che per squilibri temporanei di liquidità. Nei casi dubbi ed in quelli di vulnerabilità accertata, con l'impegno di un costante monitoraggio dell'andamento aziendale, si può concedere credito: assistito da qualche garanzia; condizionato a vincoli di comportamento nella futura gestione economico-finanziaria; ristrutturando il debito con la procrastinazione di alcune scadenze; imponendo un inasprimento dei tassi d'interesse. 39 40 41 66 Se il rendimento, con il trascorrere del tempo, rimane sempre inferiore, l'investitore ha la convenienza di vendere la propria partecipazione e reinvestire in altra attività. In genere, l'azionista di maggioranza, però, non disinveste perché, anche se il suo guadagno è modesto, può ottenere altri benefici indiretti, quali: il potere di gestione, le sinergie con altre aziende partecipate, ecc.. Si tratta di grandezze non evidenziate nell'analisi dei bilanci aggregati, perché non esprimibili in rapporti, ma molto significative a livello aziendale. Sono indicatori di flusso e si riferiscono alla cosiddetta analisi per flussi di bilancio, riportata in tutti i manuali della materia. Qui si accenna soltanto ai flussi finanziari di cassa ed all'autofinanziamento generato dalla gestione economica. Qualora i crediti siano invece sufficienti al rimborso dei debiti, l'autofinanziamento viene reinvestito in nuove attività durevoli o, in parte, distribuito ai soci. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Figura 3.1 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali nelle diverse ripartizioni territoriali (valori percentuali). Anni 2008 e 2010 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Figura 3.2 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali in provincia di Gorizia per le diverse dimensioni aziendali (valori percentuali). Anni 2008 e 2010 Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). Gorizia, novembre 2012 67 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Figura 3.3 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali in provincia di Gorizia per i diversi settori (valori percentuali). Anni 2008 e 2010 LEGENDA: A = attività manifatturiere; B = costruzioni; C = commercio all'ingrosso e al dettaglio; D = trasporto e magazzinaggio; E = servizi turistici di alloggio e ristorazione; F = servizi di informazione e comunicazione; G = attività immobiliari; H = attività professionali, scientifiche e tecniche; I = noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese; L = sanità e assistenza sociale. Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance). 68 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 4. La politica di miglioramento del rating da parte delle banche. 4.1 Politiche per superare l'attuale crisi del mercato del credito. Nel primo capitolo sono state individuate le principali caratteristiche dell'attuale crisi del mercato del credito e pure quelle relative alle difficoltà delle PMI nell'accesso ai finanziamenti bancari in un periodo di crisi anche economica. In premessa del secondo capitolo, poi, si sono riassunte le più generali problematiche del rapporto banca - impresa e della difficoltà di reperire fondi da destinare all'attività creditizia da parte delle banche, nonché della lievitazione del costo del credito anche se il tasso ufficiale del costo del denaro (euribor) è attualmente a livelli minimi. Di tale grave situazione è ritenuto primariamente responsabile il mercato della liquidità internazionale per i noti fenomeni di errate valutazioni sui fondamentali dei rischi Paese42, di irrazionali speculazioni non soltanto sui titoli azionari (per definizione rischiosi), ma anche su quelli obbligazionari e pubblici, di sottovalutazione delle attività dell'economia reale e di propensione all'impiego meramente finanziario del risparmio ricercando rischiose opportunità a breve fondate esclusivamente sulla volatilità dei mercati. La carenza di liquidità che ne è derivata è stata ulteriormente aggravata dai noti vincoli di Basilea II e dall'annuncio di Basilea III43, sebbene un recente studio della Banca d'Italia (Angelini e Gerali, 2012) abbia previsto effetti macroeconomici negativi modesti per i primi anni di attuazione della riforma a fronte di una maggiore stabilità finanziaria, nonchè dalla scarsa regolazione (praticamente assente) dei mercati finanziari internazionali, basati sulla concezione del modello anglosassone secondo cui i mercati si aggiustano automaticamente per la razionalità di fondo dei loro operatori e per l'accesso possibile a tutte le informazioni rilevanti (teoria dei mercati efficienti)44. Tale instabile situazione, infine, è favorita da un modello dominante di banca internazionale fortemente diversificato ed orientato al rischio, in cui convivono in uno stesso istituto le funzioni di banca d'investimento e di banca commerciale con indubbie possibilità di sinergie, ma anche con la propensione attuale a dare più spazio alla prima funzione a danno della seconda, in una prospettiva di ritorni economici più immediati. Queste tendenze a livello internazionale, che costituiscono le principali cause dell'attuale situazione di credit crunch anche a livello locale, sia per quanto riguarda la carenza che per l'elevato costo del credito, ovviamente non sono modificabili dall'iniziativa di singoli istituti, né dal comportamento delle imprese e degli organi di governo locali. Si tratta di un 42 43 44 Lo spread che si è formato da queste errate valutazioni ha provocato sensibili distorsioni nei tassi di interesse, per cui i finanziamenti dei Paesi "virtuosi" come la Germania sono abbondanti ed a costo molto basso (quasi nullo per le banche tedesche). Il fatto che l'Italia, per errate valutazioni su una possibile insolvenza del debito pubblico e per il presunto "contagio" della precaria situazione di altri Paesi dell'Eurozona a maggior rischio, sia stata oggetto di speculazioni al ribasso, ha determinato al contrario scarsità di liquidità e costi del credito elevatissimi (anche in termini reali) con conseguente perdita di competitività delle stesse imprese. Le attuali tendenze a far slittare l'applicazione dei più rigidi vincoli di Basilea III possono risultare vantaggiose per le banche europee che altrimenti dovrebbero concedere credito con criteri ancor più prudenziali, ma certamente favoriscono l'espansione dei derivati da parte delle grandi banche americane con il rischio di successive crisi finanziarie globali. In realtà, tale teoria, in passato assolutamente prevalente, è stata recentemente messa in discussione alla luce delle crisi attuali, soprattutto da parte degli studi di finanza comportamentale (Morera e Marchisio, 2012) e dei modelli di comportamento fondati sulla “razionalità limitata” (Zanda, Oricchio, Fontana, 2011), ma ancora non si sono manifestati i risultati concreti in termini di regolazione dei mercati da parte delle autorità nazionali ed internazionali competenti. Gorizia, novembre 2012 69 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia disagio che purtroppo deve essere subito, pur in assenza di responsabilità determinanti da parte degli operatori territoriali, nella speranza che ai massimi livelli internazionali si prendano le decisioni più efficaci per superare tale difficile momento45. Ma, pur in presenza delle generali difficoltà attuali, si può tentare qualche miglioramento della situazione, non certo in misura completa, ma abbastanza consistente e comunque tale da eliminare il rischio di un circolo vizioso che potrebbe portare al collasso dell'intero nostro sistema produttivo. Come preannunciato nel paragrafo 2.1, gli indirizzi di miglioramento riguardano il rapporto banca - impresa a livello locale, azioni che devono essere condotte separatamente, ma in collaborazione, sia dalle banche che dalle imprese e possibilmente pure con l'intermediazione dei consorzi fidi. Sinora si è approfondita l'analisi sul rating e sulle sue più opportune possibilità di miglioramento per una più efficace valutazione dell'affidabilità delle imprese. Ciò è stato compiuto nel Capitolo 2 con un esame tecnico dello strumento generale a disposizione delle banche, mentre nel capitolo 3 si sono analizzati i principali indicatori di bilancio del sistema delle imprese a livello provinciale per individuare quelli che possono essere maggiormente significativi per le valutazioni della capacità di credito, all'interno ed all'esterno del sistema di rating. Ora, sulla base di quanto già individuato, si cercherà di formulare nel presente capitolo qualche politica gestionale per gli istituti di credito, rinviando al prossimo le azioni da intraprendere a cura delle imprese, per poi terminare con un successivo capitolo sui più opportuni interventi ad opera dei Confidi. 4.2 Politiche gestionali delle banche Sebbene il sistema bancario italiano, assieme a quello canadese, sia risultato uno dei meno colpiti dalla prima crisi finanziaria internazionale, per i noti avvenimenti sintetizzati nel precedente paragrafo ha presentato una profonda crisi economica che lo ha limitato anche nell'ordinaria attività. Proprio quella sua tradizionale specializzazione di intermediazione della ricchezza finanziaria tra famiglie e imprese, che lo ha preservato dai contraccolpi della crisi finanziaria, ha invece accentuato gli effetti negativi nella gestione bancaria in presenza della conseguente crisi economica che ha ridotto la raccolta dai risparmiatori e dai canali interbancari e ha decurtato gli impieghi per le norme prudenziali di vigilanza e per le accresciute sofferenze. In realtà, la carenza di altre intermediazioni finanziarie al di fuori del sistema bancario ha favorito lo sviluppo di quest'ultimo in passato, ma ora ne causa le peggiori conseguenze. Quindi, un'apertura delle banche verso maggiori attività collaterali di assistenza intermediazione nei confronti di altre fonti per gli operatori economici potrebbe essere una delle soluzioni che permettono di ampliare l'attività senza esasperare le tensioni della domanda di credito. L'espansione del factoring a questo proposito è significativa, come pure sarebbe auspicabile uno sviluppo dei fondi comuni chiusi, del venture capital e del private equity, come si vedrà meglio successivamente. Inoltre, un più stretto legame nei rapporti con la clientela consentirebbe di attenuare il rischio di credito, cogliere le opportunità di crescita (presenti anche in periodi di crisi) e soddisfare le esigenze potenziali dei territori. Sotto questo aspetto, infatti, le banche locali riescono meglio a collocare la propria attività sul territorio e gli istituti maggiori, pur nella loro vocazione internazionale, stanno gradualmente modificando le proprie strategie verso un'ottica settoriale e geografica con offerte opportunamente diversificate. 45 70 Un esempio di decisione efficace è proprio quella, adottata dalla Banca Centrale Europea, di costituzione del cosiddetto fondo salva Stati per l'intervento sul mercato secondario dei titoli del debito pubblico in euro, al fine di arginare la speculazione internazionale al ribasso. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Ma il problema di fondo dell'attività bancaria in presenza delle attuali difficoltà non è più quello di massimizzare lo stato patrimoniale incrementando a qualsiasi costo i fondi intermediati come avveniva in passato, data la solidità scontata delle relative poste patrimoniali, bensì quello di garantire la redditività degli attivi (anche limitando le sofferenze), per non dover poi svalutarli in sede di bilancio e parallelamente rafforzare il patrimonio netto (anche provvedendo ad aumenti di capitale) per soddisfare i criteri prudenziali della normativa. Quindi, con meno risorse a disposizione, l'attenzione si sposta dall'espansione del credito al rendimento degli impieghi, ma tale obiettivo è pure legato all'utilizzo degli stessi impieghi che faranno le imprese e questa nuova prospettiva è ricca di implicazioni anche nella valutazione del merito creditizio. Pertanto, se la quantità del finanziamento potrebbe essere soddisfatta anche con altre fonti, la qualità risulta essenziale per mantenere i livelli attuali. Comunque, anche la quantità, proprio per le ragioni sovraesposte, può essere opportunamente indirizzata verso gli impieghi migliori. Negli attivi delle banche la principale alternativa al credito è rappresentata dall'investimento in titoli e particolarmente in quelli pubblici. Per il noto fenomeno dello "spread" tali titoli sono ora molto remunerativi e quindi è difficile che gli istituti siano disposti a spostare parte dei propri impieghi in titoli in altrettanti impieghi di credito alle imprese o alle famiglie. Ma è da tener presente che non tutti gli investimenti in titoli pubblici accumulati nel tempo forniscono rendimenti soddisfacenti46 ed inoltre lo "spread" tra tassi bancari attivi e passivi è comunque notevole (in media tra il 5% ed il 6% a seconda delle diverse operazioni a breve), per cui un certo spostamento dagli impieghi in titoli verso quelli in prestiti risulterebbe sicuramente conveniente. È però da sottolineare che massicci disinvestimenti generalizzati dei titoli di Stato meno convenienti creerebbero nuove tensioni nel comparto rialimentando le speculazioni sempre latenti ed andando poi a scaricare nuovi effetti negativi sul contesto generale (che si ritorcerebbero nuovamente anche nei confronti del sistema bancario stesso) e pertanto una simile politica dovrebbe essere attuata gradualmente. Pure all'interno degli impieghi bancari destinati alla clientela, è importante valutare la qualità del credito, non soltanto in termini di probabilità di "default", ma anche sotto l'aspetto dell'utilizzo del finanziamento secondo le forme tecniche più confacenti per la banca e per l'impresa. È questa politica una delle più innovative, che andrebbe fortemente potenziata perché, se ben programmata, permetterebbe ad entrambe le controparti del rapporto sensibili vantaggi economici a parità di condizioni nominali del prestito. Basti pensare, al riguardo, ad un'apertura di credito in conto corrente utilizzata per una minima percentuale oppure solo per un periodo limitatissimo, che comporta comunque per la banca un onere di mantenere permanentemente disponibile una certa liquidità o valori celermente liquidabili. Analogamente per l'impresa, non ha senso la stipulazione di un mutuo in occasione dell'acquisto di una immobilizzazione, se il nuovo fabbisogno di liquidità aziendale per il costo d’acquisto viene coperto in breve tempo da flussi aggiuntivi di cassa. In questo modo, si vanno affermando tendenze (ancora, tuttavia, non abbastanza diffuse) di concorrenza tra le banche in termini di assistenza finanziaria alla clientela (almeno quella più appetibile) per instaurare un rapporto fiduciario reciproco che porti anche a condizioni contrattuali più articolate con l'individuazione delle forme tecniche e delle opportunità di 46 Il rendimento effettivo dei titoli dipende infatti dal prezzo di acquisto, oltre che dal tasso d'interesse predeterminato nel titolo medesimo. Date le notevoli oscillazioni dei mercati borsistici anche per le contrattazioni obbligazionarie, è possibile possedere titoli con bassi rendimenti per il fatto di essere stati acquistati in momenti in cui il prezzo era superiore alle attuali quotazioni o al prezzo di rimborso. Gorizia, novembre 2012 71 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia utilizzo più convenienti. Per arrivare a ciò, tuttavia, occorre un più stretto legame tra banca e impresa, legame che può realizzarsi, almeno per le piccole imprese, con un solo istituto di credito. D'altro canto, la politica opposta dei rapporti di ogni piccola e anche micro impresa con varie banche, prosperata molto in passato perché permetteva alle aziende di ottenere maggior credito complessivo ed alle banche di diversificare il rischio, ora si sta rivelando nettamente dannosa per entrambe le controparti, in quanto: le imprese riescono a reperire minori finanziamenti a causa della prudenza degli istituti per scarsa conoscenza dei clienti; le banche accusano maggiori rischi perché non hanno la possibilità di discriminare i clienti affidabili dagli altri, fino al momento delle eventuali rilevazioni negative da parte della Centrale dei rischi; la numerosità di una clientela parcellizzata richiederebbe costi notevolissimi per le banche al fine di acquisire un'istruttoria valida ed aggiornata per ciascun finanziato anche per importi modestissimi. Comunque, una via più generale di riscatto del settore bancario passa anche attraverso una maggiore trasparenza della gestione e dei propri conti, rendendoli più noti e comprensibili in un'ottica di medio - lungo termine, ove l'impegno per la riformulazione del modello di business finanziario e per la solidità patrimoniale sono più importanti dell'esposizione a breve ai rischi di default dei propri impieghi. Le valutazioni dei mercati borsistici, così indifferenziate e lontane dai valori effettivi di bilancio dell'istituto bancario, creano invece le condizioni per una politica di gestione troppo orientata al breve termine, senza strategie di ampio respiro. 4.3 La gestione del rating Nel secondo capitolo si sono individuate le principali aree di intervento, nel sistema del rating attualmente disciplinato, per un suo miglioramento predittivo delle insolvenze, ma anche per una gestione più efficace dell'allocazione del credito. Tenuto conto che un sistema di rating è essenziale per una valutazione prudenziale dell'attività bancaria, esistono, all'interno dello schema metodologico previsto dalle disposizioni di vigilanza, vari spazi discrezionali che possono essere applicati più o meno correttamente ai fini di una più precisa valutazione del "merito" creditizio47 e per una gestione tesa non soltanto ad evitare le insolvenze, ma pure a cogliere tutte le opportunità al di fuori della zona di maggior rischio, soprattutto nell'attuale periodo di crisi e di risorse finanziarie scarse. Nel prospetto qui riportato (Fig.4.1) vengono riassunte le principali aree di intervento, come indicato nel capitolo 2 e, con ulteriori riferimenti, nel capitolo 3 (particolarmente nel paragrafo 3.5). Senza ovviamente ripetere quanto è stato già esposto, basti qui richiamare le motivazioni essenziali degli interventi proposti. La segmentazione è essenziale, ma si citano solo alcune particolari classificazioni perché si ritengono le più decisive ai fini dell'analisi in oggetto. "Cluster" più generali porterebbero ad un'insufficiente discriminazione dei casi concreti che effettivamente richiedono giudizi diversi di apprezzamento, mentre ulteriori suddivisioni comporterebbero inutili complicazioni dell'analisi senza un vantaggio concreto in termini di diversificazione dei risultati. Semmai, ulteriori approfondimenti possono essere effettuati nei casi dubbi e per altre esigenze di gestione del credito. 47 72 Recentemente si è andata affermando l'idea della necessità di migliorare lo strumento del rating con una maggiore attenzione sui circuiti causa - effetto tra variabili aziendali e default (Maino e Modina, 2012). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Fig. 4.1 – Principali aree di intervento per il miglioramento del sistema di rating per le imprese 1) Segmentazione delle imprese in cluster: { micro piccole medie grandi - classi dimensionali - classi settoriali (codice ATECO ad una lettera e dettaglio a 2 cifre per il settore manifatturiero) classi geografiche (almeno a livello regionale, possibilmente anche provinciale) - 2) Dati quantitativi economico – finanziari: - principali dati di bilancio - principali indici economici e finanziari - flussi finanziari (almeno cash – flow e autofinanziamento) 3) Dati andamentali: - interni (rapporti in essere con la clientela) - esterni (soprattutto situazione Centrale dei rischi) 4) Dati qualitativi: vari, purché in grado di modificare le previsioni risultanti dai dati precedenti. 5) Dati di altra natura: importanza determinante di informazioni previsionali e di business plan 6) Revisione criteri generali di valutazione al drastico mutamento delle situazioni congiunturali 7) Possibilità di estendere il campione di stima dell’analisi preliminare nell’universo di riferimento per le società di capitali 8) Uso oculato, ma non restrittivo dei processi di override Anche i dati quantitativi economico - finanziari di ciascun affidato devono essere pochi ed il più possibile allineati a quelli proposti in questo studio, con l'ulteriore accortezza di considerare che molti crediti commerciali (alla clientela), formalmente a breve, sono sistematicamente rinnovabili al proseguire della gestione e che quindi si tratta di grandezze durevolmente investite nell'azienda, le quali, se non trovano adeguata contropartita in altrettanti debiti commerciali (con i fornitori), dovrebbero trovare contropartita in debiti finanziari a medio - lungo termine48. Eventuali altri indicatori sono da attivare sempre ove ci sia bisogno di approfondimenti (secondo quanto è stato già prospettato, nei casi intermedi di vulnerabilità). I dati andamentali sono degli indizi di instabilità (o di continuità) più che delle certezze. Pertanto, si dovranno valutare approfondimenti solo in casi reiterati e persistenti della loro manifestazione, tali da far presumere un mutamento drastico della situazione economico 48 Ciò vale anche per le scorte di assortimento e di riserva, i cui valori rimangono stabilmente investiti, finché l'attività continua in maniera regolare. Gorizia, novembre 2012 73 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia finanziaria aziendale (sia in negativo che in positivo). Invece, la loro rilevazione è ben più importante nella scelta del contraente (davanti a molte domande da soddisfare), nelle condizioni tariffarie da applicare al credito concesso e soprattutto nelle sue condizioni di utilizzo tra diverse operazioni possibili. Anche le informazioni qualitative sono utili, ma vanno inserite nel sistema come causa o meno di squilibrio, solo se ritenute in grado di modificare la valutazione del credito da accordare. Tra le più diversificate categorie di dati di qualsiasi altra natura, sono importantissime le previsioni sul futuro andamento dell'azienda richiedente il finanziamento, soprattutto per quanto riguarda i dati economici e finanziari che possono derivare da "business plan" predisposti dall'impresa per sviluppare la propria attività o ristrutturare la produzione o l'organizzazione. Anzi, in presenza di piani adeguati (da valutarsi, in caso di bisogno, da parte di esperti), le indicazioni risultanti dai bilanci passati possono essere totalmente smentite dalle nuove prospettive e tali ultime risultanze devono essere determinanti ai fini della valutazione finale del prestito da concedere. Nei mutamenti della situazione congiunturale, e segnatamente in quello attuale rispetto alla situazione di moderata espansione esistente fino al 200849, vi è un peggioramento generale del contesto per cui non si può ridurre il credito indistintamente e nella stessa proporzione a tutti. Occorre un confronto con nuove medie di settore con parametri meno performanti, a cui riferire gli indici aziendali da valutare, eventualmente con l'accostamento anche dei valori delle migliori imprese (benchmarking) nel caso di settori complessivamente in crisi. Come è stato già accennato, un'azienda anche con range molto modesti, ma superiori alla media del "cluster" di appartenenza, può in un prossimo futuro ottenere delle buone performance per la sua maggiore competitività rispetto alla maggior parte degli altri concorrenti. La possibilità di sostituire un campione di stima, certamente limitato nel caso di banche locali50, con le offerte, ora presenti sul mercato, di bilanci aggregati di tutte le società di capitali appartenenti ad una predeterminata segmentazione, può rendere molto più significativa e precisa l'analisi probabilistica di previsione delle insolvenze (purché sempre sia possibile reperire tutti i dati necessari alle complesse elaborazioni). Tutte le valutazioni soggettive al di fuori del sistema di rating vanno giustificate con processi di "override", sempre che si ritenga utile farlo51. In generale, nelle situazioni di crisi è opportuno cercare di effettuare il più possibile simili operazioni per accertare meglio la capacità di credito degli affidati e ciò anche nelle posizioni retail se l'ammontare del prestito non è molto basso52. Le proposte di miglioramento qui avanzate valgono anche per le banche di minori dimensioni, che sono comunque tenute ad adottare metodologie semplificate per il calcolo di requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito e degli altri rischi individuati dalla normativa (Banca d'Italia, 2011). Anzi, per parte di queste ove l'attività bancaria stessa preveda una certa dotazione di mezzi e di competenze, l'istituzione di sistemi di rating 49 50 51 52 74 Certamente la crisi attuale può definirsi strutturale e non congiunturale, ma qui il secondo termine viene usato come mutamento repentino da una situazione favorevole ad una sfavorevole. Ma di una limitazione su aree geografiche ristrette soffrono anche i campioni delle grandi banche internazionali. L'utilità dell'operazione deve essere valutata alla luce del fatto che tali processi sono costosi, soprattutto in termini di risorse umane da impiegare allo scopo, ma che senza di questi le risultanze del rating potrebbero essere peggiori (richiedendo così maggiore capitale prudenziale) o migliori (permettendo la concessione di credito a soggetti con maggior rischio non rilevato dal sistema). L'istruttoria di una posizione "retail" è comunque meno onerosa, ma si potrebbero predeterminare gruppi particolari di tali posizioni in modo da intervenire collettivamente in caso di "override". Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia evoluti sarebbe auspicabile per i vantaggi che questi stessi sistemi produrrebbero nella gestione complessiva dei propri finanziamenti (v. Gai, 2008 sui punti di forza e di debolezza derivanti dallo sviluppo di un sistema di rating presso una banca medio piccola). Ovviamente, le aree di intervento proposte vanno commisurate alle dotazioni più modeste di tali istituti di credito, ma le semplificazioni qui citate ed alcuni scostamenti previsti dalla standardizzazione del rating possono risultare più facilmente praticabili proprio dalle banche minori, che sino ad ora hanno impostato le valutazioni di affidamento su informazioni legate più direttamente al rapporto continuo e tempestivo con i propri clienti. Con queste proposte, però, si tratta da un lato di non escludere un sistema formalizzato di rating e dall'altro di affinare scientificamente le informazioni provenienti più specificamente dalle imprese. La gestione di miglioramento del rating evidenziata in questo lavoro non comporterebbe comunque grosse difficoltà nel giudizio di validazione del sistema da parte dell'Autorità di vigilanza (Banca d'Italia), in quanto il sistema raccomandato dalle disposizioni è molto ampio e flessibile e la sua articolazione è assai dettagliata soltanto per imporre una metodologia coerente, ma non entra prescrittivamente nella scelta dei dati e dei criteri di classificazione e valutazione dei rischi. Pertanto, esistono convenienti spazi di miglioramento dei sistemi attuali senza contravvenire alle indicazioni vincolanti delle disposizioni, ovviamente motivando le singole opzioni. Inoltre, le azioni di miglioramento previste non paiono eccessivamente onerose nella loro applicazione per varie considerazioni: i costi di revisione dei sistemi esistenti e di avvio delle modifiche potrebbero essere discreti, ma sono iniziali e possono essere ammortizzati; le informazioni da inserire nel sistema ed i risultati da elaborare sarebbero numericamente inferiori e più celermente disponibili; occorrerebbe, invece, una verifica a monte sulla correttezza dei dati da inserire ed una più approfondita valutazione dei risultati; quest'ultima operazione è la più impegnativa e richiede maggior tempo e risorse umane competenti. Ai maggiori costi, però, si dovrebbero contrapporre i benefici di un miglior sistema predittivo delle insolvenze, che consentirebbe di diminuire le perdite per sofferenze e di aumentare i guadagni concedendo più credito ai soggetti solventi. D'altro canto, l'obiettivo del sistema delle imprese (non sempre delle singole aziende richiedenti) è proprio quello di ricevere maggior credito in relazione alle esigenze della continuità aziendale, esigenze che consistono non soltanto nell'assecondare le imprese nella realizzazione dei propri piani di sviluppo, ma anche, proprio in virtù di un finanziamento maggiore in tempi di scarsa liquidità, nel porre in grado le medesime di superare l'attuale crisi. In effetti, il sistema produttivo lamenta proprio il fatto che attualmente i comportamenti delle banche non sono abbastanza orientati a cogliere e rivalutare questo aspetto, per una sfiducia preconcetta nelle capacità di sopravvivenza dell'impresa minore in questo periodo di crisi. 4.4 La gestione del credito La gestione del credito, intesa come raccolta di risparmio ed impiego dello stesso per esigenze dell'attività produttiva, è l'attività caratteristica delle aziende di credito ed ancor oggi quella prevalente in Italia53. Tale gestione, che recentemente non si è sviluppata alla 53 Il bilancio aggregato delle banche residenti in Italia a fine 2011 ha presentato un'attività in prestiti di quasi 2.600 miliardi di euro, pari al 64,2% di tutte le attività bancarie iscritte in bilancio. Per avere un'idea della grandezza, basti pensare che il debito pubblico complessivo dell'Italia non raggiunge i 2.000 Gorizia, novembre 2012 75 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia pari delle altre attività bancarie (negli ultimi 18 mesi è cresciuta del 3,7% rispetto al 12,5% della media di tutte le attività), potrebbe trarre nuovo impulso proprio da una rinnovata gestione del rating, come proposto nel precedente paragrafo. Infatti, il rating permette (Gai, 2008): una migliore gestione dell'attività più importante di erogazione del credito; una più congrua determinazione delle condizioni contrattuali dei prestiti (pricing); una più precisa valutazione del portafoglio crediti; una più conveniente allocazione del capitale; la possibilità di ricorrere a strumenti di finanza innovativa. Senza entrare nei dettagli delle singole attività qui citate, è il caso di sottolineare la capacità predittiva del rating, soprattutto in presenza degli accorgimenti proposti, e quindi la possibilità di: erogare maggior credito alle imprese migliori, sostenere le imprese in difficoltà temporanee (ma non strutturali), rientrare il più possibile dalle esposizioni senza prospettive di rientro. La gestione del credito, quindi, viene direttamente influenzata dal rapporto banca impresa e praticamente dal rapporto con le PMI, che più di altre abbisognano di un rating affidabile, sia per la minore trasparenza della loro gestione, sia perché la maggior parte di queste si trova proprio nell'area della vulnerabilità, cioè in difficoltà temporanee con un rischio non trascurabile, ma nemmeno eccessivo. Con il sopravvento della crisi, questa "zona grigia" è divenuta sempre più ampia e pertanto l'obiettivo di fondo della politica bancaria nei confronti delle PMI (che è anche l'obiettivo essenziale di questo studio) è proprio quello di mantenere "in bonis" la maggior parte possibile di questa ormai numerosissima fascia di imprese54. D'altro canto, si è potuto constatare nel terzo capitolo che il contesto produttivo locale, soprattutto nelle regioni del Nord-Est, non ha peggiorato irrimediabilmente la solvibilità generale delle imprese, nonostante il grave periodo di crisi che stiamo attraversando55. Sotto questo aspetto, la valutazione della capacità di credito, ma soprattutto la probabilità di continuità aziendale con il supporto del credito concesso, diventa il requisito determinante per ogni posizione da analizzare. A tale proposito, i principali contabili nazionali (Oic 11 e Oic 29) prevedono la formazione del bilancio di esercizio dell'"impresa in funzionamento" con il presupposto della "continuità aziendale", perché, se questa viene meno, si deve compilare un bilancio di liquidazione. Al riguardo, l'Oic 5 (e pure lo Ias 1, principio contabile internazionale) prevedono che la continuità si deve intendere almeno per i 12 mesi successivi alla data di riferimento del bilancio (prospettiva convenzionale che coincide esattamente con il termine della probabilità di "default" fissato dal rating). Pertanto, almeno per le società di capitali, dovrebbe sorgere un'occasione di sinergia tra i funzionari bancari e gli organi societari (soprattutto i revisori legali dei conti, i quali si devono attenere al principio di revisione n.570 che elenca gli indicatori che possono essere predittivi di un arresto della continuità aziendale) sulla valutazione della probabilità di una continuità oltre l'anno. Tra i molti indicatori citati dal predetto principio di revisione si segnalano i seguenti, in armonia con quanto già indicato nel capitolo precedente: 54 55 76 miliardi. Nei Paesi anglosassoni, tuttavia, sono molto consistenti anche le banche di investimento, che negli USA sono le più grandi, ove predominano gli impieghi in titoli. È pure da considerare che l'applicazione dell'accordo di Basilea II prevede delle riduzioni convenzionali differenziate del rischio in connessione alle operazioni di finanziamento di imprese con un fatturato consolidato al di sotto di 50 milioni di euro. Anche altri lavori, volti ad approfondire gli effetti della crisi sulla situazione economica e finanziaria di alcuni sistemi produttivi locali, sono arrivati alle medesime conclusioni generali (cfr., tra gli altri, Mantovani e Daniotti, 2012). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia situazione di deficit patrimoniale o di capitale circolante netto negativo; bilanci prospettici che mostrano cash - flow negativi; capitale sociale ridotto al di sotto dei limiti legali. Sono questi i principali indicatori da tenere sotto osservazione e di questi si devono individuare le dinamiche con un certo anticipo, prima che si arrivi irrimediabilmente alle evidenze negative. Gli altri indicatori elencati nel principio, invece, hanno funzioni di indizio che richiede successivi approfondimenti, ma non giudizi definitivi. Nei casi più difficili, risulta proprio questo il punto chiave: se la continuità aziendale può verificarsi con l'ausilio di un nuovo finanziamento supportato da un piano di ristrutturazione economico – finanziaria e con l'apporto anche di nuovo capitale proprio. Tale valutazione sarebbe quella che potrebbe risolvere anche situazioni in parte compromesse (crediti deteriorati) di cui si ha frequente notizia in questi tempi, ossia di piccoli operatori che da un lato non riescono ad onorare i propri debiti pregressi e dall'altro non possono proseguire l'attività per insufficienza di capitali. Lo stesso problema è comune a molte sofferenze (cioè il livello peggiore dei crediti deteriorati), che ovviamente manifestano uno stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente), ossia una situazione di incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni in maniera regolare, situazione che però può verificarsi anche in assenza degli indicatori negativi di cui sopra. Pertanto, pure in questi casi di sofferenza i criteri di fondo per giudicare sull’irrimediabilità dell’insolvenza dovrebbero essere: la valutazione della continuità aziendale, pure con l'ausilio di un supporto finanziario, in presenza di indici ancora positivi; l'abbandono di ogni sostegno e l'avvio delle procedure di recupero in presenza dei predetti indicatori negativi. Tali criteri dovrebbero essere seguiti anche nell'ambito delle numerose convenzioni ed accordi tra banche ed imprese per facilitare l'accesso al credito delle PMI e per ristrutturare l'eventuale debito di queste ultime56. In generale, si può sottolineare che il rating abbisogna di un miglior rapporto banca - PMI e per questo gli esperti consigliano le seguenti principali iniziative (Gai, 2008): offerta di nuove tipologie di prodotti e servizi più consona alle esigenze delle imprese minori; richiesta di funzioni altamente professionalizzate (come il rating advisory); necessità di maggiore trasparenza e migliore comunicazione tra i due soggetti del rapporto (comprendendo anche la comunicazione del rating medesimo); richiesta di maggiori informazioni tempestive su dati andamentali e pianificazione aziendale; gestione delle garanzie e dei rapporti con i consorzi fidi, di cui si parlerà in un prossimo capitolo. 4.5 Il costo del credito In precedenza, è stato accennato che le attuali note restrizioni sul credito riguardano non soltanto la quantità di prestiti erogati, ma anche il loro costo divenuto eccessivo a causa delle tensioni finanziarie internazionali. A tale proposito, in premessa al secondo capitolo si è accennato all'attuale sfasamento del costo del credito, lievitato a causa del maggior rendimento dei titoli pubblici nonostante le autorità monetarie abbiano tenuto molto basso il costo del denaro (euribor). 56 Tra le varie iniziative va segnalata quella a livello nazionale tra ABI e Confindustria del febbraio 2012, volta a posticipare la durata di alcuni tipi di finanziamento. Gorizia, novembre 2012 77 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Altri fattori sfavorevoli che condizionano l'elevato onere finanziario sono principalmente: l'attuale pressione della domanda di credito delle PMI, vincolate dalle difficoltà della crisi, rispetto all'offerta bancaria; l'aumento considerevole delle sofferenze e quindi il maggior rischio di credito; lo "spread" sui titoli pubblici che, oltre alla lievitazione dei tassi, provoca un dirottamento dei fondi di risparmio internazionali (ma in parte anche italiani) verso investimenti nei Paesi a minor rischio presunto (anche se a tassi di rendimento inferiori) e l'inaridimento dei canali interbancari internazionali verso l'Italia; la svalutazione dei bilanci bancari a causa della crisi e della depressione delle quotazioni dei titoli pubblici. Ovviamente la soluzione di tutti questi problemi presuppone un comportamento globale, degli operatori e delle autorità di vigilanza a livello europeo ed internazionale, volto a modificare con determinazione l'attuale assetto ricco di situazioni irrazionali e speculative. In attesa di tali cambiamenti che, prima o poi, dovranno avvenire se si vuole evitare il collasso dell'intero sistema economico dei Paesi occidentali, ma con disastrose ricadute anche sull'economia dei Paesi orientali, in questa sede giova avanzare qualche rimedio di natura specifica e locale per almeno attenuare l'impatto di una tanto gravosa situazione. Innanzitutto, lo "spread" medio del sistema bancario e dei singoli istituti può essere pilotato in funzione di una prospettiva a più lunga scadenza, per non creare la paralisi del sistema economico prima del superamento della crisi, ma pure per detenere un buon livello di competitività all'interno del mercato del credito57. Inoltre, anche in relazione agli altri fattori citati: la domanda di credito può essere alleggerita con l'offerta di altri strumenti finanziari e con l'incoraggiamento, nei confronti della clientela, ad una migliore gestione finanziaria che minimizzi i fabbisogni aziendali; il rischio di credito può essere meglio limitato proprio con una migliore gestione del rating, come già illustrato nei paragrafi precedenti; il più basso "rischio Italia" effettivo, rispetto a quello percepito, può essere propagandato dalle stesse banche, nel loro specifico interesse, perché permetterebbe una più ampia raccolta all'estero, soprattutto attraverso i canali interbancari58; i bilanci bancari sono svalutati perché le attività, per i principi contabili internazionali, vanno stimate al valore di realizzo attuale ed inoltre perché le quotazioni di Borsa sono eccessivamente depresse a causa delle negative aspettative sull'evoluzione della crisi e su quella della gestione degli istituti di credito. In realtà, una più incisiva comunicazione della redditività effettiva dell'attività bancaria, seppur non più ai livelli di un tempo, potrebbe almeno in parte attenuare la sfiducia ed allineare le quotazioni verso valori più vicini alle effettive risultanze di bilancio; una politica più diversificata e con funzioni espansive sotto l'aspetto commerciale, data la crescita della domanda di credito, potrebbe aiutare la banca ad ottenere una migliore posizione concorrenziale, ora con l'aiuto anche di un rating più affidabile. 57 58 78 Istituti di credito più intraprendenti all'interno, ma soprattutto banche estere, aggressive e con minori vincoli nell'approvvigionamento di capitali, potrebbero percepire lo sfasamento del mercato del credito interno ed offrire condizioni ben più favorevoli agli operatori italiani. Ad esempio, la richiesta di flussi interbancari provenienti dalle banche tedesche, che si approvvigionano di fondi in euro a tassi irrisori e che godono di maggiore liquidità, potrebbe rappresentare una soluzione praticabile, se si afferma una maggiore consapevolezza che il rischio Italia non è obiettivamente tanto elevato come le quotazioni dei mercati farebbero credere. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 5. Politiche innovative nella gestione finanziaria delle PMI. 5.1 L'esigenza per le PMI di migliorare il rapporto con il sistema bancario Tutto quanto è stato sinora esposto a proposito del miglioramento del rating e della politica del credito da parte delle banche non può trovare efficace attuazione se anche le imprese, e particolarmente le PMI, non adeguano il loro comportamento al miglioramento del rapporto banca - impresa. Al di là delle difficoltà economiche e finanziarie della crisi in atto, infatti, gli atteggiamenti delle PMI nei confronti del sistema bancario non sono mutati sensibilmente. Pertanto, la scarsa collaborazione e l'insufficiente trasparenza nei confronti dell'istituto creditore, che prima della crisi potevano essere tollerati nella consapevolezza che alla fine il prestito concesso nella quasi totalità dei casi sarebbe stato onorato, ora non sono più ammissibili dal momento che il clima di sfiducia generale (e quello del sistema creditizio, in particolare) sopravvaluta i rischi di insolvenza e che le norme prudenziali vigenti impongono rigidi vincoli ad una politica di espansione del credito. In una simile situazione spetta all'impresa richiedente dimostrare la propria affidabilità e la capacità di riprendersi in caso di difficoltà temporanee. Una corretta collaborazione reciproca, anziché una contrapposizione negoziale, costituisce attualmente il requisito decisivo per ottenere credito a condizioni accettabili. Ovviamente, occorre che gli elementi portati dall'impresa a sostegno del proprio merito creditizio siano concreti e convincenti, cioè sostanzialmente in grado di dimostrare la continuità aziendale oltre il periodo di crisi. Quindi, l'approccio risolutore dell'attuale difficoltà di accesso al credito è quello di: a) pianificare l'uscita dalla crisi sia sotto l'aspetto economico che finanziario; b) dimostrare la validità del piano e la sua probabilità di riuscita con il relativo fabbisogno finanziario, mediante idoneo documento chiarificatore (business plan); c) rivolgersi al sistema bancario e ad altre fonti finanziarie per la copertura del fabbisogno. Questa si presenta l'unica via percorribile per tutte le aziende che attualmente si trovano in situazione di difficoltà59 e che quindi necessitano di ristrutturazioni e/o riconversioni per superare la crisi con conseguente fabbisogno finanziario. In pratica, tutte le imprese che secondo il rating bancario appartengono alla fascia sempre più numerosa della "vulnerabilità" dovrebbero ripianificare il proprio business, a meno che non abbiano fondati motivi di ritenere il proprio mercato in difficoltà molto temporanee e prossimo alla ripresa. Naturalmente, questa operazione straordinaria serve innanzitutto per migliorare la gestione aziendale interna, condizione fondamentale di qualsiasi performance, ma, come evidenziato, è essenziale anche per accedere al credito ed a qualsiasi altra fonte finanziaria necessaria. Pertanto, con la disponibilità di un idoneo "business plan", in caso di rifiuto da parte di qualche banca, è agevole presentare la stessa richiesta ad altre o accedere a fonti finanziarie alternative, come si accennerà successivamente. 5.2 Pianificazione finanziaria dell'impresa In linea generale è sempre importante una pianificazione finanziaria a livello aziendale, ma ciò risulta essenziale nell'attuale periodo di crisi e soprattutto ai fini di presentare un credibile "business plan" ai soggetti finanziatori. 59 Soltanto una ristretta cerchia di aziende virtuose, che presentano ottimi risultati nonostante la crisi, possono continuare la propria attività senza problemi di ristrutturazione e con immutata facilità di accesso al credito. Gorizia, novembre 2012 79 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Ovviamente, la pianificazione finanziaria è strettamente legata a quella economica e forma con quest'ultima uno strumento indissolubile. In questa sede, per esigenze di brevità, si farà soltanto qualche marginale riferimento alla programmazione economica e pure quella finanziaria, che richiederebbe una trattazione specifica ben più ampia, viene sintetizzata in pochi spunti orientativi esclusivamente ai fini dell'obiettivo di superamento della crisi. In generale, una gestione finanziaria efficiente ed efficace deve prioritariamente permettere: a) la superiorità del rendimento complessivo degli investimenti (redditività) rispetto al costo medio dei finanziamenti; b) la minimizzazione del fabbisogno finanziario; c) la copertura del fabbisogno stesso con adeguate fonti esterne di capitale. Pur essendo tali strategie intimamente collegate, si indicano separatamente alcuni aspetti essenziali da considerare. Per quanto riguarda il problema sub a), si è già accennato che, a causa delle tensioni finanziarie internazionali, il costo del credito è lievitato in maniera tale che ora i rendimenti correnti delle attività economiche in situazione di crisi non riescono a prevalere su questo. In altri termini, nella precaria situazione attuale, gli investimenti non innovativi sono perlopiù antieconomici se finanziati con il credito bancario. Per tale motivo, è assolutamente necessaria l'innovazione nelle sue diverse forme (tecnologiche e non) per migliorare la produttività e la redditività dei nuovi investimenti e/o la performance di quelli in corso. Si tratta di uno sforzo che ciascuna impresa (grande e piccola) deve fare per risolvere tutti i suoi problemi (creditizi e di mercato) di uscita dalla crisi e di creazione di nuovo sviluppo. Qualora ciò non sia possibile o in presenza di un percorso molto lungo per arrivare a conseguire apprezzabili risultati concreti (che in un'ottica di medio - lungo termine vanno comunque perseguiti), la gestione finanziaria deve trovare i limiti della propria sostenibilità, ossia bisogna prevedere (e poi ottenere) mezzi finanziari fino al punto in cui sarà possibile far lievitare il costo medio del capitale (a causa degli aumentati tassi di interesse) al livello del rendimento medio degli investimenti, oltre il quale sorgerebbero difficoltà irreparabili e l'insolvenza non potrebbe più essere evitata60. Dall'analisi dei bilanci aggregati si può verificare che per la provincia di Gorizia nel 2010 ad un ROA medio per l'intero sistema produttivo pari al 3,3% si è contrapposto un costo medio esplicito61 dei capitali di credito (indebitamento totale) dell'1,7% e pertanto esistono ancora margini per ulteriori finanziamenti ad un costo superiore al ROA, come effettivamente avviene ora con gli attuali tassi di interesse62. Ciò, pertanto, dovrebbe essere possibile per la maggior parte delle aziende e pure le banche, indipendentemente dal rischio di insolvenza dovuto ad un accresciuto fabbisogno finanziario temporaneo, dovrebbero tenere conto che con ulteriori sostegni creditizi può proseguire la gestione economica delle imprese qualora non sia ancora compromessa. 60 61 62 80 Come già accennato, l'insolvenza spesso si manifesta prima perché l'attività aziendale solitamente sostiene i pagamenti in un tempo antecedente rispetto alle riscossioni, ma fino a che non avviene il superamento del rendimento da parte del costo è ancora possibile intervenire favorevolmente con un nuovo sostegno finanziario. Il costo implicito del capitale, relativo ai debiti commerciali (e non direttamente misurabile), è compreso nei costi di acquisto delle forniture e quindi di fatto ha decurtato il ROA. Ovviamente ciò è compatibile in un'ottica di protratta scadenza, perché altrimenti, in una prospettiva a breve, l'impresa dovrebbe disinvestire per rimborsare tutti i debiti bancari, ma in questo modo nella maggior parte dei casi si arriverebbe alla chiusura dell'attività. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Il problema degli aspetti economici della gestione finanziaria può essere meglio risolto con le azioni che hanno per obiettivo il punto b), ossia la minimizzazione del fabbisogno finanziario. A parità di attività, infatti, è possibile (con opportune decisioni di varia natura): ridurre il capitale investito necessario; protrarre le scadenze dei debiti ed anticipare quelle dei crediti; gestire al meglio la liquidità disponibile. Senza entrare nel dettaglio di queste politiche finanziarie utilissime per ridurre la dipendenza dai finanziatori, anche qui basti osservare che in periodi di crisi i problemi sono maggiori ma non irrisolvibili, per cui, ad esempio, è possibile: il ridimensionamento di tutte le attività non strettamente necessarie al core business; l'anticipo delle riscossioni con eventuali sconti per cassa o il ritardo dei pagamenti con modesti interessi di mora; lo sfruttamento massimo della liquidità aziendale con un'accorta programmazione di cassa anche di brevissimo termine63 e la preferenza per investimenti ad un più veloce ritorno di cash – flow. Per quanto riguarda infine il punto c), è importante scegliere le fonti più idonee non soltanto in relazione al costo più basso del finanziamento, ma anche in relazione alle scadenze ed alla flessibilità dei prestiti concessi. Quindi il ricorso al credito bancario molte volte è più costoso perché è più flessibile, mentre altre fonti meno costose sono più rigide. Inoltre, un'accorta scelta delle forme tecniche di prestito più idonee al fabbisogno finanziario da coprire può essere decisiva per non lasciare liquidità eccedente inoperosa, oppure, al contrario, per evitare fabbisogni non esattamente coperti da prestiti (che pertanto richiederebbero ulteriori prestiti aggiuntivi). Quindi, per soddisfare tutte queste condizioni di operatività, è importante una pianificazione finanziaria costante che, in questo periodo di difficoltà, diventa obbligata per dimostrare ai terzi (e soprattutto alle banche) la propria capacità di uscire dalla crisi. Tale pianificazione dovrebbe accompagnare il "business plan" sopraccitato per accedere al credito e per procurarsi eventuali altre fonti finanziarie. 5.3 Azioni per facilitare il rating ed il rapporto banca - impresa Come individuato per le banche, anche per le imprese è importante adottare azioni concrete per un miglioramento delle relazioni reciproche e soprattutto per facilitare una corretta valutazione nel processo di rating nell'interesse di entrambe le controparti. Già nel precedente paragrafo, si è indicata la pianificazione finanziaria compresa in un "business plan" come lo strumento più importante per dimostrare alle banche il grado di tenuta dell'azienda alle difficoltà della crisi e la possibilità di superarle anche con il sostegno creditizio. Ora è opportuno riprendere gli argomenti di gestione del rating da parte delle banche (v. paragrafo 4.3) per citare le principali possibilità di collaborazione da parte delle imprese. Innanzitutto, è da osservare che il rapporto con la banca, sia per richiedere nuovi finanziamenti che per modificare quelli esistenti, va preparato da parte delle imprese, provvedendo, possibilmente con l'aiuto di esperti in mancanza di competenze specifiche interne, a predisporre la documentazione richiesta, ma anche quella più opportuna ad evidenziare con trasparenza i fabbisogni e la capacità di rimborso. In particolare, è importante per un'istruttoria bancaria efficace, oltre alla presentazione dell'azienda, della sua attività e del suo business: 63 In questi periodi di crisi la liquidità è divenuta un asset che crea valore, per la maggior flessibilità finanziaria connessa Gorizia, novembre 2012 81 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia a) la documentazione amministrativo - contabile della gestione passata e futura (almeno fino ad un anno); b) l'analisi di autovalutazione aziendale ai fini del rating. Per quanto riguarda il punto a), oltre ai bilanci ufficiali degli esercizi più recenti, con allegate relazioni e note integrative, sono importanti allo scopo le seguenti elaborazioni ed informazioni aggiuntive: analisi dei bilanci per indici e flussi (almeno quelli indicati nel capitolo precedente come i più significativi); eventuali segnalazioni di variazioni ex - post intervenute dopo la chiusura dell'ultimo esercizio; stima dei valori non iscrivibili nei bilanci, ma utili a migliorare la gestione ed i risultati futuri64; le politiche aziendali che si intendono attuare nel breve termine (con allegato budget economico - finanziario e soprattutto di liquidità entro l'anno65) e nel medio - lungo termine (3 - 5 anni) (con adeguato business plan) in caso si chiedano prestiti oltre il breve termine, oppure qualora la situazione a breve non risulti soddisfacente ed allora, come suggerito nei casi di vulnerabilità, sia possibile richiedere credito soltanto se si dimostri la solvibilità oltre l'anno (con opportuni investimenti più redditizi degli attuali e comunque con ritorni di liquidità in grado di coprire tutta l'esposizione attuale e futura dell'affidato66); il dettaglio dell'attuale situazione debitoria con le banche e con eventuali altri intermediari finanziari, provvedendo a riconciliare preventivamente i dati aziendali con quelli della Centrale dei rischi67; la situazione del debito risultante dopo gli ulteriori finanziamenti richiesti e le probabili fonti di rimborso utilizzate. Banche e associazioni imprenditoriali mettono spesso a disposizione delle imprese modelli predeterminati di richiesta di prestiti con indicazione delle informazioni ritenute più significative ai fini dell'istruttoria bancaria. Tra questi va segnalato il recente modello di riferimento standard per la comunicazione finanziaria tra imprese e banche (Protocollo di intesa fra ABI e Confindustria del 23 febbraio 2012), particolarmente orientato a mettere in evidenza anche le variabili qualitative che possono meglio valorizzare le potenzialità dei richiedenti. Indipendentemente da contenuti più specifici, gli elementi sopra individuati si ritengono quelli più idonei per presentare una richiesta motivata alla banca che metta in luce l'effettiva capacità di credito del richiedente. Oltre ai documenti già esistenti per 64 65 66 67 82 Tra questi valori sono molto importanti gli intangibili, come le competenze del capitale umano, le innovazioni progettate, ecc., che non possono venire iscritte in bilancio. Inoltre, altri intangibili, come brevetti, marchi, ecc., pur inseriti tra le attività immobilizzate, sono valutati al costo, ma non al vantaggio futuro che produrranno. Anche gli asset finanziari possono prospettare rivalutazioni se si riferiscono a crediti o partecipazioni nell'ambito di gruppi di imprese o di filiere che possono accrescere lo sviluppo futuro. Poiché il rating prevede la probabilità d'insolvenza nei 12 mesi successivi, è utile, attraverso un budget dei flussi di cassa, dimostrare che ciò non avverrà con i flussi derivanti dalla gestione preventivata. Come già accennato, il business plan non valuta soltanto l'economicità ed il rendimento dei nuovi investimenti, ma comprende anche il piano finanziario che evidenzia i ritorni di cassa derivanti da questi. In un periodo di carenza di liquidità come l'attuale, tale dimostrazione può risultare più importante della stessa redditività. Senza entrare nei dettagli, è chiaro che la banca valuterà la situazione complessiva dell'affidando sulla base dell'esposizione segnalata dalla Centrale dei rischi. Poiché i dati della Centrale possono essere richiesti dagli stessi interessati a proprio nome, l'impresa può non soltanto allineare i dati interni con quelli esterni, ma anche segnalare eventuali errori e/o imprecisioni dovuti pure ad interpretazioni distorte circa la propria esposizione. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia legge, lo sforzo è quello di rilevare e stimare pochi dati essenziali, ma molto significativi per l'analisi. Con la documentazione qui citata è così possibile costruirsi internamente un modello di autovalutazione ai fini del rating, in modo da prevederne gli esiti e, da un lato, essere più preparati nella negoziazione con la banca e, dall'altro, orientare più direttamente i criteri nella valutazione di quest'ultima, eventualmente ipotizzando anche scenari alternativi. Come già prospettato, non serve anticipare i complessi calcoli statistici che il sistema informatico della banca elaborerà per il rating, ma di evidenziare simulazioni concrete del futuro andamento finanziario e del buon fine dei prestiti richiesti. A questo punto, si innesta l'operazione decisiva della negoziazione per l'ottenimento del credito. Indipendentemente da aspetti formali ed informali che possono caratterizzare qualsiasi contrattazione, i principali oggetti di definizione sono: durata, ammontare, garanzie e prezzo (Lenoci e Peola, 2011). Per la durata del prestito è chiaro che più il rimborso è diluito nel tempo, più è facile attuarlo, più è agevole predisporre un piano al riguardo e maggiormente la struttura e la situazione finanziaria dell'azienda risulta in equilibrio. A tale proposito, è da tener presente che i fabbisogni finanziari oltre il breve termine non sono soltanto quelli relativi alle immobilizzazioni, ma pure quelli a breve per investimenti sistematicamente rinnovabili (scorte e crediti commerciali). Per l'ammontare (quantità) del finanziamento è importante verificare l'esposizione complessiva aziendale e la probabilità di default. Al riguardo, l'autovalutazione preventiva del rating e le informazioni del budget e del business plan sono essenziali per supportare le motivazioni in merito all'esigenza dell’ammontare desiderato. Le garanzie devono coprire l'eventuale perdita attesa in presenza di un'insolvenza. Per il fatto che attenuano il rischio, queste sono utili, sia per ridurre il prezzo del finanziamento, sia per aumentarne la durata e/o l'ammontare. Pur rinviando la trattazione specifica dell'argomento al prossimo capitolo sui consorzi fidi, basta qui sottolineare che la contabilità deve tenere ben distinti i beni dell'imprenditore da quelli dell'impresa e ciò spesso non avviene quando quest'ultima non è una società di capitali. Comunque, tutti i beni appartenenti all'impresa vengono valutati nell'ambito della sua capacità di credito (eventualmente si possono costituire prelazioni su alcuni beni: pegno o ipoteca), mentre le garanzie aggiuntive vanno ricercate nel patrimonio personale dell'imprenditore e di terzi, oppure di altre imprese appartenenti al gruppo della richiedente. In generale, la commistione dei patrimoni nell'ambito di imprese individuali e di società di persone (anche a causa del fatto che non sono tenute a produrre un bilancio ufficiale): crea molta confusione nel rapporto banca - impresa, alimenta i costi di istruttoria nella pratica di fido, rende più difficile l'ottenimento di condizioni favorevoli ed aggrava il contenzioso in caso di insolvenza. Per questo, è importante che nelle predette forme giuridiche si arrivi comunque a presentare un bilancio aziendale secondo le regole del codice civile. Per quanto riguarda infine il prezzo (tasso di interesse nominale68), si è già accennato alla forte lievitazione dei tassi a causa della crisi finanziaria generale ed alla necessità per l'impresa di far riferimento al costo medio del capitale (anziché a quello marginale) per le proprie valutazioni di convenienza. È appena il caso di sottolineare, inoltre, che tutta la documentazione e l'autovalutazione preventiva sono finalizzate ad ottenere condizioni migliori anche sul tasso d'interesse. 68 È chiaro che oggetto della contrattazione è il tasso d'interesse nominale, ma l'impresa, per la valutazione della propria convenienza, deve fare riferimento al tasso di interesse effettivo, comprensivo di tutti gli oneri collegati. Gorizia, novembre 2012 83 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Eventuali altri oggetti di contrattazione possono riguardare altri aspetti del rapporto ed in questo periodo particolarmente critico per l'accesso al credito possono risultare decisivi anche l'impegno di un corretto utilizzo del credito secondo le indicazioni preventivamente fornite dalla banca e, in presenza di nuovi investimenti o ristrutturazioni aziendali, l'impegno di realizzazione effettiva di quanto preventivato e dimostrato nei progetti presentati all'istituto di credito. E’ pure da segnalare che, se per le banche esistono le condizioni prudenziali di Basilea II, per soddisfare le quali si sono istituiti i sistemi di rating che, a loro volta, impongono alle imprese la fornitura di numerosi dati e la rigidità delle valutazioni, in favore delle piccole imprese e dei consumatori (ossia per il contraente debole) sono state emanate varie disposizioni di trasparenza delle operazioni e dei servizi finanziari e di tutela della correttezza sostanziale del rapporto. Inoltre, in caso di contenzioso, ora è possibile il ricorso non soltanto agli organi giudiziari, ma anche a sistemi di soluzione stragiudiziale delle controversie (strumenti ADR: alternative dispute resolution). In generale, le PMI dovrebbero intrattenere rapporti con una o poche banche. Preferibilmente appare utile la permanenza di un doppio rapporto, ossia: uno con una banca a livello internazionale, per sfruttare opportunità di diversificazione del credito ed eventuali condizioni più favorevoli determinate da economie di scala dell'istituto stesso; l'altro con una banca locale, per ottenere maggior attenzione alla specificità del proprio business ed al merito del credito aziendale. Ovviamente, se questa strategia non trova riscontri positivi si possono sempre ricercare altri istituti concorrenti che possono essere ben lieti di accogliere nuovi clienti, sempre che la richiesta dell'impresa sia motivata e convincente. 5.4 Ricorso a fonti alternative di finanziamento Qualora le attuali restrizioni del credito non permettessero all’impresa un soddisfacente approvvigionamento di capitale per le esigenze aziendali presso il sistema bancario, non bisogna dimenticare che esistono molte altre alternative, non sempre tutte praticabili, ma alcune pure più adeguate (secondo i diversi fabbisogni). Inoltre, è da considerare che comunque sarebbe opportuna una diversificazione delle fonti di credito ed un’integrazione anche del capitale di rischio, il quale, come già accennato, non sempre è sufficiente a dimostrare una solidità patrimoniale e diventa quindi indispensabile in caso di aumento dell’indebitamento. Le PMI, invece, ricorrono quasi esclusivamente ai canali bancari e pertanto si precludono la possibilità di ottenere maggiori fondi e talvolta a condizioni più favorevoli. Al fine di orientare le imprese minori in questo campo, si indicano le principali fonti di capitale di credito e di rischio cui si può attingere, ovviamente dopo aver verificato le caratteristiche specifiche e l’impatto particolare sulla gestione aziendale, tenendo presente pure le limitate dimensioni operative e finanziarie che non sempre permettono un facile accesso a qualsiasi fonte (Tab.5.1). Iniziando dal capitale di credito, la prima fonte alternativa al prestito bancario è rappresentata dal credito commerciale, ossia dal credito che può essere concesso dai fornitori. Attualmente sono ben note le carenze di liquidità generali in ogni settore (e quindi probabilmente anche nel settore dei fornitori dell’azienda richiedente), ma possono sempre esistere situazioni particolari e temporanee di mezzi eccedenti che possono trovare un utile impiego in dilazioni di pagamento a prezzo maggiorato. Quando tale situazione si verifica, infatti, è più vantaggioso, per chi detiene liquidità, rinunciare agli infimi interessi bancari ed offrire dilazioni ad un tasso d’interesse implicito (perché compreso nel prezzo 84 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia di vendita) più elevato. Analogamente, chi ha bisogno di credito può trovare più conveniente pagare con dilazioni più lunghe un prezzo leggermente maggiorato, ma la cui differenza sia inferiore all’ammontare degli interessi passivi che avrebbe dovuto pagare all’istituto di credito per finanziarsi. Tab.5.1 - Principali fonti di finanziamento alternative al credito bancario Fonti di capitale di credito Fonti di capitale di rischio Credito commerciale (indebitamento Autofinanziamento aziendale con i fornitori) Aumento di capitale sociale Finanziamento di banche e intermediari Fondi di investimento chiusi finanziari internazionali Merchant banking Factoring Finanziarie regionali di sviluppo Leasing Private equity Emissioni obbligazionarie Venture capital Fondi di debito Seed capital Prestiti partecipativi Quotazione in Borsa Credito dei soci Nell’ambito del credito bancario, invece, è possibile far riferimento a banche o ad altri intermediari finanziari esteri, che possono avere minori vincoli normativi e che, nel caso di Paesi finanziariamente “virtuosi” come la Germania, dispongono di maggiore liquidità ed offrono tassi di interesse (sempre per affidamenti in euro) molto bassi in virtù del beneficio relativo all’assenza dello “spread”. Soprattutto le PMI che esportano e quelle che fanno investimenti all’estero sono favorite nell’accesso al credito nei Paesi di destinazione. Nell’ambito di filiere produttive molto collaborative, inoltre, l’indebitamento può avvenire a cura dell’impresa che è insediata nel Paese finanziariamente più favorevole ed, a sua volta, quest’ultima può impiegare la maggiore liquidità nel finanziamento delle altre aziende a monte ed a valle della catena produttiva. Un’altra fonte alternativa molto importante è il factoring, ossia la cessione del credito pro soluto (o pro solvendo qualora il debitore ceduto non sia ritenuto abbastanza adempiente), operazione che tecnicamente sostituisce lo sconto o gli anticipi su fatture o ricevute bancarie, ma può essere alternativa a qualsiasi altra fonte di credito per lo più a breve termine. Sebbene la maggior parte delle società di factoring siano collegate a gruppi bancari, questo strumento ha assunto notevole sviluppo in questo periodo di crisi, in quanto meno rigidamente vincolato nei finanziamenti accordati e soprattutto perché spesso il debitore del credito ceduto possiede un rating migliore del cedente (come può succedere quando il debitore è un ente pubblico) ed in ogni caso per il fatto che queste società sono più competenti ed attrezzate nel recupero crediti. Una fonte alternativa di finanziamento a medio termine, nell’ambito del quale le difficoltà di accesso al credito bancario sono talvolta superiori, è rappresentata dal leasing, in connessione con l’acquisizione di un bene strumentale. In questo caso la garanzia del pagamento è esclusiva sul bene, il quale viene utilizzato dall’azienda che paga un canone alla società di leasing, ma diviene di proprietà della prima soltanto con il versamento del prezzo finale di riscatto. Più evolute sono le emissioni obbligazionarie, che richiedono un’operazione complessa di progettazione, collocamento ed amministrazione, e pertanto una tale soluzione può essere adottata soltanto da imprese almeno di media dimensione. Tuttavia, proprio recentemente, come si accennerà nel prossimo paragrafo, sono state introdotte norme agevolative sull’emissione di questo strumento finanziario a medio –lungo termine. Il vantaggio, in Gorizia, novembre 2012 85 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia linea generale, può essere evidente se si considera che il tasso d’interesse su tali finanziamenti è solitamente intermedio tra il costo del credito bancario per l’impresa emittente e la remunerazione dei depositi vincolati che la banca paga al risparmiatore. Oltre al collocamento sul mercato dei capitali, si possono creare fondi di debito da sottoscrivere a cura di fondi pensione e casse previdenziali, sempre che l’emittente abbia comunque una dimensione economica e finanziaria di una certa consistenza. Di più difficile connotazione giuridica, ma di più semplice realizzazione perché non necessariamente da collocare su vasti mercati, sono i prestiti partecipativi e, più in generale, gli strumenti finanziari partecipativi, introdotti dal D. Lgs. n. 6/2003. Si tratta di strumenti che consentono un tasso d’interesse ed il rimborso del capitale come un credito qualsiasi, ma anche una partecipazione agli utili o alle perdite come il conferimento di capitale di rischio (ma senza diritto di voto nelle assemblee, a differenza di quanto previsto per i soci). Comunque per tali operazioni è utile l’ausilio di esperti o di intermediari specializzati. Con opportuni limiti normativi (poiché non deve configurarsi una raccolta di risparmio non autorizzata) è più semplice, quando possibile, richiedere credito ai propri soci, che può essere contrattato nell’ammontare e nelle condizioni in maniera più libera. Tuttavia tale soluzione dà origine talvolta a contenzioso per la diversa posizione che vengono ad assumere gli interessati (soci e creditori allo stesso tempo) ed inoltre, a fini di controllo fiscale, sono stati introdotti recentemente (D. L. 13 agosto 2011, n.138, convertito nella legge 14 settembre 2011, n.148) obblighi di comunicazione delle operazioni in parola. Passando alle fonti di capitale di rischio, è da premettere che queste sono indispensabili non soltanto all’inizio dell’attività aziendale, ma anche proprio quando c’è bisogno di maggior credito. Pertanto, a meno che l’impresa non disponga già di un patrimonio netto molto elevato 69 (cosa che succede assai raramente nelle PMI), per ottenere maggiori finanziamenti da terzi, sia dalle banche che da altre fonti, è importante aumentare, almeno per la metà dell’importo richiesto, il proprio capitale di rischio. Anche le fonti di questo capitale possono essere molto diversificate e qui vengono passate in rassegna molto sinteticamente, soltanto a titolo orientativo per poi permettere un approfondimento agli interessati secondo le personali possibilità di scelta. La fonte più facilmente disponibile, quando c’è, è data dall’autofinanziamento aziendale. Essa comprende: gli eventuali utili, gli ammortamenti e gli accantonamenti. Se gli utili risultano soddisfacenti, si rinuncia a distribuirli ai soci (o si distribuiscono in misura ridotta) per qualche esercizio e l’intero autofinanziamento si trasferisce a patrimonio netto, fino a raggiungere il valore che conferisce una buona solidità patrimoniale (e quindi la garanzia più immediata per i creditori che forniscono il restante capitale). In assenza di autofinanziamento (o per importi molto modesti di questo) occorre procedere ad un aumento di capitale sociale, che può essere conferito dai soci o anche da terzi disponibili. In realtà, il desiderio individualista di molti imprenditori porta a sottovalutare questa opportunità, per cui si aumenta il capitale soltanto quando vi è la disponibilità nell’ambito del titolare e degli eventuali pochi soci, mentre si trascurano completamente possibili apporti esterni da parte di parenti, amici, dipendenti, fornitori, clienti, ecc.. Si tratta per lo più di soggetti legati alle sorti dell’impresa (stakeholder), che, in una prospettiva collaborativa propria della responsabilità sociale, sarebbero i più interessati ad essere coinvolti nelle scelte aziendali ed a condividere la buona e la cattiva sorte dell’azienda. 69 86 Come è stato già accennato in sede di commento dei risultati economico – finanziari del sistema produttivo, è importante per la solidità patrimoniale che il patrimonio netto ammonti intorno ad un terzo del passivo, ossia circa alla metà del capitale di credito (passività correnti + passività consolidate). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Passando al coinvolgimento di terzi più lontani dall’attività aziendale, è possibile l’entrata nella compagine sociale di fondi d’investimento chiusi (tra cui il recente Fondo italiano di investimento), i quali professionalmente finanziano aziende bisognose di capitale di rischio per un certo periodo al fine di beneficiare degli utili che queste prevedibilmente produrranno. Ovviamente, in questo come nei casi successivi che qui si individueranno, la valutazione dei possibili partecipanti è molto attenta e con criteri più restrittivi di quelli valevoli per il credito. Infatti non si tratta di prevedere la capacità dell’impresa di rimborsare il suo debito ed i relativi interessi, bensì quella di generare utili soddisfacenti, dopo ovviamente aver onorato tutti i propri impegni finanziari. Pertanto, il ricorso a questa fonte ed alle seguenti è consentito soltanto quando l’azienda è innovativa e presenta buone prospettive di sviluppo, situazione che, pur in periodi di crisi generalizzata, è ugualmente possibile trovare e che talvolta non ottiene adeguati riscontri nell’accesso né al capitale di credito e nemmeno a quello di rischio. Altri canali utili di questo tipo sono il merchant banking, ossia l’entrata nella società da parte di banche d’affari (operazioni sviluppate soprattutto nel mondo anglosassone) oppure di altre società finanziarie (tra cui anche le finanziarie regionali di sviluppo), mentre il caso più generale di partecipazione di soci esterni (per lo più a carattere temporaneo) si chiama private equity. Le condizioni essenziali perché tali operazioni si verifichino sono soprattutto: la disponibilità del capitale di comando dell’impresa ad accettare l’entrata di soci estranei cui devono render conto della propria gestione e spesso condividerla; la preferenza degli investitori per le performance previste per questa azienda rispetto ad altre opportunità alternative di medio periodo (ossia fino a quando avverrà il disinvestimento). Il presupposto di base affinché ciò sia possibile, quindi, è dato essenzialmente da strategici obiettivi di crescita. Sempre in un’ottica di sviluppo ancor più marcato si colloca il venture capital, riservato al finanziamento di progetti innovativi e rischiosi, ma di elevati profitti prospettici, ed il seed capital, relativo invece al capitale di avvio di nuovi progetti innovativi (per le cosiddette start up). Il sistema di apporto finanziario è comunque lo stesso: partecipazione al capitale di rischio da parte di terzi investitori, che poi si ritireranno al termine del progetto. L’ultimo strumento di approvvigionamento di capitale di rischio, più ampio perché rivolto all’intero mercato dei capitali, è la quotazione in Borsa. Si tratta di un’iniziativa molto articolata e complessa che va praticata dalle grandi aziende o al limite da quelle di medie dimensioni; ma ora esistono segmenti particolari del mercato ufficiale riservati anche alle PMI (segmento AIM) ed a quelle innovative (segmento STAR). Poiché in questo caso l’impresa si rivolge direttamente al mercato, è importante dotarsi di un rating esterno (ossia calcolato da un’apposita agenzia di rating). Da questo elenco si può notare che esistono numerose fonti di capitali per le imprese che desiderano crescere e che riescono a portare avanti programmi di sviluppo innovativi. Minori opportunità sono disponibili per le altre imprese, ma in linea generale sufficienti per superare le restrizioni del credito bancario, sempre che le loro condizioni non siano tanto gravi da far presumere l’insolvenza nel breve termine. 5.5 Interventi pubblici per l’accesso al credito e finanziamenti agevolati In questa fase di grave crisi della nostra economia il Governo, dopo i ben noti provvedimenti di austerità, ha adottato varie misure per la crescita ed alcune di queste sono state finalizzate anche a favorire il finanziamento delle PMI. Si tratta di varie iniziative, probabilmente troppo limitate e frammentate per creare un’effettiva uscita dalla crisi ed una nuova ripresa, ma queste vanno ad aggiungersi anche ad altri interventi presi dal Gorizia, novembre 2012 87 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia precedente Governo ed a quelli di supporto di organismi nazionali di rappresentanza, per cui esiste comunque per le PMI bisognose di credito la possibilità di accedere anche a queste fonti di derivazione pubblica, che ovviamente vanno specificamente verificate nella loro attuale disponibilità e nella loro adeguatezza alle particolari esigenze dell’azienda richiedente. Inoltre, si deve rammentare che da sempre sono presenti incentivi di varia natura per le imprese che intendono intraprendere investimenti ritenuti significativi ai fini dello sviluppo economico. E’ quindi utile richiamare brevemente i principali interventi pubblici per l’accesso al credito delle PMI e le agevolazioni cui le stesse imprese possono attingere, sempre in funzione sostitutiva al credito bancario od integrativa di questo. Le diverse opportunità sono sinteticamente indicate nella Fig.5.1. Fig. 5.1 - Principali interventi pubblici per l'accesso al credito e finanziamenti agevolati Sospensioni del rimborso del debito Plafond PMI della Cassa Depositi e Prestiti Fondo centrale di garanzia Credito alle reti d'impresa Finanziamenti BEI Export Banca Strumenti di finanziamento del Decreto sviluppo Agevolazioni { provinciali regionali nazionali comunitarie Le sospensioni del rimborso del debito (ossia le cosiddette moratorie) hanno permesso alle PMI che vi hanno aderito la sospensione della quota capitale delle rate di mutuo per 12 mesi ed altre sospensioni per altre operazioni sempre a medio termine. Ciò ha ottenuto un effetto positivo sulle tensioni di liquidità per molte aziende, tanto è vero che una prima indagine al riguardo della Banca d’Italia ha verificato che circa il 60% delle imprese, al termine della moratoria, ha ripreso regolarmente a pagare le rate del proprio prestito, compreso un 35% di imprese che prima della moratoria risultavano già in default (Banca d’Italia, 2012). Un considerevole successo è stato pure riscosso da vari plafond messi a disposizione delle banche, in questi ultimi anni (dal 2009), dalla Cassa depositi e prestiti per finanziamenti a medio termine alle PMI. Tale credito è stato reso disponibile a condizioni vantaggiose ed ha previsto anche garanzie pubbliche e private a copertura del mancato rimborso. Il merito del credito, comunque, viene valutato dall’istituto di credito finanziatore. Il Fondo centrale di garanzia per le PMI è operativo da oltre 10 anni, ma nel periodo di crisi è stato incrementato e pure esteso. Ora vi possono accedere non solo le aziende “economicamente e finanziariamente sane”, secondo i criteri definiti dalla normativa, ma anche quelle in temporanea difficoltà. Sulle operazioni finanziate è prevista una garanzia statale di ultima istanza che permette di azzerare il rischio della banca per la quota garantita, tanto da annullare corrispondentemente l’assorbimento prudenziale di capitale dell’istituto, altrimenti previsto dalla normativa. Un’altra misura riguarda il credito alle reti d’impresa, ossia ad imprese di filiere o distretti che abbiano sottoscritto un contratto di rete. Le iniziative in comune previste da tale contratto possono godere di alcuni benefici fiscali e possono essere valutate, ai fini del loro 88 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia eventuale finanziamento, sulla base di un rating comune di rete (che valuta i vantaggi comuni) e di uno usuale sul conto delle singole aziende partecipanti. Le PMI possono ottenere anche finanziamenti da parte della BEI (Banca europea per gli investimenti), che eroga prestiti a medio e lungo termine. L’ammontare di tali finanziamenti è cresciuto in questi ultimi anni in virtù pure di alcune convenzioni nazionali con ABI e Confindustria. Sono finanziati progetti di sviluppo aziendale in armonia con le priorità dei programmi comunitari. Recentemente è stato pure istituito dalla BEI un nuovo fondo per il finanziamento alle reti d’impresa, che quindi va ad aggiungersi alle possibilità previste dalla normativa italiana. Sempre come intervento contro la crisi è stato destinato un fondo della Cassa depositi e prestiti per il finanziamento di operazioni legate al credito all’esportazione ed all’internazionalizzazione (sistema Export Banca). L’iniziativa prevede la provvista della Cassa con fondi derivanti dal risparmio postale per le banche che finanziano operazioni con l’estero garantite dalla SACE (l’agenzia pubblica di assicurazione dei crediti all’esportazione). Ma le maggiori innovazioni per il finanziamento delle PMI sono state introdotte dal noto Decreto sviluppo 2012 (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 134). All’art. 32 di tale decreto è prevista una disciplina specifica per alcuni strumenti di finanziamento riservati alle PMI. Detti strumenti già esistevano per le grandi imprese quotate nei mercati regolamentati; ora possono essere applicati con semplificazioni ed alleggerimenti fiscali anche per le società minori e non quotate. In sintesi con la nuova normativa le PMI possono emettere: - cambiali finanziarie, cioè titoli di credito all’ordine emessi in serie con scadenze a breve termine (fino a 18 mesi); - obbligazioni (minibond), a medio – lungo termine per il finanziamento di investimenti fissi; - obbligazioni partecipative subordinate, ossia obbligazioni che prevedono, per l’investitore, clausole di subordinazione e partecipazione agli utili dell’impresa emittente, con scadenza non inferiore a 60 mesi. I requisiti previsti per l’avvio di queste operazioni, oltre al fatto di essere una PMI, consistono in: - emissione dei titoli con l’assistenza di uno sponsor (banca, intermediari finanziari diversi, compresi i Confidi ex art. 107 del TUB 70), il quale ha vari compiti di supporto all’operazione, tra cui: il rating specifico, la valutazione periodica del valore dei titoli, la diffusione informativa e commerciale, ecc.; - certificazione dell’ultimo bilancio da parte di una società di revisione; - collocamento dei titoli tra investitori qualificati. Come si può notare da questa breve sintesi, l’impegno è ben superiore a quello previsto per l’accesso al credito bancario e pertanto queste emissioni sono riservate di fatto a medie imprese con qualche progetto di sviluppo di una certa consistenza e con un rating comunque buono. In presenza delle attuali difficoltà del mercato creditizio, si ha motivo di ritenere che parecchie aziende di medie dimensioni potrebbero attivare tali strumenti. Un ultimo cenno va effettuato alle agevolazioni, ossia alle facilitazioni che lo Stato e molti enti pubblici concedono da sempre alle imprese per incentivare gli investimenti produttivi e quindi favorire lo sviluppo economico. Dette agevolazioni consistono soprattutto in contributi a fondo perduto (detti anche in conto capitale) oppure in crediti (generalmente a medio e lungo termine) a tasso agevolato. 70 Si chiarirà nel capitolo seguente tale nomenclatura. Gorizia, novembre 2012 89 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Se queste provvidenze sono impostate e gestite bene, arrecano vantaggi non indifferenti all’impresa beneficiaria, ma pure un impatto macroeconomico positivo nell’economia locale. In particolare, per l’azienda che ottiene il contributo, questo diventa di fatto un incremento del patrimonio netto e quindi una maggiorazione del capitale proprio (di rischio), il quale permette la realizzazione di maggiori investimenti, ma anche costituisce la condizione per un ulteriore ricorso al capitale di credito che consente investimenti ancora superiori. Se il contributo prevede un uguale impegno di capitale di rischio da parte dell’impresa, con un incentivo pubblico, ad esempio, di 100, per i noti criteri di analisi finanziaria è possibile attivare un investimento per 600! Il credito a tasso agevolato, invece, si basa sulla diminuzione dell’onere finanziario. In periodi di difficoltà come l’attuale, si può ottenere una fonte pubblica aggiuntiva di capitale di credito, pagando interessi più bassi, che possono perciò essere sopportati anche quando i rendimenti degli investimenti sono inferiori al normale, come avviene attualmente. E’ chiaro, pertanto, che in entrambi i casi i vantaggi per l’impresa beneficiaria sono notevoli e quindi è importante ricercare e valutare tutte le possibili fonti pubbliche di agevolazione, per scegliere quelle più idonee alle proprie esigenze. Ovviamente nell’attuale periodo di crisi anche le agevolazioni non sono più abbondanti come un tempo e pertanto a maggior ragione la ricerca deve essere attuata in maniera approfondita. Poiché le provvidenze pubbliche sono molto diversificate e disperse in una miriade di provvedimenti, qui si indicheranno per brevità soltanto le principali fonti con qualche nota di mero orientamento. Partendo dal livello provinciale, più vicino alle esigenze delle piccole imprese, la fonte principale è data dal Fondo Gorizia, che attualmente concede prestiti agevolati attingendo da un fondo di rotazione e contributi in conto capitale per investimenti innovativi. La Camera di commercio di Gorizia, che gestisce il Fondo, stabilisce attraverso appositi regolamenti le modalità di accesso e sono da segnalare alcune iniziative prese recentemente con il Confidi Gorizia ed alcuni istituti di credito, cui si accennerà in seguito. Di varia natura e per finalità diverse, ma tutte orientate allo sviluppo ed all’accesso ai finanziamenti da parte delle PMI, sono le agevolazioni regionali. Poiché la Regione Friuli Venezia Giulia è a statuto speciale e gode di maggiore autonomia finanziaria, le opportunità anche per le imprese sono maggiori rispetto ad altre regioni. Oltre ai competenti uffici regionali, le informazioni sui singoli provvedimenti di agevolazione possono essere richieste presso la stessa Camera di commercio, che gestisce per conto della Regione anche queste provvidenze. Di più difficile individuazione sono le agevolazioni statali, in quanto la loro normativa è molto più dispersa ed attualmente in fase di revisione perché esistono orientamenti diversi sull’utilità del loro mantenimento, oppure sull’opportunità di una loro drastica riduzione, oppure ancora sulla loro eventuale concentrazione soltanto in benefici fiscali. Pertanto esistono numerosi provvedimenti vecchi di cui non si conosce la loro operatività, mentre parecchi provvedimenti recenti non sono ancora attuati o devono essere coordinati con altri precedenti. Comunque la struttura competente per la maggior parte delle agevolazioni è il Ministero per lo sviluppo economico. Tra i provvedimenti più recenti in materia vi sono sempre quelli contenuti nel decreto sviluppo più sopra citato, di cui si possono segnalare: - l’introduzione di un Fondo per la crescita sostenibile, destinato alla promozione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione strategica, nonché alla promozione di investimenti italiani all’estero ed esteri in Italia e ad altro; - progetti di riconversione e riqualificazione industriale; - incentivi vari a sostegno dell’occupazione. 90 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Infine, si possono citare le agevolazioni comunitarie, concentrate soprattutto nelle zone depresse, ma attive anche per le politiche di sviluppo e di coesione in tutta l’Unione Europea. Tra queste sono importanti i Fondi strutturali (FESR e FSE), che prevedono per lo più contributi a fondo perduto anche alle PMI in relazione a particolari obiettivi di investimento fissati dalle Regioni su direttive comunitarie. Come si può constatare, ci possono essere molte opportunità di crescita e di accesso a fondi pubblici, sempre che si esaminino pazientemente e scrupolosamente le fonti disponibili e ci si adatti ad un iter burocratico lungo e complesso. Gorizia, novembre 2012 91 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 6. Il cambiamento nella gestione dei CONFIDI. 6.1 La funzione intermediatrice del Confidi Alcune imprese possono incontrare difficoltà di accesso al credito qualora non dispongano di attività idonee a fungere da collaterale a fronte di prestiti bancari. In questo caso, vanno ricercate altre strategie per contenere il rischio di credito per le banche. Una possibilità è quella del ricorso a schemi di garanzia mutualistica. In Italia, garanzie di questo di tipo sono rilasciate dai Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi ) (Mistrulli e Vacca, 2011). Si intendono pertanto per Confidi i soggetti che, ai sensi della legge 326/2003, svolgono esclusivamente l'attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e i servizi connessi o strumentali, a favore delle piccole e medie imprese associate, nel rispetto delle riserve di attività previste dalla legge. I Confidi nascono come espressione delle associazioni di categoria nei comparti dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, basandosi su principi di mutualità e solidarietà. I primi consorzi fidi, o cooperative di garanzia, vengono costituiti già nel 1956 per facilitare l'accesso al credito alle piccole imprese. Nel 1963 per iniziativa della Confartigianato, a Roma, si costituisce la prima Cooperativa di garanzia operativa a livello regionale del Lazio, la Cooperativa Laziale di Garanzia. Successivamente, anche grazie alle incentivazioni regionali, vengono costituiti diversi organismi di garanzia, principalmente nell'artigianato ma anche nei comparti della PMI e dell'industria. Oggi sono operativi in Italia Confidi espressione sia di gruppi bancari che privati. Le imprese che fanno parte del consorzio, tipicamente di dimensioni contenute, contribuiscono ad alimentare un fondo che svolge la funzione di garanzia collettiva su prestiti erogati singolarmente alle stesse da parte di banche71. Le eventuali perdite dovute a inadempienze delle imprese debitrici sono imputate – nei limiti contrattuali – al fondo di garanzia e condivise quindi tra tutti i soci. La capacità del fondo di far fronte alle perdite derivanti dalla concessione di garanzie dipende in modo cruciale da quanto il Confidi riesce a diversificare il rischio di insolvenza delle imprese garantite. Dal punto di vista della banca, il contributo a migliorare il grado di diversificazione del rischio di credito è tanto maggiore quanto minore è la sovrapposizione tra il suo portafoglio crediti e quello costituito dalle imprese garantite dal fondo (Mistrulli e Vacca, 2011). L’attività dei Confidi a favore dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese è stata oggetto di rinnovato interesse durante la recente crisi economica e finanziaria, in cui fattori di carattere congiunturale si sono aggiunti agli usuali elementi d’incertezza nella valutazione del merito di credito delle piccole e medie imprese (PMI). La rinnovata considerazione di cui l’operato dei Confidi è stato oggetto è testimoniata anche dal sostegno finanziario dell’operatore pubblico a favore dei consorzi. In effetti, l’utilizzo dei Confidi per veicolare i fondi verso le micro-aziende beneficiarie rappresenta una peculiarità rilevante dell’intervento pubblico per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese in Italia (Mistrulli e Vacca, 2011). Alle aziende i Confidi offrono: ampliamento delle capacità di credito (prevenzione dei fenomeni di usura); riduzione del costo del denaro; trasparenza e certezza delle condizioni; consulenza finanziaria e di orientamento. Le banche delineano i modelli di rating basandosi su moduli statistici e andamentali; i Confidi mirano a fornire un parametro qualitativo, basandosi sulla conoscenza dell'impresa. I Confidi tentano di valutare le prospettive di sviluppo territoriali e di settore e ottenere una serie di informazioni 71 92 Oltre al rilascio delle garanzie, i Confidi offrono anche una crescente gamma di servizi, quali la consulenza alle imprese associate in materia contabile e finanziaria. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia sull'azienda e sulla sua reputazione. I Confidi svolgono, quindi, una funzione di ponte tra le imprese e gli intermediari bancari. Per gli intermediari bancari i vantaggi possono essere: il miglioramento della valutazione del merito creditizio dell'impresa; la riduzione del rischio finanziario; il reperimento di clientela selezionata. Dal 1º gennaio 2008, data di entrata in vigore del Nuovo Accordo sul Capitale Basilea II, il ruolo svolto dai Confidi è diventato cruciale per assicurare una corretta classificazione dei clienti in base al grado di rischiosità e quindi del merito creditizio. Il 4 settembre 2010 è stato pubblicato il Decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141, attuativo della Direttiva comunitaria n. 48/2008, che riforma la disciplina del credito al consumo. Il decreto prevede l'istituzione di un nuovo elenco dei Confidi, anche di secondo grado, che esercitano in via esclusiva l'attività di garanzia collettiva dei fidi, tenuto da un apposito Organismo. I Confidi che, alla data di entrata in vigore delle norme, risultino iscritti nella apposita sezione di cui all'articolo 155, comma 4, del Decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, possono continuare a operare per un periodo di 12 mesi successivi al completamento degli adempimenti richiesti per l'attuazione della riforma (art. 10 del D.Lgs. 141/2010). I Confidi iscritti ai sensi dell'art. 155, comma 4, del Testo Unico Bancario (TUB, Decreto Legislativo 1.9.1993, n.385 e successive modifiche) nell'apposita sezione dell'elenco generale, possono svolgere esclusivamente l'attività di garanzia collettiva dei fidi che consiste nella "prestazione mutualistica e imprenditoriale di garanzie" volta a favorire l'accesso delle piccole e medie imprese associate al credito di banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario72 (art. 13, comma 1, del D.L. n. 269/2003 convertito in legge dalla L. n. 326/2003). I Confidi devono avere una compagine sociale costituita da piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, da imprese artigiane e agricole, come definite dalla disciplina comunitaria. Per "Confidi di secondo grado", si intendono i consorzi con attività esterna, le società cooperative, le società consortili per azioni, a responsabilità limitata o cooperative, costituiti dai Confidi ed eventualmente da imprese consorziate o socie di questi ultimi o da altre imprese. I Confidi di secondo grado svolgono l'attività attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi a favore dei Confidi e delle imprese a essi aderenti e delle imprese consorziate o socie di questi ultimi. In relazione ai descritti limiti operativi e alla finalità di sostegno delle PMI, i Confidi sono espressamente sottratti all'applicazione delle disposizioni del Titolo V del TUB relative agli intermediari finanziari e la loro operatività non è sottoposta al regime di vigilanza prudenziale della Banca d'Italia73. Più specificatamente nei confronti dei Confidi iscritti ex 72 73 A tali operatori è pertanto precluso l'esercizio di prestazioni di garanzie diverse da quelle indicate e, in particolare, nei confronti del pubblico nonché l'esercizio delle altre attività riservate agli intermediari finanziari ex art.106. Regime di vigilanza prudenziale della Banca d'Italia che viene invece esercitato nei confronti dei Confidi iscritti nell'elenco speciale di cui all'art. 107 del D.Lgs. 385/93. I Confidi che hanno un volume di attività finanziaria pari o superiore a 75 milioni di Euro, sono infatti tenuti, ai sensi dell'art.15 del D.M. 17 febbraio 2009, n.29, ad iscriversi nell'elenco speciale ex art. 107 TUB. Ai soli Confidi iscritti nell'elenco speciale, ai sensi dell'art. 155, comma 4-bis e seguenti (commi introdotti dal medesimo art. 13 del D.L. n. 269/2003), è consentito esercitare, in via non prevalente, attività diverse da quella di garanzia collettiva dei fidi. In particolare, tali intermediari (sottoposti ad un regime di vigilanza prudenziale equivalente a quello delle banche) possono svolgere, oltre all'operatività tipica e prevalentemente nei confronti delle imprese consorziate o socie, le seguenti attività: prestazione di garanzie a favore dell'amministrazione finanziaria dello Stato, al fine dell'esecuzione dei rimborsi di imposte alle imprese consorziate o socie; gestione, ai sensi dell'articolo 47, comma 2, del TUB di fondi pubblici di agevolazione; stipula, ai sensi dell'articolo 47, comma 3, del TUB, di contratti con le banche assegnatarie di fondi pubblici di garanzia o socie, al fine di facilitarne la fruizione. Gorizia, novembre 2012 93 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia art.155, comma 4, i poteri e gli interventi di controllo della Banca d'Italia sono finalizzati a verificare l'osservanza delle norme sulla trasparenza delle operazioni loro consentite. La legge sui Confidi prevede che il patrimonio netto, comprensivo dei fondi rischi indisponibili e dei fondi rischi costituiti mediante accantonamenti di conto economico, non deve essere inferiore a €250.000. Dell'ammontare minimo del patrimonio netto almeno un quinto deve essere costituito da apporti dei consorziati o da avanzi di gestione. Ai soggetti diversi dai Confidi è vietato l'uso della denominazione o qualsivoglia segno distintivo o comunicazione rivolta al pubblico delle parole "Confidi", "consorzio, cooperativa, società consortile di garanzia collettiva dei fidi" ovvero di altre parole o locuzioni idonee a trarre in inganno sulla legittimazione allo svolgimento dell'attività. Il Confidi risponde delle obbligazioni assunte (garanzie rilasciate) con tutto il suo patrimonio, e, al verificarsi del default dell'azienda, viene escusso a semplice richiesta della Banca garantita. Il concetto della garanzia mutualistica si è evoluto negli anni. Il Confidi facilita l'accesso al credito attraverso i Fondi Consortili, costituiti sia attraverso risorse pubbliche sia attraverso i contributi degli imprenditori associati. Con i Fondi Consortili il Confidi, in virtù di specifiche convenzioni, istituisce presso gli intermediari bancari dei Fondi di Garanzia, che fungono da leva per la erogazione di credito, secondo un moltiplicatore riconosciuto in base alla rischiosità del Confidi stesso. Il moltiplicatore può variare da uno a trenta. Normalmente al Confidi viene assegnato un plafond di utilizzo. Sui finanziamenti erogati dalla banca, in caso di insolvenza, il Fondo assume una percentuale di rischio compresa tra il 5% e il 100%, secondo la tipologia del finanziamento e la sua destinazione. In caso di default dell'impresa, la garanzia è accantonata dalla banca e definitivamente incassata dopo aver escusso, in via prioritaria, il debitore principale ed i suoi eventuali fideiussori. La banca convenzionata ha il diritto di accedere al Fondo del Confidi, in via sussidiaria, per la quota di garanzia prevista negli accordi. La nuova impostazione del sistema del credito appare decisamente incentrata sul criterio dell’adeguatezza patrimoniale dell’intermediario rispetto alla dimensione ed alla rischiosità dell’attività. Ciò, impone di regolare compiutamente anche la procedura di valutazione delle garanzie che assistono i finanziamenti, prendendo in considerazione anche iniziative spontanee che si sono originate al di fuori di specifici schemi normativi, nel sistema delle best practices. Ci si riferisce, in particolare, all’”attività di garanzia collettiva dei fidi” svolta - in via esclusiva - dai Confidi, intesi quali soggetti di tipo associativo a carattere mutualistico (sì come definiti in occasione della loro prima regolazione, nel 2003); tali soggetti, infatti, sono stati presi in considerazione dalla riforma del Titolo V del TUB in modalità tali da poter ricondurre - a pieno titolo - l’attività di garanzia collettiva tra gli strumenti che il nostro ordinamento pone al servizio della vigilanza prudenziale prevista nel nuovo accordo di Basilea III (Lemma, 2011). Nel sistema antecedente al D.Lgs. 141/2010, infatti, le imprese (di piccole e medie dimensioni) hanno potuto costituire soggetti collettivi - dotati di risorse proprie (confluite nel cd. fondo consortile) - per svolgere in comune l’attività di prestazione di garanzie (personali e reali ovvero mediante contratti volti a realizzare il trasferimento del rischio, nonché attraverso costituzione di depositi di garanzia). Ciò, al fine di agevolare l’accesso al credito e ridurre i tassi di interesse dei finanziamenti attraverso questa peculiare forma di riduzione dei rischi (e, quindi, della relativa componente di costo). Non v’è dubbio che la politica regolamentare, nel disciplinare i profili organizzativi e l’oggetto dell’attività di garanzia collettiva, abbia cercato di favorire l’evoluzione del fenomeno verso gli schemi tipici dell’ordinamento bancario, indirizzando i Confidi verso il modello dell’intermediario di tipo finanziario (ex Titolo V, vecchio testo, TUB) ovvero di tipo bancario (cd. banca-Confidi). Nonostante il significativo contributo di tale attività al funzionamento del mercato del credito, tuttavia l’evoluzione voluta dal D.L. n. 269/2003 94 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia non si è realizzata. Non si è così raggiunto l’originario scopo del legislatore: permettere che i Confidi acquisissero lo status di intermediario vigilato, status necessario ai fini della piena valorizzazione delle relative garanzie nell’ambito delle regole di vigilanza prudenziale. È altresì chiaro che, in applicazione di Basilea II e nella prospettiva di Basilea III, solo strumenti idonei di garanzia possono esser presi in considerazione ai fini della mitigazione del rischio e, dunque, della ponderazione del capitale. Sembra possibile sostenere che, in generale, lasciando i Confidi al di fuori del sistema della vigilanza prudenziale, le loro garanzie (di tipo fideiussorio) non consentirebbero ai soggetti che concedono finanziamenti di ottenere una riduzione dei requisiti patrimoniali da soddisfare a fronte di quel determinato affidamento. Si identifica, dunque, un obiettivo prioritario della riforma del 2010, volto ad assicurare la stabilità del sistema delle garanzie, valorizzando gli elementi fondati dell’attività svolta in forma collettiva al fine di assicurarne la sostenibilità (organizzativa ed economica) nel lungo periodo. Obiettivo che può considerarsi conseguito nella misura in cui la modifica della disciplina dei soggetti operanti nel mercato finanziario riesca a conferire sistematicità alla materia, agevolando l’iter di applicazione del nuovo accordo sul capitale di Basilea III, rispettando i principi di specificità e di proporzionalità. Si spiega, così, l’applicabilità ai Confidi di requisiti prudenziali equivalenti (a quelli delle banche), seppur nel rispetto della loro matrice associativa e mutualistica. Fig.6.1 – Distribuzione dei Confidi in Italia per anno di iscrizione a novembre 2012 250 223 200 150 100 68 50 21 24 13 28 27 29 32 20 1 20 7 10 12 10 5 5 9 6 9 7 0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: Elaborazione su dati Banca d’Italia. In sintesi, il nuovo quadro regolamentare non inserisce un’ulteriore variabile tra gli obiettivi della vigilanza prudenziale, ma piuttosto prende atto della sostanziale equipollenza degli intermediari non bancari rispetto al rischio di minare la stabilità del sistema capitalistico; donde il riconoscimento di una centralità ai controlli adottati nel comparto bancario; modello che viene riconosciuto dal nostro legislatore come formula standard di intervento pubblico nell’ordinamento del credito (e, per tale ragione, viene Gorizia, novembre 2012 95 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia esteso al sistema parabancario degli intermediari finanziari che svolgono attività di finanziamento). Le informazioni tratte dalla Centrale dei rischi74 e dall’archivio dei bilanci Cerved-Cebil75 nonché i risultati di specifiche indagini condotte presso gli operatori del settore hanno permesso a Mistrulli e Vacca (2011) di curare un interessante report che descrivere le caratteristiche strutturali del mercato italiano della garanzia mutualistica e la sua rilevanza per il credito alle imprese di minori dimensioni per i primi anni della crisi economica in corso. L’analisi condotta nel lavoro, pur non recentissima, riveste un particolare interesse nel presente studio in quanto ha colmato le carenze informative sul settore della garanzia mutualistica nel suo complesso ed ha consentito di apprezzare le eterogeneità del fenomeno a livello territoriale. La ricerca ha anche effettuato uno specifico approfondimento sul ruolo che hanno avuto i Confidi nel sostenere il credito alle PMI, che ha subito un più accentuato rallentamento durante la crisi (Banca d’Italia, 2010; Panetta e Signoretti, 2010). L’obiettivo dell’analisi è stato quello di stabilire in che misura i Confidi abbiano consentito di attenuare gli effetti della crisi sul credito alle imprese minori, sotto il profilo della disponibilità e del costo del credito. L’analisi sulla rischiosità valuta se l’azione di sostegno abbia favorito l’accesso al credito di categorie di imprese mediamente più rischiose, segnalato da un peggioramento della qualità del credito dei prestiti assistiti da Confidi più significativo di quelli concessi alle altre imprese. Prima di riprendere alcuni aspetti di maggiore interesse per l’analisi qui sviluppata, si possono indicare in sintesi principali risultati dello studio della Banca d’Italia (Mistrulli e Vacca, 2011): alla fine del 2009, la quota di prestiti concessi a imprese con meno di 20 addetti e assistite da garanzia dei Confidi superava di poco il 13% del totale del credito concesso alle imprese con meno di 20 addetti dal complesso del sistema bancario; la quota era particolarmente elevata nei settori industriali e nel Centro Nord; la crescita delle garanzie rilasciate è stata più rapida di quella dei mezzi propri dei consorzi, che hanno peraltro beneficiato di una sensibile accelerazione dei contributi da parte di enti pubblici; durante la crisi, i Confidi hanno continuato a sostenere il credito alle imprese minori; le imprese garantite da Confidi hanno beneficiato di una maggiore disponibilità di credito e di tassi d’interesse inferiori rispetto a quelli applicati a imprese non garantite i Confidi hanno sostenuto però rischi più elevati che in passato (dalle analisi svolte, che hanno incluso anche il periodo di più intensa turbolenza economico-finanziaria, hanno mostrato che il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese garantite da Confidi è stato più elevato rispetto a imprese con caratteristiche simili, ma non garantite). Tenuto conto di tali risultati generali, risulta utile fare a questo punto uno specifico richiamo alle risultanze valutative in merito alla verifica dell’ipotesi che i Confidi possano agevolare l’accesso al credito delle piccole imprese. Tale assunzione è stata verificata in diverse recenti analisi empiriche. Ad esempio, Columba et al. (2006, 2009 e 2010) mostrano come la concessione di una garanzia da parte dei Confidi abbia un positivo effetto di certificazione delle imprese che consente ad esse di beneficiare di un costo del credito più contenuto rispetto a imprese simili ma prive della garanzia mutualistica. Sul ruolo specifico dei Confidi durante la crisi, altre analisi (Bartoli et al., 2011), per quanto circoscritte a un portafoglio di un unico grande intermediario, trovano che le imprese 74 75 96 La Centrale dei rischi italiane registra informazioni di tutte le banche e di una parte degli intermediari finanziari sulla posizione dei propri clienti il cui affidamento superi determinate soglie minime. Tale soglia è stata modificata, il 1° gennaio 2009, da 75.000 a 30.000 Euro. La base dati Cerved-Cebil (ex Centrale dei Bilanci) raccoglie e classifica in archivi elettronici i bilanci delle principali imprese italiane. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia supportate da garanzia mutualistica hanno registrato una minore probabilità di incorrere in situazioni di tensione finanziaria. L’analisi del sistema dei Confidi in Italia mostra come il mercato dei Confidi abbia registrato un significativo processo di concentrazione, sostenuto anche da specifici interventi normativi e dalle modalità di erogazione dei fondi pubblici, che ne hanno attenuato il notevole grado di frammentazione. Quest’ultimo, tuttavia, continua a essere elevato nel confronto internazionale (Coppola e Papasso, 2009; Erzegovesi, 2008; Gai, 2005). Il processo di crescita dimensionale ha tratto impulso anche da una migliorata capacità dei Confidi di mobilizzare risorse a favore delle imprese associate (Cacciamani, 1999): l’aumento delle garanzie è stato tendenzialmente più rapido di quello dei mezzi propri, soprattutto per i Confidi più piccoli. Dall’analisi di un campione chiuso di 386 Confidi, costantemente presenti in Cerved dal 2004 al 2008, risulta che il differenziale tra i tassi di crescita delle garanzie e del patrimonio è più basso per le classi di importo delle garanzie più ampie (Fig.6.2a). Ciononostante, i Confidi più grandi registravano a fine 2008 un valore ancora nettamente più elevato rispetto ai Confidi più piccoli in termini di rapporto tra garanzie rilasciate e patrimonio (Fig.6.2b). Questo divario potrebbe risentire anche di ‘moltiplicatori’ più bassi applicati dalle banche nei confronti dei Confidi minori, caratterizzati da portafogli più concentrati (Erzegovesi, 2006). Fig.6.2 – Rapporto garanzie/patrimonio(1) (valori percentuali) (1) Campione chiuso di Confidi. Le garanzie sono stimate sulla base dei conti d’ordine registrati nei bilanci. (2) Differenziale tra (a) il tasso medio annuo di crescita delle garanzie (approssimate con i conti d’ordine) nel quinquennio 2004-2008, e (b) il corrispondente tasso medio annuo di crescita del patrimonio. Si fa riferimento ai valori medi di garanzie e patrimonio per i Confidi appartenenti a ciascuna classe dimensionale. (3) Dati riferiti al bilancio 2008. Medie ponderate in base al denominatore. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Nel Nord Est una rilevante disponibilità di mezzi patrimoniali si accompagna a un rapporto tra garanzie e patrimonio inferiore alla media. I Confidi meridionali, per contro, mostrano non solo una dotazione patrimoniale contenuta rispetto ai consorzi del Nord, ma anche una minore capacità di utilizzo delle risorse patrimoniali. L’ammontare delle garanzie rilasciate in rapporto al patrimonio risulta nettamente inferiore alla media nazionale (Tab.6.1). Le commissioni mediamente più elevate applicate dai Confidi meridionali riflettono verosimilmente la minore capacità di diversificazione del rischio dovuta alle più ridotte dimensioni, oltre alla maggiore incidenza dei costi operativi (Mistrulli e Vacca, 2011). Gorizia, novembre 2012 97 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Tab.6.1 – Indicatori di bilancio dei Confidi(1) (milioni di Euro e valori percentuali; medie 2008 e variazioni percentuali annue 20042008) (1) Per gli indici di bilancio, le medie sono ponderate in base al denominatore. Le garanzie sono stimate sulla base dei conti d’ordine registrati nei bilanci. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Fig.6.3 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1) (valori percentuali; dicembre 2009) (1) Dati su prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, riferiti alla residenza del debitore. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Alla fine del 2009, l’ammontare dei prestiti censiti dalla Centrale dei rischi (Cr), erogati dalle banche a favore di piccole imprese garantite da Confidi, era pari a poco meno di 19 98 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia miliardi di euro, il 13,3% del totale del credito concesso alle piccole imprese censito dalla Cr (Mistrulli e Vacca, 2011). La rilevanza quantitativa dell’azione dei Confidi è molto eterogenea tra regioni. L’incidenza dei prestiti a imprese garantite varia tra il 30,5% della Valle d’Aosta e il 3,3% della Campania (Fig.6.3). Indicazioni analoghe emergono dagli altri indicatori di diffusione delle garanzie dei Confidi. Alla fine del 2009, le piccole imprese ricevevano garanzie a fronte dei propri prestiti bancari, da Confidi o da altri garanti, per un importo complessivo di circa 97 miliardi. Questo valore rappresenta circa i due terzi del credito alle piccole imprese italiane, una percentuale più elevata presso quelle residenti nelle regioni meridionali. Il peso delle garanzie rilasciate dai consorzi fidi sul totale delle garanzie è del 6,4 per cento nella media nazionale, con un valore più elevato nel Nord Ovest e più basso nel Mezzogiorno (7,5% e 4,8%, rispettivamente; Tab.6.2) (Mistrulli e Vacca, 2011). Tab.6.2 – Incidenza delle garanzie rilasciate da Confidi sul totale delle garanzie bancarie a favore di piccole imprese (1) (dicembre 2009; valori percentuali e milioni di euro) (1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, ripartiti in base alla residenza del debitore. Per garanzie bancarie si intendono le garanzie, sia di tipo reale sia personale, sia a prima richiesta sia sussidiarie, che assistono crediti erogati da banche a favore di imprese minori. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Emergono importanti discrepanze anche tra le diverse macro-branche produttive. Nella media nazionale, la rilevanza delle garanzie dei Confidi è nettamente più elevata per le imprese industriali (circa 5 punti percentuali rispetto alla media di tutti i settori). Sulla base di questi dati le differenze nella rilevanza dei Confidi nelle varie aree del Paese non sembrano riconducibili al diverso peso rivestito a livello territoriale dalle singole macrobranche economiche. Oltre alle differenze territoriali la diffusione delle garanzie dei Confidi tra le imprese varia a seconda del settore, della natura giuridica, della dimensione dell’impresa e del tempo trascorso dall’avvio della relazione con il sistema bancario (Mistrulli e Vacca, 2011). Dal punto di vista settoriale, la quota dei prestiti erogati a imprese garantite da Confidi è più elevata nel comparto industriale e in quello commerciale nel confronto con le rispettive quote registrate nell’ambito dei prestiti a imprese non garantite (Fig.6.4a). Analogamente, i Confidi mostrano una più netta specializzazione verso le imprese con oltre 5 addetti (Fig.6.4b) e nei confronti delle imprese artigiane (Fig.6.4c). Non si riscontrano, invece, particolari differenze in termini di composizione dei prestiti per durata della relazione con il sistema bancario (Fig.6.4d). Gorizia, novembre 2012 99 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Fig.6.4 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1) (incidenze percentuali sul totale dei prestiti; dicembre 2009) (1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, ripartiti in base alla residenza del debitore. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Un ulteriore spunto di riflessione emerso dallo studio curato da Mistrulli e Vacca (2011) concerne l’aspetto della connessione tra i prestiti alle piccole imprese e le relazioni che esse instaurano con il sistema delle banche. Risulta infatti che i Confidi hanno un ruolo particolarmente rilevante per le banche di maggiori dimensioni le quali avrebbero maggiori difficoltà nel finanziarie imprese di piccole dimensioni. Per questi intermediari, pertanto, l’accesso da parte dei Confidi a informazioni non disponibili pubblicamente, ma rilevanti al fine di valutare il merito di credito delle imprese, assume una valenza maggiore rispetto alle banche più piccole, più radicate sul territorio. Tale ipotesi risulta confermata dall’analisi delle relazioni di credito intrattenute dalla piccole imprese con le varie componenti del sistema bancario (tav. a5). La quota di mercato delle banche maggiori e grandi sul totale dei prestiti a piccole imprese garantite dai Confidi è pari al 36,2%, significativamente più elevata di quella che gli stessi intermediari detengono nei confronti delle imprese non garantite (28,5%). Al contrario, per le banche piccole e minori, che accedono più agevolmente al mercato del credito verso le PMI, la quota registrata nel segmento garantito dai Confidi è inferiore a quella relativa al segmento non garantito (43,1% e 49,6 %, rispettivamente). 100 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia La presenza di una garanzia dei Confidi si associa anche con differenti caratteristiche della relazione banca-impresa. Un importante tratto caratterizzante di tale relazione è il suo grado di “esclusività”. L’analisi indica che la presenza di garanzie mutualistiche si associa a una più bassa concentrazione del credito delle imprese presso il sistema bancario: facendo infatti un raffronto tra imprese con e senza garanzie dei Confidi in base al numero di relazioni con banche, l’approfondimento curato da Mistrulli e Vacca (2011) permette di rilevare che l’incidenza di aziende mono-affidate è più elevata tra le imprese che non ricorrono ai consorzi fidi (circa l’80% a fronte del 60%, nella media nazionale). Sotto questo profilo, inoltre, non si riscontrano particolari eterogeneità territoriali: in tutte le macro-aree, la quota di imprese mono-affidate è superiore tra quelle che non hanno garanzie dei Confidi e la distribuzione delle imprese per numero di relazioni bancarie è molto simile nelle diverse aree (Fig.6.5). Fig.6.5 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1) (incidenze percentuali sul totale dei prestiti; dicembre 2009) (1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, ripartiti in base alla residenza del debitore. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. Queste evidenze sulla minore concentrazione del credito bancario presso le imprese clienti dei Confidi appaiono ancora più rilevanti alla luce della loro minore dimensione media: le imprese che utilizzano i Confidi sono infatti maggiormente concentrate nella fascia tra 0 e 5 dipendenti (Fig.6.5b). La minore concentrazione del credito per le imprese garantite da Confidi riflette il fatto che tipicamente i consorzi sottoscrivono convenzioni con più Gorizia, novembre 2012 101 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia banche. Le imprese consorziate trovano pertanto più facile accedere al credito presso intermediari anche diversi dalla loro banca di riferimento. La recente crisi economica e finanziaria ha ampliato la domanda di garanzia mutualistica da parte delle imprese. Le perdite sostenute dalle imprese potrebbero averle indotte a liquidare soprattutto quelle attività che più si prestano a fungere da garanzia di prestiti bancari. La richiesta di collaterale è anche aumentata da parte delle banche: queste hanno dovuto fronteggiare la maggiore incertezza nella valutazione prospettica del merito di credito dei debitori, che verosimilmente caratterizza le fasi di crisi. In presenza di più stringenti vincoli patrimoniali, inoltre, la garanzia dei Confidi contribuisce a ridurre il requisito di capitale a fronte dei prestiti concessi, nella misura in cui essa soddisfa i requisiti indicati dalla regolamentazione di vigilanza prudenziale. Durante la crisi i Confidi hanno rappresentato uno strumento efficace per sostenere il credito alle piccole imprese (Fig.6.6). Nel biennio dalla fine del 2007 alla fine del 2009, infatti, il credito a imprese garantite da Confidi è cresciuto del 2,1% all’anno, a fronte di una flessione dell’1,4% per le altre. A tale dinamica hanno contribuito significative azioni di sostegno pubblico ai Confidi. L’andamento è stato generalizzato tra le aree geografiche, sebbene le differenze nel tasso di crescita dei prestiti siano state più marcate nel Nord Est e nel Mezzogiorno, due aree caratterizzate da un’elevata concentrazione di piccole e microimprese. Fig.6.6 -Gli effetti dei Confidi su quantità, costo e qualità del credito durante la crisi (1) (valori percentuali) (1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, ripartiti in base alla residenza del debitore. Crescita del credito: tassi annuali di aumento del credito a breve termine tra dicembre 2007 e dicembre 2009. Tassi d’interesse: tassi medi sulle linee di credito a revoca (prestiti a breve termine) alla fine del 2009. Rischiosità: rapporto tra il numero delle relazioni tra una banca e un’impresa minore, prive di anomalie a dicembre 2007, che erano registrate in sofferenza a dicembre 2008 o dicembre 2009, e il totale delle relazioni tra una banca e un’impresa minore prive di anomalie a dicembre 2007 (frequenze percentuali). Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. 102 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Il ruolo di sostegno del credito alle piccole imprese, particolarmente rilevante durante la crisi, ha tuttavia corrisposto per i Confidi a un deterioramento più rapido della qualità del credito. In Italia il tasso di ingresso in sofferenza nel biennio 2008-09, riferito a un campione di imprese che non presentavano nessun indice di anomalia all’inizio del periodo è stato pari a 2,6% per le imprese garantite da Confidi, superiore a quello registrato per le altre imprese (1,3%) (Mistrulli e Vacca, 2011). Andamenti simili hanno caratterizzato tutte le ripartizioni territoriali. La maggiore rischiosità delle piccole imprese garantite era osservabile già nel precedente biennio 2006-07, tuttavia il divario si è ampliato sensibilmente negli anni di più sfavorevole congiuntura economico-finanziaria. Nonostante la dinamica più sostenuta delle sofferenze relativa alle imprese che ricevono una garanzia da parte dei Confidi, queste ultime continuano a mostrare un rapporto tra sofferenze e impieghi inferiore a quelle non garantite, in termini di stock. Inoltre la maggiore capacità di recupero del credito assistito da tali garanzie ha contribuito a contenere la perdita attesa a carico del sistema bancario in caso di fallimento. Ciò si è riflesso sul costo del credito. Alla fine del 2007, le imprese garantite da Confidi ottenevano finanziamenti a breve termine a tassi mediamente inferiori di 20 punti base rispetto alle altre. Tale vantaggio di costo non si è ridotto a seguito della crisi. Alla fine del 2009, anzi, il differenziale è lievemente aumentato (30 punti base). I risultati delle stime econometriche realizzate da Mistrulli e Vacca (2011) confermano quanto messo in evidenza dalle analisi descrittive prima illustrate. In primo luogo il tasso di crescita del credito nel biennio 2008-09 è stato più elevato per le imprese assistite da almeno una garanzia prestata da un Confidi. Mediamente queste ultime hanno registrato nel periodo considerato un incremento dei prestiti superiore del 3,1% rispetto a imprese analoghe che non avevano una garanzia collettiva. La crescita dei finanziamenti bancari alle imprese assistite da una garanzia dei Confidi ha interessato tutte le aree geografiche. In secondo luogo il costo del credito sulle operazioni a revoca pagato dalle imprese assistite da una garanzia mutualistica è risultato inferiore di 30 punti base nel confronto con le altre piccole imprese, in linea con precedenti analisi empiriche riferite a periodi precedenti l’insorgere della crisi (Columba et al., 2010) Come riscontrato in altre analisi sulle determinanti dei tassi di interesse, il costo è decrescente rispetto alla dimensione di impresa. A differenza di quanto trovato sulla variazione del credito, il vantaggio di costo non interessa tutte le regioni italiane; sono infatti presenti differenze piuttosto significative sul territorio italiano, anche all’interno delle singole macro-aree. Al Centro Nord, le imprese con garanzia Confidi pagano un tasso di interesse inferiore a quello delle altre piccole imprese in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana e un tasso superiore in Piemonte, Lombardia, Liguria e Umbria (Mistrulli e Vacca, 2011). Le stime relative alla probabilità di default evidenziano, nel periodo fra il 2008 e il 2009, un tasso di ingresso in sofferenza annuo delle imprese assistite da una garanzia mutualistica superiore di circa tre quarti di punto percentuale rispetto a quello delle altre imprese. Nel 2009, anno in cui la crisi economica e finanziaria ha dispiegato più intensamente i propri effetti e in riferimento al quale è stata condotta la stima sui tassi di interesse, la probabilità che una piccola impresa entrasse in sofferenza è aumentata di 0,45 punti percentuali. La maggiore rischiosità dei portafogli di imprese dei Confidi non dipende esclusivamente dalla maggiore presenza di imprese pluriaffidate, che sembrano avere avuto maggiori difficoltà nella restrizione creditizia (De Mitri et al, 2010). La più elevata probabilità di ingresso in sofferenza delle imprese con garanzia Confidi appare piuttosto diffusa fra le differenti aree territoriali. In tutte le regioni, pur con valori differenziati, questo indicatore di rischiosità risulta più elevato per le piccole imprese garantite Confidi (Fig.6.7). Soltanto in Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Marche e Sicilia il Gorizia, novembre 2012 103 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia differenziale nel tasso di default rispetto a quello delle imprese non assistite da una garanzia Confidi è inferiore al mezzo punto percentuale. Fig.6.7 -Differenziale della probabilità d’ingresso in sofferenza durante la crisi (1) (valori percentuali) (1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, ripartiti in base alla residenza del debitore. Differenziale della probabilità d’ingresso in sofferenza entro un anno per prestiti privi di anomalia per piccole imprese garantite da Confidi, rispetto a imprese similari prive della garanzia. Parametri ottenuti dalla somma algebrica del coefficiente medio per la garanzia Confidi e la corrispondente interazione con la regione di residenza del debitore. Periodo di stima 2008-09, dati annuali. Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011. I risultati dell’analisi proposta dalla ricerca curata da Mistrulli e Vacca (2011) offrono supporto, sostanzialmente, alla rilevanza del ruolo dei Confidi per il credito alle imprese minori negli anni della crisi. Questo ruolo è soggetto, tuttavia, ad alcune qualificazioni. I Confidi hanno sicuramente contribuito a facilitare l’accesso al credito alle imprese minori durante un periodo di restrizione creditizia. Inoltre, grazie ai Confidi tale accesso è avvenuto a costi relativamente contenuti per le imprese. La minore onerosità del credito è particolarmente importante in quanto il pool di debitori che si avvale della garanzia mutualistica appare caratterizzato da una più elevata probabilità di ingresso in sofferenza, per lo meno negli ultimi anni. Per valutare correttamente l’evidenza disponibile sulla rischiosità delle piccole imprese garantite dai Confidi, occorre fare alcune considerazioni. La minore perdita attesa a carico del sistema bancario in caso di fallimento che caratterizza le linee di credito garantite da Confidi potrebbe comportare una maggiore rapidità dell’emersione delle situazioni di sofferenza, ceteris paribus, cioè un più tempestivo reporting dello stato di deterioramento del credito da parte delle banche. Inoltre, vi potrebbe essere un problema di “endogenità” che potrebbe derivare da un eventuale fenomeno di self selection: le imprese che si fanno assistere dai Confidi potrebbero essere quelle che, ex ante, presentano specifiche caratteristiche. In particolare si potrebbe immaginare che la garanzia dei Confidi sia richiesta in particolare dalle imprese che hanno una maggiore probabilità di entrare in 104 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia sofferenza nell’arco temporale considerato (un anno). Non è corretto, pertanto, inferire che sia la presenza di una garanzia dei Confidi a comportare una maggiore probabilità dell’impresa affidata di generare sofferenze bancarie, ma piuttosto che la presenza di una garanzia collettiva si associa generalmente a un maggior tasso di ingresso in sofferenza della clientela finanziata, a parità di caratteristiche individuali in termini di dimensione, settore e area di operatività della clientela. Inoltre, la ragione per cui si registra un tasso di interesse più basso a fronte di una maggiore probabilità di ingresso in sofferenza potrebbe risiedere in una rischiosità media inferiore delle imprese garantite. Sebbene le differenze si siano attenuate durante la crisi, la probability of default (PD) delle imprese garantite sarebbe pertanto tuttora inferiore a quella di imprese simili. In effetti, i dati della Centrale dei rischi confermano che alla fine del 2009 l’incidenza dello stock di crediti in sofferenza cumulato sul totale dei prestiti a piccole imprese garantite era inferiore alla media (5,9% per le piccole imprese garantite, 8,5% per le altre)76. Infine, l’esistenza della garanzia del Confidi riduce anche la perdita subita dalla banca in caso di fallimento del cliente; di norma, gli affidamenti in conto corrente sono infatti caratterizzati dall’assenza di altre forme di collaterale o comunque da un valore di quest’ultimo molto contenuto. In definitiva, l’analisi realizzata da Mistrulli e Vacca (2011) indica che la rilevanza del supporto dei Confidi alle piccole imprese non è venuta meno negli anni della crisi. Le imprese garantite hanno registrato una crescita più sostenuta del proprio credito presso il sistema bancario, e tassi d’interesse mediamente inferiori. Durante la crisi, i finanziamenti a queste imprese si sono tuttavia deteriorati più rapidamente. A livello locale l’esame della situazione del Confidi Gorizia - che è il risultato della fusione per incorporazione, nel 2008, del Confidi Commercio e del Confidi Artigiani nell’allora Confidi Industria della Provincia di Gorizia – pare confermare quanto emerso dall’analisi a livello nazionale. Lo scopo principale del consorzio, che dal momento della fusione può accogliere imprese di tutto il territorio regionale, è quello della prestazione di garanzie per favorire la concessione di finanziamenti alle Imprese Socie. L'accesso al credito, come più volte sottolineato nelle pagine precedenti, è uno dei maggiori ostacoli per le micro e piccole medie imprese (PMI), spesso prive di sufficienti patrimoni da offrire in garanzia e recentemente colpite da profonda crisi sia economica che a medio termine che per operazioni di liquidità aziendale a breve termine. finanziaria. Il Confidi Gorizia è convenzionato con la maggior parte degli Istituti di Credito presenti sul territorio, per supportare i finanziamenti aziendali. Tab. 6.3 –Interventi di Confidi Gorizia 2009-2011 (.000 Euro) Tipo di finanziamento 2009 2010 2009/2010 2011 Finanziamenti garantiti 77.028 67.070 -12,9% 44.833 N. delibere concesse* 1.913 1.536 -19,7% 1.073 a breve termine 54.382 51.347 -5,6% 38.815 delibere* (n.) 1.357 1.310 -3,5% 963 a medio termine 22.647 15.723 -30,6% 6.018 delibere* (n.) 556 226 -59,4% 110 2010/2011 -33,2% -30,1% -24,4% -26,5% -61,7% -51,3% * Escluse le pratiche istruite ma non concesse o annullate Fonte: Medeot, 2012. 76 Columba et al. (2009) hanno trovato risultati simili relativamente al rapporto sofferenze su prestiti con riferimento a giugno 2005. Gorizia, novembre 2012 105 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Vi sono compresi interventi per investimenti, sia materiali che immateriali, acquisto scorte di materie prime e prodotti finiti, ristrutturazione finanziaria delle imprese, capitalizzazione ed innovazione aziendale, oltre ad anticipi su contributi in conto capitale da ottenersi ai sensi di Leggi Regionali e/o Statali. L’illustrazione dei principali dati dei volumi di intervento del Confidi Gorizia per il triennio 2009-2011 vengono riportati nelle tabelle 6.3-6.5. Tab. 6.4 –Richieste al Confidi Gorizia 2009-2011 per classi di importo Classi di richieste (Euro) 2009 2010 2009/2010 2011 2010/2011 Fino a 15.000 651 520 -20,1% 390 -25,0% 15.001 – 30.000 689 425 -38,3% 294 -30,8% 30.001 – 80.000 345 377 +9,3% 283 -24,9% 80.001 – 130.000 112 112 55 -50,9% 130.001 – 200.000 67 64 -4,5% 30 -53,1% Oltre 200.000 49 38 -22,4% 21 -44,7% Totale 1.913 1.536 -19,7% 1.073 -30,1% Fonte: Medeot, 2012. Tab. 6.5 –Crediti deteriorati del Confidi Gorizia 2009-2011 (.000 Euro) Motivo di deterioramento 2009 2010 2009/2010 2011 2010/2011 Revocati e al legale 4.538 6.572 +44.9% 7.372 +12,1% Insolvenze (escussioni lorde) 190 289 +52,1% 1.090 +277,2% Fonte: Medeot, 2012. 6.2 Il coordinamento e la diffusione del cambiamento tra gli associati Quanto è stato esposto nel precedente paragrafo permette di meglio comprendere il ruolo dei Confidi e la loro rilevanza nel contesto del rapporto banca - impresa e del mercato del credito in generale. Inoltre, si sono citati i principali dati del settore e dell'attività del Confidi Gorizia, ove risulta evidente: un ammontare di finanziamenti garantiti in calo; una contrazione maggiore per quelli a medio termine; un forte deterioramento del credito garantito, soprattutto con riferimento alle insolvenze. Queste difficoltà devono andare gradualmente rimosse nonostante la situazione di crisi generale e ciò è possibile, almeno in parte, attuando le indicazioni fornite in questo studio. Poiché si tratta di una situazione diffusa in tutti i Confidi italiani ed anche se i rimedi proposti tengono in particolare evidenza la realtà isontina, questi sono utilizzabili, con eventuali adattamenti, in qualsiasi contesto creditizio territoriale. L'argomento prende ovviamente lo spunto da quanto è stato detto nei capitoli precedenti (e particolarmente nei capitoli 4 e 5) e sviluppa gli obiettivi di miglioramento rispettivamente della politica delle banche e di quella delle imprese. I Confidi, infatti, in qualità di intermediari del rapporto banca - impresa e diretti interessati al buon esito di tale rapporto, rappresentano i soggetti più idonei per sollecitare, ma anche per supportare concretamente, entrambe le controparti a rinnovare le proprie politiche. D'altro canto, gli stessi Confidi, per la natura della loro attività, presentano due finalità che in un periodo di crisi possono apparire contrapposte e favorire l'una o l'altra delle parti, e precisamente: nell'interesse delle imprese associate perseguono il fine di ampliare il più possibile il loro credito; 106 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia nell'interesse della propria sopravvivenza, al pari delle banche finanziatrici, devono limitare il più possibile le insolvenze degli associati. Proprio per superare questa dicotomia occorre saper selezionare le imprese in base alla loro capacità di credito, in modo da concedere il massimo credito possibile a chi è in grado di restituirlo. Per far ciò bisogna agire sulla domanda (impresa), affinché migliori la propria gestione finanziaria, e sull'offerta (banca) affinché migliori i criteri di concessione degli affidamenti, tenendo conto che le garanzie rappresentano comunque una forma di attenuazione del rischio. Pertanto, in questo paragrafo si indicano le azioni possibili da parte del Confidi per il coordinamento e la diffusione dei cambiamenti suggeriti per le imprese nel capitolo 5, mentre nel paragrafo successivo verranno evidenziate le linee di azione da intraprendere con il sistema bancario per un miglioramento delle valutazioni di rating, nonché per un utilizzo ottimale delle garanzie. Com'è stato accennato nel paragrafo 5.3, i Confidi hanno la possibilità di migliorare il rapporto banca - impresa, facilitando pure un miglior utilizzo del rating bancario. Ciò può essere realizzato, da un lato, imponendo alle aziende associate la predisposizione di documenti istruttori utili a valutare meglio il merito creditizio da parte della banca, dall'altro, integrando la documentazione delle richieste di finanziamento con dati ed informazioni a livello locale che meglio caratterizzino il contesto economico - finanziario territoriale in cui l'impresa opera. Infine, occorre intervenire nella fase di negoziazione, sia sottoscrivendo convenzioni con le banche equilibrate nelle condizioni contrattuali, sia continuando l'assistenza nei singoli rapporti fino all'estinzione totale del debito. Come previsto sempre nel paragrafo 5.3, il consorzio dovrebbe premurarsi affinchè le richieste di prestito delle imprese contengano gli elementi indicati in questo studio per abbattere le asimmetrie informative del rapporto banca - impresa e fare in modo che l’istituto possa ottenere un rating più affidabile e quindi coprire adeguatamente il fabbisogno creditizio dell'impresa. In particolare, sulla base dei documenti proposti come i più idonei per ottenere gli obiettivi appena citati, occorre che il Confidi assista l'impresa direttamente (ovviamente ove non ci siano all'interno dell'azienda le necessarie competenze) soprattutto per: il calcolo e l'interpretazione dei principali indici e flussi (sempre quei pochi indicati in questo studio); la stima di eventuali asset immateriali non calcolati in bilancio; il budget di esercizio e l’illustrazione delle politiche aziendali comprese in un business plan (per i prestiti oltre il breve termine); l’interpretazione della situazione del debito attuale (risultante dalla Centrale dei rischi) e la sua previsione futura (con l'ulteriore indebitamento richiesto). La documentazione aziendale così integrata dovrebbe essere accompagnata da una relazione o prospetto a cura del Confidi, ove si possano mettere in evidenza i principali indici di settore, territorio e dimensione aziendale, corrispondenti a quelli dell'impresa richiedente, per attuare un significativo confronto con i risultati aziendali e pervenire così ad una valutazione più in linea con l'andamento del contesto generale di riferimento77. Una documentazione aziendale esauriente ed adeguati indicatori aggregati dovrebbero in definitiva consentire quella che si è auspicata come un’azione decisiva da parte 77 Come è già stato avvertito, l'andamento di un'impresa può essere valutato diversamente in rapporto all'andamento dei dati medi di settore, territorio e dimensione ed anzi i consorzi più attivi sono divenuti, sotto questo aspetto, punti di riferimento per le banche proprio nei periodi di maggiore instabilità (Calcagnini, Favaretto, 2001; Gai, 2008). Si è pure evidenziato che con le attuali banche - dati sui bilanci aggregati tale operazione risulta abbastanza agevole ed è standardizzabile. Gorizia, novembre 2012 107 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia dell'impresa: la predisposizione di un'autovalutazione del proprio rating, da confrontare ed esaminare assieme a quella della banca. Una tale operazione, supportata dalle autonome integrazioni del Confidi, potrebbe togliere molti elementi di soggettività rispetto ad un'autovalutazione strettamente aziendale e consentire un giusto apprezzamento da confrontare con i risultati del rating bancario, per arrivare a definire un'ipotesi di concessione di credito ottimale sotto l'aspetto quantità - rischio. Passando alla fase della negoziazione, è ovvio che non è possibile negoziare ciascun rapporto, ma servono delle convenzioni con le banche, che, tra l'altro, dovrebbero essere più uniformate e meno frammentate tra banche diverse, tra Confidi differenti e tra una moltitudine di clausole anche molto divergenti. Ma, in generale, si può dire che è lasciata alla controparte bancaria l'iniziativa della fissazione delle clausole più importanti, la gestione dei rapporti applicativi e lo stesso monitoraggio dei rapporti in corso, per cui il Confidi, pur coinvolto nella garanzia, conosce solo alla fine l'esito (positivo o negativo) del proprio impegno (Mieli, 2011). Al contrario, sarebbe auspicabile, una collaborazione banca-Confidi nella decisione e nella gestione del finanziamento, in quanto entrambi accomunati nell'obiettivo del buon esito della pratica. Infatti, come è già stato accennato, l'interesse del Confidi consiste nell'ampliare il credito degli associati e corrispondentemente nel subire meno perdite possibili al pari della banca. Quindi la strategia convenzionale del consorzio dovrebbe essere orientata ad ottenere le migliori condizioni di favore delle imprese nella concessione del credito (compresa la revisione del rating se questo apparisse troppo restrittivo per le esigenze operative dell'impresa), ma, d'altro canto, dovrebbe prevedere la massima collaborazione con le banche nel controllo dei rapporti in corso, nell'aiuto alle imprese in difficoltà temporanee e nel recupero del credito in caso di insolvenze definitive. Tutto questo avviene solo raramente od occasionalmente e quindi, nei periodi di crisi come l'attuale, le difficoltà delle imprese si trasferiscono inevitabilmente alle banche ed agli stessi Confidi. Dopo la concessione del credito, infatti, la rilevazione di dati andamentali è importante sia per l'istituto di credito che per il Confidi. Inoltre, il deterioramento del credito rilevato gradualmente può permettere azioni di rimedio al sorgere delle prime difficoltà, senza attendere l'insolvenza, quando, nella maggior parte dei casi, la situazione è definitivamente compromessa. Prima dell'insolvenza, in situazioni di difficoltà è prevista anche giuridicamente dalla legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n.267, più volte revisionato anche recentemente) la presentazione di un piano di risanamento aziendale che può permettere la ristrutturazione del debito oppure il concordato preventivo con un migliore accordo con i creditori, ma anche con la possibilità di proseguire l'attività aziendale se vi sono i presupposti78. Come già affermato in precedenza, anche nella stessa situazione di insolvenza, per il fatto che questa giuridicamente prevede l'incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, si possono trovare soluzioni di ristrutturazione e riconversione aziendale in grado di consentire un ritorno "in bonis" nell'arco di 2 o 3 anni, ovviamente con la dimostrazione dei risultati in un razionale e convincente "business plan". Proprio in tali casi, l'accordo dei creditori a simili operazioni (essenziali in questo periodo di crisi) può essere raggiunto soltanto se le banche, anche con il conforto della garanzia dei Confidi, sono in grado di assicurare maggiori finanziamenti e per scadenze più lunghe. Pertanto, proprio nelle situazioni più difficili, l'assistenza di questi organismi diventa cruciale, 78 108 C'è ragione di ritenere, anche sulla base delle elaborazioni e valutazioni del capitolo 3, che la maggior parte delle difficoltà attuali non siano insormontabili, ma dovute a situazioni temporanee, che possono essere risolte proprio con un piano di risanamento che però momentaneamente esige risorse finanziarie ancora maggiori. D'altra parte, anche nell'ambito della stessa insolvenza (fallimento) a volte si trovano le possibilità di riavviare l'attività aziendale in tutto od in parte. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia perché è in grado di fornire garanzie e consulenza tecnica alle imprese in crisi che stanno diventando sempre più numerose, ma nel contempo scegliendo quelle che, con un ponderato giudizio documentato, saranno ritenute in grado di superare le attuali difficoltà. Certamente, come è ovvio, il rischio imprenditoriale di trovarsi in situazioni imprevedibili è sempre esistente; ma con tutte le cautele e le analisi descritte questo è molto basso e comunque inferiore a quello risultante dalle analisi automatiche di rating, mentre la soluzione ora prospettata costituisce un'alternativa spesso più conveniente rispetto alla ripartizione di una perdita certa determinata dall'insolvenza già in atto o molto prossima. Queste brevi note hanno soprattutto l'intento di dimostrare l'importanza cruciale (anche futura) dei consorzi fidi, come risulta pure da indagini e studi sulle potenzialità di questi organismi (Calcagnini e Favaretto, 2011), in un'ottica di miglioramento del rapporto banca - impresa per superare tutte quelle difficoltà(alcune presenti da sempre, ma ora ingigantite dalla crisi del credito e dell'economia) che caratterizzano il rapporto medesimo. L'obiettivo di fondo anche del Confidi, quale intermediario del rapporto, è quello di concedere maggior credito a chi è in grado di restituirlo. Poiché ciò non si può conoscere "a priori" ed i sistemi di rating attualmente in uso non sono abbastanza in grado di prevederlo 79, si sono proposti i vari accorgimenti qui citati, che potrebbero accrescere tale grado predittivo, in modo da aumentare il beneficio dei crediti andati a buon fine e diminuire le perdite per insolvenze. In generale, poi, nei tempi odierni sarebbe importante un radicale orientamento del credito verso tutte le imprese e le iniziative innovative e di internazionalizzazione, che rappresentano attualmente gli unici due fattori promettenti sviluppo. Ovviamente la realizzazione anche soltanto delle principali iniziative proposte comporta tempi lunghi e pure costi non indifferenti. Pertanto, ciascun consorzio fidi dovrà progredire gradualmente nel proprio processo di cambiamento e nella diffusione di tali indirizzi ai propri associati, ma tale azione non può essere rinviata, pena l'involuzione progressiva di tutto il sistema con conseguenze disastrose nel medio - lungo termine. Alcuni suggerimenti, come ad esempio la presentazione di dati più significativi per le richieste di finanziamento, potrebbero costituire l'inizio del processo di miglioramento. È da tener presente inoltre che i servizi più professionali e costosi, quali quelli di assistenza nei piani di risanamento e di ristrutturazione industriale e finanziaria, vanno pagati dalle imprese interessate, che, d’altro canto, avrebbero come alternativa il fallimento. 6.3 Aspetti collaborativi nel cambiamento delle relazioni con le banche E’ stato appena accennato che i consorzi fidi si trovano ad operare quale controparte delle banche per la tutela degli interessi dei propri associati, ma, nel momento in cui sorge un'insolvenza, devono condividere le sorti degli stessi istituti di credito nel recupero del prestito, anche se l'esito finale dell'operazione potrebbe essere diverso per i due operatori. Il primo aspetto di contrapposizione è stato trattato nel precedente paragrafo, ora quindi si considerano gli aspetti collaborativi, che ovviamente non devono iniziare al momento della rilevazione della sofferenza (di cui, tra l'altro, il Confidi viene generalmente a conoscenza in un tempo successivo), ma devono essere impostati già in sede di convenzione e comunque nella valutazione preventiva degli affidamenti80. In questo modo, se il confronto è costruttivo (cioè, se il Confidi adotta una posizione favorevole all'impresa qualora le sue 79 80 Basti pensare al fatto che in base all’applicazione delle attuali tecniche di rating ora si restringono i crediti e, nonostante ciò, le sofferenze crescono. Quando questa viene effettuata anche da parte del Confidi (contrariamente alla maggior parte dei casi, in cui il Confidi prende atto della valutazione della banca e dà il proprio assenso automatico alla garanzia quando detta valutazione è positiva) si ottiene un confronto tra le due valutazioni (della banca e dell'impresa con il Confidi) che solitamente porta ad una scelta migliore sul prestito da concedere. Gorizia, novembre 2012 109 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia prospettive siano razionalmente buone e, al contrario, una posizione prudente simile a quella della banca qualora l'andamento futuro dell'impresa presenti molti rischi), scaturirà certamente una scelta migliore che andrà ad affinare il rating definitivo e conferirà a quest'ultimo un valore predittivo maggiore81. Infatti, proprio per arginare il dilagare delle sofferenze, occorre non soltanto valutare meglio le imprese già affidate cercando di prevedere le loro eventuali future difficoltà, ma è importante anche analizzare con maggior cura quelle richieste che vengono rifiutate e che invece, attraverso un finanziamento eventualmente mirato ad alcune politiche aziendali (finanziarie e/o economiche), potrebbero superare il rating che ora le colloca prudenzialmente in una posizione sfavorevole. In altri termini, si tratta di migliorare il rapporto sofferenze/crediti da parte del Confidi: da un lato, essendo più prudenti nel garantire richieste di credito, anche già accolte dalla banca, in presenza di concreti rischi rilevabili secondo le analisi proposte in questo studio, rischi che potrebbero portare con elevate probabilità all'insolvenza; dall'altro, cercando di far ammettere al credito eventuali rifiuti dell'istituto concedente sulla base di budget e business plan che permettano un tempestivo rimborso a scadenza; da ultimo, promuovendo uno sviluppo dell’attività attraverso l’espansione della compagine sociale anche alle migliori imprese non associate, che potrebbero comunque ottenere dei benefici in termini di minori garanzie aziendali e/o minori costi del credito. Così facendo, i consorzi sarebbero in grado di diminuire il rapporto predetto diminuendo il numeratore e parallelamente aumentando il denominatore. Infatti, in quest'ultimo periodo di crisi, come segnalato nel primo paragrafo del presente capitolo, il rapporto in questione si è aggravato maggiormente per le imprese garantite dai Confidi. Tra le cause di tale fenomeno, sono state individuate soprattutto: la self selection, da parte delle imprese meno capaci, nel richiedere l'assistenza del Confidi; la preferenza delle banche nel finanziare imprese del Confidi (rispetto alle altre non assistite) per avere almeno una parte del proprio credito garantito e quindi coprire parzialmente le eventuali perdite su crediti. Proprio per arginare tale fenomeno l'intermediario Confidi deve salvaguardarsi da entrambe le pressioni, con un rating autonomo che favorisca le buone imprese oltre la prudenza degli istituti e che penalizzi, al contrario, le aziende peggiori anche quando l'istruttoria bancaria non ne ha percepito le nascoste difficoltà. In questo modo, la politica del Confidi deve presentarsi neutra nel proprio interesse, che comunque, in un'ottica di lungo termine, va a vantaggio anche di entrambi gli interlocutori esterni. La collaborazione con gli istituti di credito, come accennato, diventa più intensa man mano che procede il rapporto di finanziamento ed anche in questa fase occorre una tempestiva informazione reciproca tra banca e consorzio nel segnalare soprattutto eventuali difficoltà sopravvenute e quindi concordare, se del caso, interventi conseguenti. Infine, come è stato descritto nel precedente paragrafo, la collaborazione deve diventare massima in caso di deterioramento del credito o di conclamata sofferenza, ove l'operazione automatica di ripartizione delle perdite tra banca e Confidi e le eventuali procedure di recupero presso l'insolvente dovrebbero pure essere precedute da eventuali tentativi di "salvataggio" (nel senso già chiarito di ristrutturazioni e riconversioni aziendali), quando il risanamento è ancora possibile, nell'interesse di tutti gli interessati e della stessa collettività. 81 110 Com'è stato più volte accennato, sarebbe troppo gravoso effettuare simili approfondimenti per ogni pratica di fido. Quindi, una simile impegnativa analisi si dovrebbe realizzare sempre nei casi di vulnerabilità, tralasciando invece tutte le situazioni di upgrading e pure quelle di rischio troppo elevato. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Nell'ambito delle garanzie, la collaborazione con le banche deve essere pure notevole ed opportunamente regolamentata nelle convenzioni. Ma in questo campo si innesta anche la normativa prudenziale che riconosce un'attenuazione del rischio di perdita in caso di garanzia e quindi la possibilità per le banche di accantonare minore capitale di riserva secondo le prescrizioni degli accordi di Basilea; tuttavia bisogna comunque osservare che a monte rimane sempre il problema di un rating corretto che può abbassare notevolmente l'esigenza delle stesse garanzie82. In ogni caso, non si entrerà qui nel dettaglio della questione, sia perché si tratta di norme nazionali ed internazionali su cui non è possibile influire, sia in quanto varie trattazioni specifiche hanno trattato esaurientemente l'argomento (tra gli altri, Gai, 2011). In questa sede, basti soltanto segnalare qualche problematica principale, come di seguito elencata: una maggiore patrimonializzazione e risorse di liquidità da parte delle banche per far fronte ai rischi dei crediti non garantiti; un'estensione degli stessi criteri prudenziali ai Confidi intermediari finanziari (ex art 107 del Testo unico della legge bancaria (TUB)) ed a quelli comunque vigilati dalla Banca d'Italia (iscritti in una delle due sezioni, come agenti in attività finanziaria o come mediatori creditizi, dell'elenco previsto all'art. 106 del TUB), ma con la possibilità che la garanzia da questi prestata vada a vantaggio della riduzione della patrimonializzazione delle banche destinatarie di tale garanzia; la costituzione di una garanzia sussidiaria segregata sui fondi liquidi indisponibili del Confidi, la riassicurazione per abbassare il rischio di una parte delle altre garanzie da prestare, la controgaranzia dello Stato o di un ente pubblico (tutti strumenti che, per la quota garantita, fanno diminuire l'obbligo dell'accantonamento prudenziale da parte delle banche); la congruità del patrimonio del Confidi in relazione a tutte le garanzie prestate. Attualmente il capitale regolamentare minimo per i confini vigilati è del 6% (cioè, pari ad un moltiplicatore di 16,6). A causa dell'aumento delle sofferenze, se non interverranno nuove iniziative per il contenimento del rischio come ipotizzato in questo lavoro, tutte le diverse forme di garanzia qui elencate dovranno essere debitamente potenziate. Infatti, già si sta andando in questa direzione: le banche si stanno progressivamente ricapitalizzando e così pure i Confidi vigilati; la controgaranzia dello Stato e di altri enti pubblici territoriali, tra cui le Regioni, vengono progressivamente implementati e si susseguono anche vari provvedimenti in tal senso83; i contributi in conto garanzia (cioè verso i fondi rischi dei consorzi) da parte di vari enti pubblici, tra cui le Camere di commercio, sono sempre stati consistenti; stanno avvenendo razionalizzazioni dei consorzi esistenti ed alcuni si sono aggregati per ottenere dimensioni patrimoniali ed operative maggiori; sono in progetto pure ottimizzazioni della filiera della garanzia (tra garanzie e contro garanzie), soprattutto per i prestiti "retail", al fine di standardizzare le valutazioni del rischio. Sono tutte iniziative encomiabili, perché mirano ad ampliare il credito in questo periodo di crisi, ma devono sempre essere controllate con molta attenzione sotto l'aspetto del rischio, 82 83 Le garanzie, in caso di inadempimento, comportano comunque un costo di escussione per la banca, costo che però è inferiore quando queste sono prestate da un Confidi, rispetto al caso delle garanzie aziendali. Il più importante è quello del Decreto "salva Italia" (art. 39 del D.L. n.201/2011 convertito nella legge n.214/2011), che ha esteso gli interventi del Fondo centrale di garanzia a favore delle PMI e dei loro consorzi fidi. Gorizia, novembre 2012 111 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia in quanto occorre continuamente valutare che il maggior credito, seppur garantito, non permetta un aumento superiore delle insolvenze, che metterebbe in difficoltà la stessa capienza maggiorata delle garanzie. Anche il Confidi Gorizia recentemente ha ampliato notevolmente la sfera della propria attività con nuove convenzioni che permettono alle imprese una vasta gamma di finanziamenti da scegliere a condizioni vantaggiose per la maggior parte delle tipologie di fabbisogno finanziario. Tale apprezzabile risultato andrebbe progressivamente integrato con iniziative collaterali di assistenza alle scelte finanziarie imprenditoriali e di controllo del rischio sui prestiti garantiti. 6.4 Espansione dell'attività e dei servizi forniti Gli interventi del Confidi per il miglioramento del rapporto banca - impresa, come illustrato nei paragrafi precedenti, costituiscono un ampliamento della loro attività, in quanto attualmente vengono raramente praticati. Come anticipato, tale attività aggiuntiva va remunerata dagli associati se si traduce in nuovi servizi diretti alle singole imprese, oppure può aumentare i costi amministrativi e gestionali se il sostenimento di questi determina minori costi per la copertura del rischio (e quindi, in ultima analisi, riduce le perdite da insolvenza sulle garanzie concesse). Il carattere mutualistico della gestione del consorzio, comunque, dovrebbe sempre offrire servizi al costo ai propri associati, senza il conseguimento di alcun margine84. Ma nel paragrafo 5.4 si è pure sottolineato che l'impresa con esigenze finanziarie superiori, se non trova copertura nel credito bancario, può ricorrere ad altre fonti alternative di finanziamento. Poiché generalmente la ricerca di nuove fonti è difficoltosa da parte delle PMI, anche in questo campo potrebbe essere utile l'assistenza del Confidi, sempre però tenendo presente l'onerosità del servizio da coprire a carico degli interessati ed il rischio da sostenere qualora anche le nuove operazioni vengano garantite. Riprendendo le fonti citate nel predetto paragrafo, si delineano a titolo indicativo i possibili interventi da parte dei Confidi per assistere e/o garantire i propri associati nel ricorso a tali fonti. Tralasciando il credito commerciale, il finanziamento di banche straniere, i fondi di debito ed il credito dei soci (ove, cioè, non può essere importante il coinvolgimento del Confidi): il factoring potrebbe costituire una nuova fonte in cui l'assistenza del Confidi sarebbe molto utile per la piccola impresa e, d'altro canto, la fornitura di garanzia sarebbe ridotta alle cessioni di credito pro - solvendo, mentre la capacità di recupero crediti delle società di factoring farebbe diminuire il rischio della perdita finale sulle garanzie concesse; il leasing ugualmente richiederebbe assistenza per le aziende minori e le eventuali garanzie concesse avrebbero un rischio limitato perché esiste una garanzia sottostante sul valore del bene strumentale, che rimane di proprietà della società di leasing fino al riscatto; le emissioni obbligazionarie, ora promosse con facilitazioni anche dalla recente normativa, prospettano una possibilità concreta di espansione anche dell'attività dei Confidi. Seppure tale operazione non è indicata per le piccole aziende, molte medie imprese potrebbero accedervi e per queste si potrebbero sottoscrivere convenzioni di assistenza tecnica con consulenti altamente specializzati e pure convenzioni di garanzia con intermediari finanziari idonei, oppure esercitando direttamente la funzione di 84 112 Eventualmente, è ammissibile il ricarico su alcuni servizi per compensare la perdita su altri. In ogni caso è ben difficile che i maggiori ricavi sui servizi aggiuntivi compensino eventuali maggiori perdite per insolvenza. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia sponsor dell'operazione. Ciò vale anche per l'emissione di cambiali finanziarie e di obbligazioni partecipative. Per quanto riguarda le fonti di capitale di rischio, ovviamente la garanzia non ha più significato, ma l'assistenza alle PMI per la loro ricapitalizzazione è quanto mai importante, data l'esigenza ancora maggiore di competenze aziendali per portare a termine profittevolmente tali operazioni. Anzi, nel loro stesso interesse i consorzi fidi dovrebbero promuovere il ricorso a queste fonti tra i loro associati, in quanto l'aumento del capitale di rischio costituisce la prima garanzia del capitale di credito e quindi l'affidamento delle stesse imprese risulterebbe meno rischioso e pure le garanzie consortili sarebbero meno soggette a perdite definitive. Pertanto, certamente è opportuno che i Confidi assistano le imprese e promuovano l'autofinanziamento aziendale e l'aumento di capitale sociale, che, tra l'altro, costituiscono i principali mezzi dello sviluppo aziendale e della crescita anche della capacità di credito. Per tutte le altre fonti di capitale di rischio (fondi di investimento, private equity, ecc.) è essenziale che all'assistenza tecnica del Confidi all'impresa interessata si affianchi una mediazione con intermediari specializzati, eventualmente con la sottoscrizione di convenzioni standardizzate, per ottenere condizioni eque e trasparenti a vantaggio del buon esito delle operazioni. Un'assistenza più articolata e complessa potrebbe essere istituita anche per la quotazione in Borsa nei segmenti dei mercati regolamentati riservati alle PMI. Oltre a queste fonti alternative, l'assistenza e l'informativa del Confidi può essere utile anche per l'accesso alle agevolazioni, sia che si tratti di credito agevolato che di contributi a fondo perduto. Se le opportunità regionali in questo campo sono vaste e generalmente abbastanza conosciute, esistono agevolazioni a livello nazionale e comunitario che vanno maggiormente diffusi tra gli interessati. Tale funzione di assistenza, d'altro canto, è prevista anche dalla recente normativa sui Confidi. Tutte queste attività aggiuntive, nell'interesse del Confidi e delle proprie aziende associate, vanno realizzate gradualmente e compatibilmente con i mezzi a disposizione e con il rischio complessivo che ne può derivare. Per la fragilità economica e finanziaria che caratterizza la gestione di tali organismi, sono raccomandabili fusioni o gestioni di servizi in comune. Tali operazioni risultano molto opportune soprattutto nella gestione dei servizi sulle fonti alternative di finanziamento citate in questo paragrafo. Tuttavia, le eventuali aggregazioni o gestioni comuni del servizio dovrebbero avvenire preferibilmente tra consorzi competenti per uno stesso territorio o per territori limitrofi (possibilmente all'interno di una regione). In questo modo le funzioni centralizzate si riferirebbero soltanto ad imprese appartenenti ad un certo territorio, in cui i problemi sarebbero più uniformi e meglio approfondibili dalle strutture consortili. Inoltre, proprio nell'ambito della stessa area e di aree contermini si possono formare bacini d'utenza abbastanza ampi per servizi sofisticati, ma standardizzabili. In questi stessi bacini andrebbero infine individuate le aggregazioni di utenza che sono decisive per lo sviluppo locale e per l'espansione dell'attività dei Confidi medesimi (basti citare, al riguardo, le filiere ed i distretti, che attualmente sono interessati all'applicazione dell'innovativo contratto di rete, il quale prevede anche un miglior accesso al credito da parte delle imprese partecipanti). Gorizia, novembre 2012 113 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia 7. Conclusioni e proposte 7.1 Sintesi dei risultati La crisi finanziaria che ha interessato il contesto internazionale ha determinato una stretta creditizia generalizzata rispetto alla quale la politica monetaria comunitaria ha risposto mantenendo basi i tassi di interesse di riferimento. Alla difficoltà delle imprese che hanno visto ridursi la loro liquidità data la contrazione dei fatturati, l’allungamento dell’incasso dei crediti, l’appesantimento del ciclo economico e l’aumento delle insolvenze, si è aggiunta la necessità di sostenere le spese delle famiglie per rilanciare i consumi e favorire così le condizioni di spesa (Regione FVG, 2012). In Friuli Venezia Giulia i prestiti complessivamente erogati l’indomani della crisi (2009) hanno subito una variazione tendenziale negativa (-1,1%) essenzialmente nella componente destinata alle imprese (-3,4%), contro la variazione positiva dei prestiti alle famiglie consumatrici (+3,8%). Sul dato pesava il clima di incertezza dovuto alle aspettative sulla ripresa della domanda internazionale e sulle azioni delle principali istituzione finanziarie. Nel 2010, infatti, i prestiti sono tornati ad aumentare (+2,2%) non solo per le famiglie consumatrici (+4,7%) ma anche per le imprese (+0,6%) le quali hanno potuto beneficiare di interventi regionali volti a fornire co-garanzie gratuite in associazione a quelle rilasciate dai Confidi e contro-garanzie a questi ultimi (Regione FVG, 2012). Nell’ambito dell’attività del Fondo anticrisi (LR 11/2009), il Fondo di garanzia delle PMI (FGPMI) può concedere oltre alle co-garanzie con i Confidi anche garanzie dirette. Alle garanzie concesse dal FGPMI e dai Confidi è estesa l’attività di controgaranzia della Regione (rispettivamente 100% e 80% del loro importo), a valere sulle proprie disponibilità di bilancio85 (Regione FVG, 2012). Il Fondo regionale di smobilizzo crediti (FSC) assicura risorse liquide alle microimprese e alle piccole imprese artigiane, industriali, del commercio, del turismo e dei servizi, aventi sede legale o operativa in Friuli Venezia Giulia. Va inoltre ricordato che la Regione (LR 23/2011) acquista obbligazioni per consentire alle banche una maggiore provvista destinata a favorire l’accesso al credito delle PMI e garantire loro liquidità. A seguito del rallentamento della ripresa avvenuto nel secondo trimestre 2010 la dinamica dei prestiti alle imprese si è nuovamente arrestata, registrando una variazione tendenziale pari al -2%. L’andamento dei prestiti deve essere letto congiuntamente al dato sul risparmio finanziario che indica per le imprese un aumento tendenziale a livello regionale nell’ultimo biennio (+9,6% nel 2010 e +3% nel 2011) (Regione FVG, 2012). Nell’analisi delle richieste di prestito, accanto all’oggettiva difficoltà di accesso al credito va, pertanto, considerato l’atteggiamento di attesa delle imprese che hanno preferito ritardare le decisioni di investimento (e la riduzione degli investimenti fissi lordi negli aggregati di contabilità illustrati al capitolo 3 ne danno conto) incrementando appunto il loro risparmio. L’evoluzione della qualità dei finanziamenti alle imprese regionali e provinciali evidenzia che, dall’insorgere della crisi, la permanenza delle imprese in posizioni regolari o di lieve anomalia (sconfinamento) si è ridotta mentre sono aumentate le transazioni da situazioni di sostanziale normalità verso gli stati di deterioramento più gravi. La realtà attuale, qui sommariamente tratteggiata, risulta pertanto assai grave e molto pericolosa per la possibilità di ulteriori sviluppi negativi, anche irrimediabili. Si sta instaurando, infatti, un circolo vizioso per cui il credito si restringe per carenza di fondi 85 114 Al FGPMI sono stati destinati 30 milioni di Euro, di cui la metà accordati per finanziamenti nel periodo 2009-2011 (Regione FVG, 2012). Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia disponibili e per il suo eccessivo costo che, a sua volta, deprime ulteriormente la situazione economico - finanziaria delle imprese (soprattutto PMI), le quali entrano in sofferenza o abbisognano di ulteriore credito per sopravvivere, alimentando così nuova domanda sul mercato bancario. Per uscire da questa spirale negativa, dopo attenta analisi, nel presente rapporto sono state proposte varie soluzioni, incentrate su linee generali di condotta per i due attori principali del rapporto (banche e imprese), con l'ausilio del Confidi quale prezioso intermediario che può facilitare la realizzazione di queste azioni stesse. Le due linee di intervento ritenute prioritarie dovrebbero riguardare rispettivamente la misurazione del rating da parte delle aziende di credito ed il miglioramento della gestione economico - finanziaria ad opera delle imprese. Con la prima azione si tende a rendere più obiettivo il rischio percepito sui singoli affidamenti e su tutti gli impieghi di prestito, abbassandolo e permettendo così una scelta migliore delle posizioni da affidare o meno in relazione ad una più precisa valutazione della probabilità di insolvenza. Nel capitolo 2 sono state esaminate le possibilità di miglioramento del rating, così come viene solitamente usato dagli istituti di credito, che non sempre porta a valutazioni corrette sulla probabilità di insolvenza (default). L'analisi è stata svolta con particolare riferimento alle PMI (comprese le microimprese), perché sono quelle più penalizzate dalla stretta creditizia ed inoltre ricevono meno attenzioni dagli istituti di credito, data la loro numerosità e la scarsa preparazione ad instaurare efficaci rapporti banca-impresa. Un ampio filone di letteratura ha mostrato che le imprese di minori dimensioni hanno maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto a quelle più grandi (Berger e Udell, 2006). La minore disponibilità di informazioni codificabili per le imprese minori acuisce infatti il grado di asimmetria informativa che tipicamente caratterizza le relazioni creditizie. La valutazione del merito creditizio di tali imprese si basa prevalentemente su informazioni di natura qualitativa, la cui acquisizione richiede l’utilizzo da parte delle banche di specifichi assetti organizzativi e tecnologie di prestito (Mistrulli e Vacca, 2011). In particolare, le banche instaurano con le aziende clienti relazioni strette e durature per acquisire le informazioni rilevanti, ma non pubblicamente disponibili, al fine di finanziare imprese “opache”. Naturalmente, ciò non consente di eliminare del tutto le asimmetrie informative e pertanto le banche chiedono alle imprese di fornire garanzie che consentano di ridurre i rischi. Alcune imprese possono incontrare difficoltà di accesso al credito qualora non dispongano di attività idonee a fungere da collaterale a fronte di prestiti bancari. In questo caso, vanno ricercate altre strategie per contenere il rischio di credito per le banche. Le modifiche proposte, che non ledono l'integrità dei sistemi già in atto, ma tendono ad un loro perfezionamento, sono volte: da un lato, a ricercare soluzioni operative in grado di stimare più precisamente i casi di insolvenza, per avviare una politica del credito più restrittiva nelle situazioni disperate e più assecondante nelle altre; dall'altro, a privilegiare le valutazioni prospettiche oltre il breve termine, spostando l'orizzonte temporale oltre i 12 mesi previsti. In tale ottica assumono rilevanza i dati quantitativi economico - finanziari, sia precedenti sulla base dell'analisi degli ultimi bilanci, sia attuali e successivi con riferimento a dati e informazioni previsti nei business plan che comunque devono permettere la continuazione della serie di bilanci proiettata nel futuro, tenendo conto degli effetti generati dai progetti sulla situazione economico - finanziaria aziendale. In questo modo si obbliga il sistema produttivo ad innovarsi, se vuole sopravvivere alle attuali avversità. La seconda azione proposta, invece, dovrebbe essere realizzata essenzialmente a cura delle imprese affidate, seppure con la collaborazione di banche e Confidi. Tale indirizzo, come è stato illustrato, dovrebbe riguardare il miglioramento della gestione economica e finanziaria dell'azienda, sia sotto l'aspetto strategico che operativo (da attuarsi anche in Gorizia, novembre 2012 115 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia questo periodo di crisi), ed una comunicazione tempestiva ed efficace dei risultati raggiunti alla controparte bancaria. Sottolineata l'importanza dei dati quantitativi, pur non trascurando gli altri, ai fini di un giudizio definitivo sulla capacità di credito e quindi sulla decisione di un nuovo o di un diverso affidamento, soprattutto nei casi dubbi ed in quelli attualmente deteriorati dalla crisi, è stata effettuata una breve analisi, sulla base dei bilanci aggregati, della situazione del sistema produttivo in provincia di Gorizia. Ciò ha permesso di osservare l'evoluzione dei principali indici di bilancio aggregato delle società di capitali nella provincia di Gorizia, rispetto a quanto è avvenuto a livello regionale e nazionale, ma anche di mettere in evidenza, all'interno della provincia, le differenze delle imprese a livello dimensionale e settoriale. La rilevazione ed il commento dei dati ha consentito di comprendere meglio le relazioni tra gli indicatori di bilancio ed il deterioramento del credito effettivamente verificatosi a livello locale a seguito della crisi, per rettificare così con più precisione eventuali criteri di applicazione del rating e pervenire ad una migliore valutazione delle imprese e ad un loro supporto. Sulla base di tale analisi si è potuto concludere che la situazione economico - finanziaria delle società di capitali in provincia di Gorizia nel primo periodo della crisi si è rafforzata patrimonialmente ed a livello economico, pur essendo peggiorata, è risultata migliore di quella regionale e nazionale, tranne che per l'incidenza superiore delle imposte, che hanno agito più sfavorevolmente probabilmente per l'indeducibilità di buona parte degli interessi passivi. L’osservazione della situazione reale nel contesto specifico locale permette di affermare che, pur in presenza delle generali difficoltà attuali, si può tentare qualche miglioramento della situazione, non certo in misura completa, ma abbastanza consistente e comunque tale da eliminare il rischio di un circolo vizioso che potrebbe portare al collasso dell'intero nostro sistema produttivo. Come ricordato in precedenza, gli indirizzi di miglioramento riguardano il rapporto banca - impresa a livello locale, azioni che devono essere condotte separatamente, ma in collaborazione, sia dalle banche che dalle imprese e possibilmente pure con l'intermediazione dei consorzi fidi. In tale ottica si suggerisce che, all'interno degli impieghi bancari destinati alla clientela, è importante valutare la qualità del credito, non soltanto in termini di probabilità di "default", ma anche sotto l'aspetto dell'utilizzo del finanziamento secondo le forme tecniche più confacenti per la banca e per l'impresa. È questa politica una delle più innovative, che andrebbe fortemente potenziata perché, se ben programmata, permetterebbe ad entrambe le controparti del rapporto sensibili vantaggi economici a parità di condizioni nominali del prestito. Tenuto conto che un sistema di rating è essenziale per una valutazione prudenziale dell'attività bancaria, esistono, all'interno dello schema metodologico previsto dalle disposizioni di vigilanza, vari spazi discrezionali che possono essere applicati più o meno correttamente ai fini di una più precisa valutazione del "merito" creditizio e per una gestione tesa non soltanto ad evitare le insolvenze, ma pure a cogliere tutte le opportunità al di fuori della zona di maggior rischio, soprattutto nell'attuale periodo di crisi e di risorse finanziarie scarse. Le proposte di miglioramento avanzate con la presente ricerca valgono anche per le banche di minori dimensioni, che sono comunque tenute ad adottare metodologie semplificate per il calcolo di requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito e degli altri rischi individuati dalla normativa. Tutto quanto è stato sinora richiamato a proposito del miglioramento del rating e della politica del credito da parte delle banche non può trovare efficace attuazione se anche le imprese, e particolarmente le PMI, non adeguano il loro comportamento al miglioramento del rapporto banca - impresa. Ovviamente, occorre che gli elementi portati dall'impresa a sostegno del proprio merito creditizio siano concreti e convincenti, cioè sostanzialmente in grado di dimostrare la continuità aziendale oltre il periodo di crisi. Tutte le imprese che 116 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia secondo il rating bancario appartengono alla fascia sempre più numerosa della "vulnerabilità" dovrebbero ripianificare il proprio business, a meno che non abbiano fondati motivi di ritenere il proprio mercato in difficoltà molto temporanee e prossimo alla ripresa. Quanto è stato ora riassunto permette di meglio comprendere il ruolo dei Confidi e la loro rilevanza nel contesto del rapporto banca - impresa e del mercato del credito in generale. I Confidi, infatti, in qualità di intermediari del rapporto banca - impresa e diretti interessati al buon esito di tale rapporto, rappresentano i soggetti più idonei per sollecitare, ma anche per supportare concretamente, entrambe le controparti a rinnovare le proprie politiche. Occorre saper selezionare le imprese in base alla loro capacità di credito, in modo da concedere il massimo credito possibile a chi è in grado di restituirlo. Per far ciò bisogna agire sulla domanda (impresa), affinché migliori la propria gestione finanziaria, e sull'offerta (banca) affinché migliori i criteri di concessione degli affidamenti, tenendo conto che le garanzie rappresentano comunque una forma di attenuazione del rischio. Le azioni possibili da parte del Confidi riguardano da un lato il coordinamento e la diffusione dei cambiamenti suggeriti per le imprese, dall’altro le linee di azione da intraprendere con il sistema bancario per un miglioramento delle valutazioni di rating, nonché per un utilizzo ottimale delle garanzie. 7.2 - Proposte per l'Ente camerale Come indicato nel paragrafo precedente, nei capitoli 4, 5 e 6 si sono avanzate proposte di miglioramento del rapporto banca – impresa, ed in particolare dell'accesso al credito da parte delle PMI, rispettivamente con riferimento al comportamento degli istituti di credito, a quello delle aziende ed all'intermediazione dei Confidi. Tali proposte, tuttavia, difficilmente potranno essere attuate dai diversi soggetti interessati, se non esiste un ente coordinatore, al di sopra ed al di fuori delle parti, che sappia conciliare in funzione sinergica le posizioni e le aspettative diverse di tali soggetti e che indirizzi la loro azione verso risultati complessivamente soddisfacenti a livello di sistema. In altri termini, le banche non possono rivedere le proprie politiche di affidamento se le imprese non collaborano e se i consorzi fidi non supportano le medesime nelle operazioni di collaborazione e non arrivano a trovare adeguate soluzioni al problema del cambiamento; ma ciò è possibile se esiste una fiducia reciproca e diffusa tra tutti. Quindi, una funzione essenziale in questo campo può essere assunta da un ente pubblico competente in materia a livello locale, come appunto la Camera di commercio. Questi enti, presenti in ogni provincia, hanno il fine principale di favorire lo sviluppo del sistema delle imprese, sviluppo che attualmente è condizionato, oltre che dalla crisi economica generale, dalle restrizioni sul credito. Soltanto rimuovendo tali restrizioni è così possibile favorire concretamente il predetto sviluppo e raggiungere l'obiettivo prioritario dell'ente camerale. Infatti, le Camere di commercio da sempre hanno favorito la nascita dei Confidi ed hanno provveduto al loro sostegno soprattutto con idonei fondi di garanzia. Recentemente, poi, a causa delle predette restrizioni, il sostegno è divenuto più intenso e per importi superiori. Anche la Camera di commercio di Gorizia ha sempre supportato l'azione del Confidi provinciale ed è divenuta l'artefice quasi esclusiva del suo sviluppo. Tale politica è stata dettata proprio dalla consapevolezza di attivare, mediante il Consorzio, flussi di finanziamento agli investimenti indispensabili per lo sviluppo economico provinciale. Pure il presente studio è stato commissionato per trovare soluzioni alle difficoltà di accesso al credito da parte delle PMI soprattutto nell'attuale periodo di crisi. Inoltre, sono già state avviate iniziative rilevanti e molto efficaci di superamento della presente situazione, Gorizia, novembre 2012 117 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia anticipando, sulla base delle prime indicazioni, quanto affermato e suggerito in questo stesso lavoro. In sintesi, l'Ente camerale ha rivestito di fatto un ruolo centrale a livello provinciale, quale coordinatore e risolutore di un problema attualmente giudicato irrisolvibile, ossia la conciliazione di esigenze tanto diverse, che sono state dichiarate dalle singole categorie di operatori perlopiù incompatibili e insormontabili. Si tratta soprattutto delle seguenti problematiche: a) da parte delle banche: vincoli normativi di vigilanza prudenziale ed aumento del rischio di credito a causa dell'espansione delle sofferenze; b) da parte delle PMI: maggior fabbisogno finanziario (particolarmente di liquidità) a causa della crisi e minor accesso al credito, con notevole difficoltà di ricorrere a fonti alternative di finanziamento; c) da parte dei Confidi: insufficienti dimensioni a coprire con le garanzie i fabbisogni emergenti delle PMI ed aumento del rischio di solvibilità dei Confidi medesimi sempre in connessione con l'incremento delle sofferenze anche sui crediti garantiti. Per tutte queste difficoltà il presente studio ha cercato di fornire soluzioni soddisfacenti e la Camera di commercio - gestione Fondo Gorizia, in collaborazione con il Confidi Gorizia, ha già anticipato la realizzazione di alcune iniziative che incorporano in parte le soluzioni prospettate. È stato recentemente costituito, infatti, un Fondo di sostegno al credito per le micro, piccole e medie imprese dell'isontino per 5 milioni di euro. Tale fondo, aggiuntivo a quelli già esistenti presso il Confidi, viene messo a disposizione di quest'ultimo per la concessione di garanzie sui finanziamenti a rientro erogati dalle banche convenzionate. Detti finanziamenti devono essere destinati a: liquidità aziendale, consolidamento del debito, nuovi investimenti, start-up aziendali, imprenditoria giovanile. Questi possono andare da un limite minimo di 20.000 euro ad un massimo di 500.000 euro, con una durata tra i 18 e 96 mesi (con possibilità di preammortamento per ulteriori 12 mesi) e con l'applicazione di un tasso di interesse pari all'Euribor + uno spread compreso tra 2 e 4,5 punti percentuali. La garanzia può coprire la misura massima del 75% dell'importo concesso e deve rimanere entro i limiti comunitari "de minimis" previsti per gli aiuti di Stato. L'insieme delle garanzie ha un moltiplicatore pari a 4 ed il Fondo viene investito dal Confidi alle migliori condizioni (ovviamente, sempre mantenendo una pronta liquidabilità dell'investimento stesso). Il Consorzio comunque deve: aggiungere alla consueta istruttoria una valutazione del merito creditizio; motivare il rifiuto e l'accoglimento parziale della garanzia; rendicontare annualmente le operazioni del Fondo; integrare le convenzioni in atto con le banche e prevedere un'informazione adeguata da parte di queste sull'evoluzione delle operazioni in corso. Per le spese di gestione del servizio al Confidi viene riconosciuto un importo pari al 2% del valore dei finanziamenti deliberati annualmente, somma che va a carico degli interessi attivi percepiti dal Fondo stesso. Tutte queste caratteristiche dell’iniziativa ora accennate rappresentano un notevole miglioramento della situazione in essere, proprio perché risolvono in buona parte i problemi sopra individuati, in quanto: 118 Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia si riduce il bisogno di garanzie aggiuntive per incrementare i prestiti alle imprese che, a causa della crisi, presentano un grado superiore di rischiosità86; la garanzia del Fondo è destinata a prestiti oltre il breve termine (oltre 18 mesi) e ciò consente di ristrutturare il debito a rischio di insolvenza temporanea e di superare la crisi delle imprese che ritengono di avviare investimenti fissi di ristrutturazione e riconversione economica; si supportano anche le start-up e l'imprenditoria giovanile che per definizione non possono avere sufficienti capitali iniziali, né garanzie; i tassi d'interesse sono convenienti e sotto la media di mercato e quindi attenuano tutti gli effetti negativi che l'attuale situazione distorta dei mercati di capitale impongono; si fa per la prima volta una valutazione del credito da parte della controparte non bancaria (il Confidi) che si assume ben il 75% del rischio e ciò potrebbe essere proprio una risposta in contraddittorio al rating ed ai vincoli prudenziali del sistema degli intermediari creditizi. Quando alla banca, per le note restrizioni imposte, non è possibile esaudire le richieste, può intervenire il Fondo, previa valutazione del merito creditizio in un'ottica di medio termine87; l'eventuale rifiuto viene motivato, diversamente da quanto succede generalmente nella pratica, ove l'impresa non ottiene spesso adeguate indicazioni sull'esito delle proprie richieste (quando addirittura non riceve alcuna risposta); l'informazione adeguata e tempestiva da parte delle banche è essenziale per monitorare l'andamento dei prestiti in corso, al fine di prevenire eventuali insolvenze con azioni di tutela del credito e di stimolo all'impresa per eventuali cambiamenti nella gestione (come già proposto in questo studio). Ovviamente, questa azione fortemente innovativa della Camera di commercio e del Confidi comporta anche qualche rischio, che non va sottovalutato. Senza addentrarsi troppo nelle varie ipotesi di futuri scenari, i principali pericoli consistono soprattutto nelle due situazioni - limite opposte: che i risultati dell'iniziativa siano trascurabili, in quanto tutti gli operatori preferiscano mantenere un atteggiamento conservatore (senza impegnarsi per il cambiamento). In questo caso, si verificherebbe una semplice sostituzione dei prestiti non garantiti (o garantiti insufficientemente) con quelli nuovi a condizioni più vantaggiose; che, al contrario, nascesse un’eccessiva domanda di prestiti nuovi da parte delle aziende meno solide o già molto indebitate, facendo lievitare il rischio di solvibilità del Fondo medesimo. Quindi è importante un rigido controllo da parte del Fondo Gorizia e del Consorzio ed a questo proposito è basilare proprio la valutazione del merito creditizio, già definita in allegato alla convenzione tra i due organismi e sulla quale si avanzano le ultime osservazioni di questo lavoro. La metodologia di valutazione prevista è basata su un rating semplificato (scoring) che permette con facili calcoli aritmetici di pervenire ad un giudizio di merito basato su punteggi. Gli elementi che portano al giudizio finale sono quantitativi (desumibili dai bilanci) e qualitativi (relativi a vari aspetti della gestione). Pur essendo tale sistema, in linea generale, abbastanza completo e coerente, le innovazioni proposte al rating bancario 86 87 Su un totale di impieghi bancari alle imprese in provincia di Gorizia per circa 1.600 milioni di euro, la garanzia camerale può permettere nuovi finanziamenti per circa 30 milioni di euro (moltiplicatore 4 e copertura media del 66%), ossia quasi il 2% di credito aggiuntivo. È sempre da rammentare, come già detto, che il rating h a un orizzonte temporale di 12 mesi per la valutazione delle insolvenze, mentre qui, data la durata dei prestiti, occorre una valutazione non inferiore a 18 mesi. Gorizia, novembre 2012 119 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia in questo studio portano a segnalare alcune opportune modifiche anche per questo, proprio come strumento da porre in contraddittorio con un rating eventualmente discordante risultante dall'istruttoria bancaria. Innanzitutto, l'utilizzo di indicatori qualitativi è stato consigliato nel presente lavoro soltanto nei casi in cui dette valutazioni siano in grado di modificare il giudizio derivante dai dati quantitativi. Tale comportamento di analisi è stato suggerito da varie motivazioni: soggettività nell'interpretazione del grado di qualità, importanza decisiva del dato quantitativo, tendenza usuale degli aspetti qualitativi a condizionare anche quelli quantitativi, esigenza di semplificazione e tempestività del giudizio finale. Per quanto riguarda i dati quantitativi, la proposta che si ritiene di avanzare è quella di ridurli ulteriormente, dato che molti di questi, pur utilissimi alla gestione aziendale, non sono decisivi ai fini della valutazione della capacità di rimborso (capacità che deve costituire l'unico obiettivo della valutazione per il Confidi, come per la banca)88. Come segnalato nel capitolo 3 gli indicatori essenziali che forniscono il più diretto elemento di valutazione in merito alla predetta capacità di rimborso sono: solidità patrimoniale (patrimonio netto/capitale acquisito); solvibilità a breve (indici di disponibilità e liquidità); redditività del capitale investito (ROA) e redditività del capitale proprio (ROE); cash - flow ed autofinanziamento. Altri indicatori integrativi possono essere utili per approfondire casi dubbi, ma confondono il quadro della situazione in condizioni normali di valutazione. Dall'esame della metodologia espressa nella convenzione risulta che: per la solidità patrimoniale (riferimento del testo: QN2), i parametri individuati per lo scoring appaiono adeguati; per la solvibilità a breve, l'indice di disponibilità (definito nel testo impropriamente "liquidità corrente" - QN7) dovrebbe, per essere più allineato ai risultati medi provenienti dai bilanci aggregati, assumere i seguenti valori target: > 1,2 (valore ottimale); ≥ 1 (valore intermedio); < 1 (valore insufficiente). L'indice di liquidità (definito impropriamente "liquidità secca" - QN8) dovrebbe, sempre in base ai bilanci aggregati, prevedere invece i seguenti parametri: > 0,8 (valore ottimale); ≥ 0,6 (valore intermedio); < 0,6 (valore insufficiente); la redditività del capitale investito (ROA = ROI per semplificazione dell'analisi) (riferimento testo: QN5) dovrebbe avere i seguenti valori, tenendo conto della difficile situazione dei tassi di interesse: > 6 - 7% (costo del capitale di credito bancario) (valore ottimale); ≥ 1,7% (costo medio esplicito del capitale di credito complessivo) (valore intermedio); < 1,7% (valore insufficiente); 88 120 Il rilievo di fondo che permea una delle tesi fondamentali di questo lavoro è proprio dato dal fatto che le tecniche in uso di rating o di scoring considerano una valutazione esaustiva dell'azienda come la dovrebbe effettuare un potenziale investitore che intende conseguire il massimo rendimento. Nel caso della capacità di credito, invece, l'obiettivo della valutazione è soltanto la verifica dell'equilibrio finanziario ed economico che permetta il rimborso del prestito a scadenza. Pertanto si devono scartare tutti gli aspetti gestionali non direttamente collegati a tale obiettivo. Gorizia, novembre 2012 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia la redditività del capitale proprio (ROE) (non contemplato nel testo della convenzione) dovrebbe essere compresa tra i seguenti valori, sempre in un periodo di crisi: > della media del settore (valore ottimale); ≥ 0 al lordo delle imposte (valore intermedio); < 0 al lordo delle imposte (valore insufficiente); il flusso di cassa (non previsto nel testo) per la situazione a breve (entro 12 mesi) è utile, se è possibile fare delle elaborazioni automatizzate in maniera spedita, altrimenti è sufficiente far conto sull'indicatore seguente; l'autofinanziamento (ugualmente non previsto nel testo), dato dalla somma del risultato netto di esercizio + ammortamenti + accantonamenti, deve risultare almeno discretamente superiore a zero. Vari miglioramenti nel calcolo e nella valutazione di questi indicatori possono essere apportati gradualmente in momenti successivi. Gorizia, novembre 2012 121 Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia Bibliografia Albareto G. e Russo P. (2012), Fragilità finanziaria e prospettive di crescita: il razionamento del credito alle imprese durante la crisi, Banca d’Italia “Questioni di economia e finanza”, n.127. Alberici A. (1975), Analisi dei bilanci e previsione delle insolvenze, ISEDI, Milano. Angelini P. e Gerali A. (2012), Bank's reactions to Basel - III, Banca d'Italia, Tema di discussione n.876. Artusio R., Bolognese D., Quaglia R., Zalica M. (2012), Gli osservatori 2012. I Confidi, Camera di Commercio I. A. A. di Torino - Torino Finanza. Banca d’Italia (2010), L’economia delle regioni italiane, Roma. Banca d'Italia (2011), Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, Circolare n.263 del 27 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti. Banca d’Italia (2012a), La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale, Roma. Banca d’Italia (2012b), Economie regionali. 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