Studio sull`accesso al credito delle PMI in provincia di Gorizia

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L’ACCESSO AL
CREDITO DELLE PMI IN
PROVINCIA DI GORIZIA
Dott. Renato Chahinian
Prof. Francesco Marangon
Gorizia, Novembre 2012
Si ringrazia l’Unioncamere del Veneto
per la preziosa collaborazione nelle
analisi di bilancio aggregato delle
società di capitali.
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Sommario
INTRODUZIONE - IL PROGETTO
3
Obiettivi di analisi
Contenuti del progetto
Risultati attesi
3
4
4
1. L'ATTUALE CRISI DEL MERCATO DEL CREDITO E LE
PMI
1.1
1.2
5
Il contesto europeo e nazionale.
Crisi a livello locale.
5
12
2. LA VALUTAZIONE DEL "RATING" DELLE PMI.
2.1
2.2
2.3
2.4
23
Premessa
Breve descrizione del rating
Possibilità di miglioramento del rating
Ulteriori aspetti da considerare nella revisione del rating
23
25
26
32
3. LA VALUTAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE
AI FINI DEL RATING
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
36
Premessa
La situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale nei
primi anni della crisi (2008 - 2010)
Analisi della situazione per dimensione aziendale
Analisi settoriale
Il rating d'impresa alla luce dei risultati dei bilanci aggregati
36
36
42
47
63
4. LA POLITICA DI MIGLIORAMENTO DEL RATING DA
PARTE DELLE BANCHE.
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
69
Politiche per superare l'attuale crisi del mercato del credito.
Politiche gestionali delle banche
La gestione del rating
La gestione del credito
Il costo del credito
69
70
72
75
77
5. POLITICHE INNOVATIVE NELLA GESTIONE
FINANZIARIA DELLE PMI.
5.1
5.2
5.3
5.4
5.5
79
L'esigenza per le PMI di migliorare il rapporto con il sistema bancario
Pianificazione finanziaria dell'impresa
Azioni per facilitare il rating ed il rapporto banca - impresa
Ricorso a fonti alternative di finanziamento
Interventi pubblici per l’accesso al credito e finanziamenti agevolati
79
79
81
84
87
6. IL CAMBIAMENTO NELLA GESTIONE DEI CONFIDI.
6.1
6.2
6.3
6.4
La funzione intermediatrice del Confidi
Il coordinamento e la diffusione del cambiamento tra gli associati
Aspetti collaborativi nel cambiamento delle relazioni con le banche
Espansione dell'attività e dei servizi forniti
92
92
106
109
112
7. CONCLUSIONI E PROPOSTE
114
7.1 Sintesi dei risultati
7.2 - Proposte per l'Ente camerale
114
117
BIBLIOGRAFIA
2
122
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Introduzione - Il progetto
La Camera di Commercio di Gorizia ha inserito nel proprio Piano della Performance,
relativo al triennio 2012 - 2014, all'interno del Programma operativo per il 2012
(nell'ambito della Linea strategica "Sostenere la competitività delle imprese" - Obiettivo
"Favorire l'accesso al credito bancario"), un'azione specifica dal seguente contenuto:
"Realizzazione di uno studio che permetta di diffondere la conoscenza del settore creditizio
e dei suoi strumenti di gestione finanziaria tra le PMI, di facilitare il rapporto banca impresa - Confidi, di innovare le politiche del credito in favore delle PMI alla luce delle
attuali difficoltà di accesso al credito".
Obiettivi di analisi
Nella descrizione dell'azione specifica in oggetto sono individuati tre obiettivi generali che
si ritengono essenziali per la realizzazione dello studio, che qui vengono ripresi:
 innovare le politiche del credito in favore delle PMI alla luce delle attuali difficoltà di
accesso al credito;
 diffondere le conoscenze del settore creditizio e dei suoi strumenti di gestione
finanziaria nelle PMI;
 facilitare il rapporto banca – impresa – Confidi.
Il primo obiettivo rappresenta il problema più importante da risolvere per l'attuale crisi
economica e finanziaria e per le difficoltà di accesso al credito da parte delle PMI. Si tratta
di una situazione generale che, almeno a prima vista, non consente vie d'uscita. Le
imprese, a causa della crisi, necessitano di maggior credito e le banche, sia per la carenza
di liquidità, sia per altre opportunità d'impiego, lo concedono in misura inferiore e/o a costi
più elevati.
Tale problema è internazionale e nazionale, prima che locale, e non si pretende di poterlo
risolvere completamente. Pertanto, si farà riferimento soltanto alla situazione di fatto a
livello nazionale, regionale e provinciale per individuare la capacità di credito del sistema
produttivo e quindi i principali parametri su cui le banche possono fare affidamento per
valutare il "rating" delle singole PMI, compatibilmente con la normativa prudenziale
attuale e le regole di Basilea II e III. Ovviamente si tratterà di perfezionare i sistemi di
valutazione attualmente in uso, ma senza stravolgerne la metodologia.
In sintesi, si proporrà al sistema creditizio locale una serie di elementi valutativi, in merito
all'affidabilità delle imprese da finanziare, che possano meglio selezionare i beneficiari, sia
nei nuovi investimenti che nel mantenimento di quelli esistenti. In questo modo, si potrà
formare maggior credito e meno rischioso, con un beneficio immediato ed a lungo termine
non solo per le aziende beneficiarie, ma anche per le banche ed il sistema economico
complessivo.
Certamente il cambiamento di fondo dovrà provenire dal comportamento delle banche
nell'istruttoria dei fidi, concentrata in più approfondite valutazioni di qualità, che possano
meglio individuare la differenza, anche in termini di indicatori, tra un'impresa con elevata
capacità di credito ed un'altra a rischio di "default". Soltanto se si potrà sensibilizzare il
sistema bancario locale verso questo cambiamento, sarà importante il raggiungimento degli
altri due obiettivi, che riguardano invece il cambiamento da realizzarsi da parte delle
imprese e dell'intermediario "Confidi".
Per diffondere le conoscenze in materia di credito e di gestione finanziaria tra le PMI (2°
obiettivo), si cercherà, innanzi tutto, di individuare i contenuti essenziali di conoscenza per
migliorare le carenti competenze finanziarie attuali della maggior parte delle aziende. Tali
contenuti, da un lato, saranno orientati a soddisfare le maggiori esigenze informative delle
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
banche per concedere un credito di qualità migliore, dall'altro dovranno aiutare le imprese
stesse a gestire meglio la finanza aziendale ed i propri flussi di liquidità (per avere minor
fabbisogno di finanziamenti esterni). Inoltre, si evidenzieranno le principali fonti di
finanziamento alternative e/o integrative del credito bancario, nonché ulteriori fonti
pubbliche di agevolazioni finanziarie.
Infine, per quanto riguarda il terzo obiettivo, bisognerà approfondire le principali
caratteristiche della gestione attuale dei consorzi di garanzia collettiva fidi, anche con
riferimento a quello della provincia di Gorizia per valutare come si possa assecondare il
più possibile il rapporto banca - impresa nella prospettiva indicata nell'obiettivo 1), ma
anche alla luce della necessità di incremento delle garanzie e nel parallelo maggior rischio
a causa dell’incremento delle insolvenze. Non si mancherà pure di fornire qualche
suggerimento su un eventuale potenziamento dell'attività anche mediante l’assistenza agli
associati nel reperimento di nuovi finanziamenti, qualora non vi sia un'innovativa politica
del credito da parte delle banche.
Contenuti del progetto
Lo studio verrà così approfondito nei contenuti:
1. L'attuale crisi del mercato del credito e le PMI.
2. Il “rating” delle PMI (metodi attuali e possibilità di miglioramento).
3. La valutazione del sistema produttivo locale ai fini del rating.
4. La politica di miglioramento del rating da parte delle banche.
5. Politiche innovative nella gestione finanziaria delle PMI.
6. Il cambiamento nella gestione dei Confidi.
7. Conclusioni e proposte.
Lo studio comprenderà pure l’elaborazione ed il commento sotto l’aspetto economicofinanziario dei risultati dei bilanci aggregati e degli indicatori più significativi delle società
di capitali italiane, del Friuli Venezia Giulia e della provincia di Gorizia, relativamente al
periodo 2008 – 2010. Inoltre, per la provincia isontina verranno pure presentati dati
sintetici ed indici dei bilanci aggregati per settore e per dimensione aziendale in termini di
addetti. La fonte dei dati grezzi sarà la banca-dati “In. Balance” di Infocamere, la società di
informatica delle Camere di commercio.
Risultati attesi
In relazione agli obiettivi indicati, emergeranno prioritariamente i seguenti risultati:
1. L'individuazione di nuovi indicatori e criteri che possono affiancare ed integrare le
attuali valutazioni di “rating” per un credito di migliore qualità, anche alla luce della
situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale;
2. Proposte per una politica innovativa del credito da parte della banca;
3. Contenuti per una migliore gestione finanziaria delle PMI;
4. Suggerimenti per un potenziamento dell'attività dei Confidi;
5. Proposte di coordinamento dell’azione di miglioramento da parte dell’Ente camerale.
4
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
1.
L'attuale crisi del mercato del credito e le PMI
1.1 Il contesto europeo e nazionale.
Le piccole e medie imprese italiane, il tessuto produttivo su cui si fonda l'intera nostra
economia, non devono fronteggiare solo una seconda profonda recessione dopo quella del
2009 (Milani, 2012a, 2012b, 2012c e 2012d). Sono alle prese anche con una stretta
creditizia.
L’accesso al credito ed alle risorse finanziarie in generale è un aspetto chiave per lo startup e lo sviluppo delle Piccole e Medie Imprese (PMI) che presentano, come noto, esigenze
e opportunità assai diverse di quanto non accada nel caso di organizzazioni di maggiori
dimensioni. Queste ultime, infatti, hanno opportunità maggiori nell’accesso agli equity
capital markets, che invece non sono alla portata della grande maggioranza delle PMI.
Proprio la mancanza di investimenti di equity capital nelle PMI fa sì che queste imprese
debbano fare maggiore affidamento su altre fonti di finanziamento, in particolare legate al
sistema bancario. Viene di conseguenza sottolineato che le differenti caratteristiche
finanziarie delle PMI richiedono specifiche risposte politiche che favoriscano un mercato
finanziario adatto ad esse. Questo, ad esempio, è stato fatto a livello di politiche
comunitarie che nell’arco degli ultimi anni hanno visto l’azione settoriale della
Commissione Europea (CE) indirizzarsi verso lo sviluppo di politiche e strumenti
finanziari ad ampio spettro e mirati alle particolarità delle PMI. Il difficile contesto
economico venutosi a creare nel corso dell’ultimo lustro proprio per questa categoria di
realtà imprenditoriali ha anche spinto la CE e la Banca Centrale Europea ad avviare un
processo di rilevazione sull’accesso al credito delle PMI nell’Unione Europea 1. Grazie a
questa importante iniziativa si può così ricavare un’ulteriore conferma della difficile
situazione finanziaria che le PMI italiane hanno dovuto e devono fronteggiare. Secondo i
dati più recenti (ECB, 2012), la percentuale netta di piccole e medie imprese che nel nostro
paese hanno subito un peggioramento nelle condizioni di accesso al credito bancario 2 è
stata pari al 27%, contro il 9% delle imprese di maggiore dimensione (Fig.1.1). Un divario
più ampio tra PMI e grandi imprese rispetto a quello italiano si rileva soltanto in Irlanda.
Rilevante è poi la percentuale netta di piccole e medie imprese che hanno segnalato un
incremento dei tassi d’interesse3: quasi l’80% in Italia contro la media del 40% circa
dell’area euro; in Germania, poi, il saldo netto indica un miglioramento delle condizioni
economiche applicate in media alle PMI domestiche (Fig.1.2).
Il tessuto produttivo su cui si fonda l’intera economia italiana, le piccole e medie imprese,
oltre a dover fronteggiare una seconda profonda recessione dopo quella del 2009, è alle
prese con un altro temibile nemico: la restrizione creditizia. Per quanto tempo le imprese
riusciranno ad assorbire questi due duri colpi, è difficile prevederlo. La speranza è che
l’industria bancaria italiana, messa alle strette dal peggioramento del quadro
macroeconomico, riveda finalmente la sua struttura organizzativa, e in particolare le sue
1
2
3
La CE e la BCE hanno deciso nel 2008 di collaborare nella realizzazione di un’indagine sull’accesso al
credito delle PMI nella UE ed hanno avviato l’esperienza denominata “Survey on the Access to Finance
of Small and Medium-sized Enterprises (SAFE)” (ECB, 2012). L’indagine, condotta in 38 Paesi, inclusi i
27 della UE e i 17 dell’area Euro, è stata realizzata nei periodi giugno-luglio 2009 e agosto-ottobre 2011.
Pari alla differenza tra la percentuale di imprese che hanno segnalato un peggioramento e quelle che
invece hanno indicato un miglioramento nell'accesso al credito negli ultimi 6 mesi (dati relativi al periodo
ottobre 2011-marzo 2012) (ECB, 2012; Milani, 2012a).
Pari alla differenza tra la percentuale di imprese che hanno segnalato un incremento dei tassi e quelle che
invece ne hanno indicato una riduzione negli ultimi 6 mesi (dati relativi al periodo ottobre 2011-marzo
2012) (ECB, 2012; Milani, 2012a).
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
teste pensanti, in linea anche con quanto auspicato dalla Banca d’Italia in tema di
snellimento degli organi amministrativi (Milani, 2012a).
Fig. 1.1 – Percentuale netta di imprese che hanno subito un peggioramento
nell’accesso ai finanziamenti bancari negli ultimi 6 mesi
Fonte: ECB, 2012; Milani, 2012a.
Fig.1.2 - Percentuale netta di imprese che hanno dichiarato un incremento
dei tassi d’interesse bancari negli ultimi 6 mesi
Fonte: ECB, 2012; Milani, 2012a.
Gli ultimi dati sull’accesso ai finanziamenti bancari da parte delle imprese italiane non
sembrano segnalare alcuna inversione di tendenza. Anzi, le indicazioni che sono fornite dai
6
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
confronti su base europea vedono l’Italia, e nello specifico le piccole e medie imprese,
particolarmente svantaggiate rispetto alle aziende concorrenti. Le PMI italiane pagano,
secondo i dati BCE relativi a giugno 2012, circa quattro decimi di punto percentuale in più
rispetto alla media dell’area euro per contrarre un nuovo finanziamento bancario (ECB,
2012a; Milani 2012a, 2012b e 2012c). Il divario si allarga progressivamente se si considera
la Germania (0,5 punti percentuali), la Francia e l’Olanda (0,7 punti), la Finlandia (0,8
punti) e l’Austria (1,1 punti). Solo nei confronti degli altri cosiddetti Paesi PIGS
(Portogallo Irlanda Grecia e Spagna), le PMI italiane riescono a strappare condizioni
migliori: 2 decimi di punto nel caso delle imprese spagnole e irlandesi, circa 2 punti con
riferimento a quelle portoghesi4.
Un ulteriore termometro della febbre, almeno sul piano finanziario, che sta affliggendo le
PMI italiane può essere desunto considerando il differenziale rispetto ai tassi applicati alle
grandi imprese. Le PMI, avendo una minore forza contrattuale rispetto alle imprese di
maggiori dimensioni, subiscono generalmente da parte delle banche incrementi nelle
condizioni economiche più pesanti nei casi in cui il sistema creditizio necessiti di
aumentare la propria redditività in tempi brevi (Milani, 2012a). Una tale strategia può
essere attuata dall’industria bancaria senza un’eccessiva perdita di quote di mercato nel
caso in cui il livello di concorrenza che si deve fronteggiare non sia estremamente elevato.
Dai dati di confronto internazionale si può constatare come in Italia il maggior onere
finanziario pagato dalle PMI rispetto alle grandi imprese5 sia nettamente cresciuto negli
ultimi due anni, con un salto ancor più pronunciato negli ultimi dodici mesi (Fig.1.3).
Fig.1.3 – Differenziale tra i tassi di interesse praticati alle grandi imprese e quelli
alle PMI sulle nuove operazioni di finanziamento
Fonte: ECB, 2012a; Milani, 2012a.
Se nel 2010 il differenziale dei tassi tra grandi e medio-piccole imprese era allineato a
quello medio dell’area euro, nella metà del 2012 si è attestato su un livello più alto di oltre
il 50%. Un’evoluzione simile a quella italiana si è riscontrata solo in Portogallo e Spagna.
4
5
Non sono disponibili dati relativi alla Grecia.
Si fa riferimento ai finanziamenti alle PMI nel caso in cui l’importo erogato sia compreso tra i 250mila e
1 milione di Euro. Sono considerati finanziamenti alle grandi imprese nel caso in cui l’importo erogato
superi il milione di Euro.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Da notare il caso dell’Olanda, che ha mantenuto negli ultimi due anni un differenziale
superiore a quello italiano. Un'evidenza che si può forse spiegare con la forte presenza di
grandi imprese multinazionali, che riescono quindi a strappare condizioni economiche di
particolare favore.
La stretta creditizia continua a serrare il suo morso sulle imprese italiane. Le evidenze
sull’andamento del credito erogato alle società non finanziarie, nel contesto europeo,
disegnano un quadro particolarmente negativo per l’Italia. Ad agosto 2012 la variazione
degli impieghi delle imprese è stata negativa per il 2% circa, contro una media del -0,5%
dell’area euro. La media nasconde però andamenti fortemente differenziati tra i paesi
europei (Milani 2012b e 2012d): il credito nei paesi dell’Europa del Nord tende a confluire
copioso, con un tasso di variazione pari mediamente al 4% circa, mentre quelli del Sud,
nello specifico Portogallo, Grecia e Spagna più l’Irlanda, vedono una flessione del credito
nell’ordine del -4,5%. L’Italia, quindi, ha sempre più difficoltà a stare al passo con il
gruppo di testa, mentre sembra inesorabilmente destinata a essere risucchiata dal gruppo di
coda.
Secondo l’interpretazione dei banchieri, la situazione dipende dal fatto che il “cavallo non
beve”. In altri termini, il credito non fluisce più alle imprese semplicemente perché è tale la
situazione di crisi in cui si trovano da non farne più richiesta. Per argomentare questa tesi
investimenti e produzione industriale vengono presi quali indicatori del livello della
domanda di credito da parte delle imprese. La flessione dei due aggregati segnalerebbe una
minor domanda di finanziamenti da parte delle aziende italiane, per cui le banche si
adeguano, erogando meno crediti. In realtà, la crisi attuale non ha diminuito le esigenze
finanziarie delle imprese. Se è vero che investono e producono meno, la caduta delle
vendite e degli utili ha determinato una contrazione delle fonti di autofinanziamento, da cui
l’esigenza di dover ricercare capitali volti a finanziare l’operativa aziendale corrente
(Milani, 2012d).
Posto che le imprese italiane sono troppo piccole, in media, per finanziarsi direttamente sui
mercati finanziari, l’unica strada è quella di rivolgersi all’industria bancaria.
Un’indicazione del fatto che la domanda di credito non è evaporata negli ultimi tempi ci
viene offerta dall’indagine, condotta dalla Banca d’Italia, sulle imprese industriali e di
servizi con almeno 20 addetti (Banca d’Italia, 2012d). Secondo le informazioni più recenti,
relative al primo semestre 2012, il saldo tra le imprese che hanno dichiarato un incremento
della domanda di finanziamenti bancari e quelle che invece hanno ridotto le loro esigenze
di impieghi è stato pari al +13,2%. La domanda di finanziamenti, quindi, è tutt’altro che
scomparsa.
Sul fronte dell’offerta, analizzando i dati della Bank Lending Survey (ECB, 2012b),
condotta dalle singole banche centrali europee, si può invece notare come le condizioni
applicate per l’erogazione di finanziamenti alle PMI da parte delle banche italiane siano
state generalmente molto rigide (Fig.1.4). Dal confronto con gli altri paesi si rileva che i
criteri di erogazione sono stati più stringenti rispetto alla media dell’area euro, ma anche
nei confronti della Spagna, paese che si trova in una situazione economico-finanziaria per
molti versi peggiori della nostra. Solo nel secondo trimestre del 2012 si è registrata
un’inversione di tendenza, con un leggero allentamento delle condizioni creditizie, ma già
nel trimestre successivo le banche italiane sono tornate a irrigidire i loro criteri di
erogazione verso le Pmi.
I dati illustrati sembrano indicare che il “cavallo Italia” ha voglia di bere, non si è ancora
arreso alle difficoltà che quotidianamente lo affliggono, basterebbe solo allentargli un po’
le briglie (Milani, 2012d).
Fig. 1.4 - Condizioni di offerta del credito alle Pmi (percentuale netta delle risposte*)
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
* Differenza tra la percentuale delle risposte che indicano un irrigidimento dei criteri
per l’erogazione del credito rispetto al suo allentamento nell’ultimo trimestre di riferimento.
Fonte: ECB, 2012b; Milani, 2012d.
La crisi del credito a livello nazionale viene ben sintetizzata anche nella Relazione
Annuale della Banca d’Italia (Banca d’Italia, 2012e) quando si afferma: “La qualità del
credito è peggiorata a partire dalla seconda metà del 2011, soprattutto per effetto del forte
rallentamento dell’attività economica”.
Nel 2011 la dinamica del credito ha avuto un andamento eterogeneo tra la prima e la
seconda metà dell’anno. Tra gennaio e giugno i prestiti a residenti erogati dalle banche
operanti in Italia sono cresciuti a ritmi superiori rispetto a quelli dei due anni precedenti. A
giugno del 2011 il tasso di variazione del credito sui dodici mesi, al netto di sofferenze e
pronti contro termine, era pari al 3,4% (Fig.1.5). Nella seconda metà dell’anno, la crisi del
debito sovrano ha influito negativamente sull’offerta di credito; il rallentamento
dell’attività economica ha indotto un indebolimento della domanda di prestiti e un
peggioramento della qualità dei debitori. Tali sviluppi si sono riflessi sulla dinamica del
credito principalmente nell’ultimo trimestre dell’anno: il ritmo di espansione sui dodici
mesi dei finanziamenti erogati dalle banche italiane è nettamente diminuito e a dicembre si
collocava allo 0,7% (Fig.1.5).
L’affermazione sul peggioramento del credito trova indicazioni puntuali di natura
quantitativa tramite la definizione del flusso di nuove sofferenze delle banche e delle
società finanziarie operanti in Italia che è stato nel 2011 pari a €32,2 miliardi, un valore
lievemente inferiore a quello dell’anno precedente (€32,9 miliardi), ma significativamente
più alto di quelli registrati prima della crisi (€11,3 miliardi in media nel periodo 2000-07).
Nella media dell’anno il rapporto tra le nuove sofferenze e lo stock dei prestiti vivi (tasso
di ingresso in sofferenza) è stato pari all’1,9%, inferiore di un decimo di punto rispetto al
2010. Dopo essere diminuito nei primi sei mesi dell’anno, il flusso ha ripreso ad aumentare
dal terzo trimestre. La Banca d’Italia fa notare che il peggioramento della qualità del
credito nell’ultimo trimestre è stato particolarmente pronunciato proprio per le imprese, il
cui tasso di ingresso in sofferenza ha raggiunto in dicembre il 2,7%, lo stesso livello del
dicembre del 2009 (Fig.1.6); nel primo trimestre del 2012 è ulteriormente aumentato, al
2,9%.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Fig.1.5 – Prestiti bancari per gruppo dimensionale di banca (1)
(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)
(1) I dati di marzo 2012 sono provvisori. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. La
suddivisione degli intermediari è effettuata sulla base della composizione dei gruppi bancari a marzo del
2012 e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre del 2008. Le variazioni percentuali
sono calcolate al netto degli effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni
(2) Banche appartenenti ai seguenti gruppi: Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di
Siena, Unione di Banche Italiane e UniCredit.
(3) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 21.532 e
182.052 milioni.
(4) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 3.626 e
21.531 milioni.
(5) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati inferiori a 3.626
milioni.Flusso di sofferenze rettificate nel trimestre in percentuale dei prestiti non in sofferenza
rettificata alla fine del trimestre precedente, espresso su base annua. Tutte le serie sono depurate dalla
componente stagionale, dove presente.
Fonte: Banca d’Italia, 2012e.
Fig.1.6 – Nuove sofferenze in rapporto ai prestiti (*)
(dati trimestrali destagionalizzati e annualizzati; valori percentuali)
(*) Flusso di sofferenze rettificate nel trimestre in percentuale dei prestiti non in sofferenza rettificata alla
fine del trimestre precedente, espresso su base annua. Tutte le serie sono depurate dalla componente
stagionale, dove presente.
Fonte: Banca d’Italia, 2012e.
10
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Dalla metà del 2011 la crescita dei prestiti bancari alle imprese, al netto delle sofferenze e
dei pronti contro termine, ha rallentato; nei primi mesi del 2012 i tassi di variazione sono
divenuti negativi (-2,3% nei dodici mesi terminanti in marzo; Tab.1.1).
Tab.1.1 – Credito alle imprese (1) (dati di fine periodo; valori percentuali)
(1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie produttrici. I prestiti
escludono i pronti contro termine e le sofferenze. I dati di marzo 2012 sono provvisori. Le variazioni
percentuali sono corrette per tenere conto dell’effetto contabile delle riclassificazioni e, a eccezione di
quelle suddivise per forma tecnica, delle cartolarizzazioni.
(2) Dati tratti dalla Centrale dei rischi.
(3) Fino al dicembre 2008 gli anticipi sono inclusi nella voce “Altri prestiti”.
(4) I dati delle società finanziarie si riferiscono agli intermediari ex art. 107 del TUB; fino al 2008 sono
tratti dalla Centrale dei rischi.
Fonte: Banca d’Italia, 2012c.
A differenza di quanto osservato in occasione della precedente fase di riduzione del credito
nel 2009, la contrazione degli ultimi mesi è stata maggiore tra le piccole imprese e più
omogenea tra le aree geografiche (Fig.1.7); le differenze tra settori sono rimaste ampie, con
una notevole riduzione dei prestiti nel comparto delle costruzioni e un forte aumento per le
imprese dell’energia. Le anticipazioni concesse dalle società di factoring sono cresciute
notevolmente (10,8% nei dodici mesi terminanti a marzo 2012), a fronte dell’esigenza di
smobilizzare crediti commerciali i cui tempi di pagamento si sono fortemente allungati
durante la crisi.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Fig.1.7 – Prestiti bancari per area geografica e dimensione di impresa (1)
(variazioni percentuali sui 12 mesi)
(1) I prestiti escludono i pronti contro termine, le sofferenze e alcune voci di minor rilievo che confluiscono
nella definizione armonizzata dell’Eurosistema. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli
effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni.
(2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese
individuali con numero di addetti inferiore a 20.
Fonte: Banca d’Italia, 2012c.
1.2 Crisi a livello locale.
Secondo i risultati dell’indagine condotta in Friuli Venezia Giulia dalla Banca d’Italia su
un campione di 134 aziende con almeno 20 addetti, nel 2011 il fatturato in termini
nominali delle imprese dell’industria e dei servizi ha proseguito la crescita avviatasi
nell’esercizio precedente (5,9%), segnando un aumento del 3,6% (Tab.1.2) (Banca d’Italia,
2012b).
Tab.1.2 – Investimenti, fatturato e occupazione nelle imprese industriali e dei servizi in
Friuli Venezia Giulia (1) - (unità e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)
(1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle operazioni in euro. I totali includono le
Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le imprese, le famiglie consumatrici, le
istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate.
(2) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca.
(3) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con numero di addetti inferiore a 20. Società
semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti.
(4) Dati provvisori.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
La modesta ripresa delle vendite ha avuto effetti contenuti sulla redditività netta: la quota
di imprese che hanno chiuso l’esercizio in utile si è lievemente ridotta rispetto all’anno
precedente, attestandosi al 61%, mentre quella di aziende in perdita è aumentata dal 25 al
29%. La domanda di credito da parte del settore produttivo ha risentito della debolezza
dell’attività di investimento, in linea con le indicazioni fornite dalle banche. Malgrado
l’arresto del processo di accumulazione di capitale fisso (-2,7%; 5,3% nel 2010), sul
fabbisogno finanziario delle imprese ha influito l’esigenza di finanziamento del capitale
circolante in connessione all’ulteriore allungamento della durata del portafoglio
commerciale e dei ritardi di riscossione dei crediti; vi si sono aggiunte operazioni di
ristrutturazione delle posizioni debitorie (Banca d’Italia, 2012b).
Al fine di analizzare l’impatto della crisi iniziata nel 2008 sulle condizioni economiche e
finanziarie delle imprese del Friuli Venezia Giulia, la banca d’Italia ha condotto un’analisi
dei principali indicatori tratti dai bilanci aziendali per un campione di quasi 6.400 imprese
sempre presenti all’interno dell’archivio dal 2005 al 2010. Le vendite delle imprese del
campione hanno registrato una forte caduta nel 2009 con un recupero parziale nell’anno
successivo, quando il fatturato in termini reali era tornato sui livelli del 2007 solo per il
33% delle imprese. La redditività media in rapporto ai mezzi propri, misurata dal ROE, si è
pressoché annullata nel 2009, mostrando una debole ripresa nell’anno successivo (Fig.1.8).
Fig.1.8 – Redditività e indebitamento delle imprese, per settore di attività economica
in Friuli Venezia Giulia - (valori percentuali)
(1) Rapporto fra il risultato netto rettificato e il patrimonio netto.
(2) Rapporto fra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto.
(3) Indicatori calcolati sulle circa 5.500 imprese del campione con bilancio non semplificato.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
A livello settoriale la dinamica del fatturato e della redditività è stata difforme. Nel 2010 il
ROE del comparto edile si è sostanzialmente azzerato mentre quello dei servizi, dopo il
calo del 2009, è cresciuto al 3,9%. La redditività delle imprese manifatturiere si è
confermata negativa per il secondo anno consecutivo. In generale il calo di redditività è
riconducibile prevalentemente a una diminuzione dei margini operativi: in rapporto
all’attivo l’incidenza media del MOL è diminuita di oltre tre punti percentuali dal 2007 al
2009; nel 2010 ha recuperato parzialmente portandosi al 5,8% (fig. 1.8b). Rispetto al
massimo ciclico del 2007, la flessione ha colpito soprattutto il settore delle costruzioni (3,7 punti percentuali) e quello manifatturiero (-4,1 punti percentuali). La flessione della
redditività totale è stata soltanto parzialmente attenuata dal minor peso della gestione
finanziaria, per effetto del calo dei tassi di interesse (Banca d’Italia, 2012b). Tuttavia nel
settore delle costruzioni la quota di margine operativo assorbito dagli oneri finanziari non è
diminuita, sia per il minore apporto reddituale della gestione caratteristica, sia per
l’accresciuta percezione di rischiosità delle imprese del comparto che si è tradotta in un
aumento degli spread (Fig.1.8c). Il leverage medio delle imprese edili, definito come
rapporto fra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto, è
sceso fino al 60%, indebitamento comunque sensibilmente superiore a quelli della
manifattura e dei servizi (Fig.1.8d). Nel corso del 2011 la ripresa dei prestiti bancari a
clientela residente, avviatasi nel secondo semestre dell’anno precedente, ha rallentato e nei
dodici mesi terminanti in dicembre il credito ha registrato una diminuzione del -0,5%
(Fig.1.9 e Tab.1.3).
Fig.1.9 – Prestiti bancari in Friuli Venezia Giulia (1)
(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)
(1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e a partire da ottobre 2007 comprendono le
segnalazioni della Cassa depositi e prestiti. I prestiti escludono le sofferenze e i pronti contro termine. Le
variazioni sono corrette per le cartolarizzazioni e tengono conto degli effetti di riclassificazioni e di altre
variazioni non derivanti da transazioni. Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le società
finanziarie e assicurative, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non
classificabili o non classificate. I dati relativi a marzo 2012 sono provvisori.
Fonte: Banca d’Italia 2012c.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Nel primo semestre 2012 i prestiti bancari alla clientela residente in Friuli Venezia Giulia,
in flessione dalla fine dello scorso anno, sono scesi del -3,5% (Banca d’Italia, 2012c). Il
calo è ascrivibile principalmente alla contrazione dei finanziamenti alle imprese (-4,9%);
quelli alle famiglie consumatrici sono risultati stazionari (Tab.1.3). La contrazione dei prestiti è
proseguita durante l’estate (-4,2 % in agosto 2012).
Tab.1.3 – Prestiti bancari per settore di attività economica in Friuli Venezia Giulia (1)
(variazioni percentuali sui 12 mesi)
(1) Le variazioni sono calcolate sui prestiti al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine e sono
corrette per le cartolarizzazioni e le riclassificazioni. (2) Società in accomandita semplice e in nome
collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Società
semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Include anche le istituzioni senza scopo di
lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (5) I dati includono i pronti
contro termine e le sofferenze.
Fonte: Banca d’Italia 2012c.
Tab.1.4 – Tassi di interesse bancari in Friuli Venezia Giulia (1) (valori percentuali)
(1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle operazioni in euro. I totali includono le
Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le imprese, le famiglie consumatrici, le
istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate.
(2) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca.
(3) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con numero di addetti inferiore a 20. Società
semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti.
(4) Dati provvisori.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
La dinamica dei prestiti al settore produttivo, più debole rispetto a quella del totale
dell’economia, è diventata negativa negli ultimi mesi: in dicembre i finanziamenti sono
calati sia per le imprese medie e grandi (-2,3%), sia per quelle di classe dimensionale più
piccola (-1,3%); la crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici ha proseguito
seppure in attenuazione. Sull’andamento del credito bancario hanno influito sia il calo
della domanda sia la restrizione dei criteri di offerta.
Nella seconda metà dell’anno, a seguito del maggior costo della raccolta conseguente al
propagarsi della crisi del debito sovrano, gli intermediari hanno considerevolmente rivisto
al rialzo i margini rispetto ai tassi di riferimento. Tra la fine del 2010 e quella del 2011 i
tassi sui prestiti a breve termine sono saliti di un punto percentuale, al 5,7%, quelli a medio
e a lungo termine di oltre due punti, al 5,8% (Tab.1.4).
Fig.1.10 – Condizioni del credito alle imprese in Friuli Venezia Giulia
(indici di diffusione)(1)(2)
(1) I dati per il 2008 sono riferiti al quarto trimestre dell’anno. Quelli sul primo semestre del 2012 riportano
le previsioni delle banche formulate nel mese di marzo.
(2) L’indice di espansione/contrazione della domanda di credito è stato costruito aggregando le risposte,
sulla base delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle banche nella regione, secondo la
seguente modalità: 1=notevole espansione, 0,5=moderata espansione, 0=sostanziale stabilità, 0,5=moderata contrazione, -1=notevole contrazione. Valori positivi (negativi) segnalano l’espansione
(contrazione) della domanda di credito. L’indice di contrazione/espansione dell’offerta di credito è stato
costruito aggregando le risposte, sulla base delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle
banche nella regione, secondo la seguente modalità: 1=notevole irrigidimento delle condizioni di offerta,
0,5=moderato irrigidimento, 0=sostanziale stabilità, -0,5=moderato allentamento, -1=notevole
allentamento. Valori positivi (negativi) segnalano una restrizione (allentamento) dei criteri di offerta.
Fonte: Indagine della Banca d’Italia sulle principali banche che operano nella regione.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Nel mese di marzo del 2012 la Banca d’Italia ha condotto una rilevazione a livello
nazionale su un campione di oltre 400 banche (Regional Bank Lending Survey, RBLS) allo
scopo di raccogliere informazioni sull’andamento della domanda e dell’offerta di credito a
livello territoriale6. Secondo le risposte degli intermediari che operano nella regione – circa
120 banche, che rappresentano quasi il 90% dell’attività verso la clientela residente in
Friuli Venezia Giulia – nel 2011 la domanda di finanziamenti da parte delle imprese è
diminuita: il calo, più marcato per le aziende operanti nel settore delle costruzioni, si è
accentuato nella seconda parte dell’anno (Fig.1.10a). Gli intermediari non si attendono una
ripresa della domanda nel primo semestre del 2012. Tra le determinanti della domanda, la
contrazione della componente legata all’attività d’investimento, iniziata nel 2008 con la
crisi economica, è proseguita anche nel 2011, rafforzandosi nel secondo semestre
(Fig.1.10b). Hanno continuato a espandersi le richieste finalizzate alla ristrutturazione delle
posizioni debitorie e, in misura più modesta, il fabbisogno di fondi per il finanziamento del
capitale circolante. Nel 2011 le condizioni di accesso al credito per le imprese hanno subito
un inasprimento (Fig.1.10c).
La restrizione, che ha coinvolto tutti i settori, tra cui quello delle costruzioni con maggiore
intensità, si è riflessa principalmente in un aumento dei margini (Fig.1.10d); la contrazione
dell’offerta creditizia si è manifestata anche attraverso una più sistematica richiesta di
garanzie e, nella seconda parte dell’anno, per la prima volta dopo il dissesto di Lehman
Brothers, una riduzione delle quantità erogate. Sulla base delle previsioni formulate dalle
banche, l’irrigidimento proseguirebbe nella prima parte del 2012.
Nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2011 il credito al settore produttivo erogato da
banche e società finanziarie è diminuito dello 0,6% (Tab.1.4); il calo è proseguito nei primi
sei mesi del 2012 (-4,7% a giugno) (Banca d’Italia, 2012c).
Escludendo i finanziamenti al settore primario e alle attività industriali non manifatturiere
in aumento rispettivamente del 3,7 e del 13,7%, nel 2011 il credito si è ridotto per tutti i
principali comparti produttivi, con una flessione più marcata per le costruzioni (-5,3%)
(Tab.1.5). Tra le attività manifatturiere i prestiti sono cresciuti principalmente per le
aziende che fabbricano macchinari (15,8%) e con minore intensità per il settore degli
articoli in gomma e materie plastiche e quello alimentare (rispettivamente 4,4 e 1,9%). È
proseguita invece la diminuzione dei finanziamenti all’industria del legno e
dell’arredamento e a quella metallurgica (rispettivamente -5,4 e -2,8%). Nel terziario la
riduzione del credito, in proseguimento per i servizi di trasporto e magazzinaggio e per il
commercio (rispettivamente -4,8 e -1,5%), ha interessato anche le attività immobiliari (0,9%). Tra le diverse tipologie di finanziamenti si è mantenuta positiva la dinamica per le
forme tecniche collegate alla gestione del portafoglio commerciale e alla cessione di
crediti: nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2011 il tasso di crescita sulle operazioni
di factoring è raddoppiato, passando dal 12 al 24% circa, mentre quello relativo alle
anticipazioni su effetti e altri titoli di credito è cresciuto lievemente (1,1%) (Tab.1.4). I
finanziamenti a medio e a lungo termine sono diminuiti dell’1,2%, anche per effetto della
scarsa attività di investimento da parte delle imprese; in particolare è proseguita la
riduzione del leasing finanziario.
6
La Banca d’Italia svolge due volte l’anno una rilevazione su un campione di oltre 400 banche (Regional
Bank Lending Survey, RBLS). L’indagine riguarda le condizioni di offerta praticate dalle banche e quelle
della domanda di credito di imprese e famiglie. Le risposte sono differenziate, per le banche che operano
in più aree, in base alla macroarea di residenza della clientela. Le informazioni sullo stato del credito nelle
diverse regioni vengono ottenute ponderando le risposte fornite dalle banche in base alla loro quota di
mercato nelle singole regioni. Il campione regionale è costituito da quasi 120 intermediari che operano
nella regione e rappresentano il 90% dell’attività nei confronti delle imprese e famiglie residenti in Friuli
Venezia Giulia (Banca d’Italia, 2012b).
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tab.1.4 – Prestiti alle imprese per branca di attività economica e forma tecnica
in Friuli Venezia Giulia (1) - (variazioni percentuali sui 12 mesi)
(1) Dati riferiti alla residenza della controparte e alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società
veicolo di operazioni di cartolarizzazione.
(2) Dati provvisori.
(3) Il totale include anche i finanziamenti a procedura concorsuale e i settori primario, estrattivo ed
energetico.
Fonte: Fonte: Banca d’Italia 2012b.
Tab.1.5 – Prestiti alle imprese per branca di attività economica in Friuli Venezia Giulia
(1)
(consistenze di fine periodo in milioni di euro
e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)
(1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte e alle segnalazioni di banche, società finanziarie e
società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. Sono escluse le posizioni in sofferenza.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Sulla base delle informazioni su circa 5.000 società di capitali rilevate dalla Centrale dei
bilanci e sempre presenti in Centrale dei rischi a partire dal 2007, nel 2011 le condizioni
economiche e finanziarie di impresa hanno influito sull’evoluzione del credito in misura
significativa (Banca d’Italia, 2012b).
Le differenze tra classi di rischio delle imprese nella dinamica del credito utilizzato si sono
accentuate rispetto al 2010: alla fine del 2011 i finanziamenti alla clientela meno rischiosa
sono cresciuti del 2,9%, a fronte del calo per le altre categorie di affidati (Fig.1.11a). Nello
stesso periodo e per il complesso del campione considerato gli importi erogati hanno
registrato una diminuzione, meno intensa per le banche appartenenti ai primi cinque gruppi
nazionali (Fig.1.11b).
Fig.1.11 – Credito bancario alle imprese in Friuli Venezia Giulia
(dati di fine periodo; variazioni percentuali sui dodici mesi)
(1) Le imprese sono classificate sulla base dello score calcolato dalla Centrale dei bilanci sui dati di bilancio
del 2007. Il criterio di classificazione adottato è il seguente: rischio basso, score 1, 2, 3 e 4; rischio medio,
score 5 e 6; rischio alto, score 7, 8 e 9.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
Nel corso del 2011 lo spread sui tassi di interesse ha ripreso a salire (Fig.1.12a). L’aumento
è stato particolarmente intenso nell’ultimo trimestre dell’anno, in concomitanza con
l’acuirsi della crisi dei debiti sovrani e con il mutamento delle prospettive economiche
generali. L’accresciuta percezione del rischio da parte degli intermediari ha interessato
diffusamente tutte le categorie dei prenditori: nella media del quarto trimestre dell’anno il
differenziale fra il tasso di interesse a breve termine sui prestiti bancari alle imprese del
Friuli Venezia Giulia e quello richiesto dalla Banca centrale europea sulle operazioni di
rifinanziamento principali era pari a quattro punti percentuali, quasi un punto percentuale
in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Nello stesso periodo lo spread sui tassi di
interesse relativi a finanziamenti a medio e a lungo termine era salito di 1,5 punti
percentuali, portandosi al 3,7%. Non sono invece emerse variazioni di rilievo per quanto
concerne le garanzie richieste agli intermediari a tutela dei crediti concessi: la quota di
finanziamenti assistiti da garanzie reali è rimasta complessivamente intorno al 30%,
oscillando fra il 20% delle imprese a basso rischio e il 35% di quelle più rischiose
(Fig.1.12b).
Nella media dei quattro trimestri terminanti a giugno del 2012 l’incidenza delle nuove
sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è lievemente aumentata, attestandosi all’1,8%
(1,6% a dicembre 2011) (Tab.1.6).
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Fig.1.12 – Tassi e garanzie per classe di rischio delle imprese in Friuli Venezia Giulia (1)
(valori percentuali)
(1) Le imprese sono classificate sulla base dello score calcolato dalla Centrale dei bilanci sui dati di bilancio
del 2007. Il criterio di classificazione adottato è il seguente: rischio basso, score 1, 2, 3 e 4; rischio medio,
score 5 e 6; rischio alto, score 7, 8 e 9.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
Tab.1.6 – Nuove sofferenze, esposizioni incagliate o ristrutturate in Friuli Venezia Giulia
(1) (valori percentuali)
(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di
cartolarizzazione. (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto
e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le istituzioni
senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (4) Esposizioni
passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti in bonis in essere all’inizio del periodo. I valori sono
calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. (5) Il denominatore del
rapporto esclude le sofferenze.
Fonte: Banca d’Italia 2012c.
Gli ingressi in sofferenza delle imprese, più consistenti per le aziende di maggiori
dimensioni, sono rimasti sostanzialmente stabili al 2,3%, valore superiore a quelli registrati
negli anni precedenti la crisi (Fig.1.13); tra i principali comparti produttivi il credito al
settore delle costruzioni ha presentato la maggiore rischiosità (4,1%). Tra la fine del 2010 e
quella del 2011 la quota dei prestiti in temporanea difficoltà di rimborso (esposizioni
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
incagliate e ristrutturate) sul totale dei finanziamenti è rimasta stabile sia per le imprese sia
le famiglie (rispettivamente 3,9 e 1,5%).
Fig.1.13 – Difficoltà di rimborso dei prestiti: imprese in Friuli Venezia Giulia (1)
(dati trimestrali; in percentuale dei prestiti)
(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di
cartolarizzazione. I dati relativi al primo trimestre del 2012 sono provvisori.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
Tab.1.6 – Prestiti e sofferenze delle banche per settore di attività economica
in Friuli Venezia Giulia (1) - (consistenze di fine periodo in milioni di euro)
(1) I dati si riferiscono alla residenza della controparte. Il totale include anche le istituzioni senza scopo di
lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. A partire da giugno 2011
sono incluse le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti.
(2) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze e non sono corretti per le cartolarizzazioni.
(3) A gennaio 2011 le sofferenze sono state influenzate da discontinuità dovute a operazioni societarie
realizzate da alcuni gruppi bancari.
(4) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese
individuali con meno di 20 addetti.
(5) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Indicazioni sull’andamento futuro del flusso di sofferenze possono ricavarsi dagli
indicatori della qualità degli impieghi, basati sulla transizione dei prestiti tra i vari stati di
rischiosità, per grado crescente di ‘anomalia’. Nel 2011 l’indice di deterioramento netto
relativo ai prestiti alle imprese si è collocato su valori più contenuti rispetto all’anno
precedente e alla media nazionale: la quota di prestiti la cui qualità è peggiorata è stata
superiore del 4% a quella la cui qualità è migliorata; a metà del 2010 questo indicatore di
rischiosità aveva raggiunto un picco negativo del 5,5% (Fig..1.14) (Banca d’Italia, 2012b).
Fig.1.14 – Tasso di deterioramento netto del credito: imprese in Friuli Venezia Giulia (1)
(valori percentuali)
(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di
cartolarizzazione. I dati relativi al primo trimestre del 2012 sono provvisori.
Fonte: Banca d’Italia 2012b.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
2.
La valutazione del "rating" delle PMI.
2.1 Premessa
Dall'analisi effettuata sull'attuale situazione del rapporto banca - impresa è emerso che le
criticità dell'accesso al credito da parte delle PMI coinvolge entrambi gli elementi del
rapporto, cioè sia la scarsa quantità di offerta rispetto alla domanda (che pure non è
eccessiva per la carenza di nuovi programmi di investimento a causa della crisi), sia
l'elevato costo del denaro (soprattutto per le imprese minori).
Sebbene sia chiaro che ogni mercato in cui la domanda ex-ante superi l'offerta delle
quantità disponibili crei un aumento dei prezzi, nel caso in esame esistono pure altre cause
del fenomeno che hanno contribuito ad espandere le criticità.
In sintesi e richiamando alcune considerazioni già svolte, la carenza di credito disponibile
da parte delle banche si è originata principalmente da:
 gli effetti negativi della prima crisi finanziaria, che ha reso le banche più prudenti nella
concessione di credito, anche in relazione all'avvio di parametri più stringenti da parte
di Basilea II;
 le direttive più vincolanti imposte dalle autorità monetarie europee ai sistemi bancari
nazionali per evitare nuove ripercussioni finanziarie negative;
 le crescenti sofferenze bancarie sui prestiti indotte dalla crisi economica;
 gli impieghi bancari notevolmente dilatati nei periodi di espansione precedente alla
crisi;
 gli interventi di acquisto di titoli pubblici da parte delle stesse banche, per arginare le
speculazioni al ribasso e per approfittare della lievitazione dei relativi rendimenti.
Per quanto riguarda, invece, gli oneri finanziari a carico delle imprese, seppur le banche
centrali (europea e dei singoli Paesi) abbiamo tenuto a livelli molto contenuti il costo del
denaro, i tassi sono cresciuti in misura anomala per le difficoltà del debito pubblico, a
causa del forte deprezzamento dei titoli di Stato per le note tensioni speculative al ribasso.
In questo modo, al maggior costo del credito derivante dal rischio di impresa in periodi di
crisi, si è aggiunta la convenienza ad investire in titoli di Stato perché più remunerativi7.
Tale convenienza è venuta quindi ad influire sulle scelte delle banche e delle stesse
imprese, per cui:
 gli istituti di credito preferiscono godere dei tassi di interesse sui titoli, che sono molto
elevati e che di fatto non comportano quel rischio di insolvenza che i mercati
paventano;
 le imprese, con un costo di finanziamento tanto elevato per gli investimenti
programmati, preferiscono attendere tempi migliori ed invece si fanno sempre più
pressanti le richieste di prestito per sanare o procrastinare situazioni di difficoltà.
La realtà attuale, qui sommariamente tratteggiata, risulta pertanto assai grave e molto
pericolosa per la possibilità di ulteriori sviluppi negativi, anche irrimediabili. Si sta
instaurando, infatti, un circolo vizioso per cui il credito si restringe per carenza di fondi
disponibili e per il suo eccessivo costo che, a sua volta, deprime ulteriormente la situazione
economico - finanziaria delle imprese (soprattutto piccole e micro), le quali entrano in
7
Al riguardo, ormai si va gradualmente affermando l'idea, suffragata pure da alcune autorevoli
interpretazioni (anche da parte della stessa Banca centrale europea), che i comportamenti di mercato degli
operatori in titoli siano condizionati da atteggiamenti irrazionali, per cui prevalgono previsioni
pessimistiche non derivanti da obiettive valutazioni del rischio, ma da incontrollate paure in un clima
diffuso di sfiducia. Pertanto, i maggiori rendimenti dei titoli pubblici non sarebbero dovuti a maggiori
rischi effettivi sul futuro del debito pubblico.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
sofferenza o abbisognano di ulteriore credito per sopravvivere, alimentando così nuova
domanda sul mercato bancario.
Per uscire da questa spirale negativa, dopo attenta analisi, si proporranno qui varie
soluzioni, ma tutte incentrate su due linee generali di condotta per i due attori principali del
rapporto (banche e imprese), pure con l'ausilio di un prezioso intermediario che può
facilitare la realizzazione di queste azioni: i consorzi di garanzia collettiva fidi, detti anche
più brevemente Confidi o Congafi.
Le due linee di intervento ritenute prioritarie dovrebbero riguardare rispettivamente la
misurazione del rating da parte delle aziende di credito ed il miglioramento della gestione
economico - finanziaria ad opera delle imprese.
Con la prima azione si tende a rendere più obiettivo il rischio percepito sui singoli
affidamenti e su tutti gli impieghi di prestito, abbassandolo e permettendo così una scelta
migliore delle posizioni da affidare o meno in relazione ad una più precisa valutazione
della probabilità di insolvenza. Un tale vantaggio non soltanto rende meno rischiosi gli
impieghi in essere, ma permette alle banche pure di:
 espandere l'attività verso potenziali nuovi clienti e quelli esistenti;
 accrescere i risultati dell'investimento in prestiti rispetto a quelli dell'investimento in
titoli;
 mitigare i vincoli patrimoniali imposti dalla normativa di Basilea II (e prossimamente
pure da quella di Basilea III);
 adottare una politica di prezzo dei fidi più obiettiva e legata agli effettivi rischi del
credito;
 migliorare l'intera gestione dell'attività bancaria esercitata.
La seconda azione proposta, invece, dovrebbe essere realizzata essenzialmente a cura delle
imprese affidate, seppure con la collaborazione di banche e Confidi. Tale indirizzo, come
si specificherà in seguito, dovrebbe riguardare il miglioramento della gestione economica e
finanziaria dell'azienda, sia sotto l'aspetto strategico che operativo (da attuarsi anche in
questo periodo di crisi), ed una comunicazione tempestiva ed efficace dei risultati raggiunti
alla controparte bancaria. Così operando, gli effetti positivi non dovrebbero tardare, in
quanto:
 l'economia e la finanza aziendale migliorerebbero con il procedere degli interventi;
 parallelamente lieviterebbe il rendimento degli investimenti reali, che aprirebbe la
strada per nuove iniziative o per l'espansione di quelle esistenti, nonché si
rafforzerebbe la solidità patrimoniale aziendale;
 diminuirebbe il rischio di mancato rimborso dei prestiti e quindi crescerebbero le
possibilità di ottenere finanziamenti;
 i risultati verrebbero correttamente ed efficacemente diffusi a tutti gli stakeholder
dell'azienda.
Nel presente capitolo si esaminano intanto le possibilità di miglioramento del rating, così
come viene solitamente usato dagli istituti di credito, che non sempre porta a valutazioni
corrette sulla probabilità di insolvenza (default). L'analisi viene svolta con particolare
riferimento alle PMI (comprese le microimprese), perché sono quelle più penalizzate dalla
stretta creditizia ed inoltre ricevono meno attenzioni dagli istituti di credito, data la loro
numerosità e la scarsa preparazione ad instaurare efficaci rapporti banca-impresa.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
2.2 Breve descrizione del rating
Senza perseguire l'intento di svolgere una trattazione, sia pur sintetica, del rating8, giova
ugualmente richiamare alcune caratteristiche generali di tale strumento al fine di rendere
meglio comprensibili e motivati i suggerimenti e le proposte di miglioramento che si
indicheranno successivamente.
Il rating è un metodo di valutazione della capacità di credito di imprese e del rischio di
titoli obbligazionari in relazione alla probabilità di default (PD). L'importanza di una tale
valutazione è stata affermata dalla Nuova Regolamentazione Prudenziale Internazionale di
Basilea II, che ha stabilito la necessità di adeguare il patrimonio delle banche e degli altri
intermediari finanziari, a fronte di una data esposizione, al grado di affidabilità dei soggetti
finanziati. Poiché il rating esterno, dichiarato dalle società di rating abilitate, è rarissimo
per le PMI (esiste soltanto per le grandi società quotate)9, le Autorità di vigilanza hanno
imposto la realizzazione di rating interni, da parte di ogni banca, per i propri affidati.
Accanto al calcolo metodologico dei risultati quantitativi, comunque, si accompagna una
valutazione qualitativa, la quale, se ritenuta sufficientemente fondata, può anche smentire
in tutto od in parte i risultati meramente quantitativi, con la possibilità di deroga secondo
un procedimento tecnico denominato override. In questo modo si consente di raggiungere
una più precisa e razionale valutazione dell'affidabilità di singoli debitori o di gruppi
omogenei di essi.
I sistemi interni di rating che le banche sono tenute a realizzare sono "complessi
meccanismi in grado di attribuire alle posizioni già finanziate o da finanziare una misura di
sintesi del rischio (rating) in corso dalla banca erogante, espresso secondo una scala di
giudizio numerica o alfanumerica" (Gai, 2008). Tali sistemi devono essere "validati" dalla
Banca d'Italia e comprendono "l'insieme strutturato e documentato delle metodologie, dei
processi organizzativi e di controllo, delle modalità di organizzazione delle basi dati che
consente la raccolta e l'elaborazione delle informazioni rilevanti per la formulazione di
valutazioni sintetiche della rischiosità di una controparte e delle singole operazioni
creditizie" (Banca d'Italia, 2006).
Gli elementi costitutivi di ciascun sistema riguardano:
 le categorie di esposizioni creditizie che compongono il portafoglio degli impieghi
(enti, imprese, al dettaglio, ecc.);
 le componenti di rischio che differenziano le singole posizioni (probabilità di default,
perdita in caso di default, esposizione in caso di default, durata);
 le funzioni di ponderazione da assegnare alle diverse categorie;
 i requisiti minimi di tipo organizzativo e quantitativo, che per la categoria "imprese" e
per la componente di rischio PD devono:
 definire le caratteristiche del sistema (se più o meno incentrato sulla componente
automatica);
8
9
La letteratura sul rating è ormai vasta e numerosa. Tra le diverse fonti, si consiglia comunque la lettura
dell'opera di Lorenzo Gai (2008), Il rating delle PMI, che si presenta sintetica e completa, anche con
particolare riferimento all'oggetto dell'approfondimento che si intende qui svolgere. Al riguardo, la
presente descrizione del rating non fa che riassumere prevalentemente la più ampia trattazione di questo
volume.
In realtà, almeno le società di capitali oltre una certa dimensione ed operanti a livello internazionale
dovrebbero auspicabilmente avere un rating ufficiale. Ma attualmente in questo campo esiste l'abusato
monopolio delle tre società multinazionali di rating (Standard & Poor's, Moody's e Fitch) e poche altre a
livello europeo. Con il nuovo Regolamento europeo CE n. 1060/2009 dovrebbero crescere le agenzie di
rating riconosciute dalla nuova autorità di vigilanza europea (ESMA) con requisiti più stringenti. Con il
nuovo sistema è stata recentemente abilitata una prima società italiana (CRIF).
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 utilizzare il sistema in un'ottica gestionale sempre più ampia (dopo l'utilizzo
basilare per la concessione dei prestiti);
 individuare opportune classi di rischio delle esposizioni;
 stimare una PD per ciascuna classe di rischio sulla base della media di lungo
periodo dei tassi di default annui osservati;
 usare dati interni e/o esterni di fonte campionaria e coerenti per la stima delle PD;
 testare il metodo di calcolo individuato per la stima di cui sopra;
 effettuare prove di stress con varie metodologie per simulare la sensibilità del
portafoglio a variazioni rilevanti;
 adottare regole di ponderazione adeguate per la PD e per la sua eventuale modifica
in caso di garanzie;
 rilevare sistematicamente tutti i dati, anche in serie storiche sufficientemente estese.
In relazione ad alcuni importanti fattori distintivi, i principali modelli di rating possono:
 adottare una metodologia di rating o di scoring, tenendo comunque fermo l'obiettivo
che anche il secondo modello deve sempre consentire di arrivare a calcolare una
probabilità di insolvenza (PD);
 pervenire ad un rating di controparte (per singolo affidato) o ad un rating di ogni
operazione;
 utilizzare il sistema soltanto per la fase di accettazione ed erogazione del credito o
anche per il monitoraggio andamentale lungo tutta la durata di vita del rapporto bancaimpresa;
 automatizzare più o meno l'assegnazione del rating;
 implementare le informazioni qualitative in relazione alle dimensioni della clientela o
all'esposizione accumulata nei confronti di questa;
 tenere conto, nella valutazione, del ciclo economico (rating Point In Time - PIT)
oppure no (rating Through The Cycle - TTC).
Ovviamente la complessità del sistema permette soltanto alle grandi banche di adottarlo
nelle forme più complete, ma i vantaggi che si ricavano dal suo utilizzo sono importanti
anche per gli intermediari finanziari minori che dovrebbero, almeno molto gradualmente,
implementare buona parte del sistema medesimo.
2.3 Possibilità di miglioramento del rating
Considerato che il rating è uno strumento indispensabile (ed obbligatorio) per valutare la
probabilità di insolvenza degli affidati e quindi per gestire al meglio gli impieghi bancari
nell'interesse della banca, ma anche dei clienti affidati e della collettività economica in
generale, si tratta di individuare le possibilità di perfezionare il sistema per una più efficace
valutazione dei risultati, la quale può permettere una previsione migliore delle situazioni a
rischio che successivamente la realtà verificherà. Dalla sommaria descrizione del
precedente paragrafo, infatti, non può sfuggire che il sistema è molto articolato e
complesso e quindi nella pratica, sia progettuale che realizzativa, possono insinuarsi
sfasamenti ed incongruenze di vario tipo, che poi finiscono per scaricare i relativi effetti
negativi sull'affidabilità dei risultati. Inoltre, è chiaro che un sistema perfettamente
predittivo della realtà futura non esiste e pertanto si devono comunque effettuare
progressivi tentativi per arrivare ad una stima soddisfacente del rischio.
Ovviamente, non si pretende di entrare nel merito delle metodologie matematico statistiche che fanno funzionare l'intero sistema, né sui modelli informatici che rendono
possibili le numerose e complesse operazioni, ma, più operativamente, si cercano di
individuare le eventuali possibilità di miglioramento per quanto riguarda le modalità
applicative del sistema. In linea generale, infatti, se si può dare per scontata una scientifica
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
impostazione dei modelli esistenti e così pure per una sua fedele applicazione con
strumenti tecnologici adeguati, che ora possono essere molto sofisticati, risulta sempre
difficile reperire i dati e le informazioni più congrue per consentire la previsione e la
rappresentazione dei risultati in maniera coerente con l'obiettivo prefissato. Basta, a volte,
anche un semplice fraintendimento sul contenuto o sull'interpretazione di alcuni dati per
giungere a conclusioni fuorvianti.
Innanzitutto, per quanto riguarda alcuni aspetti citati nell'analisi preliminare10 per
l'impostazione del modello di rating, si ritiene che già le linee-guida e le regole applicative
previste dalla normativa siano esaurienti sulle definizioni e sulle modalità di raccolta,
osservazione ed elaborazione dei dati. Ma una prima precisazione può essere considerata
per quanto riguarda la segmentazione delle imprese in cluster.
Tenendo presente che le grandi imprese vanno trattate a parte, le PMI dovrebbero
sottostare ad una valutazione uniforme nei criteri, ma con una parametrazione differente in
rapporto a:
 classi dimensionali;
 classi settoriali;
 classi geografiche.
Per la prima classificazione, è consigliabile, seguendo la normativa europea, distinguere
tutte le imprese affidate in micro, piccole e medie. Per la seconda è importante il settore di
attività economica esercitata e per la terza il fattore di segmentazione potrebbe essere la
regione (per le banche locali, comunque, non avrebbe senso una segmentazione inferiore al
territorio provinciale). La predisposizione di un sistema di valutazione che per le imprese
tenga conto di queste differenze appare indispensabile per una migliore valutazione del
merito creditizio, in quanto dagli andamenti trascorsi si sono osservate varie specificità di
comportamento e di reazione delle imprese per dimensione, settore e zona geografica, per
cui in periodi e situazioni comuni i risultati di gestione (e quindi anche le probabilità di
default) sono stati anche molto diversi.
Non si ritiene, invece, di procedere a segmentazioni per forma giuridica, poiché le
performance aziendali sono poco sensibili a tale classificazione. La natura giuridica,
comunque, assume rilevanza in merito alla disponibilità di dati ed informazioni importanti
per il sistema e pertanto il problema consiste nel reperire fonti di dati uniformi, come si
vedrà subito appresso.
Un altro aspetto rilevante dell'architettura del modello, infatti, riguarda le fonti informative
elementari da utilizzare per la valutazione dei risultati. Le principali tipologie si riferiscono
a dati:
 quantitativi economico – finanziari (soprattutto di bilancio), da predisporre in serie
storiche;
 andamentali (sia interni al rapporto banca - impresa, sia provenienti dalla rilevazione
esterna della Centrale dei rischi);
 qualitativi (sia di natura storica che andamentale);
 di qualsiasi altra natura.
Per quanto riguarda i dati quantitativi, i più rilevanti sono quelli di bilancio che,
ovviamente, vanno integrati con opportuni indici e con altre informazioni provenienti dai
documenti allegati (nota integrativa, relazione degli amministratori)11. Con i dati di
10
11
Anche nella individuazione degli aspetti da migliorare si seguirà in linea generale la traccia espositiva di
Gai (2008). Ovviamente, le considerazioni qui avanzate possono discostarsi dai contenuti dell'analisi
descrittiva di tale testo.
Pur trattandosi di PMI, ad esempio, è irrinunciabile la rilevazione degli addetti e della compagine
societaria.
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bilancio, infatti, si può ottenere una valutazione complessiva della situazione economica e
finanziaria dell'impresa affidata o da affidare, sia sotto l'aspetto statico (mediante indici),
sia sotto quello dinamico (analisi dei flussi) e pertanto il peso della loro valutazione
dovrebbe essere superiore a quello delle altre categorie.
L'importanza decisiva di questi dati ai fini di un fondato giudizio di rating viene tuttavia
sminuita dal fatto che la loro disponibilità avviene nell'anno successivo 12 e che le cifre
contenute risentono spesso di valutazioni di natura fiscale che non riflettono la reale
situazione aziendale13. Ma esiste pure un problema di uniformità di rilevazione contabile,
in quanto:
a) il bilancio completo è quello redatto dalle società di capitali (ex artt. 2424 e 2425 C.c.);
b) per le stesse società di capitali di minori dimensioni si adotta un bilancio in forma
abbreviata (ex art. 2435 bis C.c.);
c) per le società di persone e per le imprese individuali non è previsto alcun bilancio
civilistico, ma la tenuta di una contabilità ordinaria a fini fiscali, che ovviamente, per la
stima del rating, deve essere integrata con qualche voce di raccordo, onde arrivare
almeno ad un sintetico bilancio che esprima le principali caratteristiche della situazione
economica e finanziaria aziendale;
d) per le società e le imprese di cui al punto c) di piccole dimensioni vi è soltanto
l'obbligo fiscale di una contabilità semplificata che impone la rilevazione solo di poche
voci del conto economico (pertanto con la necessità di più ampie integrazioni).
Questa rilevante differenza nella raccolta dei dati di bilancio secondo la natura giuridica
della clientela comporta comunque qualche difficoltà, ma, come si è accennato in
precedenza, ciò non dovrebbe comportare valutazioni differenti per le imprese dello stesso
settore, dimensione e ripartizione geografica14. Si tratta, invece, di rendere omogenee
almeno le principali voci di bilancio, come, ad esempio:
a) per lo stato patrimoniale:
 attività immobilizzate;
 attività correnti (di cui liquide);
 patrimonio netto;
 passività consolidate;
 passività correnti;
b) per il conto economico:
 valore della produzione;
 valore aggiunto;
 margine operativo netto (MON);
 risultato ante - imposte;
 risultato netto di esercizio.
Con questi pochi dati è possibile costruire i principali indici di struttura e di situazione (sia
sotto l'aspetto economico che finanziario) in maniera sufficientemente significativa per
qualsiasi impresa, anche per le più piccole e semplici, in modo da poter fare riferimento
agli indici più appropriati di settore, dimensione e localizzazione, ovviamente da
confrontare con parametri standard di tali indicatori. Mentre per le aziende maggiori i
12
13
14
28
Il bilancio è generalmente approvato entro il primo semestre dell'anno successivo.
A parte i casi di illeciti contabili, effettivamente le poste dichiarate risentono di valutazioni ispirate alle
norme fiscali ai fini della determinazione del reddito imponibile, piuttosto che ai criteri civilistici dettati
dal codice.
Come si è anticipato, è difficile ipotizzare che l'andamento economico e finanziario, a parità di settore,
dimensione e localizzazione aziendale dipenda dalla natura giuridica di società per azioni, piuttosto che di
società in nome collettivo, o di ditta individuale.
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riferimenti possono essere più estesi ed articolati anche ad ulteriori dati di bilancio (e
relativi indici, nonché flussi), per quelle minori i pochi risultati da calcolare e la loro
efficacia informativa possono compensare il maggiore sforzo di raccolta e di integrazione
dei dati non conosciuti. Tale impegno, tra l'altro, può essere condiviso con ciascuna
azienda interessata e pure, come si vedrà meglio in seguito, con l'ausilio dei Consorzi
garanzia fidi, che nella fase istruttoria della concessione del credito (ma, in prospettiva,
anche in quella decisoria) dovranno risultare sempre più attivi proprio nella collaborazione
alla costruzione e gestione del sistema di rating che comunque rimarrebbe di competenza
della banca.
Ma a questo punto vi sarebbe spazio per ulteriori miglioramenti del sistema dal punto di
vista degli standard preventivi di confronto per la valutazione del merito. Tralasciando ad
un esame successivo il campione di imprese di riferimento, è qui il caso di segnalare che
molti (o troppi) indicatori, eccettuati i casi complessi e di difficile interpretazione dei
risultati, portano ad una certa confusione di segnalazioni (indicatori ritenuti positivi e
negativi in maniera più o meno contrastante, od in contraddizione con altri, oppure
amplificatori delle medesime tendenze), per cui risulta oltremodo difficile pervenire ad un
giudizio sintetico, rispetto a quanto qui proposto che invece mira alla chiarezza della
situazione mediante pochi indici e con l'impegno di ulteriori approfondimenti solo in caso
di andamenti assai incerti. D'altro canto, l'esigenza di risposte tempestive alle richieste di
prestito da parte di una clientela pressata da difficoltà finanziarie e molto frammentata
porta a preferire un'analisi esauriente, che può diventare più precisa in relazione alla
minore numerosità di dati, purché essenziali.
Per quanto riguarda i dati andamentali, questi riguardano i dati interni al rapporto in essere
tra banca e cliente e quelli esterni provenienti dalla Centrale dei rischi, che permette di
accertare la situazione debitoria complessiva dell'impresa affidata (o da affidare), la
composizione del relativo debito e la presenza di eventuali difficoltà finanziarie (graduate
fino all'insolvenza vera e propria). In questo modo, si può ottenere un monitoraggio
costante e tempestivo della singola posizione ed opportuni parametri standard fungono da
componenti del rating in maniera decisiva, in quanto un'improvvisa variazione della
situazione debitoria aziendale, sia positiva che negativa, permette un giudizio diverso
sull'affidato e quindi giustifica un differente comportamento della banca nei suoi confronti.
L'importanza dei dati andamentali non soltanto è legata alla loro tempestività, rispetto ai
tempi di disponibilità dei bilanci, ma anche alla loro significatività per costruire un solido
ed efficace rapporto banca - impresa. Soprattutto dal monitoraggio della correttezza dei
rapporti interni, infatti, scaturiscono le condizioni per un reciproco vantaggio in termini
economici ed organizzativi da parte di entrambe le controparti. Indipendentemente dalla
capacità di credito della singola impresa, questa è in grado di avvantaggiarsi meglio dei
finanziamenti a disposizione se li programma e li gestisce correttamente. D'altro canto, la
banca affidante può fornire un servizio finanziario più efficace e meno oneroso se si
verifica un suo appropriato utilizzo.
Senza addentrarsi troppo nei dettagli, l'uso delle forme tecniche convenute e la tempestività
e correttezza delle relative operazioni portano ad una migliore programmazione delle
imprese e delle banche assieme, che possono gestire più efficacemente la propria liquidità
e questo vantaggio (soprattutto per le banche che hanno problemi di tesoreria rilevanti e
molto complessi) è essenziale per l'economicità della stessa azienda di credito. Una
clientela, seppur non a rischio di insolvenza, potrebbe generare notevoli difficoltà
economiche e finanziarie ai propri creditori se la conduzione del rapporto di indebitamento
risultasse confusa e distorta. Per questo, le banche giustamente tendono sempre più nel
rating a dare importanza (cioè un peso adeguato) a questa categoria di dati (per le imprese
minori inserite nel segmento retail, i dati andamentali sono pressoché decisivi), anche per
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quanto riguarda la fissazione degli oneri sul credito corrisposto; ma è chiaro che non si
possono ignorare i risultati economico – finanziari, che permettono anche di interpretare
meglio gli eventuali andamenti anomali. Ovviamente, pure la banca, nel suo
comportamento durante il rapporto, deve agire altrettanto correttamente e speditamente nel
suo stesso interesse, superando efficacemente eventuali strettoie burocratiche e complessità
organizzative, in quanto prestiti accordati in ritardo od in forme non adeguate alle esigenze
operative dell'impresa possono ugualmente creare oneri aggiuntivi per quest'ultima o la
perdita di fruttuose opportunità.
I dati qualitativi riguardano per lo più informazioni di varia natura sull'impresa affidata,
solitamente non sono legati a parametri quantitativi e servono per meglio valutare la
situazione aziendale, soffermandosi su aspetti non considerati con le precedenti
informazioni. Ad esempio, si può considerare: la struttura proprietaria, quella del business
e dei suoi punti di forza e di debolezza, l’evoluzione dell’ambiente esterno, ecc.. Tale
operazione è molto importante, ma anche molto delicata, in quanto può duplicare
informazioni quantitative già esistenti, amplificando così gli effetti positivi o negativi di un
certo fenomeno. In generale, i criteri di ammissione o meno di un dato qualitativo nel
sistema di rating dovrebbe incentrarsi sulla possibilità attesa che questo riesca a modificare
il giudizio complessivo ottenibile con gli altri dati.
Ad esempio, la liberalizzazione di un mercato o, al contrario, la sua ulteriore
regolamentazione, può portare ad una variazione del fatturato aziendale sinora rilevato nei
bilanci già soggetti a rating. Attualmente, inoltre, il livello di internazionalizzazione di
un'impresa deve certamente sfociare in un rating migliore rispetto a quello di altre imprese
con indicatori di pari livello, ma operanti esclusivamente nel mercato interno. Inoltre, la
qualità delle risorse umane e la ricerca tecnologica (come pure l'intensificazione delle
innovazioni brevettate) sono fattori decisivi per lo sviluppo futuro, anche se in passato i
risultati sono stati modesti.
Pertanto, la rilevazione di dati qualitativi può modificare sensibilmente il rating dei dati
quantitativi ed andamentali, anche facendo cambiare completamente il giudizio
sull'azienda (sia "in bonis", che "in default"), ma bisogna avere una fondata opinione che il
dato qualitativo esaminato sia in grado di modificare l'andamento economico - finanziario
sinora presentato.
Analoghe osservazioni valgono per i dati di altra natura, che possono essere i più svariati,
ma che devono essere rilevanti ai fini del giudizio finale sul grado di solvibilità
dell'affidato. Essi consistono, in linea generale, in informazioni settoriali, esterne sul conto
dell'impresa, previsionali sulle prospettive andamentali.
Le informazioni settoriali si riferiscono a medie di settore e di territorio che possono essere
indicative dell'andamento generale del settore in cui opera l'azienda, sulla base del quale si
può confrontare la performance dell'impresa da valutare. Tale confronto può risultare
molto importante perché l'andamento dell'affidato, positivo o negativo che sia, può trovare
diversa valutazione se in armonia o meno con l'andamento settoriale (e pure territoriale 15).
Al riguardo, è da osservare, come si vedrà meglio in seguito, che l'attuale disponibilità di
bilanci aggregati per settore e territorio (nonché per dimensioni aziendali) può costituire
una fonte essenziale di dati di posizionamento competitivo dell'impresa affidataria rispetto
alla realtà in cui opera.
Per quanto riguarda le informazioni esterne, queste si riferiscono solitamente ad eventuali
fonti di origine non bancaria (protesti, ipoteche, garanzie varie a terzi, ecc.). Si tratta di
notizie che possono influire sulla solvibilità futura dell'affidato.
15
30
Non è soltanto il settore ma anche il territorio a fare la differenza, a seconda che questo sia più o meno
sviluppato, comprenda distretti produttivi, sia prossimo ad aree urbane molto avanzate, ecc..
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Al contrario, possono incidere favorevolmente sul giudizio di rating informazioni
previsionali sui programmi aziendali in corso o futuri, quando i relativi risultati positivi
vengano sufficientemente dimostrati in razionali business plan. I programmi strategici di
ricerca e di innovazione sono gli unici in grado di capovolgere la situazione aziendale
anche in periodi di crisi e nonostante le prospettive negative di tutto il sistema economico.
Per questo, occorre maggiore attenzione delle banche per quelle imprese, purtroppo
attualmente poche, che programmano investimenti innovativi pure in questi tempi di
difficoltà. Trascurare la domanda di credito in investimenti aggiuntivi (purché
sufficientemente programmati) è una perdita di opportunità grave sia per l'impresa che per
la banca, perdita che danneggia ancor più la crisi del sistema creditizio.
Ovviamente, data la natura spesso non parametrabile delle informazioni qualitative e pure
di molte altre notizie residuali (ma non per i dati medi settoriali), non necessariamente tali
informazioni devono essere inserite direttamente nel sistema di rating, in quanto è molto
difficile ed oneroso trattarle statisticamente e nell'ambito di modelli con valori di natura
eterogenea. Più efficacemente, quindi, dette informazioni, qualora siano ritenute congrue
per modificare il rating basato su dati quantitativi ed andamentali, vengono trattate in
appositi processi decisionali di overriding, in deroga alle risultanze del rating medesimo.
Ovviamente, affinché ciò venga riconosciuto ai fini della valutazione prudenziale del
rischio sancita da Basilea II, occorre che tale procedimento si uniformi alla rigida direttiva
prevista in questo campo, altrimenti la banca è costretta a rafforzarsi patrimonialmente
pure in questi casi, anche se il rischio derivante dalla deroga risulta più basso. Pertanto, gli
istituti di credito non largheggiano nella rilevazione dei dati qualitativi o comunque di
informazioni aggiuntive a quelle previste dal sistema di rating, ma in realtà gli oneri
aggiuntivi per le pratiche di override, se giustificate da riscontri affidabili, possono
migliorare sostanzialmente la valutazione del rischio complessivo rilevato dal rating. Anzi,
se vi è l’esigenza di praticare spesso operazioni di override, è opportuno esaminare le
cause degli scostamenti dal sistema e, se necessario, provvedere ad alcune modifiche dello
stesso impianto statistico del rating.
Più in generale, bisogna osservare che i vincoli imposti da Basilea II erano stati concepiti e
regolamentati in un periodo congiunturale diametralmente opposto all'attuale, quando
l'economia mondiale era in forte espansione e quindi i pericoli di una diffusione del credito
per motivi speculativi erano reali. Tanto è vero che proprio nel 2008 (l'anno di
introduzione di detti vincoli) si è verificata la crisi finanziaria che attualmente stiamo
ancora attraversando. L'opinione dominante, in quella circostanza, ha imputato
erroneamente la crisi agli scarsi effetti dei vincoli di Basilea, per il fatto che questi
sarebbero stati inadeguati e non applicati rigidamente in fase iniziale. Così, non soltanto le
Autorità di vigilanza hanno successivamente imposto alle banche nuovi vincoli transitori
negli anni successivi, ma si sono avviati gli accordi per ulteriori restrizioni prudenziali
nell'erogazione del credito (Basilea III). In realtà, ora si afferma più razionalmente che la
crisi del 2008 avvenne perché precedentemente a quell'anno si largheggiò nel credito
proprio in quelle iniziative a rating bassissimo16, supportato da un tasso d'interesse elevato
il cui pagamento provocava un’ulteriore lievitazione delle probabilità d'insolvenza. I nuovi
vincoli di quell'anno, pertanto, non potevano certamente porre rimedio a situazioni
generalizzate già compromesse.
Ma la convinzione che le regole di Basilea II fossero troppo blande ha preso ormai il
sopravvento e purtroppo ne stanno subendo le conseguenze i sistemi produttivi che, al
16
Basti pensare che la causa principale accertata del dissesto finanziario è stata quella dei mutui subprime,
che, per definizione, consistono in prestiti la cui affidabilità è dubbia e pertanto prevedono tassi di
interesse molto elevati per il maggiore rischio.
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contrario, non speculano e la cui affidabilità è generalmente ben superiore a quella dei
prestiti speculativi, per il fatto che il rischio d'impresa, pur in un periodo di crisi come
l'attuale, è basato su attività comunque produttive di beni e servizi utili alla collettività, che
esigono un prezzo obiettivamente determinabile, a differenza degli investimenti in attività
volatili la cui convenienza si realizza soltanto se un mercato drogato ed irrazionale porterà
le quotazioni ai livelli desiderati dallo speculatore.
Ora il rating dovrebbe innanzitutto rilevare queste macroscopiche differenze, ma più in
generale dovrebbe essere in grado di captare correttamente le differenze di rischio, perché
soltanto così svolge una funzione irrinunciabile nel sistema economico. La limitazione del
modello ai dati di bilancio ed a quelli andamentali, pur utile, non è sufficiente ad una
percezione soddisfacente del grado di rischio e quindi, ove possibile, risulta essenziale
l'integrazione con ulteriori informazioni esterne al modello, da soppesare adeguatamente
nel merito.
2.4 Ulteriori aspetti da considerare nella revisione del rating
Sempre in un'ottica di possibile revisione del sistema di rating per renderlo vieppiù efficace
nella valutazione dei rischi effettivi, è importante considerare gli effetti della situazione
congiunturale. È chiaro che in un periodo di crisi come l'attuale, che, tra l'altro, pare si stia
tramutando da congiunturale in strutturale, tutto il sistema produttivo ne risente e quindi in
linea generale aumenta il rischio d'insolvenza per tutti.
I sistemi di rating interno (ossia quelli adottati dalle aziende di credito), infatti, tendono a
prendere a riferimento tassi di default stabili nel tempo e quindi ad aumentare la
migrazione degli affidati che si trovano nelle diverse classi17. In altri termini, tali sistemi
definiti, come già accennato, PIT (Point In Time) prevedono per ciascun livello di
parametro di default una certa probabilità fissa. Se poi la situazione congiunturale muta, è
chiaro che ci saranno più o meno imprese (a seconda che il cambiamento sia favorevole o
sfavorevole) a presentare un certo livello in quel particolare parametro.
È chiaro, quindi, che nell'attuale situazione di crisi, sia economica che finanziaria, ciascun
indicatore di insolvenza assegna teoricamente sempre le stesse probabilità, ma queste di
fatto aumentano in quasi tutte le imprese, in quanto presentano indicatori peggiori. Infatti, i
sistemi di rating entrati in vigore nel 2008 sono stati "tarati" sui parametri e sulle
insolvenze verificatisi negli anni precedenti quando l'economia era in espansione. Ciò
significa che non soltanto le imprese di dubbia affidabilità presentano un rischio maggiore
di insolvenza, ma pure le imprese meritorie di credito risultano interessate dal
downgrading. Ma, in quest’ultimo caso, non è detto che utili più contenuti e minori flussi
di autofinanziamento aziendale siano tali da creare un maggior rischio di insolvenza e
pertanto non si può far retrocedere automaticamente un’impresa ad una fascia di rischio
peggiore (e quindi ad una riduzione del suo credito) se il peggioramento non raggiunge
livelli di guardia significativi per il rischio.
Ora, in presenza di un mutamento drastico delle condizioni congiunturali:
a) le probabilità di default possono modificarsi in relazione ai precedenti valori
previsionali, in quanto non è detto che il peggioramento sia proporzionale
all'incremento delle insolvenze;
b) occorre una classificazione degli affidati con una maggiore tolleranza per evitare, nella
pratica, di far scontare a tutti indistintamente una restrizione creditizia, anche ai
soggetti affidabili (che comunque peggiorerebbero i pur ottimi indicatori) ed a quelli
17
32
Diversamente avviene per i sistemi di rating esterno (adottati dalle società di rating) che partono dalla
situazione congiunturale di contesto per valutare, poi, il posizionamento dell'impresa rispetto ad un simile
contesto.
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che, nonostante la situazione di difficoltà, presentano comunque buone probabilità di
rimanere "in bonis"18.
Pertanto:
a) una revisione dei principali parametri di sistema sulla base di apposite indagini in
periodi di crisi può presentare un'analisi più aggiornata e reale per la valutazione "ex
ante" del rischio complessivo e delle singole posizioni, operando una migliore
classificazione del rating;
b) un allargamento del credito alle fasce di rating "in bonis" ed un restringimento a quelle
peggiori avrebbe un salutare effetto compensativo su tutto il sistema del rischio e sulle
norme prudenziali di Basilea II, anche se obiettivamente è difficile far rientrare le
esposizioni più deteriorate. Ma esistono pure spazi di manovra nell'ambito dell'entità
dell'insolvenza e della quantità di credito da recuperare, per cui la perdita attesa, che
conta maggiormente ai fini della patrimonializzazione della banca e che può discostarsi
notevolmente dalla probabilità di default, risulta comunque contenuta19.
Anche la stessa Banca d’Italia (2006) ha riconosciuto che nei momenti eccezionali di crisi i
risultati dei metodi statistici perdono in parte la loro capacità predittiva e che pertanto è
importante che si integrino i dati del rating con informazioni dirette sui clienti e sulle
economie locali in cui operano, sia affinando i metodi di valutazione derivanti dal sistema,
sia implementando i processi di override.
È infine da considerare che le regole di Basilea si sono focalizzate sulla valutazione dei
rischi di credito, tralasciando di regolamentare altrettanto rigidamente i rischi da attività
finanziarie speculative che sono soggette a volatilità ben maggiori (derivati, future, ecc.).
Ovviamente ogni banca deve calcolare pure tali rischi e provvedere ad adeguati
accantonamenti in corrispondenza, ma non esistono norme in proposito tanto stringenti e
quindi succede che le banche operanti prevalentemente in attività finanziarie (come quelle
anglosassoni) sono meno vincolate rispetto a quelle italiane che erogano credito al sistema
produttivo. Questo rappresenta un grave difetto del sistema cui la normativa internazionale
non ha ancora posto rimedio e quindi si assiste a crisi finanziarie ricorrenti che finiscono
per provocare difficoltà anche al sistema creditizio che è costretto ad imporre ulteriori
restrizioni. Purtroppo, la risoluzione di tale problema è ancora lontana, considerato che la
comunità finanziaria internazionale è molto eterogenea per trovare un accordo in questo
campo e che attualmente predominano ancora le posizioni liberiste di "lasciar fare" al
mercato dei capitali anche quando questo assume rischi eccessivi (tranne poi imporre la
massima prudenza per il finanziamento delle attività reali, che obiettivamente hanno minor
rischio, ma che devono subire tutti i danni economici derivanti dai fallimenti dello stesso
mercato dei capitali).
Un ultimo aspetto va segnalato a proposito del rating e della sua costruzione. Si tratta del
campione di stima, ossia del campione di imprese che viene assunto come modello di stima
per verificarne "a priori" il comportamento ed i dati utili in un certo periodo di
osservazione, al fine di prevedere la probabilità di tenuta o di insolvenza.
18
19
In altri termini, un'impresa eccellente, pur venendo contagiata dalla crisi, attraverso opportune
ristrutturazioni e riconversioni, che comunque richiedono maggior credito, riesce a superare le difficoltà
ed a riposizionarsi competitivamente sui mercati esteri e su quello interno (anche occupando posizioni
che prima erano detenute da concorrenti divenuti poi insolventi). D'altra parte, molte altre imprese di
medie efficienza, che ora presentano maggiori probabilità di insolvenza, abbisognano invece di maggiori
finanziamenti per sostenere i costi fissi divenuti proporzionalmente superiori rispetto ai ricavi che nel
frattempo si sono contratti.
In generale succede invece che nei periodi di crisi, complice la diffusa avversione al rischio, banche ed
imprese si chiudano in se stesse. Le prime così ritengono di rientrare indiscriminatamente dalle proprie
esposizioni, senza tentare alcun adeguamento del rating, mentre le seconde rinunciano a nuovi
investimenti produttivi e migliorativi, attendendo tempi migliori.
Gorizia, novembre 2012
33
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Ovviamente il campione, per essere rappresentativo dell'universo, deve essere
sufficientemente numeroso e stratificato secondo la segmentazione desiderata degli
affidati. Ma tale requisito non sempre è possibile in quanto la clientela delle banche minori
è poco numerosa e quella degli istituti maggiori, pur numerosa, è molto eterogenea. Se poi
si fa riferimento alle banche - dati proposte con pacchetti standardizzati, queste
comprendono un eccessivo numero di imprese operanti in contesti diversissimi (anche di
altri Paesi e con dimensioni grandi o almeno medie), che per lo più non riflettono la realtà
di competenza dell'azienda di credito.
Poiché nel precedente paragrafo si è individuata come opportuna una segmentazione della
clientela produttrice per dimensione, territorio e settore, in quanto ritenuta portatrice, a
parità di situazione economico - finanziaria, di esiti diversi circa il default, pure il
campione dovrebbe assumere una tale ripartizione e significatività. Ma a questo punto,
almeno per le analisi quantitative di natura economico - finanziaria riferite alle società di
capitali, si può fare riferimento alle banche - dati sui bilanci che ora prevedono
aggregazioni di vario tipo (soprattutto nei tre aspetti che qui interessano) e che si
riferiscono all'universo di tali società20. In tal modo, le banche locali possono riferire i dati
della propria clientela all'universo delle società che si trovano nel territorio di propria
competenza (con le relative differenziazioni dimensionali e settoriali), mentre le grandi
banche possono sempre trovare, con riferimento alla nicchia di ciascun diversificato
cliente, l'universo territoriale, dimensionale e settoriale con cui confrontare i relativi
indicatori.
Pertanto ora gli istituti di credito possono disporre, in questo campo, di dati di riferimento
ben più ampi e pertinenti al segmento di rating da indagare, rispetto alle lacune e scarsa
significatività dei campioni di un tempo; ma ancora non si è verificata una vasta diffusione
delle banche - dati in questione. A tale proposito, è da osservare che:
 il bilancio aggregato presenta risultati complessivi che possono nascondere al proprio
interno anche una forte variabilità, ma, attraverso opportune aggregazioni parziali e
trattamenti statistici si possono eliminare anomalie e normalizzare i dati;
 i valori medi di aggregazione fungono meglio da guida per individuare scostamenti
dell'andamento dell'impresa rispetto a quello del cluster di appartenenza. Inoltre,
soprattutto l'analisi di bilancio per indici risulta particolarmente utile per confrontare
rapporti aziendali (economici e finanziari) con i corrispondenti rapporti di classe
dimensionale, di settore e di territorio (l'analisi del prossimo capitolo sarà esplicativa in
proposito);
 trattandosi di dati universali è essenziale far riferimento ai dati complessivi sulle
sofferenze rilevati dalla Centrale dei rischi. Al riguardo, sarebbe auspicabile che a
livello statistico venissero pubblicati dati più dettagliati sulle sofferenze suddivisi
analogamente per dimensione, settore e territorio;
 rimane comunque l'esigenza di creare un campione di riferimento per le società di
persone e le imprese individuali, i cui bilanci non sono compresi nelle banche - dati,
come già accennato. Ma è pure da rilevare che un simile campione (in questo caso
segmentato solo per settore e territorio, dato che è formato quasi esclusivamente da
imprese piccole e micro) potrebbe essere molto contenuto numericamente e pesare
20
34
Tutte le società di capitali devono depositare annualmente il proprio bilancio presso il Registro delle
imprese nella Camera di Commercio della provincia di appartenenza, ai sensi dell'art. 2435 C.C..
L'Infocamere, società per l'informatica delle Camere di commercio, archivia otticamente tutti i bilanci e li
elabora, unitamente ad altre società autorizzate, in forma singola ed aggregata, secondo vari criteri di
riclassificazione economica e finanziaria. Pertanto ora si dispone di banche - dati esaustive sui bilanci
delle società di capitali.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
poco nella valutazione del rating, in quanto fungerebbe solo da integratore del modello
universale delle società di capitali21.
Per riassumere il senso di questi due ultimi paragrafi, si può affermare che, poiché non
esiste una teoria codificata sull'insolvenza (o sulla crisi) d'impresa, nemmeno i sistemi di
valutazione ex - ante possono essere rigorosamente predittivi delle insolvenze che si
verificheranno ex - post. I modelli di valutazione attualmente in uso danno le soluzioni che
le ricerche scientifiche sinora hanno potuto fornire, ma, al di là delle metodologie, rimane
il funzionamento corretto del sistema, che deve essere basato su dati e fonti in grado di
esprimere al meglio la capacità di credito ed il rischio connesso, soprattutto in un periodo
di crisi come l'attuale in cui il peggioramento economico e finanziario espande le
insolvenze e rischia di sconvolgere l'equilibrio di interi settori e/o territori.
Le modifiche qui proposte, che non ledono l'integrità dei sistemi già in atto, ma tendono ad
un loro perfezionamento, sono volte:
a) da un lato, a ricercare soluzioni operative in grado di stimare più precisamente i casi di
insolvenza, per avviare una politica del credito più restrittiva nelle situazioni disperate
e più assecondante nelle altre;
b) dall'altro, a privilegiare le valutazioni prospettiche oltre il breve termine, spostando
l'orizzonte temporale oltre i 12 mesi previsti22. In questo modo e specificatamente per
le situazioni di crisi, la valutazione dovrebbe verificare se un'elevata probabilità di
default a breve, tale da consigliare un ridimensionamento o addirittura un annullamento
della posizione creditoria in atto, potrebbe invece essere successivamente (in tempi
ragionevoli) superata da risultati migliori, in presenza di un razionale e credibile
progetto di miglioramento/innovazione dimostrabile mediante un corretto business
plan. In questi casi si imporrebbe una deroga alle risultanze automatiche del sistema
nell'interesse congiunto dell'impresa e della banca stessa.
In tale ottica assumono rilevanza i dati quantitativi economico - finanziari, sia precedenti
sulla base dell'analisi degli ultimi bilanci, sia attuali e successivi con riferimento a dati e
informazioni previsti nei business plan che comunque devono permettere la continuazione
della serie di bilanci proiettata nel futuro, tenendo conto degli effetti generati dai progetti
sulla situazione economico - finanziaria aziendale. Ciò si ritiene importante e necessario
per rispettare i vincoli del rating e di Basilea II senza ledere ulteriormente il precario
equilibrio delle imprese, già danneggiato dalla crisi, con nuove restrizioni del credito.
D'altro canto, in questo modo si obbliga il sistema produttivo ad innovarsi, se vuole
sopravvivere alle attuali avversità.
21
22
È infatti noto che le società di capitali, pur essendo ancora numericamente inferiori alle altre imprese
(società di persone e ditte individuali), hanno un'occupazione proporzionalmente maggiore ed i principali
valori di bilancio aggregato (fatturato, patrimonio, valore aggiunto, ecc.) superano abbondantemente
quelli complessivi delle altre imprese. Inoltre, è già stato accennato che le performance aziendali in linea
generale non sono influenzate dalla natura giuridica delle imprese.
Attualmente la probabilità di default viene valutata nei prossimi 12 mesi dal momento della valutazione
medesima.
Gorizia, novembre 2012
35
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
3.
La valutazione del sistema produttivo locale ai fini del
rating
3.1 Premessa
Sottolineata l'importanza dei dati quantitativi, pur non trascurando gli altri, ai fini di un
giudizio definitivo sulla capacità di credito e quindi sulla decisione di un nuovo o di un
diverso affidamento, soprattutto nei casi dubbi ed in quelli attualmente deteriorati dalla
crisi, giova effettuare una breve analisi, sulla base dei bilanci aggregati, della situazione del
sistema produttivo in provincia di Gorizia, in questi ultimi anni caratterizzati da una crisi
congiunturale che rischia sempre più di diventare strutturale proprio perché scarseggiano i
nuovi investimenti (soprattutto quelli innovativi), anche a causa di una carenza di capitali
di credito.
Ciò permetterà in linea generale di:
 osservare l'evoluzione dei principali indici di bilancio aggregato delle società di capitali
nella provincia di Gorizia, rispetto a quanto è avvenuto a livello regionale e nazionale;
 mettere in evidenza, all'interno della provincia, le differenze delle imprese a livello
dimensionale e settoriale.
La rilevazione ed il commento di questi dati consentirà quindi di comprendere meglio le
relazioni tra gli indicatori di bilancio ed il deterioramento del credito effettivamente
verificatosi a livello locale a seguito della crisi, per rettificare così con più precisione
eventuali criteri di applicazione del rating e pervenire ad una migliore valutazione delle
imprese e ad un loro supporto.
3.2 La situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale nei
primi anni della crisi (2008 - 2010)
Per valutare la situazione economica e finanziaria del sistema produttivo locale, sono
disponibili i bilanci aggregati delle società di capitali fino al 201023, ossia i bilanci somma che esprimono la situazione complessiva di tutte le società componenti in ciascun
anno di riferimento, mediante la presentazione dello Stato patrimoniale e del Conto
economico totale24. I dati contabili desunti dai bilanci riflettono la struttura prevista dagli
artt. 2424 e 2425 C.C., ma il Conto economico, oltre a recepire lo schema ufficiale a
"ricavi e costo del venduto", inserisce pure lo schema a "valore della produzione e valore
aggiunto", che permette ulteriori valutazioni di tipo economico, anche se ai fini della
solvibilità aziendale di breve periodo i relativi dati sono meno rilevanti.
Si rammenta, infine, come già accennato, che i bilanci sono di tutte le società di capitali,
ma non comprendono le società di persone e le imprese individuali, che non sono tenute a
predisporre alcun bilancio. Talune considerazioni del capitolo precedente inducono tuttavia
a confermare la rilevanza segnaletica di questi risultati per l'intero sistema produttivo.
23
24
36
I bilanci 2011 sono in via di caricamento, da parte di Infocamere, nella banca - dati "in.balance" che poi li
elabora per dimensione, settore e territorio.
È da tener presente che il numero dei bilanci considerati varia ogni anno, in quanto tiene conto dei flussi
di nati - mortalità delle imprese e dei trasferimenti. Quindi, si tratta di un universo aperto che permette di
evidenziare i risultati complessivi dovuti anche ai cambiamenti e alle trasformazioni del tessuto
imprenditoriale nel corso del tempo. Sebbene, con alcune elaborazioni nella banca – dati, sia possibile
anche confrontare i bilanci aggregati delle sole imprese presenti nell'intero periodo di riferimento (nel
caso in esame: 2008/2010), qui si è preferito mantenere l'intero universo di ciascun anno perché
l'andamento favorevole o sfavorevole delle aziende sempre esistenti può essere modificato da quelle
nuove o dalla mancanza di quelle cessate.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
D'altro canto, per ottenere dati più precisi sulle altre forme giuridiche di impresa,
bisognerebbe ricorrere ad indagini campionarie molto articolate e dispendiose
nell'immensa frammentazione dell'universo delle società a base personale e delle ditte
individuali.
Per esaminare l'andamento economico - finanziario del sistema produttivo della provincia
di Gorizia, oggetto di questa analisi, vengono confrontati i dati di bilancio aggregato (e poi
i relativi principali indici) a livello nazionale, regionale e provinciale, nei primi anni della
crisi (triennio 2008/2000).
Poiché ai fini di questo studio non rileva tanto l'andamento dei dati temporali del periodo
(che ad ogni buon fine vengono riportati nelle Tabelle 3.1-3.6, sia per lo Stato patrimoniale
che per il Conto economico del 2008 e del 2010, relativamente ai tre livelli indagati)
quanto i diversi rapporti (indici di bilancio) che si instaurano tra le varie voci di ciascun
aggregato, si passa direttamente a commentare la tabella 3.7, la quale mette a confronto i
risultati dei tre sistemi produttivi territoriali25 (Gorizia, Friuli Venezia Giulia e Italia) sia
per il primo anno che per l'ultimo.
Tabella 3.1 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali
in provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro).
2008
1.420
Val.
Comp.
ass.
%
Numero bilanci trattati
2010
1.551
Val.
Comp.
ass.
%
ATTIVO
Attività immobilizzate
– crediti oltre l'esercizio (1)
– immobilizzazioni materiali
– immobilizzazioni immateriali
– immobilizzazioni finanziarie
Attività correnti
– rimanenze
– liquidità differite
• crediti entro l'esercizio (1)
• attività finanziarie a breve
• ratei e risconti attivi (2)
– liquidità immediate
(disponibilità liquide)
TOTALE (Capitale investito) (3)
1.786
44
1.351
169
222
2.264
756
1.252
1.172
51
29
44,1
1,1
33,4
4,2
5,5
55,9
18,7
30,9
28,9
1,3
0,7
1.751
47
1.299
178
227
2.306
783
1.288
1.101
158
29
43,1
1,2
31,9
4,4
5,6
56,7
19,3
31,7
27,1
3,9
0,7
256
4.050
6,3
100,0
235
4.067
5,8
100,0
PASSIVO
Patrimonio netto (capitale sociale e riserve)
1.204
29,7
1.228
Passività consolidate
821
20,3
835
– TFR
95
2,3
94
– debiti oltre l'esercizio
726
17,9
741
Passività correnti
2.025
50,0
1.981
– fondi rischi ed oneri (2)
62
1,5
57
– debiti entro l'esercizio
1.903
47,0
1.862
– ratei e risconti passivi (2)
60
1,5
62
TOTALE (Capitale acquisito)(3)
4.050
100,0
4.067
(1) - Compresi i crediti verso soci
(2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio
(3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari
30,2
20,5
2,3
18,2
48,7
1,4
45,8
1,5
100,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
25
Si tratta dei bilanci di tutte le società di capitali di qualsiasi dimensione e settore.
Gorizia, novembre 2012
37
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.2 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in
provincia di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro).
Numero bilanci trattati
VALORE DELLA PRODUZIONE
– di cui: Ricavi
COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE
– materie
– servizi
– godimento beni di terzi
– variazioni rimanenze materie (segno contrario)
– oneri diversi
VALORE AGGIUNTO (1)
Costo del personale
MOL (Margine Operativo Lordo)
Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette
MON (Margine Operativo Netto)
(1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento
2008
1.420
Val.
Comp.
ass.
%
3.504
100,0
3.472
99,1
2.754
78,6
1.874
53,5
786
22,4
71
2,0
-17
-0,5
41
1,2
750
21,4
490
14,0
260
7,4
144
4,1
116
3,3
2010
1.551
Val.
Comp.
ass.
%
3.096
100,0
3.091
99,8
2.339
75,5
1.567
50,6
711
23,0
69
2,2
-48
-1,6
40
1,3
757
24,5
494
16,0
263
8,5
144
4,7
119
3,8
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.3 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali
in Friuli Venezia Giulia (valori assoluti in milioni di euro).
Numero bilanci trattati
2008
13.653
Val.
Comp.
ass.
%
2010
15.258
Val.
Comp.
ass.
%
28.824
856
17.513
2.350
8.105
31.713
12.365
16.187
14.883
845
459
47,6
1,4
28,9
3,9
13,4
52,4
20,4
26,7
24,6
1,4
0,8
20.529
737
12.833
1.248
5.711
24.702
9.192
12.711
11.657
646
408
45,3
1,6
28,3
2,8
12,6
54,6
20,3
28,1
25,7
1,4
0,9
3.161
60.537
5,2
100,0
2.799
45.282
6,2
100,0
ATTIVO
Attività immobilizzate
– crediti oltre l'esercizio (1)
– immobilizzazioni materiali
– immobilizzazioni immateriali
– immobilizzazioni finanziarie
Attività correnti
– rimanenze
– liquidità differite
• crediti entro l'esercizio (1)
• attività finanziarie a breve
• ratei e risconti attivi (2)
– liquidità immediate
(disponibilità liquide)
TOTALE (Capitale investito) (3)
PASSIVO
Patrimonio netto (capitale sociale e riserve)
21.063
34,8
14.589
Passività consolidate
10.582
17,5
9.015
– TFR
1.381
2,3
1.164
– debiti oltre l'esercizio
9.201
15,2
7.851
Passività correnti
28.892
47,7
21.579
– fondi rischi ed oneri (2)
2.036
3,4
998
– debiti entro l'esercizio
26.130
43,2
19.811
– ratei e risconti passivi (2)
726
1,2
770
TOTALE (Capitale acquisito)(3)
60.537
100,0
45.282
(1) - Compresi i crediti verso soci
(2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio
(3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari
32,2
19,9
2,6
17,3
47,7
2,2
43,8
1,7
100,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
38
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.4 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in Friuli
Venezia Giulia (valori assoluti in milioni di euro).
Numero bilanci trattati
VALORE DELLA PRODUZIONE
– di cui: Ricavi
COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE
– materie
– servizi
– godimento beni di terzi
– variazioni rimanenze materie (segno contrario)
– oneri diversi
VALORE AGGIUNTO (1)
Costo del personale
MOL (Margine Operativo Lordo)
Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette
MON (Margine Operativo Netto)
(1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento
2008
13.653
Val.
Comp.
ass.
%
46.585
100,0
46.329
99,5
36.494
78,3
23.712
50,9
11.214
24,1
1.157
2,5
-165
-0,4
576
1,2
10.091
21,7
6.437
13,8
3.654
7,8
1.861
4,0
1.793
3,8
2010
15.258
Val.
Comp.
ass.
%
34.676
100,0
34.619
99,8
26.714
77,0
16.714
48,2
8.673
25,0
1.023
3,0
-184
-0,5
488
1,4
7.962
23,0
5.426
15,6
2.536
7,3
1.505
4,3
1.031
3,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.5 - Stato patrimoniale aggregato e riclassificato delle società di capitali
in Italia (valori assoluti in milioni di euro).
2008
741.317
Val.
Comp.
ass.
%
Numero bilanci trattati
2010
839.256
Val.
Comp.
ass.
%
ATTIVO
Attività immobilizzate
– crediti oltre l'esercizio (1)
– immobilizzazioni materiali
– immobilizzazioni immateriali
– immobilizzazioni finanziarie
Attività correnti
– rimanenze
– liquidità differite
• crediti entro l'esercizio (1)
• attività finanziarie a breve
• ratei e risconti attivi (2)
– liquidità immediate
(disponibilità liquide)
TOTALE (Capitale investito) (3)
2.123.737
63.371
908.682
206.883
945.032
1.781.936
561.714
1.068.259
994.881
43.469
29.678
54,4
1,6
23,3
5,3
24,2
45,6
14,4
27,4
25,5
1,1
0,8
1.267.392
49.251
707.261
92.399
418.953
1.450.528
491.393
825.068
761.876
37.679
25.041
46,6
1,8
26,0
3,4
15,4
53,3
18,1
30,3
28,0
1,4
0,9
151.963
3.905.671
3,9
100,0
134.067
2.721.850
4,9
100,0
PASSIVO
Patrimonio netto (capitale sociale e riserve)
1.447.061
37,1
865.944
Passività consolidate
722.932
18,5
565.886
– TFR
67.922
1,7
51.981
– debiti oltre l'esercizio
655.010
16,8
513.905
Passività correnti
1.673.763
42,9 1.281.805
– fondi rischi ed oneri (2)
127.560
3,3
52.518
– debiti entro l'esercizio
1.502.411
38,5 1.165.421
– ratei e risconti passivi (2)
43.792
1,1
63.866
TOTALE (Capitale acquisito)(3)
3.905.671
100,0 2.721.850
(1) - Compresi i crediti verso soci
(2) - Si ipotizzano completamente entro l'esercizio
(3) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento o per incompletezza dei bilanci originari
31,8
20,8
1,9
18,9
47,1
1,9
42,8
2,3
100,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
39
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.6 – Conto economico aggregato e riclassificato delle società di capitali in Italia
(valori assoluti in milioni di euro).
Numero bilanci trattati
VALORE DELLA PRODUZIONE
– di cui: Ricavi
COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE
– materie
– servizi
– godimento beni di terzi
– variazioni rimanenze materie (segno contrario)
– oneri diversi
VALORE AGGIUNTO (1)
Costo del personale
MOL (Margine Operativo Lordo)
Ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni nette
MON (Margine Operativo Netto)
Saldo oneri - proventi finanziari
Saldo svalutazioni - rivalutazioni finanziarie
RISULTATO ORDINARIO
Saldo oneri - proventi straordinari
RISULTATO ANTE IMPOSTE (1)
Imposte sul reddito d'impresa
RISULTATO NETTO DI ESERCIZIO (1)
2008
13.653
Val.
Comp.
ass.
%
2.556.073
100,0
2.540.243
99,4
2.057.633
80,5
1.369.202
53,6
569.131
22,3
71.390
2,8
-2.417
-0,1
50.327
2,0
498.440
19,5
297.982
11,7
200.458
7,8
105.914
4,1
94.544
3,7
12.460
0,5
24.904
1,0
57.180
2,2
-15.019
-0,6
72.200
2,8
37.729
1,5
34.471
1,3
2010
15.258
Val.
ass.
1.938.159
1.927.625
1.552.926
1.029.111
433.662
60.667
-5.250
34.736
385.233
251.852
133.381
75.639
57.742
7.050
12.088
38.604
-5.604
44.208
30.104
14.104
Comp.
%
100,0
99,5
80,1
53,1
22,4
3,1
-0,3
1,8
19,9
13,0
6,9
3,9
3,0
0,4
0,6
2,0
-0,3
2,3
1,6
0,7
(1) - Possono verificarsi lievi differenze di arrotondamento
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.7 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali
(valori percentuali). Anni 2008 e 2010
Indici
Struttura finanziaria - patrimoniale
Attività immobilizzate/Capitale investito
Attività correnti/Capitale investito
Patrimonio netto/Capitale acquisito
Passività consolidate/Capitale acquisito
Passività correnti/Capitale acquisito
Situazione finanziaria - patrimoniale
Attività correnti/Passività correnti
Patrimonio netto/Attività immobilizzate
(Patrimonio netto + Passività consolidate)/Attività immobilizzate
(Liquidità immediate + Liquidità differite)/Passività correnti
Struttura economica
MOL/Valore aggiunto
MON/Valore aggiunto
Risultato ante - imposte/Valore aggiunto
Risultato netto/Valore aggiunto
Risultato netto/Risultato ante imposte
ROS = MON/Ricavi
Situazione economica
ROA = (MON + Proventi finanziari)/Capitale investito medio
ROE = Risultato netto/Patrimonio netto medio
Rotazione del capitale investito = Ricavi/Capitale investito medio
Rotazione del capitale circolante = Ricavi/Capitale circolante lordo medio
Produttività del lavoro =
Valore aggiunto/Costo del personale (1)
Produttività del capitale =
a) Valore aggiunto/Capitale investito medio
b) (Valore aggiunto - Oneri finanziari)/Capitale netto medio
Gorizia
2008
FVG
Italia
Gorizia
2010
FVG
Italia
44,1
55,9
29,7
20,3
50,0
47,6
52,4
34,8
17,5
47,7
54,4
45,6
37,1
18,5
42,9
43,1
56,7
30,2
20,5
48,7
45,3
54,6
32,2
19,9
47,7
46,6
53,3
31,8
20,8
47,1
111,8
67,4
113,4
74,5
109,8
73,1
109,8
67,0
106,5
68,1
102,2
72,9
116,5
70,1
117,8
76,9
114,5
71,1
115,0
71,9
113,2
68,3
113,0
74,8
34,7
15,5
10,8
3,2
29,6
3,3
36,2
17,8
14,7
6,8
46,2
3,9
40,2
19,0
14,5
6,9
47,7
34,7
15,7
11,8
2,5
21,3
3,8
31,9
12,9
11,1
4,2
38,0
3,0
34,6
15,0
11,5
3,7
31,9
3,7
2,2
88,8
152,7
3,9
2,9
72,9
141,7
4,1
2,5
66,7
140,9
3,3
1,5
75,7
136,6
2,3
1,7
62,0
127,4
2,4
1,2
59,1
119,4
153,1
156,8
167,3
153,2
146,7
153,0
19,2
61,9
15,9
38,6
13,1
30,8
18,5
57,6
14,3
37,6
11,8
31,2
(1) - Non essendo disponibile il dato sugli occupati delle società di capitali, non si può calcolare il più noto
indicatore del valore aggiunto per occupato
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
40
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Iniziando dalla struttura finanziaria e patrimoniale (rapporti tra dati della stessa sezione
dello Stato patrimoniale), si può notare che le società goriziane nel 2008, rispetto alla
media regionale ed a quella dell'intero Paese:
 sono risultate meno immobilizzate e, di conseguenza, hanno presentato maggiori
attività correnti sul totale dell'attivo (55,9%);
 erano pure meno patrimonializzate (29,7% contro il 34,8% del Friuli Venezia Giulia ed
il 37,1% dell'Italia);
 avevano passività consolidate (debiti scadenti oltre l'esercizio) proporzionalmente più
elevate (20,3%, rispetto al 17,5% regionale ed al 18,5% nazionale);
 presentavano maggiori passività correnti (indebitamento a breve, entro l'esercizio)
(50% del passivo, contro 47,7% e 42,9%).
Tutte queste specificità proprie delle imprese isontine sono rientrate nel triennio in esame
ed infatti i valori percentuali del 2010 sono molto vicini alla media regionale ed a quella
nazionale. Pertanto si può constatare che, proprio in questo periodo di crisi, le anomalie del
sistema provinciale si sono avvicinate alla normalità degli altri territori e quindi a livello
generale non si può più parlare di scarse immobilizzazioni ed insufficiente
patrimonializzazione.
Passando alla situazione finanziaria - patrimoniale (rapporti tra voci contrapposte dello
Stato patrimoniale), nel triennio rimangono favorevoli a Gorizia i principali indici di
solvibilità nel breve termine e cioè:
 indice di disponibilità (attività correnti/passività correnti), che è salito nel triennio da
111,8% a 116,5% e risulta sempre superiore a quello regionale e nazionale;
 indice di liquidità (liquidità immediate + liquidità differite in rapporto alle passività
correnti), che ha pure presentato analogo trend positivo.
Anche i due indici di autocopertura del capitale fisso sono risultati crescenti, sebbene
quello più prudenziale (patrimonio netto/attività immobilizzate) non abbia ancora
raggiunto la media regionale. Pertanto, si può affermare che anche la situazione
finanziaria, come la struttura, è migliorata nel triennio in esame.
Per quanto riguarda la struttura economica (rapporti tra voci del Conto economico), tutti i
risultati intermedi (margine operativo lordo e netto, risultato ante - imposte) sono rimasti
pressoché stabili durante la crisi (sia rispetto il valore aggiunto che in rapporto ai ricavi) e
sono arrivati ad essere lievemente migliori di quelli nazionali ed ancor più di quelli
regionali (che invece sono peggiorati nel periodo di crisi). Ma il risultato netto di esercizio
è purtroppo diminuito e si trova ad un livello inferiore alla media regionale e nazionale.
Ciò è dovuto esclusivamente ad una maggiore incidenza delle imposte nelle imprese
isontine, che probabilmente soffrono a causa di un maggior indebitamento complessivo. In
realtà, sebbene la gestione economica sia valida ed efficiente, le imposte societarie (IRES
+ IRAP) incidono di più sui bilanci delle imprese provinciali, in quanto gli interessi passivi
possono essere dedotti soltanto in parte e quindi il reddito imponibile, a parità di reddito
lordo di bilancio, risulta più elevato.
Ciò rappresenta una delle tante incongruenze del nostro sistema fiscale, che limita
l'indebitamento non permettendo di dedurre interamente gli oneri finanziari. In questo
modo, imprese che pur sono economicamente efficienti e sufficientemente
patrimonializzate vengono penalizzate dall'indeducibilità di buona parte degli interessi
passivi che comunque costituiscono un costo aziendale. Quando poi, a causa della crisi, il
credito è più oneroso per le PMI, queste subiscono il doppio svantaggio, di pagare più
interessi e pure un'imposta proporzionalmente maggiore.
Gli indici di situazione economica, pur presentando un inevitabile peggioramento in questo
periodo di crisi, hanno ottenuto un risultato migliore delle aggregazioni nazionale e
Gorizia, novembre 2012
41
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
regionale nel ROA del 2010 (3,3%) ed una posizione intermedia nel ROE dello stesso anno
(1,5%)26. La rotazione del capitale investito e del capitale circolante che, come il ROA,
non comprendono gli oneri finanziari e le imposte, sono sempre migliori per Gorizia.
Anche la produttività del capitale denota una netta supremazia della provincia isontina sul
Friuli Venezia Giulia e sulla media italiana. La produttività del lavoro, invece, da livelli
chiaramente inferiori agli altri due aggregati territoriali è divenuta alla fine del 2010
lievemente superiore a Gorizia.
Si può quindi concludere che la situazione economico - finanziaria delle società di capitali
in provincia di Gorizia nel primo periodo della crisi si è rafforzata patrimonialmente ed a
livello economico, pur essendo peggiorata, è risultata migliore di quella regionale e
nazionale, tranne che per l'incidenza superiore delle imposte, che hanno agito più
sfavorevolmente probabilmente per l'indeducibilità di buona parte degli interessi passivi.
3.3 Analisi della situazione per dimensione aziendale
Valutato l'andamento del sistema produttivo in provincia di Gorizia nel primo periodo
della crisi (2008/2010) attraverso i dati di bilancio delle società di capitali ivi operanti, è
opportuno analizzare la situazione più specifica del sistema per raggruppamenti delle
dimensioni aziendali. Anche se la banca - dati di Infocamere permette raggruppamenti più
dettagliati, in questa sede si adotta la suddivisione comunitaria, per numero di addetti, in
imprese:
 micro (fino a 9 addetti);
 piccole (da 10 a 49);
 medie (da 50 a 249);
 grandi (oltre i 249 addetti).
Per queste valutazioni più particolari si sono utilizzati dati più sintetici dello Stato
patrimoniale e del Conto economico, nonché un numero più ristretto di indici di bilancio,
ma la rilevanza essenziale di tali grandezze permette ugualmente una valutazione
sufficiente della performance di ciascun gruppo dimensionale ed anzi mette in evidenza
più chiaramente le differenze.
Le Tabelle 3.8-3.15 presentano la situazione aggregata dei gruppi citati, riferiti sempre a
tutte le società di capitali con sede in provincia di Gorizia27
Dall'esame delle prime due tabelle si può notare che le microimprese, che ovviamente sono
le più numerose, hanno presentato nel 2008 e nel 2010:
 un’elevata immobilizzazione delle attività (e ciò sfata il mito secondo cui le imprese
minori sarebbero carenti di capitale fisso perché basate esclusivamente sul lavoro di
pochi addetti);
 al contrario, una scarsa capitalizzazione e quindi una modesta solidità patrimoniale. È
probabilmente questa la principale carenza di tali imprese, che avrebbero bisogno di un
maggior capitale di rischio da parte dei soci;
 modesti rapporti di disponibilità e di liquidità, che mettono a rischio il buon esito della
gestione nel breve termine;
 un limitato flusso di reddito operativo e di rotazione del capitale investito;
 una redditività operativa bassa, ma in miglioramento, mentre la redditività globale
(netta) è divenuta addirittura negativa a causa dell'incidenza perversa delle imposte,
26
27
42
I due indici più importanti, ai fini della redditività aziendale, sono appunto il ROA (return on assets =
margine operativo netto + proventi finanziari in rapporto al capitale investito medio nell'anno) ed il ROE
(return on equity = risultato netto/patrimonio netto medio).
Prima del bilancio di ogni gruppo dimensionale è indicato sempre il numero dei bilanci trattati (cioè delle
società appartenenti al gruppo medesimo).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
che hanno tramutato i pur modesti utili lordi in perdite nette (per l'indeducibilità di
alcuni costi e per l'effetto negativo dell'IRAP che si paga anche in presenza di perdite).
Tabella 3.8 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia di
Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società fino a 9 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
1.087
2010
1.189
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
580
552
Attività correnti
840
741
di cui: Liquidità (immediate e differite)
515
434
TOTALE ATTIVO
1.420
1.293
PASSIVO
Patrimonio netto
332
282
Passività consolidate
363
350
Passività correnti
725
661
TOTALE PASSIVO
1.420
1.293
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
1.002
804
Valore aggiunto
137
134
MON
30
31
Risultato ante - imposte
19
20
Risultato netto
4
-5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.9 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società fino a 9 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
1.087
2010
1.189
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
40,8
42,7
Attività correnti/Capitale investito
59,2
57,3
Patrimonio netto/Capitale acquisito
23,4
21,8
Attività correnti/Passività correnti
115,9
112,1
Liquidità/Passività correnti
71,0
65,7
Economici
MON/Valore produzione
3,0
3,9
Valore produzione/Capitale investito medio
56,9
61,8
MON/Capitale investito medio
1,7
2,4
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
1,0
-1,8
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
43
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.10 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società da 10 a 49 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
272
2010
299
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
528
586
Attività correnti
742
716
di cui: Liquidità (immediate e differite)
527
521
TOTALE ATTIVO
1.270
1.302
PASSIVO
Patrimonio netto
321
326
Passività consolidate
241
287
Passività correnti
708
689
TOTALE PASSIVO
1.270
1.302
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
1.300
1.089
Valore aggiunto
276
259
MON
37
10
Risultato ante - imposte
20
-4
Risultato netto
2
-17
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.11 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società da 10 a 49 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
272
2010
299
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
41,6
45,0
Attività correnti/Capitale investito
58,4
55,0
Patrimonio netto/Capitale acquisito
25,3
25,0
Attività correnti/Passività correnti
104,8
103,9
Liquidità/Passività correnti
74,4
75,6
Economici
MON/Valore produzione
2,8
0,9
Valore produzione/Capitale investito medio
116,8
81,4
MON/Capitale investito medio
3,3
0,7
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
0,7
-4,9
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
44
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.12 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società da 50 a 249 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
54
2010
49
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
557
482
Attività correnti
535
648
di cui: Liquidità (immediate e differite)
383
452
TOTALE ATTIVO
1.092
1.130
PASSIVO
Patrimonio netto
442
502
Passività consolidate
234
201
Passività correnti
416
427
TOTALE PASSIVO
1.092
1.130
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
928
938
Valore aggiunto
264
279
MON
45
72
Risultato ante - imposte
41
65
Risultato netto
20
37
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.13 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società da 50 a 29 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
54
2010
49
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
51,0
42,7
Attività correnti/Capitale investito
49,0
57,3
Patrimonio netto/Capitale acquisito
40,5
44,4
Attività correnti/Passività correnti
128,6
151,8
Liquidità/Passività correnti
92,1
105,9
Economici
MON/Valore produzione
4,8
7,7
Valore produzione/Capitale investito medio
104,5
82,9
MON/Capitale investito medio
5,1
6,4
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
6,1
7,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
45
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.14 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Società oltre i 249 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
4
2010
4
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
114
126
Attività correnti
137
193
di cui: Liquidità (immediate e differite)
74
118
TOTALE ATTIVO
251
319
PASSIVO
Patrimonio netto
110
116
Passività consolidate
40
47
Passività correnti
101
156
TOTALE PASSIVO
251
319
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
258
312
Valore aggiunto
71
80
MON
10
6
Risultato ante - imposte
6
7
Risultato netto
3
4
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.15 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Società oltre i 249 addetti.
Numero bilanci trattati
2008
4
2010
4
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
45,4
39,5
Attività correnti/Capitale investito
54,6
60,5
Patrimonio netto/Capitale acquisito
43,8
36,4
Attività correnti/Passività correnti
135,6
123,7
Liquidità/Passività correnti
73,3
75,6
Economici
MON/Valore produzione
3,9
1,9
Valore produzione/Capitale investito medio
102,8
103,7
MON/Capitale investito medio
4,0
2,0
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
2,7
3,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Le piccole imprese hanno evidenziato un capitale immobilizzato ancora maggiore, ma
anche un capitale netto proporzionalmente superiore e quindi una solidità patrimoniale
discreta. Ma le disponibilità a breve non sono adeguate e la liquidità, pur superiore alle
imprese micro, non è del tutto soddisfacente. I flussi di ricavi, che erano congrui nel 2008,
si sono assottigliati nel 2010 e così pure quelli di reddito operativo. Anche per questo
gruppo le difficoltà economiche operative per la crisi si sono accompagnate a difficoltà
finanziarie e ad una drastica penalizzazione fiscale che hanno capovolto la pur scarsa
redditività operativa.
46
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Le medie imprese sono risultate le migliori. Hanno rilevanti immobilizzazioni (anche se in
calo alla fine del periodo) ed un'ottima capitalizzazione (il capitale netto è salito ad oltre il
44% del capitale complessivamente acquisito ed investito). Sono pure soddisfacenti (e
forse abbondanti) gli indici di disponibilità a breve e la liquidità, mentre i flussi di reddito
operativo sono cresciuti, anche se i flussi dei ricavi sono diminuiti in rapporto al capitale
investito. Ottime si sono dimostrate sia la redditività operativa che quella netta .
In sintesi, la situazione delle medie imprese, già buona nel 2008, è migliorata proprio nel
periodo della crisi e questo fatto rafforza l'idea di fondo che una gestione razionale ed
efficiente riesce anche quando tutto il sistema si trova in difficoltà. Anzi, a volte, è proprio
la carenza delle imprese marginali sul mercato ad alimentare le opportunità per quelle
eccellenti.
Infine, le grandi imprese (numericamente soltanto 4), pur non raggiungendo le
performance ottenute prima della crisi, si sono mantenute su buoni livelli di solidità e
disponibilità finanziaria e di redditività economica. Pertanto, si può presumere anche per
queste un'evoluzione favorevole ed un superamento della crisi.
In conclusione, ai fini di un rating di sistema, che per la provincia di Gorizia può
considerarsi complessivamente favorevole secondo le valutazioni del precedente paragrafo,
particolare attenzione bisogna porre per le:
 microimprese, relativamente alla solidità patrimoniale, alla liquidità ed alla redditività
operativa (che poi influenza quella netta);
 piccole imprese, soprattutto per la redditività operativa e netta.
Pertanto, anche nella valutazione dell'affidabilità delle singole aziende, bisogna tener
presente tali aspetti, che sono a rischio e perciò vanno monitorati con particolare
attenzione. Ciò non toglie che queste difficoltà di sistema debbano automaticamente
coinvolgere tutte le imprese dei due gruppi di minori dimensioni ed anzi proprio questa
precaria situazione deve mettere in evidenza la virtuosità di quelle imprese del gruppo che
presentano parametri migliori rispetto al sistema. Ma pure per le aziende che si attestano
intorno alla media od a livelli leggermente inferiori è importante fissare dei livelli minimi
di performance, al di sopra dei quali è possibile ugualmente un accesso al credito, anche se
condizionato e rigorosamente controllato. Di tale problema ci si occuperà in un prossimo
paragrafo.
3.4 Analisi settoriale
All'interno del sistema produttivo provinciale, la complessiva situazione favorevole
osservata nel triennio in esame può ugualmente rivelarsi molto diversa analizzando i
bilanci aggregati e gli indici per settore di attività economica. Pertanto, si sono riportati i
principali dati e rapporti per i settori più significativi dell'economia provinciale nelle
Tabelle 3.16-3.35.
Iniziando dalle attività manifatturiere, che sono le più numerose nelle società di capitali, si
può osservare che:
 le attività sono sufficientemente immobilizzate;
 il patrimonio netto conferisce una buona solidità;
 l'indice di disponibilità e quello di liquidità non sono abbastanza elevati e meritano
qualche attenzione;
 la rotazione del capitale investito è adeguata;
 la redditività (sia operativa che globale) è congrua e per di più in aumento nel periodo
di crisi.
Pertanto il settore manifatturiero, che anche in provincia di Gorizia è determinante come
nella maggior parte del Paese, ha presentato un buon andamento e l'attenzione deve essere
Gorizia, novembre 2012
47
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
posta soltanto sulla posizione finanziaria a breve che, pur essendo accettabile,
richiederebbe un maggior livello di sicurezza soprattutto per quanto riguarda la liquidità.
Date le difficoltà attuali della crisi, che probabilmente non possono permettere ora un
maggior flusso di liquidità generato dalla gestione, basterebbe una ristrutturazione del
debito verso scadenze più protratte. Questo, comunque, è un rimedio generale valevole per
l'intero sistema produttivo isontino e pertanto si tornerà sull'argomento.
Tabella 3.16 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività manifatturiere.
Numero bilanci trattati
2008
253
2010
283
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
763
752
Attività correnti
917
1.013
di cui: Liquidità (immediate e differite)
602
667
TOTALE ATTIVO
1.680
1.765
PASSIVO
Patrimonio netto
523
543
Passività consolidate
350
324
Passività correnti
807
898
TOTALE PASSIVO
1.680
1.765
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
1.576
1.582
Valore aggiunto
393
421
MON
69
85
Risultato ante - imposte
51
74
Risultato netto
21
38
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.17 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività manifatturiere.
Numero bilanci trattati
2008
253
2010
283
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
45,4
42,6
Attività correnti/Capitale investito
54,6
57,4
Patrimonio netto/Capitale acquisito
31,1
30,8
Attività correnti/Passività correnti
113,6
112,8
Liquidità/Passività correnti
74,6
74,3
Economici
MON/Valore produzione
4,4
5,4
Valore produzione/Capitale investito medio
99,2
92,7
MON/Capitale investito medio
4,3
5,0
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
4,6
7,3
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
48
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.18 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Settore costruzioni.
Numero bilanci trattati
2008
240
2010
254
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
97
126
Attività correnti
415
415
di cui: Liquidità (immediate e differite)
184
176
TOTALE ATTIVO
512
541
PASSIVO
Patrimonio netto
99
95
Passività consolidate
104
125
Passività correnti
309
321
TOTALE PASSIVO
512
541
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
259
230
Valore aggiunto
64
55
MON
20
1
Risultato ante - imposte
10
-8
Risultato netto
5
-12
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.19 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Settore costruzioni.
Numero bilanci trattati
2008
240
2010
254
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
18,9
23,3
Attività correnti/Capitale investito
81,1
76,7
Patrimonio netto/Capitale acquisito
19,3
32,5
Attività correnti/Passività correnti
134,3
129,3
Liquidità/Passività correnti
59,5
54,8
Economici
MON/Valore produzione
7,7
0,4
Valore produzione/Capitale investito medio
50,9
43,6
MON/Capitale investito medio
3,9
0,2
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
5,3
-11,7
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
49
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.20 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Commercio all'ingrosso e al
dettaglio; riparazioni auto e moto.
Numero bilanci trattati
2008
240
2010
254
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
115
122
Attività correnti
358
287
di cui: Liquidità (immediate e differite)
269
214
TOTALE ATTIVO
473
409
PASSIVO
Patrimonio netto
96
87
Passività consolidate
49
61
Passività correnti
328
261
TOTALE PASSIVO
473
409
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
896
618
Valore aggiunto
66
56
MON
13
6
Risultato ante - imposte
9
4
Risultato netto
1
-2
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.21 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Commercio all'ingrosso e al dettaglio;
riparazioni auto e moto.
Numero bilanci trattati
2008
240
2010
254
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
24,3
29,8
Attività correnti/Capitale investito
75,7
70,2
Patrimonio netto/Capitale acquisito
20,3
21,3
Attività correnti/Passività correnti
109,1
110,0
Liquidità/Passività correnti
82,0
82,0
Economici
MON/Valore produzione
1,5
1,0
Valore produzione/Capitale investito medio
187,4
144,4
MON/Capitale investito medio
2,7
1,4
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
1,1
-2,1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
50
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.22 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Trasporto e magazzinaggio.
Numero bilanci trattati
2008
93
2010
87
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
98
99
Attività correnti
110
126
di cui: Liquidità (immediate e differite)
108
123
TOTALE ATTIVO
208
225
PASSIVO
Patrimonio netto
65
57
Passività consolidate
37
59
Passività correnti
106
109
TOTALE PASSIVO
208
225
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
258
215
Valore aggiunto
72
67
MON
8
16
Risultato ante - imposte
8
15
Risultato netto
2
0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.23 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Trasporto e magazzinaggio.
Numero bilanci trattati
2008
93
2010
87
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
47,1
44,0
Attività correnti/Capitale investito
52,9
56,0
Patrimonio netto/Capitale acquisito
31,3
25,3
Attività correnti/Passività correnti
103,8
115,6
Liquidità/Passività correnti
101,9
112,8
Economici
MON/Valore produzione
3,1
7,4
Valore produzione/Capitale investito medio
117,3
91,5
MON/Capitale investito medio
3,6
6,8
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
3,1
0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
51
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.24 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Servizi di alloggio e ristorazione.
Numero bilanci trattati
2008
64
2010
78
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
141
164
Attività correnti
20
11
di cui: Liquidità (immediate e differite)
14
10
TOTALE ATTIVO
161
175
PASSIVO
Patrimonio netto
60
68
Passività consolidate
58
58
Passività correnti
43
49
TOTALE PASSIVO
161
175
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
41
47
Valore aggiunto
18
21
MON
1
1
Risultato ante - imposte
-2
-2
Risultato netto
-3
-3
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.25 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Servizi di alloggio e ristorazione.
Numero bilanci trattati
2008
64
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
87,6
Attività correnti/Capitale investito
12,4
Patrimonio netto/Capitale acquisito
37,3
Attività correnti/Passività correnti
46,5
Liquidità/Passività correnti
32,6
Economici
MON/Valore produzione
2,4
Valore produzione/Capitale investito medio
28,9
MON/Capitale investito medio
0,7
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
-7,1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
52
2010
78
93,7
6,3
38,9
22,4
20,4
2,1
25,8
0,5
-4,7
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.26 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Servizi di informazione e
comunicazione.
Numero bilanci trattati
2008
49
2010
71
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
8
Attività correnti
11
di cui: Liquidità (immediate e differite)
10
TOTALE ATTIVO
19
PASSIVO
Patrimonio netto
7
Passività consolidate
4
Passività correnti
8
TOTALE PASSIVO
19
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
16
Valore aggiunto
7
MON
2
Risultato ante - imposte
2
Risultato netto
1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
9
13
12
22
8
6
8
22
19
10
2
1
0,3
Tabella 3.27 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Servizi di informazione e comunicazione.
Numero bilanci trattati
2008
49
2010
71
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
42,1
40,9
Attività correnti/Capitale investito
57,9
59,1
Patrimonio netto/Capitale acquisito
36,8
36,4
Attività correnti/Passività correnti
137,5
162,5
Liquidità/Passività correnti
125,0
150,0
Economici
MON/Valore produzione
12,5
10,5
Valore produzione/Capitale investito medio
64,0
86,4
MON/Capitale investito medio
8,0
9,1
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
12,5
3,8
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
53
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.28 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività immobiliari.
Numero bilanci trattati
2008
111
2010
128
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
104
113
Attività correnti
111
112
di cui: Liquidità (immediate e differite)
53
55
TOTALE ATTIVO
215
225
PASSIVO
Patrimonio netto
49
59
Passività consolidate
94
78
Passività correnti
72
88
TOTALE PASSIVO
215
225
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
39
32
Valore aggiunto
11
10
MON
4
1
Risultato ante - imposte
3
1
Risultato netto
0,3
-1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.29 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività immobiliari.
Numero bilanci trattati
2008
111
2010
128
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
48,4
50,2
Attività correnti/Capitale investito
51,6
49,8
Patrimonio netto/Capitale acquisito
22,8
26,2
Attività correnti/Passività correnti
154,2
127,3
Liquidità/Passività correnti
73,6
62,5
Economici
MON/Valore produzione
10,3
3,1
Valore produzione/Capitale investito medio
17,8
14,6
MON/Capitale investito medio
1,8
0,5
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
0,6
-1,7
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
54
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.30 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività professionali, scientifiche
e tecniche.
Numero bilanci trattati
2008
98
2010
102
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
14
Attività correnti
30
di cui: Liquidità (immediate e differite)
29
TOTALE ATTIVO
44
PASSIVO
Patrimonio netto
9
Passività consolidate
10
Passività correnti
25
TOTALE PASSIVO
44
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
43
Valore aggiunto
12
MON
2
Risultato ante - imposte
2
Risultato netto
1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
36
27
24
63
26
12
25
63
35
13
1
1
0,1
Tabella 3.31 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività professionali, scientifiche e tecniche.
Numero bilanci trattati
2008
98
2010
102
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
31,8
57,1
Attività correnti/Capitale investito
68,2
42,9
Patrimonio netto/Capitale acquisito
20,5
41,3
Attività correnti/Passività correnti
120,0
108,0
Liquidità/Passività correnti
116,0
96,0
Economici
MON/Valore produzione
4,7
2,9
Valore produzione/Capitale investito medio
8,3
55,6
MON/Capitale investito medio
3,8
1,6
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
5,9
0,4
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
55
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.32 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Attività di noleggio, agenzie di
viaggio, servizi alle imprese.
Numero bilanci trattati
2008
53
2010
57
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
20
Attività correnti
39
di cui: Liquidità (immediate e differite)
32
TOTALE ATTIVO
59
PASSIVO
Patrimonio netto
15
Passività consolidate
6
Passività correnti
38
TOTALE PASSIVO
59
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
79
Valore aggiunto
33
MON
2
Risultato ante - imposte
2
Risultato netto
0,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
18
37
31
55
14
9
32
55
67
23
2
1
0,1
Tabella 3.33 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Attività di noleggio, agenzie di viaggio, servizi
alle imprese.
Numero bilanci trattati
2008
53
2010
57
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
33,9
32,7
Attività correnti/Capitale investito
66,1
67,3
Patrimonio netto/Capitale acquisito
25,4
25,5
Attività correnti/Passività correnti
102,6
115,6
Liquidità/Passività correnti
84,2
96,9
Economici
MON/Valore produzione
2,5
3,0
Valore produzione/Capitale investito medio
146,3
121,8
MON/Capitale investito medio
3,7
3,6
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
3,8
0,7
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
56
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.34 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Sanità e assistenza sociale.
Numero bilanci trattati
2008
28
2010
32
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
6
Attività correnti
6
di cui: Liquidità (immediate e differite)
6
TOTALE ATTIVO
12
PASSIVO
Patrimonio netto
3
Passività consolidate
3
Passività correnti
6
TOTALE PASSIVO
12
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
14
Valore aggiunto
7
MON
0,2
Risultato ante - imposte
-0,3
Risultato netto
-0,4
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
6
7
7
13
4
3
6
13
20
11
1
0,3
0,1
Tabella 3.35 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Sanità e assistenza sociale.
Numero bilanci trattati
2008
28
2010
32
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
50,0
46,2
Attività correnti/Capitale investito
50,0
53,8
Patrimonio netto/Capitale acquisito
25,0
30,8
Attività correnti/Passività correnti
100,0
116,7
Liquidità/Passività correnti
100,0
116,7
Economici
MON/Valore produzione
1,4
5,0
Valore produzione/Capitale investito medio
127,3
153,8
MON/Capitale investito medio
1,8
7,7
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
-13,3
2,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Il settore delle costruzioni, pure numeroso in termini di società di capitali, evidenzia una
situazione peggiore: basse immobilizzazioni; bassa liquidità; lenta rotazione del capitale;
redditività fortemente deteriorata dalla crisi ed ora negativa. In compenso, è migliorata la
capitalizzazione (maggiori apporti di capitale di rischio) ed è adeguato il rapporto di
disponibilità che permette una certa garanzia di buon fine degli eventuali squilibri di
liquidità, sebbene l'attuale crisi del mercato edilizio per il momento non consenta alcuna
aspettativa favorevole.
Anche il commercio all'ingrosso e al dettaglio è peggiorato nel triennio in esame,
soprattutto sotto l'aspetto economico con il drastico abbassamento della redditività e
Gorizia, novembre 2012
57
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
particolarmente di quella netta che è diventata negativa. Inoltre è scarsa la solidità
patrimoniale, che richiederebbe maggior capitale proprio (di rischio). Al contrario, la
liquidità può considerarsi accettabile e la rotazione del capitale investito, data la specificità
dell'attività, è risultata soddisfacente, anche se in diminuzione.
Complessivamente si può affermare che il problema è squisitamente economico, mentre
dal punto di vista finanziario basterebbe un maggior apporto di capitale da parte dei soci.
Il settore del trasporto e magazzinaggio non ha presentato particolari tensioni,
diversamente da quanto si verifica in altre regioni italiane, all'infuori di un annullamento
della redditività netta che ha provocato una diminuzione del patrimonio netto, in
contrapposizione ad un aumento del capitale investito, con conseguente calo della solidità
patrimoniale.
I servizi turistici di alloggio e ristorazione hanno, per la loro peculiare attività, un capitale
fisso elevatissimo e pure una consistente solidità patrimoniale, ma questo fatto non ha
permesso di ottenere passività correnti contenute in relazione alle modeste attività correnti
ed alle scarse attività liquide. Inoltre, la redditività globale è sempre stata negativa (anche
se nel 2010 un po' meno) e quindi va rivista proprio la gestione imprenditoriale del settore.
I servizi di informazione e comunicazione hanno rilevato, invece, un buon andamento sia
economico che finanziario. Si tratta certamente del miglior settore dell'economia goriziana,
perché tutti gli indici di bilancio possono considerarsi soddisfacenti ed alcuni (come la
disponibilità a breve, la liquidità, la rotazione del capitale e la redditività operativa) sono
addirittura migliorati nel periodo di crisi. Il peggioramento della redditività netta è invece
da attribuirsi ad un incremento degli oneri finanziari netti (proventi meno costi) e
comunque continua ad essere accettabile, data l'attuale situazione di crisi.
Le attività immobiliari sono notoriamente peggiorate ed hanno invertito il segno della
modesta redditività netta che si presentava all'inizio del periodo. Anche gli altri indici
economici e finanziari si sono deteriorati e soltanto il capitale netto si è consolidato, ma
ancora su livelli insoddisfacenti.
Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno presentato una redditività
drasticamente in calo, ma ancora su livelli minimi positivi, mentre sotto l'aspetto
finanziario si è verificato un peggioramento della situazione a breve, compensato da un
rafforzamento della posizione a medio - lungo termine, soprattutto nella
patrimonializzazione del capitale.
Il settore molto eterogeneo del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese ha
manifestato ancora performance positive e, a parte la redditività netta, non ha subito
rilevanti peggioramenti; anzi ha consolidato la propria posizione finanziaria a breve.
In netto miglioramento appare il comparto della sanità e assistenza sociale28, che, pur
avendo presentato una grave perdita nel 2008, è migliorato notevolmente nel triennio ed ha
presentato alla fine del periodo tutti gli indicatori soddisfacenti.
Per meglio osservare l'andamento delle attività manifatturiere, che sono le più numerose,
ma pure le più eterogenee, si è provveduto a riportare anche i dati dei principali sotto settori di tali attività, che ugualmente presentano una situazione discordante.
Le industrie alimentari hanno evidenziato una redditività negativa, ma in miglioramento
proprio nel periodo di crisi. È rimasta comunque insoddisfacente la posizione finanziaria a
breve (disponibilità e liquidità). Per questo, nuovi finanziamenti dovrebbero essere
finalizzati all'efficienza della gestione economica per tornare in utile e per autofinanziare
l'azienda.
Le industrie del legno ed affini (esclusi i mobili) si sono trovate in una situazione migliore
e pure queste sono partite da risultati del 2008 in grave perdita. Anche in questo caso la
28
Trattandosi di imprese, ci si riferisce alla sanità privata (non a quella pubblica).
58
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
crisi non ha inciso sfavorevolmente sulla situazione economica, probabilmente per una
ristrutturazione od innovazione gestionale. Il punto debole continua ad essere la situazione
finanziaria a breve che, anzi, si è aggravata nel triennio in esame. Ciò è stato determinato
dalla crescita delle attività immobilizzate che sono state finanziate dall'aumento
dell'indebitamento a breve, anziché da quello di medio - lungo termine.
Tabella 3.36 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Industrie alimentari.
Numero bilanci trattati
2008
18
2010
18
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
63
63
Attività correnti
72
59
di cui: Liquidità (immediate e differite)
43
40
TOTALE ATTIVO
135
122
PASSIVO
Patrimonio netto
43
35
Passività consolidate
28
30
Passività correnti
64
57
TOTALE PASSIVO
135
122
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
150
128
Valore aggiunto
18
21
MON
-3
1
Risultato ante - imposte
-5
-0,5
Risultato netto
-5
-1,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.37 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Industrie alimentari.
Numero bilanci trattati
2008
18
2010
18
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
46,7
51,6
Attività correnti/Capitale investito
53,3
48,4
Patrimonio netto/Capitale acquisito
31,9
28,7
Attività correnti/Passività correnti
112,5
103,5
Liquidità/Passività correnti
67,2
70,2
Economici
MON/Valore produzione
-2,0
0,8
Valore produzione/Capitale investito medio
112,4
96,6
MON/Capitale investito medio
-2,2
0,8
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
-12,5
-4,2
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
59
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.38 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Industrie del legno e affini
(esclusi i mobili).
Numero bilanci trattati
2008
9
2010
10
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
7
Attività correnti
12
di cui: Liquidità (immediate e differite)
8
TOTALE ATTIVO
19
PASSIVO
Patrimonio netto
6
Passività consolidate
3
Passività correnti
10
TOTALE PASSIVO
19
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
14
Valore aggiunto
4
MON
-0,4
Risultato ante - imposte
-0,3
Risultato netto
-0,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
10
12
8
22
6
3
13
22
19
4
0,5
0,4
0,2
Tabella 3.39 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Industrie del legno e affini (esclusi i mobili).
Numero bilanci trattati
2008
9
2010
10
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
36,8
45,5
Attività correnti/Capitale investito
63,2
54,5
Patrimonio netto/Capitale acquisito
31,6
27,3
Attività correnti/Passività correnti
120,0
92,3
Liquidità/Passività correnti
80,0
61,5
Economici
MON/Valore produzione
-2,9
2,6
Valore produzione/Capitale investito medio
71,8
102,7
MON/Capitale investito medio
-2,1
2,2
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
-9,1
5,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
60
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.40 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di prodotti in
metallo (esclusi macchinari e attrezzature).
Numero bilanci trattati
2008
69
2010
75
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
177
152
Attività correnti
263
241
di cui: Liquidità (immediate e differite)
167
145
TOTALE ATTIVO
440
393
PASSIVO
Patrimonio netto
147
144
Passività consolidate
89
59
Passività correnti
204
190
TOTALE PASSIVO
440
393
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
397
314
Valore aggiunto
107
90
MON
23
11
Risultato ante - imposte
17
11
Risultato netto
8
5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.41 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi
macchinari e attrezzature).
Numero bilanci trattati
2008
69
2010
75
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
40,2
38,7
Attività correnti/Capitale investito
59,8
61,3
Patrimonio netto/Capitale acquisito
33,4
36,6
Attività correnti/Passività correnti
128,9
126,8
Liquidità/Passività correnti
81,9
76,3
Economici
MON/Valore produzione
5,8
3,5
Valore produzione/Capitale investito medio
99,7
78,1
MON/Capitale investito medio
5,8
2,7
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
6,2
3,5
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
61
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tabella 3.42 - Stato patrimoniale e conto economico sintetici delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori assoluti in milioni di euro). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di altri mezzi di
trasporto.
Numero bilanci trattati
2008
38
2010
50
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
Attività immobilizzate
59
67
Attività correnti
24
43
di cui: Liquidità (immediate e differite)
20
36
TOTALE ATTIVO
83
110
PASSIVO
Patrimonio netto
21
17
Passività consolidate
25
22
Passività correnti
37
71
TOTALE PASSIVO
83
110
CONTO ECONOMICO
Valore produzione
45
80
Valore aggiunto
26
37
MON
2
3
Risultato ante - imposte
0,4
3
Risultato netto
-0,8
1
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Tabella 3.43 - Principali indici di bilancio delle società di capitali in provincia
di Gorizia (valori percentuali). Anni 2008 e 2010. Fabbricazione di altri mezzi di trasporto.
Numero bilanci trattati
2008
38
Finanziari
Attività immobilizzate/Capitale investito
71,1
Attività correnti/Capitale investito
28,9
Patrimonio netto/Capitale acquisito
25,3
Attività correnti/Passività correnti
64,9
Liquidità/Passività correnti
54,1
Economici
MON/Valore produzione
4,4
Valore produzione/Capitale investito medio
62,9
MON/Capitale investito medio
2,8
ROE = Risultato netto/Capitale netto medio
-4,0
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
2010
50
60,9
39,1
15,5
60,6
50,7
3,8
74,8
2,8
6,3
La fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari ed attrezzature) è un'attività
diffusa nell’isontino e che procede complessivamente in maniera favorevole. Anche se i
margini, durante la crisi, si sono ristretti, sono comunque adeguati e pure la situazione
patrimoniale e finanziaria è solida, tranne che per un lieve peggioramento della liquidità, il
quale potrebbe essere risolto con il prolungamento di qualche debito a breve.
La fabbricazione di altri mezzi di trasporto (la cantieristica, prevalentemente) ha
presentato pure un andamento positivo economicamente, andamento che è migliorato
durante la crisi ed ha fatto tornare l'aggregato in buona redditività. Ma, sotto l'aspetto
62
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
finanziario, è carente sia la solidità patrimoniale che la situazione finanziaria a breve. In
sostanza, occorre maggiore capitale di rischio e maggiori debiti a medio - lungo termine
(convertendo parte di quelli a breve).
In sintesi, si può concludere che l'attività manifatturiera della provincia di Gorizia non è in
crisi e che i suoi principali settori hanno un andamento ancora positivo, tranne che per le
industrie alimentari, le quali comunque stanno migliorando. Esiste per tutto il
macrosettore, però, qualche problema finanziario, soprattutto per l'eccessiva prevalenza
dell'indebitamento a breve che finanzia pure buona parte degli investimenti fissi. Anche la
maggioranza delle altre attività soffre di analogo problema ed i settori più in difficoltà
sono: le costruzioni, il turismo e le attività immobiliari. Per questi ultimi, più che
finanziamenti alla gestione corrente, occorrono credito e capitale proprio assieme per
attivare nuovi investimenti di innovazione tecnologica ed organizzativa al fine di
migliorare l'efficienza e l'economicità della gestione.
3.5 Il rating d'impresa alla luce dei risultati dei bilanci aggregati
Quanto è stato sinora esposto in questo capitolo ha permesso di esaminare sommariamente,
ma incisivamente, la situazione economico - finanziaria del sistema produttivo goriziano e
delle sue principali aggregazioni ai fini di una valutazione successiva sull'affidabilità delle
singole imprese che appartengono a ciascuna aggregazione.
In realtà, ciascun bilancio aggregato è la somma dei bilanci di tante imprese molto diverse
che possono rivelarsi migliori o peggiori, economicamente e finanziariamente, di quanto
gli indici medi abbiano segnalato per l'intero aggregato. Ovviamente, esistono delle soglie
(minime o massime, a seconda del significato dell'indicatore) oltre le quali la situazione
non è sostenibile in qualsiasi contesto ed in qualsivoglia settore, ma, in una fascia di livello
di vulnerabilità non irrimediabile, a parità di indici, è rilevante il fatto se l'impresa da
affidare appartenga ad un settore complessivamente in una situazione solida oppure no. Se
tale azienda, infatti, ha un andamento peggiore (secondo gli indicatori considerati), è
probabile che vi siano carenze gestionali e quindi l'eventuale credito dovrebbe essere
rivolto ad investimenti migliori e/o ad innovazioni organizzative e di mercato; se, al
contrario, la situazione aziendale è migliore di quella settoriale e/o dimensionale, significa
che esistono buone prospettive future di competitività e di affermazione sul mercato e
pertanto si può concedere credito anche per la gestione corrente e per aiutare a superare le
difficoltà in corso.
Per questi motivi, il confronto con gli indici medi aggregati di ogni singola posizione è
importante e si può effettuare come correzione al rating già automaticamente ottenuto dal
sistema, oppure, più opportunamente, inserendo indici e dati medi nel sistema informatico
ed ottenendo direttamente un rating che comprenda già il confronto con l'andamento
settoriale e dimensionale29, o addirittura di un rating che stimi direttamente le probabilità di
default sulla base di dati aggregati (e quindi universali), se è possibile un confronto
coerente con la rilevazione delle sofferenze della Centrale dei rischi.
In linea generale, sarebbe opportuno allargare l'area di investment grade (che porta alla
solvibilità) dal rating massimo (tripla A) sino a circa BB, all'interno della quale un
peggioramento della situazione non dovrebbe influire sulla decurtazione del credito, in
quanto le probabilità di solvibilità sono molto elevate (98/99 % e oltre). Al riguardo è da
segnalare che spesso una riduzione anche rilevante di una buona redditività (ad esempio,
dal 7-8 % al 3-4 %) comporta una valutazione molto negativa sul rendimento del capitale
di rischio, ma, ai fini della solvibilità per la restituzione del capitale di credito, se non si
29
Per le grandi banche è pure importante il confronto con l'andamento territoriale (preferibilmente
regionale, o provinciale se si tratta di produzioni distrettuali).
Gorizia, novembre 2012
63
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
instaurano particolari tensioni finanziarie derivanti da altri motivi, l'aumento del rischio è
praticamente nullo.
L'area di vulnerabilità è invece da seguire con attenzione e può andare da un rating di BBfino alla tripla C (cioè con una probabilità di default sino a circa il 15%). In questi casi gli
aspetti economici e finanziari si influenzano reciprocamente in maniera determinante e
quindi occorre una valutazione particolare anche qualitativa della gestione e delle
prospettive future. Tale valutazione può risultare decisiva per assegnare il rating finale, che
può confermare la vulnerabilità, oppure la irrecuperabilità delle posizioni in essere,
seppure con un eventuale credito aggiuntivo per superare qualche situazione difficile.
Infine l'area delle posizioni molto rischiose (rating da CC in poi fino al 99% di rischio30),
in cui sono negativi con diversa intensità sia gli indicatori economici che quelli finanziari.
In questa fascia di valutazione non si può largheggiare nel credito e conviene generalmente
alla banca cercare di rientrare il più possibile. Soltanto in presenza di validi investimenti
che dimostrino un profittevole ritorno non troppo dilazionato nel tempo (massimo 2 o 3
anni), è ancora conveniente concedere credito aggiuntivo per chiudere alla fine "in bonis"
posizioni che altrimenti degenererebbero in insolvenze con probabilità molto elevata.
Premesso che la probabilità di insolvenza scaturisce da operazioni automatiche, una volta
che si inseriscono nel sistema informativo i dati delle imprese del campione previsto (o dei
pacchetti standardizzati, o infine dell'universo di riferimento come qui consigliato), per
raggiungere l'obiettivo di una migliore analisi, si dovrebbero inserire e ponderare, oppure
confermare con procedimenti di override, le risultanze di valutazioni qualitative degli
indici e dei flussi aziendali economici e finanziari, motivate da una ragionata analisi del
passato, presente e probabile futuro della gestione. Tale analisi, va effettuata soprattutto
nell'area vulnerabilità, con qualche integrazione soltanto per l'area di upgrading e per
quella molto rischiosa. In questo modo, si correggono sfasamenti del sistema dovuti
soprattutto a: esame della situazione passata e per di più in un periodo di crisi; scelta di
indicatori non sufficientemente predittivi delle crisi aziendali; influenza delle
caratteristiche dimensionali, settoriali e territoriali (se non si inseriscono i relativi dati
direttamente nel sistema); visione prospettica oltre il breve termine31.
Per quanto riguarda i quozienti di bilancio da considerare per il sistema di rating, è sempre
da tener presente che una teoria sulla crisi d'impresa non esiste e che quindi i modelli per la
previsione delle crisi d'impresa, basati sull'analisi discriminante tramite modelli statistici,
"sperimentano" la realtà sulla base di quanto è accaduto nel campione32 e nel periodo di
riferimento. Senza addentrarsi molto nella complessa materia, si indicano di seguito gli
indici che più influiscono ai fini delle previsioni di default, tenendo presente che troppi
indicatori, anche se statisticamente utili per una maggiore precisione del risultato
probabilistico, confondono poi l'interpretazione dei risultati previsionali33.
Vari autori34 hanno applicato e simulato queste metodologie con indicatori diversi, in
questo studio si citano quelli ritenuti essenziali e che sono già stati utilizzati per la
valutazione dell'andamento degli aggregati descritti nei precedenti paragrafi:
30
31
32
33
34
64
La classificazione D si riferisce, infatti, alle imprese già in sofferenza (100% di rischio di default).
Il manifestarsi di sofferenze a breve (entro i 12 mesi), che devono essere rilevate nel calcolo previsto per
la probabilità di default, può essere evitato in futuro con finanziamenti aggiuntivi se vi sono fondati
motivi di miglioramento a medio termine (entro i 5 anni) con un probabile avvio di ripresa entro 2 - 3
anni.
Per questo, un utilizzo di dati universali con le corrispondenti insolvenze, permetterebbero di individuare
meglio i parametri standard su cui confrontare i quozienti delle singole imprese.
In altri termini, un peggioramento del rating (ossia un aumento della probabilità di default) potrebbe
essere determinato da un insieme ininfluente di indicatori presenti nelle crisi d'impresa, ma non
determinanti ai fini del default.
Si citano, tra gli altri, Alberici (1975), Rossi (1988) ed Ecchia (1996).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
a) solidità patrimoniale (Patrimonio netto/Capitale acquisito). È il primo presidio per il
creditore35 e rappresenta il primo segnale di deterioramento strutturale della situazione
economico - finanziaria. Si può ritenere il più importante indicatore del rating ed un
suo livello adeguato rende superflue anche eventuali garanzie per la concessione del
credito. Un livello soddisfacente secondo gli analisti si aggira intorno al 33% (ossia la
metà del valore del complessivo indebitamento). Per quozienti superiori, un aumento
del debito sarebbe addirittura raccomandato, mentre al di sotto del 25% occorre tenere
l'azienda sotto osservazione. Comunque, quando il valore si avvicina allo zero siamo
alle porte dell'insolvenza completa (fallimento)36, che diventa irreversibile quando
questo diventa negativo (perché con la vendita delle attività aziendali non si riescono
più a rimborsare i creditori, senza alcun recupero da parte dei fornitori di capitale di
rischio);
b) solvibilità a breve, espressa dai due indici, rispettivamente di:
 disponibilità (Attività correnti/Passività correnti). Esprime la solvibilità entro i 12
mesi successivi (ovviamente, alla luce di quanto sinora accaduto, cioè
indipendentemente dai nuovi fatti che potrebbero verificarsi nei 12 mesi stessi) ed è
importante perché nel rating previsto si valuta proprio la situazione entro l'anno
successivo. Per gli analisti più teorici tale indice dovrebbe raggiungere il valore
ideale di 2 (200%), ma dall'esperienza generale anche di imprese eccellenti si può
ritenere congruo un valore non inferiore al 125-130 %, valore che diventa
allarmante soltanto quando si avvicina al 100% in presenza di scarse scorte;
 liquidità (Liquidità immediate e differite/Passività correnti). È un indicatore di
solvibilità ancora più immediata, perché dimostra se si possono pagare i debiti a
breve con i crediti a breve. Ciò dipende anche dalle scadenze dei singoli debiti e
crediti, ma si ipotizza pure la possibilità che se i primi scadono prima dei secondi,
si ottengano delle dilazioni e/o nuovi finanziamenti solo per il periodo più breve
necessario per le compensazioni. Anche qui, gli analisti più intransigenti valutano
come congruo un valore del 100% (debiti = crediti), ma è importante che non si
vada al di sotto di circa l'80%, perché in linea generale un 20% di dilazioni o nuovi
finanziamenti a breve è sempre possibile ottenere da un'azienda in buone condizioni
economico - finanziarie;
c) redditività del capitale investito (ROA = return on assets = Margine operativo netto +
proventi finanziari37/Capitale investito medio38). Esprime la redditività di tutto il
capitale investito nell'azienda (sia proprio che di credito). La condizione essenziale di
economicità consiste nel fatto che il ROA nel medio - lungo termine deve superare il
costo del capitale investito, dato dagli oneri finanziari più la remunerazione del capitale
di rischio (utili lordi, cioè utili netti + imposte sul reddito d'impresa). Nei periodi di
crisi, come l'attuale, è facile che il ROA non sia capiente per almeno pareggiare il costo
del capitale e quindi, per non abbattere drasticamente il credito della maggior parte
35
36
37
38
Viene citato come primo presidio anche per valutare la solidità delle banche (Banca d'Italia, 2011).
Nel momento in cui si azzera il patrimonio netto, l'impresa può cessare la sua attività ancora "in bonis",
perché con la vendita del patrimonio aziendale attivo (sempre che i valori di liquidazione siano quelli
indicati in bilancio) possono pagare tutti i debiti. In questo modo solo il capitale conferito dagli azionisti
non verrebbe restituito (ma si tratta di capitale per definizione "di rischio").
Nella trattazione dei bilanci aggregati, per semplicità si è fatto riferimento, al numeratore, soltanto al
MON senza comprendere i proventi finanziari.
Il capitale mediamente investito nell'esercizio cui si riferisce il bilancio, in assenza di dati per periodi più
brevi (trimestrali, mensili, ecc.), si stima facendo la media aritmetica semplice tra capitale iniziale (cioè
quello finale del bilancio precedente) e capitale finale.
Gorizia, novembre 2012
65
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
delle imprese, non rimane che esaminare il passato in un arco temporale sufficiente e/o
cercare di prevedere l'evoluzione della redditività futura;
d) redditività globale o redditività del capitale proprio (ROE = return on equity =
Risultato netto/Patrimonio (o capitale) netto medio). Si tratta della remunerazione netta
spettante all'azionista per il suo investimento rischioso (capitale di rischio) nell'azienda.
Anche in questo caso l'ottica è di medio - lungo termine e la condizione essenziale è
che il ROE deve essere soddisfacente per l'investitore, ossia assicurare un rendimento,
al netto delle imposte, non inferiore ad altri investimenti alternativi a parità di rischio39.
Come per il precedente indice di redditività, in questo periodo di crisi nemmeno la
redditività globale è solitamente sufficiente ed allora, in attesa di tempi migliori,
bisogna privilegiare gli indicatori finanziari sub a) e b);
e) cash-flow (o flusso di cassa o delle variazioni di liquidità) ed autofinanziamento (o
fonte di gestione reddituale)40. La situazione finanziaria può essere modificata anche
dalla gestione economica e quindi gli indicatori ai punti a) e b) possono venir
modificati nel futuro dai flussi finanziari generati dal Conto economico degli esercizi
successivi. Rimanendo in una previsione di 12 mesi ed ipotizzando la prosecuzione
della gestione con andamento simile, per valutare la solvibilità si possono aggiungere i
flussi di liquidità (cash-flow) prevedibili per l'esercizio successivo. Per un esame più
generale (e comunque in un'ottica oltre il breve termine) assume rilevanza
l'autofinanziamento, determinato sinteticamente dal risultato di esercizio +
ammortamenti + accantonamenti, il quale, proprio perché formato da poste non
monetarie, consente una formazione di liquidità per effetto della gestione, utilizzabile
per il rimborso di debiti in caso di necessità41. Quindi, nella valutazione della
solvibilità a breve va tenuto conto anche il cash-flow, mentre in una prospettiva più
lunga occorre verificare l'autofinanziamento, che deve risultare sempre almeno positivo
e mediamente superiore alla somma degli ammortamenti (per ricostruire il capitale
fisso) e degli accantonamenti (per coprirsi dai rischi di svalutazione delle attività).
A titolo esemplificativo si riporta in Figura 3.1 il valore di tali indici per le differenti
ripartizioni territoriali e, nel caso della provincia di Gorizia, per dimensione aziendale
(Fig.3.2) e per settore (Fig.3.3).
Se i risultati complessivamente ottenuti dalle analisi sono buoni, l'impresa è meritevole di
nuovi affidamenti sia per investimenti che per squilibri temporanei di liquidità. Nei casi
dubbi ed in quelli di vulnerabilità accertata, con l'impegno di un costante monitoraggio
dell'andamento aziendale, si può concedere credito:
 assistito da qualche garanzia;
 condizionato a vincoli di comportamento nella futura gestione economico-finanziaria;
 ristrutturando il debito con la procrastinazione di alcune scadenze;
 imponendo un inasprimento dei tassi d'interesse.
39
40
41
66
Se il rendimento, con il trascorrere del tempo, rimane sempre inferiore, l'investitore ha la convenienza di
vendere la propria partecipazione e reinvestire in altra attività. In genere, l'azionista di maggioranza, però,
non disinveste perché, anche se il suo guadagno è modesto, può ottenere altri benefici indiretti, quali: il
potere di gestione, le sinergie con altre aziende partecipate, ecc..
Si tratta di grandezze non evidenziate nell'analisi dei bilanci aggregati, perché non esprimibili in rapporti,
ma molto significative a livello aziendale. Sono indicatori di flusso e si riferiscono alla cosiddetta analisi
per flussi di bilancio, riportata in tutti i manuali della materia. Qui si accenna soltanto ai flussi finanziari
di cassa ed all'autofinanziamento generato dalla gestione economica.
Qualora i crediti siano invece sufficienti al rimborso dei debiti, l'autofinanziamento viene reinvestito in
nuove attività durevoli o, in parte, distribuito ai soci.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Figura 3.1 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali nelle diverse
ripartizioni territoriali (valori percentuali). Anni 2008 e 2010
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Figura 3.2 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali in provincia
di Gorizia per le diverse dimensioni aziendali (valori percentuali). Anni 2008 e 2010
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Figura 3.3 - Principali indici del bilancio aggregato delle società di capitali in provincia
di Gorizia per i diversi settori (valori percentuali). Anni 2008 e 2010
LEGENDA: A = attività manifatturiere; B = costruzioni; C = commercio all'ingrosso e al dettaglio; D =
trasporto e magazzinaggio; E = servizi turistici di alloggio e ristorazione; F = servizi di informazione e
comunicazione;
G = attività immobiliari; H = attività professionali, scientifiche e tecniche; I = noleggio, agenzie di viaggio e
servizi alle imprese; L = sanità e assistenza sociale.
Fonte: elaborazione su dati Infocamere (in.balance).
68
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
4.
La politica di miglioramento del rating da parte delle
banche.
4.1 Politiche per superare l'attuale crisi del mercato del credito.
Nel primo capitolo sono state individuate le principali caratteristiche dell'attuale crisi del
mercato del credito e pure quelle relative alle difficoltà delle PMI nell'accesso ai
finanziamenti bancari in un periodo di crisi anche economica. In premessa del secondo
capitolo, poi, si sono riassunte le più generali problematiche del rapporto banca - impresa
e della difficoltà di reperire fondi da destinare all'attività creditizia da parte delle banche,
nonché della lievitazione del costo del credito anche se il tasso ufficiale del costo del
denaro (euribor) è attualmente a livelli minimi.
Di tale grave situazione è ritenuto primariamente responsabile il mercato della liquidità
internazionale per i noti fenomeni di errate valutazioni sui fondamentali dei rischi Paese42, di irrazionali speculazioni non soltanto sui titoli azionari (per definizione
rischiosi), ma anche su quelli obbligazionari e pubblici, di sottovalutazione delle attività
dell'economia reale e di propensione all'impiego meramente finanziario del risparmio
ricercando rischiose opportunità a breve fondate esclusivamente sulla volatilità dei mercati.
La carenza di liquidità che ne è derivata è stata ulteriormente aggravata dai noti vincoli di
Basilea II e dall'annuncio di Basilea III43, sebbene un recente studio della Banca d'Italia
(Angelini e Gerali, 2012) abbia previsto effetti macroeconomici negativi modesti per i
primi anni di attuazione della riforma a fronte di una maggiore stabilità finanziaria, nonchè
dalla scarsa regolazione (praticamente assente) dei mercati finanziari internazionali, basati
sulla concezione del modello anglosassone secondo cui i mercati si aggiustano
automaticamente per la razionalità di fondo dei loro operatori e per l'accesso possibile a
tutte le informazioni rilevanti (teoria dei mercati efficienti)44. Tale instabile situazione,
infine, è favorita da un modello dominante di banca internazionale fortemente diversificato
ed orientato al rischio, in cui convivono in uno stesso istituto le funzioni di banca
d'investimento e di banca commerciale con indubbie possibilità di sinergie, ma anche con
la propensione attuale a dare più spazio alla prima funzione a danno della seconda, in una
prospettiva di ritorni economici più immediati.
Queste tendenze a livello internazionale, che costituiscono le principali cause dell'attuale
situazione di credit crunch anche a livello locale, sia per quanto riguarda la carenza che per
l'elevato costo del credito, ovviamente non sono modificabili dall'iniziativa di singoli
istituti, né dal comportamento delle imprese e degli organi di governo locali. Si tratta di un
42
43
44
Lo spread che si è formato da queste errate valutazioni ha provocato sensibili distorsioni nei tassi di
interesse, per cui i finanziamenti dei Paesi "virtuosi" come la Germania sono abbondanti ed a costo molto
basso (quasi nullo per le banche tedesche). Il fatto che l'Italia, per errate valutazioni su una possibile
insolvenza del debito pubblico e per il presunto "contagio" della precaria situazione di altri Paesi
dell'Eurozona a maggior rischio, sia stata oggetto di speculazioni al ribasso, ha determinato al contrario
scarsità di liquidità e costi del credito elevatissimi (anche in termini reali) con conseguente perdita di
competitività delle stesse imprese.
Le attuali tendenze a far slittare l'applicazione dei più rigidi vincoli di Basilea III possono risultare
vantaggiose per le banche europee che altrimenti dovrebbero concedere credito con criteri ancor più
prudenziali, ma certamente favoriscono l'espansione dei derivati da parte delle grandi banche americane
con il rischio di successive crisi finanziarie globali.
In realtà, tale teoria, in passato assolutamente prevalente, è stata recentemente messa in discussione alla
luce delle crisi attuali, soprattutto da parte degli studi di finanza comportamentale (Morera e Marchisio,
2012) e dei modelli di comportamento fondati sulla “razionalità limitata” (Zanda, Oricchio, Fontana,
2011), ma ancora non si sono manifestati i risultati concreti in termini di regolazione dei mercati da parte
delle autorità nazionali ed internazionali competenti.
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
disagio che purtroppo deve essere subito, pur in assenza di responsabilità determinanti da
parte degli operatori territoriali, nella speranza che ai massimi livelli internazionali si
prendano le decisioni più efficaci per superare tale difficile momento45.
Ma, pur in presenza delle generali difficoltà attuali, si può tentare qualche miglioramento
della situazione, non certo in misura completa, ma abbastanza consistente e comunque tale
da eliminare il rischio di un circolo vizioso che potrebbe portare al collasso dell'intero
nostro sistema produttivo. Come preannunciato nel paragrafo 2.1, gli indirizzi di
miglioramento riguardano il rapporto banca - impresa a livello locale, azioni che devono
essere condotte separatamente, ma in collaborazione, sia dalle banche che dalle imprese e
possibilmente pure con l'intermediazione dei consorzi fidi.
Sinora si è approfondita l'analisi sul rating e sulle sue più opportune possibilità di
miglioramento per una più efficace valutazione dell'affidabilità delle imprese. Ciò è stato
compiuto nel Capitolo 2 con un esame tecnico dello strumento generale a disposizione
delle banche, mentre nel capitolo 3 si sono analizzati i principali indicatori di bilancio del
sistema delle imprese a livello provinciale per individuare quelli che possono essere
maggiormente significativi per le valutazioni della capacità di credito, all'interno ed
all'esterno del sistema di rating.
Ora, sulla base di quanto già individuato, si cercherà di formulare nel presente capitolo
qualche politica gestionale per gli istituti di credito, rinviando al prossimo le azioni da
intraprendere a cura delle imprese, per poi terminare con un successivo capitolo sui più
opportuni interventi ad opera dei Confidi.
4.2 Politiche gestionali delle banche
Sebbene il sistema bancario italiano, assieme a quello canadese, sia risultato uno dei meno
colpiti dalla prima crisi finanziaria internazionale, per i noti avvenimenti sintetizzati nel
precedente paragrafo ha presentato una profonda crisi economica che lo ha limitato anche
nell'ordinaria attività. Proprio quella sua tradizionale specializzazione di intermediazione
della ricchezza finanziaria tra famiglie e imprese, che lo ha preservato dai contraccolpi
della crisi finanziaria, ha invece accentuato gli effetti negativi nella gestione bancaria in
presenza della conseguente crisi economica che ha ridotto la raccolta dai risparmiatori e
dai canali interbancari e ha decurtato gli impieghi per le norme prudenziali di vigilanza e
per le accresciute sofferenze.
In realtà, la carenza di altre intermediazioni finanziarie al di fuori del sistema bancario ha
favorito lo sviluppo di quest'ultimo in passato, ma ora ne causa le peggiori conseguenze.
Quindi, un'apertura delle banche verso maggiori attività collaterali di assistenza intermediazione nei confronti di altre fonti per gli operatori economici potrebbe essere una
delle soluzioni che permettono di ampliare l'attività senza esasperare le tensioni della
domanda di credito. L'espansione del factoring a questo proposito è significativa, come
pure sarebbe auspicabile uno sviluppo dei fondi comuni chiusi, del venture capital e del
private equity, come si vedrà meglio successivamente. Inoltre, un più stretto legame nei
rapporti con la clientela consentirebbe di attenuare il rischio di credito, cogliere le
opportunità di crescita (presenti anche in periodi di crisi) e soddisfare le esigenze
potenziali dei territori. Sotto questo aspetto, infatti, le banche locali riescono meglio a
collocare la propria attività sul territorio e gli istituti maggiori, pur nella loro vocazione
internazionale, stanno gradualmente modificando le proprie strategie verso un'ottica
settoriale e geografica con offerte opportunamente diversificate.
45
70
Un esempio di decisione efficace è proprio quella, adottata dalla Banca Centrale Europea, di costituzione
del cosiddetto fondo salva Stati per l'intervento sul mercato secondario dei titoli del debito pubblico in
euro, al fine di arginare la speculazione internazionale al ribasso.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Ma il problema di fondo dell'attività bancaria in presenza delle attuali difficoltà non è più
quello di massimizzare lo stato patrimoniale incrementando a qualsiasi costo i fondi
intermediati come avveniva in passato, data la solidità scontata delle relative poste
patrimoniali, bensì quello di garantire la redditività degli attivi (anche limitando le
sofferenze), per non dover poi svalutarli in sede di bilancio e parallelamente rafforzare il
patrimonio netto (anche provvedendo ad aumenti di capitale) per soddisfare i criteri
prudenziali della normativa. Quindi, con meno risorse a disposizione, l'attenzione si sposta
dall'espansione del credito al rendimento degli impieghi, ma tale obiettivo è pure legato
all'utilizzo degli stessi impieghi che faranno le imprese e questa nuova prospettiva è ricca
di implicazioni anche nella valutazione del merito creditizio. Pertanto, se la quantità del
finanziamento potrebbe essere soddisfatta anche con altre fonti, la qualità risulta essenziale
per mantenere i livelli attuali.
Comunque, anche la quantità, proprio per le ragioni sovraesposte, può essere
opportunamente indirizzata verso gli impieghi migliori. Negli attivi delle banche la
principale alternativa al credito è rappresentata dall'investimento in titoli e particolarmente
in quelli pubblici. Per il noto fenomeno dello "spread" tali titoli sono ora molto
remunerativi e quindi è difficile che gli istituti siano disposti a spostare parte dei propri
impieghi in titoli in altrettanti impieghi di credito alle imprese o alle famiglie. Ma è da
tener presente che non tutti gli investimenti in titoli pubblici accumulati nel tempo
forniscono rendimenti soddisfacenti46 ed inoltre lo "spread" tra tassi bancari attivi e passivi
è comunque notevole (in media tra il 5% ed il 6% a seconda delle diverse operazioni a
breve), per cui un certo spostamento dagli impieghi in titoli verso quelli in prestiti
risulterebbe sicuramente conveniente.
È però da sottolineare che massicci disinvestimenti generalizzati dei titoli di Stato meno
convenienti creerebbero nuove tensioni nel comparto rialimentando le speculazioni sempre
latenti ed andando poi a scaricare nuovi effetti negativi sul contesto generale (che si
ritorcerebbero nuovamente anche nei confronti del sistema bancario stesso) e pertanto una
simile politica dovrebbe essere attuata gradualmente.
Pure all'interno degli impieghi bancari destinati alla clientela, è importante valutare la
qualità del credito, non soltanto in termini di probabilità di "default", ma anche sotto
l'aspetto dell'utilizzo del finanziamento secondo le forme tecniche più confacenti per la
banca e per l'impresa. È questa politica una delle più innovative, che andrebbe
fortemente potenziata perché, se ben programmata, permetterebbe ad entrambe le
controparti del rapporto sensibili vantaggi economici a parità di condizioni nominali
del prestito. Basti pensare, al riguardo, ad un'apertura di credito in conto corrente utilizzata
per una minima percentuale oppure solo per un periodo limitatissimo, che comporta
comunque per la banca un onere di mantenere permanentemente disponibile una certa
liquidità o valori celermente liquidabili. Analogamente per l'impresa, non ha senso la
stipulazione di un mutuo in occasione dell'acquisto di una immobilizzazione, se il nuovo
fabbisogno di liquidità aziendale per il costo d’acquisto viene coperto in breve tempo da
flussi aggiuntivi di cassa.
In questo modo, si vanno affermando tendenze (ancora, tuttavia, non abbastanza diffuse) di
concorrenza tra le banche in termini di assistenza finanziaria alla clientela (almeno quella
più appetibile) per instaurare un rapporto fiduciario reciproco che porti anche a condizioni
contrattuali più articolate con l'individuazione delle forme tecniche e delle opportunità di
46
Il rendimento effettivo dei titoli dipende infatti dal prezzo di acquisto, oltre che dal tasso d'interesse
predeterminato nel titolo medesimo. Date le notevoli oscillazioni dei mercati borsistici anche per le
contrattazioni obbligazionarie, è possibile possedere titoli con bassi rendimenti per il fatto di essere stati
acquistati in momenti in cui il prezzo era superiore alle attuali quotazioni o al prezzo di rimborso.
Gorizia, novembre 2012
71
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
utilizzo più convenienti. Per arrivare a ciò, tuttavia, occorre un più stretto legame tra banca
e impresa, legame che può realizzarsi, almeno per le piccole imprese, con un solo istituto
di credito. D'altro canto, la politica opposta dei rapporti di ogni piccola e anche micro
impresa con varie banche, prosperata molto in passato perché permetteva alle aziende di
ottenere maggior credito complessivo ed alle banche di diversificare il rischio, ora si sta
rivelando nettamente dannosa per entrambe le controparti, in quanto:
 le imprese riescono a reperire minori finanziamenti a causa della prudenza degli istituti
per scarsa conoscenza dei clienti;
 le banche accusano maggiori rischi perché non hanno la possibilità di discriminare i
clienti affidabili dagli altri, fino al momento delle eventuali rilevazioni negative da
parte della Centrale dei rischi;
 la numerosità di una clientela parcellizzata richiederebbe costi notevolissimi per le
banche al fine di acquisire un'istruttoria valida ed aggiornata per ciascun finanziato
anche per importi modestissimi.
Comunque, una via più generale di riscatto del settore bancario passa anche attraverso una
maggiore trasparenza della gestione e dei propri conti, rendendoli più noti e comprensibili
in un'ottica di medio - lungo termine, ove l'impegno per la riformulazione del modello di
business finanziario e per la solidità patrimoniale sono più importanti dell'esposizione a
breve ai rischi di default dei propri impieghi. Le valutazioni dei mercati borsistici, così
indifferenziate e lontane dai valori effettivi di bilancio dell'istituto bancario, creano invece
le condizioni per una politica di gestione troppo orientata al breve termine, senza strategie
di ampio respiro.
4.3 La gestione del rating
Nel secondo capitolo si sono individuate le principali aree di intervento, nel sistema del
rating attualmente disciplinato, per un suo miglioramento predittivo delle insolvenze, ma
anche per una gestione più efficace dell'allocazione del credito. Tenuto conto che un
sistema di rating è essenziale per una valutazione prudenziale dell'attività bancaria,
esistono, all'interno dello schema metodologico previsto dalle disposizioni di vigilanza,
vari spazi discrezionali che possono essere applicati più o meno correttamente ai fini di una
più precisa valutazione del "merito" creditizio47 e per una gestione tesa non soltanto ad
evitare le insolvenze, ma pure a cogliere tutte le opportunità al di fuori della zona di
maggior rischio, soprattutto nell'attuale periodo di crisi e di risorse finanziarie scarse.
Nel prospetto qui riportato (Fig.4.1) vengono riassunte le principali aree di intervento,
come indicato nel capitolo 2 e, con ulteriori riferimenti, nel capitolo 3 (particolarmente nel
paragrafo 3.5).
Senza ovviamente ripetere quanto è stato già esposto, basti qui richiamare le motivazioni
essenziali degli interventi proposti.
La segmentazione è essenziale, ma si citano solo alcune particolari classificazioni perché si
ritengono le più decisive ai fini dell'analisi in oggetto. "Cluster" più generali porterebbero
ad un'insufficiente discriminazione dei casi concreti che effettivamente richiedono giudizi
diversi di apprezzamento, mentre ulteriori suddivisioni comporterebbero inutili
complicazioni dell'analisi senza un vantaggio concreto in termini di diversificazione dei
risultati. Semmai, ulteriori approfondimenti possono essere effettuati nei casi dubbi e per
altre esigenze di gestione del credito.
47
72
Recentemente si è andata affermando l'idea della necessità di migliorare lo strumento del rating con una
maggiore attenzione sui circuiti causa - effetto tra variabili aziendali e default (Maino e Modina, 2012).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Fig. 4.1 – Principali aree di intervento per il miglioramento
del sistema di rating per le imprese
1) Segmentazione delle imprese in cluster:
{
micro
piccole
medie
grandi
-
classi dimensionali
-
classi settoriali (codice ATECO ad una lettera e dettaglio a 2 cifre per il settore
manifatturiero)
classi geografiche (almeno a livello regionale, possibilmente anche provinciale)
-
2) Dati quantitativi economico – finanziari:
- principali dati di bilancio
- principali indici economici e finanziari
- flussi finanziari (almeno cash – flow e autofinanziamento)
3) Dati andamentali:
- interni (rapporti in essere con la clientela)
- esterni (soprattutto situazione Centrale dei rischi)
4) Dati qualitativi: vari, purché in grado di modificare le previsioni risultanti dai dati
precedenti.
5) Dati di altra natura: importanza determinante di informazioni previsionali e di business
plan
6) Revisione criteri generali di valutazione al drastico mutamento delle situazioni
congiunturali
7) Possibilità di estendere il campione di stima dell’analisi preliminare nell’universo di
riferimento per le società di capitali
8) Uso oculato, ma non restrittivo dei processi di override
Anche i dati quantitativi economico - finanziari di ciascun affidato devono essere pochi ed
il più possibile allineati a quelli proposti in questo studio, con l'ulteriore accortezza di
considerare che molti crediti commerciali (alla clientela), formalmente a breve, sono
sistematicamente rinnovabili al proseguire della gestione e che quindi si tratta di grandezze
durevolmente investite nell'azienda, le quali, se non trovano adeguata contropartita in
altrettanti debiti commerciali (con i fornitori), dovrebbero trovare contropartita in debiti
finanziari a medio - lungo termine48. Eventuali altri indicatori sono da attivare sempre ove
ci sia bisogno di approfondimenti (secondo quanto è stato già prospettato, nei casi
intermedi di vulnerabilità).
I dati andamentali sono degli indizi di instabilità (o di continuità) più che delle certezze.
Pertanto, si dovranno valutare approfondimenti solo in casi reiterati e persistenti della loro
manifestazione, tali da far presumere un mutamento drastico della situazione economico 48
Ciò vale anche per le scorte di assortimento e di riserva, i cui valori rimangono stabilmente investiti,
finché l'attività continua in maniera regolare.
Gorizia, novembre 2012
73
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
finanziaria aziendale (sia in negativo che in positivo). Invece, la loro rilevazione è ben più
importante nella scelta del contraente (davanti a molte domande da soddisfare), nelle
condizioni tariffarie da applicare al credito concesso e soprattutto nelle sue condizioni di
utilizzo tra diverse operazioni possibili.
Anche le informazioni qualitative sono utili, ma vanno inserite nel sistema come causa o
meno di squilibrio, solo se ritenute in grado di modificare la valutazione del credito da
accordare.
Tra le più diversificate categorie di dati di qualsiasi altra natura, sono importantissime le
previsioni sul futuro andamento dell'azienda richiedente il finanziamento, soprattutto per
quanto riguarda i dati economici e finanziari che possono derivare da "business plan"
predisposti dall'impresa per sviluppare la propria attività o ristrutturare la produzione o
l'organizzazione. Anzi, in presenza di piani adeguati (da valutarsi, in caso di bisogno, da
parte di esperti), le indicazioni risultanti dai bilanci passati possono essere totalmente
smentite dalle nuove prospettive e tali ultime risultanze devono essere determinanti ai fini
della valutazione finale del prestito da concedere.
Nei mutamenti della situazione congiunturale, e segnatamente in quello attuale rispetto alla
situazione di moderata espansione esistente fino al 200849, vi è un peggioramento generale
del contesto per cui non si può ridurre il credito indistintamente e nella stessa proporzione
a tutti. Occorre un confronto con nuove medie di settore con parametri meno performanti, a
cui riferire gli indici aziendali da valutare, eventualmente con l'accostamento anche dei
valori delle migliori imprese (benchmarking) nel caso di settori complessivamente in crisi.
Come è stato già accennato, un'azienda anche con range molto modesti, ma superiori alla
media del "cluster" di appartenenza, può in un prossimo futuro ottenere delle buone
performance per la sua maggiore competitività rispetto alla maggior parte degli altri
concorrenti.
La possibilità di sostituire un campione di stima, certamente limitato nel caso di banche
locali50, con le offerte, ora presenti sul mercato, di bilanci aggregati di tutte le società di
capitali appartenenti ad una predeterminata segmentazione, può rendere molto più
significativa e precisa l'analisi probabilistica di previsione delle insolvenze (purché sempre
sia possibile reperire tutti i dati necessari alle complesse elaborazioni).
Tutte le valutazioni soggettive al di fuori del sistema di rating vanno giustificate con
processi di "override", sempre che si ritenga utile farlo51. In generale, nelle situazioni di
crisi è opportuno cercare di effettuare il più possibile simili operazioni per accertare meglio
la capacità di credito degli affidati e ciò anche nelle posizioni retail se l'ammontare del
prestito non è molto basso52.
Le proposte di miglioramento qui avanzate valgono anche per le banche di minori
dimensioni, che sono comunque tenute ad adottare metodologie semplificate per il calcolo
di requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito e degli altri rischi individuati dalla
normativa (Banca d'Italia, 2011). Anzi, per parte di queste ove l'attività bancaria stessa
preveda una certa dotazione di mezzi e di competenze, l'istituzione di sistemi di rating
49
50
51
52
74
Certamente la crisi attuale può definirsi strutturale e non congiunturale, ma qui il secondo termine viene
usato come mutamento repentino da una situazione favorevole ad una sfavorevole.
Ma di una limitazione su aree geografiche ristrette soffrono anche i campioni delle grandi banche
internazionali.
L'utilità dell'operazione deve essere valutata alla luce del fatto che tali processi sono costosi, soprattutto
in termini di risorse umane da impiegare allo scopo, ma che senza di questi le risultanze del rating
potrebbero essere peggiori (richiedendo così maggiore capitale prudenziale) o migliori (permettendo la
concessione di credito a soggetti con maggior rischio non rilevato dal sistema).
L'istruttoria di una posizione "retail" è comunque meno onerosa, ma si potrebbero predeterminare gruppi
particolari di tali posizioni in modo da intervenire collettivamente in caso di "override".
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
evoluti sarebbe auspicabile per i vantaggi che questi stessi sistemi produrrebbero nella
gestione complessiva dei propri finanziamenti (v. Gai, 2008 sui punti di forza e di
debolezza derivanti dallo sviluppo di un sistema di rating presso una banca medio piccola).
Ovviamente, le aree di intervento proposte vanno commisurate alle dotazioni più modeste
di tali istituti di credito, ma le semplificazioni qui citate ed alcuni scostamenti previsti dalla
standardizzazione del rating possono risultare più facilmente praticabili proprio dalle
banche minori, che sino ad ora hanno impostato le valutazioni di affidamento su
informazioni legate più direttamente al rapporto continuo e tempestivo con i propri clienti.
Con queste proposte, però, si tratta da un lato di non escludere un sistema formalizzato di
rating e dall'altro di affinare scientificamente le informazioni provenienti più
specificamente dalle imprese.
La gestione di miglioramento del rating evidenziata in questo lavoro non comporterebbe
comunque grosse difficoltà nel giudizio di validazione del sistema da parte dell'Autorità di
vigilanza (Banca d'Italia), in quanto il sistema raccomandato dalle disposizioni è molto
ampio e flessibile e la sua articolazione è assai dettagliata soltanto per imporre una
metodologia coerente, ma non entra prescrittivamente nella scelta dei dati e dei criteri di
classificazione e valutazione dei rischi. Pertanto, esistono convenienti spazi di
miglioramento dei sistemi attuali senza contravvenire alle indicazioni vincolanti delle
disposizioni, ovviamente motivando le singole opzioni.
Inoltre, le azioni di miglioramento previste non paiono eccessivamente onerose nella loro
applicazione per varie considerazioni:
 i costi di revisione dei sistemi esistenti e di avvio delle modifiche potrebbero essere
discreti, ma sono iniziali e possono essere ammortizzati;
 le informazioni da inserire nel sistema ed i risultati da elaborare sarebbero
numericamente inferiori e più celermente disponibili;
 occorrerebbe, invece, una verifica a monte sulla correttezza dei dati da inserire ed una
più approfondita valutazione dei risultati;
 quest'ultima operazione è la più impegnativa e richiede maggior tempo e risorse umane
competenti. Ai maggiori costi, però, si dovrebbero contrapporre i benefici di un miglior
sistema predittivo delle insolvenze, che consentirebbe di diminuire le perdite per
sofferenze e di aumentare i guadagni concedendo più credito ai soggetti solventi.
D'altro canto, l'obiettivo del sistema delle imprese (non sempre delle singole aziende
richiedenti) è proprio quello di ricevere maggior credito in relazione alle esigenze della
continuità aziendale, esigenze che consistono non soltanto nell'assecondare le imprese
nella realizzazione dei propri piani di sviluppo, ma anche, proprio in virtù di un
finanziamento maggiore in tempi di scarsa liquidità, nel porre in grado le medesime di
superare l'attuale crisi. In effetti, il sistema produttivo lamenta proprio il fatto che
attualmente i comportamenti delle banche non sono abbastanza orientati a cogliere e
rivalutare questo aspetto, per una sfiducia preconcetta nelle capacità di sopravvivenza
dell'impresa minore in questo periodo di crisi.
4.4 La gestione del credito
La gestione del credito, intesa come raccolta di risparmio ed impiego dello stesso per
esigenze dell'attività produttiva, è l'attività caratteristica delle aziende di credito ed ancor
oggi quella prevalente in Italia53. Tale gestione, che recentemente non si è sviluppata alla
53
Il bilancio aggregato delle banche residenti in Italia a fine 2011 ha presentato un'attività in prestiti di
quasi 2.600 miliardi di euro, pari al 64,2% di tutte le attività bancarie iscritte in bilancio. Per avere un'idea
della grandezza, basti pensare che il debito pubblico complessivo dell'Italia non raggiunge i 2.000
Gorizia, novembre 2012
75
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
pari delle altre attività bancarie (negli ultimi 18 mesi è cresciuta del 3,7% rispetto al 12,5%
della media di tutte le attività), potrebbe trarre nuovo impulso proprio da una rinnovata
gestione del rating, come proposto nel precedente paragrafo.
Infatti, il rating permette (Gai, 2008):
 una migliore gestione dell'attività più importante di erogazione del credito;
 una più congrua determinazione delle condizioni contrattuali dei prestiti (pricing);
 una più precisa valutazione del portafoglio crediti;
 una più conveniente allocazione del capitale;
 la possibilità di ricorrere a strumenti di finanza innovativa.
Senza entrare nei dettagli delle singole attività qui citate, è il caso di sottolineare la
capacità predittiva del rating, soprattutto in presenza degli accorgimenti proposti, e quindi
la possibilità di: erogare maggior credito alle imprese migliori, sostenere le imprese in
difficoltà temporanee (ma non strutturali), rientrare il più possibile dalle esposizioni senza
prospettive di rientro.
La gestione del credito, quindi, viene direttamente influenzata dal rapporto banca impresa e praticamente dal rapporto con le PMI, che più di altre abbisognano di un rating
affidabile, sia per la minore trasparenza della loro gestione, sia perché la maggior parte di
queste si trova proprio nell'area della vulnerabilità, cioè in difficoltà temporanee con un
rischio non trascurabile, ma nemmeno eccessivo. Con il sopravvento della crisi, questa
"zona grigia" è divenuta sempre più ampia e pertanto l'obiettivo di fondo della politica
bancaria nei confronti delle PMI (che è anche l'obiettivo essenziale di questo studio) è
proprio quello di mantenere "in bonis" la maggior parte possibile di questa ormai
numerosissima fascia di imprese54. D'altro canto, si è potuto constatare nel terzo capitolo
che il contesto produttivo locale, soprattutto nelle regioni del Nord-Est, non ha peggiorato
irrimediabilmente la solvibilità generale delle imprese, nonostante il grave periodo di crisi
che stiamo attraversando55.
Sotto questo aspetto, la valutazione della capacità di credito, ma soprattutto la probabilità
di continuità aziendale con il supporto del credito concesso, diventa il requisito
determinante per ogni posizione da analizzare. A tale proposito, i principali contabili
nazionali (Oic 11 e Oic 29) prevedono la formazione del bilancio di esercizio dell'"impresa
in funzionamento" con il presupposto della "continuità aziendale", perché, se questa viene
meno, si deve compilare un bilancio di liquidazione. Al riguardo, l'Oic 5 (e pure lo Ias 1,
principio contabile internazionale) prevedono che la continuità si deve intendere almeno
per i 12 mesi successivi alla data di riferimento del bilancio (prospettiva convenzionale che
coincide esattamente con il termine della probabilità di "default" fissato dal rating).
Pertanto, almeno per le società di capitali, dovrebbe sorgere un'occasione di sinergia tra i
funzionari bancari e gli organi societari (soprattutto i revisori legali dei conti, i quali si
devono attenere al principio di revisione n.570 che elenca gli indicatori che possono essere
predittivi di un arresto della continuità aziendale) sulla valutazione della probabilità di una
continuità oltre l'anno.
Tra i molti indicatori citati dal predetto principio di revisione si segnalano i seguenti, in
armonia con quanto già indicato nel capitolo precedente:
54
55
76
miliardi. Nei Paesi anglosassoni, tuttavia, sono molto consistenti anche le banche di investimento, che
negli USA sono le più grandi, ove predominano gli impieghi in titoli.
È pure da considerare che l'applicazione dell'accordo di Basilea II prevede delle riduzioni convenzionali
differenziate del rischio in connessione alle operazioni di finanziamento di imprese con un fatturato
consolidato al di sotto di 50 milioni di euro.
Anche altri lavori, volti ad approfondire gli effetti della crisi sulla situazione economica e finanziaria di
alcuni sistemi produttivi locali, sono arrivati alle medesime conclusioni generali (cfr., tra gli altri,
Mantovani e Daniotti, 2012).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
 situazione di deficit patrimoniale o di capitale circolante netto negativo;
 bilanci prospettici che mostrano cash - flow negativi;
 capitale sociale ridotto al di sotto dei limiti legali.
Sono questi i principali indicatori da tenere sotto osservazione e di questi si devono
individuare le dinamiche con un certo anticipo, prima che si arrivi irrimediabilmente alle
evidenze negative. Gli altri indicatori elencati nel principio, invece, hanno funzioni di
indizio che richiede successivi approfondimenti, ma non giudizi definitivi. Nei casi più
difficili, risulta proprio questo il punto chiave: se la continuità aziendale può verificarsi con
l'ausilio di un nuovo finanziamento supportato da un piano di ristrutturazione economico –
finanziaria e con l'apporto anche di nuovo capitale proprio.
Tale valutazione sarebbe quella che potrebbe risolvere anche situazioni in parte
compromesse (crediti deteriorati) di cui si ha frequente notizia in questi tempi, ossia di
piccoli operatori che da un lato non riescono ad onorare i propri debiti pregressi e dall'altro
non possono proseguire l'attività per insufficienza di capitali. Lo stesso problema è comune
a molte sofferenze (cioè il livello peggiore dei crediti deteriorati), che ovviamente
manifestano uno stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente), ossia una
situazione di incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni in maniera regolare,
situazione che però può verificarsi anche in assenza degli indicatori negativi di cui sopra.
Pertanto, pure in questi casi di sofferenza i criteri di fondo per giudicare sull’irrimediabilità
dell’insolvenza dovrebbero essere:
 la valutazione della continuità aziendale, pure con l'ausilio di un supporto finanziario,
in presenza di indici ancora positivi;
 l'abbandono di ogni sostegno e l'avvio delle procedure di recupero in presenza dei
predetti indicatori negativi.
Tali criteri dovrebbero essere seguiti anche nell'ambito delle numerose convenzioni ed
accordi tra banche ed imprese per facilitare l'accesso al credito delle PMI e per ristrutturare
l'eventuale debito di queste ultime56.
In generale, si può sottolineare che il rating abbisogna di un miglior rapporto banca - PMI
e per questo gli esperti consigliano le seguenti principali iniziative (Gai, 2008):
 offerta di nuove tipologie di prodotti e servizi più consona alle esigenze delle imprese
minori;
 richiesta di funzioni altamente professionalizzate (come il rating advisory);
 necessità di maggiore trasparenza e migliore comunicazione tra i due soggetti del
rapporto (comprendendo anche la comunicazione del rating medesimo);
 richiesta di maggiori informazioni tempestive su dati andamentali e pianificazione
aziendale;
 gestione delle garanzie e dei rapporti con i consorzi fidi, di cui si parlerà in un
prossimo capitolo.
4.5 Il costo del credito
In precedenza, è stato accennato che le attuali note restrizioni sul credito riguardano non
soltanto la quantità di prestiti erogati, ma anche il loro costo divenuto eccessivo a causa
delle tensioni finanziarie internazionali. A tale proposito, in premessa al secondo capitolo
si è accennato all'attuale sfasamento del costo del credito, lievitato a causa del maggior
rendimento dei titoli pubblici nonostante le autorità monetarie abbiano tenuto molto basso
il costo del denaro (euribor).
56
Tra le varie iniziative va segnalata quella a livello nazionale tra ABI e Confindustria del febbraio 2012,
volta a posticipare la durata di alcuni tipi di finanziamento.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Altri fattori sfavorevoli che condizionano l'elevato onere finanziario sono principalmente:
 l'attuale pressione della domanda di credito delle PMI, vincolate dalle difficoltà della
crisi, rispetto all'offerta bancaria;
 l'aumento considerevole delle sofferenze e quindi il maggior rischio di credito;
 lo "spread" sui titoli pubblici che, oltre alla lievitazione dei tassi, provoca un
dirottamento dei fondi di risparmio internazionali (ma in parte anche italiani) verso
investimenti nei Paesi a minor rischio presunto (anche se a tassi di rendimento
inferiori) e l'inaridimento dei canali interbancari internazionali verso l'Italia;
 la svalutazione dei bilanci bancari a causa della crisi e della depressione delle
quotazioni dei titoli pubblici.
Ovviamente la soluzione di tutti questi problemi presuppone un comportamento globale,
degli operatori e delle autorità di vigilanza a livello europeo ed internazionale, volto a
modificare con determinazione l'attuale assetto ricco di situazioni irrazionali e speculative.
In attesa di tali cambiamenti che, prima o poi, dovranno avvenire se si vuole evitare il
collasso dell'intero sistema economico dei Paesi occidentali, ma con disastrose ricadute
anche sull'economia dei Paesi orientali, in questa sede giova avanzare qualche rimedio di
natura specifica e locale per almeno attenuare l'impatto di una tanto gravosa situazione.
Innanzitutto, lo "spread" medio del sistema bancario e dei singoli istituti può essere
pilotato in funzione di una prospettiva a più lunga scadenza, per non creare la paralisi del
sistema economico prima del superamento della crisi, ma pure per detenere un buon livello
di competitività all'interno del mercato del credito57. Inoltre, anche in relazione agli altri
fattori citati:
 la domanda di credito può essere alleggerita con l'offerta di altri strumenti finanziari e
con l'incoraggiamento, nei confronti della clientela, ad una migliore gestione
finanziaria che minimizzi i fabbisogni aziendali;
 il rischio di credito può essere meglio limitato proprio con una migliore gestione del
rating, come già illustrato nei paragrafi precedenti;
 il più basso "rischio Italia" effettivo, rispetto a quello percepito, può essere
propagandato dalle stesse banche, nel loro specifico interesse, perché permetterebbe
una più ampia raccolta all'estero, soprattutto attraverso i canali interbancari58;
 i bilanci bancari sono svalutati perché le attività, per i principi contabili internazionali,
vanno stimate al valore di realizzo attuale ed inoltre perché le quotazioni di Borsa sono
eccessivamente depresse a causa delle negative aspettative sull'evoluzione della crisi e
su quella della gestione degli istituti di credito. In realtà, una più incisiva
comunicazione della redditività effettiva dell'attività bancaria, seppur non più ai livelli
di un tempo, potrebbe almeno in parte attenuare la sfiducia ed allineare le quotazioni
verso valori più vicini alle effettive risultanze di bilancio;
 una politica più diversificata e con funzioni espansive sotto l'aspetto commerciale, data
la crescita della domanda di credito, potrebbe aiutare la banca ad ottenere una migliore
posizione concorrenziale, ora con l'aiuto anche di un rating più affidabile.
57
58
78
Istituti di credito più intraprendenti all'interno, ma soprattutto banche estere, aggressive e con minori
vincoli nell'approvvigionamento di capitali, potrebbero percepire lo sfasamento del mercato del credito
interno ed offrire condizioni ben più favorevoli agli operatori italiani.
Ad esempio, la richiesta di flussi interbancari provenienti dalle banche tedesche, che si approvvigionano
di fondi in euro a tassi irrisori e che godono di maggiore liquidità, potrebbe rappresentare una soluzione
praticabile, se si afferma una maggiore consapevolezza che il rischio Italia non è obiettivamente tanto
elevato come le quotazioni dei mercati farebbero credere.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
5.
Politiche innovative nella gestione finanziaria delle PMI.
5.1 L'esigenza per le PMI di migliorare il rapporto con il sistema bancario
Tutto quanto è stato sinora esposto a proposito del miglioramento del rating e della politica
del credito da parte delle banche non può trovare efficace attuazione se anche le imprese, e
particolarmente le PMI, non adeguano il loro comportamento al miglioramento del
rapporto banca - impresa. Al di là delle difficoltà economiche e finanziarie della crisi in
atto, infatti, gli atteggiamenti delle PMI nei confronti del sistema bancario non sono mutati
sensibilmente. Pertanto, la scarsa collaborazione e l'insufficiente trasparenza nei confronti
dell'istituto creditore, che prima della crisi potevano essere tollerati nella consapevolezza
che alla fine il prestito concesso nella quasi totalità dei casi sarebbe stato onorato, ora non
sono più ammissibili dal momento che il clima di sfiducia generale (e quello del sistema
creditizio, in particolare) sopravvaluta i rischi di insolvenza e che le norme prudenziali
vigenti impongono rigidi vincoli ad una politica di espansione del credito.
In una simile situazione spetta all'impresa richiedente dimostrare la propria affidabilità e la
capacità di riprendersi in caso di difficoltà temporanee. Una corretta collaborazione
reciproca, anziché una contrapposizione negoziale, costituisce attualmente il requisito
decisivo per ottenere credito a condizioni accettabili.
Ovviamente, occorre che gli elementi portati dall'impresa a sostegno del proprio merito
creditizio siano concreti e convincenti, cioè sostanzialmente in grado di dimostrare la
continuità aziendale oltre il periodo di crisi. Quindi, l'approccio risolutore dell'attuale
difficoltà di accesso al credito è quello di:
a) pianificare l'uscita dalla crisi sia sotto l'aspetto economico che finanziario;
b) dimostrare la validità del piano e la sua probabilità di riuscita con il relativo fabbisogno
finanziario, mediante idoneo documento chiarificatore (business plan);
c) rivolgersi al sistema bancario e ad altre fonti finanziarie per la copertura del
fabbisogno.
Questa si presenta l'unica via percorribile per tutte le aziende che attualmente si trovano in
situazione di difficoltà59 e che quindi necessitano di ristrutturazioni e/o riconversioni per
superare la crisi con conseguente fabbisogno finanziario. In pratica, tutte le imprese che
secondo il rating bancario appartengono alla fascia sempre più numerosa della
"vulnerabilità" dovrebbero ripianificare il proprio business, a meno che non abbiano
fondati motivi di ritenere il proprio mercato in difficoltà molto temporanee e prossimo alla
ripresa.
Naturalmente, questa operazione straordinaria serve innanzitutto per migliorare la gestione
aziendale interna, condizione fondamentale di qualsiasi performance, ma, come
evidenziato, è essenziale anche per accedere al credito ed a qualsiasi altra fonte finanziaria
necessaria. Pertanto, con la disponibilità di un idoneo "business plan", in caso di rifiuto da
parte di qualche banca, è agevole presentare la stessa richiesta ad altre o accedere a fonti
finanziarie alternative, come si accennerà successivamente.
5.2 Pianificazione finanziaria dell'impresa
In linea generale è sempre importante una pianificazione finanziaria a livello aziendale, ma
ciò risulta essenziale nell'attuale periodo di crisi e soprattutto ai fini di presentare un
credibile "business plan" ai soggetti finanziatori.
59
Soltanto una ristretta cerchia di aziende virtuose, che presentano ottimi risultati nonostante la crisi,
possono continuare la propria attività senza problemi di ristrutturazione e con immutata facilità di accesso
al credito.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Ovviamente, la pianificazione finanziaria è strettamente legata a quella economica e forma
con quest'ultima uno strumento indissolubile. In questa sede, per esigenze di brevità, si farà
soltanto qualche marginale riferimento alla programmazione economica e pure quella
finanziaria, che richiederebbe una trattazione specifica ben più ampia, viene sintetizzata in
pochi spunti orientativi esclusivamente ai fini dell'obiettivo di superamento della crisi.
In generale, una gestione finanziaria efficiente ed efficace deve prioritariamente
permettere:
a) la superiorità del rendimento complessivo degli investimenti (redditività) rispetto al
costo medio dei finanziamenti;
b) la minimizzazione del fabbisogno finanziario;
c) la copertura del fabbisogno stesso con adeguate fonti esterne di capitale.
Pur essendo tali strategie intimamente collegate, si indicano separatamente alcuni aspetti
essenziali da considerare.
Per quanto riguarda il problema sub a), si è già accennato che, a causa delle tensioni
finanziarie internazionali, il costo del credito è lievitato in maniera tale che ora i
rendimenti correnti delle attività economiche in situazione di crisi non riescono a prevalere
su questo. In altri termini, nella precaria situazione attuale, gli investimenti non innovativi
sono perlopiù antieconomici se finanziati con il credito bancario. Per tale motivo, è
assolutamente necessaria l'innovazione nelle sue diverse forme (tecnologiche e non) per
migliorare la produttività e la redditività dei nuovi investimenti e/o la performance di
quelli in corso. Si tratta di uno sforzo che ciascuna impresa (grande e piccola) deve fare per
risolvere tutti i suoi problemi (creditizi e di mercato) di uscita dalla crisi e di creazione di
nuovo sviluppo.
Qualora ciò non sia possibile o in presenza di un percorso molto lungo per arrivare a
conseguire apprezzabili risultati concreti (che in un'ottica di medio - lungo termine vanno
comunque perseguiti), la gestione finanziaria deve trovare i limiti della propria
sostenibilità, ossia bisogna prevedere (e poi ottenere) mezzi finanziari fino al punto in cui
sarà possibile far lievitare il costo medio del capitale (a causa degli aumentati tassi di
interesse) al livello del rendimento medio degli investimenti, oltre il quale sorgerebbero
difficoltà irreparabili e l'insolvenza non potrebbe più essere evitata60. Dall'analisi dei
bilanci aggregati si può verificare che per la provincia di Gorizia nel 2010 ad un ROA
medio per l'intero sistema produttivo pari al 3,3% si è contrapposto un costo medio
esplicito61 dei capitali di credito (indebitamento totale) dell'1,7% e pertanto esistono ancora
margini per ulteriori finanziamenti ad un costo superiore al ROA, come effettivamente
avviene ora con gli attuali tassi di interesse62. Ciò, pertanto, dovrebbe essere possibile per
la maggior parte delle aziende e pure le banche, indipendentemente dal rischio di
insolvenza dovuto ad un accresciuto fabbisogno finanziario temporaneo, dovrebbero tenere
conto che con ulteriori sostegni creditizi può proseguire la gestione economica delle
imprese qualora non sia ancora compromessa.
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Come già accennato, l'insolvenza spesso si manifesta prima perché l'attività aziendale solitamente
sostiene i pagamenti in un tempo antecedente rispetto alle riscossioni, ma fino a che non avviene il
superamento del rendimento da parte del costo è ancora possibile intervenire favorevolmente con un
nuovo sostegno finanziario.
Il costo implicito del capitale, relativo ai debiti commerciali (e non direttamente misurabile), è compreso
nei costi di acquisto delle forniture e quindi di fatto ha decurtato il ROA.
Ovviamente ciò è compatibile in un'ottica di protratta scadenza, perché altrimenti, in una prospettiva a
breve, l'impresa dovrebbe disinvestire per rimborsare tutti i debiti bancari, ma in questo modo nella
maggior parte dei casi si arriverebbe alla chiusura dell'attività.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Il problema degli aspetti economici della gestione finanziaria può essere meglio risolto con
le azioni che hanno per obiettivo il punto b), ossia la minimizzazione del fabbisogno
finanziario. A parità di attività, infatti, è possibile (con opportune decisioni di varia natura):
 ridurre il capitale investito necessario;
 protrarre le scadenze dei debiti ed anticipare quelle dei crediti;
 gestire al meglio la liquidità disponibile.
Senza entrare nel dettaglio di queste politiche finanziarie utilissime per ridurre la
dipendenza dai finanziatori, anche qui basti osservare che in periodi di crisi i problemi
sono maggiori ma non irrisolvibili, per cui, ad esempio, è possibile:
 il ridimensionamento di tutte le attività non strettamente necessarie al core business;
 l'anticipo delle riscossioni con eventuali sconti per cassa o il ritardo dei pagamenti con
modesti interessi di mora;
 lo sfruttamento massimo della liquidità aziendale con un'accorta programmazione di
cassa anche di brevissimo termine63 e la preferenza per investimenti ad un più veloce
ritorno di cash – flow.
Per quanto riguarda infine il punto c), è importante scegliere le fonti più idonee non
soltanto in relazione al costo più basso del finanziamento, ma anche in relazione alle
scadenze ed alla flessibilità dei prestiti concessi. Quindi il ricorso al credito bancario molte
volte è più costoso perché è più flessibile, mentre altre fonti meno costose sono più rigide.
Inoltre, un'accorta scelta delle forme tecniche di prestito più idonee al fabbisogno
finanziario da coprire può essere decisiva per non lasciare liquidità eccedente inoperosa,
oppure, al contrario, per evitare fabbisogni non esattamente coperti da prestiti (che pertanto
richiederebbero ulteriori prestiti aggiuntivi).
Quindi, per soddisfare tutte queste condizioni di operatività, è importante una
pianificazione finanziaria costante che, in questo periodo di difficoltà, diventa obbligata
per dimostrare ai terzi (e soprattutto alle banche) la propria capacità di uscire dalla crisi.
Tale pianificazione dovrebbe accompagnare il "business plan" sopraccitato per accedere al
credito e per procurarsi eventuali altre fonti finanziarie.
5.3 Azioni per facilitare il rating ed il rapporto banca - impresa
Come individuato per le banche, anche per le imprese è importante adottare azioni concrete
per un miglioramento delle relazioni reciproche e soprattutto per facilitare una corretta
valutazione nel processo di rating nell'interesse di entrambe le controparti. Già nel
precedente paragrafo, si è indicata la pianificazione finanziaria compresa in un "business
plan" come lo strumento più importante per dimostrare alle banche il grado di tenuta
dell'azienda alle difficoltà della crisi e la possibilità di superarle anche con il sostegno
creditizio.
Ora è opportuno riprendere gli argomenti di gestione del rating da parte delle banche (v.
paragrafo 4.3) per citare le principali possibilità di collaborazione da parte delle imprese.
Innanzitutto, è da osservare che il rapporto con la banca, sia per richiedere nuovi
finanziamenti che per modificare quelli esistenti, va preparato da parte delle imprese,
provvedendo, possibilmente con l'aiuto di esperti in mancanza di competenze specifiche
interne, a predisporre la documentazione richiesta, ma anche quella più opportuna ad
evidenziare con trasparenza i fabbisogni e la capacità di rimborso.
In particolare, è importante per un'istruttoria bancaria efficace, oltre alla presentazione
dell'azienda, della sua attività e del suo business:
63
In questi periodi di crisi la liquidità è divenuta un asset che crea valore, per la maggior flessibilità
finanziaria connessa
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
a) la documentazione amministrativo - contabile della gestione passata e futura (almeno
fino ad un anno);
b) l'analisi di autovalutazione aziendale ai fini del rating.
Per quanto riguarda il punto a), oltre ai bilanci ufficiali degli esercizi più recenti, con
allegate relazioni e note integrative, sono importanti allo scopo le seguenti elaborazioni ed
informazioni aggiuntive:
 analisi dei bilanci per indici e flussi (almeno quelli indicati nel capitolo precedente
come i più significativi);
 eventuali segnalazioni di variazioni ex - post intervenute dopo la chiusura dell'ultimo
esercizio;
 stima dei valori non iscrivibili nei bilanci, ma utili a migliorare la gestione ed i risultati
futuri64;
 le politiche aziendali che si intendono attuare nel breve termine (con allegato budget
economico - finanziario e soprattutto di liquidità entro l'anno65) e nel medio - lungo
termine (3 - 5 anni) (con adeguato business plan) in caso si chiedano prestiti oltre il
breve termine, oppure qualora la situazione a breve non risulti soddisfacente ed allora,
come suggerito nei casi di vulnerabilità, sia possibile richiedere credito soltanto se si
dimostri la solvibilità oltre l'anno (con opportuni investimenti più redditizi degli attuali
e comunque con ritorni di liquidità in grado di coprire tutta l'esposizione attuale e
futura dell'affidato66);
 il dettaglio dell'attuale situazione debitoria con le banche e con eventuali altri
intermediari finanziari, provvedendo a riconciliare preventivamente i dati aziendali con
quelli della Centrale dei rischi67;
 la situazione del debito risultante dopo gli ulteriori finanziamenti richiesti e le probabili
fonti di rimborso utilizzate.
Banche e associazioni imprenditoriali mettono spesso a disposizione delle imprese modelli
predeterminati di richiesta di prestiti con indicazione delle informazioni ritenute più
significative ai fini dell'istruttoria bancaria. Tra questi va segnalato il recente modello di
riferimento standard per la comunicazione finanziaria tra imprese e banche (Protocollo di
intesa fra ABI e Confindustria del 23 febbraio 2012), particolarmente orientato a mettere in
evidenza anche le variabili qualitative che possono meglio valorizzare le potenzialità dei
richiedenti. Indipendentemente da contenuti più specifici, gli elementi sopra individuati si
ritengono quelli più idonei per presentare una richiesta motivata alla banca che metta in
luce l'effettiva capacità di credito del richiedente. Oltre ai documenti già esistenti per
64
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Tra questi valori sono molto importanti gli intangibili, come le competenze del capitale umano, le
innovazioni progettate, ecc., che non possono venire iscritte in bilancio. Inoltre, altri intangibili, come
brevetti, marchi, ecc., pur inseriti tra le attività immobilizzate, sono valutati al costo, ma non al vantaggio
futuro che produrranno. Anche gli asset finanziari possono prospettare rivalutazioni se si riferiscono a
crediti o partecipazioni nell'ambito di gruppi di imprese o di filiere che possono accrescere lo sviluppo
futuro.
Poiché il rating prevede la probabilità d'insolvenza nei 12 mesi successivi, è utile, attraverso un budget
dei flussi di cassa, dimostrare che ciò non avverrà con i flussi derivanti dalla gestione preventivata.
Come già accennato, il business plan non valuta soltanto l'economicità ed il rendimento dei nuovi
investimenti, ma comprende anche il piano finanziario che evidenzia i ritorni di cassa derivanti da questi.
In un periodo di carenza di liquidità come l'attuale, tale dimostrazione può risultare più importante della
stessa redditività.
Senza entrare nei dettagli, è chiaro che la banca valuterà la situazione complessiva dell'affidando sulla
base dell'esposizione segnalata dalla Centrale dei rischi. Poiché i dati della Centrale possono essere
richiesti dagli stessi interessati a proprio nome, l'impresa può non soltanto allineare i dati interni con
quelli esterni, ma anche segnalare eventuali errori e/o imprecisioni dovuti pure ad interpretazioni distorte
circa la propria esposizione.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
legge, lo sforzo è quello di rilevare e stimare pochi dati essenziali, ma molto significativi
per l'analisi.
Con la documentazione qui citata è così possibile costruirsi internamente un modello di
autovalutazione ai fini del rating, in modo da prevederne gli esiti e, da un lato, essere più
preparati nella negoziazione con la banca e, dall'altro, orientare più direttamente i criteri
nella valutazione di quest'ultima, eventualmente ipotizzando anche scenari alternativi.
Come già prospettato, non serve anticipare i complessi calcoli statistici che il sistema
informatico della banca elaborerà per il rating, ma di evidenziare simulazioni concrete del
futuro andamento finanziario e del buon fine dei prestiti richiesti.
A questo punto, si innesta l'operazione decisiva della negoziazione per l'ottenimento del
credito. Indipendentemente da aspetti formali ed informali che possono caratterizzare
qualsiasi contrattazione, i principali oggetti di definizione sono: durata, ammontare,
garanzie e prezzo (Lenoci e Peola, 2011).
Per la durata del prestito è chiaro che più il rimborso è diluito nel tempo, più è facile
attuarlo, più è agevole predisporre un piano al riguardo e maggiormente la struttura e la
situazione finanziaria dell'azienda risulta in equilibrio. A tale proposito, è da tener presente
che i fabbisogni finanziari oltre il breve termine non sono soltanto quelli relativi alle
immobilizzazioni, ma pure quelli a breve per investimenti sistematicamente rinnovabili
(scorte e crediti commerciali).
Per l'ammontare (quantità) del finanziamento è importante verificare l'esposizione
complessiva aziendale e la probabilità di default. Al riguardo, l'autovalutazione preventiva
del rating e le informazioni del budget e del business plan sono essenziali per supportare le
motivazioni in merito all'esigenza dell’ammontare desiderato.
Le garanzie devono coprire l'eventuale perdita attesa in presenza di un'insolvenza. Per il
fatto che attenuano il rischio, queste sono utili, sia per ridurre il prezzo del finanziamento,
sia per aumentarne la durata e/o l'ammontare. Pur rinviando la trattazione specifica
dell'argomento al prossimo capitolo sui consorzi fidi, basta qui sottolineare che la
contabilità deve tenere ben distinti i beni dell'imprenditore da quelli dell'impresa e ciò
spesso non avviene quando quest'ultima non è una società di capitali. Comunque, tutti i
beni appartenenti all'impresa vengono valutati nell'ambito della sua capacità di credito
(eventualmente si possono costituire prelazioni su alcuni beni: pegno o ipoteca), mentre le
garanzie aggiuntive vanno ricercate nel patrimonio personale dell'imprenditore e di terzi,
oppure di altre imprese appartenenti al gruppo della richiedente. In generale, la
commistione dei patrimoni nell'ambito di imprese individuali e di società di persone (anche
a causa del fatto che non sono tenute a produrre un bilancio ufficiale): crea molta
confusione nel rapporto banca - impresa, alimenta i costi di istruttoria nella pratica di fido,
rende più difficile l'ottenimento di condizioni favorevoli ed aggrava il contenzioso in caso
di insolvenza. Per questo, è importante che nelle predette forme giuridiche si arrivi
comunque a presentare un bilancio aziendale secondo le regole del codice civile.
Per quanto riguarda infine il prezzo (tasso di interesse nominale68), si è già accennato alla
forte lievitazione dei tassi a causa della crisi finanziaria generale ed alla necessità per
l'impresa di far riferimento al costo medio del capitale (anziché a quello marginale) per le
proprie valutazioni di convenienza. È appena il caso di sottolineare, inoltre, che tutta la
documentazione e l'autovalutazione preventiva sono finalizzate ad ottenere condizioni
migliori anche sul tasso d'interesse.
68
È chiaro che oggetto della contrattazione è il tasso d'interesse nominale, ma l'impresa, per la valutazione
della propria convenienza, deve fare riferimento al tasso di interesse effettivo, comprensivo di tutti gli
oneri collegati.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Eventuali altri oggetti di contrattazione possono riguardare altri aspetti del rapporto ed in
questo periodo particolarmente critico per l'accesso al credito possono risultare decisivi
anche l'impegno di un corretto utilizzo del credito secondo le indicazioni preventivamente
fornite dalla banca e, in presenza di nuovi investimenti o ristrutturazioni aziendali,
l'impegno di realizzazione effettiva di quanto preventivato e dimostrato nei progetti
presentati all'istituto di credito.
E’ pure da segnalare che, se per le banche esistono le condizioni prudenziali di Basilea II,
per soddisfare le quali si sono istituiti i sistemi di rating che, a loro volta, impongono alle
imprese la fornitura di numerosi dati e la rigidità delle valutazioni, in favore delle piccole
imprese e dei consumatori (ossia per il contraente debole) sono state emanate varie
disposizioni di trasparenza delle operazioni e dei servizi finanziari e di tutela della
correttezza sostanziale del rapporto. Inoltre, in caso di contenzioso, ora è possibile il
ricorso non soltanto agli organi giudiziari, ma anche a sistemi di soluzione stragiudiziale
delle controversie (strumenti ADR: alternative dispute resolution).
In generale, le PMI dovrebbero intrattenere rapporti con una o poche banche.
Preferibilmente appare utile la permanenza di un doppio rapporto, ossia:
 uno con una banca a livello internazionale, per sfruttare opportunità di diversificazione
del credito ed eventuali condizioni più favorevoli determinate da economie di scala
dell'istituto stesso;
 l'altro con una banca locale, per ottenere maggior attenzione alla specificità del proprio
business ed al merito del credito aziendale.
Ovviamente, se questa strategia non trova riscontri positivi si possono sempre ricercare
altri istituti concorrenti che possono essere ben lieti di accogliere nuovi clienti, sempre che
la richiesta dell'impresa sia motivata e convincente.
5.4 Ricorso a fonti alternative di finanziamento
Qualora le attuali restrizioni del credito non permettessero all’impresa un soddisfacente
approvvigionamento di capitale per le esigenze aziendali presso il sistema bancario, non
bisogna dimenticare che esistono molte altre alternative, non sempre tutte praticabili, ma
alcune pure più adeguate (secondo i diversi fabbisogni). Inoltre, è da considerare che
comunque sarebbe opportuna una diversificazione delle fonti di credito ed un’integrazione
anche del capitale di rischio, il quale, come già accennato, non sempre è sufficiente a
dimostrare una solidità patrimoniale e diventa quindi indispensabile in caso di aumento
dell’indebitamento. Le PMI, invece, ricorrono quasi esclusivamente ai canali bancari e
pertanto si precludono la possibilità di ottenere maggiori fondi e talvolta a condizioni più
favorevoli.
Al fine di orientare le imprese minori in questo campo, si indicano le principali fonti di
capitale di credito e di rischio cui si può attingere, ovviamente dopo aver verificato le
caratteristiche specifiche e l’impatto particolare sulla gestione aziendale, tenendo presente
pure le limitate dimensioni operative e finanziarie che non sempre permettono un facile
accesso a qualsiasi fonte (Tab.5.1).
Iniziando dal capitale di credito, la prima fonte alternativa al prestito bancario è
rappresentata dal credito commerciale, ossia dal credito che può essere concesso dai
fornitori. Attualmente sono ben note le carenze di liquidità generali in ogni settore (e
quindi probabilmente anche nel settore dei fornitori dell’azienda richiedente), ma possono
sempre esistere situazioni particolari e temporanee di mezzi eccedenti che possono trovare
un utile impiego in dilazioni di pagamento a prezzo maggiorato. Quando tale situazione si
verifica, infatti, è più vantaggioso, per chi detiene liquidità, rinunciare agli infimi interessi
bancari ed offrire dilazioni ad un tasso d’interesse implicito (perché compreso nel prezzo
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
di vendita) più elevato. Analogamente, chi ha bisogno di credito può trovare più
conveniente pagare con dilazioni più lunghe un prezzo leggermente maggiorato, ma la cui
differenza sia inferiore all’ammontare degli interessi passivi che avrebbe dovuto pagare
all’istituto di credito per finanziarsi.
Tab.5.1 - Principali fonti di finanziamento alternative al credito bancario
Fonti di capitale di credito
Fonti di capitale di rischio
 Credito commerciale (indebitamento
 Autofinanziamento aziendale
con i fornitori)
 Aumento di capitale sociale
 Finanziamento di banche e intermediari
 Fondi di investimento chiusi
finanziari internazionali
 Merchant banking
 Factoring
 Finanziarie regionali di sviluppo
 Leasing
 Private equity
 Emissioni obbligazionarie
 Venture capital
 Fondi di debito
 Seed capital
 Prestiti partecipativi
 Quotazione in Borsa
 Credito dei soci
Nell’ambito del credito bancario, invece, è possibile far riferimento a banche o ad altri
intermediari finanziari esteri, che possono avere minori vincoli normativi e che, nel caso di
Paesi finanziariamente “virtuosi” come la Germania, dispongono di maggiore liquidità ed
offrono tassi di interesse (sempre per affidamenti in euro) molto bassi in virtù del beneficio
relativo all’assenza dello “spread”. Soprattutto le PMI che esportano e quelle che fanno
investimenti all’estero sono favorite nell’accesso al credito nei Paesi di destinazione.
Nell’ambito di filiere produttive molto collaborative, inoltre, l’indebitamento può avvenire
a cura dell’impresa che è insediata nel Paese finanziariamente più favorevole ed, a sua
volta, quest’ultima può impiegare la maggiore liquidità nel finanziamento delle altre
aziende a monte ed a valle della catena produttiva.
Un’altra fonte alternativa molto importante è il factoring, ossia la cessione del credito pro
soluto (o pro solvendo qualora il debitore ceduto non sia ritenuto abbastanza adempiente),
operazione che tecnicamente sostituisce lo sconto o gli anticipi su fatture o ricevute
bancarie, ma può essere alternativa a qualsiasi altra fonte di credito per lo più a breve
termine. Sebbene la maggior parte delle società di factoring siano collegate a gruppi
bancari, questo strumento ha assunto notevole sviluppo in questo periodo di crisi, in quanto
meno rigidamente vincolato nei finanziamenti accordati e soprattutto perché spesso il
debitore del credito ceduto possiede un rating migliore del cedente (come può succedere
quando il debitore è un ente pubblico) ed in ogni caso per il fatto che queste società sono
più competenti ed attrezzate nel recupero crediti.
Una fonte alternativa di finanziamento a medio termine, nell’ambito del quale le difficoltà
di accesso al credito bancario sono talvolta superiori, è rappresentata dal leasing, in
connessione con l’acquisizione di un bene strumentale. In questo caso la garanzia del
pagamento è esclusiva sul bene, il quale viene utilizzato dall’azienda che paga un canone
alla società di leasing, ma diviene di proprietà della prima soltanto con il versamento del
prezzo finale di riscatto.
Più evolute sono le emissioni obbligazionarie, che richiedono un’operazione complessa di
progettazione, collocamento ed amministrazione, e pertanto una tale soluzione può essere
adottata soltanto da imprese almeno di media dimensione. Tuttavia, proprio recentemente,
come si accennerà nel prossimo paragrafo, sono state introdotte norme agevolative
sull’emissione di questo strumento finanziario a medio –lungo termine. Il vantaggio, in
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
linea generale, può essere evidente se si considera che il tasso d’interesse su tali
finanziamenti è solitamente intermedio tra il costo del credito bancario per l’impresa
emittente e la remunerazione dei depositi vincolati che la banca paga al risparmiatore.
Oltre al collocamento sul mercato dei capitali, si possono creare fondi di debito da
sottoscrivere a cura di fondi pensione e casse previdenziali, sempre che l’emittente abbia
comunque una dimensione economica e finanziaria di una certa consistenza.
Di più difficile connotazione giuridica, ma di più semplice realizzazione perché non
necessariamente da collocare su vasti mercati, sono i prestiti partecipativi e, più in
generale, gli strumenti finanziari partecipativi, introdotti dal D. Lgs. n. 6/2003. Si tratta di
strumenti che consentono un tasso d’interesse ed il rimborso del capitale come un credito
qualsiasi, ma anche una partecipazione agli utili o alle perdite come il conferimento di
capitale di rischio (ma senza diritto di voto nelle assemblee, a differenza di quanto previsto
per i soci). Comunque per tali operazioni è utile l’ausilio di esperti o di intermediari
specializzati.
Con opportuni limiti normativi (poiché non deve configurarsi una raccolta di risparmio non
autorizzata) è più semplice, quando possibile, richiedere credito ai propri soci, che può
essere contrattato nell’ammontare e nelle condizioni in maniera più libera. Tuttavia tale
soluzione dà origine talvolta a contenzioso per la diversa posizione che vengono ad
assumere gli interessati (soci e creditori allo stesso tempo) ed inoltre, a fini di controllo
fiscale, sono stati introdotti recentemente (D. L. 13 agosto 2011, n.138, convertito nella
legge 14 settembre 2011, n.148) obblighi di comunicazione delle operazioni in parola.
Passando alle fonti di capitale di rischio, è da premettere che queste sono indispensabili
non soltanto all’inizio dell’attività aziendale, ma anche proprio quando c’è bisogno di
maggior credito. Pertanto, a meno che l’impresa non disponga già di un patrimonio netto
molto elevato 69 (cosa che succede assai raramente nelle PMI), per ottenere maggiori
finanziamenti da terzi, sia dalle banche che da altre fonti, è importante aumentare, almeno
per la metà dell’importo richiesto, il proprio capitale di rischio. Anche le fonti di questo
capitale possono essere molto diversificate e qui vengono passate in rassegna molto
sinteticamente, soltanto a titolo orientativo per poi permettere un approfondimento agli
interessati secondo le personali possibilità di scelta.
La fonte più facilmente disponibile, quando c’è, è data dall’autofinanziamento aziendale.
Essa comprende: gli eventuali utili, gli ammortamenti e gli accantonamenti. Se gli utili
risultano soddisfacenti, si rinuncia a distribuirli ai soci (o si distribuiscono in misura
ridotta) per qualche esercizio e l’intero autofinanziamento si trasferisce a patrimonio netto,
fino a raggiungere il valore che conferisce una buona solidità patrimoniale (e quindi la
garanzia più immediata per i creditori che forniscono il restante capitale).
In assenza di autofinanziamento (o per importi molto modesti di questo) occorre procedere
ad un aumento di capitale sociale, che può essere conferito dai soci o anche da terzi
disponibili. In realtà, il desiderio individualista di molti imprenditori porta a sottovalutare
questa opportunità, per cui si aumenta il capitale soltanto quando vi è la disponibilità
nell’ambito del titolare e degli eventuali pochi soci, mentre si trascurano completamente
possibili apporti esterni da parte di parenti, amici, dipendenti, fornitori, clienti, ecc.. Si
tratta per lo più di soggetti legati alle sorti dell’impresa (stakeholder), che, in una
prospettiva collaborativa propria della responsabilità sociale, sarebbero i più interessati ad
essere coinvolti nelle scelte aziendali ed a condividere la buona e la cattiva sorte
dell’azienda.
69
86
Come è stato già accennato in sede di commento dei risultati economico – finanziari del sistema
produttivo, è importante per la solidità patrimoniale che il patrimonio netto ammonti intorno ad un terzo
del passivo, ossia circa alla metà del capitale di credito (passività correnti + passività consolidate).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Passando al coinvolgimento di terzi più lontani dall’attività aziendale, è possibile l’entrata
nella compagine sociale di fondi d’investimento chiusi (tra cui il recente Fondo italiano di
investimento), i quali professionalmente finanziano aziende bisognose di capitale di rischio
per un certo periodo al fine di beneficiare degli utili che queste prevedibilmente
produrranno. Ovviamente, in questo come nei casi successivi che qui si individueranno, la
valutazione dei possibili partecipanti è molto attenta e con criteri più restrittivi di quelli
valevoli per il credito. Infatti non si tratta di prevedere la capacità dell’impresa di
rimborsare il suo debito ed i relativi interessi, bensì quella di generare utili soddisfacenti,
dopo ovviamente aver onorato tutti i propri impegni finanziari. Pertanto, il ricorso a questa
fonte ed alle seguenti è consentito soltanto quando l’azienda è innovativa e presenta buone
prospettive di sviluppo, situazione che, pur in periodi di crisi generalizzata, è ugualmente
possibile trovare e che talvolta non ottiene adeguati riscontri nell’accesso né al capitale di
credito e nemmeno a quello di rischio.
Altri canali utili di questo tipo sono il merchant banking, ossia l’entrata nella società da
parte di banche d’affari (operazioni sviluppate soprattutto nel mondo anglosassone)
oppure di altre società finanziarie (tra cui anche le finanziarie regionali di sviluppo),
mentre il caso più generale di partecipazione di soci esterni (per lo più a carattere
temporaneo) si chiama private equity.
Le condizioni essenziali perché tali operazioni si verifichino sono soprattutto: la
disponibilità del capitale di comando dell’impresa ad accettare l’entrata di soci estranei cui
devono render conto della propria gestione e spesso condividerla; la preferenza degli
investitori per le performance previste per questa azienda rispetto ad altre opportunità
alternative di medio periodo (ossia fino a quando avverrà il disinvestimento). Il
presupposto di base affinché ciò sia possibile, quindi, è dato essenzialmente da strategici
obiettivi di crescita.
Sempre in un’ottica di sviluppo ancor più marcato si colloca il venture capital, riservato al
finanziamento di progetti innovativi e rischiosi, ma di elevati profitti prospettici, ed il seed
capital, relativo invece al capitale di avvio di nuovi progetti innovativi (per le cosiddette
start up). Il sistema di apporto finanziario è comunque lo stesso: partecipazione al capitale
di rischio da parte di terzi investitori, che poi si ritireranno al termine del progetto.
L’ultimo strumento di approvvigionamento di capitale di rischio, più ampio perché rivolto
all’intero mercato dei capitali, è la quotazione in Borsa. Si tratta di un’iniziativa molto
articolata e complessa che va praticata dalle grandi aziende o al limite da quelle di medie
dimensioni; ma ora esistono segmenti particolari del mercato ufficiale riservati anche alle
PMI (segmento AIM) ed a quelle innovative (segmento STAR). Poiché in questo caso
l’impresa si rivolge direttamente al mercato, è importante dotarsi di un rating esterno (ossia
calcolato da un’apposita agenzia di rating).
Da questo elenco si può notare che esistono numerose fonti di capitali per le imprese che
desiderano crescere e che riescono a portare avanti programmi di sviluppo innovativi.
Minori opportunità sono disponibili per le altre imprese, ma in linea generale sufficienti
per superare le restrizioni del credito bancario, sempre che le loro condizioni non siano
tanto gravi da far presumere l’insolvenza nel breve termine.
5.5 Interventi pubblici per l’accesso al credito e finanziamenti agevolati
In questa fase di grave crisi della nostra economia il Governo, dopo i ben noti
provvedimenti di austerità, ha adottato varie misure per la crescita ed alcune di queste sono
state finalizzate anche a favorire il finanziamento delle PMI. Si tratta di varie iniziative,
probabilmente troppo limitate e frammentate per creare un’effettiva uscita dalla crisi ed
una nuova ripresa, ma queste vanno ad aggiungersi anche ad altri interventi presi dal
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
precedente Governo ed a quelli di supporto di organismi nazionali di rappresentanza, per
cui esiste comunque per le PMI bisognose di credito la possibilità di accedere anche a
queste fonti di derivazione pubblica, che ovviamente vanno specificamente verificate nella
loro attuale disponibilità e nella loro adeguatezza alle particolari esigenze dell’azienda
richiedente. Inoltre, si deve rammentare che da sempre sono presenti incentivi di varia
natura per le imprese che intendono intraprendere investimenti ritenuti significativi ai fini
dello sviluppo economico.
E’ quindi utile richiamare brevemente i principali interventi pubblici per l’accesso al
credito delle PMI e le agevolazioni cui le stesse imprese possono attingere, sempre in
funzione sostitutiva al credito bancario od integrativa di questo. Le diverse opportunità
sono sinteticamente indicate nella Fig.5.1.
Fig. 5.1 - Principali interventi pubblici per l'accesso al credito e finanziamenti agevolati
 Sospensioni del rimborso del debito
 Plafond PMI della Cassa Depositi e Prestiti
 Fondo centrale di garanzia
 Credito alle reti d'impresa
 Finanziamenti BEI
 Export Banca
 Strumenti di finanziamento del Decreto sviluppo
 Agevolazioni
{




provinciali
regionali
nazionali
comunitarie
Le sospensioni del rimborso del debito (ossia le cosiddette moratorie) hanno permesso alle
PMI che vi hanno aderito la sospensione della quota capitale delle rate di mutuo per 12
mesi ed altre
sospensioni per altre operazioni sempre a medio termine. Ciò ha ottenuto un effetto
positivo sulle tensioni di liquidità per molte aziende, tanto è vero che una prima indagine al
riguardo della Banca d’Italia ha verificato che circa il 60% delle imprese, al termine della
moratoria, ha ripreso regolarmente a pagare le rate del proprio prestito, compreso un 35%
di imprese che prima della moratoria risultavano già in default (Banca d’Italia, 2012).
Un considerevole successo è stato pure riscosso da vari plafond messi a disposizione delle
banche, in questi ultimi anni (dal 2009), dalla Cassa depositi e prestiti per finanziamenti a
medio termine alle PMI. Tale credito è stato reso disponibile a condizioni vantaggiose ed
ha previsto anche garanzie pubbliche e private a copertura del mancato rimborso. Il merito
del credito, comunque, viene valutato dall’istituto di credito finanziatore.
Il Fondo centrale di garanzia per le PMI è operativo da oltre 10 anni, ma nel periodo di
crisi è stato incrementato e pure esteso. Ora vi possono accedere non solo le aziende
“economicamente e finanziariamente sane”, secondo i criteri definiti dalla normativa, ma
anche quelle in temporanea difficoltà. Sulle operazioni finanziate è prevista una garanzia
statale di ultima istanza che permette di azzerare il rischio della banca per la quota
garantita, tanto da annullare corrispondentemente l’assorbimento prudenziale di capitale
dell’istituto, altrimenti previsto dalla normativa.
Un’altra misura riguarda il credito alle reti d’impresa, ossia ad imprese di filiere o distretti
che abbiano sottoscritto un contratto di rete. Le iniziative in comune previste da tale
contratto possono godere di alcuni benefici fiscali e possono essere valutate, ai fini del loro
88
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
eventuale finanziamento, sulla base di un rating comune di rete (che valuta i vantaggi
comuni) e di uno usuale sul conto delle singole aziende partecipanti.
Le PMI possono ottenere anche finanziamenti da parte della BEI (Banca europea per gli
investimenti), che eroga prestiti a medio e lungo termine. L’ammontare di tali
finanziamenti è cresciuto in questi ultimi anni in virtù pure di alcune convenzioni nazionali
con ABI e Confindustria. Sono finanziati progetti di sviluppo aziendale in armonia con le
priorità dei programmi comunitari. Recentemente è stato pure istituito dalla BEI un nuovo
fondo per il finanziamento alle reti d’impresa, che quindi va ad aggiungersi alle possibilità
previste dalla normativa italiana.
Sempre come intervento contro la crisi è stato destinato un fondo della Cassa depositi e
prestiti per il finanziamento di operazioni legate al credito all’esportazione ed
all’internazionalizzazione (sistema Export Banca). L’iniziativa prevede la provvista della
Cassa con fondi derivanti dal risparmio postale per le banche che finanziano operazioni
con l’estero garantite dalla SACE (l’agenzia pubblica di assicurazione dei crediti
all’esportazione).
Ma le maggiori innovazioni per il finanziamento delle PMI sono state introdotte dal noto
Decreto sviluppo 2012 (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito nella legge 7 agosto 2012,
n. 134). All’art. 32 di tale decreto è prevista una disciplina specifica per alcuni strumenti di
finanziamento riservati alle PMI. Detti strumenti già esistevano per le grandi imprese
quotate nei mercati regolamentati; ora possono essere applicati con semplificazioni ed
alleggerimenti fiscali anche per le società minori e non quotate.
In sintesi con la nuova normativa le PMI possono emettere:
- cambiali finanziarie, cioè titoli di credito all’ordine emessi in serie con scadenze a
breve termine (fino a 18 mesi);
- obbligazioni (minibond), a medio – lungo termine per il finanziamento di investimenti
fissi;
- obbligazioni partecipative subordinate, ossia obbligazioni che prevedono, per
l’investitore, clausole di subordinazione e partecipazione agli utili dell’impresa
emittente, con scadenza non inferiore a 60 mesi.
I requisiti previsti per l’avvio di queste operazioni, oltre al fatto di essere una PMI,
consistono in:
- emissione dei titoli con l’assistenza di uno sponsor (banca, intermediari finanziari
diversi, compresi i Confidi ex art. 107 del TUB 70), il quale ha vari compiti di supporto
all’operazione, tra cui: il rating specifico, la valutazione periodica del valore dei titoli,
la diffusione informativa e commerciale, ecc.;
- certificazione dell’ultimo bilancio da parte di una società di revisione;
- collocamento dei titoli tra investitori qualificati.
Come si può notare da questa breve sintesi, l’impegno è ben superiore a quello previsto per
l’accesso al credito bancario e pertanto queste emissioni sono riservate di fatto a medie
imprese con qualche progetto di sviluppo di una certa consistenza e con un rating
comunque buono. In presenza delle attuali difficoltà del mercato creditizio, si ha motivo di
ritenere che parecchie aziende di medie dimensioni potrebbero attivare tali strumenti.
Un ultimo cenno va effettuato alle agevolazioni, ossia alle facilitazioni che lo Stato e molti
enti pubblici concedono da sempre alle imprese per incentivare gli investimenti produttivi
e quindi favorire lo sviluppo economico. Dette agevolazioni consistono soprattutto in
contributi a fondo perduto (detti anche in conto capitale) oppure in crediti (generalmente a
medio e lungo termine) a tasso agevolato.
70
Si chiarirà nel capitolo seguente tale nomenclatura.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Se queste provvidenze sono impostate e gestite bene, arrecano vantaggi non indifferenti
all’impresa beneficiaria, ma pure un impatto macroeconomico positivo nell’economia
locale. In particolare, per l’azienda che ottiene il contributo, questo diventa di fatto un
incremento del patrimonio netto e quindi una maggiorazione del capitale proprio (di
rischio), il quale permette la realizzazione di maggiori investimenti, ma anche costituisce la
condizione per un ulteriore ricorso al capitale di credito che consente investimenti ancora
superiori. Se il contributo prevede un uguale impegno di capitale di rischio da parte
dell’impresa, con un incentivo pubblico, ad esempio, di 100, per i noti criteri di analisi
finanziaria è possibile attivare un investimento per 600!
Il credito a tasso agevolato, invece, si basa sulla diminuzione dell’onere finanziario. In
periodi di difficoltà come l’attuale, si può ottenere una fonte pubblica aggiuntiva di
capitale di credito, pagando interessi più bassi, che possono perciò essere sopportati anche
quando i rendimenti degli investimenti sono inferiori al normale, come avviene
attualmente. E’ chiaro, pertanto, che in entrambi i casi i vantaggi per l’impresa beneficiaria
sono notevoli e quindi è importante ricercare e valutare tutte le possibili fonti pubbliche di
agevolazione, per scegliere quelle più idonee alle proprie esigenze.
Ovviamente nell’attuale periodo di crisi anche le agevolazioni non sono più abbondanti
come un tempo e pertanto a maggior ragione la ricerca deve essere attuata in maniera
approfondita. Poiché le provvidenze pubbliche sono molto diversificate e disperse in una
miriade di provvedimenti, qui si indicheranno per brevità soltanto le principali fonti con
qualche nota di mero orientamento.
Partendo dal livello provinciale, più vicino alle esigenze delle piccole imprese, la fonte
principale è data dal Fondo Gorizia, che attualmente concede prestiti agevolati attingendo
da un fondo di rotazione e contributi in conto capitale per investimenti innovativi. La
Camera di commercio di Gorizia, che gestisce il Fondo, stabilisce attraverso appositi
regolamenti le modalità di accesso e sono da segnalare alcune iniziative prese
recentemente con il Confidi Gorizia ed alcuni istituti di credito, cui si accennerà in seguito.
Di varia natura e per finalità diverse, ma tutte orientate allo sviluppo ed all’accesso ai
finanziamenti da parte delle PMI, sono le agevolazioni regionali. Poiché la Regione Friuli
Venezia Giulia è a statuto speciale e gode di maggiore autonomia finanziaria, le
opportunità anche per le imprese sono maggiori rispetto ad altre regioni. Oltre ai
competenti uffici regionali, le informazioni sui singoli provvedimenti di agevolazione
possono essere richieste presso la stessa Camera di commercio, che gestisce per conto della
Regione anche queste provvidenze.
Di più difficile individuazione sono le agevolazioni statali, in quanto la loro normativa è
molto più dispersa ed attualmente in fase di revisione perché esistono orientamenti diversi
sull’utilità del loro mantenimento, oppure sull’opportunità di una loro drastica riduzione,
oppure ancora sulla loro eventuale concentrazione soltanto in benefici fiscali. Pertanto
esistono numerosi provvedimenti vecchi di cui non si conosce la loro operatività, mentre
parecchi provvedimenti recenti non sono ancora attuati o devono essere coordinati con altri
precedenti. Comunque la struttura competente per la maggior parte delle agevolazioni è il
Ministero per lo sviluppo economico.
Tra i provvedimenti più recenti in materia vi sono sempre quelli contenuti nel decreto
sviluppo più sopra citato, di cui si possono segnalare:
- l’introduzione di un Fondo per la crescita sostenibile, destinato alla promozione di
progetti di ricerca, sviluppo e innovazione strategica, nonché alla promozione di
investimenti italiani all’estero ed esteri in Italia e ad altro;
- progetti di riconversione e riqualificazione industriale;
- incentivi vari a sostegno dell’occupazione.
90
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Infine, si possono citare le agevolazioni comunitarie, concentrate soprattutto nelle zone
depresse, ma attive anche per le politiche di sviluppo e di coesione in tutta l’Unione
Europea. Tra queste sono importanti i Fondi strutturali (FESR e FSE), che prevedono per
lo più contributi a fondo perduto anche alle PMI in relazione a particolari obiettivi di
investimento fissati dalle Regioni su direttive comunitarie.
Come si può constatare, ci possono essere molte opportunità di crescita e di accesso a fondi
pubblici, sempre che si esaminino pazientemente e scrupolosamente le fonti disponibili e ci
si adatti ad un iter burocratico lungo e complesso.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
6.
Il cambiamento nella gestione dei CONFIDI.
6.1 La funzione intermediatrice del Confidi
Alcune imprese possono incontrare difficoltà di accesso al credito qualora non dispongano
di attività idonee a fungere da collaterale a fronte di prestiti bancari. In questo caso, vanno
ricercate altre strategie per contenere il rischio di credito per le banche. Una possibilità è
quella del ricorso a schemi di garanzia mutualistica. In Italia, garanzie di questo di tipo
sono rilasciate dai Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi ) (Mistrulli e Vacca, 2011).
Si intendono pertanto per Confidi i soggetti che, ai sensi della legge 326/2003, svolgono
esclusivamente l'attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e i servizi connessi o
strumentali, a favore delle piccole e medie imprese associate, nel rispetto delle riserve di
attività previste dalla legge.
I Confidi nascono come espressione delle associazioni di categoria nei comparti
dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, basandosi su principi di
mutualità e solidarietà. I primi consorzi fidi, o cooperative di garanzia, vengono costituiti
già nel 1956 per facilitare l'accesso al credito alle piccole imprese. Nel 1963 per iniziativa
della Confartigianato, a Roma, si costituisce la prima Cooperativa di garanzia operativa a
livello regionale del Lazio, la Cooperativa Laziale di Garanzia. Successivamente, anche
grazie alle incentivazioni regionali, vengono costituiti diversi organismi di garanzia,
principalmente nell'artigianato ma anche nei comparti della PMI e dell'industria. Oggi sono
operativi in Italia Confidi espressione sia di gruppi bancari che privati.
Le imprese che fanno parte del consorzio, tipicamente di dimensioni contenute,
contribuiscono ad alimentare un fondo che svolge la funzione di garanzia collettiva su
prestiti erogati singolarmente alle stesse da parte di banche71. Le eventuali perdite dovute a
inadempienze delle imprese debitrici sono imputate – nei limiti contrattuali – al fondo di
garanzia e condivise quindi tra tutti i soci. La capacità del fondo di far fronte alle perdite
derivanti dalla concessione di garanzie dipende in modo cruciale da quanto il Confidi
riesce a diversificare il rischio di insolvenza delle imprese garantite. Dal punto di vista
della banca, il contributo a migliorare il grado di diversificazione del rischio di credito è
tanto maggiore quanto minore è la sovrapposizione tra il suo portafoglio crediti e quello
costituito dalle imprese garantite dal fondo (Mistrulli e Vacca, 2011).
L’attività dei Confidi a favore dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese è stata
oggetto di rinnovato interesse durante la recente crisi economica e finanziaria, in cui fattori
di carattere congiunturale si sono aggiunti agli usuali elementi d’incertezza nella
valutazione del merito di credito delle piccole e medie imprese (PMI). La rinnovata
considerazione di cui l’operato dei Confidi è stato oggetto è testimoniata anche dal
sostegno finanziario dell’operatore pubblico a favore dei consorzi. In effetti, l’utilizzo dei
Confidi per veicolare i fondi verso le micro-aziende beneficiarie rappresenta una
peculiarità rilevante dell’intervento pubblico per favorire l’accesso al credito delle piccole
e medie imprese in Italia (Mistrulli e Vacca, 2011).
Alle aziende i Confidi offrono: ampliamento delle capacità di credito (prevenzione dei
fenomeni di usura); riduzione del costo del denaro; trasparenza e certezza delle condizioni;
consulenza finanziaria e di orientamento. Le banche delineano i modelli di rating
basandosi su moduli statistici e andamentali; i Confidi mirano a fornire un parametro
qualitativo, basandosi sulla conoscenza dell'impresa. I Confidi tentano di valutare le
prospettive di sviluppo territoriali e di settore e ottenere una serie di informazioni
71
92
Oltre al rilascio delle garanzie, i Confidi offrono anche una crescente gamma di servizi, quali la
consulenza alle imprese associate in materia contabile e finanziaria.
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
sull'azienda e sulla sua reputazione. I Confidi svolgono, quindi, una funzione di ponte tra le
imprese e gli intermediari bancari. Per gli intermediari bancari i vantaggi possono essere: il
miglioramento della valutazione del merito creditizio dell'impresa; la riduzione del rischio
finanziario; il reperimento di clientela selezionata.
Dal 1º gennaio 2008, data di entrata in vigore del Nuovo Accordo sul Capitale Basilea II, il
ruolo svolto dai Confidi è diventato cruciale per assicurare una corretta classificazione dei
clienti in base al grado di rischiosità e quindi del merito creditizio. Il 4 settembre 2010 è
stato pubblicato il Decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141, attuativo della Direttiva
comunitaria n. 48/2008, che riforma la disciplina del credito al consumo. Il decreto prevede
l'istituzione di un nuovo elenco dei Confidi, anche di secondo grado, che esercitano in via
esclusiva l'attività di garanzia collettiva dei fidi, tenuto da un apposito Organismo. I
Confidi che, alla data di entrata in vigore delle norme, risultino iscritti nella apposita
sezione di cui all'articolo 155, comma 4, del Decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385,
possono continuare a operare per un periodo di 12 mesi successivi al completamento degli
adempimenti richiesti per l'attuazione della riforma (art. 10 del D.Lgs. 141/2010).
I Confidi iscritti ai sensi dell'art. 155, comma 4, del Testo Unico Bancario (TUB, Decreto
Legislativo 1.9.1993, n.385 e successive modifiche) nell'apposita sezione dell'elenco
generale, possono svolgere esclusivamente l'attività di garanzia collettiva dei fidi che
consiste nella "prestazione mutualistica e imprenditoriale di garanzie" volta a favorire
l'accesso delle piccole e medie imprese associate al credito di banche e degli altri soggetti
operanti nel settore finanziario72 (art. 13, comma 1, del D.L. n. 269/2003 convertito in
legge dalla L. n. 326/2003).
I Confidi devono avere una compagine sociale costituita da piccole e medie imprese
industriali, commerciali, turistiche e di servizi, da imprese artigiane e agricole, come
definite dalla disciplina comunitaria. Per "Confidi di secondo grado", si intendono i
consorzi con attività esterna, le società cooperative, le società consortili per azioni, a
responsabilità limitata o cooperative, costituiti dai Confidi ed eventualmente da imprese
consorziate o socie di questi ultimi o da altre imprese. I Confidi di secondo grado svolgono
l'attività attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi a favore dei Confidi e delle
imprese a essi aderenti e delle imprese consorziate o socie di questi ultimi.
In relazione ai descritti limiti operativi e alla finalità di sostegno delle PMI, i Confidi sono
espressamente sottratti all'applicazione delle disposizioni del Titolo V del TUB relative
agli intermediari finanziari e la loro operatività non è sottoposta al regime di vigilanza
prudenziale della Banca d'Italia73. Più specificatamente nei confronti dei Confidi iscritti ex
72
73
A tali operatori è pertanto precluso l'esercizio di prestazioni di garanzie diverse da quelle indicate e, in
particolare, nei confronti del pubblico nonché l'esercizio delle altre attività riservate agli intermediari
finanziari ex art.106.
Regime di vigilanza prudenziale della Banca d'Italia che viene invece esercitato nei confronti dei Confidi
iscritti nell'elenco speciale di cui all'art. 107 del D.Lgs. 385/93. I Confidi che hanno un volume di attività
finanziaria pari o superiore a 75 milioni di Euro, sono infatti tenuti, ai sensi dell'art.15 del D.M. 17
febbraio 2009, n.29, ad iscriversi nell'elenco speciale ex art. 107 TUB. Ai soli Confidi iscritti nell'elenco
speciale, ai sensi dell'art. 155, comma 4-bis e seguenti (commi introdotti dal medesimo art. 13 del D.L. n.
269/2003), è consentito esercitare, in via non prevalente, attività diverse da quella di garanzia collettiva
dei fidi. In particolare, tali intermediari (sottoposti ad un regime di vigilanza prudenziale equivalente a
quello delle banche) possono svolgere, oltre all'operatività tipica e prevalentemente nei confronti delle
imprese consorziate o socie, le seguenti attività: prestazione di garanzie a favore dell'amministrazione
finanziaria dello Stato, al fine dell'esecuzione dei rimborsi di imposte alle imprese consorziate o socie;
gestione, ai sensi dell'articolo 47, comma 2, del TUB di fondi pubblici di agevolazione; stipula, ai sensi
dell'articolo 47, comma 3, del TUB, di contratti con le banche assegnatarie di fondi pubblici di garanzia o
socie, al fine di facilitarne la fruizione.
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
art.155, comma 4, i poteri e gli interventi di controllo della Banca d'Italia sono finalizzati a
verificare l'osservanza delle norme sulla trasparenza delle operazioni loro consentite.
La legge sui Confidi prevede che il patrimonio netto, comprensivo dei fondi rischi
indisponibili e dei fondi rischi costituiti mediante accantonamenti di conto economico, non
deve essere inferiore a €250.000. Dell'ammontare minimo del patrimonio netto almeno un
quinto deve essere costituito da apporti dei consorziati o da avanzi di gestione. Ai soggetti
diversi dai Confidi è vietato l'uso della denominazione o qualsivoglia segno distintivo o
comunicazione rivolta al pubblico delle parole "Confidi", "consorzio, cooperativa, società
consortile di garanzia collettiva dei fidi" ovvero di altre parole o locuzioni idonee a trarre
in inganno sulla legittimazione allo svolgimento dell'attività.
Il Confidi risponde delle obbligazioni assunte (garanzie rilasciate) con tutto il suo
patrimonio, e, al verificarsi del default dell'azienda, viene escusso a semplice richiesta
della Banca garantita. Il concetto della garanzia mutualistica si è evoluto negli anni. Il
Confidi facilita l'accesso al credito attraverso i Fondi Consortili, costituiti sia attraverso
risorse pubbliche sia attraverso i contributi degli imprenditori associati. Con i Fondi
Consortili il Confidi, in virtù di specifiche convenzioni, istituisce presso gli intermediari
bancari dei Fondi di Garanzia, che fungono da leva per la erogazione di credito, secondo
un moltiplicatore riconosciuto in base alla rischiosità del Confidi stesso. Il moltiplicatore
può variare da uno a trenta. Normalmente al Confidi viene assegnato un plafond di utilizzo.
Sui finanziamenti erogati dalla banca, in caso di insolvenza, il Fondo assume una
percentuale di rischio compresa tra il 5% e il 100%, secondo la tipologia del finanziamento
e la sua destinazione. In caso di default dell'impresa, la garanzia è accantonata dalla banca
e definitivamente incassata dopo aver escusso, in via prioritaria, il debitore principale ed i
suoi eventuali fideiussori. La banca convenzionata ha il diritto di accedere al Fondo del
Confidi, in via sussidiaria, per la quota di garanzia prevista negli accordi.
La nuova impostazione del sistema del credito appare decisamente incentrata sul criterio
dell’adeguatezza patrimoniale dell’intermediario rispetto alla dimensione ed alla rischiosità
dell’attività. Ciò, impone di regolare compiutamente anche la procedura di valutazione
delle garanzie che assistono i finanziamenti, prendendo in considerazione anche iniziative
spontanee che si sono originate al di fuori di specifici schemi normativi, nel sistema delle
best practices. Ci si riferisce, in particolare, all’”attività di garanzia collettiva dei fidi”
svolta - in via esclusiva - dai Confidi, intesi quali soggetti di tipo associativo a carattere
mutualistico (sì come definiti in occasione della loro prima regolazione, nel 2003); tali
soggetti, infatti, sono stati presi in considerazione dalla riforma del Titolo V del TUB in
modalità tali da poter ricondurre - a pieno titolo - l’attività di garanzia collettiva tra gli
strumenti che il nostro ordinamento pone al servizio della vigilanza prudenziale prevista
nel nuovo accordo di Basilea III (Lemma, 2011). Nel sistema antecedente al D.Lgs.
141/2010, infatti, le imprese (di piccole e medie dimensioni) hanno potuto costituire
soggetti collettivi - dotati di risorse proprie (confluite nel cd. fondo consortile) - per
svolgere in comune l’attività di prestazione di garanzie (personali e reali ovvero mediante
contratti volti a realizzare il trasferimento del rischio, nonché attraverso costituzione di
depositi di garanzia). Ciò, al fine di agevolare l’accesso al credito e ridurre i tassi di
interesse dei finanziamenti attraverso questa peculiare forma di riduzione dei rischi (e,
quindi, della relativa componente di costo).
Non v’è dubbio che la politica regolamentare, nel disciplinare i profili organizzativi e
l’oggetto dell’attività di garanzia collettiva, abbia cercato di favorire l’evoluzione del
fenomeno verso gli schemi tipici dell’ordinamento bancario, indirizzando i Confidi verso il
modello dell’intermediario di tipo finanziario (ex Titolo V, vecchio testo, TUB) ovvero di
tipo bancario (cd. banca-Confidi). Nonostante il significativo contributo di tale attività al
funzionamento del mercato del credito, tuttavia l’evoluzione voluta dal D.L. n. 269/2003
94
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
non si è realizzata. Non si è così raggiunto l’originario scopo del legislatore: permettere
che i Confidi acquisissero lo status di intermediario vigilato, status necessario ai fini della
piena valorizzazione delle relative garanzie nell’ambito delle regole di vigilanza
prudenziale. È altresì chiaro che, in applicazione di Basilea II e nella prospettiva di Basilea
III, solo strumenti idonei di garanzia possono esser presi in considerazione ai fini della
mitigazione del rischio e, dunque, della ponderazione del capitale. Sembra possibile
sostenere che, in generale, lasciando i Confidi al di fuori del sistema della vigilanza
prudenziale, le loro garanzie (di tipo fideiussorio) non consentirebbero ai soggetti che
concedono finanziamenti di ottenere una riduzione dei requisiti patrimoniali da soddisfare
a fronte di quel determinato affidamento. Si identifica, dunque, un obiettivo prioritario
della riforma del 2010, volto ad assicurare la stabilità del sistema delle garanzie,
valorizzando gli elementi fondati dell’attività svolta in forma collettiva al fine di
assicurarne la sostenibilità (organizzativa ed economica) nel lungo periodo. Obiettivo che
può considerarsi conseguito nella misura in cui la modifica della disciplina dei soggetti
operanti nel mercato finanziario riesca a conferire sistematicità alla materia, agevolando
l’iter di applicazione del nuovo accordo sul capitale di Basilea III, rispettando i principi di
specificità e di proporzionalità. Si spiega, così, l’applicabilità ai Confidi di requisiti
prudenziali equivalenti (a quelli delle banche), seppur nel rispetto della loro matrice
associativa e mutualistica.
Fig.6.1 – Distribuzione dei Confidi in Italia per anno di iscrizione a novembre 2012
250
223
200
150
100
68
50
21
24
13
28
27
29
32
20
1
20
7
10
12
10
5
5
9
6
9
7
0
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Fonte: Elaborazione su dati Banca d’Italia.
In sintesi, il nuovo quadro regolamentare non inserisce un’ulteriore variabile tra gli
obiettivi della vigilanza prudenziale, ma piuttosto prende atto della sostanziale
equipollenza degli intermediari non bancari rispetto al rischio di minare la stabilità del
sistema capitalistico; donde il riconoscimento di una centralità ai controlli adottati nel
comparto bancario; modello che viene riconosciuto dal nostro legislatore come formula
standard di intervento pubblico nell’ordinamento del credito (e, per tale ragione, viene
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
esteso al sistema parabancario degli intermediari finanziari che svolgono attività di
finanziamento).
Le informazioni tratte dalla Centrale dei rischi74 e dall’archivio dei bilanci Cerved-Cebil75
nonché i risultati di specifiche indagini condotte presso gli operatori del settore hanno
permesso a Mistrulli e Vacca (2011) di curare un interessante report che descrivere le
caratteristiche strutturali del mercato italiano della garanzia mutualistica e la sua rilevanza
per il credito alle imprese di minori dimensioni per i primi anni della crisi economica in
corso. L’analisi condotta nel lavoro, pur non recentissima, riveste un particolare interesse
nel presente studio in quanto ha colmato le carenze informative sul settore della garanzia
mutualistica nel suo complesso ed ha consentito di apprezzare le eterogeneità del
fenomeno a livello territoriale. La ricerca ha anche effettuato uno specifico
approfondimento sul ruolo che hanno avuto i Confidi nel sostenere il credito alle PMI, che
ha subito un più accentuato rallentamento durante la crisi (Banca d’Italia, 2010; Panetta e
Signoretti, 2010). L’obiettivo dell’analisi è stato quello di stabilire in che misura i Confidi
abbiano consentito di attenuare gli effetti della crisi sul credito alle imprese minori, sotto il
profilo della disponibilità e del costo del credito. L’analisi sulla rischiosità valuta se
l’azione di sostegno abbia favorito l’accesso al credito di categorie di imprese mediamente
più rischiose, segnalato da un peggioramento della qualità del credito dei prestiti assistiti
da Confidi più significativo di quelli concessi alle altre imprese. Prima di riprendere alcuni
aspetti di maggiore interesse per l’analisi qui sviluppata, si possono indicare in sintesi
principali risultati dello studio della Banca d’Italia (Mistrulli e Vacca, 2011):
 alla fine del 2009, la quota di prestiti concessi a imprese con meno di 20 addetti e
assistite da garanzia dei Confidi superava di poco il 13% del totale del credito concesso
alle imprese con meno di 20 addetti dal complesso del sistema bancario;
 la quota era particolarmente elevata nei settori industriali e nel Centro Nord;
 la crescita delle garanzie rilasciate è stata più rapida di quella dei mezzi propri dei
consorzi, che hanno peraltro beneficiato di una sensibile accelerazione dei contributi da
parte di enti pubblici;
 durante la crisi, i Confidi hanno continuato a sostenere il credito alle imprese minori;
 le imprese garantite da Confidi hanno beneficiato di una maggiore disponibilità di
credito e di tassi d’interesse inferiori rispetto a quelli applicati a imprese non garantite
 i Confidi hanno sostenuto però rischi più elevati che in passato (dalle analisi svolte, che
hanno incluso anche il periodo di più intensa turbolenza economico-finanziaria, hanno
mostrato che il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese garantite da Confidi è stato
più elevato rispetto a imprese con caratteristiche simili, ma non garantite).
Tenuto conto di tali risultati generali, risulta utile fare a questo punto uno specifico
richiamo alle risultanze valutative in merito alla verifica dell’ipotesi che i Confidi possano
agevolare l’accesso al credito delle piccole imprese. Tale assunzione è stata verificata in
diverse recenti analisi empiriche. Ad esempio, Columba et al. (2006, 2009 e 2010)
mostrano come la concessione di una garanzia da parte dei Confidi abbia un positivo
effetto di certificazione delle imprese che consente ad esse di beneficiare di un costo del
credito più contenuto rispetto a imprese simili ma prive della garanzia mutualistica. Sul
ruolo specifico dei Confidi durante la crisi, altre analisi (Bartoli et al., 2011), per quanto
circoscritte a un portafoglio di un unico grande intermediario, trovano che le imprese
74
75
96
La Centrale dei rischi italiane registra informazioni di tutte le banche e di una parte degli intermediari
finanziari sulla posizione dei propri clienti il cui affidamento superi determinate soglie minime. Tale
soglia è stata modificata, il 1° gennaio 2009, da 75.000 a 30.000 Euro.
La base dati Cerved-Cebil (ex Centrale dei Bilanci) raccoglie e classifica in archivi elettronici i bilanci
delle principali imprese italiane.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
supportate da garanzia mutualistica hanno registrato una minore probabilità di incorrere in
situazioni di tensione finanziaria.
L’analisi del sistema dei Confidi in Italia mostra come il mercato dei Confidi abbia
registrato un significativo processo di concentrazione, sostenuto anche da specifici
interventi normativi e dalle modalità di erogazione dei fondi pubblici, che ne hanno
attenuato il notevole grado di frammentazione. Quest’ultimo, tuttavia, continua a essere
elevato nel confronto internazionale (Coppola e Papasso, 2009; Erzegovesi, 2008; Gai,
2005).
Il processo di crescita dimensionale ha tratto impulso anche da una migliorata capacità dei
Confidi di mobilizzare risorse a favore delle imprese associate (Cacciamani, 1999):
l’aumento delle garanzie è stato tendenzialmente più rapido di quello dei mezzi propri,
soprattutto per i Confidi più piccoli. Dall’analisi di un campione chiuso di 386 Confidi,
costantemente presenti in Cerved dal 2004 al 2008, risulta che il differenziale tra i tassi di
crescita delle garanzie e del patrimonio è più basso per le classi di importo delle garanzie
più ampie (Fig.6.2a). Ciononostante, i Confidi più grandi registravano a fine 2008 un
valore ancora nettamente più elevato rispetto ai Confidi più piccoli in termini di rapporto
tra garanzie rilasciate e patrimonio (Fig.6.2b). Questo divario potrebbe risentire anche di
‘moltiplicatori’ più bassi applicati dalle banche nei confronti dei Confidi minori,
caratterizzati da portafogli più concentrati (Erzegovesi, 2006).
Fig.6.2 – Rapporto garanzie/patrimonio(1) (valori percentuali)
(1) Campione chiuso di Confidi. Le garanzie sono stimate sulla base dei conti d’ordine registrati nei bilanci.
(2) Differenziale tra (a) il tasso medio annuo di crescita delle garanzie (approssimate con i conti d’ordine) nel
quinquennio 2004-2008, e (b) il corrispondente tasso medio annuo di crescita del patrimonio. Si fa
riferimento ai valori medi di garanzie e patrimonio per i Confidi appartenenti a ciascuna classe
dimensionale.
(3) Dati riferiti al bilancio 2008. Medie ponderate in base al denominatore.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Nel Nord Est una rilevante disponibilità di mezzi patrimoniali si accompagna a un rapporto
tra garanzie e patrimonio inferiore alla media. I Confidi meridionali, per contro, mostrano
non solo una dotazione patrimoniale contenuta rispetto ai consorzi del Nord, ma anche una
minore capacità di utilizzo delle risorse patrimoniali. L’ammontare delle garanzie rilasciate
in rapporto al patrimonio risulta nettamente inferiore alla media nazionale (Tab.6.1). Le
commissioni mediamente più elevate applicate dai Confidi meridionali riflettono
verosimilmente la minore capacità di diversificazione del rischio dovuta alle più ridotte
dimensioni, oltre alla maggiore incidenza dei costi operativi (Mistrulli e Vacca, 2011).
Gorizia, novembre 2012
97
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Tab.6.1 – Indicatori di bilancio dei Confidi(1)
(milioni di Euro e valori percentuali; medie 2008 e variazioni percentuali annue 20042008)
(1) Per gli indici di bilancio, le medie sono ponderate in base al denominatore. Le garanzie sono stimate sulla
base dei conti d’ordine registrati nei bilanci.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Fig.6.3 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1)
(valori percentuali; dicembre 2009)
(1) Dati su prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi, riferiti
alla residenza del debitore.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Alla fine del 2009, l’ammontare dei prestiti censiti dalla Centrale dei rischi (Cr), erogati
dalle banche a favore di piccole imprese garantite da Confidi, era pari a poco meno di 19
98
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
miliardi di euro, il 13,3% del totale del credito concesso alle piccole imprese censito dalla
Cr (Mistrulli e Vacca, 2011). La rilevanza quantitativa dell’azione dei Confidi è molto
eterogenea tra regioni. L’incidenza dei prestiti a imprese garantite varia tra il 30,5% della
Valle d’Aosta e il 3,3% della Campania (Fig.6.3).
Indicazioni analoghe emergono dagli altri indicatori di diffusione delle garanzie dei
Confidi. Alla fine del 2009, le piccole imprese ricevevano garanzie a fronte dei propri
prestiti bancari, da Confidi o da altri garanti, per un importo complessivo di circa 97
miliardi. Questo valore rappresenta circa i due terzi del credito alle piccole imprese
italiane, una percentuale più elevata presso quelle residenti nelle regioni meridionali. Il
peso delle garanzie rilasciate dai consorzi fidi sul totale delle garanzie è del 6,4 per cento
nella media nazionale, con un valore più elevato nel Nord Ovest e più basso nel
Mezzogiorno (7,5% e 4,8%, rispettivamente; Tab.6.2) (Mistrulli e Vacca, 2011).
Tab.6.2 – Incidenza delle garanzie rilasciate da Confidi sul totale delle garanzie bancarie
a favore di piccole imprese (1) (dicembre 2009; valori percentuali e milioni di euro)
(1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi,
ripartiti in base alla residenza del debitore. Per garanzie bancarie si intendono le garanzie, sia di tipo reale
sia personale, sia a prima richiesta sia sussidiarie, che assistono crediti erogati da banche a favore di
imprese minori.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Emergono importanti discrepanze anche tra le diverse macro-branche produttive. Nella
media nazionale, la rilevanza delle garanzie dei Confidi è nettamente più elevata per le
imprese industriali (circa 5 punti percentuali rispetto alla media di tutti i settori). Sulla base
di questi dati le differenze nella rilevanza dei Confidi nelle varie aree del Paese non
sembrano riconducibili al diverso peso rivestito a livello territoriale dalle singole macrobranche economiche.
Oltre alle differenze territoriali la diffusione delle garanzie dei Confidi tra le imprese varia
a seconda del settore, della natura giuridica, della dimensione dell’impresa e del tempo
trascorso dall’avvio della relazione con il sistema bancario (Mistrulli e Vacca, 2011). Dal
punto di vista settoriale, la quota dei prestiti erogati a imprese garantite da Confidi è più
elevata nel comparto industriale e in quello commerciale nel confronto con le rispettive
quote registrate nell’ambito dei prestiti a imprese non garantite (Fig.6.4a). Analogamente, i
Confidi mostrano una più netta specializzazione verso le imprese con oltre 5 addetti
(Fig.6.4b) e nei confronti delle imprese artigiane (Fig.6.4c). Non si riscontrano, invece,
particolari differenze in termini di composizione dei prestiti per durata della relazione con
il sistema bancario (Fig.6.4d).
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Fig.6.4 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1)
(incidenze percentuali sul totale dei prestiti; dicembre 2009)
(1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi,
ripartiti in base alla residenza del debitore.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Un ulteriore spunto di riflessione emerso dallo studio curato da Mistrulli e Vacca (2011)
concerne l’aspetto della connessione tra i prestiti alle piccole imprese e le relazioni che
esse instaurano con il sistema delle banche. Risulta infatti che i Confidi hanno un ruolo
particolarmente rilevante per le banche di maggiori dimensioni le quali avrebbero maggiori
difficoltà nel finanziarie imprese di piccole dimensioni. Per questi intermediari, pertanto,
l’accesso da parte dei Confidi a informazioni non disponibili pubblicamente, ma rilevanti
al fine di valutare il merito di credito delle imprese, assume una valenza maggiore rispetto
alle banche più piccole, più radicate sul territorio. Tale ipotesi risulta confermata
dall’analisi delle relazioni di credito intrattenute dalla piccole imprese con le varie
componenti del sistema bancario (tav. a5). La quota di mercato delle banche maggiori e
grandi sul totale dei prestiti a piccole imprese garantite dai Confidi è pari al 36,2%,
significativamente più elevata di quella che gli stessi intermediari detengono nei confronti
delle imprese non garantite (28,5%). Al contrario, per le banche piccole e minori, che
accedono più agevolmente al mercato del credito verso le PMI, la quota registrata nel
segmento garantito dai Confidi è inferiore a quella relativa al segmento non garantito
(43,1% e 49,6 %, rispettivamente).
100
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
La presenza di una garanzia dei Confidi si associa anche con differenti caratteristiche della
relazione banca-impresa. Un importante tratto caratterizzante di tale relazione è il suo
grado di “esclusività”. L’analisi indica che la presenza di garanzie mutualistiche si associa
a una più bassa concentrazione del credito delle imprese presso il sistema bancario:
facendo infatti un raffronto tra imprese con e senza garanzie dei Confidi in base al numero
di relazioni con banche, l’approfondimento curato da Mistrulli e Vacca (2011) permette di
rilevare che l’incidenza di aziende mono-affidate è più elevata tra le imprese che non
ricorrono ai consorzi fidi (circa l’80% a fronte del 60%, nella media nazionale). Sotto
questo profilo, inoltre, non si riscontrano particolari eterogeneità territoriali: in tutte le
macro-aree, la quota di imprese mono-affidate è superiore tra quelle che non hanno
garanzie dei Confidi e la distribuzione delle imprese per numero di relazioni bancarie è
molto simile nelle diverse aree (Fig.6.5).
Fig.6.5 - Incidenza dei prestiti a piccole imprese garantite da Confidi (1)
(incidenze percentuali sul totale dei prestiti; dicembre 2009)
(1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi,
ripartiti in base alla residenza del debitore.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
Queste evidenze sulla minore concentrazione del credito bancario presso le imprese clienti
dei Confidi appaiono ancora più rilevanti alla luce della loro minore dimensione media: le
imprese che utilizzano i Confidi sono infatti maggiormente concentrate nella fascia tra 0 e
5 dipendenti (Fig.6.5b). La minore concentrazione del credito per le imprese garantite da
Confidi riflette il fatto che tipicamente i consorzi sottoscrivono convenzioni con più
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
banche. Le imprese consorziate trovano pertanto più facile accedere al credito presso
intermediari anche diversi dalla loro banca di riferimento.
La recente crisi economica e finanziaria ha ampliato la domanda di garanzia mutualistica
da parte delle imprese. Le perdite sostenute dalle imprese potrebbero averle indotte a
liquidare soprattutto quelle attività che più si prestano a fungere da garanzia di prestiti
bancari. La richiesta di collaterale è anche aumentata da parte delle banche: queste hanno
dovuto fronteggiare la maggiore incertezza nella valutazione prospettica del merito di
credito dei debitori, che verosimilmente caratterizza le fasi di crisi. In presenza di più
stringenti vincoli patrimoniali, inoltre, la garanzia dei Confidi contribuisce a ridurre il
requisito di capitale a fronte dei prestiti concessi, nella misura in cui essa soddisfa i
requisiti indicati dalla regolamentazione di vigilanza prudenziale.
Durante la crisi i Confidi hanno rappresentato uno strumento efficace per sostenere il
credito alle piccole imprese (Fig.6.6). Nel biennio dalla fine del 2007 alla fine del 2009,
infatti, il credito a imprese garantite da Confidi è cresciuto del 2,1% all’anno, a fronte di
una flessione dell’1,4% per le altre. A tale dinamica hanno contribuito significative azioni
di sostegno pubblico ai Confidi. L’andamento è stato generalizzato tra le aree geografiche,
sebbene le differenze nel tasso di crescita dei prestiti siano state più marcate nel Nord Est e
nel Mezzogiorno, due aree caratterizzate da un’elevata concentrazione di piccole e microimprese.
Fig.6.6 -Gli effetti dei Confidi su quantità, costo e qualità del credito durante la crisi (1)
(valori percentuali)
(1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi,
ripartiti in base alla residenza del debitore. Crescita del credito: tassi annuali di aumento del credito a
breve termine tra dicembre 2007 e dicembre 2009. Tassi d’interesse: tassi medi sulle linee di credito a
revoca (prestiti a breve termine) alla fine del 2009. Rischiosità: rapporto tra il numero delle relazioni tra
una banca e un’impresa minore, prive di anomalie a dicembre 2007, che erano registrate in sofferenza a
dicembre 2008 o dicembre 2009, e il totale delle relazioni tra una banca e un’impresa minore prive di
anomalie a dicembre 2007 (frequenze percentuali).
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
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Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Il ruolo di sostegno del credito alle piccole imprese, particolarmente rilevante durante la
crisi, ha tuttavia corrisposto per i Confidi a un deterioramento più rapido della qualità del
credito. In Italia il tasso di ingresso in sofferenza nel biennio 2008-09, riferito a un
campione di imprese che non presentavano nessun indice di anomalia all’inizio del periodo
è stato pari a 2,6% per le imprese garantite da Confidi, superiore a quello registrato per le
altre imprese (1,3%) (Mistrulli e Vacca, 2011). Andamenti simili hanno caratterizzato tutte
le ripartizioni territoriali. La maggiore rischiosità delle piccole imprese garantite era
osservabile già nel precedente biennio 2006-07, tuttavia il divario si è ampliato
sensibilmente negli anni di più sfavorevole congiuntura economico-finanziaria. Nonostante
la dinamica più sostenuta delle sofferenze relativa alle imprese che ricevono una garanzia
da parte dei Confidi, queste ultime continuano a mostrare un rapporto tra sofferenze e
impieghi inferiore a quelle non garantite, in termini di stock. Inoltre la maggiore capacità
di recupero del credito assistito da tali garanzie ha contribuito a contenere la perdita attesa
a carico del sistema bancario in caso di fallimento. Ciò si è riflesso sul costo del credito.
Alla fine del 2007, le imprese garantite da Confidi ottenevano finanziamenti a breve
termine a tassi mediamente inferiori di 20 punti base rispetto alle altre. Tale vantaggio di
costo non si è ridotto a seguito della crisi. Alla fine del 2009, anzi, il differenziale è
lievemente aumentato (30 punti base).
I risultati delle stime econometriche realizzate da Mistrulli e Vacca (2011) confermano
quanto messo in evidenza dalle analisi descrittive prima illustrate. In primo luogo il tasso
di crescita del credito nel biennio 2008-09 è stato più elevato per le imprese assistite da
almeno una garanzia prestata da un Confidi. Mediamente queste ultime hanno registrato
nel periodo considerato un incremento dei prestiti superiore del 3,1% rispetto a imprese
analoghe che non avevano una garanzia collettiva. La crescita dei finanziamenti bancari
alle imprese assistite da una garanzia dei Confidi ha interessato tutte le aree geografiche. In
secondo luogo il costo del credito sulle operazioni a revoca pagato dalle imprese assistite
da una garanzia mutualistica è risultato inferiore di 30 punti base nel confronto con le altre
piccole imprese, in linea con precedenti analisi empiriche riferite a periodi precedenti
l’insorgere della crisi (Columba et al., 2010) Come riscontrato in altre analisi sulle
determinanti dei tassi di interesse, il costo è decrescente rispetto alla dimensione di
impresa. A differenza di quanto trovato sulla variazione del credito, il vantaggio di costo
non interessa tutte le regioni italiane; sono infatti presenti differenze piuttosto significative
sul territorio italiano, anche all’interno delle singole macro-aree. Al Centro Nord, le
imprese con garanzia Confidi pagano un tasso di interesse inferiore a quello delle altre
piccole imprese in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana e un tasso
superiore in Piemonte, Lombardia, Liguria e Umbria (Mistrulli e Vacca, 2011).
Le stime relative alla probabilità di default evidenziano, nel periodo fra il 2008 e il 2009,
un tasso di ingresso in sofferenza annuo delle imprese assistite da una garanzia
mutualistica superiore di circa tre quarti di punto percentuale rispetto a quello delle altre
imprese. Nel 2009, anno in cui la crisi economica e finanziaria ha dispiegato più
intensamente i propri effetti e in riferimento al quale è stata condotta la stima sui tassi di
interesse, la probabilità che una piccola impresa entrasse in sofferenza è aumentata di 0,45
punti percentuali. La maggiore rischiosità dei portafogli di imprese dei Confidi non
dipende esclusivamente dalla maggiore presenza di imprese pluriaffidate, che sembrano
avere avuto maggiori difficoltà nella restrizione creditizia (De Mitri et al, 2010). La più
elevata probabilità di ingresso in sofferenza delle imprese con garanzia Confidi appare
piuttosto diffusa fra le differenti aree territoriali. In tutte le regioni, pur con valori
differenziati, questo indicatore di rischiosità risulta più elevato per le piccole imprese
garantite Confidi (Fig.6.7). Soltanto in Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Marche e Sicilia il
Gorizia, novembre 2012
103
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
differenziale nel tasso di default rispetto a quello delle imprese non assistite da una
garanzia Confidi è inferiore al mezzo punto percentuale.
Fig.6.7 -Differenziale della probabilità d’ingresso in sofferenza durante la crisi (1)
(valori percentuali)
(1) Dati riferiti ai prestiti a imprese con meno di 20 addetti censiti nominativamente nella Centrale dei rischi,
ripartiti in base alla residenza del debitore. Differenziale della probabilità d’ingresso in sofferenza entro
un anno per prestiti privi di anomalia per piccole imprese garantite da Confidi, rispetto a imprese similari
prive della garanzia. Parametri ottenuti dalla somma algebrica del coefficiente medio per la garanzia
Confidi e la corrispondente interazione con la regione di residenza del debitore. Periodo di stima 2008-09,
dati annuali.
Fonte: Mistrulli e Vacca, 2011.
I risultati dell’analisi proposta dalla ricerca curata da Mistrulli e Vacca (2011) offrono
supporto, sostanzialmente, alla rilevanza del ruolo dei Confidi per il credito alle imprese
minori negli anni della crisi. Questo ruolo è soggetto, tuttavia, ad alcune qualificazioni. I
Confidi hanno sicuramente contribuito a facilitare l’accesso al credito alle imprese minori
durante un periodo di restrizione creditizia. Inoltre, grazie ai Confidi tale accesso è
avvenuto a costi relativamente contenuti per le imprese. La minore onerosità del credito è
particolarmente importante in quanto il pool di debitori che si avvale della garanzia
mutualistica appare caratterizzato da una più elevata probabilità di ingresso in sofferenza,
per lo meno negli ultimi anni.
Per valutare correttamente l’evidenza disponibile sulla rischiosità delle piccole imprese
garantite dai Confidi, occorre fare alcune considerazioni. La minore perdita attesa a carico
del sistema bancario in caso di fallimento che caratterizza le linee di credito garantite da
Confidi potrebbe comportare una maggiore rapidità dell’emersione delle situazioni di
sofferenza, ceteris paribus, cioè un più tempestivo reporting dello stato di deterioramento
del credito da parte delle banche. Inoltre, vi potrebbe essere un problema di “endogenità”
che potrebbe derivare da un eventuale fenomeno di self selection: le imprese che si fanno
assistere dai Confidi potrebbero essere quelle che, ex ante, presentano specifiche
caratteristiche. In particolare si potrebbe immaginare che la garanzia dei Confidi sia
richiesta in particolare dalle imprese che hanno una maggiore probabilità di entrare in
104
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
sofferenza nell’arco temporale considerato (un anno). Non è corretto, pertanto, inferire che
sia la presenza di una garanzia dei Confidi a comportare una maggiore probabilità
dell’impresa affidata di generare sofferenze bancarie, ma piuttosto che la presenza di una
garanzia collettiva si associa generalmente a un maggior tasso di ingresso in sofferenza
della clientela finanziata, a parità di caratteristiche individuali in termini di dimensione,
settore e area di operatività della clientela.
Inoltre, la ragione per cui si registra un tasso di interesse più basso a fronte di una
maggiore probabilità di ingresso in sofferenza potrebbe risiedere in una rischiosità media
inferiore delle imprese garantite. Sebbene le differenze si siano attenuate durante la crisi, la
probability of default (PD) delle imprese garantite sarebbe pertanto tuttora inferiore a
quella di imprese simili. In effetti, i dati della Centrale dei rischi confermano che alla fine
del 2009 l’incidenza dello stock di crediti in sofferenza cumulato sul totale dei prestiti a
piccole imprese garantite era inferiore alla media (5,9% per le piccole imprese garantite,
8,5% per le altre)76. Infine, l’esistenza della garanzia del Confidi riduce anche la perdita
subita dalla banca in caso di fallimento del cliente; di norma, gli affidamenti in conto
corrente sono infatti caratterizzati dall’assenza di altre forme di collaterale o comunque da
un valore di quest’ultimo molto contenuto.
In definitiva, l’analisi realizzata da Mistrulli e Vacca (2011) indica che la rilevanza del
supporto dei Confidi alle piccole imprese non è venuta meno negli anni della crisi. Le
imprese garantite hanno registrato una crescita più sostenuta del proprio credito presso il
sistema bancario, e tassi d’interesse mediamente inferiori. Durante la crisi, i finanziamenti
a queste imprese si sono tuttavia deteriorati più rapidamente.
A livello locale l’esame della situazione del Confidi Gorizia - che è il risultato della
fusione per incorporazione, nel 2008, del Confidi Commercio e del Confidi Artigiani
nell’allora Confidi Industria della Provincia di Gorizia – pare confermare quanto emerso
dall’analisi a livello nazionale. Lo scopo principale del consorzio, che dal momento della
fusione può accogliere imprese di tutto il territorio regionale, è quello della prestazione di
garanzie per favorire la concessione di finanziamenti alle Imprese Socie.
L'accesso al credito, come più volte sottolineato nelle pagine precedenti, è uno dei
maggiori ostacoli per le micro e piccole medie imprese (PMI), spesso prive di sufficienti
patrimoni da offrire in garanzia e recentemente colpite da profonda crisi sia economica che
a medio termine che per operazioni di liquidità aziendale a breve termine. finanziaria. Il
Confidi Gorizia è convenzionato con la maggior parte degli Istituti di Credito presenti sul
territorio, per supportare i finanziamenti aziendali.
Tab. 6.3 –Interventi di Confidi Gorizia 2009-2011 (.000 Euro)
Tipo di finanziamento
2009
2010
2009/2010
2011
Finanziamenti garantiti
77.028
67.070
-12,9%
44.833
N. delibere concesse*
1.913
1.536
-19,7%
1.073
a breve termine
54.382
51.347
-5,6%
38.815
delibere* (n.)
1.357
1.310
-3,5%
963
a medio termine
22.647
15.723
-30,6%
6.018
delibere* (n.)
556
226
-59,4%
110
2010/2011
-33,2%
-30,1%
-24,4%
-26,5%
-61,7%
-51,3%
* Escluse le pratiche istruite ma non concesse o annullate
Fonte: Medeot, 2012.
76
Columba et al. (2009) hanno trovato risultati simili relativamente al rapporto sofferenze su prestiti con
riferimento a giugno 2005.
Gorizia, novembre 2012
105
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Vi sono compresi interventi per investimenti, sia materiali che immateriali, acquisto scorte
di materie prime e prodotti finiti, ristrutturazione finanziaria delle imprese, capitalizzazione
ed innovazione aziendale, oltre ad anticipi su contributi in conto capitale da ottenersi ai
sensi di Leggi Regionali e/o Statali.
L’illustrazione dei principali dati dei volumi di intervento del Confidi Gorizia per il
triennio 2009-2011 vengono riportati nelle tabelle 6.3-6.5.
Tab. 6.4 –Richieste al Confidi Gorizia 2009-2011 per classi di importo
Classi di richieste (Euro)
2009
2010
2009/2010
2011
2010/2011
Fino a 15.000
651
520
-20,1%
390
-25,0%
15.001 – 30.000
689
425
-38,3%
294
-30,8%
30.001 – 80.000
345
377
+9,3%
283
-24,9%
80.001 – 130.000
112
112
55
-50,9%
130.001 – 200.000
67
64
-4,5%
30
-53,1%
Oltre 200.000
49
38
-22,4%
21
-44,7%
Totale
1.913
1.536
-19,7%
1.073
-30,1%
Fonte: Medeot, 2012.
Tab. 6.5 –Crediti deteriorati del Confidi Gorizia 2009-2011 (.000 Euro)
Motivo di deterioramento
2009
2010
2009/2010
2011
2010/2011
Revocati e al legale
4.538
6.572
+44.9%
7.372
+12,1%
Insolvenze (escussioni lorde)
190
289
+52,1%
1.090
+277,2%
Fonte: Medeot, 2012.
6.2 Il coordinamento e la diffusione del cambiamento tra gli associati
Quanto è stato esposto nel precedente paragrafo permette di meglio comprendere il ruolo
dei Confidi e la loro rilevanza nel contesto del rapporto banca - impresa e del mercato del
credito in generale. Inoltre, si sono citati i principali dati del settore e dell'attività del
Confidi Gorizia, ove risulta evidente:
 un ammontare di finanziamenti garantiti in calo;
 una contrazione maggiore per quelli a medio termine;
 un forte deterioramento del credito garantito, soprattutto con riferimento alle
insolvenze.
Queste difficoltà devono andare gradualmente rimosse nonostante la situazione di crisi
generale e ciò è possibile, almeno in parte, attuando le indicazioni fornite in questo studio.
Poiché si tratta di una situazione diffusa in tutti i Confidi italiani ed anche se i rimedi
proposti tengono in particolare evidenza la realtà isontina, questi sono utilizzabili, con
eventuali adattamenti, in qualsiasi contesto creditizio territoriale.
L'argomento prende ovviamente lo spunto da quanto è stato detto nei capitoli precedenti (e
particolarmente nei capitoli 4 e 5) e sviluppa gli obiettivi di miglioramento rispettivamente
della politica delle banche e di quella delle imprese. I Confidi, infatti, in qualità di
intermediari del rapporto banca - impresa e diretti interessati al buon esito di tale rapporto,
rappresentano i soggetti più idonei per sollecitare, ma anche per supportare concretamente,
entrambe le controparti a rinnovare le proprie politiche. D'altro canto, gli stessi Confidi,
per la natura della loro attività, presentano due finalità che in un periodo di crisi possono
apparire contrapposte e favorire l'una o l'altra delle parti, e precisamente:
 nell'interesse delle imprese associate perseguono il fine di ampliare il più possibile il
loro credito;
106
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
 nell'interesse della propria sopravvivenza, al pari delle banche finanziatrici, devono
limitare il più possibile le insolvenze degli associati.
Proprio per superare questa dicotomia occorre saper selezionare le imprese in base alla loro
capacità di credito, in modo da concedere il massimo credito possibile a chi è in grado di
restituirlo. Per far ciò bisogna agire sulla domanda (impresa), affinché migliori la propria
gestione finanziaria, e sull'offerta (banca) affinché migliori i criteri di concessione degli
affidamenti, tenendo conto che le garanzie rappresentano comunque una forma di
attenuazione del rischio.
Pertanto, in questo paragrafo si indicano le azioni possibili da parte del Confidi per il
coordinamento e la diffusione dei cambiamenti suggeriti per le imprese nel capitolo 5,
mentre nel paragrafo successivo verranno evidenziate le linee di azione da intraprendere
con il sistema bancario per un miglioramento delle valutazioni di rating, nonché per un
utilizzo ottimale delle garanzie.
Com'è stato accennato nel paragrafo 5.3, i Confidi hanno la possibilità di migliorare il
rapporto banca - impresa, facilitando pure un miglior utilizzo del rating bancario. Ciò può
essere realizzato, da un lato, imponendo alle aziende associate la predisposizione di
documenti istruttori utili a valutare meglio il merito creditizio da parte della banca,
dall'altro, integrando la documentazione delle richieste di finanziamento con dati ed
informazioni a livello locale che meglio caratterizzino il contesto economico - finanziario
territoriale in cui l'impresa opera. Infine, occorre intervenire nella fase di negoziazione, sia
sottoscrivendo convenzioni con le banche equilibrate nelle condizioni contrattuali, sia
continuando l'assistenza nei singoli rapporti fino all'estinzione totale del debito.
Come previsto sempre nel paragrafo 5.3, il consorzio dovrebbe premurarsi affinchè le
richieste di prestito delle imprese contengano gli elementi indicati in questo studio per
abbattere le asimmetrie informative del rapporto banca - impresa e fare in modo che
l’istituto possa ottenere un rating più affidabile e quindi coprire adeguatamente il
fabbisogno creditizio dell'impresa. In particolare, sulla base dei documenti proposti come i
più idonei per ottenere gli obiettivi appena citati, occorre che il Confidi assista l'impresa
direttamente (ovviamente ove non ci siano all'interno dell'azienda le necessarie
competenze) soprattutto per:
 il calcolo e l'interpretazione dei principali indici e flussi (sempre quei pochi indicati in
questo studio);
 la stima di eventuali asset immateriali non calcolati in bilancio;
 il budget di esercizio e l’illustrazione delle politiche aziendali comprese in un business
plan (per i prestiti oltre il breve termine);
 l’interpretazione della situazione del debito attuale (risultante dalla Centrale dei rischi)
e la sua previsione futura (con l'ulteriore indebitamento richiesto).
La documentazione aziendale così integrata dovrebbe essere accompagnata da una
relazione o prospetto a cura del Confidi, ove si possano mettere in evidenza i principali
indici di settore, territorio e dimensione aziendale, corrispondenti a quelli dell'impresa
richiedente, per attuare un significativo confronto con i risultati aziendali e pervenire così
ad una valutazione più in linea con l'andamento del contesto generale di riferimento77.
Una documentazione aziendale esauriente ed adeguati indicatori aggregati dovrebbero in
definitiva consentire quella che si è auspicata come un’azione decisiva da parte
77
Come è già stato avvertito, l'andamento di un'impresa può essere valutato diversamente in rapporto
all'andamento dei dati medi di settore, territorio e dimensione ed anzi i consorzi più attivi sono divenuti,
sotto questo aspetto, punti di riferimento per le banche proprio nei periodi di maggiore instabilità
(Calcagnini, Favaretto, 2001; Gai, 2008). Si è pure evidenziato che con le attuali banche - dati sui bilanci
aggregati tale operazione risulta abbastanza agevole ed è standardizzabile.
Gorizia, novembre 2012
107
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
dell'impresa: la predisposizione di un'autovalutazione del proprio rating, da confrontare ed
esaminare assieme a quella della banca. Una tale operazione, supportata dalle autonome
integrazioni del Confidi, potrebbe togliere molti elementi di soggettività rispetto ad
un'autovalutazione strettamente aziendale e consentire un giusto apprezzamento da
confrontare con i risultati del rating bancario, per arrivare a definire un'ipotesi di
concessione di credito ottimale sotto l'aspetto quantità - rischio.
Passando alla fase della negoziazione, è ovvio che non è possibile negoziare ciascun
rapporto, ma servono delle convenzioni con le banche, che, tra l'altro, dovrebbero essere
più uniformate e meno frammentate tra banche diverse, tra Confidi differenti e tra una
moltitudine di clausole anche molto divergenti. Ma, in generale, si può dire che è lasciata
alla controparte bancaria l'iniziativa della fissazione delle clausole più importanti, la
gestione dei rapporti applicativi e lo stesso monitoraggio dei rapporti in corso, per cui il
Confidi, pur coinvolto nella garanzia, conosce solo alla fine l'esito (positivo o negativo) del
proprio impegno (Mieli, 2011). Al contrario, sarebbe auspicabile, una collaborazione
banca-Confidi nella decisione e nella gestione del finanziamento, in quanto entrambi
accomunati nell'obiettivo del buon esito della pratica.
Infatti, come è già stato accennato, l'interesse del Confidi consiste nell'ampliare il credito
degli associati e corrispondentemente nel subire meno perdite possibili al pari della banca.
Quindi la strategia convenzionale del consorzio dovrebbe essere orientata ad ottenere le
migliori condizioni di favore delle imprese nella concessione del credito (compresa la
revisione del rating se questo apparisse troppo restrittivo per le esigenze operative
dell'impresa), ma, d'altro canto, dovrebbe prevedere la massima collaborazione con le
banche nel controllo dei rapporti in corso, nell'aiuto alle imprese in difficoltà temporanee e
nel recupero del credito in caso di insolvenze definitive. Tutto questo avviene solo
raramente od occasionalmente e quindi, nei periodi di crisi come l'attuale, le difficoltà delle
imprese si trasferiscono inevitabilmente alle banche ed agli stessi Confidi.
Dopo la concessione del credito, infatti, la rilevazione di dati andamentali è importante sia
per l'istituto di credito che per il Confidi. Inoltre, il deterioramento del credito rilevato
gradualmente può permettere azioni di rimedio al sorgere delle prime difficoltà, senza
attendere l'insolvenza, quando, nella maggior parte dei casi, la situazione è definitivamente
compromessa. Prima dell'insolvenza, in situazioni di difficoltà è prevista anche
giuridicamente dalla legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n.267, più volte revisionato
anche recentemente) la presentazione di un piano di risanamento aziendale che può
permettere la ristrutturazione del debito oppure il concordato preventivo con un migliore
accordo con i creditori, ma anche con la possibilità di proseguire l'attività aziendale se vi
sono i presupposti78.
Come già affermato in precedenza, anche nella stessa situazione di insolvenza, per il fatto
che questa giuridicamente prevede l'incapacità di adempiere regolarmente alle proprie
obbligazioni, si possono trovare soluzioni di ristrutturazione e riconversione aziendale in
grado di consentire un ritorno "in bonis" nell'arco di 2 o 3 anni, ovviamente con la
dimostrazione dei risultati in un razionale e convincente "business plan". Proprio in tali
casi, l'accordo dei creditori a simili operazioni (essenziali in questo periodo di crisi) può
essere raggiunto soltanto se le banche, anche con il conforto della garanzia dei Confidi,
sono in grado di assicurare maggiori finanziamenti e per scadenze più lunghe. Pertanto,
proprio nelle situazioni più difficili, l'assistenza di questi organismi diventa cruciale,
78
108
C'è ragione di ritenere, anche sulla base delle elaborazioni e valutazioni del capitolo 3, che la maggior
parte delle difficoltà attuali non siano insormontabili, ma dovute a situazioni temporanee, che possono
essere risolte proprio con un piano di risanamento che però momentaneamente esige risorse finanziarie
ancora maggiori. D'altra parte, anche nell'ambito della stessa insolvenza (fallimento) a volte si trovano le
possibilità di riavviare l'attività aziendale in tutto od in parte.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
perché è in grado di fornire garanzie e consulenza tecnica alle imprese in crisi che stanno
diventando sempre più numerose, ma nel contempo scegliendo quelle che, con un
ponderato giudizio documentato, saranno ritenute in grado di superare le attuali difficoltà.
Certamente, come è ovvio, il rischio imprenditoriale di trovarsi in situazioni imprevedibili
è sempre esistente; ma con tutte le cautele e le analisi descritte questo è molto basso e
comunque inferiore a quello risultante dalle analisi automatiche di rating, mentre la
soluzione ora prospettata costituisce un'alternativa spesso più conveniente rispetto alla
ripartizione di una perdita certa determinata dall'insolvenza già in atto o molto prossima.
Queste brevi note hanno soprattutto l'intento di dimostrare l'importanza cruciale (anche
futura) dei consorzi fidi, come risulta pure da indagini e studi sulle potenzialità di questi
organismi (Calcagnini e Favaretto, 2011), in un'ottica di miglioramento del rapporto banca
- impresa per superare tutte quelle difficoltà(alcune presenti da sempre, ma ora ingigantite
dalla crisi del credito e dell'economia) che caratterizzano il rapporto medesimo. L'obiettivo
di fondo anche del Confidi, quale intermediario del rapporto, è quello di concedere
maggior credito a chi è in grado di restituirlo. Poiché ciò non si può conoscere "a priori" ed
i sistemi di rating attualmente in uso non sono abbastanza in grado di prevederlo 79, si sono
proposti i vari accorgimenti qui citati, che potrebbero accrescere tale grado predittivo, in
modo da aumentare il beneficio dei crediti andati a buon fine e diminuire le perdite per
insolvenze. In generale, poi, nei tempi odierni sarebbe importante un radicale orientamento
del credito verso tutte le imprese e le iniziative innovative e di internazionalizzazione, che
rappresentano attualmente gli unici due fattori promettenti sviluppo.
Ovviamente la realizzazione anche soltanto delle principali iniziative proposte comporta
tempi lunghi e pure costi non indifferenti. Pertanto, ciascun consorzio fidi dovrà progredire
gradualmente nel proprio processo di cambiamento e nella diffusione di tali indirizzi ai
propri associati, ma tale azione non può essere rinviata, pena l'involuzione progressiva di
tutto il sistema con conseguenze disastrose nel medio - lungo termine. Alcuni
suggerimenti, come ad esempio la presentazione di dati più significativi per le richieste di
finanziamento, potrebbero costituire l'inizio del processo di miglioramento. È da tener
presente inoltre che i servizi più professionali e costosi, quali quelli di assistenza nei piani
di risanamento e di ristrutturazione industriale e finanziaria, vanno pagati dalle imprese
interessate, che, d’altro canto, avrebbero come alternativa il fallimento.
6.3 Aspetti collaborativi nel cambiamento delle relazioni con le banche
E’ stato appena accennato che i consorzi fidi si trovano ad operare quale controparte delle
banche per la tutela degli interessi dei propri associati, ma, nel momento in cui sorge
un'insolvenza, devono condividere le sorti degli stessi istituti di credito nel recupero del
prestito, anche se l'esito finale dell'operazione potrebbe essere diverso per i due operatori.
Il primo aspetto di contrapposizione è stato trattato nel precedente paragrafo, ora quindi si
considerano gli aspetti collaborativi, che ovviamente non devono iniziare al momento della
rilevazione della sofferenza (di cui, tra l'altro, il Confidi viene generalmente a conoscenza
in un tempo successivo), ma devono essere impostati già in sede di convenzione e
comunque nella valutazione preventiva degli affidamenti80. In questo modo, se il confronto
è costruttivo (cioè, se il Confidi adotta una posizione favorevole all'impresa qualora le sue
79
80
Basti pensare al fatto che in base all’applicazione delle attuali tecniche di rating ora si restringono i crediti
e, nonostante ciò, le sofferenze crescono.
Quando questa viene effettuata anche da parte del Confidi (contrariamente alla maggior parte dei casi, in
cui il Confidi prende atto della valutazione della banca e dà il proprio assenso automatico alla garanzia
quando detta valutazione è positiva) si ottiene un confronto tra le due valutazioni (della banca e
dell'impresa con il Confidi) che solitamente porta ad una scelta migliore sul prestito da concedere.
Gorizia, novembre 2012
109
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
prospettive siano razionalmente buone e, al contrario, una posizione prudente simile a
quella della banca qualora l'andamento futuro dell'impresa presenti molti rischi), scaturirà
certamente una scelta migliore che andrà ad affinare il rating definitivo e conferirà a
quest'ultimo un valore predittivo maggiore81.
Infatti, proprio per arginare il dilagare delle sofferenze, occorre non soltanto valutare
meglio le imprese già affidate cercando di prevedere le loro eventuali future difficoltà, ma
è importante anche analizzare con maggior cura quelle richieste che vengono rifiutate e che
invece, attraverso un finanziamento eventualmente mirato ad alcune politiche aziendali
(finanziarie e/o economiche), potrebbero superare il rating che ora le colloca
prudenzialmente in una posizione sfavorevole. In altri termini, si tratta di migliorare il
rapporto sofferenze/crediti da parte del Confidi:
 da un lato, essendo più prudenti nel garantire richieste di credito, anche già accolte
dalla banca, in presenza di concreti rischi rilevabili secondo le analisi proposte in
questo studio, rischi che potrebbero portare con elevate probabilità all'insolvenza;
 dall'altro, cercando di far ammettere al credito eventuali rifiuti dell'istituto concedente
sulla base di budget e business plan che permettano un tempestivo rimborso a
scadenza;
 da ultimo, promuovendo uno sviluppo dell’attività attraverso l’espansione della
compagine sociale anche alle migliori imprese non associate, che potrebbero comunque
ottenere dei benefici in termini di minori garanzie aziendali e/o minori costi del credito.
Così facendo, i consorzi sarebbero in grado di diminuire il rapporto predetto diminuendo il
numeratore e parallelamente aumentando il denominatore. Infatti, in quest'ultimo periodo
di crisi, come segnalato nel primo paragrafo del presente capitolo, il rapporto in questione
si è aggravato maggiormente per le imprese garantite dai Confidi. Tra le cause di tale
fenomeno, sono state individuate soprattutto:
 la self selection, da parte delle imprese meno capaci, nel richiedere l'assistenza del
Confidi;
 la preferenza delle banche nel finanziare imprese del Confidi (rispetto alle altre non
assistite) per avere almeno una parte del proprio credito garantito e quindi coprire
parzialmente le eventuali perdite su crediti.
Proprio per arginare tale fenomeno l'intermediario Confidi deve salvaguardarsi da
entrambe le pressioni, con un rating autonomo che favorisca le buone imprese oltre la
prudenza degli istituti e che penalizzi, al contrario, le aziende peggiori anche quando
l'istruttoria bancaria non ne ha percepito le nascoste difficoltà. In questo modo, la politica
del Confidi deve presentarsi neutra nel proprio interesse, che comunque, in un'ottica di
lungo termine, va a vantaggio anche di entrambi gli interlocutori esterni.
La collaborazione con gli istituti di credito, come accennato, diventa più intensa man mano
che procede il rapporto di finanziamento ed anche in questa fase occorre una tempestiva
informazione reciproca tra banca e consorzio nel segnalare soprattutto eventuali difficoltà
sopravvenute e quindi concordare, se del caso, interventi conseguenti. Infine, come è stato
descritto nel precedente paragrafo, la collaborazione deve diventare massima in caso di
deterioramento del credito o di conclamata sofferenza, ove l'operazione automatica di
ripartizione delle perdite tra banca e Confidi e le eventuali procedure di recupero presso
l'insolvente dovrebbero pure essere precedute da eventuali tentativi di "salvataggio" (nel
senso già chiarito di ristrutturazioni e riconversioni aziendali), quando il risanamento è
ancora possibile, nell'interesse di tutti gli interessati e della stessa collettività.
81
110
Com'è stato più volte accennato, sarebbe troppo gravoso effettuare simili approfondimenti per ogni
pratica di fido. Quindi, una simile impegnativa analisi si dovrebbe realizzare sempre nei casi di
vulnerabilità, tralasciando invece tutte le situazioni di upgrading e pure quelle di rischio troppo elevato.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
Nell'ambito delle garanzie, la collaborazione con le banche deve essere pure notevole ed
opportunamente regolamentata nelle convenzioni. Ma in questo campo si innesta anche la
normativa prudenziale che riconosce un'attenuazione del rischio di perdita in caso di
garanzia e quindi la possibilità per le banche di accantonare minore capitale di riserva
secondo le prescrizioni degli accordi di Basilea; tuttavia bisogna comunque osservare che a
monte rimane sempre il problema di un rating corretto che può abbassare notevolmente
l'esigenza delle stesse garanzie82.
In ogni caso, non si entrerà qui nel dettaglio della questione, sia perché si tratta di norme
nazionali ed internazionali su cui non è possibile influire, sia in quanto varie trattazioni
specifiche hanno trattato esaurientemente l'argomento (tra gli altri, Gai, 2011). In questa
sede, basti soltanto segnalare qualche problematica principale, come di seguito elencata:
 una maggiore patrimonializzazione e risorse di liquidità da parte delle banche per far
fronte ai rischi dei crediti non garantiti;
 un'estensione degli stessi criteri prudenziali ai Confidi intermediari finanziari (ex art
107 del Testo unico della legge bancaria (TUB)) ed a quelli comunque vigilati dalla
Banca d'Italia (iscritti in una delle due sezioni, come agenti in attività finanziaria o
come mediatori creditizi, dell'elenco previsto all'art. 106 del TUB), ma con la
possibilità che la garanzia da questi prestata vada a vantaggio della riduzione della
patrimonializzazione delle banche destinatarie di tale garanzia;
 la costituzione di una garanzia sussidiaria segregata sui fondi liquidi indisponibili del
Confidi, la riassicurazione per abbassare il rischio di una parte delle altre garanzie da
prestare, la controgaranzia dello Stato o di un ente pubblico (tutti strumenti che, per la
quota garantita, fanno diminuire l'obbligo dell'accantonamento prudenziale da parte
delle banche);
 la congruità del patrimonio del Confidi in relazione a tutte le garanzie prestate.
Attualmente il capitale regolamentare minimo per i confini vigilati è del 6% (cioè, pari
ad un moltiplicatore di 16,6).
A causa dell'aumento delle sofferenze, se non interverranno nuove iniziative per il
contenimento del rischio come ipotizzato in questo lavoro, tutte le diverse forme di
garanzia qui elencate dovranno essere debitamente potenziate. Infatti, già si sta andando in
questa direzione:
 le banche si stanno progressivamente ricapitalizzando e così pure i Confidi vigilati;
 la controgaranzia dello Stato e di altri enti pubblici territoriali, tra cui le Regioni,
vengono progressivamente implementati e si susseguono anche vari provvedimenti in
tal senso83;
 i contributi in conto garanzia (cioè verso i fondi rischi dei consorzi) da parte di vari enti
pubblici, tra cui le Camere di commercio, sono sempre stati consistenti;
 stanno avvenendo razionalizzazioni dei consorzi esistenti ed alcuni si sono aggregati
per ottenere dimensioni patrimoniali ed operative maggiori;
 sono in progetto pure ottimizzazioni della filiera della garanzia (tra garanzie e contro
garanzie), soprattutto per i prestiti "retail", al fine di standardizzare le valutazioni del
rischio.
Sono tutte iniziative encomiabili, perché mirano ad ampliare il credito in questo periodo di
crisi, ma devono sempre essere controllate con molta attenzione sotto l'aspetto del rischio,
82
83
Le garanzie, in caso di inadempimento, comportano comunque un costo di escussione per la banca, costo
che però è inferiore quando queste sono prestate da un Confidi, rispetto al caso delle garanzie aziendali.
Il più importante è quello del Decreto "salva Italia" (art. 39 del D.L. n.201/2011 convertito nella legge
n.214/2011), che ha esteso gli interventi del Fondo centrale di garanzia a favore delle PMI e dei loro
consorzi fidi.
Gorizia, novembre 2012
111
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
in quanto occorre continuamente valutare che il maggior credito, seppur garantito, non
permetta un aumento superiore delle insolvenze, che metterebbe in difficoltà la stessa
capienza maggiorata delle garanzie.
Anche il Confidi Gorizia recentemente ha ampliato notevolmente la sfera della propria
attività con nuove convenzioni che permettono alle imprese una vasta gamma di
finanziamenti da scegliere a condizioni vantaggiose per la maggior parte delle tipologie di
fabbisogno finanziario. Tale apprezzabile risultato andrebbe progressivamente integrato
con iniziative collaterali di assistenza alle scelte finanziarie imprenditoriali e di controllo
del rischio sui prestiti garantiti.
6.4 Espansione dell'attività e dei servizi forniti
Gli interventi del Confidi per il miglioramento del rapporto banca - impresa, come
illustrato nei paragrafi precedenti, costituiscono un ampliamento della loro attività, in
quanto attualmente vengono raramente praticati. Come anticipato, tale attività aggiuntiva
va remunerata dagli associati se si traduce in nuovi servizi diretti alle singole imprese,
oppure può aumentare i costi amministrativi e gestionali se il sostenimento di questi
determina minori costi per la copertura del rischio (e quindi, in ultima analisi, riduce le
perdite da insolvenza sulle garanzie concesse). Il carattere mutualistico della gestione del
consorzio, comunque, dovrebbe sempre offrire servizi al costo ai propri associati, senza il
conseguimento di alcun margine84.
Ma nel paragrafo 5.4 si è pure sottolineato che l'impresa con esigenze finanziarie superiori,
se non trova copertura nel credito bancario, può ricorrere ad altre fonti alternative di
finanziamento. Poiché generalmente la ricerca di nuove fonti è difficoltosa da parte delle
PMI, anche in questo campo potrebbe essere utile l'assistenza del Confidi, sempre però
tenendo presente l'onerosità del servizio da coprire a carico degli interessati ed il rischio da
sostenere qualora anche le nuove operazioni vengano garantite. Riprendendo le fonti citate
nel predetto paragrafo, si delineano a titolo indicativo i possibili interventi da parte dei
Confidi per assistere e/o garantire i propri associati nel ricorso a tali fonti. Tralasciando il
credito commerciale, il finanziamento di banche straniere, i fondi di debito ed il credito dei
soci (ove, cioè, non può essere importante il coinvolgimento del Confidi):
 il factoring potrebbe costituire una nuova fonte in cui l'assistenza del Confidi sarebbe
molto utile per la piccola impresa e, d'altro canto, la fornitura di garanzia sarebbe
ridotta alle cessioni di credito pro - solvendo, mentre la capacità di recupero crediti
delle società di factoring farebbe diminuire il rischio della perdita finale sulle garanzie
concesse;
 il leasing ugualmente richiederebbe assistenza per le aziende minori e le eventuali
garanzie concesse avrebbero un rischio limitato perché esiste una garanzia sottostante
sul valore del bene strumentale, che rimane di proprietà della società di leasing fino al
riscatto;
 le emissioni obbligazionarie, ora promosse con facilitazioni anche dalla recente
normativa, prospettano una possibilità concreta di espansione anche dell'attività dei
Confidi. Seppure tale operazione non è indicata per le piccole aziende, molte medie
imprese potrebbero accedervi e per queste si potrebbero sottoscrivere convenzioni di
assistenza tecnica con consulenti altamente specializzati e pure convenzioni di garanzia
con intermediari finanziari idonei, oppure esercitando direttamente la funzione di
84
112
Eventualmente, è ammissibile il ricarico su alcuni servizi per compensare la perdita su altri. In ogni caso
è ben difficile che i maggiori ricavi sui servizi aggiuntivi compensino eventuali maggiori perdite per
insolvenza.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
sponsor dell'operazione. Ciò vale anche per l'emissione di cambiali finanziarie e di
obbligazioni partecipative.
Per quanto riguarda le fonti di capitale di rischio, ovviamente la garanzia non ha più
significato, ma l'assistenza alle PMI per la loro ricapitalizzazione è quanto mai importante,
data l'esigenza ancora maggiore di competenze aziendali per portare a termine
profittevolmente tali operazioni. Anzi, nel loro stesso interesse i consorzi fidi dovrebbero
promuovere il ricorso a queste fonti tra i loro associati, in quanto l'aumento del capitale di
rischio costituisce la prima garanzia del capitale di credito e quindi l'affidamento delle
stesse imprese risulterebbe meno rischioso e pure le garanzie consortili sarebbero meno
soggette a perdite definitive.
Pertanto, certamente è opportuno che i Confidi assistano le imprese e promuovano
l'autofinanziamento aziendale e l'aumento di capitale sociale, che, tra l'altro, costituiscono i
principali mezzi dello sviluppo aziendale e della crescita anche della capacità di credito.
Per tutte le altre fonti di capitale di rischio (fondi di investimento, private equity, ecc.) è
essenziale che all'assistenza tecnica del Confidi all'impresa interessata si affianchi una
mediazione con intermediari specializzati, eventualmente con la sottoscrizione di
convenzioni standardizzate, per ottenere condizioni eque e trasparenti a vantaggio del buon
esito delle operazioni. Un'assistenza più articolata e complessa potrebbe essere istituita
anche per la quotazione in Borsa nei segmenti dei mercati regolamentati riservati alle PMI.
Oltre a queste fonti alternative, l'assistenza e l'informativa del Confidi può essere utile
anche per l'accesso alle agevolazioni, sia che si tratti di credito agevolato che di contributi
a fondo perduto. Se le opportunità regionali in questo campo sono vaste e generalmente
abbastanza conosciute, esistono agevolazioni a livello nazionale e comunitario che vanno
maggiormente diffusi tra gli interessati. Tale funzione di assistenza, d'altro canto, è
prevista anche dalla recente normativa sui Confidi.
Tutte queste attività aggiuntive, nell'interesse del Confidi e delle proprie aziende associate,
vanno realizzate gradualmente e compatibilmente con i mezzi a disposizione e con il
rischio complessivo che ne può derivare. Per la fragilità economica e finanziaria che
caratterizza la gestione di tali organismi, sono raccomandabili fusioni o gestioni di servizi
in comune. Tali operazioni risultano molto opportune soprattutto nella gestione dei servizi
sulle fonti alternative di finanziamento citate in questo paragrafo.
Tuttavia, le eventuali aggregazioni o gestioni comuni del servizio dovrebbero avvenire
preferibilmente tra consorzi competenti per uno stesso territorio o per territori limitrofi
(possibilmente all'interno di una regione). In questo modo le funzioni centralizzate si
riferirebbero soltanto ad imprese appartenenti ad un certo territorio, in cui i problemi
sarebbero più uniformi e meglio approfondibili dalle strutture consortili. Inoltre, proprio
nell'ambito della stessa area e di aree contermini si possono formare bacini d'utenza
abbastanza ampi per servizi sofisticati, ma standardizzabili. In questi stessi bacini
andrebbero infine individuate le aggregazioni di utenza che sono decisive per lo sviluppo
locale e per l'espansione dell'attività dei Confidi medesimi (basti citare, al riguardo, le
filiere ed i distretti, che attualmente sono interessati all'applicazione dell'innovativo
contratto di rete, il quale prevede anche un miglior accesso al credito da parte delle imprese
partecipanti).
Gorizia, novembre 2012
113
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
7.
Conclusioni e proposte
7.1 Sintesi dei risultati
La crisi finanziaria che ha interessato il contesto internazionale ha determinato una stretta
creditizia generalizzata rispetto alla quale la politica monetaria comunitaria ha risposto
mantenendo basi i tassi di interesse di riferimento. Alla difficoltà delle imprese che hanno
visto ridursi la loro liquidità data la contrazione dei fatturati, l’allungamento dell’incasso
dei crediti, l’appesantimento del ciclo economico e l’aumento delle insolvenze, si è
aggiunta la necessità di sostenere le spese delle famiglie per rilanciare i consumi e favorire
così le condizioni di spesa (Regione FVG, 2012).
In Friuli Venezia Giulia i prestiti complessivamente erogati l’indomani della crisi (2009)
hanno subito una variazione tendenziale negativa (-1,1%) essenzialmente nella
componente destinata alle imprese (-3,4%), contro la variazione positiva dei prestiti alle
famiglie consumatrici (+3,8%). Sul dato pesava il clima di incertezza dovuto alle
aspettative sulla ripresa della domanda internazionale e sulle azioni delle principali
istituzione finanziarie. Nel 2010, infatti, i prestiti sono tornati ad aumentare (+2,2%) non
solo per le famiglie consumatrici (+4,7%) ma anche per le imprese (+0,6%) le quali hanno
potuto beneficiare di interventi regionali volti a fornire co-garanzie gratuite in associazione
a quelle rilasciate dai Confidi e contro-garanzie a questi ultimi (Regione FVG, 2012).
Nell’ambito dell’attività del Fondo anticrisi (LR 11/2009), il Fondo di garanzia delle PMI
(FGPMI) può concedere oltre alle co-garanzie con i Confidi anche garanzie dirette. Alle
garanzie concesse dal FGPMI e dai Confidi è estesa l’attività di controgaranzia della
Regione (rispettivamente 100% e 80% del loro importo), a valere sulle proprie
disponibilità di bilancio85 (Regione FVG, 2012). Il Fondo regionale di smobilizzo crediti
(FSC) assicura risorse liquide alle microimprese e alle piccole imprese artigiane,
industriali, del commercio, del turismo e dei servizi, aventi sede legale o operativa in Friuli
Venezia Giulia. Va inoltre ricordato che la Regione (LR 23/2011) acquista obbligazioni
per consentire alle banche una maggiore provvista destinata a favorire l’accesso al credito
delle PMI e garantire loro liquidità.
A seguito del rallentamento della ripresa avvenuto nel secondo trimestre 2010 la dinamica
dei prestiti alle imprese si è nuovamente arrestata, registrando una variazione tendenziale
pari al -2%. L’andamento dei prestiti deve essere letto congiuntamente al dato sul
risparmio finanziario che indica per le imprese un aumento tendenziale a livello regionale
nell’ultimo biennio (+9,6% nel 2010 e +3% nel 2011) (Regione FVG, 2012).
Nell’analisi delle richieste di prestito, accanto all’oggettiva difficoltà di accesso al credito
va, pertanto, considerato l’atteggiamento di attesa delle imprese che hanno preferito
ritardare le decisioni di investimento (e la riduzione degli investimenti fissi lordi negli
aggregati di contabilità illustrati al capitolo 3 ne danno conto) incrementando appunto il
loro risparmio. L’evoluzione della qualità dei finanziamenti alle imprese regionali e
provinciali evidenzia che, dall’insorgere della crisi, la permanenza delle imprese in
posizioni regolari o di lieve anomalia (sconfinamento) si è ridotta mentre sono aumentate
le transazioni da situazioni di sostanziale normalità verso gli stati di deterioramento più
gravi.
La realtà attuale, qui sommariamente tratteggiata, risulta pertanto assai grave e molto
pericolosa per la possibilità di ulteriori sviluppi negativi, anche irrimediabili. Si sta
instaurando, infatti, un circolo vizioso per cui il credito si restringe per carenza di fondi
85
114
Al FGPMI sono stati destinati 30 milioni di Euro, di cui la metà accordati per finanziamenti nel periodo
2009-2011 (Regione FVG, 2012).
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
disponibili e per il suo eccessivo costo che, a sua volta, deprime ulteriormente la situazione
economico - finanziaria delle imprese (soprattutto PMI), le quali entrano in sofferenza o
abbisognano di ulteriore credito per sopravvivere, alimentando così nuova domanda sul
mercato bancario.
Per uscire da questa spirale negativa, dopo attenta analisi, nel presente rapporto sono state
proposte varie soluzioni, incentrate su linee generali di condotta per i due attori principali
del rapporto (banche e imprese), con l'ausilio del Confidi quale prezioso intermediario che
può facilitare la realizzazione di queste azioni stesse.
Le due linee di intervento ritenute prioritarie dovrebbero riguardare rispettivamente la
misurazione del rating da parte delle aziende di credito ed il miglioramento della gestione
economico - finanziaria ad opera delle imprese. Con la prima azione si tende a rendere più
obiettivo il rischio percepito sui singoli affidamenti e su tutti gli impieghi di prestito,
abbassandolo e permettendo così una scelta migliore delle posizioni da affidare o meno in
relazione ad una più precisa valutazione della probabilità di insolvenza. Nel capitolo 2
sono state esaminate le possibilità di miglioramento del rating, così come viene solitamente
usato dagli istituti di credito, che non sempre porta a valutazioni corrette sulla probabilità
di insolvenza (default). L'analisi è stata svolta con particolare riferimento alle PMI
(comprese le microimprese), perché sono quelle più penalizzate dalla stretta creditizia ed
inoltre ricevono meno attenzioni dagli istituti di credito, data la loro numerosità e la scarsa
preparazione ad instaurare efficaci rapporti banca-impresa.
Un ampio filone di letteratura ha mostrato che le imprese di minori dimensioni hanno
maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto a quelle più grandi (Berger e Udell, 2006).
La minore disponibilità di informazioni codificabili per le imprese minori acuisce infatti il
grado di asimmetria informativa che tipicamente caratterizza le relazioni creditizie. La
valutazione del merito creditizio di tali imprese si basa prevalentemente su informazioni di
natura qualitativa, la cui acquisizione richiede l’utilizzo da parte delle banche di specifichi
assetti organizzativi e tecnologie di prestito (Mistrulli e Vacca, 2011). In particolare, le
banche instaurano con le aziende clienti relazioni strette e durature per acquisire le
informazioni rilevanti, ma non pubblicamente disponibili, al fine di finanziare imprese
“opache”. Naturalmente, ciò non consente di eliminare del tutto le asimmetrie informative
e pertanto le banche chiedono alle imprese di fornire garanzie che consentano di ridurre i
rischi. Alcune imprese possono incontrare difficoltà di accesso al credito qualora non
dispongano di attività idonee a fungere da collaterale a fronte di prestiti bancari. In questo
caso, vanno ricercate altre strategie per contenere il rischio di credito per le banche.
Le modifiche proposte, che non ledono l'integrità dei sistemi già in atto, ma tendono ad un
loro perfezionamento, sono volte: da un lato, a ricercare soluzioni operative in grado di
stimare più precisamente i casi di insolvenza, per avviare una politica del credito più
restrittiva nelle situazioni disperate e più assecondante nelle altre; dall'altro, a privilegiare
le valutazioni prospettiche oltre il breve termine, spostando l'orizzonte temporale oltre i 12
mesi previsti.
In tale ottica assumono rilevanza i dati quantitativi economico - finanziari, sia precedenti
sulla base dell'analisi degli ultimi bilanci, sia attuali e successivi con riferimento a dati e
informazioni previsti nei business plan che comunque devono permettere la continuazione
della serie di bilanci proiettata nel futuro, tenendo conto degli effetti generati dai progetti
sulla situazione economico - finanziaria aziendale. In questo modo si obbliga il sistema
produttivo ad innovarsi, se vuole sopravvivere alle attuali avversità.
La seconda azione proposta, invece, dovrebbe essere realizzata essenzialmente a cura delle
imprese affidate, seppure con la collaborazione di banche e Confidi. Tale indirizzo, come è
stato illustrato, dovrebbe riguardare il miglioramento della gestione economica e
finanziaria dell'azienda, sia sotto l'aspetto strategico che operativo (da attuarsi anche in
Gorizia, novembre 2012
115
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
questo periodo di crisi), ed una comunicazione tempestiva ed efficace dei risultati raggiunti
alla controparte bancaria.
Sottolineata l'importanza dei dati quantitativi, pur non trascurando gli altri, ai fini di un
giudizio definitivo sulla capacità di credito e quindi sulla decisione di un nuovo o di un
diverso affidamento, soprattutto nei casi dubbi ed in quelli attualmente deteriorati dalla
crisi, è stata effettuata una breve analisi, sulla base dei bilanci aggregati, della situazione
del sistema produttivo in provincia di Gorizia. Ciò ha permesso di osservare l'evoluzione
dei principali indici di bilancio aggregato delle società di capitali nella provincia di
Gorizia, rispetto a quanto è avvenuto a livello regionale e nazionale, ma anche di mettere
in evidenza, all'interno della provincia, le differenze delle imprese a livello dimensionale e
settoriale. La rilevazione ed il commento dei dati ha consentito di comprendere meglio le
relazioni tra gli indicatori di bilancio ed il deterioramento del credito effettivamente
verificatosi a livello locale a seguito della crisi, per rettificare così con più precisione
eventuali criteri di applicazione del rating e pervenire ad una migliore valutazione delle
imprese e ad un loro supporto. Sulla base di tale analisi si è potuto concludere che la
situazione economico - finanziaria delle società di capitali in provincia di Gorizia nel
primo periodo della crisi si è rafforzata patrimonialmente ed a livello economico, pur
essendo peggiorata, è risultata migliore di quella regionale e nazionale, tranne che per
l'incidenza superiore delle imposte, che hanno agito più sfavorevolmente probabilmente
per l'indeducibilità di buona parte degli interessi passivi.
L’osservazione della situazione reale nel contesto specifico locale permette di affermare
che, pur in presenza delle generali difficoltà attuali, si può tentare qualche miglioramento
della situazione, non certo in misura completa, ma abbastanza consistente e comunque tale
da eliminare il rischio di un circolo vizioso che potrebbe portare al collasso dell'intero
nostro sistema produttivo. Come ricordato in precedenza, gli indirizzi di miglioramento
riguardano il rapporto banca - impresa a livello locale, azioni che devono essere condotte
separatamente, ma in collaborazione, sia dalle banche che dalle imprese e possibilmente
pure con l'intermediazione dei consorzi fidi.
In tale ottica si suggerisce che, all'interno degli impieghi bancari destinati alla clientela, è
importante valutare la qualità del credito, non soltanto in termini di probabilità di "default",
ma anche sotto l'aspetto dell'utilizzo del finanziamento secondo le forme tecniche più
confacenti per la banca e per l'impresa. È questa politica una delle più innovative, che
andrebbe fortemente potenziata perché, se ben programmata, permetterebbe ad entrambe le
controparti del rapporto sensibili vantaggi economici a parità di condizioni nominali del
prestito. Tenuto conto che un sistema di rating è essenziale per una valutazione prudenziale
dell'attività bancaria, esistono, all'interno dello schema metodologico previsto dalle
disposizioni di vigilanza, vari spazi discrezionali che possono essere applicati più o meno
correttamente ai fini di una più precisa valutazione del "merito" creditizio e per una
gestione tesa non soltanto ad evitare le insolvenze, ma pure a cogliere tutte le opportunità
al di fuori della zona di maggior rischio, soprattutto nell'attuale periodo di crisi e di risorse
finanziarie scarse. Le proposte di miglioramento avanzate con la presente ricerca valgono
anche per le banche di minori dimensioni, che sono comunque tenute ad adottare
metodologie semplificate per il calcolo di requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di
credito e degli altri rischi individuati dalla normativa.
Tutto quanto è stato sinora richiamato a proposito del miglioramento del rating e della
politica del credito da parte delle banche non può trovare efficace attuazione se anche le
imprese, e particolarmente le PMI, non adeguano il loro comportamento al miglioramento
del rapporto banca - impresa. Ovviamente, occorre che gli elementi portati dall'impresa a
sostegno del proprio merito creditizio siano concreti e convincenti, cioè sostanzialmente in
grado di dimostrare la continuità aziendale oltre il periodo di crisi. Tutte le imprese che
116
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
secondo il rating bancario appartengono alla fascia sempre più numerosa della
"vulnerabilità" dovrebbero ripianificare il proprio business, a meno che non abbiano
fondati motivi di ritenere il proprio mercato in difficoltà molto temporanee e prossimo alla
ripresa.
Quanto è stato ora riassunto permette di meglio comprendere il ruolo dei Confidi e la loro
rilevanza nel contesto del rapporto banca - impresa e del mercato del credito in generale. I
Confidi, infatti, in qualità di intermediari del rapporto banca - impresa e diretti interessati
al buon esito di tale rapporto, rappresentano i soggetti più idonei per sollecitare, ma anche
per supportare concretamente, entrambe le controparti a rinnovare le proprie politiche.
Occorre saper selezionare le imprese in base alla loro capacità di credito, in modo da
concedere il massimo credito possibile a chi è in grado di restituirlo. Per far ciò bisogna
agire sulla domanda (impresa), affinché migliori la propria gestione finanziaria, e
sull'offerta (banca) affinché migliori i criteri di concessione degli affidamenti, tenendo
conto che le garanzie rappresentano comunque una forma di attenuazione del rischio. Le
azioni possibili da parte del Confidi riguardano da un lato il coordinamento e la diffusione
dei cambiamenti suggeriti per le imprese, dall’altro le linee di azione da intraprendere con
il sistema bancario per un miglioramento delle valutazioni di rating, nonché per un utilizzo
ottimale delle garanzie.
7.2 - Proposte per l'Ente camerale
Come indicato nel paragrafo precedente, nei capitoli 4, 5 e 6 si sono avanzate proposte di
miglioramento del rapporto banca – impresa, ed in particolare dell'accesso al credito da
parte delle PMI, rispettivamente con riferimento al comportamento degli istituti di credito,
a quello delle aziende ed all'intermediazione dei Confidi.
Tali proposte, tuttavia, difficilmente potranno essere attuate dai diversi soggetti interessati,
se non esiste un ente coordinatore, al di sopra ed al di fuori delle parti, che sappia
conciliare in funzione sinergica le posizioni e le aspettative diverse di tali soggetti e che
indirizzi la loro azione verso risultati complessivamente soddisfacenti a livello di sistema.
In altri termini, le banche non possono rivedere le proprie politiche di affidamento se le
imprese non collaborano e se i consorzi fidi non supportano le medesime nelle operazioni
di collaborazione e non arrivano a trovare adeguate soluzioni al problema del
cambiamento; ma ciò è possibile se esiste una fiducia reciproca e diffusa tra tutti.
Quindi, una funzione essenziale in questo campo può essere assunta da un ente pubblico
competente in materia a livello locale, come appunto la Camera di commercio. Questi enti,
presenti in ogni provincia, hanno il fine principale di favorire lo sviluppo del sistema delle
imprese, sviluppo che attualmente è condizionato, oltre che dalla crisi economica generale,
dalle restrizioni sul credito. Soltanto rimuovendo tali restrizioni è così possibile favorire
concretamente il predetto sviluppo e raggiungere l'obiettivo prioritario dell'ente camerale.
Infatti, le Camere di commercio da sempre hanno favorito la nascita dei Confidi ed hanno
provveduto al loro sostegno soprattutto con idonei fondi di garanzia. Recentemente, poi, a
causa delle predette restrizioni, il sostegno è divenuto più intenso e per importi superiori.
Anche la Camera di commercio di Gorizia ha sempre supportato l'azione del Confidi
provinciale ed è divenuta l'artefice quasi esclusiva del suo sviluppo. Tale politica è stata
dettata proprio dalla consapevolezza di attivare, mediante il Consorzio, flussi di
finanziamento agli investimenti indispensabili per lo sviluppo economico provinciale. Pure
il presente studio è stato commissionato per trovare soluzioni alle difficoltà di accesso al
credito da parte delle PMI soprattutto nell'attuale periodo di crisi. Inoltre, sono già state
avviate iniziative rilevanti e molto efficaci di superamento della presente situazione,
Gorizia, novembre 2012
117
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
anticipando, sulla base delle prime indicazioni, quanto affermato e suggerito in questo
stesso lavoro.
In sintesi, l'Ente camerale ha rivestito di fatto un ruolo centrale a livello provinciale, quale
coordinatore e risolutore di un problema attualmente giudicato irrisolvibile, ossia la
conciliazione di esigenze tanto diverse, che sono state dichiarate dalle singole categorie di
operatori perlopiù incompatibili e insormontabili. Si tratta soprattutto delle seguenti
problematiche:
a) da parte delle banche: vincoli normativi di vigilanza prudenziale ed aumento del
rischio di credito a causa dell'espansione delle sofferenze;
b) da parte delle PMI: maggior fabbisogno finanziario (particolarmente di liquidità) a
causa della crisi e minor accesso al credito, con notevole difficoltà di ricorrere a fonti
alternative di finanziamento;
c) da parte dei Confidi: insufficienti dimensioni a coprire con le garanzie i fabbisogni
emergenti delle PMI ed aumento del rischio di solvibilità dei Confidi medesimi sempre
in connessione con l'incremento delle sofferenze anche sui crediti garantiti.
Per tutte queste difficoltà il presente studio ha cercato di fornire soluzioni soddisfacenti e la
Camera di commercio - gestione Fondo Gorizia, in collaborazione con il Confidi Gorizia,
ha già anticipato la realizzazione di alcune iniziative che incorporano in parte le soluzioni
prospettate.
È stato recentemente costituito, infatti, un Fondo di sostegno al credito per le micro,
piccole e medie imprese dell'isontino per 5 milioni di euro. Tale fondo, aggiuntivo a quelli
già esistenti presso il Confidi, viene messo a disposizione di quest'ultimo per la
concessione di garanzie sui finanziamenti a rientro erogati dalle banche convenzionate.
Detti finanziamenti devono essere destinati a: liquidità aziendale, consolidamento del
debito, nuovi investimenti, start-up aziendali, imprenditoria giovanile. Questi possono
andare da un limite minimo di 20.000 euro ad un massimo di 500.000 euro, con una durata
tra i 18 e 96 mesi (con possibilità di preammortamento per ulteriori 12 mesi) e con
l'applicazione di un tasso di interesse pari all'Euribor + uno spread compreso tra 2 e 4,5
punti percentuali.
La garanzia può coprire la misura massima del 75% dell'importo concesso e deve rimanere
entro i limiti comunitari "de minimis" previsti per gli aiuti di Stato. L'insieme delle
garanzie ha un moltiplicatore pari a 4 ed il Fondo viene investito dal Confidi alle migliori
condizioni (ovviamente, sempre mantenendo una pronta liquidabilità dell'investimento
stesso).
Il Consorzio comunque deve:
 aggiungere alla consueta istruttoria una valutazione del merito creditizio;
 motivare il rifiuto e l'accoglimento parziale della garanzia;
 rendicontare annualmente le operazioni del Fondo;
 integrare le convenzioni in atto con le banche e prevedere un'informazione adeguata da
parte di queste sull'evoluzione delle operazioni in corso.
Per le spese di gestione del servizio al Confidi viene riconosciuto un importo pari al 2% del
valore dei finanziamenti deliberati annualmente, somma che va a carico degli interessi
attivi percepiti dal Fondo stesso.
Tutte queste caratteristiche dell’iniziativa ora accennate rappresentano un notevole
miglioramento della situazione in essere, proprio perché risolvono in buona parte i
problemi sopra individuati, in quanto:
118
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
 si riduce il bisogno di garanzie aggiuntive per incrementare i prestiti alle imprese che, a
causa della crisi, presentano un grado superiore di rischiosità86;
 la garanzia del Fondo è destinata a prestiti oltre il breve termine (oltre 18 mesi) e ciò
consente di ristrutturare il debito a rischio di insolvenza temporanea e di superare la
crisi delle imprese che ritengono di avviare investimenti fissi di ristrutturazione e
riconversione economica;
 si supportano anche le start-up e l'imprenditoria giovanile che per definizione non
possono avere sufficienti capitali iniziali, né garanzie;
 i tassi d'interesse sono convenienti e sotto la media di mercato e quindi attenuano tutti
gli effetti negativi che l'attuale situazione distorta dei mercati di capitale impongono;
 si fa per la prima volta una valutazione del credito da parte della controparte non
bancaria (il Confidi) che si assume ben il 75% del rischio e ciò potrebbe essere proprio
una risposta in contraddittorio al rating ed ai vincoli prudenziali del sistema degli
intermediari creditizi. Quando alla banca, per le note restrizioni imposte, non è
possibile esaudire le richieste, può intervenire il Fondo, previa valutazione del merito
creditizio in un'ottica di medio termine87;
 l'eventuale rifiuto viene motivato, diversamente da quanto succede generalmente nella
pratica, ove l'impresa non ottiene spesso adeguate indicazioni sull'esito delle proprie
richieste (quando addirittura non riceve alcuna risposta);
 l'informazione adeguata e tempestiva da parte delle banche è essenziale per monitorare
l'andamento dei prestiti in corso, al fine di prevenire eventuali insolvenze con azioni di
tutela del credito e di stimolo all'impresa per eventuali cambiamenti nella gestione
(come già proposto in questo studio).
Ovviamente, questa azione fortemente innovativa della Camera di commercio e del
Confidi comporta anche qualche rischio, che non va sottovalutato. Senza addentrarsi
troppo nelle varie ipotesi di futuri scenari, i principali pericoli consistono soprattutto nelle
due situazioni - limite opposte:
 che i risultati dell'iniziativa siano trascurabili, in quanto tutti gli operatori preferiscano
mantenere un atteggiamento conservatore (senza impegnarsi per il cambiamento). In
questo caso, si verificherebbe una semplice sostituzione dei prestiti non garantiti (o
garantiti insufficientemente) con quelli nuovi a condizioni più vantaggiose;
 che, al contrario, nascesse un’eccessiva domanda di prestiti nuovi da parte delle
aziende meno solide o già molto indebitate, facendo lievitare il rischio di solvibilità del
Fondo medesimo.
Quindi è importante un rigido controllo da parte del Fondo Gorizia e del Consorzio ed a
questo proposito è basilare proprio la valutazione del merito creditizio, già definita in
allegato alla convenzione tra i due organismi e sulla quale si avanzano le ultime
osservazioni di questo lavoro.
La metodologia di valutazione prevista è basata su un rating semplificato (scoring) che
permette con facili calcoli aritmetici di pervenire ad un giudizio di merito basato su
punteggi. Gli elementi che portano al giudizio finale sono quantitativi (desumibili dai
bilanci) e qualitativi (relativi a vari aspetti della gestione). Pur essendo tale sistema, in
linea generale, abbastanza completo e coerente, le innovazioni proposte al rating bancario
86
87
Su un totale di impieghi bancari alle imprese in provincia di Gorizia per circa 1.600 milioni di euro, la
garanzia camerale può permettere nuovi finanziamenti per circa 30 milioni di euro (moltiplicatore 4 e
copertura media del 66%), ossia quasi il 2% di credito aggiuntivo.
È sempre da rammentare, come già detto, che il rating h a un orizzonte temporale di 12 mesi per la
valutazione delle insolvenze, mentre qui, data la durata dei prestiti, occorre una valutazione non inferiore
a 18 mesi.
Gorizia, novembre 2012
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Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
in questo studio portano a segnalare alcune opportune modifiche anche per questo, proprio
come strumento da porre in contraddittorio con un rating eventualmente discordante
risultante dall'istruttoria bancaria.
Innanzitutto, l'utilizzo di indicatori qualitativi è stato consigliato nel presente lavoro
soltanto nei casi in cui dette valutazioni siano in grado di modificare il giudizio derivante
dai dati quantitativi. Tale comportamento di analisi è stato suggerito da varie motivazioni:
soggettività nell'interpretazione del grado di qualità, importanza decisiva del dato
quantitativo, tendenza usuale degli aspetti qualitativi a condizionare anche quelli
quantitativi, esigenza di semplificazione e tempestività del giudizio finale.
Per quanto riguarda i dati quantitativi, la proposta che si ritiene di avanzare è quella di
ridurli ulteriormente, dato che molti di questi, pur utilissimi alla gestione aziendale, non
sono decisivi ai fini della valutazione della capacità di rimborso (capacità che deve
costituire l'unico obiettivo della valutazione per il Confidi, come per la banca)88. Come
segnalato nel capitolo 3 gli indicatori essenziali che forniscono il più diretto elemento di
valutazione in merito alla predetta capacità di rimborso sono:
 solidità patrimoniale (patrimonio netto/capitale acquisito);
 solvibilità a breve (indici di disponibilità e liquidità);
 redditività del capitale investito (ROA) e redditività del capitale proprio (ROE);
 cash - flow ed autofinanziamento.
Altri indicatori integrativi possono essere utili per approfondire casi dubbi, ma confondono
il quadro della situazione in condizioni normali di valutazione.
Dall'esame della metodologia espressa nella convenzione risulta che:
 per la solidità patrimoniale (riferimento del testo: QN2), i parametri individuati per lo
scoring appaiono adeguati;
 per la solvibilità a breve, l'indice di disponibilità (definito nel testo impropriamente
"liquidità corrente" - QN7) dovrebbe, per essere più allineato ai risultati medi
provenienti dai bilanci aggregati, assumere i seguenti valori target:
> 1,2 (valore ottimale);
≥ 1 (valore intermedio);
< 1 (valore insufficiente).
L'indice di liquidità (definito impropriamente "liquidità secca" - QN8) dovrebbe,
sempre in base ai bilanci aggregati, prevedere invece i seguenti parametri:
> 0,8 (valore ottimale);
≥ 0,6 (valore intermedio);
< 0,6 (valore insufficiente);
 la redditività del capitale investito (ROA = ROI per semplificazione dell'analisi)
(riferimento testo: QN5) dovrebbe avere i seguenti valori, tenendo conto della difficile
situazione dei tassi di interesse:
> 6 - 7% (costo del capitale di credito bancario) (valore ottimale);
≥ 1,7% (costo medio esplicito del capitale di credito complessivo) (valore
intermedio);
< 1,7% (valore insufficiente);
88
120
Il rilievo di fondo che permea una delle tesi fondamentali di questo lavoro è proprio dato dal fatto che le
tecniche in uso di rating o di scoring considerano una valutazione esaustiva dell'azienda come la dovrebbe
effettuare un potenziale investitore che intende conseguire il massimo rendimento. Nel caso della capacità
di credito, invece, l'obiettivo della valutazione è soltanto la verifica dell'equilibrio finanziario ed
economico che permetta il rimborso del prestito a scadenza. Pertanto si devono scartare tutti gli aspetti
gestionali non direttamente collegati a tale obiettivo.
Gorizia, novembre 2012
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
 la redditività del capitale proprio (ROE) (non contemplato nel testo della convenzione)
dovrebbe essere compresa tra i seguenti valori, sempre in un periodo di crisi:
> della media del settore (valore ottimale);
≥ 0 al lordo delle imposte (valore intermedio);
< 0 al lordo delle imposte (valore insufficiente);
 il flusso di cassa (non previsto nel testo) per la situazione a breve (entro 12 mesi) è
utile, se è possibile fare delle elaborazioni automatizzate in maniera spedita, altrimenti
è sufficiente far conto sull'indicatore seguente;
 l'autofinanziamento (ugualmente non previsto nel testo), dato dalla somma del risultato
netto di esercizio + ammortamenti + accantonamenti, deve risultare almeno
discretamente superiore a zero.
Vari miglioramenti nel calcolo e nella valutazione di questi indicatori possono essere
apportati gradualmente in momenti successivi.
Gorizia, novembre 2012
121
Chahinian R. e Marangon F. - Accesso al Credito PMI Provincia di Gorizia
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