Elaborato relativo al laboratorio n°1
Docente neoassunta: Bernardeschi Cristina
La dislessia e la musicoterapia
L’uso della musica e scopi terapeutici, fonda le proprie radici in un passato molto
remoto, nonostante ciò la comunità scientifica ha ignorato tale pratica fino a tempi
recentissimi, in quanto la pratica musicale è stata sempre ritenuta un’attività
prettamente culturale, accessoria, con connessioni di stampo biologico trascurabili.
La rivalutazione è avvenuta grazie all’osservazione del numero di implicazioni
cognitive coinvolte nell’evento musicale: la capacità attentiva, l’analisi delle strutture,
l’operatività, la memorizzazione, la creazione di pensieri coerenti. Da ciò si deduce
come sia stato necessario riconsiderare l’attività musicale non solo alla luce
dell’aspetto culturale ed umano, ma quale interessante e pertinente oggetto di
speculazione scientifica, attraverso cui analizzare e valutare il funzionamento della
mente.
Planum temporale e dislessia
Premesso che i lobi temporali sono deputati al riconoscimento visivo, alla percezione
uditiva ed alla memoria e che una lesione unilaterale del lobo temporale destro può
causare la perdita dell’abilità agli stimoli uditivi non verbali (quali ad esempio la
musica) compromettendo il riconoscimento, la memoria e la produzione del
linguaggio, è ipotizzabile che i problemi connessi alla dislessia, siano in qualche modo
riconducibili ad anomalie di questa zona cerebrale. Ma andiamo con ordine.
E’ stato dimostrato come la musicoterapia, sia in grado di potenziare meccanismi
neurali importanti anche per il linguaggio, che, nelle persone dislessiche, può
presentare qualche atipicità. Nel soggetto dislessico l’organizzazione mentale è
differente, si tratta di un cervello dotato e produttivo che apprende in maniera
diversa, presentando un’anomalia del Planum Temporale (regione cerebrale situata
nel lobo temporale di ciascun emisfero).
Personaggi famosi affetti da dislessia
Pare che la storia sia costellata da grandi personaggi (Napoleone Bonaparte ad
esempio) affetti da dislessia. Come qualunque cosa, anche il modo in cui la dislessia
colpisce ogni singolo individuo, si differenzia sensibilmente. Il denominatore comune
è legato alla ridotta capacità di lettura rispetto a soggetti simili per livello intellettivo
ed età. Intorno agli anni ’80 furono fatte indagini relative al Planum Temporale e fu
riscontrata una simmetria bilaterale in soggetti dichiarati dislessici, al contrario di altri
soggetti non selezionati, i cui Planum risultarono asimmetrici con una prevalenza
volumetrica di quello sinistro .E’ stata inoltre dimostrata tramite esami autoptici di
encefali appartenuti a soggetti dislessici ,l’esistenza di irregolarità della via
magnocellulare del sistema visivo ;tenuto conto che ,l’organo deputato all’analisi dei
suoni è la coclea (sezione dell’orecchio interno ),una rielaborazione dei suoni
deficitaria ,può essere quindi, presumibilmente causata da anomalie alla suddivisione
di fibre sensoriali (paragonabili al dualismo parvocellulare e magnocellulare del
sistema visivo ) del sistema uditivo.
Il suono e la dislessia
I suoni si suddividono in due categorie :suoni puri e suoni spuri .Quelli prodotti dalla
voce e dagli strumenti acustici appartengono alla seconda categoria ,sono spuri
,ovverosia sono ricchi di armonici (frequenze più alte ella frequenza di base da cui
genera il suono stesso ).Nel caso delle consonanti ,alcune di esse hanno una frequenza
di base estremamente simile (ciò che fa la differenza sono proprio gli armonici ),quella
estrema somiglianza e l’impossibilità di “cogliere “ gli armonici ad esse correlate ,è
una delle cause della dislessia .Due esempi sono B e P oppure T e D.
La lettura e la dislessia
La lettura richiede un’attività di rielaborazione molto complessa che coinvolge vista e
udito in modo sincronizzato, il simbolo si trasforma in suono, ovverosia: lo stimolo
esterno si trasforma in stimolo interno, per poi essere nuovamente esternalizzato. La
coclea, come abbiamo detto, è l’organo designato a trasformare il simbolo in suono,
mentre il vestibolo guida il passaggio da una lettera ad un’altra, in fase di lettura. Alla
sincronia tra vestibolo e coclea, corrisponde quella tra occhio ed orecchio: quando il
sincronismo tra queste due operazioni rallenta, emergono i problemi. Tale
rallentamento è presumibilmente deputabile al tentativo di elaborazione delle
armoniche che, come già esposto, nei dislessici è deficitario. L’elaborazione della
“metamorfosi” simbolo-suono quindi può risultare rallentata o confusa.
E’ stato dimostrato come lo studio della musica ed il trattamento con la musicoterapia
comportino modificazioni e miglioramenti delle competenze dell’individuo anche in
attività extramusicali, nello specifico, si sono verificati potenziamenti delle capacità
verbali (vedi anche effetto Mozart).
La musica e la musicoterapia sono esperienze multisensoriali che stimolano una
plasticità adattiva delle connessioni neurali interessate all’analisi delle informazioni
linguistiche, nelle funzioni attentive e in quelle mnestiche.
Le attività di musicoterapia individuate si propongono di operare su più livelli,
sensoriale –percettivo, elaborativo ed operativo (input, elaborazione, output),
apportando contributi nei campi delle emozioni e della relazione, arricchendo di
creatività e benessere l’atto terapeutico, fornendo un ingrediente utile alla buona
riuscita del percorso didattico –educativo e/o rieducativo ovverosia, offrendo nuove
tecniche e nuovi strumenti di approccio alla lettura.
EFFETTO MOZART
La musica come abilità cognitiva
La musica aiuta a strutturare il pensiero e il lavoro delle persone nell’apprendere le
abilità linguistiche, matematiche e spaziali ma in particolar modo l’intelligenza
musicale influisce sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale più di altre
intelligenze. Meno risaputo però è che la musica influisce sull’organismo modificando
lo stato emotivo, fisico e mentale: tale fenomeno viene denominato EFFETTO
MOZART.
Uno dei maggiori studiosi del suono in ambito medico, fu Alfred Tomatis, che disse
“Mozart è un’ottima madre, provoca il maggior effetto curativo sul corpo umano “.
Tale effetto riesce ad agire soprattutto a livello psicologico nella modificazione di
problemi emotivi e può cambiare le varie patologie di cui è affetto un essere umano
ed è una sorprendente tecnica di comunicazione ma anche un aiuto per altre tecniche
terapeutiche.
Ma prima di vedere l’effetto curativo della musica, dobbiamo conoscere quali
processi psicologici si innescano nella mente musicale, che rapporto c’è tra musica e
linguaggio e quali parti cerebrali sono specifiche delle abilità musicali. In particolare
per i problemi psicologici insiti nella comprensione musicale bisogna fare riferimento
all’opera di John A. Sloboda, psicologo sperimentale: egli analizza la componente
cognitiva insita nella comprensione e nell’apprezzamento di un fatto musicale; tale
processo di apprendimento è diviso in due fasi:
Le abilità musicali si basano sulle capacità e tendenze innate ,troviamo prima
troviamo prima un insieme comune di capacità primitive e poi subentra il bagaglio
delle esperienze fornite dalla cultura durante la crescita i bambini’ educazione
contribuisce l’apprendimento delle conoscenze e migliora i risultati all’interno di una
certa abilità ma non ha implicazioni particolarmente ampie per la formazione
dell’intero sistema cognitivo.
IL linguaggio musicale
Il linguaggio e la musica sono caratteristiche della specie umana e sono universali ;nel
linguaggio ci sono componenti minimali privi di significato (fonemi) , che vengono
utilizzati per creare componenti minimi che posseggono un significato (morfemi),i
quali ,a loro volta ,vengono usati per formare parole e frasi .Nella musica ci sono le
note che sono in sé, prive di significato e che vengono usate per creare intervalli ed
accordi , materiale che messo insieme struttura temi e frasi musicali .
Quindi:
- Sia la musica che il linguaggio sono sistemi di comunicazione universali fra gli
uomini
- Entrambi i linguaggi usano lo stesso canale uditivo-vocale fondamentalmente
- Ambedue producono un numero illimitato di frasi
- I bambini imparano entrambi i linguaggi
- Esiste una forma scritta
- In entrambi i linguaggi è possibile distinguere una fonologia (componenti del
linguaggio), una sintassi (le regole per combinare fra loro le componenti) e una
semantica (il dare significato ai prodotti del linguaggio).
Il legame continuo tra la musica ed il linguaggio può essere visto da un’analisi della
suddivisione del cervello: il piano temporale situato nel lobo della corteccia cerebrale
è l’area del cervello che sembra essere associata all’elaborazione del linguaggio ed
anche che “classifichi i suoni”.
Biologia del pensiero musicale
Le componenti delle abilità musicali, come di ogni altra, hanno precise localizzazioni
cerebrali.
La biologia della psicologia cerca di spiegare il comportamento umano in base alle
operazioni del cervello e del sistema e non dobbiamo dimenticare il ruolo cardine
svolto dall’orecchio o meglio, dalle orecchie. Come l’emisfero destro e sinistro
operano in maniera diversa ,così fa ciascuna delle orecchie .L’orecchio destro è
dominante perché è in grado di trasmettere gli impulsi uditivi ai centri del cervello che
regolano il linguaggio in maniera più veloce del sinistro .L’organo dell’ udito non ha
solo la facoltà dell’udire ,ma anche quella dell’ascoltare ;sentire non è ascoltare
perché la la funzione dell’ascolto è direttamente collegata alla concentrazione della
memoria ,alle condizioni psicologiche ,alla consapevolezza ,alla comunicazione .Se
non si è capaci di ascoltare ,si è incapaci di progredire nell’apprendimento. Sviluppare
un ascolto corretto è alla base dell’effetto Mozart.
Musica ed intelligenza spazio temporale
L’ effetto Mozart è in grado di far risaltare, migliorando, le abilità cognitive
dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale.
L’esperienza sonora durante la prima fase della vita e la musica per la loro struttura,
stimolano l’intelligenza e la personalità.
Il bambino vive in un mondo caratterizzato dalla presenza simultanea di stimoli sonori
moderni caotici e ciò può provocare il rischio di una diminuzione di attenzione ed
interesse per i suoni in un atteggiamento di ricezione passiva. Ancor prima di nascere
il bambino vive esperienze sonore-musicali, percependo voci, suoni, rumori e musiche
che gli provengono dal mondo esterno.
L’orecchio del bambino già a tre anni è sensibile alla dinamica, al colore del timbro, al
riverbero ambientale ed alla collocazione delle sorgenti sonore.
Un ricercatore americano Gordon Shaw, fece uno studio presso la Irvine University
della California dove ,a gruppi di bambini della scuola materna ,sottoposti a test
specifici per la determinazione del Q.I.,sono state impartite lezioni di canto e
pianoforte .Dopo sei mesi di insegnamento questi piccoli ottenevano un
miglioramento ,un accrescimento straordinario del ragionamento spaziale –
temporale rispetto ad altri bambini che non avevano svolto attività musicali ; inoltre
l’effetto ottenuto durava molti giorni e le implicazioni istruttive erano rilevanti. Anche
l’esperimento effettuato nel 1993 da Gordon Shaw e Fraces Rauscher pubblicato sulla
rivista scientifica NATURE, è particolarmente significativo:84 studenti di un College
parteciparono ad una delle tre prove per la durata di 10 minuti; il primo gruppo
ascoltò la “Sonata per due pianoforti in Rem magg.” Di Mozart, il secondo gruppo
ascoltò musica generica rilassante, il terzo gruppo non ascoltò musica (silenzio).
Questi ragazzi poi completarono una prova di ragionamento spaziale tratta dal test di
intelligenza “Stanford –Bine”. I risultati furono che i ragazzi che avevano ascoltato
Mozart avevano ottenuto risultati 8/9 punti, il più alto degli altri. L’esito di tale
esperimento è stato considerato come un altro passo avanti determinante per
l’affermazione dell’EFFETTO MOZART, per l’apprendimento.
In che modo la musica rinforza l’intelletto
L’apprendimento fino a tutta la scuola elementare si manifesta attraverso movimento
ed associazioni emotive. Infatti verso i 2,3 anni comincia ad essere i sintonia con il
corpo nel camminare, ballare, sviluppare senso ritmico. Ma il vero progresso neurale
si ha tra i 7 ed 11 anni dove il bambino sviluppa abilità come ascoltare, elaborare
informazioni visive, coordinare il movimento nel cervello e nella mente, le vie uditive
rinforzano l linguaggio e l’ascolto. In questo stadio il ponte tra i due emisferi si
sviluppa completamente permettendo ad entrambi di essere in grado di rispondere
contemporaneamente ad uno stimolo. Tutto ciò permette che i 2 emisferi acquistino
specificità e cioè quello sinistro è deputato al controllo delle capacità linguistiche,
mentre quello destro è competente nell’analisi degli insiemi della musicalità e delle
dimensioni spazio –temporali. Verso i 15 anni comincia a svilupparsi la
consapevolezza di sé e discipline come musica, arte, educazione fisica, sono
importanti per completare l’integrazione corpo-mente. Ovviamente il processo di
sviluppo del cervello continuerà poi fino all’età adulta.
Ma perché la musica di Mozart
Gordon Shaw spiegò di aver scelto tale musica per i loro esperimenti, perché il grande
musicista componeva in giovane età (dall’età di 4 anni) e sfruttava il repertorio
inerente nodelli di fissazione spazio-temporali nella corteccia, ma questo fenomeno
chiamato Effetto Mozart, non si verifica solo ascoltando le sinfonie del grande Mozart.
Don Campbell ha raccolto un saggio le esperienze di medici e sciamani, musicisti e
ricercatori, per mostrare come anche i Canti Gregoriani, un certo tipo di Jazz e di Pop,
i ritmi sudamericani, le armonie new age e persino un po’ di sano e robusto Rock’n’roll
possa influenzare l’ansia, la pressione alta, il dolore, la dislessia e tante altre malattie
mentali e disagi psico-fisici.
Bibliografia
Don Campbell “L’ effetto Mozart “
Gordon L.Shaw “Keeping Mozart in mind”
Alfred Tomatis “L’orecchio e la vita”, “Perché Mozart”
John A. Sloboda “La mente musicale, psicologia cognitiva della musica “