Ha suggerito mai storie paradossali questo palazzo? Forse questa …
Correva l’anno... No, l’anno non correva, anzi sembrava avesse contratto la malattia del
sonno1 tanto era lento e placido quel 1472, soprattutto tra il Vicolo SS. Filippo e Giacomo ed il
Vicolo SS. Severino e Sossio. In quell’insula2, infatti, che aveva la sua facciata sul Largo SS.
Marcellino e Festo, sorgeva il Palazzo Carafa d’Andria e in quel palazzo il tempo non passava
mai, si era come fermato, bloccato, cristallizzato3 in un andirivieni di stallieri, di soldati,
diaconi, ciambellani, maggiordomi, preti e alte cariche religiose. Com’era possibile, allora, che
in questa fiumana di persone e di personalità, in questa pletora4 di eminentissimi spiriti devoti,
che tutto fosse o apparisse immobile? I servi e i notabili si muovevano, si agitavano, sudavano,
chiedevano, supplicavano ma mancavano le decisioni, le iniziative, le soluzioni. Mancava, in
realtà, chi si fosse preso la briga di assumere il comando delle operazioni, di far sentire a
nemici e antagonisti il peso e il senso dell’autorità, del casato5: in altre parole, del legittimo
proprietario di quel nobile palazzo.
Era successo infatti che Papa Sisto IV6 aveva dato l’incarico al Cardinale7 Oliviero Carafa8 di
allestire una flotta di navi e di andare a combattere contro i Turchi9 che imperversavano con le
loro scorrerie nel Mediterraneo. Assente il Cardinale Carafa, tutto si era raggelato in quel
Palazzo Carafa: si rincorrevano voci, pettegolezzi, timori. “Che fine faremo se non c’è il
Cardinale a difenderci?”, “Chi ci darà da vivere se, Dio ne scampi e liberi, il Cardinale
Oliviero non dovesse più far ritorno?”, “Finiremo tutti sulla strada alla mercè dei regnanti10
sulla città!”...
Questi erano i lamenti dei lacchè11 e dei segretari, dei vescovi e dei consiglieri curiali12: tutti si
domandavano che fine avrebbero fatto, quale sciagura di vita e di decoro si sarebbe abbattuta
sui loro destini. Senza il Cardinale Oliviero, senza la sua guida autorevole e carismatica13,
anche il Palazzo avrebbe conosciuto un deprecabile declino, trasformato e ridotto a sede
amministrativa di qualche arricchito conestabile14 o, peggio, ad alloggiamento degradante di
soldataglie15 insolenti. La minaccia che il Palazzo Carafa d’Andria fosse confiscato era
incombente, per non dire imminente ed era una magra consolazione, anzi una iattura16,
prevedere a chi sarebbe toccato quel pio e glorioso palazzo: se ai successori di Alfonso
d’Aragona17 o alla dinastia emergente di Carlo V18. Bisognava affrettare i tempi, darsi da fare,
rimboccarsi le maniche per non perdere altro tempo. Non si poteva aspettare l’esito delle
battaglie del Cardinale contro i Turchi: si doveva agire “motu proprio”19.
Cominciarono i frati conventuali20 a ricoverare altrove le derrate alimentari copiose e
succulente dalle cucine del Palazzo per destinarle alle mense dei poveri in città. Continuarono
i fabbri e i falegnami a rimuovere arredamenti e cancellate, caricando carri e carretti di ogni
genere di suppellettile di legno e di ferro (sedie, tavoli, letti, serrature, chiavistelli, caldaie). Si
occuparono invece dei documenti riservati, degli incunaboli21, dei monili d’oro e d’argento e
degli ex-voto22 di pregio gli addetti alla conservatoria dei tesori: fu una vera e propria
spoliazione23 e tutto avvenne in un lampo, come per dimostrare che il tornaconto personale ha
le ali ai piedi quando deve provvedere opportunisticamente alle necessità dei singoli
accaparratori24.
Nudo e denudato come un pezzente, il palazzo sembrava ora la dimora di spettri e fantasmi,
uno scrigno vuoto e senza più splendore. Fu lasciato così, deserto e depredato, come se avesse
subìto la razzìa25 di pirati turchi.
Qualcuno, guardando quello che sembrava ormai un monumento all’abbandono e alla
ruberìa26, chiese: “E ora cosa potrebbero farci, in quel palazzo?”.
Si levò la voce di un passante disincantato27: “Forse col tempo potrebbero farci una Scuola”.
[1]
Malattia del sonno: Il nome scientifico è tripanosomiasi ed è una malattia causata da un parassita unicellulare
chiamato Trypanosoma gambiense. Il parassita, a sua volta, viene inoculato all’uomo con la puntura di un insetto, la Glossina
palpalis, comunemente chiamata mosca tze-tze. La malattia ha due stadi. Nel primo, che può durare fino ad alcuni mesi, il parassita
si diffonde nei linfonodi del collo e si ha febbre intermittente, ingrossamento delle ghiandole del collo, del fegato e della milza. Se
non è curata, la malattia entra nel secondo stadio, che può durare anche diversi mesi.
L'attacco finale. Il parassita si diffonde nel cervello, dove inizia a distruggere grandi quantità di cellule, mentre altre vengono
distrutte dalla stessa reazione immunitaria dell’organismo, per eliminare quelle attaccate. Si ha così una forma di encefalite
letargica, con tremori e soprattutto una sonnolenza sempre più profonda, che con il tempo si trasforma in vero e proprio coma.
Come per la malaria, anche la tripanosomiasi può essere prevenuta con appositi medicinali. La cura, però, è possibile solo nel primo
stadio.
[2]
L'insula era una tipologia edilizia che costituiva, in buona sostanza, il condominio dell'antica Roma tardo-repubblicana e,
poi, imperiale.
[3]
Cristallizzato: ridurre in cristallo, rinchiudersi in forme fisse senza compiere progressi.
[4]
Pletora: stato patologico dovuto ad anormale aumento della massa del sangue, sovrabbondanza, eccesso specialmente in
contrasto con le disponibilità o necessità dell'ambiente o del lavoro.
[5]
Casato: nome di famiglia.
[6]
Papa Sisto IV: nacque a Francesco della Rovere il 21 Luglio del 1414, fu il 212º papa della Chiesa cattolica dal 1471 alla morte.
Apparteneva all'ordine francescano dei Frati Minori. Nacque da una nobile famiglia savonese a Pecorile (oggi Celle Ligure)
vicino Savona(Imperiale), figlio di Leonardo della Rovere e di Luchina Monteleoni, sotto la signoria di Sigismondo di Lussemburgo.
Entrò nell'ordine francescano e studiò filosofia e teologia all'Università di Pavia. Si dedicò all'insegnamento in molte università
italiane. Venne nominato ministro generale dei francescani nel 1464. Nel 1467 venne fatto cardinale da papa Paolo II.
[7]
Cardinale: ciascuno degli alti dignitari della chiesa cattolica che sono nominati dal papa, collaborano con lui, lo eleggono e formano
nel loro insieme il Sacro Collegio.
[8]
Cardinale Oliviero Carafa: (Napoli, 10 marzo 1430 – Roma, 20 gennaio 1511) è stato un cardinale, arcivescovo
cattolico, giurista e presidente Sacro Regio Consiglio del Regno di Napoli italiano. Fu esponente dell'illustre
famiglia napoletana dei Carafa, a sua volta discendente dai Caracciolo. Potente e rispettata, la dinastia dei Carafa che aveva
acquisito importanza nel corso del '300 grazie a Bartolomeo, arcivescovo di Bari, nel XVI secolo raggiunse l'apice del proprio
prestigio con l'elezione a Sommo Pontefice di Gian Pietro, Papa Paolo IV. Terzo dei sette figli di Francesco, signore di Torre del
Greco, Portici e Resina, Oliviero nacque nel palazzo baronale di Torre del Greco. Fu destinato alla carriera ecclesiastica dallo zio
Diomede conte di Maddaloni di cui divenne successore nella guida della famiglia.
[9]
Turchi: Con i termini turchi (in senso lato), popolazioni turche e turcofoni si designano quell'insieme di popolazioni parlanti le lingue
turche della superfamiglia delle lingue altaiche, diffusi essenzialmente nell'Eurasia centrosettentrionale e nella moderna Turchia.
Queste lingue erano anticamente anche dette "turche", ma il termine comprendeva tutto il gruppo uralo-altaico, compreso quindi
anche l'ungherese (i Bizantini chiamavano l'Ungheria "Turchia"), e non solo l'altaico.
[10]
Alla mercè dei regnanti: essere al servizio, in balia dei regnanti.
[11]
Lacchè: servo in livrea che accompagnava a piedi il padrone in carrozza.
[12]
Consiglieri curiali: membri del consiglio dell’organizzazione ecclesiastica.
[13]
Carismatica: relativo alla grazia divina infusa nell'anima per mezzo del sacramento del battesimo, caratteristica di un individuo,
prestigioso trascinatore dotato di capacità persuasiva.
[14]
Conestabile: nel Medioevo, alto dignitario di Corte o comandante delle milizie.
[15]
Soldataglia: Gruppo disordinato e aggressivo di soldati.
[16]
Iattura: (Sfortuna) (raro) Danno, disgrazia, rovina.
[17]
Alfonso d'Aragona: (1460 – 1510) era un figlio illegittimo del re di Napoli Ferdinando I, fu pretendente al trono
di Cipro e Gerusalemme (col titolo di principe di Galilea) e poi vescovo di Chieti.
[18]
Carlo V: (Gand, 24 febbraio 1500 – Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558) fu re di Spagna e sovrano del Sacro Romano Impero.
“La mia vita è stata soltanto un lungo viaggio” Una delle più importanti figure della storia d'Europa, incoronato come re di Spagna
con il nome di Carlo I, re d'Italia, Arciduca d'Austria e Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico (S.R.I.), padrone di un
impero talmente vasto ed esteso, su tre continenti, che gli viene tradizionalmente attribuita l'affermazione secondo cui sul suo regno
non tramontava mai il sole.
[19]
Motu proprio: (spesso anche come moto proprio) è una locuzione latina (tradotta letteralmente significa di propria iniziativa) che
indica un documento, una nomina o in generale una decisione presa di "propria iniziativa" da chi ne ha il potere o la facoltà. Per
antonomasia si intende un documento (decisione) del papa che non è stato proposto da alcun organismo della Curia Romana.
[20]
Frati Conventuali: Fanno parte di un ordine mendicante di diritto pontificio che, insieme ai Frati Minori e ai Frati Minori
Cappuccini costituisce il cosiddetto Primo ordine francescano o minoritico. Il Ministro Generale dell'Ordine (attualmente l'italiano
fr. Marco Tasca) risiede, insieme agli Assistenti generali, a Roma, nel Convento dei Santi XII Apostoli presso l'omonima Basilica, dove
ha sede la Curia generale.
[21]
Incunaboli: Con il termine incunabolo (o incunabulo) si definisce convenzionalmente un documento stampato con la tecnologia
dei caratteri mobili e realizzato tra la metà del XV secolo e l'anno1500 incluso. A volte è detto anche quattrocentina. Il termine
deriva dal latino incunabulum (plurale incunabula), che significa "in culla".
[22]
Ex-voto: La locuzione latina Ex voto, tradotta letteralmente, significa a seguito di un voto. Viene usata per indicare un oggetto dato
in dono ad una divinità. L'espressione completa è "Ex voto suscepto", cioè per voto fatto: questa pratica, comune, in differenti
forme, a molte religioni, è un impegno che il credente assume nei confronti della divinità purché la stessa ne esaudisca le richieste,
ovvero un ringraziamento per una grazia ricevuta.
[23]
Spoliazione: Depredazione, sottrazione organizzata di beni, possessi o diritti altrui
[24]
Accaparratore: Chi accaparra. Chi pretende di avere tutto.
[25]
Razzia: Scorreria, saccheggio. depredazione. Furto di animali.
[26]
Ruberia: Abitudine di rubare con inganno, ladreria, furto.
[27]
Disincantato: Pienamente consapevole della realtà, smaliziato