Scenari di Crisi nell` Economia del Terror

Scenari di Crisi nell’ Economia del Terror
Scenari della Crisi del Mondo con “Siglo XXI- L’Economia del Terror?, di
Agostino Spataro e Giuseppe Lo Brutto. C’è chi sostiene che la
conflittualità sia propedeutica al “nuovo ordine internazionale” e
pertanto necessaria per garantire la transizione dal vecchio ordine al
nuovo.
Redazione
Scenari di Crisi nell’ Economia del Terror – Con l’inizio del nuovo secolo, all’orizzonte del
nostro futuro si profila una tendenza inquietante, maturata nell’ambito delle oligarchie
neoliberiste dell’Occidente: il frequente ricorso alla guerra, anche locale, come risposta
ai problemi insorti con la crisi globale.
Tale tendenza è insita nella natura violenta, nella stessa dinamica del capitalismo
internazionale. Tuttavia, oggi, appare anche come una reazione metodica alle difficoltà
crescenti d’imporre il suo modello politico-culturale e consumistico. Più che un fenomeno
ciclico, essa parrebbe denunciare una difficoltà, perfino un declino, non tanto del sistema
capitalistico in se stesso quanto dell’egemonia occidentale sul terreno dell’economia e
della cultura.
Siamo a un cambio d’epoca? Si vedrà, nel tempo. Intanto, appare necessaria un’analisi
più puntuale, più precisa dei sanguinosi conflitti aperti in varie parti del pianeta; vere e
proprie guerre locali che provocano morte e distruzioni, specie laddove più si
concentrano le principali riserve minerarie, di energie fossili (petrolio e gas), di acqua e
di beni alimentari. Con questo libro gli autori cercheranno di analizzare, in particolare, la
situazione di due aree fondamentali del Pianeta, ricche di materie prime e di contrasti
sociali, dove tali processi sono in corso d’opera: l’America Latina e la regione Mena
(acronimo di “Middle East North Africa” comprendente il Medio Oriente e il
Mediterraneo) nelle loro relazioni con le nuove superpotenze dell’economia e della
finanza.
C’è chi sostiene che tale conflittualità sia propedeutica al “nuovo ordine internazionale” e
pertanto necessaria per garantire la transizione dal vecchio ordine al nuovo.
Eppure, dal crollo dell’Urss e del sistema dei Paesi a economia socialista (Comecon) è
passato un quarto di secolo e la “transizione” può dirsi compiuta, almeno sul terreno
politico ed economico. Tuttavia, il “nuovo ordine” non è arrivato o, peggio, si presenta
come un nuovo, pericoloso disordine internazionale.
Scenari di Crisi nell’ Economia del Terror – Ideologicamente, il neo-liberismo ha vinto ed
è dilagato anche nei territori ex socialisti. A cominciare dalla Cina che si ostina a
proclamarsi socialista seppure la sua economia sia perfettamente inserita nel sistema
globale di produzione capitalista. Sul campo non restano più forze antagoniste
organizzate, potenze rivali capaci di contrastare il disegno del vincitore. A seguito di una
guerra così lunga e snervante (anche se “fredda”), finita senza spargimento di sangue e
con la resa incondizionata del “campo socialista”, (per la prima volta nella storia un
“impero” si arrende al nemico senza colpo ferire!), era lecito attendersi che “scoppiasse”
la pace, che seguisse un periodo di grande fervore costruttivo, di crescita compatibile con
l’integrità degli eco-sistemi e ri – equilibratrice degli storici divari fra Nord e Sud, di
benessere condiviso, ecc.
Invece, sta accadendo, esattamente, il contrario. Dopo la “vittoria” del campo
neoliberista, probabilmente truccata[1], sono scoppiate le guerre regionali, religiose,
tribali che insieme fanno una guerra più grande, micidiale, una “ guerra infinita” che per
Papa Francesco è la “terza guerra mondiale”, non dichiarata.
Scenari di Crisi nell’ Economia del Terror.- Venti di guerra soffiano in ogni direzione e
alimentano conflitti che sembrano divenuti insanabili, specie in alcune regioni del mondo
meno sviluppato (Medio Oriente, Africa, ecc), disegnano scenari terrificanti che generano
e alimentano paure e smarrimenti nei popoli.
Secondo “Armed Conflict Database – 2015” dell’IISS (International Institute for Strategic
Studies), nel 2014, sono stati 42 conflitti armati fra i più sanguinosi e distruttivi che
hanno provocato 180.000 vittime (in gran parte civili) e 12.181.000 di rifugiati in diverse
regioni del mondo.
Da notare che bel 8 di tali conflitti si svolgono nella regione Mena (Libia, Egitto, Israele –
Palestina/Gaza, Iraq, Siria, Libano, Yemen), mentre altri 14 in Paesi asiatici e africani di
prevalente e o importante tradizione islamica, alcuni detentori di rilevanti risorse
petrolifere e di gas (Nigeria, Nagorno- Karabach, Cecenia, ecc). Visto l’alto numero dei
conflitti (il 52%) in atto in questa categoria di Paesi), si potrebbe pensare a una sorta di
“guerra all’Islam”. La religione c’entra poco o nulla: la guerra è per l’accaparramento
degli idrocarburi che, in buona misura, si trovano nel sottosuolo dei territori dell’Islam.
Nonostante ciò, la globalizzazione neoliberista procede decisa e spietata, senza tener
conto delle perdite in vite umane, delle gravissime conseguenze sociali e ambientali, degli
squilibri politici e territoriali prodotti. Impropriamente, la chiamano “crisi”, in realtà si
tratta di una colossale sistemazione degli assetti produttivi e di poteri che mira al
dominio globale.
La “crisi”, infatti, evolve provocando emarginazioni sociali e povertà e nuove
concentrazioni di ricchezza, intolleranze razzistiche, politiche di rapina supportate da vili
commerci di uomini e di armi, omologazioni culturali e pensiero unico, egoismi e
militarismi, ecc.
Così procedendo, il XXI° rischia di caratterizzarsi come il secolo della disuguaglianza e
del terrore. Se il XX° fu detto “il secolo breve” (che breve non fu) il XXI° potrebbe
passare come il secolo della guerra endemica, infinita, dell’esplosione degli odi razziali e
di nuove povertà.
Questa è, oggi, l’atmosfera che sovrasta il mondo e deprime lo spirito pubblico,
soprattutto quello europeo, occidentale. Con l’aggravante che non s’intravvede una via
d’uscita.
Agostino Spataro e Giuseppe Lo Brutto “SIGLO XXI- LA ECONOMIA DEL TERROR”, Ed.
Educacion y Cultura (EyC), Città del Messico, 2016 Pag. 242, Pesos 240.
Il libro è stato presentato a Puebla (Messico) il giorno 7 novembre 2016 presso la
Facoltà di Sociologia dell’Università statale , ,e il 10 novembre presso la Escuela Libre de
Derecho (Universita’ privata).
Redazione
(14/11/2016)
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