Marco Dezzi Bardeschi 2 Eterotopie ed effetto Foucault

72.
NUOVA SERIE, MAGGIO 2014
Editoriali
Marco Dezzi Bardeschi 2
Eterotopie ed effetto Foucault dal post-industriale al post-consumismo
Cultura della Modernità
Juan Calatrava
9
Walter Benjamin e la città stratificata: un approccio testuale
Abbeceddario minimo: Parte prima (A-C)
Abbandono, Aggiunta, Anamnesi, Anastilosi, Antimateria, Antiscrape (Antirestauration Movement), Archeologia, Autenticità, Autografo, Bello/Brutto, Beni Culturali/Beni Comuni, Capitolato, Carte (del restauro), Codice (dei Beni Culturali e del Paesaggio),
Com'era/Dov'era, Compatibilità, Complessità, Conservazione, Consolidamento, Contemporaneo, Convenzioni internazionali,
Cura, 21
Storia e Cultura della Tutela: approfondimenti
Carolina Di Biase, La Carta di Venezia (1964) dopo cinquant’anni, 61; Roberto Cecchi, E ora, dopo il Codice (2004), rivediamo
la Carta del 1972, 69; Chiara Dezzi Bardeschi, Per un aggiornamento della Carta italiana 1972, 71
Biennale 2014
Pierluigi Panza, Caos e Cosmo nella Biennale 2014, 83; Patrizia Mello, L'architettura, scomposta, ritrova la sua vitalità, 84
Dossier America Latina: progetti anticrisi
Federico Calabrese, Autocostruzione e architetture sperimentali al limite, 87; Nivaldo Vieira de Andrade, In memoria di
Joao Filgueiras Lima, detto Lelé (1932-2014), 101; Marco Dezzi Bardeschi, Testimoni autorevoli: Lelé, Mendes da Rocha e Niemeyer, maestro di libertà, 104; Etnoarchitettura: Malonca, la grande casa collettiva a nord-est del Brasile (MDB), 110
Londra: archetipi e patrimonio industriale
Luca Monica
Valentina Corvigno
114
120
Ricostruire il Crystal Palace oggi?
Another brick out of the wall. il futuro della Battersea Power Station
Diagnostica e progetto di riuso
Antonella Guida, Ippolita Mecca, Silvia Scavone, Potenza, cinema Ariston: diagnostica come processo di salvaguardia 128
Dalle Scuole di restauro: didattica, ricerca, progetto
Carmen Armenta García, Javier Galleho Roca Granada: la pelle della città e il colore della Carrera del Darro 132
Rinascimento lombardo
Giorgio Fiorese
138
Rivalutare Bernardo Zenale come architetto-pittore
143
148
Palermo, Tomasi di Lampedusa: la casa (perduta) del grande Principe
Milano: dalla parodia del teatro Smeraldo al tutto-per-bene di Palazzo Parigi
Cattivi esempi
Simona Bertorotta
Roberto Recalcati
Segnalazioni
Milano, Elio Frisia e Palazzo Vittoria (C. Camponogara, A. Rossari); 1865, Firenze Capitale (M. Cozzi); Nicolò Carletti filosofo e
professore nella Napoli del ‘700 (MDB); Guido Cirilli allievo di Sacconi a Venezia (MDB); Bramante da Milano a Roma: "maestro
ruinante" o "inventor e luce della buona e vera architettura"? (A.G. Cassani); Georges Balandier, antropologo in prima linea (CDB);
Napoli: il palinsesto di Castelcapuano (MDB); Sole e simboli: gli zodiaci medievali di Firenze (R. Maniscalchi); Processioni pro1
fane: il centenario di Lina Bo Bardi (A.C. Bierrenbach, E. Rossetti)
londra: archetipi e patrimonio industriale
ricostruire il crystal palace oggi?
immagine e sostanza del crystal palace di Joseph paxton
luCa moniCa
abstract: after the experiment of the reconstruction of the Shakespeare’s Globe Theatre, another mythic architecture has
been proposed for rebuilding in london, sponsored by a Chinese estate Company: the Joseph Paxton’s Crystal Palace (in
its second version of 1854, in Sydenham). it would result quite different from the projects presented to the previous competition of 1945 (in this context, the beautiful design by Giuseppe Samonà can be recalled). The reconstruction proposes
a reinterpretation in the spirit of the great engineering of lightweight iron and glass structures. But does this reconstruction
make really sense today? The debates is open.
Accade raramente, ma quando capita è di grande suggestione, che vengano ricostruite alcune architetture disperse nella storia ma emblematiche per averne segnato
svolte decisive.
È il caso questo, attualissimo, della volontà di ricostruire
il Crystal Palace di Joseph Paxton del 1854 a Sydenham
appunto, a Londra, sul posto stesso dove fu distrutto da
un incendio nel 1936.
Forse non c’è un altro edificio così mitico per la storia
dell’architettura moderna come questa Grande Serra costruita dal “giardiniere” Paxton, nel 1851 per la Grande
Esposizione Universale a Hyde Park, e poi smontata e
Joseph Paxton, primo schizzo datato 1850 per il Crystal Palace; veduta del Crystal Palace a Hyde Park nel dettaglio della “a Ballon View of london”, 1851
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rimontata in forme ampliate appunto a Sydenham come
grande spazio espositivo per concerti, sport, istruzione e
tempo libero. Ed è proprio con questo stesso spirito funzionale che una grande Compagnia immobiliare privata
cinese (lo Zhong Rong International Group) intende oggi
intraprendere questo sforzo ricostruttivo, basandosi proprio sulla valorizzazione e lo sviluppo delle attività collet-
tive destinate al tempo libero.
Questa nuova singolare proposta si discosta molto, tuttavia, dalle poche altre analoghe ricostruzioni di monumenti perduti. Nella stessa Londra, ad esempio, è improvvisamente riapparso (nel 1997) come d’incanto un
altro edificio mitico, il seicentesco Globe Theatre di Shakespeariana memoria, frutto di una lunga ricerca filolo-
Sopra: sezione prospettica del Crystal Palace in costruzione, 1851; Benjamin B. Turner, fotografia dell’interno del Crystal Palace nel 1852, appena prima di essere
smantellato. Sotto: Gottfried Semper, disegno del 1851 per l’allestimento del padiglione del Canada nel Crystal Palace; Haendel Festival nel Crystal Palace di
Sydenham, 1859
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Vedute del Crystal Palce a Sydenham; disegni per la ricostruzione del Crystal Palace a Sydenham, 2013
gica e tecnica dell’architetto Theo Crosby e del regista (e
attore) Sam Wanamaker. E altri edifici temporanei, come
il Padiglione tedesco di Mies van Der Rohe a Barcellona (1929, ricostruzione 1986), o il Padiglione dell’Esprit
nouveau di Le Corbusier a Parigi (1925, ricostruzione
Bologna 1977), frutto di ricostruzioni storiche puntuali e
approfondite, sui disegni originali e sui materiali costruttivi, di particolare efficacia e fortuna didattica.
In quei casi si è cercato di realizzare un “esperimento”
ricostruttivo, come una prova di laboratorio tutta interna all’architettura e al suo funzionamento, con un valore
anche monumentale in sé, di esperienza spaziale. E sono
esiti interessantissimi che si distaccano dalla fenomenologia più generale del cosiddetto “restauro” dov’era,
com’era (o anche solo com’era) o del raddoppio o del
clone. E in questo conta tantissimo anche la scelta del
soggetto, non casuale o vincolata a particolari contingenze ricostruttive, ma, al contrario, intenzionalmente
orientate da una “necessità” culturale, di tendenza, pur
anche di “gusto”.
Il Crystal Palace di Paxton rientrerebbe appieno in questo stretto circolo di edifici canonici, emblematici, vere
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“lezioni” di architettura e di ingegneria. E la sua attualità
starebbe proprio in quelle due nozioni costruttive “ferro” e “vetro” che hanno contraddistinto la modernità e
la contemporaneità fino ad una mitologia d’identità col
Moderno, al punto da chiedersi ancora oggi e cercare di
riconoscere in quante e quali architetture attuali risieda
questo spirito originario di trasparenza e leggerezza, e
in quali architetture e tipologie nuove e dominanti possa
ancora utilmente ricercarsi. Non qui, per brevità, ma certo interessante sarebbe il percorso critico da compiere e
diversi gli esempi probanti da descrivere.
Da questo punto di vista, non certo il Crystal Palace di
Sydenham del 1854, bensì il primo, più autentico, di
Hyde Park del 1851 costituirebbe un esempio davvero
istruttivo da ricostruire “filologicamente”.
Questo però richiederebbe una paziente e approfondita
ricerca storica sui disegni e i documenti costruttivi e sulla tecnica del cantiere storico che non sembra invece
appartenere alle intenzioni istruttorie attivate ora per la
nuova “ricostruzione” proposta a Sydenham. Esiste tutta
una documentazione sull’iniziativa disponibile sul web,
e viene infatti ufficialmente richiamata una prescrizione
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Disegno per la ricostruzione del Crystal Palace a Sydenham, 2013
paesaggistica molto generica, del Parlamento britannico
nel 1990, che si limita a richiedere, in questo luogo, “un
edificio nello spirito dell’edificio originale di Paxton”...
Con tali indicazioni, da qui in avanti tutto ovviamente
sarà possibile e nella documentazione sul procedimento
che porterà al progetto architettonico non si menziona
mai finora l’aspetto storico-costruttivo, problema in realtà
molto complesso considerando la diversità degli standard
tecnologici di oggi rispetto alla libertà pionieristica della
tecnica costruttiva ottocentesca. Da questo punto di vista
è stato incaricato per l’ingegnerizzazione lo studio inglese
Arup, sicuramente affidabile sia per esperienza specifica
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che per garanzia delle soluzioni di ingegneria. Mentre per
la parte architettonica è stata fatta una prima selezione tra
sei noti studi di architettura: David Chipperfield, Nicholas Grimshaw, Haworth Tompkins, Marks Barfield, Rogers
Stirk Harbour e Zaha Hadid. Questi, tuttavia, per il loro
curriculum, non si sembrerebbero dichiarati interessati ad una ricerca storica accurata, come sostiene anche
lo storico dell’architettura Gavin Stamp sulle pagine de il
Giornale dell’arte (n. 342, maggio 2014, p.4). Si presume pertanto che il progetto tenderà a caricarsi di notevoli
interpretazioni formali, appunto più legate alla cura dell’
“immagine” che alla “sostanza” dell’opera di architettura
e d’ingegneria.
Se è così, vale allora la pena richiamare l’ormai dimenticato precedente del concorso, lanciato nel lontano 1945,
poco dopo l’incendio del 1936 (e la fine della seconda
Guerra mondiale), proprio per la costruzione di un nuovo Crystal Palace a Sydenham, tra i cui progetti si ricorda quello di Giuseppe Samonà, su un articolato e molto
suggestivo impianto razionalista lecorbusiano. In questo
modo si svincolerebbe il nuovo progetto da ogni ambiguità di presunta ricostruzione “filologica”, rendendo
liberamente evocativa la sua soluzione a favore di una
più contemporanea abitabilità e funzionalità, memore del
senso dell'iscrizione che campeggia orgogliosa sulla facciata dell'edificio della Secession a Vienna: a ogni tempo
la sua arte... Il Crystal Palace di Sydenham del 1854 è
infatti stato sempre considerato come una variante deforme, dal disegno troppo barocco e accademico, rispetto
al primo del 1851 più razionale e sintetico, e dunque moderno, anche per il particolare contesto urbano, a Hyde
Park, nel cuore di Londra, accanto alla coeva Royal Albert
Hall (1867-71), originariamente prevista per la Grande
Esposizione.
Per comprendere, in presa diretta, quello che ha significato (e ancora significa) il Crystal Palace, le sue possibilità
di funzionamento come una ‘super-tipologia’, in grado
di ospitare grandi funzioni collettive e al tempo stesso di
costruire un nuovo paesaggio modernamente antiurbano,
Giuseppe Samonà, progetto di concorso il Crystal Palace a Sydenham, 1945
vale la pena di rileggere Gotfried Semper che nel 1851
(mentre ancora la Grande Esposizione era aperta) descriveva l’idea di organizzare proprio negli spazi del grande
padiglione londinese, una volta conclusa l'Esposizione,
una nuova scuola di arti applicate:
le quattro raccolte tecnologico-artistiche, la cui utilità per
la formazione di un concreto gusto popolare abbiamo sopra dimostrata, richiederebbero grandi spazi, che l'edificio
è appunto in grado di fornire: in tal caso esso sarebbe più
o meno restituito alla sua destinazione d’origine. ma non
soltanto per le raccolte, anche per gli strumenti didattici
si troverebbe abbondante spazio all’interno dell'edificio.
una parte delle basse Gallerie laterali (divise in scomparti
ad evitare incendi) potrebbe essere utilizzata come atelier
dell'arte e dell’industria, un'altra per le aule e le Sale da
disegno. Se poi la cosa dovesse apparire problematica per
il pericolo di incendi, non sarebbe certo difficile istallare
nelle vicinanze laboratori che diano più affidamento al
riguardo. Quanto al Transetto, esso dovrebbe diventare il
cuore stesso dell’'intero edificio, il centro intorno al quale far
gravitare l'attività didattica, cosa che non dovrebbe presentare difficoltà di alcun genere. Qui potrebbe sorgere il Foro
in cui affrontare i problemi e prendere le relative decisioni,
qui si potranno allestire le mostre, qui potrà trovar sede il
Tribunale competente a giudicare ed assegnare premi (1).
Un progetto di funzioni ative, quindi, di progresso, per la
costruzione di una società nuova e non un 'revival'.
1. G. Semper, Scienza, industria e arte, [1851], trad. it. in G.S., architettura
arte e scienza, 1987, a cura di B. Gravagnuolo, Clean, Napoli 1987, pp.
137-138.
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