Tesina
Dal 1850 al 1870 l’ Europa conobbe un lungo periodo di prosperità economica che viene
denominato seconda rivoluzione industriale. Lo sviluppo economico si fondò sul consolidamento
dell’ egemonia Inglese. Questo grosso movimento influenzò molti paesi come Francia, Germania,
Italia, Stati Uniti e Giappone. Per Inghilterra e Francia era la seconda industrializzazione. Questi
paesi si orientarono in modi differenti perché:
_ Germania e Giappone acquistarono nuovi macchinari di tipo bellico;
_ Stati Uniti e Russia acquistarono macchinari da Inghilterra e Francia finalizzati alla pace.
Questo fenomeno provocò un forte esodo dalle campagne da parte dei contadini diretti alle città, in
cerca di lavoro. Questo processo combinato con l’ industrializzazione stimolò la formazione di
nuove città industriali.
Queste città erano profondamente diverse da quelle dell’ Ancien Règime, come veniva chiamato il
periodo precedente alla rivoluzione francese per una serie di ragioni:
1. La prima era di ordine tecnico e militare. I progressi dell’artiglieria avevano reso inutili i
vecchi bastioni.
2. La seconda era di ordine quantitativo. L’ industria aveva fatto in modo che la popolazione
era aumentata rapidamente.
3. La terza ragione era legata al progresso tecnico. La nuova rete di strade e di ferrovie
alterava profondamente il rapporto fra le città e il territorio circostante
Si delineò così un modello urbano che offriva livelli di vita degradati per buona parte dei suoi
abitanti.
Gli operai vivevano in abitazioni affollatissime, insalubri, senza luce, come le mietkasernet di
Berlino. Nelle isole britanniche le stesse condizioni vennero realizzate con case unifamiliari, gli
slums, ammassati su stretti vicoli,spesso ciechi come le court.
In seguito nacque per il proletario una nuova architettura fatta di case squadrate, economiche, simili
tra loro, costruite quasi in serie e collocate lungo reticoli di strade a struttura geometrica o nell’
estrema periferia. Questi quartieri erano rigidamente separati da quelli delle classi abbienti.
Le zone per le classi agiate erano collocate nelle vicinanze dei primi grandi giardini pubblici.
Queste zone avevano strade rettilinee, piazze amplissime, violi urbani (corsi o boulevard )che
rendevano un effetto dignitoso e piacevole.
Nell’ ultimo decennio del 1800, in vari paesi europei, si affermarono alcuni gruppi di architetti che
avevano in comune l’ avversione per l’ eclettismo ( contaminazioni stilistiche del passato ) e
proposero un’ architettura nuova e alternativa chiamata art nouveau .
Il movimento trae le sue origini dall’ ideologia estetica anglosassone delle art end crafts, che aveva
posto l’ accento sulla libera creazione dell’ artigiano,come unica alternativa alla meccanizzazione e
alla produzione in serie di oggetti.
Una delle caratteristiche più importanti dello stile è l’ ispirazione alla natura con forme organiche,
linee curve e con ornamenti a predilezione vegetale e floreale. Altro fattore di grande importanza è
che l’ art nouveau non rinnegò mai l’ uso dei macchinari come accadde in altri movimenti
contemporanei, ma vennero usati ed integrati nella creazione dell’ opera. In termini di materiali
adoperati la fonte primaria furono certamente il vetro ed il ferro battuto, portando ad una vera e
propria forma di scultura e architettura.
Tra il 1919 e il 1933 ci fu un movimento chiamato bauhaus e creavano strutture per la produzione in
serie. Gli architetti di questo movimento utilizzavano molto pilastri di cemento armato e grandi
vetrate.
Le grandi Costruzioni con le nuove tecniche
Anche la tecnica, in fatto di costruzioni nella seconda metà dell'Ottocento risente con grande
efficacia gli effetti del secondo rinnovamento industriale e delle scienze. Negli ultimi decenni del
Settecento ed agli inizi dell'Ottocento, si consolida una nuova tecnica costruttiva, anche grazie
all’evoluzione nel campo della siderurgia. In precedenza, il ferro ed i suoi derivati, in fatto di
costruzioni, erano impiegati esclusivamente come "elementi accessori" delle strutture principali.
Con la rivoluzione industriale, la produzione di ghisa e ferro lavorato viene offerta a costi molto più
bassi, consentendo un impiego più largamente diffuso, anche nel campo delle grandi costruzioni.
Con l’ utilizzo del ferro nelle costruzioni si ha l’ eliminazione delle murature portanti e quindi un
utilizzo si ottengono facciate libere e piante libere.
La ghisa inizia così a sostituire le strutture murarie diventando elemento portante, mentre il
ferro viene lavorato in travi che formano elementi da connettersi tra loro. Da questo momento si
inizia a distinguere l'ingegneria dall'architettura. La prima, sentita come risultato puramente tecnico
di calcoli matematici e fisici, la seconda come frutto della creatività. Questa distinzione risulta però
alquanto sofisticata, perché la storia dell’architettura ci insegna che l'estetica, la funzione e le
strutture principali, generalmente coincidono, come testimonia l’architettura di Roma Imperiale,
quella romanica e quella gotica. Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, queste nuove
configurazioni di struttura portante incontrano un più vasto campo di applicazioni, nell'edificazione
rapida di enormi padiglioni per grandi manifestazioni.
Viene partorito, per una di questi importanti eventi, il Crystal Palace di Londra, concepito da
Joseph Paxton (Bedfordshire, 1801 – Londra, 1865). L’architetto inglese, di famiglia contadina, si
mostra subito un abile costruttore nella realizzazione di serre con l'impiego del ferro e del vetro,
nelle proprietà terriere del duca Devonshire, a Chatswolth, dove dal 1826 è supervisore ai giardini.
Fra le serre ideate da Paxton a Chatswolth, sono diventate celebri la Great Stale (1836 -1840,
purtroppo demolita nel 1920) e la Lily House costruita per la conservazione di rari esemplari di
ninfea gigante dell’Amazzonia. La gara per la costruzione della sede per la prima esposizione
universale di Londra, offre a Paxton l'opportunità di impiegare su vasto raggio le tecnologie
costruttive già adottate per le serre. Ne nasce un eccezionale esempio di architettura in vetro e ferro
come il bellissimo Crystal Palace, progettato per poter soddisfare efficacemente tutte le esigenze di
luce, efficienza ed economia. L'edificio, smontato e poi innalzato di nuovo a Sydensen, nel 1854,
viene distrutto da un pauroso incendio nel 1936. Le soluzioni di Paxton introducono
nell’architettura moderna grandi innovazioni.
Crystal Palace (palazzo)
Versione originale della costruzione.
Il Crystal Palace era un'enorme costruzione in stile vittoriano che fu eretta a Londra nel 1851 per
ospitare l'Esposizione Universale. Fu installato a Hyde Park, per poi essere smontato e ricostruito in
un'altra zona della città (Levisham) nel 1854. Si trattava di uno degli esempi più celebri di
architettura del ferro ed ispirò la costruzione di molti altri edifici, spesso battezzati nello stesso
modo.
Il concorso per la costruzione di un Palazzo delle Esposizioni
Versione originale della costruzione.
Nel 1850 si promosse la celebrazione della prima Esposizione Universale del mondo, per iniziativa
del Principe Alberto. Un Palazzo delle Esposizioni dalla superficie di diversi ettari, il cuore della
mostra, doveva essere costruito per l'anno successivo in uno dei luoghi principali di Londra,
appunto a Hyde Park. Era però difficile che un edificio talmente grande potesse rimanere
definitivamente in una zona così importante.
Gli architetti che progettarono, pianificarono un edificio costruito interamente in ferro e vetro. Tutti
i progetti proposti per questa prima edizione del concorso finirono per esser considerati
irrealizzabili: il maggior problema emerso consisteva soprattutto nell'impossibilità di riutilizzare gli
elementi prefabbricati dopo lo smontaggio dell'edificio.
Crystal Palace: visione frontale e pianta
dell'edificio
Il comitato responsabile decise in seguito di
realizzare un semplice progetto base [2], per
poi farlo sviluppare ulteriormente da altri
architetti. Fu Joseph Paxton, allora famoso
costruttore di serre, a fornire la variante del
progetto base che prometteva l'esecuzione più
rapida. Infatti, la costruzione poteva avvalersi
di materiale prefabbricato e prodotto in serie,
in maniera tale da permettere che l'edificio
venisse eretto in soli quattro mesi.
L'edificio, realizzato in soli nove mesi, è
estremamente schematico: l'impianto è
simmetrico e fortemente longitudinale,
composto da tre ordini secondo una sezione
trasversale a gradoni che determinano cinque
navate interne. Il successo del progetto di
Paxton è individuabile anche nell'utilizzo di
blocchi modulari ripetenti, relativamente
piccoli e facili da trasportare.
Il concetto
L'unità base che costituiva l'edificio era un quadrato del lato di (circa 7,3 m). Il piano della parte
principale dell'edificio prevedeva 77x17 di queste unità. Esso raggiungeva una superficie totale di
84'000 m². I vari spazi di esposizione vennero distribuiti, a grandi linee, concordemente allo schema
dei vari elementi quadrati uguali tra di loro.
Questa struttura geometrica non aveva, in sé, nulla di nuovo, ma il suo uso era innovativo sotto
diversi punti di vista e comportava notevoli vantaggi: l'uso di sostegni di ferro permetteva una totale
rinuncia a grossi pilastri e muri portanti, per cui quasi tutta la superficie esterna poteva essere
costruita con vetro. Inoltre, la produzione industriale degli elementi facilitava enormemente
l'applicazione del concetto, compreso quello del progetto di una successiva ricostruzione (volendo
anche in forma ampliata).
Il Crystal Palace ricostruito in versione ingrandita
dopo il trasloco: l'edificio è stato ampliato; la volta
a botte è stata estesa a tutta la costruzione
Dopo lo smontaggio e la ricostruzione al nuovo
sito, vi furono così degli arricchimenti sostanziali:
la volta a botte già presente sul transetto della
costruzione fu estesa all'intera costruzione, che
divenne non solo più estesa, ma anche più alta.
Questo accorgimento risultava molto utile, dato che
permetteva lo sviluppo degli alberi che crescevano
nel palazzo.
Furono poste torricelle laterali ai lati dello stabile: queste venivano usate per immagazzinare l'acqua
di cui avevano bisogno le piante.
Le nervature radiali della facciata principiale, presso la volta a botte, erano ispirate a quelle della
delle foglie di una ninfea, la Victoria amazonica en:Joseph Paxton#Glass houses. Secondo Paxton,
che era anche giardiniere, le piante andavano considerate tra i migliori modelli di ingegneria.
La volumetria è semplice: un perfetto parallelepipedo, quasi privo di volumi aggettanti. Gli ordini di
facciata sono ridotti al minimo: il primo si caratterizza per la presenza di un leggero bugnato con
una teoria di finestre arcuate senza cornici; al secondo la sequenza degli archi poggia su pilastri
poco sporgenti all'esterno, tali da manifestarsi piuttosto come paraste.
Uso
Dopo l'esposizione universale, gli utilizzi successivi del palazzo furono molteplici. Tra l'altro vi si
svolgevano anche delle manifestazioni sportive: ad esempio, il club inglese di calcio che svolgeva
le proprie attività in questo palazzo prese il nome dello stabile: Crystal Palace F.C. Il Crystal Palace
ospitò anche una delle prime esposizioni sui dinosauri.
La fine del Crystal Palace
Interno del Crystal Palace
Gli incendi sono degli inconvenienti
abbastanza tipici per costruzioni di
questo tipo: già nel 1866 le fiamme
minacciarono di demolire il palazzo. Lo
stesso inconveniente riguardava diverse
delle principiali costruzioni ispirate a
quella londinese: Nel 1858, a pochi
anni
dalla
costruzione,
veniva
annientato il New Crystal Palace di
New York. Nel 1931, fu la volta del
Glaspalast a Monaco di Baviera.
Il Crystal Palace di Londra venne definitivamente distrutto in un rogo il 30 novembre 1936 .Di
notte, luce e fumo potevano essere riconosciuti a chilomentri di distanza. In un discorso pronunciato
nel 1936 alla Camera dei Comuni, Winston Churchill commentò emblematicamente l'incendio del
Crystal Palace, dicendo che quell'avvenimento segnava la fine di un'epoca.
Rimasero in piedi soltanto le due torricelle laterali, rase al suolo dai tedeschi durante la Seconda
Guerra Mondiale. Nonostante i favori e l'ammirazione destati nel pubblico, il concetto sviluppato da
Paxton e ripreso da altri aveva dimostrato di non andare sempre incontro alle esigenze della
committenza, che in genere desiderava costruzioni destinate a durare nel tempo. Per questo, la
costruzione di nuovi edifici del genere non venne continuata.
In epoca più recente, tuttavia, il Crystal Palace è diventato una fonte di ispirazione spesso citata
nell'architettura postmoderna.
La tecnica del ferro e del vetro lavorato, comune nelle serre, viene impiegata in Italia, per
costruzioni di grandissime dimensioni dall'architetto Giuseppe Mengoni (1827-1877), il padre della
famosa Galleria Vittorio Emanuele ll a Milano (1870 - 1878), che collega piazza del Duomo a
piazza della Scala. Costui intuisce le potenzialità di tale tecnica, non solo come rapido mezzo per
l'edificazione a livello industriale, ma soprattutto come importante mezzo di espressione, lasciando
la struttura di acciaio in vista e sfruttando la possibilità di avere molta luce negli interni,
sostituendo superfici opache con le trasparenze del vetro. Innovativo è anche lo scopo per il quale
viene concepita la galleria, progettata come punto d’incontro pubblico nel centro della città. Nella
decorazione degli interni e nella parte frontale esterna della galleria, è utilizzato lo stile
neorinascimentale.
La
veranda L’ampliamento della veranda e
la sua autonomia dall’edificio
È evidente che si mira per centrale
prima cosa a ciò che si può
ottenere
più
facilmente. Chi abbia circondato tre lati
Innanzitutto bisognerà dunque della propria veranda di vetri
provvedere
a
una finemente decorati e variopinti
trasformazione della veranda. vorrà ben presto avere qualche
Essa può essere facilmente altra architettura di vetro. Una
ingrandita e, in un primo cosa tira l’altra, l’arresto del
momento,
la
si
potrà progresso è inconcepibile. Così
circondare con pareti doppie di la veranda diventerà sempre
vetro. Sia le pareti interne sia più grande e alla fine si
quelle
esterne
saranno staccherà
completamente
arricchite
da
decorazioni dall’edificio centrale e tenderà
variamente colorate. Se poi si essa stessa a diventare un
applica una luce nello spazio edificio
autonomo.
tra le due pareti, la veranda Uno dei compiti principali di
assumerà
di
sera,
sia ogni architetto che costruisca
all’interno sia all’esterno, un in vetro consisterà nel favorire
aspetto grandioso. Volendo questo sviluppo della veranda.
inoltre offrire una veduta del P. Scheerbart, op.cit.
giardino, la si potrà ottenere
facilmente utilizzando delle
vetrate trasparenti. Sarà meglio
però non inserire queste vetrate
sotto forma di finestre. L’aria
andrà immessa preferibilmente
per mezzo di ventilatori.
Ogni proprietario di villa senza
grandi pretese potrà dunque
permettersi
agevolmente
un’architettura di vetro. Il
primo passo è assai facile e
comodo. Paul Scheerbart,
Architettura di vetro, 1914
I mobili al centro della stanza
Che i mobili della casa di
vetro non vadano appoggiati
contro le preziose pareti di
vetro, decorate a più colori,
apparirà certamente "ovvio".
Questa
rivoluzione
dell’ambiente è assolutamente
inevitabile, non c’è niente da
fare. Va da se che i quadri alle
pareti
sono
del
tutto
inammissibili.
In questo campo l’architettura
di vetro avrà da combattere
una dura battaglia. Eppure
bisogna vincere la forza
dell’abitudine. E non è lecito
che immagini associative
risalenti all’epoca dei nostri
nonni contribuiscano decisiva
alla creazione del nuovo
ambiente.
Tutto ciò che è nuovo deve
appunto combattere una dura
battaglia contro tradizioni
profondamente radicate; non
c’è altra via se si vuole che il
nuovo riesca ad imporsi. P.
Scheerbart, op.cit.
Il poeta Paul Scheerbart, nei suoi documenti sull'architettura di vetro del 1914, partecipa con
Bruno Taut alla visione di una particolare architettura trasparente. Raccontano di abitati vitrei sulle
cime delle momtagne. Generano un'idea che potrebbe aprire possibilità enormi per quanto riguarda
lo spazio architettonico. Visione allora, utopica, ma iniziatica rispetto al fenomeno che oggi, appena
superata la de-costruzione, s'inoltra evolvendosi nella più perfetta delle forme.
Se un tempo le superfici destinate a far penetrare la necessaria quantita di luce all’interno degli
edifici costituivano solo una piccola parte dell’involucro, consentendo di “creare” lo spazio
architettonico in un’alternanza consapevole di luci e ombre che facesse risaltare gli elementi
volumetrici, oggi la continuita delle superfici e la versatilita di trattamento del vetro offrono nuove
potenzialita, ancora solo parzialmente esplorate. Cio riguarda sia lo spazio architettonico interno
che l’immagine che l’edificio offre di se all’esterno, cosi che nell’opera di alcuni architetti
contemporanei la naturale capacita del vetro di modificare la sua apparenza durante il corso della
giornata viene ridefinita attraverso l’uso sapiente di moduli o immagini stampate sulla superficie
vetrata stessa.
La ricerca verso un ruolo sempre piu significativo del vetro trova nell’acciaio un partner ideale in
grado di offrire allo stesso tempo intrusione visiva minima e resistenze elevate.
Gli elementi in acciaio, inoltre, consentono di garantire la duttilita necessaria al sistema
compensando in questo modo la fragilita intrinseca del vetro.
In alcune delle migliori realizzazioni degli ultimi decenni cio si traduce in un sistema filigranare
dove elementi in acciaio innervano e scandiscono le facciate, aggiungendo nuova ricchezza agli
involucri vetrati.
L’offerta tecnologica in termini di prodotti in vetro consente di combinare diversi processi di
lavorazione in modo da regolare opportunamente le proprietà di trasmissione del calore, del suono e
delle radiazioni luminose. Per migliorare il confort termico si può far uso sia di vetri camera doppi o
tripli, con intercapedini in aria o gas nobili quali l’Argon, che di sottili rivestimenti metallici
(coating) sulla superficie delle lastre.
Nella maggior parte dei casi e una accorta combinazione di queste due tecnologie a garantire i
migliori risultati.
Le lastre in vetro vengono inoltre stratificate con materiali plastici, come ad esempio il PVB
(polivinilbutirale), sia per motivi di sicurezza che per migliorare il livello di isolamento acustico
dell’involucro.
Dal punto di vista delle radiazioni luminose e possibile infine realizzare vetri selettivi capaci di
essere permeabili solo ad alcuni valori di lunghezza d’onda, come ad esempio i vetri dicroici, usati
sapientemente l’interesse per il vetro e le sue qualità in architettura, come testimoniato dall’opera
di Bruno Taut
costruzioni
la resistenza meccanica, la duttilità, la fragilità, la resistenza fisico-chimica e la durabilità
dell'acciaio influenzano pesantemente lo specifico settore di impiego ideale.
Al variare del contenuto di carbonio, nell'acciaio si modificano alcuni parametri fisico - meccanici
importanti.
Nello specifico, minore è il tasso di carbonio minore è la resistenza meccanica e la fragilità mentre
crescono la duttilità e la saldabilità del ferro.
In base al tasso di carbonio gli acciai si dividono in:
•
•
•
•
•
extra dolci: carbonio intorno allo 0,15%;
dolci: carbonio compreso tra lo 0,15% e lo 0,30%;
semiduri: carbonio tra lo 0,30% e lo 0,45%;
duri: carbonio tra lo 0,45% e lo 0,65%;
extraduri: carbonio tra lo 0,65% el'1,7%.
Diagramma tensione - deformazione
Curva tensione-deformazione metalli duttili
Prova trazione: curva tensione-deformazione.
1: Vero limite elastico
2: Limite di proporzionalità
3: Limite elastico
4: Punto di snervamento
La differenza fra gli acciaio duri e quelli duttili è evidenziata dai diagrammi σ-ε di un provino
sottoposto a prova di trazione.
Per un acciaio duttile, il primo tratto del diagramma è rettilineo e pertanto l'andamento del materiale
è elastico lineare. Segue una fase elastica, ma non lineare (il diagramma si incurva), fino al
raggiungimento del limite di elasticità σe.
Oltre l’ elasticità il materiale entra in una fase plastica fino al raggiungimento del limite di
snervamento.
Questa
fase
comporta
l'insorgere
di
deformazioni
permanenti.
Oltre il limite di snervamento si denuncia uno stato di instabilità interna: si ha una fase plastica,
caratterizzata da grandi deformazioni a tensioni praticamente costanti e diagramma quasi
orizzontale. La lunghezza di tale fase è funzione della duttilità dell'acciaio. Alla fine della fase di
snervamento, si stabilizza, e segue una nuova crescita delle tensioni (tratto crescente del
diagramma) fino a raggiungere il valore massimo σr.
Per gli acciai duri, poiché il valore del modulo di Young è uguale per tutti gli acciai, il tratto iniziale
del diagramma e coincidente con quello degli acciai duttili.
In questo caso il limite di snervamento è superiore.
Superato il limite di comportamento elastico, la fase plastica è molto corta o in alcuni acciai
praticamente assente.
Se raggiunge, il valore di σr superato il quale si rompe senza strizione.
Spesso nei diagrammi per acciai duri non è individuabile il limite di snervamento.
Schema di funzionamento del processo di laminazione.
Alcuni elementi in acciaio strutturale
I più comuni prodotti sono:
Le lamiere
Sono acciai laminati in lastre piane nelle due direzioni.
In funzione dello spessore si distinguono in:
•
•
lamiere sottili: quelle di spessore inferiore a 2 mm;
lamiere medie: quelle di spessore variabile da 2 a 4 mm;
•
lamiere grosse: quelle di spessore superiore a 5 mm.
•
Queste ultime sono le più impiegate nelle costruzioni; le lamiere sottili e medie sono
impiegare soprattutto nei lavori da fabbro,da stagnino e da idraulico
Le lamiere sono impiegate nelle strutture che possono subire sforzi di trazione, compressione ma
anche taglio.
Le barre
La loro sezione può essere diversa, anche se le più comuni sono a sezione circolare e quadrata.
I tubi sono elementi cavi e possono avere una sezione circolare, quadrata o rettangolare.
I profilati
Per la realizzazione di strutture ed elementi portanti in acciaio si utilizzano una serie di profilati
commerciali.
Le fonderie infatti producono acciai da carpenteria seguendo precisi standard internazionali
riguardo alla forma della sezione della barra; le più comuni sono:
Sezioni a doppio T
Sezione a doppio T del tipo INP.
Sono profilati costituiti da due ali a facce esterne parallele collegate con un'anima perpendicolare
per mezzo di raccori circolari.
Le prime applicazioni di profilati ottimizzati, una volta compreso che la semplice sezione
rettangolare "sprecava" inutilmente materiale al centro, sono stati i binari.
I profilati a doppio T sono di diversi tipi:
•
IPE : nei quali le facce interne delle ali sono parallele alle facce esterne. Le sezioni hanno
l'altezza dell'anima circa doppia la larghezza delle ali. Sono indicate dalla dicitura IPE e
sono seguite da un numero che indica l'altezza in millimetri (ad esempio IPE 100). Poiché
hanno un'ellisse centrale d'inerzia molto allungata in direzione dell'anima, lavorano molto
bene a flessione retta con asse di sollecitazione parallelo all'anima stessa. Travi IPE sono
utilizzate ad esempio come nervature (dette putrelle) dei solai in acciaio. Proprio per la loro
forma allungata gli IPE non lavorano bene come pilastri perché non garantiscono una
affidabilità all'innesco dei fenomeni di instabilità). Un tempo, a causa dell'elevato costo del
materiale e con disponibilità di manodopera, si lavorava in cantiere un IPE grande,
tagliandola in diagonale e risaldandola creando una trave di lunghezza doppia a sezione
variabile (con il massimo a metà). Oggi la situazione è esattamente opposta e quindi si
tendono a ridurre le operazioni in cantiere prelevando le putrelle già pronte realizzate in
officina.
•
HE : sezioni con base circa uguale all'altezza. Vengono prodotti in 3 tipi a seconda dello
spessore crescente dell'ala che è comunque maggiore di quello dell'anima. Sono indicate
dalla dicitura HE, seguita da una lettera indicante la serie e da un numero che indica l'altezza
in millimetri. Avendo un'ellisse centrale d'inerzia quasi rotonda sono molto utilizzati come
pilastri poiché garantiscono un minor rischio di innesco di fenomeni di instabilità).
Ludwig Mies van der Rohe
Torre Lafayette, Detroit, Stati Uniti
Ludwig Mies van der Rohe (Aachen, 27 marzo 1886 – Chicago, 17 agosto 1969) è stato un
architetto e designer tedesco.
Biografia
Nato Aquisgrana e non prese mai il diploma. Nel 1905 si trasferisce a Berlino, dove lavora senza
salario in vari cantieri della città. Questo fino a quando non entra nello studio di Bruno Taut, come
disegnatore, dove inizia ad apprendere i primi rudimenti di architettura. Dal 1906 al 1908 frequenta
sia la Kunstgewerbeschule che la Hochschule für bildende Künste.
Nel 1907 entra nello studio di Peter Behrens, architetto di fama internazionale, dove rimane fino al
1912 (lavoreranno lì anche Gropius e Le Corbusier). Prende grande ispirazione dalle opere di Karl
Friedrich Schinkel, per le sue architetture in acciaio e vetro.
Nel 1907 Mies van der Rohe entra nel Deutscher Werkbund, associazione di artisti, architetti ed
artigiani tra i cui soci fondatori figurano anche Peter Berehns e Bruno Taut.
Nel 1910 Mies torna nella città natale e partecipa assieme al fratello Ewald al concorso per il
Monumento commemorativo a Bismarck. Nello stesso anno progetta Casa Perls a Berlino.
Nel 1912 lascia lo studio di Behrens e l'anno successivo apre il proprio studio a Berlino. È dello
stesso anno il matrimonio con Ada Bruhn, La famiglia decide di trasferirsi a Berlino.
Nel 1921 partecipa al concorso per un grattacielo sulla Friedrichstrasse, primo di una serie di
progetti mai realizzati, a cui si aggiungono Grattacielo in vetro (1922).
Diventò direttore della scuola Bauhaus. Durante questo periodo progettò numerosi edifici, tra i
quali il Padiglione di Barcellona (inclusi gli arredi interni e la celebre poltrona Barcelona) e la Villa
Tugendhat.
Nei tardi anni trenta dovette lasciare il paese, amareggiato, per l'ascesa del potere nazista. Quando
arrivò negli Stati Uniti, la sua influenza come designer era già notevole: era stato il direttore della
scuola del Bauhaus per molti anni ed aveva vinto numerosi ed importanti concorsi per la
progettazione di opere architettoniche.
Padiglione di Barcellona
Il Padiglione di Barcellona fu progettato da
Ludwig Mies van der Rohe nel 1929 per
l'Esposizione
Universale.
È stato ricostruito fra il 1983 ed il 1989, e viene
considerato fra i massimi esempi di architettura del
XX secolo e di architettura in assoluto.
Negli ultimi vent'anni di vita, Mies van der Rohe giunse alla visione di un'architettura monumentale
"pelle e ossa" ("skin and bone"). I suoi ultimi lavori offrono la visione di una vita dedicata all'idea
di un'architettura universale semplificata ed essenziale.
Mies van der Rohe si stabilì a Chicago, dove divenne il preside della scuola di architettura al
Chicago's Armour Institute of Technology (più tardi rinominato Illinois Institute of Technology IIT). La sua condizione, accettando il posto, fu che gli fosse concesso di ridisegnare il campus.
Alcuni dei suoi più famosi edifici si trovano ancora qui, come la Crown Hall, la sede dell'istituto.
Dal 1946 al 1950, Mies van der Rohe costruì la Farnsworth House per Edith Farnsworth, un ricco
medico di Chicago. Fu la prima casa costruita da Mies van der Rohe negli USA. La casa è
rettangolare, con otto colonne d'acciaio divise in due file parallele. Sospeso tra le colonne si trovano
due superfici (il pavimento ed il tetto) ed un semplice spazio abitabile racchiuso da pareti di vetro.
Tutti i muri esterni sono di vetro, e l'interno è interamente aperto, fatta eccezione per un'area
racchiusa da pannelli di legno contenente due bagni, la cucina e camere di servizio. L'aspetto
generale della casa, oltre ai vetri, è di un bianco splendente.
Nel 1958, costruì quella che è considerata l'espressione massima dell'International Style
dell'architettura, il Seagram Building, a New York. È un grande edificio di vetro, ma in
contrapposizione Mies van der Rohe scelse di inserire una grande piazza con fontana davanti alla
struttura, creando uno spazio aperto a Park Avenue.
Mies van der Rohe disegnò e costruì molti edifici di notevole altezza a Chicago ed in altri luoghi.
Nel 1962, ormai anziano e malato, è incaricato di realizzare il museo di arte contemporanea a
Berlino. La Neue Nationalgalerie è l'opera più grandiosa e tragica di Mies: un'aula quadrata di quasi
sessantacinque metri di lato con un tetto che poggia solo su otto pilastri in acciaio. L'ultimo edificio
realizzato da Mies van der Rohe ne consacra la figura ad un'architettura classica senza tempo,
paragonabile a quella dei templi greci.
Nel 1963 ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Kennedy[1]