NUMERO DIECI GENNAIO 2008 la rivista di ambiente dell’associazione Zygena Sfogliamento Benvenuto 2008! LE SEZIONI ARTE Gli artisti hanno sempre trovato ispirazione osservando la natura, in tutte le epoche, cominciando dai primi tentativi che rappresentavano animali e caccia ed arrivando alle più alte espressioni delle emozioni e della bellezza insita nelle forme naturali. Natura ispiratrice per l'arte, arte nella natura, bellezza, perfezione, emozione: guardare l'ambiente con gli occhi dell'artista è davvero un bel modo per osservarlo BIZZARRIE Il mondo naturale è una fonte continua di simpatiche curiosità, bizzarrie e notizie che sembrano incredibili. Perchè questa sezione? Perchè l'amore per l'ambiente passa anche per la capacità di saper scoprire gli aspetti comici della difficile convivenza tra gli esseri umani e le altre forme viventi. NATURA Botanica, zoologia, etologia, ma anche turismo sostenibile, tradizioni, biodiversità.. La natura ha infiniti aspetti da approfondire, per capire un po' meglio le forme viventi che ci circondano, noi stessi compresi, in quanto parte di un unico ecosistema complesso e affascinante. LA REDAZIONE “Sfogliamento” è il periodico mensile dell’associazione di ricerca, consulenza e comunicazione ambientale “Zygena onlus”. registrazione Tribunale di Terni n.04/07 del 26/3/07 Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione Redattori: Nicoletta Bettini Simona Capogrosso Francesco Donati Gisella Paccoi Alessia Vespa redazione: via del Cassero 5 - Terni [email protected] sommario Numero Dieci - Gennaio 2008 ARTE OH, HAPPY DAY 8 UN’INDAGINE DA PECORA 10 LUPO ALBERTO E L’ECOLOGIA 26 IN QUESTO NUMERO BIZZARRIE Pronti per l’anno nuovo? Come si diceva nel famoso gioco da bambini... “pronti o no, sta arrivando”, anzi, è già arrivato. Sperare che sia migliore di quello appena trascorso è piuttosto scontato; sperare che nel corso del 2008 finalmente il mondo si accorga che ci si devono rimboccare le maniche per iniziare a “mettere a posto” quello che abbiamo scombinato finora.. è più sogno che desiderio. Speriamo che ognuno riesca a raggiungere un suo obiettivo, questo si. Buon anno, dunque! VIVA LA BEFANA 19 ALTRE STORIE SULL’EPIFANIA 20 LA SCIENZA IN BIANCO E NERO: SIMPATIE E ANTIPATIE DEL CALORE 22 La redazione NATURA BRINDIAMO, MA... 5 ORIONE IL CACCIATORE CELESTE 13 PUÒ UN DRAGO ESSERE BELLO? 17 IL RAFFREDDORE E’ ALLE PORTE 24 SFOGLIAMENTO RUBRICHE se e m l e d t i t s o ip Colonie microbiche nell’intestino delle termiti trasformano cellulosa in zuccheri... come un microscopico bioreattore Lo storione del Volga è a rischio estinzione: è minacciato non solo dalla pesca per il caviale, ma anche dalle specie aliene e dai cambiamenti climatici Gli scimpanzé hanno la capacità di ricordare sequenze di numeri addirittura superiore a quella dell'essere umano, ed i macachi-reso fanno le addizioni Physcomitrella patens riesce a sopravvivere a grave disidratazione per poi rifiorire non appena diventi disponibile l'acqua; questo adattamento è ora studiato per altre specie L'anello di congiunzione tra la vita terrestre e quella acquatica si chiama Indohyus, ed era una piccola “volpe” di 48 milioni di anni fa 4 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Brindiamo, ma... ... conosciamo qualcosa di più sul tappo di sughero! NICOLETTA BETTINI Chissà, durante queste feste, quante volte avete stappato una bottiglia di vino o spumante e vi è capitato di toccare quella risorsa naturale, a rischio, che è il sughero, in quest'occasione trasformato in tappo! I tappi di sughero vengono prodotti con la corteccia del Quercus suber L., il cui habitat ideale è il bacino del Mediterraneo, in particolare la Sardegna, il sud della Francia e la Spagna, il nord della Tunisia, del Marocco e dell'Algeria. Occorrono circa 30 anni affinchè una quercia fornisca il sughero "maschio" (o sugherone o “sughero vergine”), inadatto alla produzione di tappi. Intorno ai 40 anni si forma il sughero "femmina" o sughero gentile o di riproduzione che, una volta staccato dalla pianta, si riproduce a intervalli di 8-10 anni. Secondo studi recenti fino alla fine del '500 l'utilizzo dei tappi di sughero era riservato esclusivamente alla chiusura dei cocci usati per la conservazione del vino: ora si sa che venivano impiegati già all'epoca dei Romani, mentre per chiudere la prima bottiglia di champagne in Francia si dovette aspettare la fine del 1600. La produzione mondiale di tappi di sughero soddisfa, annualmente, una richiesta di circa 20 miliardi di bottiglie, e per il futuro l'Unione Europea ha in programma un progetto di rimboschimento di sughere riguardante l'Italia e la Penisola Iberica. Ma il continuo aumento della produzione di vino e gli incendi estivi che distruggono vaste aree di sughere, stanno rendendo sempre più necessarie soluzioni alternative. La più valida è l'utilizzo del tappo sintetico, o "tappo di silicone", composto da materiali termoplastici chiamati elastomeri. I tappi sintetici, non si sgretolano, non vengono attaccati da muffe e preservano nel tempo le caratteristiche organolettiche del vino poichè sono impermeabili all'ossigeno e all'anidride solforosa (SO2) presente nella bottiglia. In tale maniera questo gas può essere aggiunto nel vino in quantità minori, in quanto c'è meno dispersione nel tempo. Un fattore negativo è quello di essere impermeabili, non permettendo lo scambio di aria attraverso il sughero, osmosi utile per rendere i vini rossi più morbidi. Il vino, quindi, rimarrà inalterato nel tempo e non si avrà il cosiddetto"affinamento in bottiglia": occorrerà solo imbottigliarlo al momento giusto. E' un dato certo che le sugherete della Sardegna e del Mediterraneo sono a rischio estinzione; entro il 2015 il 95% delle bottiglie di vino potrebbero essere sigillate con tappi sintetici e le quantità di sughero raccolte, nella regione del 5 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Mediterraneo occidentale, scenderebbero da 300.000 a 19.500 tonnellate. Un danno in termini economici e ambientali che si tradurrebbe nella crisi irreversibile di un intero comparto forestale, industriale e artigianale con la perdita di posti di lavoro e in una grave minaccia per la conservazione di specie, come il Cervo berbero, la Lince e l'aquila imperiale iberica, tipiche di questi ambienti, già a rischio estinzione. Riciclare il sughero favorisce il suo riutilizzo: è utile per produrre lavagne memo, tovagliette, sottobicchieri, piastrelle per pavimenti, caschi da protezione, salvagenti e boe di salvataggio, palle da hockey, da golf, da Cricket e da baseball, le palline dei fischietti, il bersaglio numerato delle frecce, giocattoli, tappeti da bagno, posacenere e calendari ecc. Il sughero viene anche utilizzato con il cuoio, serve ad ottenere valige, sacche da viaggio, portafogli e più recentemente, tessuti per le confezioni. Da non trascurare le industrie automobilistiche, elettriche ed aeronautiche, che sono le principali consumatrici: viene utilizzato come scudo di protezione (dall'elevata temperatura) nelle navette spaziali e nei missili, Shuttle compreso e nel rivestimento interno dei sommergibili. La sua flessibilità fa di lui il materiale più efficace per isolare i tubi occupando il minimo spazio, e nessun altro materiale offre simili prestazioni in dimensioni così ridotte. forse non tutti sanno che.... Il tappo è un componente molto importante per il vino in bottiglia, e dovrebbe essere di qualità proporzionale a quella del prodotto. Spesso purtroppo non è così, e circa il 5% delle bottiglie riporta difetti che sono riconducibili ad imperfezioni del tappo di sughero, come ad esempio il famoso "odore di tappo" che altro non è che un fungo o una muffa (Armillaria Mellea, Tricloroanisole), che si sviluppano alla base della pianta durante la crescita e imprimono al sughero quel particolare odore pungente. Difficile da prevenire, questo difetto si crea anche quando la bottiglia è conservata in verticale. Al contrario, in posizione orizzontale, il contatto sughero-vino impedisce l'azione dei microrganismi. Regole e leggi La Confederation Européenne du Liege ha elaborato un "Codice Internazionale delle Procedure per la produzione dei Tappi di sughero". Siete curiosi di conoscerlo? Leggete nella prossima pagina! 6 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Codice Internazionale delle Procedure per la produzione dei tappi di sughero · sosta all'aperto delle plance per minimo 6 mesi per la stagionatura: l'ideale é almeno un anno. · prima selezione per eliminare le plance macroscopicamente attaccate da microorganismi (macchia gialla) · prima bollitura in acqua pulita attorno ai 100°C per almeno un'ora per eliminare le sostanze idrosolubili, aumentare lo spessore e migliorare la morbidezza ed elasticità. · stabilizzazione postbollitura da 2 a 4 settimane che consente al sughero di essere appiattito e asciugato. · seconda selezione che permette di eliminare eventuali alterazioni (sughero verdonato) e classificazione delle plance in classi secondo spessore e qualità. · seconda bollitura in acqua pulita attorno ai 100°C per almeno mezz'ora per aumentare lo spessore e raggiungere la consistenza ideale per il successivo taglio. · fustellatura per ottenere il tappo grezzo. · primo lavaggio dei tappi in acqua pulita per eliminare le polveri. · secondo lavaggio in acqua ossigenata o acido peracetico o acido sulfamico o con metabisolfito per pulire e disinfettare i tappi. Alcuni di questi trattamenti da soli sono insufficienti e vanno associati; il più efficace é quello con acqua ossigenata che potrebbe lasciare residui di perossidi tollerati nell'ordine di 0,2 milligrammi/tappo. I perossidi presenti nei tappi possono provocare microossidazioni ai vini, ma con apposite procedure possono essere neutralizzati completamente. · eventuale immersione in un bagno colorante per uniformare il colore dei tappi: sconsigliabile ma permesso. · nei tappi ad elevata porosità eventuale colmatura dei pori con una miscela di polvere di sughero e colla per migliorarne l'aspetto e ottenere una migliore tenuta della tappatura. · eventuale applicazione di un rivestimento colorato superficiale con prodotti a base di caucciù per migliorare l'aspetto e la tenuta del tappo. · selezione definitiva in classi omogenee · rivestimento con particolari siliconi elastomeri che lubrificano il tappo e facilitano la sua introduzione nel collo della bottiglia e la successiva estrazione. · stoccaggio dei tappi in locali con umidità compresa tra il 50 e il 65% · confezionamento in sacche sterili. FUSTELLATURA PER IL TAPPO GREZZO PLANCE PER LA STAGIONATURA 7 GENNAIO SFOGLIAMENTO ARTE Oh, happy day... alla scoperta del gospel GISELLA PACCOI Per capire cosa sia il Gospel, bisogna ripercorrere brevemente la sua storia. Durante i secoli XVII e XVIII, gli schiavi portati negli Stati Uniti accompagnavano i lavori nei campi di cotone con la loro musica; nacquero così le “plantation songs”, dalle quali derivarono le “work songs” e i “calls”, canti che servivano anche a comunicare tra loro. Quando, in seguito, i predicatori battisti e metodisti avviarono il processo di conversione, comparvero gli “spirituals”, derivati dagli inni inglesi ai quali erano stati aggiunti ritmi e sonorità africane. Il termine “spiritual” acquista una marcata caratterizzazione nera solo a partire dal XIX secolo: prima d'allora designava gli inni sacri dei coloni metodisti del New England. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX il patrimonio dei canti religiosi afro-americani inizia ad essere raccolto e studiato. Viene depurato dalla rozzezza degli africanismi residui, riarrangiato, armonizzato e riproposto in modelli assai adulcorati da grandi complessi vocali neri. In questa operazione si distinguono soprattutto i Fisk Jubilee Singers, un coro interamente animato da studenti e professori dell'Università Fisk di Nashville. Il loro intervento coincide con un adeguamento della tradizione afro americana all'estetica occidentale. I moduli espressivi più autentici sopravvivono invece nei canti e nelle danze delle "Sette urlanti" o chiese santificate del sud. Questa musica denominata “sanctified” oppure “holiness”, ha negli anni Venti grandi interpreti nelle cantanti Bessie Johnson e Arizona Dranes. Alcuni elementi liturgici afro-cristiani, ma soprattutto l'uso di tamburi e percussioni, l'impiego di cori polifonici scatenati sui ritmi più incandescenti della tradizione nera, si unirono ai primi del secolo alle nascenti forme del jazz, in un gioco di “dare e avere”: la musica sanctified assimila la strumentazione, i ritmi, spesso anche le atmosfere di vitalità sfrenata caratteristiche del primo jazz, mentre sono le voci che risuonano nelle chiese nere a ispirare i primi arrangiamenti dei jazzisti. Negli anni Trenta, ad una fase di sviluppo della musica sacra, che era stata essenzialmente rurale, seguì un momento di elaborazione essenzialmente urbana. Le case discografiche spingevano per una massiccia commercializzazione che i modelli esistenti di spiritual non potevano più soddisfare a lungo. Una sintesi sistematica di tutti i generi sacri nero-americani, e insieme una rielaborazione rigorosa e fedele di essi, riesce al pianista e compositore T. A. Dorsey. Il suo sforzo è quello di modernizzare gli antichi moduli espressivi senza tradirli. Uno sforzo che si sostanzia con la creazione di un nuovo genere : il gospel. 8 GENNAIO SFOGLIAMENTO ARTE Thomas A. Dorsey è considerato da molti appassionati di gospel come il "Padre della Gospel Music". Compositore e arrangiatore di blues ha accompagnato da giovane interpreti famose di blues come Bessie Smith e Ma Rainey. La sua musica, derivante dalla fusione di sacro (spirituals e inni) con profano (blues e jazz) fu osteggiata, dichiarata “musica del diavolo”, e la Chiesa addirittura dichiarò che le composizioni di Dorsey erano indegne di essere eseguite all’interno delle chiese. Grazie ad interpreti piene di talento come Sallie Martin (1896-1988) e Mother Willie Mae Ford Smith (19041994), che divulgavano la sua musica, Dorsey rimase comunque in scena così a lungo da poter scrivere oltre 800 canzoni, che alla fine furono eseguite anche nei luoghi dove precedentemente erano state proibite. Fu fondatore, nel 1932, del National Convention of Gospel Choirs and Choruses, un'organizzazione tutt'oggi esistente. Hanno quindi seguito le sue orme cantanti eccezionali che hanno divulgato il gospel sia negli Usa che in tutto il mondo. Per fare qualche esempio: Mahalia Jackson, (The Queen of Gospel" (1911-1972), Clara Ward (19241973) e James Cleveland ("The king of Gospel" 1931-1991) che fu anche fondatore, nel 1968, del GMWA (Gospel Music Workshop of America), un' importante convention annuale di musica gospel e Edwin Hawkins (autore della famosissima "Oh happy day"). Interpreti leggendari degli anni '50 e '60 furono Edna Gallmon, Sam Cooke ("A change is gonna come") e Brother Joe May. Da ricordare anche le interpretazioni di alcuni brani gospel di Aretha Franklin e Ray Charles. 9 GENNAIO SFOGLIAMENTO ARTE Un’indagine da pecora se in un ovile accade un misterioso omicidio... GISELLA PACCOI Immaginate di essere una pecora. Una bella pecorella da lana, che vive felice insieme al suo gregge in un verde pascolo di un qualunque paesino (chissà perchè... viene subito in mente l’Irlanda). Come reagireste, se un giorno trovaste il vostro pastore ucciso? Potreste comportarvi come una pecorella sciocca, ed iniziare a correre per tutto il prato belando; potreste seguire l’esempio della pecora ghiotta, e approfittarne per brucare un po’ di tenera erbetta, magari dove in genere è vietato. Ma se siete Miss Maple, la pecora più intelligente del gregge (“forse del villaggio, probabilmente del mondo”, dice la pecora di se stessa), non potrete fare a meno di indagare, ragionando, unendo indizi, guidando i vostri compagni fino alla soluzione del giallo. Ecco cosa accade a Glennkill, la ridente località teatro dell’omicidio - ed il titolo del bellissimo romanzo di Leonie Swann. Entrare nei caldi panni di Miss Maple, di agathachristiana memoria, è un’esperienza esilarante: da un lato ci si sente “davvero” pecora di gregge, dall’altro si riescono ad osservare gli esseri umani con gli occhi (buoni ed ingenui) di un animale del tutto estraneo alle nevrosi e alle dinamiche che ci contraddistinguono. Per cui, certi comportamenti diventano incomprensibili, certi altri del tutto fraintesi... fino a creare un quadro chiarissimo, ironico e graffiante della società umana. Se siete fra quelli che leggono un solo libro l’anno... “Glennkill” è senza ombra di dubbio il vostro libro del 2008. Un assaggio: “E dire che ieri era ancora perfettamente in salute,” disse Maude. Le sue orecchie si mossero su e giù nervosamente. “Questo non significa davvero niente,” rispose Sir Ritchfield, il montone più anziano del gregge. “Non è morto di malattia. Non si può proprio dire che le vanghe siano una malattia.” 10 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Fulmini, tuoni e lampi alla scoperta dei mille modi per conservare e gustare questo frutto SIMONA CAPOGROSSO Il fulmine non è che una violenta scarica elettrica atmosferica, che si produce con manifestazioni visive (lampo) e sonore (tuono), generalmente molto vistose, tra una nube e la superficie terrestre o tra nube e nube. Da sempre i lampi, i fulmini ed i tuoni suscitano rispettoso terrore tanto che gli antichi li avevano considerati come la potente arma degli dei quando si arrabbiavano. I Greci pensavano fosse Zeus stesso a scagliarli sulla Terra mentre i Vichinghi credevano che Thor, divinità come Giove per i Romani, correndo tra le nubi, li producesse con il martello. Gli Etruschi dall'intensità del tuono o luminosità del lampo deducevano la volontà divina. Come si generano i fulmini? La nube temporalesca accumula cariche positive verso l'alto, dove la temperatura è inferiore ai 20 gradi mentre verso il basso, dove la temperatura è intorno allo O, si ha un accumulo di cariche negative. Una nube si comporta praticamente come i due poli di una comune batteria. Nella parte bassa della nube, mentre si accumulano le cariche negative, si creano cariche positive, uguali e contrarie, sul terreno sottostante la nube. Così, quando la nube si sposta, è seguita da un flusso di corrente elettrica tra cielo e terra. Nel frattempo, sempre nella parte bassa della nube, si ha una debole scarica verso il basso che crea un canale nell'aria; essa esce dalla nube tentando di raggiungere il terreno. Nel suo tracciato segue il percorso lungo il quale la resistenza elettrica è minore, quello che visivamente vediamo come la caratteristica traiettoria a zig-zag. La piccola scarica arriva quasi a terra, e non appena incontra le cariche positive, del flusso di corrente elettrica, il circuito si chiude producendo la scarica. Lo spettacolo offerto è fantastico, affascinante e, a volte, anche un pò pauroso. I fulmini più impressionanti sono quelli che si scatenano tra nubi e suolo ma i più numerosi sono quelli che non toccano terra. Alcune tipologie appaiono come luci nel cielo che illuminano l' intera nube e sono chiamati fulmini a lenzuolo. 11 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Altri durano pochi secondi e sembrano frammentarsi in tanti puntini luminosi come fossero perle di una collana e sono chiamati fulmini a rosario. Nell'atmosfera è sempre presente una tensione elettrica che può, per ragioni ancora scoosciute, aumentare di intensità e creare strani fenomeni come i fulmini globulari. Immaginate una sfera di cristallo grande come una palla di Natale o più. Questi sferici oggetti luminosi sono, a volte, colorati, per via della pressione atmosferica e della quantità di ossigeno nell'aria. Appaiono all' improvviso e danzano nell'aria, possono svanire lentamente o improvvisamente, silenziosamente o con un rumore assordante. Le particolari tensioni atmosferiche possono creare anche una singola potentissima scarica come il fulmine a ciel sereno o i misteriosi aloni danzanti nella notte sugli alberi dei velieri che i marinai battezzaroo i fuochi di ST. Elmo, in onore del loro patrono. La frequenza dei fulmini può variare da qualche secondo o frazioni di secondo.I fulmini sono sempre collegati a fenomeni luminosi e/o ad un rumore; i lampi e i tuoni, appunto. Il lampo si crea grazie al calore improvviso che colpisce l'aria circostante riscaldandola a decine di migliaia di gradi, si espande ad una velocità spaventosa dopodichè si raffredda rapidamente e contraendosi torna a pressione e temperatura normali. Muovendosi così repentinamente, l'aria produce immense vibrazioni chiamate onde sonore, i tuoni, che possiamo definire come i brividi dell'aria. In conclusione, il fulmine è incredibilmente veloce, il tuono viaggia alla velocità del suono come il lampo viaggia alla velocità della luce, che è quasi un milione di volte più veloce del suono. Ecco perchè noi vediamo il lampo quasi all'istante mentre il tuono lo sentiremo solo quando avrà percorso la distanza che intercorre dal punto in cui è caduto il fulmine fino alle nostre orecchie. Viene spontanea una domanda: perchè a volte il tuono è simile ad uno schiocco secco e a volte ad un rombo sordo?? ma questa è un altra storia...... Ma dopo ogni tempesta torna il sereno... 12 GENNAIO SCIENZA: FIRMAMENTO Orione il cacciatore celeste forse la più bella costellazione di tutto il cielo FRANCESCO DONATI Salve a tutti e buon anno! Questo mese faremo quattro passi tra le stelle di quella che viene quasi unanimemente considerata dagli astronomi (e non a torto n.d.r.) la più bella costellazione di tutto il cielo: Orione. Orione è una costellazione tipicamente invernale e il suo asterismo è talmente conosciuto che costituisce un riferimento importante come quello del grande carro nell'Orsa Maggiore. In realtà tutta la regione di cielo che circonda Orione è caratterizzata dalla presenza di astri molto splendenti e conosciuti, basti pensare a Sirio (Alfa Canis Major) poco a sud est, Castore e Polluce (rispettivamente Alfa e Beta Geminorum) a nord est. e Procione (Alfa Canis Minor) ad est. Gli antichi Greci dedicarono questa regione di cielo ad Orione, il gigante cacciatore. Su di lui fiorirono numerose leggende. La più nota fra queste narra che Orione fosse un vanaglorioso che amava vantarsi della sua bellezza e soprattutto della sua abilità di cacciatore. Egli si vantò con Diana, la Dea della caccia, di essere in grado di poter cacciare e catturare qualsiasi animale ci fosse sulla Terra. La Terra stessa allora (Gea) mandò uno scorpione a punire Orione, questi lo punse uccidendolo. Questo è il motivo per cui Orione e lo Scorpione sono stati posti in cielo in modo che non possano mai incontrarsi. Orione è una costellazione invernale mentre lo Scorpione (vedi Firmamento n°3, giugno 2007) è una tipica costellazione estiva. Nel corso della notte, al tramontare di Orione in cielo ad ovest lo Scorpione sorge ad est e viceversa. Localizzare Orione in cielo non sarà certo una cosa difficile. La vostra attenzione sarà subito attratta dalle tre stelle della cintura che pur non essendo brillantissime sono messe in fila pressoché perfetta. Queste tre stelle si trovano in pratica al centro di un quadrilatero che rappresenta le spalle e le ginocchia del cacciatore. Orione domina il cielo invernale e raggiunge la sua massima altitudine in cielo a metà dicembre intorno alla mezzanotte. Viceversa d'estate è invisibile in quanto in quel periodo il Sole attraversa le vicine costellazioni del Toro e dei gemelli. Alfa Orionis, Betelgeuse (dall'arabo "spalla") è una gigante rossa distante 300 anni luce con temperatura superficiale di circa 3000 Kelvin e grande almeno mille volte il nostro Sole. È una variabile semiregolare che in un periodo di circa 2000 giorni (circa ogni 5 anni e mezzo) cambia di luminosità da magnitudine 0,4 a 1,3. La stella più brillante della costellazione è però Beta Orionis, Rigel ("Piede"), distante almeno 900 anni luce e di magnitudine 0,3. E' venti volte grande il nostro Sole ma è 57000 volte più luminosa ed è anche una stella doppia con una compagna di magnitudine 6,7 distante 9" d'arco (troppo vicina per sperare di poterla separare con il vostro binocolo). Entrambe le componenti sono anche doppie spettroscopiche. Nel complesso il sistema di Rigel è quindi formato da almeno 4 stelle. 13 GENNAIO SCIENZA: FIRMAMENTO Gamma Orionis, Bellatrix (dal latino "guerriera") è distante 250 anni luce ed ha magnitudine 1,9. Sicuramente nel corso delle vostre osservazioni della costellazione sarete spesso attratti dalle tre stelle che costituiscono "la cintura di Orione": Mintaka, Alnilam ed Alnitak. Sigma Orionis, Mintaka ("cintura") dista ben 2400 anni luce ed è una variabile ad eclisse del tipo Algol (vedi "Le stelle variabili" su Firmamento n° 4, luglio 2007) con periodo di 5,8 giorni e una variazione di luminosità da magnitudine 1,9 a 2,1. La sua compagna si trova a 53" ed è di magnitudine 6,3, un bell'oggetto per il vostro binocolo. Ipsilon Orionis, Alnilam ("filo di perle") è di magnitudine 1,7 e dista 1200 anni luce, è 23000 volte più luminosa del Sole. Zeta Orionis, Alnitak (anch'essa significa "filo di perle") è un sistema di tre stelle di magnitudini 2, 4 e 10. Le ultime due stelle sono separate dalla prima rispettivamente di 2",5 e 57" d'arco. In altre parole, quella a 2" è troppo vicina per poter essere separata con il binocolo, quella a 57" è separabile ma è troppo debole per essere rivelata dal vostro strumento di osservazione. Tutto il sistema dista 1200 anni luce. L'oggetto principale della costellazione è comunque la Grande Nebulosa. E' un oggetto notevole visibile anche ad occhio nudo nelle notti limpide in cui la Luna è assente. E' formata da due oggetti, M42 (NGC1976) e M43 (NGC982) e si estende per circa 1° di cielo. Si tratta di una gigantesca nube di gas e polvere che è sede di intensa formazione stellare. Il nostro sistema solare si formato circa 5 miliardi di anni fa proprio da una nebulosa simile a quella di Orione. La nebulosa si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra e possiede un diametro di 15 anni luce. Si stima contenga abbastanza materiali e gas al suo interno da generare un ammasso stellare di almeno mille componenti. Sebbene sia visibile anche ad occhio nudo, purchè il cielo sia estremamente limpido e privo di nubi, migliori osservazioni della nebulosa possono essere fatte con il binocolo e i piccoli telescopi ad ingrandimenti non molto alti. L'osservazione visuale può mostrare la nebulosa divisa in due parti denominate M42 ed M43, in realtà le fotografie ottenute con i telescopi professionali dimostrano chiaramente che le due regioni appartengono alla stessa nebulosa e questa risulta separata da una banda oscura di materiale, la cosiddetta "bocca di pesce". Una particolarità della nebulosa è la percezione del colore che l'occhio umano ha su di essa. Come per la maggior parte delle nebulose, l'occhio la percepisce di un colore verde azzurro, in realtà le fotografie la mostrano di un bel colore rosso arancio. Il motivo sta nella sensibilità ai colori della nostra retina. Infatti l'occhio umano possiede scarsa sensibilità per i colori a bassi livelli di luminosità. C'è un gruppo di stelle che non si può mancare di osservare proprio nel cuore della nebulosa. Teta Orionis 1. È' una stella multipla che illumina i gas che si trovano tutto intorno nella regione. Il sistema è noto anche come "il trapezio". Questo sistema si è formato proprio dai gas della nebulosa. Piccoli strumenti mostrano quattro stelle con disposizione rettangolare di magnitudini da 5 ad 8. In realtà fanno parte del gruppoalmeno altre due stelle di magnitudine 11, visibili solo con telescopi di media grandezza. Teta Orionis 2, è visibile vicino a Teta 1 ed una stella doppia per binocoli di magnitudini 5 e 6. 14 GENNAIO SCIENZA: FIRMAMENTO La costellazione di Orione in una elaborazione effettuata con il software Skymap. Si noti come l'asterismo ricorda molto da vicino la figura di un cacciatore che tiene in mano un arco con una mano e una spada con l'altra. Le tre stelle della cintura separano il busto dalla parte inferiore del corpo. In alto a destra la vicina costellazione del Toro. 15 GENNAIO SCIENZA: FIRMAMENTO Una immagine ravvicinata della zona a sud delle tre stelle della cintura di Orione. In questa zona si trova la famosa nebulosa oggetto delle osservazioni di tutti gli appassionati di astronomia del mondo 16 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Può un drago essere bello? …tanto da divenire, forse, "patrimonio dell'Umanità"? NICOLETTA BETTINI In Iran e nelle Isole Canarie cresce una pianta chiamata "albero del Drago" (Dracaena draco). Il suo nome è dovuto alla sua resina, conosciuta come "sangue di drago" per il suo colore rosso, estratta per incisione del tronco subito sotto la corteccia. Questa resina "draghesca" deve il suo nome a una leggenda tramandata da Plinio (1° sec. d.C.): un grosso serpente azzannò mortalmente un elefante che, cadendo, vi si abbattè sopra uccidendolo col suo peso. Il sangue dei due animali, mescolandosi, originò l'esotica sostanza. E' una pianta monocotiledone, appartenente alla famiglia delle Agavaceae. Ha portamento arbustivo e può raggiungere anche i 20 mt di altezza, la chioma ha la forma di una grande e densa cupola di foglie verdi e acuminate. Nella pianta giovane il tronco è cilindrico, dritto, di colore grigio perla e si divide in rami che terminano con rosette di foglie. I fiori sono bianco-verdastri mentre i frutti, arancioni, sono tondi e carnosi. Cresce lentamente, emettendo i primi rami dopo la prima fioritura mentre le successive ramificazioni hanno una cadenza di 10 - 15 anni, impiegando circa una decade per raggiungere il mt di altezza. Da adulta la corteccia è fessurata, il tronco aumenta di dimensioni e si ramifica più volte. L'altezza totale della pianta può raggiungere diversi metri fino al famoso e leggendario esemplare di Orotava a Tenerife. La particolarità dell'essere una monocotiledone, è quella di non mostrare anelli annuali, quindi l'età può essere stimata solo in base al numero di suddivisioni dei rami. Il sangue di drago veniva utilizzato come colorante dagli antichi romani, e nel medioevo era molto ricercato da maghi ed alchimisti che gli attribuivano virtù terapeutiche. Nel XVIII secolo era utilizzato come mordente per il mogano. Pochi alberi sono tanto avvolti in un'aura mitica come il drago. Il suo aspetto ha contribuito ad aumentare la convinzione che queste piante siano state oggetto, fin dai tempi più antichi, di credenze, simbolismi e attribuzioni magiche. Nel corso dei secoli le numerose proprietà della resina trovarono le più disparate applicazioni: in Oriente veniva usato come colorante cerimoniale, conosciuto come lac (da cui il pigmento colorato o lacca usato dagli artisti col nome di rosso scarlatto); per preparare tinture per utensili, come vernice per violini (usata dai liutai italiani nel XVIII sec.). L'uso più curioso lo racconta l'inesauribile Humboldt (1799) che riferisce nei suoi appunti di viaggio come nel con17 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA vento della "Laguna" (Canarie) le monache fabbricassero stuzzicadenti che venivano tinti con la resina sangue di drago per preservare le gengive. Nell'antica Roma la sostanza veniva usata come colorante e come farmaco antiemorragico. Il dottor J. R. Alonso, medico argentino esperto in fitomedicina, racconta che, presso le popolazioni indigene delle Canarie, il sangue di drago era utilizzato per sanare ferite e piaghe della pelle e della bocca e addirittura per curare la lebbra. Oltre alla resina anche le foglie e gli estratti della corteccia venivano utilizzati in caso di dissenterie ed emorragie, contro ulcere e per fortificare le gengive. Lo studio fitochimico della resina ha dimostrato la presenza di differenti saponine (dracogenina e diosgenina) e altri principi attivi identificati (come per esempio le ruscogenine). Senza dubbio, il Millenario Albero del Drago è il simbolo dell'isola di Tenerife, si pensa che abbia circa 1.000 anni di vita, è alto 16 mt e il suo tronco ha un diametro di 20 mt. Il suo peso è di approssimativamente 140 tonnellate. Tutt'oggi l'Albero del Drago è oggetto di studio dell'UNESCO che sta valutando se nominarlo Patrimonio dell'Umanità. 18 GENNAIO SFOGLIAMENTO BIZZARRIE Viva la Befana un omaggio all’inossidabile vecchietta ALESSIA VESPA Il sei gennaio si festeggia l'Epifania. Nei nostri presepi si aggiungono i tre Re Magi giunti, dopo un lungo viaggio guidati dalla stella cometa, a Betlemme per portare oro, incenso e mirra. Il termine Epifania è stato trasformato nei vari dialetti in Befania al quale si associa la figura femminile della "Befana" che per molti anni ha portato doni, soprattutto dolci e frutta, ai più piccoli svolgendo il compito che ora è svolto dall'alloctono "Babbo Natale". Tuttavia la sua storia ha origini che si disperdono nella notte dei tempi. La legenda vuole che i Re Magi durante il loro viaggio bussarono alla porta di una anziana signora per chiedere informazioni su come giungere a Betlemme e all'invito insistente di unirsi con loro per omaggiare il Salvatore, la donna rifiutò. Successivamente capì di aver commesso un errore. Per rimediare preparò un sacco con dei dolci e si mise, invano, alla loro ricerca. Dopo diverse ore si arrese e decise di distribuire i doni ad ogni bambino che incontrava strada facendo nella speranza che fosse Gesù Bambino. D'allora ciò si ripete ogni anno. La nostra una "dolce" vecchietta non si fa spaventare dalle intemperie è temeraria sfida gli agenti atmosferici, i camini dalle canne fumarie troppo strette, gli scettici che non credono nella sua esistenza e parte per la sua missione: distribuire dolciumi ai bambini che porta sul dorso, nel suo sacco di iuta, nel quale alcune volte non manca il carbone destinato ai più monelli! Viene viene la Befana vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana… Per cui i bambini l'aspettano con trepidazione anche se "l'epifania ogni festa si porta via" e per cui l'indomani tocca ritornare sui banchi di scuola dopo aver trascorso diversi giorni di vacanza dediti al gioco, alla famiglia e poco allo studio! Questo ritorno, comunque, sarà ben allietato dai dolcetti da essa dispensati. Come riconoscerla? E' molto facile, di filastrocche che la descrivono ne esistono tante come ad esempio: La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte con le toppe alla sottana: Viva, viva la Befana! Viene spesso raffigurata come una strega, seppur buona, per cui nell'immaginario comune non può essere vista come una balda e aiutante signora, ma più come un'anziana vestita, certo non con abiti di D&G o Roberto Cavalli all'ultima moda, ma con abiti poveri di origine contadine con fazzoletto al capo, calze sfilate e stivali rotti. Anche il suo aspetto esteriore lascia alquanto desiderare non è una partecipante a un concorso di bellezza. Spesso è raffigurata con un naso aquilino prominente e come ogni strega che si rispetti non può non avere un neo in primo piano. Ha tagliato le spese del dentista dal suo prospetto spese annuali visto che è sdentata, forse per tutti i dolci che mangia!! Si tratta di una vecchietta ecologica che non inquina ha, infatti, scelto come mezzo di locomozione una vecchia scopa con la quale solca i cieli stellati dell'inizio dell'anno e a cui forse la scrittrice, J.K. Rowling, ha pensato quando hai inventato i mani di scopa volanti su cui praticare Quidditch gioco a cui Harry Potter si dedica ben volentieri. E pensare che un tempo avevano deciso di sopprimerla come festa! 19 GENNAIO SFOGLIAMENTO BIZZARRIE Altre storie sull’Epifania l’origine poco nota di questa ricorrenza GISELLA PACCOI Non c’è bambino che, il sei gennaio, non attenda con ansia l’arrivo della Befana, la bruttissima vecchietta dal cuore d’oro. Non tutti sanno, però, che questa festa ha origini antichissime, essendo nata in Oriente circa cento anni dopo la nascita di Cristo. Gli appartenenti ad una setta gnostica, la setta di Basilide, festeggiavano infatti non solo la nascita di Cristo, ma anche il giorno del suo battesimo, che cadeva “il quindicesimo giorno del mese di tubi”, ossia il 6 gennaio. Guarda caso, lo stesso giorno della data paleoegizia del solstizio invernale, nella quale tradizionalmente si festeggiava il nuovo sole. Ecco spiegato perchè i basilidiani, che credevano che l’Incarnazione del Cristo fosse avvenuta non alla nascita ma al battesimo, fissarono questa festa nella data simbolica dell’Epiphània, che in greco vuol dire apparizione e, in senso traslato, “manifestazione sensibile di una divinità”. Gli orientali chiamavano questa festa anche eortè ton photon, ovvero “festa delle luci”. Dell’origine orientale si trovano testimonianze in due singolari celebrazioni italiane: a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, l’Epifania rievoca il battesimo di Cristo nel Giordano. Il vescovo, accompagnato dai sacerdoti, giunge in processione presso la fontana dei Tre Cannoli. Il corteo è preceduto da gruppi di ragazzi che portano in mano alcuni bastoni su cui sono infilate arance. Giunto alla fontana, il vescovo immerge la croce nell’acqua tenendo in mano tre candele accese e alcune foglie di ruta. Contemporaneamente, una colomba di alza in volo dal campanile della chiesa di Maria Odighitria (ovvero “guida”, in greco) e si posa sulla spalla del vescovo. Allora i ragazzi immergono le arance nella fontana e le distribuiscono, benedette, agli abitanti e agli ospiti come simboli dei frutti del Cristo, Arbor mundi. A Recanati, in provincia di Macerata, si celebra la Pasquella. Durante la notte che precede il sei gennaio, cori di bambini cantano, fra le altre, una strofetta significativa: Sulle rive del Giordano dove l’acqua diventa vino per lavare Gesù Bambino per lavare la faccia bella giunti siamo alla Pasquella. 20 GENNAIO SFOGLIAMENTO BIZZARRIE In varie nazioni europeee fino a poco tempo fa c’era la tradizione di eleggere, nel giorno dell’Epifania, un “Re della fava”, così chiamato perchè aveva trovato una fava nascosta nella focaccia tipica di questa festa. A sua volta, il re nominava una regina gettando la fava nel bicchiere della donna prescelta. Secondo una tradizione che risale ai pitagorici, la fava sarebbe il simbolo dell’incessante ciclo di vita e di morte; l’alchimista Eugene Canseliet spiega invece che “la fava altro non è che il simbolo dello zolfo imprigionato nella materia, vero sole minerale, è anche quello dell’oro nascente, dispensatore di ogni piacere in terra. E’ lui quell’oro giovane verde che doterà l’artista, abbastanza fortunato per giungere fino alla maturità, del triplo privilegio della salute, della fortuna e della saggezza.” Ecco perchè trovare la fava nel dolce significa sia fare una scoperta geniale e importante, sia un affare ricco ed eccellente. Inoltre, occorre notare che la focaccia del re è spesso sostituita con un minuscolo bimbo di porcellana, chiamato bagnante, o con un pesciolino, anch’esso di porcellana, esattamente una sogliola (nel latino, solea ha la stessa radice di sol, sole) e che Cristo all’origine era rappresentato con il pesce, il cui emblema abbonda nelle catacombe romane. Come in ogni celebrazione, non potevano mancare delle contaminazioni superstiziose. Nel Labruguière, un distretto della Francia meridionale, ad esempio, alla vigilia dell’Epifania la gente corre per le strade suonando campanacci e sonagli, e facendo ogni sorta di rumore. Poi, al lume delel torce e dei fascinotti accesi si scatena un frastuono assordante col quale si spera di scacciare dalla città tutti i demoni vaganti. 21 GENNAIO SCIENZA IN BIANCO E NERO Simpatie e antipatie del calore in questo mese freddo parliamo di caldo DA: ENCICLOPEDIA “IL TESORO”, 1939 Vi parrà strano: ma anche il calore ha, proprio come noi, le sue preferenze. Vi sono corpi per cui esso ha una speciale attrazione e in cui facilmente si diffonde, altri per cui sente una avversione inesplicabile e in cui è restìo a propagarsi. Il suo passaggio, quindi, da un corpo all’altro non si verifica nella stessa misura per tutti i corpi. Ecco, per esempio, un’asticina di metallo: tenetela con la mano ad un’estremità e avvicinatela al fuoco. Da principio voi tenete benissimo in mano l’asticina, perchè non scotta, ma non passeranno che pochi minuti e dovrete lasciarla andare perchè il calore avrà raggiunto la vostra mano. Il calore, dunque, da un’estremità dell’asta è passato rapidamente, attraverso le particelle del metallo, fino all’altro estremo: la materia dell’asta si è riscaldata “di strato in strato” fino a raggiungere la vostra mano. Questo modo di propagarsi del calore si chiama conduzione: è, infatti, il corpo stesso che “conduce” il calore attraverso le sue molècole. Ma provate ora a scaldare l’estremità di un bastone di legno. Ce ne vorrà del tempo prima che la parte che tenete in mano sia tanto scottante da doverla lasciare! Il calore, quando si tratta del legno, non è così rapido nel propagarsi attraverso gli strati. A seconda, dunque, delle “simpatie” e “antipatie” del calore, vi sono corpi buoni conduttori e corpi cattivi conduttori. Oltre il ferro, vi sono molti altri buoni conduttori del calore: tutti i metalli in generale, l’argento, l’oro, il rame, ecc. Sono invece cattivi conduttori: il legno, il carbone, la porcellana, la lana, il vetro, i tessuti, l’aria, ecc. Ammerate l’allegra fiammata di legna che scoppietta nel camino e s’allunga in vivaci lingue luminose e lambisce gli alari di fuggevoli pennellate gialle. Questa fiamma non è molto calorifica, ma riscalda i corpi anche se sono lontani, irradia il suo calore intorno con molta generosità. Se mettete una bistecca sulla graticola e la graticola alta sulle fiamme della legna, il calore della fiamma investirà la carne arrostendola alla perfezione, anche se la graticola sarà piuttosto lontana dal fuoco. Provate invece a mettere la stessa bistecca a una certa distanza dalla fiammella azzurra del gas. Il calore non la raggiungerà certamente con eguale energia. La fiamma del gas, infatti, dovuta alla combustione del gas con l’ossigeno dell’aria, è d’un color blu molto pallido ed è molto calorifica: non rischiara, ma riscalda rapidamente gli oggetti che sono a contatto con essa: non irradia invece il suo calore sugli oggetti distanti. Essa è, quindi, caldissima ma non ha un forte potere raggiante. Vi sono, dunque, due specie di calore raggiante: il calore luminoso e il calore oscuro. 22 GENNAIO SCIENZA IN BIANCO E NERO I raggi del Sole sono in parte raggi luminosi, in parte raggi oscuri. Vi piacerà certamente scire con me in giardino e arrivare fino alle grandi vetrate che custodiscono, come in un bel nido luminoso e caldo, le piante più delicate. Vedete? Il giardiniere ha raccolto qui dentro le piantine più fragili, i germogli appena dischiusi, i fiori esotici dal profumo intenso, tutte le piante insomma che avevano più bisogno di luce e di calore. Ma perchè proprio sotto questa vetrata e non, per esempio, in una camera qualsiasi, riparata dalle intemperie? Perchè il vetro ha una strana proprietà rispetto ai raggi del Sole. Di giorno lascia passare tutti i raggi luminosi del Sole e li assorbe, ma, durante la notte, non lascia uscire il calore che ha immagazzinato di giorno; quindi il calore oscuro, irradiato e accumulato nella serra durante il giorno, non può più diffondersi fuori e resta imprigionato tra i vetri della serra, mantenendo così il tepore ai fiori delicati. Ma non il vetro solamente ha la proprietà di trattenere il calore oscuro raggiante: anche l’acqua si comporta nella stessa maniera. Essa, di giorno, assorbe il calore solare e, di notte, non lo irradia più al di fuori, ma lo immagazzina nelle sue molecole, che mantengono quindi una temperatura relativamente costante. Per questo i pesci possono vivere in un ambiente mite anche d’inverno: sott’acqua si sta meglio, qualche volta, che sulla superficie! Avete mai pensato agli effetti che produce il calore? “Il calore produce caldo!”, direte voi. E’ vero; voi dal calore ricevete innanzitutto una sensazione calorifica. Ma se sapeste di quanti fenomeni è causa questa meravigliosa, potente energia che domina l’universo! Fate una prova: prendete una pallina di metallo che passi appena appena per un anello. Scaldate la pallina e provate a farla passare ancora attraverso l’anello. Perchè la pallina, scaldandosi, è diveuta “più grande”, è aumentata di volume, si è dilatata. Mettete ora sul fuoco un recipiente con un po’ d’acqua e otturatelo per bene con un sughero. Dopo un po’ che l’acqua si è riscaldata e si è trasformata in vapore, vedrete che il sughero salterà via come un proiettile. E’ stato il calore a riscaldare l’acqua del recipiente e a farne dilatare tanto il vapore da spingere via, con forza, il sughero che gli chiudeva la strada. 23 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Il raffreddore è alle porte i sani rimedi per restare in salute ALESSIA VESPA L'inverno è arrivato alle nostre porte il 21 dicembre scorso e con esso le temperatura si sono abbassate notevolmente influendo, in modo non sempre positivo, sulla nostra salute fisica. Infatti, già in molti si sono presi un bel raffreddore proprio ora che è tempo di festa e di vacanze ed essere in piena forma diventa una necessità fondamentale! Che fare a questo punto per guarire in fretta? Spesso ci si affida ai rimedi casalinghi, non sempre quelli della nonna. Se si ha a casa una bella confezione di antibiotici che il dottore ci aveva precedentemente prescritto perché non finirla di utilizzare? La ragione è molto semplice. Gli antibiotici vanno utilizzati in modo molto accurato, solo in caso di vera necessità e per patologie di origine batterica altrimenti si rischia che, quando se ne ha veramente bisogno, non sortiscano più l'effetto desiderato in quanto i batteri si sono "organizzati" e divenuti resistenti a ciò che gli somministriamo. Il tutto avviene in modo casuale con l'insorgere di mutazioni spontanee nelle colonie batteriche. Nel momento della loro comparsa magari non risultano vantaggiose per i possessori, ma nel momento in cui le condizioni in cui vivono variano, come ad esempio con l'introduzione di un antibiotico, queste risultano utili per combattere "l'agente esterno" e solo gli organismi con tale mutazione riescono a sopravvivere, a riprodursi e quindi a trasmetterla alla loro progenie. Ed ecco sorgere colonie di batteri resistenti contro le quali i nostri "amati" antibiotici non possono fare più nulla. Per questo è molto importante limitarne il loro uso, non utilizzarli per curare un semplice raffreddore o un'altra infezione di origine virale e soprattutto senza aver prima consultato il nostro medico di base. Senza ricorrere a rimedi farmaceutici potremmo invece optare per calmanti di origine naturale come l'arnica, la borragine, la cipolla, l'eucalipto, la lavanda, la menta, il papavero, il timo, il tasso barbasso…, Mességué nel suo erbario scrive "sono profondamente convinto che possiamo rinforzare le difese naturali del nostro organismo contro queste infezioni (n.d.g. influenza) facendo uso di erbe antisettiche come il timo e il serpillo. Perché non proviamo? Per secoli i nostri antenati ne hanno tratto gran giovamento" Propone, nei casi di lieve entità, un infuso semplice da preparare nonché economico utilizzando le due succitate varietà di timo: il timo comune e il serpillo (timo rosso o selvatico) che hanno proprietà antisettiche grazie all'olio essenziale, il timolo, che contengono. Per l'infuso occorrono due pizzichi di serpillo e due di timo per un litro di acqua da bere 3 /4 volte al giorno. Se invece si vuole prevenire il raffreddore consiglia all'inizio dell'inverno di bere una tazza dell'infuso ben caldo ogni sera prima di coricarsi. 24 GENNAIO SFOGLIAMENTO NATURA Nel caso si voglia provvedere in modo autonomo alla loro raccolta nei prati ecco alcune indicazioni utili da sapere per il loro riconoscimento. Queste due piante appartengono alla famiglia della Labiate che annovera diverse piante officinali. Si tratta di piante erbacee con il fusto per lo più quadrangolare, con foglie lanceolate opposte prive di picciolo o con picciolo molto ridotto. Il timo è caratterizzato da foglie con la pagine inferiore bianca-cotonosa e i margini arrotolati a differenza del serpillo. Fiori irregolari tipici delle labiate di colore lilla chiaro. Ora sta a voi la scelta sul metodo d'adottare per meglio passare l'inverno! 25 GENNAIO SFOGLIAMENTO ARTE Lupo Alberto e l’ecologia 26 GENNAIO SFOGLIAMENTO RUBRICHE La notizia delle quattro settimane Bizzarrie della preistoria: il dinosauro aspirapolvere Si chiama Nigersaurus taqueti ed è uno dei dinosauri più insoliti finora scoperti. La sua bocca era formata da ossa trasparenti e due lunghe file di denti sottili, 500 in tutto, che quando si avvicinavano assumevano la forma, o almeno l'apparenza, di un grande filtro. Per questo è stato ribattezzato "dinosauro aspirapolvere". Nelle gengive, dietro a ogni dente se nascondevano altri nove pronti per rimpiazzare l'eventuale perdita di uno. Un'altra caratteristica molto particolare riguarda la sua colonna vertebrale: le vertebre sono molto leggere e sottili, composte per la maggior parte da aria. E' molto probabile che l'animale passasse la maggior parte del tempo con la testa a terra, "annusando" il terreno e "ruminando" ogni tipo di erba che potesse trovare al suolo, in modo molto simile a una mucca Smorz’ ‘e lights In Arizona c'è una città che ama stare al buio. Non tanto per risparmiare sulla bolletta, quanto per veder le stelle. Il cielo deve essere così pulito che deve potersi vedere la Via Lattea. Per questo ha vietato ogni tipo di inquinamento luminoso, a cominciare dalle insegne. Quella città è Flagstaff, la porta del Gran Canyon, in pieno deserto dell'Arizona, dove i cieli sono così tersi che gli Stati Uniti hanno concentrato lì molti osservatori astronomici. Flagstaff è così abituata ad avere di notte sopra di sé un cielo pulito che il prossimo anno festeggerà i cinquant'anni di "campagna per la protezione del cielo notturno". Ma sotto una luce diversa... Il maschio del ragno saltatore Cosmophasis umbratica viene attratto sessualmente da una femmina illuminata da raggi ultravioletti. Questo perché alcune parti del corpo iniziano a brillare, particolare che deve risultare molto seducente, almeno stando all'impegno col quale il maschio ha avviato il corteggiamento nel corso di un esperimento. Una volta spenta la lampada UV, però, l'appassionato casanova ha bruscamente cambiato idea... ignorando completamente la donzella. Che si tratti,anche in questo caso, di imparare a vedere le cose sotto la giusta luce? Zoo epidermico Sulla nostra pelle ospitiamo un vero e proprio zoo di microrganismi. Dal censimento dei batteri presenti sul braccio di persone in buona salute e selezionate casualmente sono saltate fuori 182 specie diverse, di cui l'8% finora sconosciuto. I ricercatori hanno fatto dei campionamenti della parte di braccio compresa tra polso e incavo del gomito di 6 persone in buona salute, 3 uomini e 3 donne, trovando più batteri di quanto previsto. 27 GENNAIO Periodico on-line della Associazione Zygena Onlus Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione Coordinatore di redazione: Gisella Paccoi Impaginato il 31/12/2007 [email protected]