ipiaceridiBacco Il tappo in sughero, protagonista silenzioso di Roberto Rabachino Giornalista e Presidente IWTO International Wine Tasters Organization Non solo chiusura ideale per le bottiglie di vino, questo piccolo oggetto troppo spesso bistrattato è invece il frutto di un’industria virtuosa, da sostenere. Ne va dell’equilibrio ambientale delle coste del Mediterraneo sia nel Nord Africa che in Portogallo, Spagna e Italia (Sardegna). Il tappo in sughero è quindi uno strategico alleato nella lotta alla desertificazione ambientale e sociale di queste aree, e i “decorticatori” sono i lavoratori agricoli meglio pagati al mondo per la necessità della loro altissima esperienza e competenza nell’intagliare la corteccia senza ferire il fusto della pianta. Passa tra le nostre mani velocemente e spesso finisce altrettanto velocemente nella spazzatura, scalzato sulla scena da quel vino che conserva con cura all’interno della bottiglia. Il tappo, piccolo e discreto spettatore dei nostri brindisi, è in realtà un attore principale nella degustazione di un vino, nonché protagonista di un complesso equilibrio ambientale nell’area del Mediterraneo. Stappare una bottiglia con un tappo in sughero, rispetto alle alternative in plastica o vetro, conserva ancora tutto il fascino di un gesto antico e quel che è più importante garantisce a chi il vino lo beve la migliore conservazione in assoluto delle caratteristiche organolettiche e qualitative del prodotto. Ma c’è dell’altro. Ogni volta che si stappa una bottiglia con questo tipo di tappo si contribuisce alla salvaguardia delle foreste da sughero del Mediterraneo e all’arresto dell’avanzata del Sahara. Senza dimenticare che tali foreste, sviluppate in un’area di 2,2 milioni di ettari, sono in grado di assorbire più di 14 milioni di tonnellate di C02 ogni anno. Il riciclo dei tappi In equilibrio, tra l’Europa e il deserto Le foreste di querce da sughero sono posizionate nell’area mediterranea come un vero e proprio baluardo per l’avanzata del deserto. La loro tutela e conservazione dipendono totalmente dal loro sfruttamento per la produzione di tappi in sughero. E questo perché la decortica, cioè l’estrazione della corteccia, se fatta in modo accurato e nel rispetto dei ritmi naturali di ricrescita, è un processo benefico per la pianta, che non la aggredisce, anzi, la rigenera e implica inoltre importanti conseguenze sociali e ambientali per il territorio in cui la foresta cresce. Essa è infatti habitat di numerose specie vegetali e animali a cui è in parte legata l’economia delle realtà rurali insediate nell’area delle foreste 106 ottobre 2012 Ogni anno nel mondo vengono stappati 11 miliardi di bottiglie con tappi in sughero, la maggior parte dei quali viene gettata nella spazzatura. «Uno spreco inaccettabile – afferma Carlos Santos, della sede italiana di Amorim Cork, colosso portoghese leader mondiale nel sughero – Questa materia prima è riciclabile al 100% in numerose applicazioni, perché buttarla via? Noi siamo stati i primi a lanciare un progetto pilota già nel 2009 nel comune di Valdobbiadene (Treviso) e oggi lo abbiamo diffuso a livello nazionale. Si chiama Etico ed è un ambizioso progetto di raccolta e riciclo che mette in circolo l’amore per la natura e la solidarietà e che sta coinvolgendo numerosissimi partner del mondo del vino (cantine, sommelier, consorzi…) e anche alcune onlus impegnate sul territorio nella raccolta e nella sensibilizzazione». Tutti i tappi ricavati vengono venduti a un’azienda trevigiana (la Eco Profili di Maserada sul Piave) che è specializzata in recupero del sughero per la bioedilizia e il ricavato destinato alle stesse onlus e ai loro progetti benefici. Un bell’affare se si pensa che quei tappi sarebbero finiti nella spazzatura indiscriminata. «Fino a oggi sono state raccolte 8 tonnellate di tappi – spiega Santos – ma potremmo fare molto di più considerando che ogni anno ne vengono buttati almeno 800 milioni». Ecco quindi come il sughero può diventare anche veicolo di solidarietà e sensibilizzazione ambientale. Non solo chiusura ideale per una bottiglia di vino, ma un universo green la cui industria, in modo del tutto eccezionale, contribuisce alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia di un patrimonio naturale. Un perfetto connubio tra uomo e natura. Sughero, materia prima unica La quercia da sughero, una sempreverde che cresce solo ed esclusivamente nel Mediterraneo, vive mediamente 200 anni e ha una grande capacità di rigenerarsi: durante il suo ciclo di vita la corteccia si rinnova fino a 16 volte. Dalla semina alla prima decortica trascorrono però 25 anni. Il primo sughero è quindi “sughero vergine” e può essere utilizzato solo per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati. Dovranno trascorrere altri 9 anni prima della seconda decortica e ancora altri 9 prima che dalla corteccia si possano realizzare tappi in sughero: 43 anni minimo in tutto. È solo allora che il sughero raggiunge una stabilità strutturale tale da garantire le proprietà necessarie all’imbottigliamento. Con un ritmo di una decortica ogni 9 anni la stessa pianta può subire questo processo per oltre 200 anni e poi vivere fino a 300-400 anni. In apertura, la delicata fase di decortica di quercia da sughero. In questa pagina, Carlos Santos e Antonio Amorim della portoghese Amorim Cork Dove meno te lo aspetti Se i tappi si possono realizzare solo con la corteccia migliore, accuratamente selezionata a mano (e a occhio) da operai specializzati, cosa si fa con quella corteccia che non supera la selezione? Di certo non si butta via: del sughero non si butta via niente! Proprio grazie alle straordinarie caratteristiche tecniche di questo materiale si sono sviluppate negli anni molteplici applicazioni industriali per recuperare gli sfridi di produzione: dall’aeronautica alla bioedilizia, dal design all’architettura all’abbigliamento il sughero è sempre più utilizzato negli ambiti più impensabili, scelto per la sua elasticità, comprimibilità e resistenza alle abrasioni, per la sua impermeabilità a gas e liquidi e per la sua capacità di essere isolante e ignifugo. Un nuovo mercato che le industrie del sughero hanno saputo aprire con grande lungimiranza, a partire da Amorim Cork. «Abbiamo avviato la fase di verticalizzazione del prodotto fin dagli anni ’70 – spiega Antonio Amorim, Presidente dell’omonimo gruppo, fondato nel 1870 e oggi giunto alla quarta generazione imprenditoriale – investendo in ricerca e sviluppo e orientandoci verso una logica di ampliamento dei settori di applicazione della materia prima sughero nonché verso una riduzione degli scarti. Nel 1998 Amorim è stata inoltre la prima realtà industriale a inaugurare uno stabilimento per riciclo dei tappi in sughero». ottobre 2012 107