RIVISTA TECNICA DELL'AUTOMOBILE - Maggio 2002 L’oscilloscopio: uno strumento misterioso ▲ di Giapaolo Riva E’ senza dubbio indispensabile nelle procedure di diagnosi, anche se a volte è mal utilizzato. Scopriamo il suo funzionamento e descriviamo alcune classiche applicazioni. La TecnoMotor costruisce lo strumento di diagnosi Amico 2000 che oltre alle consuete funzioni di diagnosi seriale, contiene anche il multimetro e l’oscilloscopio. Lo schermo di grandi dimensioni facilità enormemente la visualizzazione dei segnali. 20 R.T.A. 145 Effettivamente questo tipo di approccio alla diagnoSono molti gli autoriparatori che tra le strumentaziosi è corretto ed indispensabile, ma non sempre risoni dell’officina annoverano anche l’oscilloscopio, ma lutivo. Dunque l’oscilloscopio deve essere utilizzato pochi lo sanno usare con competenza. Alcuni di quando l’autodiagnosi non è in loro si avvicinano a questo appagrado di rilevare l’anomalia o lo fa recchio con diffidenza, convinti in modo non corretto. Facciamo che faccia perdere solo tempo. degli esempi per capire meglio. Se Non è così. In parecchi casi l’oscilIl sistema “OBD” avete una vettura che fatica a parloscopio, se utilizzato correttaè un sistema tire e la centralina vi segnala che il mente, è l’unico attrezzo in grado sensore di giri/PMS è in anomalia, di rilevare malfunzionamenti altridiagnostico di la prima operazione che viene normenti mai diagnosticabili. La magbordo per il malmente effettuata è la sostitugior parte dei costruttori di struzione del sensore indicato come menti elettronici dedicati alle ripacontrollo delle non funzionante, senza averlo prerazioni automobilistiche sono conemissiono ventivamente verificato. Accade a centrati sullo sviluppo delle potenvolte che dopo la riparazione l’auzialità dell’autodiagnosi e cioè di inquinanti tomobile abbia ancora difficoltà quella funzione che permette agli nell’avviamento. Cosa fare per strumenti stessi, di colloquiare con risolvere il problema? Si potrebbe le centraline di bordo per leggere misurare la resistenza interna dell’avvolgimento del gli errori memorizzati e verificare i parametri ingesensore se esso è del tipo ad induzione e nel caso gneristici, che regolano il funzionamento del motore risultasse corretta, non rimane altro che utilizzare o più generalmente dei dispositivi elettronici. Pagine di tecnica l’oscilloscopio per verificare la conformità del segnale generato. Come tutti sappiamo tale segnale è molto simile ad un’onda sinusoidale, alla quale manca in un certo istante il classico andamento ondulatorio, generando in questo modo il riferimento rispetto il PMS, utilizzato dalla centralina per gestire l’istante di attuazione dell’accensione e dell’iniezione. Collegandoci con l’oscilloscopio ai terminali elettrici del sensore visualizziamo questo segnale, potendo così verificare se all’atto dell’avviamento della vettura il suo andamento è conforme alle specifiche e cioè se l’ampiezza è sufficiente e se la forma è corretta. Sicuramente ci accorgeremmo immediatamente che tale segnale non è idoneo, perché ad esempio ha una ampiezza troppo limitata. In questo caso è bene verificare il traferro e cioè la distanza che ha il sensore rispetto i denti della ruota fonica alla quale è affacciato. Il problema potrebbe essere anche dovuto alla insufficiente velocità di rotazione del motore durante la fase di avviamento. In questo caso la ruota fonica passa davanti al sensore troppo lentamente o in modo non perfettamente ciclico (istanti in cui il motore si muove con velocità sostenuta ed altri in cui tale velocità è rallentata), provocando la generazione di un segnale non sufficientemente ampio o troppo irregolare per poter essere correttamente riconosciuto dalla centralina. Queste verifiche possono comunque essere fatte solo con l’oscilloscopio e l’esempio citato è uno tra le mille diagnosi descrivibili, che un professionista ha sicuramente dovuto affrontare nella sua esperienza lavorativa. In questa schermata dell’oscilloscopio è rappresentato un segnale rilevabile su un primario di una bobina di accensione. Lo strumento ndica il valore di tensione identificato dalle due “X” e l’intervallo di tempo da esse delimitato. Questo è un segnale di comando di un iniettore. Si notano sulla parte bassa dello schermo le impostazioni degli assi delle ascisse (tempi) e delle ordinate (tensione). Ogni divisione verticale vale 5V, mentre ogni divisione orizzontale vale 2 msec.. Ma concentriamoci ora sulle modalità d’uso fondamentali dello strumento oggetto del nostro disquisire. Le tensioni elettriche generate dai sensori o inviate dalla centralina verso gli attuatori per comandarli, non è detto che siano continue nel tempo e cioè non è sempre vero che il valore di tensione rimane costante al trascorrere del tempo (come invece accade ad esempio per la tensione di una batteria, supponendo che la batteria stessa mantenga invariato il suo stato di carica). Il segnale giri/PMS precedentemente citato è un esempio molto chiaro. Esso infatti assume alternativamente valori variabili con continuità formando le caratteristiche onde che ben conosciamo. Così anche il segnale che la centralina invia ad un 21 R.T.A. 145 L’oscilloscopio: uno strumento misterioso Con l’oscilloscopio integrato nello strumento di diagnosi Amico 2000, è possibile visualizzare fino a quattro differenti segnali. In questo caso vediamo rappresentato quello generato dal sensore giri/PMS (in alto) e quello per il comando di un iniettore. Questo è il segnale generato dal sensore giri/PMS, con il classico riferimento del PMS, opportunamente ingrandito con l’opzione di zoom presente nell’oscilloscopio dello strumento di diagnosi Amico 2000. 22 R.T.A. 145 iniettore è variabile nel tempo, oppure quello ad onda quadra generato dai sensori ad effetto Hall o il tipico duty cycle inviato alla elettrovalvola che comanda il passaggio dei vapori di benzina dal canister verso il collettore di aspirazione, utilizzato in certe applicazioni anche per azionare alcuni tipi di motorini impiegati nella regolazione automatica del minimo. L’oscilloscopio è uno strumento in grado di farci vedere come evolve nel tempo una determinata tensione per verificare se è corretta, proprio perché è in grado di visualizzare il suo andamento. Pensate di avere un foglio di carta sul quale avete disegnato due assi perpendicolari tra loro. Quello orizzontale (o detto delle ascisse) è gradua- to per rappresentare il tempo, mentre quello verticale (o detto delle ordinate) è graduato per ospitare i valori di tensione. Provate a fissare un istante di tempo sull’asse delle ascisse. Determinate su quello delle ordinate il corrispondente valore di tensione che il segnale possiede nell’istante stesso e disegnate il punto nel piano (delimitato dagli assi), ottenuto incrociando due rette perpendicolari che partono dall’istante e dalla tensione che avete precedentemente individuato. Se fate questa operazione per tutti gli istanti di tempo, unendo i vari punti riuscirete a disegnare sul piano stesso (detto cartesiano) la forma d’onda che state analizzando. L’oscilloscopio esegue questa operazione in modo automatico utilizzando uno schermo elettronico al posto del foglio di carta e dei circuiti elettronici specifici per ricevere il segnale da analizzare ed elaborarlo opportunamente al fine di rappresentarlo in modo corretto. Per prelevare la tensione dai terminali elettrici del sensore, si usano due sonde con cavo inserito nell’ingresso specifico dello strumento. Una sonda è normalmente collegata a massa e l’altra deve essere invece collegata al cavo sul quale transita il segnale da prelevare. Facciamo dei semplici esempi per capire bene ciò che abbiamo fino ad ora detto. Se volete visualizzare la tensione generata dalla sonda lambda di tipo ON OFF, bisogna collegarsi ai due fili che portano il segnale in centralina (senza confonderli con quelli che alimentano la resistenza di riscaldamento). Uno di questi è il riferimento di massa e l’altro è quello su cui “viaggia” il segnale. Identico discorso Pagine di tecnica In questo caso vediamo rappresentato il segnale generato da una sonda lambda. Si noti come la scala dei tempi e delle tensioni siano state opportunamente impostate (indicazioni nella parte bassa dello schermo). vale ad esempio per il sensore piezoelettrico della detonazione. Anch’esso ha due fili ai quali bisogna collegarsi con le sonde dell’oscilloscopio. Ma vediamo ora come deve essere impostato lo strumento per poterlo utilizzare correttamente. Alcuni di questi oscilloscopi hanno la regolazione della scala dei tempi (asse orizzontale) e delle tensioni (asse verticale), completamente automatica. Se invece tale regolazione è manuale occorre scegliere i valori corretti per poter visualizzare il segnale sullo schermo in modo appropriato. Con dei pulsanti o dei selettori, in funzione del modello di strumento che si sta utilizzando, è possibile impostare il valore di ciascuna divisione sia per l’asse delle ascisse che per quello delle ordinate. Così se dobbiamo visualizzare un segnale che ha un periodo di un secondo (e cioè che si ripete in modo identico ogni secondo), imposteremo un valore per ogni divisione dell’asse dei tempi di circa 0.2 secondi. Questo vuol dire che tutto il periodo e cioè la parte completa del segnale, verrà rappresentato su circa cinque divisioni dell’asse. E’ logico che cambiando l’impostazione del valore di ciascuna divisione sarà possibile visualizzare il segnale in modo più ampio sullo schermo, facendone però apparire una porzione piccola, o in modo più compresso rappresentando un tratto più lungo. Dunque in funzione di come vogliamo vedere l’andamento della tensione sull’oscilloscopio cambieremo l’impostazione delle divisioni dell’asse del tempo. Un analogo discorso può essere fatto per l’impostazione del valore delle divisioni dell’asse verticale dei Volt (unità di misura delle tensioni). Anche in questo caso se il segnale, tra tutti i valori che assume nel tempo, ha quello massimo pari a 6 V, potremo impostare per ciascuna divisione la tensione di 2 V. In questo caso sarà possibile osservare l’andamento della forma d’onda nel tempo su tre divisioni verticali. Se vorremo avere una visualizzazione più ampia del segnale, occorrerà ad esempio impostare per ogni divisione il valore di 1 V. L’andamento completo della tensione nel tempo avverrà così su sei divisioni. Anche in questo caso dunque l’operatore con la sua esperienza può scegliere l’impostazione più appro- Questi segnali sono stati prelevati sul potenziometro farfalla e sul sensore di pressione assoluta nel collettore di aspirazione. Si noti come giustamente ci sia una chiara similitudine tra i due andamenti. 23 R.T.A. 145 L’oscilloscopio: uno strumento misterioso Il segnale generato dal potenziometro farfalla durante una accelerazione, può essere visualizzato chiaramente dopo aver impostato correttamente la cala dei tempi. In questo caso sono stati scelti 400 msec. per divisione. priata delle scale in modo da rappresentare chiaramente e completamente la zona di interesse del segnale che si vuole visualizzare. E’ necessario osservare comunque che le operazioni fin qui descritte non sono complicate, come potrebbero invece apparire. Con qualche tentativo infatti si riesce a scegliere il giusto valore delle divisioni per l’asse del tempo e della tensione. Il trigger è un altro parametro di fondamentale importanza che deve essere regolato sull’oscilloscopio. Questa impostazione permette infatti di visualizzare il segnale in modo stabile sullo schermo, evitando che continui a cambiare posizione con la conseguenza di renderlo praticamente illeggibile. Il trigger o sincronismo stabilisce il punto dal quale il segnale viene visualizzato. Ad esempio se stiamo analizzando una sinusoide questo punto potrebbe essere il valore zero che viene raggiunto nel passaggio dalla semionda negativa a quella positiva. Esso verrà posizionato sulla parte sinistra dello schermo e il segnale si svilupperà in modo ripetitivo e stabile potendolo così osservare ed analizzare chiaramente. Il trigger può essere interno con attivazione automatica. In questo caso è l’oscilloscopio a decidere in quale punto del segnale iniziare la sua rappresentazione ripetitiva. Può invece essere interno ma impostabile manualmente. L’operatore può perciò scegliere il punto sul segnale dal quale iniziare la visualizzazione, selezionando in questo modo sullo schermo la porzione di interesse. 24 R.T.A. 145 Può essere prelevato anche esternamente dall’oscilloscopio se il segnale che deve essere visualizzato necessità una sincronizzazione con un particolare evento. Ad esempio se volete visualizzare il segnale di comando di un iniettore sincronizzato con quello dell’accensione, si può prelevare tramite una apposita sonda il comando della bobina ed utilizzarlo come trigger. Negli oscilloscopi ci sono altre modalità di funzionamento, ma quelle che abbiamo descritto sono sostanzialmente le più importanti e se imparerete ad utilizzarle correttamente, potrete iniziare ad operare con lo strumento durante le procedure di diagnosi, con competenza ed indubbi benefici. Si nota in questa immagine l’impostazione manuale del trigger sul fronte di discesa del segnale, tramite il cursore ad “X”.