il protogeometrico - Giovanni Mastronuzzi Archeologia

ETA’ PROTOGEOMETRICA
1050-900 a.C.
La guerra di Troia riveste un ruolo centrale nella storia del mondo greco, ben oltre la naturale
connessione con i poemi omerici Iliade ed Odissea. Già Eratostene (276-194 a.C.) attraverso il
sistema del calcolo degli anni contando le generazioni a ritroso aveva potuto collocarla tra il 1194
ed il 1184. Gli scavi archeologici avviati nel 1871 da Schliemann consentirono di verificare una
cronologia assai vicina a quella proposta dallo studioso ellenistico: 1250-1230 ca. a.C.
L’importanza di questo dato sta nel fatto che il crollo di Troia segna l’avvio di un lungo periodo di
crisi per tutto il mondo egeo e più in generale per la parte orientale del Mediterraneo. E’ a questo
periodo che risalgono le invasioni dei “Popoli del mare” tra cui figurano gli Hyksos contro cui
combatterono ripetutamente anche i faraoni egizi. Se il pretesto del tradimento di Elena e la
coalizione dei grandi capi greci appaiono ben giustificati dalla narrazione epica, peraltro
consolidatasi solo nell’VIII sec. a.C., dunque molto tempo dopo gli avvenimenti, d’altro canto
risulta evidente che nella tradizione letteraria convergono circostanze storiche che realmente
segnarono un epoca. Evidentemente la città di Troia, a controllo del Bosforo e dei Dardanelli,
doveva costituire una limitazione nei contatti tra i regni Micenei ed il Mar Nero. La guerra
scoppiata per esigenze economico-commerciali dovette però indebolire anche i Greci che
successivamente cedettero alla cosiddetta invasione dorica: una serie di spostamenti di genti
provenienti dal nord, di lingua indoeuropea, che lo storico Tucidide riferisce al 1104 a.C.
La crisi innescata dalla Guerra di Troia si protrasse dunque per ca. 150 anni fino alla metà dell’XI
sec. a.C. e prende il nome di età submicenea. Dal 1050 si dà tradizionalmente avvio all’età
Protogeometrica. Per questo ed il successivo periodo del Geometrico sono state anche adottate le
denominazioni di Medio Evo Ellenico e Dark Ages of Greece. Infatti se la Grecia attraversa una
fase di formazione di quegli elementi che ne caratterizzeranno storia e cultura, a partire dalla polis,
tuttavia la scrittura, dopo la diffusione legata all’amministrazione delle comunità micenee, è del
tutto sparita e ricomparirà soltanto nella seconda metà dell’VIII secolo grazie ai rapporti con i
Fenici.
I regni micenei avevano un’organizzazione palaziale, con una complessa burocrazia ed una società
verticistica, in cui il ruolo dominate era ricoperto dal wanax, il re che risiedeva, appunto, nel
palazzo (megaron). Con l’invasione dorica subentra un’articolazione di tipo tribale e territoriale e le
comunità ricorrono ad un’economia di sussistenza. A livello archeologico gli indicatori principali
delle trasformazioni sono costituiti dalla diffusione del ferro, cui si collegano nuove armi e novità
tattico-militari, dalla comparsa del rito dell’incinerazione dei defunti in luogo dell’inumazione, e
dall’apparizione di nuove tipologie di oggetti di uso comune, in particolare vasi e fibule.
I poemi omerici vorrebbero rappresentare i regni micenei, ma sono in realtà il riflesso della società
di età geometrica, in cui le attività di rango sono l’agricoltura e allevamento, mentre i commerci, di
importanza centrale per il mondo miceneo, riacquisiranno importanza in un epoca successiva, come
documenta l’opera esiodea (ta erga kai emerai).
Atene ricopre un ruolo particolarmente importante nelle fasi submicenee e protogeometrica.
Probabilmente il fatto di essere stata sede di un regno miceneo secondario rispetto alle grandi
Micene, Pylos, Tirinto ecc. consentì alla sua comunità di sopravvivere e consolidarsi rapidamente.
Le tombe submicenee rinvenute nell’area del Ceramico documentano il rito dell’inumazione e
mostrano un repertorio vascolare chiaramente connesso con le fasi precedenti, ma la decorazione
dei vasi è estremamente modesta e limitata ad ampie superfici verniciate o a semplici motivi
geometrici. Da qui prende avvio la fase protogeometrica contraddistinta da sepolture ad
incinerazione in cui i resti del defunto vengono deposti all’interno di anfore; come coperchio viene
utilizzato un vaso per bere: lo skyphos o il kantharos. I motivi decorativi più caratteristici di questa
fase sono i cerchi ed i semicerchi concentrici, tracciati in maniera estremamente precisa con l’uso di
strumenti a compasso e distribuiti in maniera misurata geometricamente sulla superficie dei vasi.
Sono presenti anche le linee ondulate e raramente soggetti figurati come il cavallo su un’anfora di
Atene: questo animale ricopre un ruolo sociale particolarmente importante in quanto vero e proprio
status symbol delle aristocrazie.
Fig. 1: Skyphos protogeometrico
(da Bianchi Bandinelli, Paribeni, L’arte dell’antichità
classica. Grecia)
Fig 2: Anfora protogeometrica (da Becatti, L’arte dell’età classica)
Fig. 3: Vaso a fiaschetta dagli scavi della Metropolitana di Atene (da
Stampolidis, Athens: The City Beneath the City)
La ceramica di ottima qualità prodotta ad Atene circolò nel mondo greco e venne imitata nelle varie
produzioni regionali. Tra queste ha una posizione particolare quella sviluppatasi sull’isola di Creta,
dove, evidentemente, ebbe un ruolo particolarmente importante la tradizione minoico-micenea. Su
un cratere da Fortezza la decorazione comprende che disposte secondo uno schema araldico; un
esemplare di hydria mostra una decorazione a treccia in cui il rigore geometrico si sovrappone a
schemi decisamente più liberi.
Fig. 4: Cratere con capre dal sito di Fortezza (Creta) (da
Becatti)
Fig. 5: Hydria da Creta
www.segnicreativi.it/f19g.jpg)
(da
Accanto alle produzioni ceramiche è occasionalmente documentata la plastica in terracotta, come
nello straordinario esemplare di centauro dalla necropoli di Lefkandi sull’isola di Eubea (h. 36 cm)
e nelle figure modellate a mano dal santuario di Olimpia che documentano la destinazione cultuale
dell’area già in un orizzonte cronologico così antico.
Fig. 6: Idolo fittile femminile da Olimpia (da Yalouris, Olimpia. Guida del Museo e del santuario)
Fig 7: Centauro da Lefkandi
(http://nautarch.tamu.edu/class/353/Lefkandi%20centaur.jpg)
Piuttosto scarse sono le informazioni relative all’assetto degli abitati. I dati relativi ai siti di Karphi,
sull’isola di Creta, Lefkandi e Smirne, in Turchia, consentono tuttavia di proporre alcune
considerazioni di carattere generale.
Le abitazioni erano costitute prevalentemente da un unico ambiente a pianta rettangolare, quadrata o
absidata, con alzato di mattoni crudi e copertura in materiale stramineo. Esse si concentrano in zone
difficilmente accessibili per favorirne la difesa (Karphi) oppure si distribuiscono su un’area più
ampia circondata da fortificazioni costituite da uno zoccolo di pietre su cui si impostano i mattoni di
argilla cruda. Alcune abitazioni risaltano per dimensioni e collocazione nell’abitato.
A Lefkandi risale alla prima metà del X sec. a.C. un grande edificio a pianta rettangolare lungo 45
m ca. messo in luce nell’area di necropoli di Toumba. La copertura dell’edificio era sostenuta da
una fila di pali che correva tutto intorno ai muri esterni; all’interno era sistemata una tomba divisa
in due settori: una parte ospitava le ceneri di un guerriero (come indica la presenza di spada e punta
di lancia), nonché della moglie (a cui si riferiscono alcuni ornamenti in oro); nell’altra erano
sistemati 4 cavalli. Destinata inizialmente a costituire la dimora del guerriero che ricopriva un ruolo
di comando nella comunità locale, alla sua morte venne trasformata in heroon, vero e proprio
edificio di culto per celebrare il ricordo di un personaggio di prestigio, tanto da rendere
consigliabile che nel viaggio ultraterreno l’uomo venisse accompagnato dai cavalli del suo carro da
guerra e dalla moglie.
Fig. 8: Assonometria dell’edificio di Lefkandi
(da Bejor, Castoldi, Lambrugo, Arte greca)