Tracce di storia comunitaria nelle pergamene dell

ppartenente al principato vescovile di Trento, la Val di
Ledro dal medioevo fino al termine dell’antico regime
fu dotata di un’organizzazione comunitaria valligiana.
Due erano le compilazioni statutarie secondo le quali si
reggeva il territorio, gli Statuti e gli Ordini della Val di Ledro.
I quattro «Concei», che riunivano i diversi villaggi della
valle, costituivano poi delle entità autonome dotate di propri
ambiti comunali. I relativi confini erano però complicati da
un insieme di situazioni caratteristiche di quell’età: monti e
pascoli goduti in comunione tra villaggi vicini, diritti
esercitati da terzi su terre d’altri che ne limitavano la piena
proprietà, servitù boschive, pascolive e d’altro genere.
Le comunità trentine nel corso del tempo avevano compilato,
sulla base dell’esperienza consuetudinaria, carte di regola e
ordinamenti vari allo scopo di disciplinare lo sfruttamento
delle risorse economiche e di definire la propria
organizzazione interna. Così era anche relativamente ai
Concei della Val di Ledro.
L’uso dei boschi e dei pascoli, qui come altrove in Trentino,
si svolgeva in gran parte su base collettiva; a volte anche
l’agricoltura sottostava a interferenze da parte del diritto
comunitario.
Una quantità di vertenze giudiziarie, spesso di durata
secolare, tra comunità vicine a causa di confini e diritti
contesi ha caratterizzato la vita degli antichi villaggi trentini.
Alcune pergamene del Comune di Bezzecca recano
testimonianza dei contrasti un tempo avvenuti, rivelando al
contempo dati importanti per la storia istituzionale ed
economica, nonché per la toponomastica e altre discipline.
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TRACCE DI STORIA COMUNITARIA NELLE PERGAMENE
DELL’ARCHIVIO COMUNALE DI BEZZECCA
Le comunità di Tiarno di Sopra, Tiarno di
Sotto e Bezzecca da una parte e gli uomini
di Pré dall'altra eleggono otto arbitri per
dirimere la vertenza dei diritti di pascolo
sul Monte Tremalzo. Pieve di Ledro,
4 agosto 1443.
Tremalzo costituiva un esempio di
proprietà goduta in maniera indivisa tra
più comunità (Tiarno di Sopra e
Bezzecca), cui si aggiungevano i diritti di
pascolo e uso del bosco avanzati da
un’altra comunità (Pré). Nel documento
Sono citati i saltari (guardie boschive e
campestri) di Tiarno di Sopra e Bezzecca,
che avevano pignorato il bestiame di Pré.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (13351923), Diplomatico, n. 2.
Atti della causa vertente fra le comunità di Tiarno di
Sotto e Bezzecca davanti a Giacomo, notaio di Locca
e vicario di Ledro nelle cause civili, per diritti sul
monte Croina in località Le Coste. Pieve di Ledro, 15
maggio 1465
Anche in questo caso si trattava di sequestri eseguiti
dai saltari, questa volta di Bezzecca, ai danni della
gente di Tiarno di Sotto.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (1335-1923), Diplomatico,
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TRACCE DI STORIA COMUNITARIA NELLE PERGAMENE
DELL’ARCHIVIO COMUNALE DI BEZZECCA
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Alcuni vicini di Bezzecca, Tiarno di Sopra
e Tiarno di Sotto, delegati dalle rispettive
comunità, redigono il regolamento del
monte "de sopra Croina". Tiarno di Sotto,
13 marzo 1586.
La montagna era sfruttata in maniera
indivisa da parte di tutte e tre le
comunità. Il nuovo regolamento era stato
scritto per ovviare ai danni
continuamente apportati al bosco, a causa
di tagli indiscriminati delle piante per usi
diversi e per ricavare carbone.
Nel documento sono citati i giurati, i
consoli e altri uomini deputati a fare
osservare il regolamento suddetto.
Toponimi presenti: sopra Cròina, Dosso
Agu, Dosso Mazor (Dòs maór), Sotto ale
Grotte, Valle Ovredi (Val de Övri?)
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (13351923), Diplomatico, n. 19.
Domenico fu Bartolomeo Ferrandi di
Valtino e Giovanni Antonio fu Bertolino
di Pannone, abitante a Tremosine,
concedono in locazione per nove anni
ad alcuni vicini di Bezzecca un fondo
prativo, grezzivo e boschivo sito nel
territorio di Tremosine, sul monte
Tremalzo, al Zelo, per un affitto annuo
di 10 soldi di denari bresciani.
Bezzecca, 9 settembre 1548.
Su detto Monte Zelo era concesso a
quelli di Bezzecca ricavare una cascina
per dimorarvi con il loro bestiame dal 1
maggio al 25 giugno; successivamente a
tale data si sarebbero dovuti trasferire
sui loro monti.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (13351923), Diplomatico, n. 14.
Gaudenzio Madruzzo, capitano di Riva
e commissario nella causa fra la
comunità di Bezzecca e Pietro
Brighenti per il diritto di vicinia,
emette sentenza. Riva del Garda, 28
gennaio 1606.
Spettava agli organismi di villaggio
pronunciarsi sull’accettazione di nuovi
venuti o di coloro che, già residenti,
erano considerati ancora forestieri,
solitamente dietro versamento di una
tassa d’ingresso. In questo caso il
capitano di Riva (le cause in appello
avviate in Val di Ledro erano decise
qui) dà ragione al Brighenti e invita la
comunità di Bezzecca ad accoglierlo
come vicino.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (13351923), Diplomatico, n. 22.
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I vicini della comunità di Bezzecca,
adunati in assemblea generale, eleggono
loro procuratori e sindaci Giovanni
Collotta fabbro e Antonio "Regis" (Del
Re). Bezzecca, 15 agosto 1467.
Essendo frequenti le cause intentate
dalle antiche comunità nei confronti di
privati o di comunità limitrofe, era
necessario (come in questo caso)
nominare dei patrocinatori (sindaci).
Qui sono i vicini, riuniti su ordine dei
consoli di Bezzecca nella maggioranza di
almeno due terzi degli aventi diritto, a
decretare quanto sopra. Il documento è
importante poiché riporta una serie di
nominativi degli abitanti di Bezzecca
all’epoca della stesura dell’atto.
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Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (13351923), Diplomatico, n. 5.
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I vicini della comunità di Bezzecca, adunati in pubblica regola
assieme ai consoli e ai consiglieri di detta comunità, eleggono 4
procuratori nella causa vertente contro gli uomini di Tiarno di
Sotto. Bezzecca, 13 marzo 1513.
Documento analogo a quello sopra. Rileviamo i nomi dei due
consoli, Bernardino Collotta e Donato Gallina, e dei due
consiglieri, Bartolomeo Collotta e Giovanni Capra.
I consoli nel basso Trentino erano solitamente le figure poste al
vertice dell’amministrazione comunitaria.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio preunitario (1335-1923), Diplomatico, n. 6.
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TRACCE DI STORIA COMUNITARIA NELLE PERGAMENE
DELL’ARCHIVIO COMUNALE DI BEZZECCA
Vertendo una controversia per i
diritti di pascolo sul Monte
Tremalzo, le comunità di
Bezzecca e di Tiarno di Sotto si
affidano a comuni amici e
compositori, che formulano
una transazione. Pieve di
Ledro, 24 febbraio 1522.
Si trattava di una lite causata
da multe comminate da quelli
di Bezzecca a un uomo di
Barcesino per aver fatto
pernottare e pascolare il suo
bestiame sul Monte Tremalzo
in tempo vietato e fuori dai
confini. La comunità di
Barcesino afferma di averne
avuto diritto. Si giunge a un
accordo non si sa quanto a
lungo rispettato. Infatti, tali
vertenze di solito si
riproponevano a distanza di
tempo.
Archivio comunale di Bezzecca, Archivio
preunitario (1335-1923), Diplomatico, n. 10.
a pergamena deve l'origine del suo nome alla città di
Pergamo, in Turchia, dove, attorno al II secolo a.C., si è
cominciato a produrre il supporto scrittorio per
eccellenza. Infatti la duttilità, unitamente alla resistenza, fece
della pergamena il materiale più utilizzato per tramandare la
memoria scritta. Su pergamena i magistrati redigevano i
"capitolari"; i notai stendevano su pergamena rogiti,
testamenti ed altri atti, con l'obbligo di conservare protocolli
membranacei; a imitazione dei pubblici uffici, corporazioni di
mestieri, scuole di devozione ed università facevano scrivere i
propri diplomi su questo duraturo supporto. Anche dopo
l'introduzione della carta, da oriente, i documenti più
importanti venivano redatti su pergamena.
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LA PERGAMENA: MANIFATTURA
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La calcinazione
favorisce la depilazione
della pelle mediante
l'allargamento del bulbo
pilifero e la
solubilizzazione della
cheratina alla base del
pelo.
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La manifattura della pergamena è rimasta pressoché immutata
col passare dei secoli.
Si ottiene, prevalentemente da ovini e caprini, che, una volta
macellati vengono scuoiati, mettendone la pelle a essiccare
sotto sale per evitare che si imputridisca. La prima lavorazione
è la calcinazione: si lasciano le pelli a fermentare per alcuni
giorni in vasche contenenti acqua e calcio idrossido per poterle
meglio depilare. Segue poi la fase più importante, il
tensionamento a telaio: su di una struttura lignea,
quadrangolare o circolare, si tende la pelle ancorata lungo il
suo perimetro tramite delle corde, fino a completa asciugatura;
in questo stadio, mediante degli strumenti affilati a forma di
mezza luna, si assottiglia lo spessore dalla parte del carniccio.
Dopo alcuni giorni la pergamena è pronta per essere utilizzata.
La scarnitura permette l'assottigliamento
dello spessore della pelle in modo da
renderla più elastica e flessibile.
Il tensionamento a telaio facilita la
disposizione delle fibre di collagene
in direzione parallela alla
superficie.
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LA PERGAMENA: RESTAURO
a metodologia di restauro di documenti o legature in
pergamena ha subito, a differenza della manifattura,
notevoli sviluppi. All'inizio del XX secolo si usava
ammorbidire i materiali con soluzioni di origine grassa, che
con il tempo ossidavano rendendo ancora più fragile e rigido
il supporto. Per facilitare la lettura nei secoli XIX e XX si
utilizzavano delle soluzioni a base di noci di galla
(un'escrescenza di alcune piante ricca di tannino), che
immediatamente mettevano in risalto lo scritto ma poi
tendevano a scurire fino a rendere completamente imbrunito
l'intero foglio, non riuscendo quindi più a distinguere il segno
grafico. Il concetto di restauro moderno impone interventi
neutrali, reversibili e, soprattutto negli ultimi anni, non
invasivi. Si tende ad operare con la massima cautela e solo
quando sia strettamente necessario alla sopravvivenza del
documento. Si attuano interventi di pulitura a secco,
spianamento e tiraggio mediante umidificazione ad
ultrasuoni o membrana in Gore-Tex; la collocazione avviene
in buste e contenitori a pH neutro.
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Esempio di un vecchio restauro
degli anni Settanta.
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L’immagine a luce radente
evidenzia ondulazioni e
contrazioni.
Per una conservazione ideale
devono essere utilizzati
materiali a pH neutro.
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La pulitura a secco mediante
polvere di gomma toglie il
deposito polveroso presente
sui documenti antichi.
Prima di procedere alle
operazioni per via umida è
necessario eseguire il test di
solubilità degli inchiostri.
Il tiraggio su telaio consente di
ripristinare la planearità del
documento.
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