domeniche d`organo - La tomba di sant`Agostino – Pavia

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Basilica di S.Pietro in Ciel D’Oro. Pavia
Comitato Pavia Città di S. Agostino
Associazione Musicale Lingiardi
DOMENICHE D’ORGANO
con J. S. Bach e S. Agostino
Organista
Maria Cecilia Farina
Organo Lingiardi op. 266 (1913)
6 aprile 2014: V di Quaresima
Johann Sebastian Bach
1685 – 1750
Preludio e Fuga in si minore BWV 544
Corale Herzlich tut mich verlangen BWV 727
Fuga su un tema di Corelli BWV 579
Corale Vater unser im Himmelreich:
BWV 737, BWV 683, BWV 636, BVW 682
Preludio e Fuga in mi minore BWV 548
Nella quinta Domenica di Quaresima apriamo la meditazione musicale con il Preludio e fuga in si
minore BWV 544. E’ uno dei più intensi binomi bachiani, tramandatoci da un autografo risalente
agli anni di Lipsia. Il motivo principale del preludio “pro organo pleno”, dal carattere declamatorio
e drammatico, è lo stesso dell’aria Es ist vollbracht [Tutto è compiuto] dalla Passione secondo
Giovanni, nella stessa tonalità di si minore.
Anche il Corale Herzlich tut mich verlangen BWV 727 è correlato al tempo quaresimale e alla
meditazione sulla morte. La melodia di origine profana viene cantata anche su altri testi, tra i quali
O Haupt voll Blut und Wunden [“O capo insanguinato”, presente anche nella liturgia cattolica
italiana] e Befiel du deine Wege, entrambi nella Passione secondo Matteo.
Herzlich tut mich verlangen
nach einem selgen End
weil ich hier bin umfangen
mit Trübsal und Elend.
Ich hab Lust abzuscheiden
von dieser argen Welt,
sehn mich nach nach ew’gen Freuden,
O Jesu, Komm nur bald.
Ardentemente anelo
ad una fine beata
poiché qui sono angustiato
con tormenti e miseria.
Ho desiderio di lasciare
questo mondo malvagio,
di aspirare alla gioia eterna,
o Gesù, vieni presto!
La Fuga BWV 579 è costruita su un tema di Arcangelo Corelli (secondo movimento della Sonata
da Chiesa a tre n.4 op.3, Roma, 1689). Abbiamo più volte sottolineato come Bach conoscesse e
praticasse alla perfezione lo stile italiano, che insieme allo stile francese costituiva l’alfabeto
fondamentale per tutti i musicisti europei in età barocca. Corelli, il più significativo autore della
scuola romana nel 1600, fu per Bach una grande auctoritas, un vero maestro dal quale attingere
temi e stilemi.
Il programma prosegue con una meditazione sul Padre nostro [Vater unser], la preghiera che
Gesù stesso ci ha insegnato. Basandosi sul testo del Vangelo secondo Matteo, Lutero parafrasò in
tedesco la preghiera in dieci strofe, cantate su una melodia che compare la prima volta nel
Gesangbuch di Valentin Schumann (1539).
Ecco il testo della prima strofa:
Padre nostro nel regno dei cieli
che hai voluto che tutti allo stesso modo
fossimo fratelli e ti invocassimo
e che da noi salisse la preghiera,
fa’ che non sia la bocca soltanto
a pregare, ma il cuore.
Vater unser in Himmelreich
der Du uns alle heissest gleich,
Brüder sein und dich rufen an,
und willst das Beten von uns an,
gib, dass nicht bet allein der Mund,
hilf, dass es geh von Herzensgrund.
Le quattro versioni per organo che Bach compose su questa melodia, fatta eccezione per BWV 727,
appartengono ad alcune importanti sillogi delle quali abbiamo avuto già occasione di parlare nelle
precedenti Domeniche d’organo: BWV 683 fa parte dell’ Orgelbüchlein, il “piccolo libro d’organo”
scritto da Bach a scopo didattico, ma in realtà opera di infinita complessità e ricchezza di simboli
teologici; BWV 636 e 682 appartengono alla terza parte della Clavierübung, una silloge che
comprende, oltre al grandioso Preludio e fuga in Mi bemolle maggiore (già eseguito in una
precedente Domenica d’organo), una serie di corali in doppia versione, grande e piccola, sul
modello dei due Catechismi di Lutero. La versione grande del Vater unser (BWV 682) costituisce il
più complesso di tutti i corali composti da Bach. In una struttura simile a quella di una triosonata,
dove la mano destra e la sinistra sulle due tastiere sono trattate come due strumenti che dialogano,
mentre i pedali eseguono il basso continuo, Bach incastona il cantus firmus, cioè la melodia del
corale, in forma di canone all’ottava (non dimentichiamo che il termine canone deriva dal greco
kanon, cioè “ legge”), per un totale di cinque voci.
Conclude il programma il Preludio e Fuga in mi minore BWV 548. Opera autografa di
proporzioni monumentali, risalente forse agli anni di Lipsia, questo binomio è strutturato, come
abbiamo già avuto modo di rimarcare per molte altre composizioni di Bach, secondo la proportio
aurea o divina: è stato rilevato infatti che il rapporto tra il numero di battute della Fuga (231) e
quelle globali di Preludio e Fuga (368) si avvicina alla sezione aurea del segmento.
Spitta lo definì “ una sinfonia in due movimenti”, immagine che – afferma Alberto Basso in Frau
Musika - “risponde al concetto di grandiosità e magniloquenza nella quale, alle fine dell’Ottocento,
si identificava la Sinfonia”.
Il Preludio, di ampio respiro, si sviluppa in forma concertante, con una polifonia possente e serrata.
La Fuga è basata su un soggetto cromatico che dal punto di visto grafico forma un cuneo: proprio
per questo è stata definita dalla storiografia anglosassone “wedge fugue”. Soggetti cromatici di
questo tipo nella tonalità di mi minore sono frequenti in Bach (anche nel Clavicembalo ben
temperato) e negli autori pre-bachiani. Una peculiarità di questa Fuga, molto rara in tale forma
musicale, è la presenza di un da capo: l’esposizione iniziale viene riproposta alla fine del brano,
risultandone così un’architettura musicale proiettata verso la forma-sonata classica (esposizione,
sviluppo e ripresa). Originale è poi il trattamento di queste sezioni, che sembrano voler riassumere i
caratteri della polifonia severa, della toccata e del concerto, rendendo il brano di ardua esecuzione e
di scintillante bellezza.
MCF
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