1 Premio Cesare Bonacini 2003 Premere ed essere premuti, tirare ed essere tirati. Esperimenti quantitativi su fenomeni d'interazione tra corpi. Istituto di Istruzione Superiore “Primo Levi”, Montebelluna TV. Studenti GOBBO MARTINI SOLIGO TRINCA GIANPAOLO PAOLO MASSIMILIANO CLAUDIO 5a A Liceo Scientifico Tecnologico 5a A Liceo Scientifico Tecnologico 5a A Liceo Scientifico Tecnologico 5a A Liceo Scientifico Tecnologico Docenti Coordinatori PROF. SPADA EMANUELE BONORA MARIO (MATEMATICA/FISICA) (TECNICO DI LABORATORIO) 1° Premio Motivazione: Uno studio dell'interazione tra correnti elettriche e magneti è stato affrontato mettendo sperimentalmente in evidenza fenomeni di cui abitualmente si legge nei libri ma che raramente sono presentati in modo chiaramente visibile in laboratorio. Le scelte sperimentali compiute sono state sostenute da una progettazione, da un'attività preparatoria ed infine da una realizzazione precise ed attente. All'originalità della proposta si affianca l'inventiva con cui sono state pensate soluzioni semplici ed efficaci ai problemi sperimentali che si presentavano. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con l’ISTITUTO GAS IONIZZATI, progetto RFX del C.N.R. di Padova Premio Cesare Bonacini 2003 RELAZIONE DEL DOCENTE COORDINATORE I PARTECIPANTI Il lavoro è stato portato aventi da un piccolo gruppetto di alunni, ben motivato, della classe 5° Tecnologico del Liceo Scientifico di Montebelluna (TV). Le esperienze sono state effettuate nel Laboratorio della nostra scuola dove abbiamo trascorso molti pomeriggi e si sono svolte con le modalità di un RICERCA vera e propria. Partendo da un’idea fondamentale sono stati sviluppati vari aspetti teorici e sperimentali, fino ad ottenere un quadro abbastanza coerente dei fenomeni analizzati. L’IDEA L’idea della proposta da me fatta agli alunni di quinta A Tecnologico per la realizzazione delle esperienze qui presentate, è nata da una serie di discussioni che ho avuto con alcuni ricercatori dell’Istituto Gas Ionizzati di Padova, riguardo ai moti di deriva elettrica in un plasma da fusione nucleare. In caso di presenza contemporanea di un campo elettrico e di un campo magnetico le particelle caricher acquistano, in condizioni stazionarie r r E∧B che da luogo ad un movimento una velocità di deriva elettrica: v = B2 globale del plasma, nel senso che questo moto è indipendente dal segno della carica elettrica, come pure dalla massa, di ciascuna particella. Una situazione analoga doveva allora presentarsi anche in presenza di campi elettrici e magnetici in un liquido. Da qui la proposta, subito accolta con entusiasmo da parte di un gruppetto di alunni. Vari tentativi di mettere a punto le esperienze, durante il corso dell’anno, si sono rivelati infruttuosi, con conseguente delusione e momentanei scoraggiamenti. Ogni volta però, dopo un’attenta analisi, nasceva da parte di qualche alunno una nuova idea da “provare sperimentalmente”, che rimetteva in moto l’entusiasmo di tutto il gruppo. Una svolta significativa si è avuta quando l’Istituto Gas Ionizzati ci ha prestato una serie di calamite in grado di generare intensi campi magnetici, utilizzando i quali, finalmente, “l’acqua si è mossa”. Un’altra importante “sorgente” di motivazione e spunto per la messa a punto di nuove esperienze è stata la decisione di inquadrare il lavoro nell’ambito della proposta del “Premio Bonacini 2003”. Il docente Coordinatore Emanuele Spada. 2 3 Premio Cesare Bonacini 2003 INTRODUZIONE IL PRINCIPIO DI AZIONE E REAZIONE Il fatto di tirare o premere qualcosa e sentirsi contemporaneamente tirati o premuti fa parte delle nostre esperienze quotidiane. Non è però necessario che i corpi “si tocchino”. Anzi, da un punto di vista microscopico, anche l’interazione di “contatto” tra i corpi è un’interazione di tipo elettrico e quindi un’interazione a distanza che si esercita nella direzione congiungente i due corpi. Molto simile a questa è anche l’interazione gravitazionale. Siamo disposti quindi, in modo naturale ad ammettere la validità del “Principio di Azione e Reazione” sia per le interazione elettriche che per quelle gravitazionali. Maggiori perplessità nascono invece quando consideriamo un altro tipo di interazione, molto più strana e lontana dal nostro modo di percepire le interazioni: l’interazione magnetica. Non tanto l’interazione magnetica tra due calamite, molto simile a quella elettrica, bensì ci lascia perplessi l’applicabilità del Principio di Azione e Reazione all’interazione che si manifesta tra una carica libera, in movimento e la calamita stessa. In questo caso, quando una particella carica, libera di muoversi, passa “sopra” una calamita, essa risente di una forza perpendicolare alla direzione del suo moto. Il Principio di Azione e Reazione prevede che la calamita a sua volta risenta di una forza uguale e contraria e dunque sempre perpendicolare al moto della particella stessa. La calamita agisce sulla carica in moto tramite il campo magnetico da essa prodotto. Può questa particella, libera di muoversi, effettuare un’analoga forza sulla calamita? In quale modo agisce? In quale modo viene esercita una forza sulla calamita, perpendicolare al moto della particella? Abbiamo voluto affrontare questo problema da un punto di vista sperimentale. Innanzitutto ci siamo procurati un sistema nel quale le cariche potessero muoversi abbastanza liberamente. Non abbiamo pertanto preso in considerazione il movimento di cariche all’interno di conduttori solidi (ad esempio all’interno di un filo di rame), in quanto le cariche sono abbastanza libere di muoversi soltanto lungo il conduttore. Viceversa, quando la forza di Lorentz agisce sulle cariche, il movimento traversale che dovrebbe aver luogo, viene fortemente limitato dai legami presenti nella struttura reticolare del solido. Abbiamo preferito allora, utilizzare un liquido, nel quale fosse presente un sufficiente numero di particelle cariche. L’esperienza è stata organizzata in 3 parti. Nella prima parte abbiamo analizzato quantitativamente il movimento di cariche elettriche all’interno di un liquido. Nella seconda abbiamo caratterizzato in modo piuttosto qualitativo quale potesse essere l’effetto delle calamite, sull’ambiente circostante. Nell’ultima parte, infine, ci siamo occupati dell’interazione tra le calamite e le cariche in movimento; studiando prima l’effetto delle calamite sulle cariche elettriche in movimento e poi quello opposto, ossia quello esercitato dalle cariche in movimento sulle calamite. MOVIMENTO DELLE CARICHE ELETTRICHE IN UN LIQUIDO CARATTERIZZAZIONE QUALITATIVA DEL CAMPO MAGNETICO DELLE CALAMITE INTERAZIONE TRA CALAMITE E CARICHE IN MOVIMENTO Calamite ferme, Cariche in moto accelerato Cariche in moto uniforme, Calamite accelerate 4 Premio Cesare Bonacini 2003 STUDIO DEL MOVIMENTO DI CARICHE ELETTRICHE IN UN LIQUIDO Primi tentativi Nella prima serie di esperimenti, che verranno descritti in questa sezione, il nostro intento è stato quello di analizzare il moto delle cariche elettriche in un liquido. Il liquido che abbiamo utilizzato è stata l’acqua. La conduzione elettrica dell’acqua distillata è risultata essere troppo piccola per i nostri scopi. Abbiamo quindi pensato di sciogliere nell’acqua un sale, in modo da arricchirla di ioni, sia positivi che negativi. I primi esperimenti li abbiamo fatti sciogliendo in acqua del sale da cucina (NaCl), ma abbiamo subito incontrato due difficoltà. La prima è stata quella che durante l’esperimento veniva prodotto un nauseabondo odore di “candeggina”. Infatti il cloro gassoso prodotto all’anodo, reagiva con la soluzione di NaCl per dare origine ad una soluzione di ipoclorito di sodio NaClO (la candeggina appunto). In secondo luogo, le misure di intensità di corrente e di differenza di potenziale, variavano durante le prove ed inoltre si osservava che l’anodo anneriva gradualmente, sporcando di conseguenza la nostra soluzione. Alla fine di ogni esperienza inoltre, dopo aver spento il generatore di tensione, si poteva verificare l’esistenza di una differenza di potenziale residua ai capi degli elettrodi (fenomeno della polarizzazione) dovuto alle reazioni chimiche che avvengono sugli elettrodi stessi. Per evitare la formazione di candeggina, abbiamo successivamente utilizzato come elettrolita il solfato di sodio (Na2SO4). In questo caso, nessuno dei due ioni (Na+ e SO4--) partecipa alle reazioni agli elettrodi, dove vengono semplicemente liberati O2 e H2 in forma gassosa. Si è così ottenuto un sostanziale miglioramento delle condizioni di lavoro (nessun odore di candeggina), rimaneva tuttavia il problema dell’annerimento dell’anodo con conseguente intorbidamento della soluzione. Neppure la sostituzione delle lamine di rame con due lamine d’argento ha migliorato sostanzialmente questa situazione. La “Giusta Soluzione” Abbiamo infine utilizzato una soluzione di solfato di rame (CuSO4) e gli elettrodi stessi di rame. In questo caso si ottiene, almeno da un punto di vista teorico1, il duplice vantaggio di non modificare la soluzione durante l’esperimento e di evitare il fenomeno della polarizzazione. Il processo chimico che avviene, può essere semplicemente descritto in modo complessivo come un trasferimento di rame dall’Anodo al Catodo. In quello che segue riporteremo soltanto i dati ottenuti con soluzioni di CuSO4. Nella prima esperienza abbiamo voluto verificare la validità o meno della prima legge di Ohm nella soluzione di CuSO4. Nella foto qui riportata è messo in evidenza il semplice apparato sperimentale utilizzato, costituito essenzialmente da una vaschetta di vetro, contenente la soluzione e dalle lamine di rame utilizzate come elettrodi. Foto (1) della bacinella e degli elettrodi utilizzati nelle esperienze 1, 2, 3, 4. 1 Antonio Rostagni, FISICA GENERALE vol. 2, pag 932, UTET (1978). 5 Premio Cesare Bonacini 2003 ESPERIENZA N°1: LEGGE DI OHM OBIETTIVO: MATERIALI: MISURA DELL’INTENSITÀ DI CORRENTE IN FUNZIONE DELLA DIFFERENZA DI POTENZIALE VOLTMETRO, AMPEROMETRO, 2 ELETTRODI DI RAME (20 X 100 MM), CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, BACINELLA DI VETRO, SOLUZIONI DI CuSO4 (CONC.: 1M.), METRO. L’esperienza consiste nel misurare l’intensità della corrente che passa attraverso la soluzione in cui sono immersi i due elettrodi (posti a una distanza di 130 mm) al variare della differenza di potenziale imposta dal generatore di tensione. La differenza di potenziale è stata misurata ai capi degli elettrodi. I dati sono di seguito riportati. d.d.p. (V) 7,5 9,0 11,5 14,0 16,0 18,0 20,0 21,5 24,0 26,0 I (A) 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 Intensità di Corrente Elettrica in funzione della Differenza di Potenziale I = 0,0964 ddp - 0,1153 3 2,5 2 I (A) n 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1,5 1 0,5 0 0 5 10 15 20 25 30 d.p.p. (V) dati incertezze Figura 1 L’incertezza sulle misure di d.d.p. sono di ±0,5 V fino al 4° dato, e di ±1 V dal 5° in poi in quanto sono state usate due diverse scale del voltmetro: 0 – 15 e 0 – 50. L’incertezza per l’intensità di corrente è di ± 0,2 A. Alcune osservazioni qualitative. a) Le misure di differenza di potenziale e l’intensità di corrente elettrica effettuate sono riproducibili, ossia ripetendo le stesse misure in momenti successivi, non abbiamo mai evidenziato variazioni significative rispetto ai valori qui riportati. b) La soluzione non presentava modifiche apprezzabili nell’intensità del suo colore azzurro. c) L’Anodo non presentava sostanziali variazioni nella sua struttura. (Eccettuata una lieve colorazione nera). d) Il Catodo presentava un deposito di rame abbastanza regolare su tutta la superficie affacciata verso l’Anodo. I dati misurati (Fig. 1) rivelano un andamento lineare della corrente elettrica in funzione della differenza di potenziale. La retta però non passa per l’origine, evidenziando probabilmente il fenomeno della polarizzazione, forse dovuta ad un effetto di ossidazione dell’Anodo. L’andamento lineare ci rafforza comunque nell’idea che la legge di Ohm è valida, con buona approssimazione, anche nei liquidi. CONCLUSIONE: La corrente elettrica nella soluzione utilizzata, segue con buona approssimazione la legge di Ohm: (I/V = costante). Una volta stabilita la validità della legge di Ohm, abbiamo indagato su quali siano i parametri che possono influenzare la Resistenza elettrica della soluzione. I parametri presi in considerazione sono: la molarità (Esp. 2), la distanza fra gli elettrodi (Esp. 3), la superficie degli elettrodi (Esp. 4). 6 Premio Cesare Bonacini 2003 ESPERIENZA N°2: OBIETTIVO: MATERIALI: LA MOLARITA’ MISURA DEL RAPPORTO TRA INTENSITÀ DI CORRENTE E DIFFERENZA DI POTENZIALE IN FUNZIONE DELLA MOLARITÀ DELLA SOLUZIONE VOLTMETRO, AMPEROMETRO, 2 ELETTRODI DI RAME (20 X 100 MM), CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, BACINELLA DI VETRO, SOLUZIONI DI CuSO4 (CONC.: 0,01M. 0,05M. 0,1M. 0,25M. 0,5M. 1M.), METRO. Questa esperienza è stata effettuata allo scopo di studiare in che modo la concentrazione del sale nella soluzione influisca sulla conduzione di corrente elettrica nella soluzione. Abbiamo effettuato l’esperimento, fissando una differenza di potenziale ai capi degli elettrodi pari a 7V e variando di volta in volta la molarità della soluzione. La distanza tra gli elettrodi utilizzata è di 130 mm. M (mol/L) 0,01 0,05 0,1 0,25 0,5 1 I (mA) / d.d.p. (V) 2,9 7,1 17,1 28,6 42,9 114,3 Rapporto tra Intensità di Corrente Elettrica e differenza di potenziale in funzione della Molarità della soluzione ddp costante = 7V I / ddp = 109,39 M I (mA) / ddp (V) n 1 2 3 4 5 6 150,0 100,0 50,0 0,0 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 M (mol/l) L’incertezza sulla misura di I è ±5 mA, su d.d.p. è ±0,5 V e per M ±0,001 mol/L. Le incertezze nel grafico non si vedono perché sono troppo piccole. Dati incertezze Figura 2 CONCLUSIONE: Il grafico di Fig.2 mette in evidenza una proporzionalità diretta tra la molarità (ossia la quantità di ioni presenti nella soluzione) ed il rapporto I/V. ESPERIENZA N°3: L’esperienza consiste nell’individuare la relazione tra intensità di corrente e distanza fra gli elettrodi, per una fissata differenza di potenziale. L’esperienza è stata effettuata avendo l’accortezza di mantenere gli elettrodi sempre paralleli tra loro. Le misure effettuate sono qui di seguito riportate: n d (mm) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 I (A) / ddp (V) 0,77 0,55 0,42 0,33 0,27 0,23 0,20 0,17 0,15 0,13 0,13 0,12 Rapporto tra Intensità di Corrente Elettrica e differenza di potenziale in funzione della Distanza fra gli elettrodi ddp costante = 6V. 1,50 I (A) / ddp (V) MATERIALI: MISURA DEL RAPPORTO TRA INTENSITÀ DI CORRENTE E DIFFERENZA DI POTENZIALE IN FUNZIONE DELLA DISTANZA FRA GLI ELETTRODI VOLTMETRO, AMPEROMETRO, 2 ELETTRODI DI RAME (20 X 100 MM), CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, BACINELLA DI VETRO, SOLUZIONE DI CuSO4 (CONC.: 1M), METRO. 1,00 0,50 0,00 -0,50 0 20 40 60 80 100 dati 140 incertezze Figura 3.1 Linearizzazione I / ddp = 15,87 / d 1,2000 1,0000 0,8000 0,6000 0,4000 0,2000 0,0000 -0,2000 0 0,01 0,02 0,03 0,04 1/d (mm) L’incertezza sulle misure della distanza sono di ±1 mm, mentre quelle relative alla misura dell’intensità di corrente hanno 120 d (mm) I (A) / ddp (V) OBIETTIVO: LA DISTANZA TRA GLI ELETTRODI Dati Incertezze Figura 3.2 0,05 0,06 0,07 7 Premio Cesare Bonacini 2003 un valore di ±0,2 A. La differenza di potenziale è stata mantenuta costante a 6 V e l’incertezza sulla misura è ±0.5 V. In Fig 3.1 vengono riportati i dati misurati. L’andamento iperbolico dei dati viene confermato nel grafico “linearizzato” riportato in Fig 3.2, dove nell’asse delle ascisse abbiamo riportato il reciproco della distanza tra gli elettrodi. CONCLUSIONE: I grafici di Fig.3.1 e 3.2 mettono in evidenza una proporzionalità inversa tra la distanza degli elettrodi ed il rapporto I/V. ESPERIENZA N°4 OBIETTIVO: MATERIALI: LA SUPERFICIE DEGLI ELETTRODI MISURA DEL RAPPORTO TRA INTENSITÀ DI CORRENTE E DIFFERENZA DI POTENZIALE IN FUNZIONE DELLA SUPERFICIE DEGLI ELETTRODI VOLTMETRO, AMPEROMETRO, 2 ELETTRODI DI RAME (20 X 100 mm), CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, BACINELLA DI VETRO, SOLUZIONE DI CuSO4 (CONC.: 1M), NASTRO ISOLANTE (h 19 mm), METRO. L’esperienza consiste nella misura dell’intensità di corrente elettrica, al variare della superficie degli elettrodi. Per variare la superficie degli elettrodi abbiamo gradualmente isolato le due superfici con del nastro isolante. Nella Foto 1 si vedono i due elettrodi ricoperti per metà dal nastro isolante. Durante l’esperienza abbiamo mantenuto costante il valore della differenza di potenziale (8V) e la distanza tra gli elettrodi (130 mm). S(mm²) 0 100 480 860 1240 1620 2000 I (A)/ddp (V) 0,067 0,055 0,042 0,030 0,017 0,002 1,000 h (mm) 20 20 20 20 20 20 20 L (mm) 0 5 24 43 62 81 100 Rapporto tra Intensità di Corrente Elettrica e differenza di potenziale in funzione della Superficie degli Elettrodi con ddp costante = 8V I / ddp = 3E-05 S 0,090 0,070 0,050 I (A) / ddp (V) n 1 2 3 4 5 6 7 0,030 0,010 -0,010 0 Le incertezze sulle misure di intensità di corrente e di differenza di potenziale, sono analoghe a quelle delle esperienze precedenti. Per quanto riguarda l’incertezza delle misure delle superfici rettangolari degli elettrodi, si è tenuto conto dell’incertezza di misura su entrambe le dimensioni 500 1000 1500 2000 2500 -0,030 -0,050 S (mm²) incertezze dati Lineare (dati) Figura 4 CONCLUSIONE: Il grafico di Fig.4 mette in evidenza una proporzionalità diretta tra la superficie degli elettrodi ed il rapporto I/V. NOTA: Dopo aver eseguito queste esperienze ed esserci convinti della validità della legge di Ohm abbiamo voluto misurare direttamente con un resistometro la resistenza elettrica della soluzione, al variare di: molarità, distanza e superficie degli elettrodi. I dati misurati, non riportati in questa relazione, risultano perfettamente in accordo con quelli dedotti dal rapporto V/I. RIASSUNTO DELLE RELAZIONI TROVATE Dalle esperienze fino ad ore effettuate, abbiamo dedotto • La validità della legge di Ohm: I = α ⋅ ddp. • Proporzionalità diretta tra Intensità di corrente e differenza di potenziale ⇒ I 1 = kost = . V R La dipendenza del rapporto I/ddp dalle variabili M, S, d (Molarità, Superficie, distanza fra gli elettrodi). I = β ⋅ M. ddp Proporzionalità diretta tra Intensità di corrente e Molarità ⇒ I M ⋅S 1 =K⋅ = . ddp d R 8 Premio Cesare Bonacini 2003 I γ = . ddp d I = δ ⋅ S. ddp Proporzionalità inversa tra Intensità di corrente e distanza fra gli elettrodi Proporzionalità diretta tra Intensità di corrente e Superficie E quindi: R= K* d ⋅ . M S da cui, ponendo ρ= K* . M dove ρ è il coefficiente di resistività della soluzione. Questo dipende in modo inversamente proporzionale dalla concentrazione molare di soluto nella soluzione. Nella figura accanto viene riportato il valore I/V in funzione di (MS/d). d . S Rapporto tra Intensità di Corrente Elettrica e differenza di potenziale in funzione del rapporto tra Superficie e Distanza fra gli elettrodi e della Concentrazione molare ddp costante = 6V. 1,2000 I / ddp = 0,0079 M*S / d 1,0000 I (A) / ddp (V) 1 M ⋅S M ⋅ S −1 =K⋅ = 0,0079 ⋅ Ω . R d d 1 1 Ω ⋅ mol K* = = = 130 . K 0,0079 m⋅L 130 ρ= Ω ⋅ m. M STIMA R= ρ⋅ si ottiene 0,8000 0,6000 0,4000 0,2000 0,0000 -0,2000 0 20 40 60 80 100 M (mol/L) * S (mm²) / d (mm) dati incertezze Figura 5 DELLA VELOCITÀ MEDIA DEGLI IONI NELLA SOLUZIONE Nella dissociazione di una mole di CuSO4 si ottengono due moli di ioni: Cu++ e SO4-- ciascuno di carica pari, in modulo, a 2e (e=carica del protone). Si ha che l’intensità di corrente elettrica è: I = ∆Q = q ⋅ n ⋅ s ⋅ v = 4 e ⋅ n0 ⋅ s ⋅ v ∆t dove: e = 1.6*10-19 C s = superficie degli elettrodi = 2000 mm2 n0 = n° molecole di CuSO4 = n° Avogadro ⋅ M Volume soluzione M= n° moli soluto Volume soluzione Utilizzando: v= M = uno molare = 1 M =1 mol/L = 1000 mol/m3 n° Avogadro = 6.023*1023 1/mol n = 6.023*1023 mol-1 1000 mol/m3 = 6.023*1026 m-3 intensità di corrente I = 1 A si ottiene infine: I = q⋅n⋅s 1A 4 ⋅ 1,6 ⋅ 10 −19 C ⋅ 6,023 ⋅ 10 26 1 ⋅ 2 ⋅ 10 −3 m 2 3 m ≅ 1 ⋅ 10 −6 m . s 120 9 Premio Cesare Bonacini 2003 STUDIO DEL CAMPO MAGNETICO GENERATO DALLE CALAMITE La seconda parte del nostro studio consiste nell’esaminare qualitativamente CALAMITA l’azione del campo magnetico delle calamite sull’ambiente circostante. Per ottenere riFoto 2 sultati evidenti e buone misurazioni sperimentali abbiamo ritenuto opportuno servirci di calamite dalle ridotte dimensioni ma comunque efFoto 4. Confronto tra una calamita e una moneta ficaci. L’Istituto Foto 3. Carico sostenuto da una sola da un Euro calamita Gas Ionizzati del C.N.R di Padova, ci ha prestato un kit di 80 calamite (modello: N35 composte da Neodimio, Ferro, Boro prodotte dalla ditta “Alga Magneti”) in grado di generare campo magnetico molto intenso nonostante le ridotte dimensioni (ciascuna calamita sviluppa un campo magnetico ≅ 1 T sulla superficie). Nella figura si può notare il fatto che una singola calamita è in grado di sorreggere circa 1,7 chilogrammi di peso. Conoscendo il peso massimo sorretto da una singola calamita, possiamo fare una stima del campo magnetico sulla sua superficie. STIMA DEL CAMPO MAGNETICO DELLE CALAMITE In generale il legame tra forza F ed energia potenziale U è dato dalla relazione: Ad esempio nel caso gravitazionale “uniforme” si ha: U = mgx e F = F= dU . dx dU = mg dx Possiamo adottare un procedimento simile per stimare la forza esercitata alla superficie di una delle nostre calamite in funzione del campo magnetico superficiale. Stimiamo il campo magnetico superficiale della calamita. L’energia magnetica, nell’ipotesi di un campo magnetico uniforme sulla superficie della calamita, si può esprimere come: U = uB Sx. dove: ma U energia magnetica in una certa regione di spazio (nel nostro caso un cilindro con una delle due basi coincidenti con una delle basi della calamita); S superficie di base delle calamita; x altezza del cilindro; uB densità di energia magnetica. F = U ' (x ) = uB ⋅ S . della calamita e B2 S 2µ0 B2 uB = 2 µ0 ; B è il campo magnetico sulla superficie µ 0 è la permeabilità magnetica del vuoto. Otteniamo allora: F= dove 10 Premio Cesare Bonacini 2003 e da questo possiamo ricavare B: B= 2 Fµ0 = S 2 F ⋅ 4π 10−7 S I valori di S ed F sono ottenuti sperimentalmente. S = π ⋅ (0,45 cm ) ⋅ 0,636 cm 2 = 0,636 ⋅ 10 −4 m 2 . N F = m ⋅ g = 1,7 Kg ⋅ 9,81 = 16,6 N . da cui Kg 2 B= mT A = 8,09 ⋅ 10−1T ≅ 1T 2 2 ⋅ 16,6 N ⋅ 4 ⋅ π ⋅ 10 − 7 π ⋅ 2,025 ⋅ 10− 5 m che ci fornisce una stima del campo magnetico sulla superficie della calamita di 1 T. Le caratteristiche tecniche dei magneti, trovate nel sito Internet della ditta produttrice, sono qui sotto riportati. Modello Campo Magnetico sulla superficie (G) / (Tesla) T Max (°C) N35 11600-12400 /1,16-1,24 80 Si vede come i dati forniti dal sito siano dello stesso ordine di grandezza del valore da noi stimato utilizzando il massimo carico sorretto dal magnete. CAMPO MAGNETICO E DISTANZA Fissato il valore del campo magnetico sulla superficie della calamita. È interessante capire in che modo esso diminuisca allontanandoci da essa. Per far questo abbiamo assimilato il comportamento della calamita ad un anello percorso da corrente: B= µ0 I ⋅ S (I = in⋅ 2π h 3 tensità di corrente che attraversa il solenoide, S = superficie della sezione del solenoide, h = distanza lungo l’asse dal centro dell’anello), e da questo abbiamo ricavato i dati necessari per costruire un grafico (fig. 6.1) del campo magnetico (B) in funzione della distanza dalla superficie, lungo l’asse (h) sfruttando la seguente relazione ricavata dalla legge appena sopra descritta. 3 h B = B0 ⋅ 0 (B = campo magne h 1,4 1,2 B (Tesla) tico ad una distanza h dal centro della calamita, B0 = campo magnetico sulla superficie della calamita, h0 = distanza della superficie dal centro della calamita). Dal grafico si vede che a distanze molto piccole il campo magnetico ha un’intensità molto elevata, ma appena ci spostiamo di qualche millimetro questo valore decresce molto rapidamente divenendo trascurabile a circa due centimetri dalla superficie della calamita. Valore del Campo magnetico in funzione della distanza dalla calamita lungo l'asse 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 0 0,25 0,5 0,75 1 1,25 1,5 1,75 Distanza (cm) Figura 6.1 2 2,25 2,5 2,75 3 3,25 11 Premio Cesare Bonacini 2003 B (Tesla Il grafico di figura 6.2 da un’idea di quale sia l’andamento del campo magnetico generato da due magneti affacciati l’uno all’altro (N/S N/S) come nella foto 7. Per ricavare i dati abbiamo utilizzato un procedimento Valore del Campo magnetico tra due calamite di calcolo analogo a quello utilizzato affacciate (NSNS) in funzione della distanza lungo per il grafico precedente. In questo l'asse 1,4 caso sono stati sommati i campi ma1,2 gnetici. Il grafico che ne risulta è 1 quello di figura 6.2, e anche in que0,8 0,6 sto caso si può notare come il campo 0,4 magnetico sia molto intenso se ci po0,2 niamo molto vicino ai magneti, ma 0 0 0,25 0,5 0,75 1 1,25 1,5 1,75 2 2,25 2,5 2,75 3 3,25 diminuisca molto rapidamente se ci Distanza (cm) allontaniamo di qualche centimetro. Figura 6.2 LE LINEE DI CAMPO Infine, per visualizzare il campo magnetico, delle nostre calamite, abbiamo ottenuto delle immagini che potessero dare un’idea dell’andamento delle linee del campo magnetico. Ottenere delle buone immagini di questo fenomeno non è stato molto semplice, infatti, il problema principale consisteva nell’individuazione Foto 5 Foto 6 d'un “elemento” viscoso adatto dove porre la limatura di ferro, altrimenti attratta in modo eccessivamente intenso dalle nostre calamite. In vari tentativi abbiamo utilizzato l’olio comune, il gel per capelli, l’olio per motori Diesel. Quest’ultima soluzione è risultata la migliore, sia in termini di praticità che di efficacia. Per rendere visibili le linee di campo magnetico, ci siamo serviti di un contenitore trasparente dove avevamo mescolato la limatura di ferro con quest’olio molto denso. Sotto il contenitore, ad una distanza di circa mezzo centimetro, abbiamo posto i magneti, opportunamente fissati con dello scotch ad una lastra di plexiglas, e abbiamo posto tutto sopra il piano di uno scanner. È stato utilizzato uno scanner perché riprendendo la situazione da sotto permetteva di visualizzare anche i magneti. Le immagini ottenute sono quelle nelle foto 5, 6, 7. La foto 5 illustra come una calamita (la faccia S parallela al fondo del contenitore trasparente) orienti la limatura di ferro con il caratteristico andamento radiale, questo perché le linee di campo magnetico escono da questa superficie per poi curvarsi e richiudersi nell’altra faccia sottostante. Nella foto 6 invece, la calamita ha l’asse parallelo al fondo del contenitore: possiamo osservare come realmente le linee di campo escano da una faccia ed entrino nell'altra. Avremmo ottenuto un'immagine ancora più significativa immergendo la calamita in un contenitore pieno d'olio e limatura di ferro, e facendo una foto che mostrasse i due effetti sommati in una configurazione tridimensionale. Infine, nell’ultima foto abbiamo affacciato due calamite N/S N/S in modo da verificare che nello spazio compreso fra esse il campo magnetico possa effettivamente essere uniforme. Foto 7 N S N S 12 Premio Cesare Bonacini 2003 INTERAZIONE TRA CORRENTI ELETTRICHE E CAMPO MAGNETICO L’ACQUA SI MUOVE IN PRESENZA DI UNA CALAMITA L’ultima parte del nostro studio consiste nell’indagare come possano interagire in un fluido le particelle cariche in movimento (corrente elettrica), con il campo magnetico generato dalle calamite. Ponendo una calamita appena sopra la superficie della soluzione, e facendo attraversare la soluzione da una corrente elettrica, si nota un movimento circolare dell’acqua come rappresentato nello Schema 1. Se si rovescia la calamita anche il movimento dell’acqua avviene in direzione opposta a quella in cui si muoveva precedentemente. Questo movimento dell’acqua viene inoltre maggiormente evidenziato se si pone sotto la bacinella un’altra calamita, orientata nello stesso modo della prima. L’interpretazione di questo fenomeno può essere ricondotta all’effetto della forza di Lorentz r r r F = q ⋅ v ∧ B sugli ioni in movimento. Gli ioni pre- senti in soluzione sono sempre di due tipi: positivi e negativi. Essi si muovono a causa del campo elettrico generato dai due elettrodi, in direzioni opposte e dunque hanno velocità opposte. Questo fa si che la forza di Lorentz agente sui due tipi di ioni abbia in entrambi i casi lo stesso verso. In CALAMITA questo movimento gli ioni trascinano le molecole ELETTRODI di acqua polarizzate, dando luogo ad un moviSchema 1 mento globale di tutto il fluido. Il fatto che il movimento del liquido, tra le calamite risulti perfettamente perpendicolare alla direzione della corrente elettrica è giustificato dal fatto che la velocità degli ioni è molto piccola (v ≈ 10-3mm/s) e dunque il movimento prodotto dalla forza di Lorentz è praticamente parallelo alla forza stessa. Partendo da questa semplice osservazione è nata l’idea di costruire una pompa magnetica (o meglio una pompa magneto-idrodinamica) sfruttando l’interazione tra il campo magnetico prodotto dalle calamite e la corrente che attraversa la soluzione. ESPERIENZA: OBIETTIVO: LA POMPA MAGNETICA STUDIO DELL’INTERAZIONE TRA COMPO MAGNETICO E CORRENTE ELETTRICA, MANTENENDO LE CALAMITE FERME E LASCIANDO LIBERA DI MUOVERSI LA SOLUZIONE ALL’INTERNO DELLA PIROFILA. MATERIALI: AMPEROMETRO, VOLTMETRO, 2 ELETTRODI DI RAME OPPORTUNAMENTE SAGOMATI PER LA CONFORMAZIONE CIRCOLARE DEL RECIPIENTE, STATIVO, MORSETTI, 2 PIASTRE DI METALLO, 2 PIROFILE DI VETRO DI FORMA CIRCOLARE, CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, SOLUZIONE DI Cu SO4 (CONC. 1M), 12 MAGNETI MODELLO N35, CRONOMETRO. Per prima cosa abbiamo costruito un circuito d’acqua. Per far questo abbiamo posto Foto 8 la pirofila più piccola (diametro 15cm) all’interno della pirofila più grande (diametro 22cm), aggiungendo all’interno della pirofila più piccola un peso per far si che la soluzione una volta versata nel contenitore rimanesse solo nello spazio vuoto tra i due recipienti e non si infiltrasse anche sotto il fondo del contenitore più piccolo. Foto 9 13 Premio Cesare Bonacini 2003 Fatto questo abbiamo fissato 12 magneti su due piastre metalliche. I magneti sono stati disposti su di una piastra tutti con il polo NORD rivolto verso la piastra stessa, nell’altro supporto in modo esattamente opposto (polo SUD rivolto verso la piastra metallica. Vedi foto 8). Le due serie di calamite sono state poi disposte una affacciata all’altra in modo da ottenere un campo magnetico uniforme, cioè con delle linee di campo rette (vedi foto n°7) .La prima piastra è stata quindi posta al di sotto della pirofila grande in modo tale che i magneti toccassero il fondo di vetro, la seconda è stata sospesa appena sopra la superficie della soluzione utilizzando uno stativo (figura 9). Abbiamo poi messo gli elettrodi in corrispondenza delle piastre con i magneti, in modo da generare una corrente elettrica nella zona in cui la soluzione è immersa nel campo magnetico delle calamite. Gli elettrodi sono stati collegati al generatore di tensione e con un colleFoto 10 gamento in serie abbiamo collegato anche l’amperometro per misurare l’intensità di corrente. Inoltre, ai capi degli elettrodi, è stato collegato un voltmetro per controllare che il voltaggio non raggiungesse valori troppo alti che potevano danneggiare il generatore di tensione. Messa a punto tutta la strumentazione abbiamo versato la soluzione di solfato di rame nella pirofila fino a raggiungere un livello di circa 1 cm di altezza. L’esperienza è consistita nella misura, per ogni valore fissato di corrente, del tempo impiegato (periodo) da una pallina di polistirolo che galleggiava sulla superficie della soluzione per compiere quattro giri completi attorno al nostro circuito. Sono stati fatti fare 4 giri in modo da ridurre Foto 11 l’errore di misura sul tempo. DATI MISURATI Volume soluzione Sup. Elettrodi n° magneti R MAX r min distanza fra magneti distanza fra magneti posti sotto e soluzione livello soluzione n 1 2 3 4 5 5 7 8 9 10 11 12 13 0,25 850 6+6 220 150 60 5 10 I (A) 2,0 2,2 2,6 2,8 3,0 3,2 3,4 3,6 3,8 4,0 4,2 4,4 4,6 T (s) x 4 66,38 60,01 53,93 49,45 42,62 41,5 39,69 36,57 32,71 32,2 33,94 31,6 30,1 T (s) 16,7 15,0 13,5 12,4 10,7 10,4 9,9 9,1 8,2 8,1 8,5 7,9 7,5 L mm² mm mm mm mm mm 14 Premio Cesare Bonacini 2003 ANALISI DEI DATI MISURATI Periodo in funzione dell'Intensità di Corrente Si deduce dai risultati ottenuti che la forza (di Lorentz) agente sul fluido e la velocità media acquisita dallo stesso sono fra loro proporzionali. Questo significa che siamo in presenza di forze viscose che si oppongono al moto del fluido. L’equazione della dinamica può essere scritta nella forma: r r m ⋅ a. = FLorentz − kv dove F Lorentz 80 T (s) 60 40 20 0 0 1 2 3 4 5 6 I (A) Incertezze Dati Figura 7 Velocità in funzione dell'Intensità di Corrente velocità = 34,601 I 200 v (mm/s) I grafici riportati in Figg. 7 ed 8 mettono in evidenza una diretta proporzionalità tra la corrente elettrica e la velocità media con cui si muovono le palline di polistirolo, poste sulla superficie dell’acqua. E’ corretto parlare di velocità media del fluido, in quanto l’osservazione della pallina durante l’esperienza mostra come essa rallenti molto la sua velocità quando si trova vicino ai bordi del circuito e al contrario vada alla velocità massima quando si trova al centro. Inoltre, quando si toglie la corrente dal circuito (così facendo si toglie la forza motrice della nostra pompa) la pallina di polistirolo diminuisce gradualmente la sua velocità fino a fermarsi. 150 100 50 0 0 1 2 3 4 5 6 I (A) Incertezze Dati Figura 8 rappresenta la forza di Lorentz e la costante k dipende dalla viscosità del fluido e da parametri geometrici (non valutati in questa esperienza). La condizione stazionaria ( a = 0 ) si ottiene quanto la velocità media del fluido raggiunge il valore r FLorentz k proporzionale alla corrente elettrica. Conclusione: L’esperienza svolta evidenzia come le calamite possano esercitare una forza sulla corrente elettrica che attraversa la soluzione e come questa forza metta in moto tutto il fluido. Inoltre si verifica una diretta proporzionalità tra la corrente e la velocità media del fluido. Il movimento dell’acqua nella Pompa Magnetica è conseguenza della forza esercitata dalla calamita (mediante il campo magnetico) sulle cariche elettriche in movimento, presenti nella soluzione. Il Terzo Principio della Dinamica prevede che esista una forza uguale e contraria esercitata dagli ioni in movimento sulla calamita stessa. L’esperimento precedente non è in grado di rilevarla in quanto la calamita è solidalmente fissata all’apparato sperimentale. Tuttavia se la calamita fosse libera di muoversi, essa lo farebbe, proprio a causa di questa forza. Da tali considerazioni nasce la nostra idea della “Barchetta Magnetica”. 15 Premio Cesare Bonacini 2003 ESPERIENZA: OBIETTIVO: MATERIALI: LA BARCHETTA MAGNETICA STUDIO DELL’INTERAZIONE TRA COMPO MAGNETICO E CORRENTE ELETTRICA, MANTENENDO LA SOLUZIONE FERMA E LASCIANDO LIBERE DI MUOVERSI LE CALAMITE POSTE SUL FONDO DI UNA BARCHETTA DI POLISTIROLO. AMPEROMETRO, VOLTMETRO, 4 COPPIE DI ELETTRODI DI RAME (20 X 100 MM), CAVETTI DI COLLEGAMENTO, GENERATORE DI TENSIONE, 4 DEVIATORI, VASCA DI PLASTICA, SOLUZIONE DI Cu SO4 (CONC. 1M), 2 MAGNETI MODELLO N35, BARCHETTA DI POLISTIROLO, CRONOMETRO, METRO. Questa esperienza consiste nello studio della situazione inversa rispetto a quella studiata precedentemente. Ossia nello studio del movimento di “una calamita” (la barchetta magnetica) a causa di una corrente elettrica, in un liquido praticamente fermo. La progettazione e realizzazione dell’apparecchiatura riprodotta nella Foto 12, è il risultato finale di vari tentativi spesso infruttuosi che ci hanno impegnato per un tempo piuttosto lungo durante quest’anno scolastico. La “vasca” ha svolto la funzione di canale di navigazione per la nostra barchetta ed è stata realizzata con l’impiego di una canalina di plastica quadrata che di solito viene usata per l’alloggiamento dei cavi elettrici. Con l’aiuto del tecnico di laboratorio abbiamo opportunamente tagliato e sigillato i vari pezzi e li abbiamo fissati su un piano di compensato2. Foto 12 Foto 13 Per eseguire questo esperimento è stato Particolare della barchetta inoltre necessario fissare due sbarramenti alle estremità del canale per far si che la soluzione rimanesse quanto più possibile ferma. All’interno del canale abbiamo posto gli elettrodi, che in una prima fase dell’esperimento erano soltanto due, lunghi 40 cm ed alti 1cm. L’impiego di due soli elettrodi di queste dimensioni non ci ha permesso però di raggiungere densità di correnti sufficientemente elevate da muovere la barchetta, in quanto i nostri alimentatori erano limitati ad un massimo di 3,5A di corrente (da cui una densità massima di 3,5A/40cm2). In queste situazioni ogni tentativo di far muovere la barca è stato vano. Abbiamo allora deciso di dividere questo elettrodo in 4 parti più piccole, della lunghezza di 10 cm. ciascuno. Inoltre abbiamo utilizzato dei deviatori di corrente in modo da alimentare Foto 14 due coppie di elettrodi alla volta in corrispondenza della posizione della barchetta (come illustrato nello Schema 2). In questa esperienza abbiamo utilizzato una soluzione 1M di CuSO4. La barchetta infine è stata costruita modellando un pezzetto di polistirolo sul quale sono stati applicati 2 magneti: uno sopra ed uno sotto la barchetta (vedi Foto 13). Generatore Con questa scelta la barchetta si è finalmente mossa lungo la canalina ed abbiamo potuto misurarne la veloDeviatori cità in funzione della corrente. Per evitare influenze di materiali ferromagnetici presenti nei banconi del laboratorio abbiamo sollevato la Elettrodi nostra canalina a circa 20cm dal bancone ed abbiamo accuratamente allontanato tutti gli oggetti metallici. (infatti era sufficiente la presenza di un bullone al bordo della canalina per mettere in moto la barchetta) Inoltre, nell’esecuzione dell’esperimento abbiamo mediato ogni misura di velocità in un percorso di andata e ritorno (invertendo alla fine dell’andata, il verso della corrente), in modo da eliminare eventuali influenze esterne (errori Schema 2 sistematici). Durante l’esperimento si osservava che la 2 La scelta di costruire un “circuito” d’acqua è stata effettuata allo scopo di estendere gli esperimenti riportati in questa relazione, misurando contemporaneamente “azione” e “reazione”, ossia il movimento contemporaneo (ed opposto) dell’acqua e della barchetta. Purtroppo il tempo a disposizione e le difficoltà incontrate non ci hanno permesso di perfezionare quest’ultima esperienza. 16 Premio Cesare Bonacini 2003 barchetta raggiungeva la velocità di regime dopo 5÷6 cm, pertanto le misure dei tempi di percorrenza sono state effettuate considerando soltanto il tragitto che va dalla seconda alla quarta coppia di elettrodi.. I dati misurati sono raccolti nella tabella sottostante. DATI MISURATI Lunghezza percorso (sola andata) Massa barca 310 mm 5,75 g Velocità in funzione dell'Intensità di Corrente 1 2 3 4 I (A) 2,0 2,6 3,0 3,6 velocità (mm/s) 13,7 16,7 19,9 22,7 tempo (s) 22,7 18,5 15,6 13,7 velocità = 6,4857 I velocità (mm/s) n 30 25 20 15 10 5 0 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 I (A) Dati incertezze Figura 9 ANALISI DEI DATI MISURATI Anche in questo caso si nota una proporzionalità diretta tra la velocità della barchetta e la corrente elettrica prodotta nella soluzione. Questo andamento mette di nuovo in evidenza la presenza di forze di attrito di tipo viscoso, a causa delle quali si raggiunge una velocità massima proporzionale alla forza motrice. CONCLUSIONI A questo punto siamo in grado di rispondere ad alcune delle domande che ci eravamo posti all’inizio di questo lavoro. 1) La calamita esercita una forza sulle particelle cariche in movimento (Pompa Magnetica) e viceversa le particelle cariche in movimento esercitano una forza sulla calamita (Barchetta Magnetica) 2) Le forze sono effettivamente perpendicolari alla direzione di moto delle cariche elettriche Quale sia il meccanismo con cui le cariche elettriche possono esercitare una forza sulla calamita, lo possiamo soltanto ipotizzare con il seguente ragionamento. Torniamo al semplice esperimento qualitativo della calamita posta sopra la superficie della soluzione di CuSO4. L’acqua acquista un moto perpendicolare alla direzione della corrente elettrica. In questo moto perpendicolare sia gli ioni positivi che quelli negativi si muovono lungo la stessa direzione e con lo stesso verso, ma la presenza Schema 3 di un campo magnetico li separa spazialmente. Allontanandosi dalla calamita gli ioni si vengono a trovare in una zona in cui il campo magnetico si annulla e quindi le forze elettriche tra le cariche opposte agiscono in modo da eliminare la separazione di carica prodotta dal campo magnetico. Questo movimento di cariche è equivalente ad una spira percorsa da corrente che crea un campo magnetico parallelo a quello della calamita e dunque una forza di repulsione(Schema 3). Succede lo stesso effetto quando poniamo sul bancone due calamite con la stessa orientazione. Avvicinandole esse risentono di una forza repulsiva sempre più intensa. 4 Premio Cesare Bonacini 2003 BIBLIOGRAFIA DELLE FONTI UTILIZZATE • Antonio Rostagni FISICA GENERALE VOL. 2 UTET (1978) • Ugo Amaldi LA FISICA PER I LICEI SCIENTIFICI (quarta edizione) VOL. 1 ZANICHELLI 1997 • Ugo Amaldi LA FISICA PER I LICEI SCIENTIFICI (quarta edizione) VOL. 3 ZANICHELLI 1999 • MATERIALI ORIGINALI di nostra produzione e non pubblicati 17