FRANKENSTEIN, THE BEING SCHEDA DIDATTICA 1. Nome della Compagnia ERBAMIL (Ponteranica, Bergamo) 2. Titolo dello spettacolo FRANKENSTEIN, THE BEING 3. Genere 4. Regia Fabio Comana Testo Fabio Comana, Antonio Russo, Joseph Scicluna Interpreti Antonio Russo, Joseph Scicluna, Adriano Salvi Scenografie Maurizio Agostinetto 5. Trama TEATRO D'ATTORE in lingua inglese Il dottor Victor Frankenstein, chino sul tavolo operatorio, sta assemblando li ultimi pezzi della sua creatura, assistito dal fedele assistente Igor. Grazie alle nuove tecnologie dell’ingegneria chirugica ha ricevuto infatti per posta, opportunamente confezionati nel cellophane e polistirolo, diversi segmenti da assemblare, anzichè essere costretto a disseppellire un cadavere, come I suoi omonimi antenati. Lo vediamo aprire con passione ed entusiasmo una scatola contenente una mano completa di polso e avambraccio ed ammirarla estasiato, prima di procedere, spalle al pubblico, all’operazione. Con una musica trionfale viene scoperto il corpo senza vita di “The Being”, la sua creatura. Si tratta ora di infondere vita a questo insieme di ossa, muscoli, nervi e vasi sanguigni. Il nostro Dr. Frankenstein è andato oltre il fascino della potenza dell’energia elettrica, alla quale erano legati gli esperimenti del suo antenato ottocentesco: oggi la moderna ingegneria genetica ritiene che l’origine della vita sia da ricercare nel codice genetico, il DNA. Con entusiasmo, ci canta una canzoncina come in un musical, per spiegare che cosa sia questo DNA e come tutta la vita di una persona sia scritta nel suo codice genetico. Quindi, sotto gli occhi increduli di Igor, inietta nel sangue della creatura un apposito liquido. Ma non succede nulla. Dopo diversi tentativi, ricorrendo anche alle scosse elettriche di un defibrillatore, il Dr. Frankenstein accetta il proprio fallimento e si accascia sulla scrivania, addormentandosi per la stanchezza. Durante la notte, però, il corpo di “The Being” comincia a muoversi spaventando il povero Igor, che corre ad avvisare il dottore. Incantato dalla sua opera, il dr. Frankenstein la osserva compiere i primi incerti passi, come un bambino. Inizia quindi a sottoporlo ad una serie di test sensoriali per studiare le sue reazioni: lo stimola con semplici suoni e successivamente con musiche di diverso genere, rischiando comicamente di soccombere per l’improvviso scoppio di violenza suscitato nella creatura dall’ascolto di una musica hard rock. Inizia così una fase nella quale il Dr. Frankenstein si prenderà cura dell’istruzione della sua creatura, come un eccentrico pigmalione: gli mostrerà oggetti, fotografie, filmati per insegnargli i nomi degli oggetti del quotidiano ma anche di oggetti più particolari, legati al mondo scientifico del dottore; lo coinvolgerà in elementari giochi didattici, gli insegnerà semplici canzoncine per memorizzare alcuni modi di dire, ecc. Come si può capire, in questa fase centrale dello spettacolo il gioco scenico e la relazione fra i due personaggi diventa funzionale all’apprendimento o verifica del livello di padronanza della lingua inglese per i giovani spettatori, senza per questo diventare troppo didattico a scapiro del divertimento e dello spettacolo. Nel finale due episodi caratterizzeranno l’evoluzione emotiva di “The Being”: infastidito dai continui scherzi di Igor - geloso dell’esclusiva attenzione che lo scienziato rivolge al suo nuovo “giocattolo” - rischierà involontariamente di uccidere il povero assistente, in un eccesso di collera. Il necessario e severo rimprovero, con il conseguente castigo, subito dal dottore lo farà sentire abbandonato a sè stesso, accrescendo la consapevolezza della sua diversità ed il senso di solitudine. La tristezza dell’isolamento farà affiorare dal suo animo una comprensibile ed “umana” esigenza: quella di avere una compagna, simile a lui. Una richiesta che resterà senza risposta. Il dr. Victor Frankenstein, ormai tormentato dal dubbio sulla necessità ed opportunità dei suo epserimenti e sulle loro conseguenze, non sarà in grado di decidere se accontentare oppure no il desiderio di “normalità” della creatura. Su questo dubbio si chiude volutamente lo spettacolo, auspicando che il finale aperto sia di stimolo al dibattito ed alla riflessione in platea. 6. Temi prevalenti Lo spettacolo affronta tre tematiche parallele: - la diversità - la riflessione sulla bio-etica - la lingua inglese LA DIVERSITA’ La creatura, The Being (l’Essere), man mano che acquista consapevolezza del proprio stato, si rende conto della propria diversità. Si guarda allo specchio, confronta il proprio corpo con quello di Igor (anch’esso deforme, quasi a sottolinare l’inesorabile imperfezione della vita, in contrasto con il delirio di onnipotenza dello scienziato) e con quello del suo creatore/genitore, comprende di essere il frutto di un esperimento e soprattutto non si piace. Guardando romantici film d’amore esprime con sofferenza il desiderio di essere diverso da quello che è. Una sofferenza che esplode prima in violenza distruttiva contro il povero Igor e poi si tramuta in una richiesta di amore, la più logca e umana dal suo punto di vista: avere al suo fianco una femmina come lui, per non sentirsi più solo e diverso. LA BIO-ETICA Proprio la richiesta finale di The Being (voglio una donna come me) è la domanda chiave da cui partire per la riflessione sul tema, attualissimo, di un’etica della bioingegneria e più in generale della ricerca scientifica. Qual’è il limite? Può uno scienziato, in nome della conoscenza (o anche del suo sogno di onnipotenza) modificare le leggi naturali sulle quali si fonda la civiltà? Abbiamo il diritto di intervenire sulle origini della vita umana, per condizionarne il corso, così come abbiamo fatto e facciamo con i vegetali e gli animali? Sono domande importanti, alle quali non è facile dare risposte universalmente valide. Vale però la pena, secondo noi, di porsele, di discuterne, di approfondire l’argomento, perchè sarebbe più grave arrivare totalmente impreparati ad un inevitabile e molto prossimo dibattito sulla direzione da prendere. LA LINGUA INGLESE Come si può intuire dall'ordine dei temi, il fatto che lo spettacolo sia in lingua inglese non è volutamente il fattore prevalente. E' però una scelta importante per due fattori: 1- il giovane spettatore si ritrova spontaneamente in una condizione simile a quella della creatura, che deve imparare una lingua da zero, ascoltando e ripetendo ciò che gli viene detto. Ci auguriamo che tale artificio predisponga ad un atteggiamento di ascolto ed attenzione, supportato dal coinvolgimento emotivo nella storia. 2- lo spettacolo è un indubbio contributo ad una verifica del proprio livello di comprensione dell'inglese, volutamente semplificato per essere accessibile ai ragazzi a partire dal secondo ciclo elementare, ed una divertente occasione per esercitarsi - dopo la visione dello spettacolo - a ripercorrerne le scene e riascoltarne le canzoncine, guidati dall'eserciziario distribuito agli insegnanti al termine della rappresentazione. 7. Tecniche e linguaggi teatrali utilizzati Lo spettacolo è costruito sull'abilità interpretativa di due attori, di notevole esperienza e dalla originale presenza di un tecnico-attore, in grado di svolgere il ruolo di assistente, funzionale alla storia, e contemporanemente controllare la regia delle luci e della fonica direttamente dalla scena. Completano l’opera artistica un’ambientazione scenografica ricca di soluzioni tecniche ed artistiche di grande valenza – frutto dell’esperienza di uno scenografo fra i migliori del teatro di ricerca italiano - ed una regia attenta a cogliere e valorizzare il gioco degli sguardi, delle pause e del sincero divertimento degli attori in scena, con particolare attenzione alla musicalità e ad un’ironia di fondo che alleggerisce lo spettacolo, evitando di cadere nell’horror o nel macabro che il tema può suggerire. Riportiamo le biografie del regista, degli interpreti e dello scenografo: FABIO COMANA laureato in architettura, si occupa di teatro dal 1978. Si forma sul campo lavorando, ancora studente, in una cooperativa di teatro per ragazzi (Teatro alle Grazie poi divenuta Teatro Prova di Bergamo) come attore, musicista, tecnico, scenografo. Dall‘80 all‘86 compie alcune importanti esperienze formative e professionali nel cinema: affianca Bruno Bozzetto prima come attore (protagonista del film “Come fanno a farli così belli?” per RAIUNO), quindi come sceneggiatore ed assistente alla regia dei cortometraggi “Sandwich”, “Spider” e del lungometraggio “Sotto il ristorante cinese”; a Bologna studia “strutture della sceneggiatura” con lo sceneggiatore americano Robert Mc Kee, specializzato in situation comedy. Nel 1987 studia teatro a Londra con “Theatre de complicité” diretta da Simon McBurney e Marcello Magni, allievi di Jacques Lecoq. L’insieme eterogeneo di tali esperienze lo porta a sviluppare un’originale stile di comicità garbata e satira di costume, raccontata spesso per quadri visivi, che si concretizza nella creazione della compagnia teatrale ERBAMIL (1989) che da subito si impone a livello nazionale nel teatro popolare e per ragazzi. Un linguaggio che ben si accompagna nei contenuti ad un convinto impegno ecologico; nel ’91 Erbamil è finalista al Premio ETI Scenario con lo spettacolo “Vuoti a rendere”. Dal ’93 al ’95 si avvale della collaborazione ed amicizia di Antonio Catalano e Luciano Nattino, in diversi progetti e spettacoli fondamentali per la sua formazione e nel ‘98 ritrova ed approfondisce lo studio del clown con Pierre Byland, partecipando fra l’altro allo stage internazionale di Locarno e progettando con Pierre l’azione di teatro di strada dal titolo “Clandestini” (Pavia, festival segnali 2000, Fiorenzuola, 2001). Dal 2001 è promotore di diversi progetti di Teatro e Ambiente, con il Parco dei Colli di Bergamo (fra cui “Sulle tracce di Puck”, evento di teatro in bicicletta, 2004) ed è stato direttore artistico del teatro per ragazzi alla Festambiente di Grosseto dal 2001 al 2003. Ha scritto e diretto la serie di cortometraggi comici “La famiglia Sperperi”, premio ONU SASA’ 2003 per i video di educazione ambientale. Dal 1996 conduce regolarmente Stages di clown e teatro in varie località italiane: Pordenone (Scuola Sperimentale dell’attore di F.Merisi e C. Contin) Portogruaro, Montebelluna, Iesi, Fabriano, Napoli, Benevento, Battipaglia, Martinafranca, Alessandria, Udine. ANTONIO RUSSO Attore professionista, da dodici anni lavora in numerose produzioni della compagnia teatrale Erbamil. Fonda nel 1996 il gruppo di teatro comico i “Fanalini di Coda”. E’ voce recitante nella suite di Giorgio Gaslini “Jelly’s Back in Town” presente a Bergamo Jazz 1996. Ha scritto e interpretato “Un uomo da massaggiare” per la regia di Giorgio Boccassi (Coltelleria Einstein). E’ interprete dello spettacolo “Francesco, di terra e di vento” (Teatro Minimo) presente al Festival Santarcangelo dei Teatri 2002. Svolge un’intensa attività pedagogica, curando laboratori di formazione teatrale per ragazzi e adulti. JOSEPH SCICLUNA Attore professionista di madre lingua inglese, nato a Malta da padre maltese e madre italiana, conosce e parla correntemente anche l’italiano, il francese, l’arabo. Formatosi sull’isola natale, dove l’autore di teatro maltese Francis Ebejer scrive un dramma appositamente per lui, si trasferisce in Italia dove collabora con diverse compagnie fra cui il Teatro La Ribalta, interprete di memorabilia spettacoli vincitori di premi e riconoscimenti in Italia e Francia, il Teatro delle Briciole con Marco Baliani, il Teatro Invito, Teatro Inverso e Scarlattine Teatro, dove contribuisce alla creazione degli spettacoli anche come autore. Con Erbamil ha già dato vita con successo allo spettacolo “Robinson & Manfriday”, anch’esso in lingua inglese. ADRIANO SALVI Laureato al DAMS di Bologna, ha lavorato come tecnico presso diverse compagnie del teatro ragazzi e di ricerca nazionale: Assondelli & Stecchettoni, Casa degli Alfieri, Scarlattine Teatro, Slapsus, Universi Sensibili e lavora con Erbamil in diverse produzioni dal 2001. Ha partecipato all’allestimento di numerosi festival fra cui “Arrivano dal mare” di Cervia, “Teatro e Colline” di Calamandrana (AT), Il giardino delle Esperidi (LC), Carnevale Città di Bergamo 2008 e 2009. E’ al suo debutto come attore. MAURIZIO AGOSTINETTO Maurizio Agostinetto ha esperienze come grafico e fotografo pubblicitario, come scenografo e organizzatore culturale per la compagnia teatrale Magopovero di Asti. Progetta e cura la costruzione della “Casa degli Alfieri” (ex Magopovero), residenza della omonima compagnia, costituita da unità abitative dei componenti, uffici, laboratori, foresteria e teatro, luogo di lavoro e ospitalità di artisti del teatro e delle diverse arti. Cura la direzione artistica di diversi festival e rassegne teatrali. Cura inoltre la produzione teatrale e televisiva dello spettacolo “Corpo di Stato” con Marco Baliani per la diretta televisiva dai fori traianei in Roma su RAI 2 nel 1997 (produzione: casa degli alfieri RAI 2) e dello spettacolo “Francesco a testa in giù” con Marco Baliani per la diretta televisiva da Assisi su RAI 2 nel 1998 (produzione: casa degli alfieri RAI 2 Teatro Stabile dell’Umbria). Come scenografo ha collaborato anche con la grande Judith Malina (Living Theatre) e a diversi lavori di Marco Baliani prodotti da Teatro Stabile Dell’Umbria. Dal 1999 inizia una stretta collaborazione (in qualità di scenografo, progettista e grafico) con Antonio Catalano nel progetto Universi Sensibili – caratterizzato dalla contaminazione delle diverse arti (teatro, arte visiva, musica, arte plastica). Il progetto è stato realizzato in diverse città italiane e europee.( per visualizzare i progetti realizzati: www.universisensibili.it ) Inoltre, collabora con la regista-drammaturga Alessandra Rossi Ghiglione per diversi eventi di teatro sociale. 8. Metodo di lavoro utilizzato dalla compagnia nella creazione dello spettacolo In preparazione alle prove, il regista e gli attori hanno letto approfonditamente il romanzo "Frankenstein" di Mary Shelley, scoprendone suggestive situazioni ed atmosfere ma prendendo anche le distanze dal profondo senso di colpa e di morte che pervade il racconto del protagonista, in linea con lo spirito dell’epoca. Per cercare una strada più leggera di raccontare questa storia ormai “epica”, senza cadere in una semplicistica parodia, ci siamo fatti ispirare dalla visione di numerosi film, fra i quali il primo storico Frankenstein interpretato dal mitico Boris Karloff e il divertente Frankenstein Junior di Mel Brooks. Giunti in sala prove, il regista ha fornito alcune situazioni di partenza, come il tavolo operatorio del Dr. Frankenstein, sulle quali gli attori hanno cominciato ad improvvisare. Lo scenografo ha contribuito in modo sostanziale suggerendo di utilizare una gru da meccanico per sollevare da terra il corpo della Creatura, realizzando un’immagine di grande impatto visivo, in alternativa al tradizionale cadavere disteso sul tavolo operatorio. Via via lo spettacolo ha preso forma in un intenso e partecipato lavoro di equipe, alternando momenti di improvvisazione a discussioni appassionate sui temi principali dello spettacolo, la bio-etica, la diversità, ecc. 9. Fonti utilizzate Testi: "Frankenstein" di Mary Shelley, edizioni Oscar Mondadori Film: “Frankenstein” di James Whale con Boris Karloff (1931) “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, con Gene Wilder e Marty Feldman (1974) 10. Profilo caratteriale della Compagnia La Compagnia nasce nel 1989 per fare teatro comico e serale per adulti, sulla spinta dell’esperienza inglese di Fabio Comana con Theatre de Complicitè. Ma fin da subito si capisce che in Italia non c’è circuito di teatro serale comico che non sia televisivo. La partecipazione come finalisti al Premio Scenario 1991 fa conoscere l’ambiente del teatro ragazzi/ricerca nazionale con le sue figure più rappresentative: Baliani, Alfieri-Magopovero, Briciole, ecc. ecc. Con il primo spettacolo per ragazzi “Rifiuti Umani”, nato con il patrocinio del WWF, Erbamil si affaccia nel più strutturato circuito del Teatro Ragazzi avendo già una marcata connotazione di teatro comico-ecologicoscientifico. Scelta motivata da adesione ideale alle tematiche e dalla creazione di un linguaggio in cui il comico, caro alla compagnia, si fa tramite di contenuti adatti alle scuole. Il senso del teatro è per Erbamil il creare occasioni di incontro e riflessione, meglio se con leggerezza ed ironia. Avere una sala in gestione e programmare crea legami con il territorio oltre che con gli artisti ospiti (Erbamil ha ospitato nella sua sala molte fra le figure più significative del teatro contemporaneo da Paolini a Baliani a Celestini e così via), fondamentali per la crescita artistica ed umana della compagnia. Gli spettacoli per ragazzi sono pensati per tutti perché debbono essere gradevoli anche per gli adulti, insegnanti e accompagnatori ma anche genitori, nonni, ecc. La volontà di fare teatro di gruppo si fonda su una sincera esigenza di condivisione, ascolto dell’altro, gioco, creazione collettiva: essere interpreti ma anche autori dello spettacolo che recitiamo. Gli spettacoli non nascono da una scrittura precedente. Il punto centrale è la relazione in scena tra gli attori e il gioco. L’attore è un creatore ed opera una scrittura di gesti e di sguardi più che di parole. Il regista è una guida che aiuta dall’esterno a trovare l’intesa e non il despota che usa gli attori per realizzare proprie visioni. Anche nell’interpretazione di testi teatrali (Ionesco, Nattino) o riduzioni dalla letteratura (Marquez e Defoe) il testo è sempre visto come “pretesto” per il gioco degli attori. 11. Indicazioni sulle scenografie e sui costumi. Le scenografie sono state create con materiali di recupero: vecchi carrellini da ambulatorio, vecchi proiettori teatrali in disuso, una vera gru idraulica di quelle che i meccanici utilizzano per estrarre I motori dal cofano delle automobili, ecc. Il lavoro di progressiva costruzione delle scene, determinato anche dalle esigenze della scrittura "in progress", ha quindi visto come complementari l’ attività dello scenografo al servizio delle situazioni inventate dal regista e dagli attori e al contrario, la suggestione di nuove situazioni ambientali favorite dalle proposte dello scenografo. La ricerca di trovarobato, nei mercatini, dai robivecchi, nei negozi a buon mercato, di oggetti grandi e piccoli, successivamente invecchiati e rovinati per conferire loro un aspetto adeguato alla situazione, ha completato la creazione della scena. I costumi - come le scene - sono stati ideati acquistando camici da lavoro, guanti, mascherine, sandali, ricercati in negozi specializzati per aziende ospedaliere e/o ambulatori ed anche nei mercati.