TEATRO COMUNALE DI SAVONA GABRIELLO CHIABRERA
Venerdì 14 ottobre 2011, ore 11.00
(anteprima per le scuole)
Sabato 15 ottobre 2011, ore 20.30
IL SIGNOR BRUSCHINO
Musica di Gioachino Rossini
Farsa giocosa per musica in un atto
Libretto di Giuseppe Foppa, da “Le Fils par hasard, ou Ruse et Folie”
di Alissan de Chalet e E.T.M. Ourry, ossia “Il figlio per azzardo”
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisè, 27 gennaio 1813
Personaggi
Gaudenzio
Sofia
Bruschino Padre
Bruschino Figlio
Florville
Commissario di Polizia
Filiberto
Marianna
Interpreti
Simone Del Savio
Linda Campanella
Matteo Peirone
Raffaele Feo
Francesco Marsiglia
Raffale Feo
Gianmaria Patrone
Sara Nastos
Direttore Giuseppe La Malfa
Regia e scene Elisabetta Courir
Light designer Alessandro Santarelli
ORCHESTRA SINFONICA DI SAVONA
Nuovo Allestimento del Teatro dell’Opera Giocosa
Costumi Sartoria Arrigo, Milano
Scene e attrezzeria Teatro dell’Opera Giocosa
Il Signor Bruschino
ossia “Il figlio per azzardo”
Farsa giocosa in un atto
di Gioachino Rossini (1792-1868)
su libretto di Giuseppe Foppa, dalla commedia “Le fils par hasard, ou Ruse et Folie”
(1809) di Alisan de Chazet e E.T.M. Ourry
Prima:
Venezia, Teatro San Moisè, 27 gennaio 1813
Personaggi:
Gaudenzio, tutore di Sofia (B); Sofia (S), Bruschino padre (B); Bruschino figlio (T),
Florville, amante di Sofia (T), un commissario di polizia (T), Filiberto, locandiere (B),
Marianna, cameriera (Ms).
Il genere della farsa ricopre un ruolo fondamentale nella prima produzione rossiniana e
rappresenta per il giovane compositore un ottimo banco di prova per cimentarsi con una
tradizione musicale a quell’epoca già consolidata. “Il Signor Bruschino” è una delle cinque
farse composte da Rossini tra il 1810 e il 1813 per il Teatro S. Moisè di Venezia: La
Cambiale di Matrimonio, L’Inganno Felice, La Scala di Seta, L’occasione fa il Ladro e Il
Signor Bruschino. Diffusa a Venezia tra l’ultimo Settecento e il primo Ottocento, la “farsa”
è un’opera breve, quasi sempre in un solo atto, con caratteristiche specifiche: da cinque a
sette interpreti e una configurazione ricorrente. Tra i ruoli fissi vi erano quelli dei due
amanti, con una prima donna, soprano (Sofia) e un primo mezzo carattere, tenore
(Florville). Vi erano poi sempre almeno due buffi (in questa farsa sono tre: Bruschino
padre, Gaudenzio e Filiberto). La compagnia era completata da uno o due altri cantanti
che interpretavano parti minori (Marianna, Bruschino figlio e un Commissario di Polizia).
L’esito comico spettava a trovate sceniche, spesso lasciate all’improvvisazione degli
interpreti, e a espedienti come gli ossessivi “tic” linguistici (Bruschino padre ripete
continuamente “Uh, che caldo!”) disseminati in tutto il libretto. Grande importanza aveva la
capacità di recitazione degli artisti, ancor prima di quella vocale. Strutturalmente la farsa è
costituita da una serie di arie e duetti preceduti da una introduzione e chiusi da un finale;
al centro sta il concertato. La farsa rossiniana è in realtà già orientata a modelli drammatici
ottocenteschi, tra cui la componente patetica, che sarà propria dell’evoluzione del
melodramma (Bruschino padre, duetto degli innamorati). Tra le bizzarre “particolarità” che
fecero scalpore all’epoca della sua prima rappresentazione, i famosi colpi di archetto dei
violini secondi sui leggii durante la Sinfonia e la buffonesca ripetizione delle sillabe
richiesta a Bruschino figlio: "Padre mio! sono pentito, -tito-tito,-tito-tito...” Una “frecciata”,
pare, del compositore al senso estetico corrente, che doveva addirittura scandalizzare
parte del pubblico e della critica. La “prima” si rivelò infatti un fiasco, tanto da costringere
l’impresario Antonio Ceri a ritirarla dal cartellone.
Va detto però che l'opera, proprio in virtù delle sue qualità suscitò l'ammirazione di
Offenbach, tanto da impegnarlo nella rielaborazione di testo e musica per un allestimento
parigino. A dispetto della sua pessima fortuna, infatti, proprio la musica rivela una fattura
estremamente accurata: funziona come una perfetta macchina teatrale.
Trama dell’ opera
Atto unico
Florville, amante di Sofia, giunge al castello di Gaudenzio, tutore della fanciulla, per trarla
in sposa, ma viene a sapere dalla cameriera Marianna che Gaudenzio l’ha destinata al
figlio di un certo signor Bruschino: nessuno conosce di persona il promesso sposo, di cui
si attende l’arrivo. Deciso a troncare il contratto, Florville, rimasto solo, si imbatte nel
locandiere Filiberto e viene a sapere che il figlio di Bruschino è tenuto sotto chiave nella
locanda per aver contratto debiti per più di 400 franchi. Florville si finge cugino di
Bruschino e ne salda in parte il debito, a patto però che venga tenuto sotto chiave ancora
per un po’. Si fa dare dal locandiere Filiberto la lettera di presentazione di Bruschino e si
sostituisce a lui - il suo aspetto è ignoto a Gaudenzio - per sposare Sofia; fa quindi
recapitare a Gaudenzio una finta lettera di Bruschino padre, nella quale si chiede che il
tutore faccia arrestare il figlio perdigiorno e lo trattenga nella sua abitazione. Florville si fa
arrestare volontariamente e recita la parte del pentito di fronte a Gaudenzio. Ma in quella
giunge Bruschino padre, furibondo per le malefatte del figlio. Florville continua la finta e
chiede perdono al “padre”, che naturalmente non lo riconosce, crede di essere turlupinato
e vorrebbe chiamare un commissario di polizia. Gaudenzio crede che Bruschino non
riconosca il figlio per l’irritazione e lo invita a cedere; in più cerca di convincere Sofia a
ricondurre alla ragione lo “snaturato padre”, ma ancora una volta Bruschino non recede. Di
lì a poco giunge il commissario e, per provare l’identità del nuovo Bruschino, è confrontata
una lettera del vero Bruschino con quella di Florville avuta da Filiberto: naturalmente la
scrittura dei due fogli si rivela identica. Infine l’intervento di Filiberto, che si rivolge a
Florville chiamandolo Bruschino, toglie ogni dubbio e tutti infieriscono sul povero padre,
sempre più confuso e smarrito; Gaudenzio intanto comincia a pensare che egli non voglia
riconoscere il figlio per non adempiere al contratto nuziale. Quando tutti si sono allontanati,
Filiberto torna a reclamare il completo saldo del debito, importunando questa volta
Bruschino padre, che scopre così tutto l’imbroglio. L’uomo sta per svelare tutto, quando
apprende che Florville è il figlio del senatore acerrimo nemico di Gaudenzio e decide così
di vendicarsi: riconosce nel giovane il proprio figlio e lascia che questi sposi Sofia.
Assicuratosi che Sofia ami realmente il presunto Bruschino, anche Gaudenzio acconsente
alle nozze, ma ecco che improvvisamente fa la sua comparsa il vero figlio di Bruschino.
Gaudenzio va su tutte le furie quando apprende di aver dato la sua pupilla in sposa al suo
maggior nemico; ma ormai è troppo tardi e al tutore non resta che perdonare.