Famiglia, Precarietà e Conflitti Generazionali Di Marianna

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Famiglia, Precarietà e Conflitti Generazionali
Di Marianna Madia
Naturalmente la tutela della libertà dell’individuo è fondamentale in ogni scelta pubblica. Non solo
il modello occidentale – e non solo la cultura liberale e democratica – sono improntate a dare
risposte collettive al bisogno di libertà e alla realizzazione della felicità degli individui. Il pensiero
cattolico, ad esempio, relazionandosi con le grandi problematiche del nostro tempo (la pace e la
guerra, la povertà, l’emigrazione) è rivolto al rispetto della persona e della sua dignità come
elemento determinante dell’agire pubblico.
Se esiste una “crisi” della famiglia essa è certamente in primo luogo materiale, legata alle
trasformazioni economiche che stanno mutando rapidamente il mondo lasciatoci dai nostri genitori.
La costruzione di un nuovo nucleo familiare è oggi molto più complicata, costosa e incerta di
quanto non fosse per la generazione che ci ha preceduto. Viviamo in un’epoca di recessione
economica e di definitiva transizione verso un’economia non più centrata sulla produzione
manifatturiera, ma dai contorni ancora incerti e instabili. Intere aree del mondo assolutamente
marginali sino all’inizio degli anni Novanta entrano nella competizione mondiale. Siamo, come
Occidente, in una condizione di sofferenza economica. E di crisi di modello di sviluppo. A questa
crisi si aggiunge una ulteriore disfunzionalità italiana. In Italia, più che altrove, l’immobilismo
politico e di pezzi della società e dell’economia hanno determinato il permanere di uno Stato sociale
modellato su un modello produttivo, sociale e dell’organizzazione del lavoro che sta tramontando.
Credo che non sia uno slogan affermare che il vero nodo è la precarietà. Sette lavoratori su dieci
entrano nel mercato del lavoro con contratti flessibili. Non sono previsti per loro, come noto, le
garanzie che hanno i lavoratori “normali” sia all’interno del contratto sia nel caso di perdita di
lavoro. Sarebbe ingenuo pensare che una tale asimmetria all’interno del mercato del lavoro non
produca effetti deleteri sul progetto che i giovani lavoratori e le giovani lavoratrici hanno nel
formare una famiglia. Altrettanto preoccupante è la situazione dello Stato sociale per le famiglie.
Siamo, è vero, in grado di garantire universalmente, tra le difficoltà, sanità e istruzione; ma diamo
poco altro alle giovani famiglie come supporto, sia in termini di integrazione reddituale sia in
termini di strutture. E’ evidente che bisogna orientare il welfare verso i non garantiti e che non lo si
potrà fare senza scelte sostanziali sulle risorse, a cominciare dal sistema pensionistico. Ma sarebbe
un errore pensare alla riforma dello Stato sociale come a una guerra tra generazioni. Le generazioni
sono legate da un filo, sono parte di una stessa storia. Se la politica riuscisse a dimostrare alle
generazioni che il loro benessere è parte di un destino comune, la via delle riforme sarebbe più
ampia. Ma se cadiamo nella trappola della guerra fra generazioni allora avremo una devastazione
morale dalla quale usciremo tutti sconfitti.
Marianna Madia è parlamentare del PD dal 2008. E’ membro della commissione
lavoro della Camera dei Deputati.
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