2 Corriere del Ticino PRIMO PIANO PROSPETTIVE GIOVEDÌ 1. MARZO 2012 Le vie del pensiero a r i g Il mondo Anche quello delle idee L’APPUNTAMENTO I nuovi laboratori della filosofia si sono spostati dall’Europa agli USA e all’Australia L’Istituto di studi filosofici (IsFI) della Facoltà di teologia di Lugano (foto sotto) organizza dal 5 al 9 marzo prossimi una settimana intensiva di corsi sul problema filosofico dell’esistenza, con relatori di fama internazionale come i professori Alain de Libera e Kevin Mulligan (per informazioni: www.teologialuga no.ch, oppure info@filosofia-ap plicata.ch). Si tratta di un tipico problema di quella che suole comunemente chiamarsi «metafisica». Abbiamo chiesto al direttore dell’Istituto, il professor Giovanni Ventimiglia (in alto), un commento sul posto di questa disciplina nel panorama filosofico contemporaneo. GIOVANNI VENTIMIGLIA ❚❘❙ La filosofia ha una sua storia, com’è noto. Ma anche una sua geografia. E se l’asse dell’economia si sta spostando sempre di più dall’Atlantico al Pacifico, anche quello della filosofia, e in particolare della sua disciplina più nobile che è la metafisica, sembra seguire un percorso simile. L’inizio della storia Ma cominciamo dall’inizio. C’era una volta in Europa, anzi precisamente in Grecia – quando non si conosceva nemmeno l’esistenza della parola «default» – un signore con la barba lunga ma soprattutto una testa grande così: Aristotele. Siamo nel IV secolo a.C. Una delle sue opere più importanti cominciava così: «C’è una scienza che considera l’essere in quanto essere e le proprietà che gli competono in quanto tale. Essa non si identifica con nessuna delle scienze particolari: infatti nessuna delle altre scienze considera l’essere in quanto essere in universale, ma, dopo aver delimitato una parte di esso, ciascuna studia le caratteristiche di questa parte». Con queste parole nasceva quella che qualche tempo dopo sarebbe stata chiamata «metafisica» o «ontologia», la scienza dell’essere. Essa fu considerata la regina di tutte le scienze, perché, appunto, si occupava non di questo e quel gruppo di cose (per esempio solo delle cose fisiche come la fisica o solo delle cose viventi come la biologia o solo dei numeri come la matematica ecc.), ma proprio di tutte, cercando di individuare le proprietà e le leggi comuni a tutto ciò che esiste: dal più piccolo filo d’erba all’Essere supremo. La storia continua. Grazie ai musulmani. Al tempo di Aristotele la Grecia non aveva rivali. Ma la civiltà greca iniziò il suo declino. Venne il tempo dell’Impero romano e, poi, della conquista musulmana. Al riguardo oggi spesso si dimentica una cosa importante. E cioè che fino all’inizio del XIII secolo l’Occidente latino (grosso modo l’area oggi corrispondente a Svizzera, Italia, Germania, Francia, Spagna, Inghilterra ecc.) non conosceva quasi nulla di Platone ed Aristotele e, quindi, non aveva idea di che cosa fossero i grandi classici del pensiero greco, metafisica in testa. La filosofia greca arrivò qui da noi portata da pensatori musulmani come Avicenna, Algazali, Al Kindi, Al Farabi e, soprattutto Averroè. Uno dei fatti più significativi all’origine della civiltà europea fu la traduzione dall’arabo in latino della metafisica di Aristotele, corredata dal magnifico commento del musulmano Averroè, ad opera di uno scozzese, Michele Scoto, alla corte dell’imperatore tedesco Federico II Hohenstaufen, cioè in Sicilia, nel 1224. Solo qualche anno dopo, all’Università di Napoli, un irlandese, Pietro de Hibernia, spiegherà la metafisica del pagano Aristotele, con l’ausilio del Commento del musulmano Averroè, ad un giovane cristiano, grassottello, destinato a giocare un ruolo fondamentale nella cultura europea a venire: Tommaso d’Aquino. I secoli d’oro Dal XIII al XVIII secolo si può dire che la metafisica, intesa sia come testo di riferimento sia come disciplina, non conobbe rivali nella storia della filosofia occidentale, cioè, a quel tempo, europea. La lingua della metafisica, che fu greca e araba, divenne quella del latino medievale e in seguito, soprattutto, del latino scolastico. Poi, agli inizi dell’Ottocento, fu la volta del tedesco e della Germania. Se proviamo a rappresentarci con l’immaginazione la situazione della metafisica precisamente duecento anni fa, cioè nel 1812, otteniamo il quadro seguente: Hegel, che ha appena pubblicato il primo volume della sua Scienza della logica, insegna ad Heidelberg; Schelling si trova a Monaco e Fichte è professore a Berlino. La versione tedesca della metafisica si chiama Idealismo: stavolta è la Germania a non conoscere rivali. La morte della metafisica Il successo della metafisica idealistica, tuttavia, non era destinato a durare a lungo, come invece avvenne per la metafisica greca. Criticata fortemente già da Kant, la metafisica, dopo la stagione dell’idealismo, conosce tempi durissimi. Già nell’Ottocento: basti pensare a critici del calibro di Feuerbach, Marx, Schopenauer, Kierkegaard, Nietzsche. La situazione precipita poi nel Novecento, con la critica alla onto-teologia da parte di Heidegger e il superamento della metafisica attraverso l’analisi logica del linguaggio da parte di Carnap, rappresentante del famoso Circolo di Vienna. Si parla di «svolta linguistica»: la filosofia smette di occuparsi della realtà e comincia ad interessarsi solo del linguaggio. A quel punto, la fine della metafisica diventa una sorta di ritornello e il linguaggio funereo imperversa in filosofia: morte della metafisica, della filosofia, delle ideologie, di Dio e dell’uomo stesso. I filosofi diventano i becchini di sé medesimi, intonando litanie lamentose soprattutto in tedesco e in francese. Insomma, come ha sintetizzato Woody Allen: «Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene!». La nuova mappa Ma qual è la situazione attuale, al 2012, dopo duemilaquattrocento anni dalla metafisica greca, ottocento dal «secondo inizio della metafisica» nel XIII secolo, duecento dalla metafisica idealistica e, soprattutto, dopo pochi anni dalla celebrazione del funerale della metafisica in Europa? Per rispondere a questa domanda, considero la recente nuova classifica delle migliori riviste di filosofia del mondo, elaborata da una istituzione molto seria europea, la European Science Foundation. Vi compaiono ben 363 riviste classificate in tre categorie (altro che morte della filosofia!). Nella categoria delle migliori del mondo si trovano 50 riviste. Ebbene, anzitutto balza agli occhi che la lingua utilizzata nelle migliori riviste non è più il tedesco, come avveniva fino a non molti anni fa, ma è l’inglese. Se escludiamo le riviste che trattano chiaramente di aspetti particolari della filosofia (come la filosofia del diritto, la logica, la bioetica e la filosofia dell’economia), una cosa sorprende: pressoché tutte le migliori riviste di filosofia del mondo si occupano di ontologia e metafisica. Da Minda The Monist, da Nous ad Analysis, i temi trattati sono gli stessi di quelli della metafisica di Aristotele. Perfino la rivista Erkenntnis, già organo dell’antimetafisico circolo di Vienna, si occupa oggi di metafisica. Altro che morte della metafisica! Da almeno un ventennio siamo nel bel mezzo di quella che è stata definita «svolta ontologica» (ontological turn). Dove sono le origini di tale svolta metafisica tutta anglosassone? Paradossalmente le origini sono proprio in Europa, precisamente in Austria, in filosofi come Brentano, Meinong e Wittgenstein e poi, in Germania, ma nel campo della logica, con Frege. Oggi, però, la geografia è tutta diversa. Se si guarda ai luoghi di edizione di queste riviste, sembrerebbe che in Europa, con la eccezione di Oxford, Cambridge, St. Andrews, la metafisica sia davvero morta e sepolta. Ma così proprio non è. Ha solo cambiato aria, del resto divenuta irrespirabile, trasferendosi altrove. Dove? Sicuramente negli Stati Uniti, nelle cui migliori università insegnano oggi metafisici di razza, come Kit Fine (New York) e Peter van Inwagen (Notre Dame), ma anche in Australia. Lì infatti viene pubblicato l’ottimo Australasian Journal of Philosophy, rivista dove si sono svolti negli ultimi anni dibattiti di metafisica di altissimo livello (come quello fra Armstrong e Lewis). L’Università di Sidney, tra l’altro, è partner di quella di Stanford nella edizione di una delle migliori enciclopedie della filosofia del mondo: la Stanford Encyclopedia of Philosophy on line. Insomma la metafisica greca e medievale ha abbandonato la vecchia Europa per trasferirsi negli Stati Uniti e, meglio, fra le sponde del Pacifico. Storie di casa nostra Concludo ricordando due piccole grandi storie di casa nostra. La prima: fra le 50 men-