Mammografia... essere solo “digitale” non basta. Dr. Alfredo Goddi Specialista in Radiologia Direttore Sanitario Centro Medico SME Diagnostica per Immagini Varese Ruolo e limitazioni della mammografia. Il contributo della mammografia nella diagnosi precoce del carcinoma mammario nelle donne sopra i 40 anni è ormai riconosciuto. Essa visualizza tumori di pochi millimetri ed è l’unica metodica che identifica le microcalcificazioni, possibile espressione di un focolaio neoplastico. Grazie al fatto di essere un F A R M A C I A esame di semplice e rapida esecuzione, con rapporto costo/efficacia favorevole, il suo utilizzo è ormai entrato nella routine quotidiana. Le potenzialità della mammografia sono tuttavia influenzate dalla proporzione tra tessuto ghiandolare e tessuto adiposo: maggiore è la componente ghiandolare più densa è la mammella. L’elevata densità crea immagini mam- F I D U C I A Ecco perché i mammografi non sono tutti uguali. mografiche di difficile interpretazione impedendo, non raramente, il riconoscimento di noduli o microcalcificazioni. Purtoppo l’elevata densità della mammella aumenta anche il rischio di sviluppare il cancro mammario: uno studio del 2007 (New England Journal of Medicine) ha documentato che le donne con tessuto ghiandolare che occupa oltre il 75% del volume mammario hanno un rischio quattro volte maggiore. Questa situazione ha spinto i ricercatori e la comunità scientifica a trovare delle soluzioni per ovviare a tale limitazione. La prima è stata l’integrazione con l’ecografia che ne aumentata la sensibilità di oltre il 30%. La seconda è stata lo sviluppo di mammografi tecnologicamente più avanzati. Dalla mammografia analogica alla mammografia digitale. La mammografia è nata come tecnica di tipo analogico, basata su pellicola di tipo fotografico, elemento che le ha permesso di raggiungere un’eccellente risoluzione spaziale, limitata tuttavia dallo scarso contrasto tra i tessuti nelle mammelle dense. Dagli anni 2000 la mammo- grafia è stata oggetto di un cambiamento tecnologico che ha visto il passaggio dalla tradizionale pellicola radiografica ai detettori digitali. Questi convertono in forma elettronica il segnale dei raggi X e lo trasformano in livelli d’intensità di grigio che vanno a comporre l’immagine mammografica. L'utilizzo della tecnologia digitale si è dimostrato difficoltoso a causa dell’elevatissima risoluzione spaziale richiesta per la mammella oltre che per gli alti costi dei sistemi proposti. Gli studi scientifici hanno tuttavia riportato percentuali di riconoscimento dei tumori significativamente maggiori per la mammografia digitale, avvantaggiata dalla miglior risoluzione di contrasto, favorendone lo sviluppo. Le diverse soluzioni tecnologiche in mammografia digitale. Esistono diversi approcci tecnologici in mammografia digitale; per comprenderli risulta utile suddividerli in mammografia digitale indiretta e diretta (Tabella 1). Nella digitalizzazione indiretta, meglio conosciuta come Computed Radiography (CR), attualmente la più diffusa in quanto relativamen- 14 Mammografia... essere solo “digitale” non basta. Tabella 1 te economica, le cassette con la pellicola, tipiche dei tradizionali sistemi analogici, vengono sostituite da cassette contenenti delle piastre al fosforo che, una volta raggiunte dai raggi X, rilasciano luce rivelabile tramite laser e con- raggi X necessaria per generare l’immagine (Tabella 1). Centro Medico SME 1° Centro Diagnostico Low Dose Diagnostica per Immagini Il problema della dose di raggi X. Come noto la mammografia prevede l’utilizzo di raggi X che, a fronte dell’ele- Soluzioni tecnologiche per la mammografia digitale. DIGITALIZZAZIONE INDIRETTA (immagini digitali non in tempo reale): • Utilizza un mammografo tradizionale come sorgente di raggi X e degli schermi ai fosfori contenuti in una cassetta simile a quella tradizionale; i fosfori una volta raggiunti dai raggi X rilasciano luce rilevabile tramite laser. DIGITALIZZAZIONE DIRETTA (immagini digitali in tempo reale): • Conversione indiretta d’energia: converte i raggi X in luce visibile che viene trasformata in segnale elettrico successivamente digitalizzato. • Conversione diretta d’energia: i raggi X sono convertiti in segnale elettrico senza il passaggio intermedio della luce visibile, con elevata risoluzione spaziale. • Conta di fotoni (photon counting): è basata sulla conta numerica dei singoli fotoni X che raggiungono il detettore. Il detettore non trasforma i raggi X in luce come avviene per gli altri sistemi. Questo approccio aumenta l’efficienza del sistema e genera immagini di qualità utilizzando una dose del 50% inferiore rispetto ai restanti sistemi. vertibile in immagine convenzionale. Questi sistemi migliorano in modo discreto la risoluzione di contrasto rispetto alla mammografia analogica, pur soffrendo di minor risoluzione spaziale; inoltre non riducono la dose radiante. Nella più evoluta digitalizzazione diretta, conosciuta come Direct Radiography (DR), i rivelatori catturano i raggi X direttamente e il sistema converte i dati in un’immagine che viene memorizzata in modo digitale. Grazie alla completa digitalizzazione il sistema non è più limitato nelle regolazioni e consente maggior libertà nella scelta della dose radiante. Nonostante ciò i sistemi digitali non sono tutti uguali; esistono diversi tipi di tecnologie dei detettori che differenziano le prestazioni, i risultati diagnostici e la dose di F A R M A C I A vato vantaggio diagnostico, hanno comunque un minimo rischio statistico oncologico potenziale. Il tessuto mammario è particolarmente sensibile alle radiazioni, pertanto è importante ridurre al minimo le dosi somministrate durante gli esami mammografici. Per quanto tutti i sistemi digitali rimangano entro i limiti di accettabilità della dose, le differenze tra le diverse soluzioni tecnologiche sono significative. Un recente studio ha dimostrato che la dose media ghiandolare della mammografia digitale diretta è significativamente inferiore rispetto alla mammografia analogica, ma anche evidenziato che non tutti i mammografi digitali erogano una dose inferiore ai migliori mammoContinua a pagina 17 F I D U C I A • Radiologia digitale DR Low Dose • Mammografia digitale MicroDose • Ecografia • Ecografia 3D/4D • Ecografia con mezzo di contrasto • Tomografia Computerizzata Multislice 64/128 Ultra Low Dose •TotalBody•Cardio-TC •Angio-TC•Uro-TC •ColonscopiaVirtuale •DentalscanConeXact (Cone-beam) • Risonanza Magnetica total body 1,5 Tesla Elastografia real-time •Neuro-RM •Angio-RM Densitometria ossea DExa •RM Colonna Morfometria vertebrale •RM addome DExa •RM articolare •DiffusioneTotalBody Body Composition • Eco-Color Doppler • • • • Dir. Sanitario Dr. Alfredo Goddi Via Pirandello 31 - 21100 Varese Tel. 0332 224758 - 6 linee r.a. - Fax 0332 210420 [email protected] - www.sme-diagnosticaperimmagini.it CF e Partita IVA 01374140125 Aut. San. n. 52/99 del 16/09/1999 Orari: Lun-Ven 7.30/19.00 – Sabato 7.30/13.00 Prenotazioni: in loco, via telefono, via fax, via e-mail Referti: consegna immediata o in 24 ore in base al tipo di esame Immagini esami: su pellicola e CD certificati medicali Ampio parcheggio 15 SME è diagnostica innovativa Lo sviluppo di un farmaco. Mammografia... essere solo “digitale” non basta. Continua da pagina 15 genotossicità, teratogenicità e cancerogenicità, poche molecole potranno poi passare allo sviluppo clinico,ovviamente previa autorizzazione dell’organismo competente. Lo sviluppo clinico è il processo attraverso il quale viene valutato se il composto sperimentale selezionato potrà diventare un farmaco; è l’insieme degli studi condotti sull’uomo, ovviamente su un campione di soggetti che danno il proprio consenso alla partecipazione allo studio, con lo scopo finale di indicare un preciso profilo di efficacia e tollerabilità di un farmaco, oltre che di sicurezza. La fase I dello sviluppo clinico, prima sperimentazione sull’uomo, viene effettuata su un numero limitato (20-50) di volontari maschi sani, eccezion fatta per alcune categorie di farmaci sperimentata direttamente sui pazienti (es. antitumorali, antiretrovirali) e ha il fine di valutare la sicurezza del nuovo farmaco, la tollerabilità ed eventuali effetti collaterali. La fase II della sperimentazione clinica viene effettuata su pazienti affetti dalla/e patologia/e che rientrano nella probabile attività terapeutica del nuovo farmaco; si stabilisce la minima dose efficace sull’uomo (cioè la concentrazione con cui il farmaco inizia ad avere effetto) e nel contempo si valuta quale può essere la posologia ottimale e F A R M A C I A si continua nell’acquisizione delle informazioni sulla sicurezza del farmaco (osservare eventuali reazioni avverse). La fase III riguarda l’approfondimento del profilo di efficacia e tollerabilità del nuovo composto; in questa fase viene coinvolto un numero più ampio di pazienti e viene verificato se la nuova molecola possiede dei reali vantaggi rispetto alle opzioni terapeutiche già presenti sul mercato. L’ultima fase, la fase IV è condotta dopo la commercializzazione del farmaco ed è molto importante perché consente un’osservazione dello stesso nell’ambito delle indicazioni e dei dosaggi autorizzati dall’Autorità regolatoria competente al fine di rilevare e valutare le reazioni avverse più rare, ma anche approfondire il valore terapeutico reale e l’impiego ottimale. Questa fase supera i limiti delle fasi precedenti ovvero il numero limitato di pazienti e selezionati ad hoc, oltre che il tempo di studio relativamente limitato. In conclusione, il processo che porta allo sviluppo di un nuovo farmaco è sicuramente molto lungo e complesso ma necessario al fine di garantire la sicurezza, la qualità e l’efficacia di un composto prima che venga immesso sul mercato e pertanto utilizzato da un numero potenzialmente elevato di persone. F I D U C I A grafi analogici (Hauge HR et al. Radiation Protection Dosimetry 2011): è pertanto evidente che la sola digitalizzazione non è di per sè sufficiente a garantire la riduzione della dose per le pazienti. ture. La maggior risoluzione spaziale aiuta a riconoscere i cambiamenti determinati dal tumore in fase iniziale. Due studi (E. Keavey, Mammographic Symposium 2010; E. Venturini et al. 45° Congresso La riduzione della dose è infatti il risultato di un insieme di soluzioni tecnologiche che comprendono tubo radiogeno, tipo di rilevatori, tecnica di acquisizione e di analisi dei dati. Nazionale SIRM 2012), hanno confermato che questo tipo di mammografo migliora il riconoscimento dei tumori rispetto ai restanti mammografi digitali diretti, pur erogando una dose del 50% inferiore. Anche i rilevamenti dell’Agenzia Svedese per la Protezione dalle Radiazioni hanno confermato la netta riduzione di dose radiante garantita dalla tecnologia a conta di fotoni (Swedish screening program. Dose data, 2008 report). I rilevanti risultati clinici che si ottengono con questa tecnologia innovativa dovrebbero stimolare l’ammodernamento del parco di apparecchiature: l’obsolescenza può infatti avere ricadute negative sulle potenzialità diagnostiche oltre a comportare un’indebita esposizione alle radiazioni X. La mammografia digitale ”a conta di fotoni”: alta risoluzione e riduzione di dose garantita. Tra le varie soluzioni sino ad oggi proposte, la mammografia digitale “a conta i fotoni” del fascio di raggi X è quella che ha dimostrato di differenziarsi dalle altre per le sue elevate prestazioni e soprattutto per la capacità di ridurre il rumore di fondo nelle immagini esaltando il segnale tessutale. Le immagini ottenute con questo tipo di mammografo sono da due a quattro volte più risolute di quelle generate dalle altre apparecchia- Informazioni Per ulteriori informazioni contattate il Centro Medico: SME - Diagnostica per Immagini Via Pirandello, 31 - 21100 Varese Tel. 0332.224758 - e-mail: [email protected] www.sme-diagnosticaperimmagini.it 17