Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato Fermo Corni 41100 Modena Viale A. Tassoni, 3 Tel 059 212575 / 059 212451 Fax 059 212499 http://www.ipsiacorni.it C.F. / P.I. 00445400369 [email protected] Prot. Circolare n. Modena, 2/12/2014 A tutti i docenti Oggetto: Centenario della Prima guerra mondiale Progetto Miur- Agiscuola per le scuole secondarie di 2° grado di Modena Al cinema con i maestri. 1914-1915: 100 anni fa. Il cinema incontra la storia ” Con la presente siamo a proporvi questo progetto che si basa sulla proiezione mattutina per le classi di tre film sulla Prima guerra mondiale: Fango e gloria di Leonardo Tiberi (2014) - giovedì 18 dicembre p.v., con ingresso alle ore 9.30 e inizio alle ore 10.00 Torneranno i prati di Ermanno Olmi (2014) giovedì 15 gennaio p. v. Uomini contro di Francesco Rosi (1972) giovedì 29 gennaio p.v. Tutte le proiezioni si terranno presso Raffaello Multisala (via Formigina 380 Modena) con ingresso gratuito. La proiezione dei primi due film, sarà preceduta da un incontro-lezione con l autore, coordinato dal professore Gianni Canova che, dal cinema Anteo di Milano, verrà trasmesso via satellite in tutti i cinema coinvolti nel progetto. Nel caso di Uomini contro interverrà, sempre con il prof. Canova, un docente universitario di storia. Le scuole selezionate dovranno essere sempre le stesse con le stesse classi per tutte e tre le proiezioni. Entro mercoledì 9 dicembre p.v.. dovrete comunicare ad [email protected] se desiderate partecipare e inviare copia dell'autorizzazione del capo di istituto per poter inserire la vostra scuola nel progetto e darne successiva comunicazione al Miur. I posti sono limitati e saranno accettate le prime cento adesioni. In allegato la scheda filmografica di “ Fango e Gloria” . Il Dirigente Scolastico (Prof.ssa Alessandra Magnanini ) \\SRV-UFFICI\Vice Preside\Ufficio Vice Preside\circolari a.s. 2014-15\dicembre\proiezioni cinematografiche prima guerra mondiale.doc Maurizio e Manuel Tedesco presentano FANGO E GLORIA un film di Leonardo Tiberi una produzione Baires Produzioni in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, La Regione del Veneto e in associazione con il Gruppo Banco Desio ai sensi delle norme sul Tax Credit Sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, inserito nel programma nazionale delle commemorazioni del Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale e con il Patrocinio del Ministero della Difesa Scheda film Genere: storico Regia: Leonardo Tiberi Titolo originale: Fango e Gloria Distribuzione: Istituto Luce - Cinecittà Produzione: Maurizio e Manuel Tedesco per Baires Produzioni Data di uscita al cinema: Durata: 90’ Sceneggiatura: Salvatore De Mola e Leonardo Tiberi Direttore della Fotografia: Stefano Paradiso (AMC) Montaggio: Luca Onorati (AMC) Scenografia: Mauro Vittorio Quattrina Costumi: Nicoletta Ercole Attori: Eugenio Franceschini, Valentina Corti, Domenico Fortunato, Francesco Martino, Alberto Lo Porto, Michele Vigilante, Vincenzo Guaglione, Destinatari: scuole secondarie di I e di II grado SINOSSI Mario, Agnese ed Emilio sono tre amici che vivono serenamente mentre le nubi di una guerra spaventosa si stanno addensando su tutta l’Europa. Mario, in verità, prova qualche timore ma suo padre lo tranquillizza dicendogli che, forse, non intervenendo l’Italia avrebbe più vantaggi che svantaggi. Purtroppo non sarà così. A Mario arriva la lettera che gli ordina di raggiungere una sede nelle Alpi ed egli, giovane sottotenente (è diplomato), è costretto a partire e a lasciare i genitori e Agnese con cui ormai è nata una storia d’amore. Mario è in Fanteria mentre Emilio è richiamato in Marina e, per lungo tempo invece di navigare controlla le nostre coste su treni armati di cannoni fino a che per l’annientamento delle truppe serbe da parte dell’Austria Ungheria e della Bulgaria riesce a prendere il mare per andare a salvare ciò che resta dell’esercito serbo. Mario appartiene alla Fanteria (chiamata la regina delle battaglie perché è sempre la prima che affronta il nemico) fa vita di trincea e ogni tanto esce allo scoperto con la sua pattuglia per controllare la situazione degli avversari. Mario ha sotto i suoi ordini un sergente, Nicola Zabaglia che, un giorno, parlando della sua famiglia gli mostra la fotografia della moglie che tiene sempre sul petto in una tasca. Zabaglia gli dice che quella foto non lo lega solo al ricordo di lei ma potrebbe essere utile qualora morisse in battaglia non avendo altri elementi per essere riconosciuto e risalire, con quella foto, alla sposa e, quindi, a lui che, altrimenti, sarebbe solo un soldato sconosciuto. Mario ha alcune licenze: va dai genitori cui non pare vero di vederlo e in buona salute e dopo, parte per Milano, dove Agnese lavora in una fabbrica di aerei, costruiti con telai di legno e lenzuola….. eppure volavano!! Mario si ricorda allora della foto di Zabaglia e ne vuole fare una con Agnese che, come segno d’amore, gli regala un bellissimo orologio Eberhard. Quando Mario sale sul treno che sta partendo si ricorda della foto che ha dimenticato, ma purtroppo, non riesce più ad averla perché neanche Agnese che l’ha accompagnato l’ha con sé e parte con un senso di sconforto nel cuore. La guerra sta volgendo al termine: dopo la Strafexpedition del 1916 cui l’esercito italiano riuscì a resistere nel 1917 a Caporetto, le nostre truppe vennero invece battute e si ritirarono disordinatamente, fermandosi solo sulla linea del Piave. Da lì cominciò l’avanzata del nostro esercito che portò il 4 novembre 1918 alla richiesta dell’armistizio da parte degli austriaci. Mario perse la vita in questi ultimi tragici istanti della guerra e mentre, morente, pensava a quanto fosse ingiusto morire così giovane, uno sciacallo gli si avvicinò e gli rubò l’Eberhard, l’unico oggetto per cui Mario poteva essere riconoscibile e così il giovane divenne uno dei tanti soldati ignoti di cui non si sapeva nulla tranne che erano morti per la loro patria. Nel 1921 lo Stato italiano decise di onorare tutti questi caduti senza nome e, nella cattedrale di Aquileia, una povera madre che aveva perso il figlio venne chiamata a decidere, fra dodici bare, quale avrebbe dovuto essere quella del Milite Ignoto ed ella si fermò davanti alle spoglie di Mario che divennero quelle dell’eroe sconosciuto della I Guerra Mondiale. Note di regia La Grande Guerra, atroce e assurda, la prima globale, una feroce tempesta d'acciaio che ha devastato l'Europa e che solo in Italia ha spezzato seicentocinquantamila vite e ferito un milione di soldati. La prima guerra di macchine, di uomini e di industrie combattuta da tutti, interventisti e pacifisti, da socialisti e nazionalisti, da analfabeti e grandi intellettuali. “FANGO E GLORIA” la racconta con uno stile narrativo particolare e inedito. Il film infatti è costruito con fiction e filmati di repertorio che interagiscono continuamente tra loro al punto che il repertorio non rappresenta più, com’è prassi, solo e unicamente il passato, il dato di fatto, la fredda ed inoppugnabile testimonianza dell’accaduto, ma entra ed esce dalla ricostruzione di fantasia sostanziandola del pathos della realtà e imprimendole il marchio della verosimiglianza. I personaggi migrano dal girato che li rappresenta e li genera al mondo del repertorio e viceversa. Per realizzare tutto ciò, per compenetrare al massimo girato e repertorio, mi sono posto come primo obiettivo quello di “attualizzare” i filmati storici, vale a dire renderli fruibili come fossero stati girati oggi e non un secolo fa. Nei laboratori del Luce e in altri altamente specializzati le preziose pellicole dell'Archivio Storico sono state quindi scansionate in Alta Definizione, restaurate da graffi e macchie, acquisite in digitale, variando la velocità di scorrimento - per eliminare le fluttuazioni ondulatorie che avevano le macchine da presa dell’epoca e che provocavano i movimenti accelerati e ridicoli a cui siamo abituati. Infine le immagini in bianco e nero sono state colorate, ma nel pieno rispetto della filologia e della storia, con un procedimento che nei risultati assomiglia molto alle bicromie di inizio secolo, come il Kinemacolor di Charles Urban. “Alla ricerca dei colori perduti”, si potrebbe dire, per vedere luoghi, persone e cose con occhi ad essi contemporanei, per dare vita nuova ai mille volti senza nome fissati cento anni fa sulle pellicole conservate nell’Archivio dell’Istituto Luce e farli tornare a tutti gli effetti i protagonisti del racconto del film, spalla a spalla con gli attori che li evocano. Scelte forti, audaci, che potrebbero non essere condivise da chi di quelle vecchie immagini rimpiange la patina di antico a cui tutti siamo abituati, ma nelle quali io credo fermamente, perché sono state adottate non per esibizionismo tecnico o per desiderio di accattivarsi il pubblico, ma, al contrario, perché necessarie e determinanti, perché generano drammaturgia e permettono allo spettatore di calarsi nel racconto in un modo quanto più possibile vivo e partecipato. La guerra di ieri è come quella di oggi, vederla a colori e al passo giusto ne accentua la tragica attualità e induce a riflessioni sulla natura dell'uomo. L’operazione colore, la prima realizzata in Italia a quanto mi risulta, è stata curata da un pool di venti “colorist” coordinati e guidati da Marco Kuveiller mentre la fotografia, elaborata ed evocativa, è opera di Stefano Paradiso che ha girato con una macchina RED in 4K. Le location della fiction del film si trovano a Verona e dintorni. La trincea dove si svolgono alcune delle scene più drammatiche è stata costruita alle pendici del Monte Baldo, con una accuratezza straordinaria sotto la direzione dello scenografo e consulente storico Mauro Quattrina. Protagonista del film è Mario, un ragazzo qualunque del 1914. E' nato nel centro Italia, in una località volutamente non specificata della riviera romagnola. Entusiasta e pieno di progetti per il suo futuro, un futuro che non vedrà mai. Mario rappresenta i cinque milioni di suoi coetanei che nei tre anni del conflitto vennero chiamati alle armi: venivano dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Sardegna, dal Veneto, da ogni regione di quella giovane Italia e fu proprio nel fango delle trincee che impararono a conoscersi e, secondo alcuni storici, anche a completare concretamente l’unità della Nazione. Ministro Pinotti: “Fango e gloria” nelle scuole Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha proposto di mostrare nelle scuole il docufilm Fango e gloria di Leonardo Tiberi, realizzato con filmati tratti dall'Archivio Storico Luce, prodotto dalla Baires di Maurizio e Manuel Tedesco in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, con la Regione Veneto e il Gruppo Banco Desio e presentato in anteprima al Teatro Goldoni di Venezia lo scorso 28 agosto. A pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico, il ministro Pinotti e il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini, hanno firmato a palazzo Baracchini un Protocollo d'intesa tra i due dicasteri volto "alla sensibilizzazione e all'approfondimento della Costituzione Italiana, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Carta Europea". "Ci fa piacere cogliere l'occasione del centenario della Grande Guerra - ha detto il ministro Pinotti alla firma dell'accordo - per approfondire i valori della Costituzione e spiegare agli studenti cosa fanno le Forze armate". I due ministeri si impegnano a pianificare, per tre anni, nel rispetto dell’autonomia scolastica, nelle scuole di ogni ordine e grado, momenti di approfondimento nell'ambito dell'insegnamento di 'Cittadinanza e Costituzione'. "E' un'iniziativa utile - ha aggiunto il ministro Giannini - per arricchire la formazione sul piano dell' educazione civica". Alle lezioni nelle scuole che ne faranno richiesta - prenderanno parte militari di tutte le Forze armate. Gli incontri coinvolgeranno gli studenti con l'ausilio di filmati e materiale d' archivio, tra i quali il ministro ha citato Fango e gloria. 1914-1918 L’Europa e la I Guerra Mondiale Breve excursus di L.D.F. Prima dell’inizio della guerra ’15-’18 gli Stati europei si erano riuniti in due blocchi: la Triplice Intesa e la Triplice Alleanza. La Triplice Intesa, tra la Gran Bretagna, la Francia e la Russia – queste ultime due già strette nella Duplice Alleanza – si era realizzata tra il 1904 e il 1907. Nonostante la crescente tensione tra la Germania e la Gran Bretagna, dopo l’allontanamento dal potere del cancelliere Otto von Bismarck (1890), da parte dell’imperatore tedesco Guglielmo II, quest’ultima continuava a fiancheggiare la Triplice Alleanza a causa della forte rivalità coloniale con la Francia e la Russia. Il contrasto anglofrancese fu definitivamente composto con l’”entente” cordiale dell’8 aprile 1904, mentre, il 31 agosto 1907, Gran Bretagna e Russia giunsero a un accordo per la sistemazione dei rispettivi interessi in Asia centrale. A spingere le tre nazioni al componimento delle loro rivalità fu la comune preoccupazione per la politica navale e imperiale della Germania; la Triplice si costituì perciò contro la minaccia tedesca, che doveva poi compattamente fronteggiare durante la Prima Guerra Mondiale. La Triplice Alleanza, fu un patto difensivo segreto, siglato tra Germania, Austria e Italia (20 maggio 1882), promosso dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck per isolare la Francia. Prevedeva l’aiuto reciproco tra Italia e Germania in caso di aggressione francese o se uno dei tre contraenti fosse stato attaccato da due potenze e neutralità nel caso che uno dei firmatari fosse indotto a dichiarare guerra. I rapporti dopo la costituzione di questi due gruppi si andarono a poco a poco deteriorando fino a che scoppiarono, nel 1905 con la crisi marocchina, quando navi tedesche si presentarono sulle coste mediterranee del Marocco. La situazione venne tacitata nel 1906 con il trattato di Algeria. Nel frattempo, come abbiamo già scritto,l’Inghilterra nel 1907 firmava un accordo con la Russia e, così anche questo grande paese entrava nella coalizione. Nel 1911 si verificò di nuovo la situazione del 1905 e venne conosciuta con il nome di “incidente di Agadir”; navi tedesche iniziarono a spadroneggiare nel Mediterraneo al punto che la flotta inglese passò lo stretto di Gibilterra per placcare il revanscismo tedesco e nel 1911, si riuscì a malapena a evitare la guerra. In questa situazione, in effetti, l’Italia si poteva dire non giocasse alcun ruolo e allora ruppe l’accordo con la Triplice Intesa anche perché non gli venne riconosciuto alcun diritto sulla Tunisia e sulla Cirenaica ed entrò in Triplice alleanza, calcolando che, se fosse scoppiata la guerra e la situazione fosse stata a favore dell’alleanza, forse, il suo solo appoggio per garantire un fronte non combattente come quello italiano, avrebbe portato l’Austria, pur di stare tranquilla a sud, a cedere Trento e Trieste. La situazione europea era ormai pericolosamente sull’orlo di una guerra; occorreva solo il “casus belli” che si presentò quando, in visita il 28 giugno 1914 a Sarajevo, l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando venne ucciso, con la moglie morganatica Sofia, da Gavrilo Princip, un rivoluzionario serbo. L’Austria, d’accordo con la Germania, attribuendo alla Serbia la responsabilità degli omicidi, inviò, il 23 luglio, al Governo serbo un ultimatum con richieste inaccettabili. Inoltre, da tutti gli altri Stati europei non vennero accettate le proposte della Germania che la situazione si dovesse risolvere tra le prime due contendenti in quanto troppo potente era l’Austria di fronte alla piccola Serbia e fu la guerra. Il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, la Germania il 1° agosto 1914 dichiarò guerra alla Russia con cui da sempre aveva un contenzioso aperto sui Balcani e il 3 agosto alla Francia. L’invasione da parte dei tedeschi dei neutrali Belgio e Lussemburgo, convinse anche la Gran Bretagna a dichiarare guerra, il 4 agosto. I belligeranti divennero così, da una parte, Germania e Austria Ungheria dall’altra Inghilterra, Francia e Russia cui si aggiunse il Giappone. Neutrali furono invece la Bulgaria, la Romania e l’Italia che, per abbandonare la Triplice Intesa aveva rimproverato gli alleati la mancata consultazione e il carattere aggressivo della guerra. Il 10 agosto la Germania ottenne l’alleanza della Turchia. Nel corso del 1915 l’Italia aprì le trattative con la Germania e l’Austria per sapere quanto avrebbe guadagnato nel possesso di nuovi territori se fosse rimasta neutrale. La controproposta fu debole allora il governo italiano si rivolse all’Intesa con cui firmò il patto di Londra che riconobbe, alla fine di una guerra vittoriosa, molti territori all’Italia ma purtroppo il patto venne disatteso. A questo punto l’Italia, facendo leva sulla esitazione del governo austriaco nei riguardi delle trattative, ruppe definitivamente l’accordo con la Triplice Alleanza e il 23 maggio del 1915 entrò in guerra. La nostra entrata in guerra era stata preceduta da una lotta dura fra interventisti e coloro che preferivano perlomeno attendere per vedere come si sviluppassero gli avvenimenti. Anche la Bulgaria nel 1915 entrò nel conflitto e con le forze austro-ungariche a nord e le sue a sud, strinse in una morsa la Serbia che fu costretta ad arrendersi. 1914-1915 La guerra ormai non poteva più essere fermata: cinque armate tedesche, passando anche per il Belgio, invasero la Francia comandate dal Maresciallo Von Moltke che riuscì, nonostante la resistenza francese ad arrivare alla riva della Marna a 60 km da Parigi. Lì i francesi opposero una strenua resistenza (non solo i soldati ma anche i cittadini che arrivavano dalla città a bordo di taxi) e i tedeschi vennero fermati. Fu il generale francese Foch che riuscì a coordinare le truppe inglesi, francesi e belghe e a resistere al nemico che intanto era arrivato a Dunkerque sul canale della Manica. Nel frattempo ad ovest il generale Von Hindenburg batteva i russi a Tannenberg e ai laghi Masuri mentre gli austriaci in Galizia di fronte all’offensiva turca perdevano Leopoli. 1916 Nel 1916 alcuni politici inglesi (tra cui Churchill) tentarono di ottenere risultati decisivi sul Mediterraneo. Ma la spedizione dei Dardanelli, da loro pianificata, si risolse in uno smacco mentre i turchi, dall’altra parte, non riuscirono mai a minacciare il canale di Suez. In Grecia il presidente Venizelos avrebbe voluto intervenire a fianco degli alleati, impedito a ciò da Re Costantino cugino di Guglielmo II (e, in effetti, tutte le famiglie reali europee erano imparentate con Guglielmo II, come Giorgio V in Inghilterra che era un altro cugino dell’imperatore prussiano). Il 7 maggio un sommergibile tedesco affondò nell’Atlantico la Lusitania un transatlantico in cui morirono 40 cittadini americani. Questo fatto suscitò una grande emozione in America ma non determinò l’intervento degli Stati Uniti in guerra. Contemporaneamente, nella primavera del ’16, i prussiani attaccarono pesantemente i francesi a Verdun e nella battaglia della Somme, dove il generale Joffre resistette coraggiosamente, bloccando l’avanzata tedesca. Anche l’Austria attaccò pesantemente l’Italia con la Strafexpedition ma i nostri soldati resistettero. La situazione bellica però si prolungava pericolosamente nel tempo e allora Lord Kitchener (il vincitore di Khartum), viste le perdite sui campi di battaglia, istituì in Gran Bretagna la coscrizione obbligatoria. Un gran colpo fu per l’Austria Ungheria e, di riflesso, per la Germania la morte, il 21 novembre 1916 dell’imperatore Francesco Giuseppe che regnava dal 1848. Gli successe un lontanissimo nipote, Carlo che con la moglie Zita, per la sua scarsa personalità contribuì al decadere dell’impero austro ungarico. 1917 L’America entrò in guerra e scoppiò la rivoluzione russa. Lo zar e la sua famiglia vennero fatti prigionieri e poi trucidati a Ekaterinburg. Lenin, ormai capo della Russia, comunicò ai governi centrali che il suo Stato abbandonava la guerra. Fu un colpo di fortuna per la Germania e l’Austria Ungheria perché tutte le truppe che presidiavano il fronte russo potettero essere lanciate sul fronte francese e italiano. La lotta fu dura su tutti e due i fronti ma, mentre i francesi riuscirono a resistere, grazie alla capacità del maresciallo Foch, il nostro schieramento, contro cui non c’erano più solo le truppe austro-ungariche ma anche tedesche, non riuscì a resistere. Era stato deciso da parte dei nemici di affrontare il nostro esercito a sorpresa, provocando la rottura dello schieramento italiano a Caporetto e ci riuscirono. Fu per l’Italia un momento tremendo; nel disordine più completo della ritirata, vennero fucilati, come disertori, forse, persone innocenti e, in alcuni gruppi di soldati allo sbando, si decise di attuare la dura legge romana della decimazione. Gli italiani continuarono ad arretrare fino al fiume Piave dove si attestarono, pronti a difendersi fino all’ultimo. Luigi Cadorna, il comandante in capo delle nostre forze, venne destituito (purtroppo non abbiamo mai avuto, tranne rari casi, generali capaci) e sostituito da Armando Diaz che, con l’ausilio del duca Emanuele Filiberto di Savoia, cugino di Vittorio Emanuele III e della III Armata, riorganizzò ciò che rimaneva dell’esercito italiano in cui vennero richiamati anche i diciottenni. Il 10 dicembre 1917 un ufficiale di Marina italiano Luigi Rizzo, a bordo di una motosilurante (Mas 9), affondò in Adriatico la corazzata austriaca Wien. 1918 In Francia il maresciallo Foch divenuto comandante in capo di tutte le forze alleate scatenava l’ultima offensiva su tre fronti: le Fiandre, le Argonne e Sedan costringendo l’esercito tedesco al ritiro. Il 10 giugno del 1918 sempre Luigi Rizzo faceva colare a picco, raggiungendola con una motosilurante (Mas 11), la Szent Ostvàn (Santo Stefano) corazzata ammiraglia della Marina austriaca. Sul fronte italiano intanto le nostre truppe, dal 25 settembre stavano combattendo l’ultima grande battaglia al Montello, a Conegliano e a Vittorio Veneto e, alla fine, il 29 ottobre, le forze austriache iniziarono ad abbandonare il nostro territorio. La guerra era finita. Il 4 novembre i tedeschi decisero la ritirata generale e il 7 novembre i loro plenipotenziari chiesero alle truppe alleate l’armistizio. Nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, due giovani ufficiali della Marina italiana, Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetti, eludendo le difese portuali, entrarono nel golfo di Pola a bordo di un piccolo mas e con un magnete applicarono una carica esplosiva sotto la carena della “Viribus Unitis” che sarebbe dovuta esplodere alle 6.30. Fatti prigionieri scoprirono che il giorno prima la flotta austro-ungarica era stata ceduta dall’Austria Ungheria allo Stato degli sloveni, dei serbi e dei lituani che diventerà poi la Jugoslavia. I due ufficiali comunicarono che alle ore 6.30 la bomba sarebbe esplosa, allora il serbo, comandante Janko Vukovic, diede ordine di abbandonare la nave. Non succedendo nulla alle 6.30 molti risalirono sulla corazzata e la bomba scoppiò alle 6.44. La maggioranza dei marinai risaliti a bordo (circa 300 persone e anche il comandante) morirono nel naufragio. Solo tre giorni dopo tra Austria Ungheria e Italia si firmò l’armistizio. FANGO E GLORIA Spunti di riflessione di L.D.F. “La penisola balcanica, nel corso dei secoli, ha macinato più storia di quanta ne potesse ingoiare” Winston Churchill 1) Il film si incentra sulla storia di tre giovani: Mario, Agnese ed Emilio, vittime innocenti, come tanti altri, della disumanità della storia. Già dai primi del ‘900 la situazione, nel Mediterraneo, era divenuta calda a causa delle navi tedesche che si avvicinavano pericolosamente alle coste algerine e marocchine, provocando dure reazioni da parte della Francia e dell’Inghilterra. Il possesso del mare Mediterraneo, da sempre, ha attirato Stati che avevano difficoltà se non quasi impossibilità a raggiungerlo. Basti pensare alla guerra di Crimea del lontano 1855. Effettuate ricerche in merito. 2) La situazione, nel 1914, era ormai divenuta sempre più tesa quando a Sarajevo, il 28 giugno venne commesso un omicidio che stravolse completamente quella sorta di pace armata in cui vivevano tutte le nazioni europee. Chi venne ucciso, quale ruolo aveva la vittima in uno degli Stati più importanti d’Europa? 3) Gavrilo Princip, l’omicida, era serbo e subito l’Austria Ungheria (lo Stato di cui non citiamo il nome nella domanda precedente), prima di dichiarare guerra alla Serbia, cosa pretendeva dal piccolo Stato balcanico, non ottenendolo? 4) Con la dichiarazione di guerra fra i due Stati di cui parliamo nella domanda precedente, divenne generale lo scontro. Da una parte c’era l’accordo della Triplice Intesa e dall’altra quello della Triplice Alleanza. In quale delle due, all’inizio, entrò l’Italia e perché poi se ne allontanò? 5) L’Italia, per un anno, “restò a guardare” nonostante gli italiani si dividessero, lottando ferocemente tra interventisti e coloro che non volevano la guerra. Nel film c’è un dialogo tra Mario e suo padre in cui quest’ultimo spiega al figliolo perché convenga che l’Italia aspetti. Era questo, secondo voi, detto in parole semplici, il motivo dell’attendismo del governo italiano? 6) Quale fu il fatto che fece decidere l’Italia a entrare in guerra contro l’Austria Ungheria il 23 maggio 1915? 7) Mario, giovane sottotenente di Fanteria, venne mandato sulle Alpi orientali per difendere i nostri confini. Quale fu, invece, all’inizio, il compito ingrato di Emilio divenuto ufficiale di Marina? Invece di prendere il mare quali ordini gli avevano dato? 8) Quando e perché Emilio riuscì finalmente a imbarcarsi? 9) Mario, invece, faceva vita di trincea ed era a capo di una pattuglia il cui sergente Nicola Zabaglia, un giorno, facendogli vedere la foto della moglie gli spiegò che quella foto era importante per due motivi: il primo era quello di avere sempre sul cuore la fotografia della donna amata e l’altro? 10) Anche Agnese, come tutte le donne italiane, essendo gli uomini al fronte, aveva cominciato a lavorare in una fabbrica di aerei, costruiti con cantinelle di legno e lenzuola. Sembra ora impossibile eppure quegli apparecchi volavano e due piloti, uno italiano e uno tedesco furono protagonisti di quell’epopea: Francesco Baracca per noi eManfred Von Richthofen, soprannominato il Barone rosso per i tedeschi. Approfondite l’argomento. 11) Perché Mario, quando Agnese era con lui, desiderava che si facessero una fotografia insieme? Ricordava ciò che gli aveva detto il suo sergente? 12) Prima di partire, Agnese regalò a Mario un bellissimo orologio, un Eberhard che Mario mise subito al polso. E se fosse rimasto sempre al suo polso…. Cosa non sarebbe successo? 13) Ritornato al fronte, il giovane dovette sopportare la Strafexpedition e sopravvisse, la nostra terribile ritirata di Caporetto e sopravvisse ma, quando la situazione si stava evolvendo positivamente per noi, venne ferito mortalmente durante l’avanzata delle nostre truppe. Dove l’esercito italiano vinse definitivamente l’Austria Ungheria che fu costretta a chiedere l’armistizio? 14) Mentre Mario morente riesce ancora a pensare a quanto sia ingiusto morire a 24 anni, gli si avvicina uno sciacallo e gli ruba l’Eberhard pronunciando una frase crudele che forse è l’ultima sentita dal giovane. Qual è questa frase? 15) Ormai Mario è un soldato sconosciuto come migliaia di altri cui non si è potuto dare un nome. Cosa accade ad Aquileia nel 1921? 16) E perché nel film si narra che proprio la sua bara è scelta di rappresentare tutti i soldati sconosciuti che sono caduti sul campo di battaglia? 17) La salma di Mario è ormai quella del Milite Ignoto e attraversa tutta l’Italia nel silenzio della gente, chi sull’attenti, chi in ginocchio a pregare e raggiunge Roma, la sua ultima destinazione, dov’è ancora nel rispetto delle genti.