3 Cinematica 3 Cinematica .......................................................................................................................................... 42 3.1 Introduzione. ............................................................................................................................................ 42 3.2 Moti rettilinei. .......................................................................................................................................... 44 3.3 Alcuni esempi di grafici orari. ............................................................................................................ 46 3.4 Moti rettilinei: definizione della velocità. ...................................................................................... 47 3.5 Regole di derivazione ............................................................................................................................ 53 3.6 Relazione tra la velocità vettoriale istantanea e la velocità scalare istantanea. ............... 54 3.7 Moti rettilinei: definizione dell'accelerazione. ............................................................................. 55 3.8 Moti rettilinei: il problema del moto. ............................................................................................... 58 3.9 Risoluzione formale delle equazioni differenziali (definizione dell’integrale). ............... 60 3.10 Risoluzione formale delle equazioni differenziali (metodo alternativo più veloce) .... 63 3.11 Le soluzioni dell’equazione differenziale. Il problema delle condizioni iniziali ............ 65 3.12 L’integrale definito .............................................................................................................................. 65 3.13 Moto rettilineo uniforme. .................................................................................................................. 68 3.14 Moto rettilineo uniformemente accelerato. ................................................................................ 68 3.15 Velocità in funzione della posizione .............................................................................................. 71 3.16 Moto dei corpi in caduta libera. ....................................................................................................... 72 3.17 Moto smorzato ....................................................................................................................................... 75 3.18 Moto armonico ...................................................................................................................................... 81 3.19 Moto in due e tre dimensioni. Legge oraria. ................................................................................ 87 3.20 Moto nel piano: la velocità angolare. ............................................................................................. 87 3.21 Moto in due dimensioni: definizione del vettore velocità. ..................................................... 89 3.22 Rappresentazione della velocità riferita alla traiettoria ........................................................ 92 3.23 Rappresentazione cartesiana della velocità. .............................................................................. 92 3.24 Rappresentazione polare della velocità. ...................................................................................... 93 3.25 Moto in due (tre) dimensioni: definizione del vettore accelerazione. ............................... 96 3.26 Moto armonico e moto circolare uniforme ................................................................................ 102 3.27 Moto in tre dimensioni: il problema del moto. ......................................................................... 104 3.28 Moto del proiettile. ............................................................................................................................ 105 3.29 Moti relativi. ......................................................................................................................................... 108 3.1 Introduzione. La cinematica, fornisce una descrizione del moto in termini delle grandezze caratteristiche del moto stesso: la lunghezza, il tempo e le grandezze derivate da queste, cioè la velocità e l'accelerazione. La cinematica, quindi, determina le relazioni tra queste grandezze. La dinamica completa la descrizione del moto facendolo derivare dalle cause che lo hanno prodotto: le forze. Per descrivere il moto di un corpo, bisogna essere in grado di descrivere come varia la sua posizione in funzione del tempo. Abbiamo già visto che la posizione di un corpo può essere specificata introducendo un sistema di riferimento(*), per esempio una terna cartesiana. La descrizione del moto dipende dal sistema di riferimento in cui viene studiato. Consideriamo il moto di una persona che, rispetto ad un sistema di riferimento solidale con la stanza in cui si trova, percorre un tratto di 5 m in 2 s. In un sistema di riferimento solidale con se stesso, invece la persona non si è mossa per niente. In un sistema di riferimento con origine nel centro della terra e assi invariabilmente orientati rispetto alle stelle fisse, la persona si è invece spostata di circa 1 Km a causa del moto di rotazione della terra su se stessa. Si è spostata di una (*) Il sistema di riferimento sarà spesso indicato nel seguito anche con il termine osservatore. distanza ancora maggiore in un sistema di riferimento con origine nel centro del sole ed assi invariabilmente orientati rispetto alle stelle fisse perché trascinato dalla terra nel suo moto di rivoluzione attorno al sole. E, infine, se si scegliesse come riferimento una terna con origine nel centro della Via Lattea e assi invariabilmente orientati rispetto alle galassie lontane, bisognerebbe tenere conto anche del moto di tutto il sistema solare all'interno della Via Lattea. E così via. Quale sistema di riferimento conviene scegliere per descrivere il moto? • Quello in cui la descrizione del moto è la più semplice possibile, quello in cui si riescono ad evidenziare meglio quegli aspetti del moto che maggiormente ci interessano. Per un moto che avviene nel Laboratorio1, un sistema di riferimento solidale con il Laboratorio è più che sufficiente. Per descrivere il moto della luna o dei satelliti artificiali attorno alla terra, si può prendere un riferimento solidale con la Terra e con gli assi invariabilmente orientati rispetto alle stelle fisse. Per descrivere il moto della Terra, o dei pianeti intorno al sole, va meglio un sistema di riferimento solidale con il Sole2. Per descrivere un moto che avviene all'interno di un treno che si muove con una certa velocità rispetto al suolo, si può usare un sistema di riferimento legato al treno. Dal punto di vista cinematico tutti i sistemi di riferimento sono equivalenti tra di loro, quello che cambia scegliendo l'uno o l'altro, è che la descrizione del moto diventa più o meno complessa. Questo vale per esempio per la descrizione del moto dei pianeti nel sistema geocentrico o eliocentrico. Vedremo poi in dinamica che si può selezionare una classe di sistemi di riferimento in cui le leggi della dinamica sono valide. Con l'introduzione di un sistema di riferimento si può specificare la posizione di un corpo. Per descriverne il moto, è necessario anche un orologio che scandisca il tempo e quindi permetta di mettere in corrispondenza la posizione occupata dal corpo e l'istante di tempo in cui ciò accade. In conclusione, per poter descrivere un moto, è necessario un sistema di riferimento e un orologio che inizi a misurare il tempo a partire da un istante arbitrario, assunto come l'istante iniziale (t=0). Cominceremo a studiare il moto dei corpi che possono essere localizzati specificando soltanto la posizione di un punto, studieremo cioè il moto del punto materiale, un punto geometrico dotato di massa. Questa naturalmente è un'astrazione, serve per semplificare il problema: i corpi presenti in natura in generale non sono puntiformi ma hanno delle strutture molto complesse: sono fatti di atomi e molecole. A loro volta gli atomi sono fatti di protoni e neutroni confinati nel nucleo dell’atomo e di elettroni che si spostano in tutto il volume atomico. Anche i componenti elementari dell’atomo, i protoni ed i neutroni, si comportano come strutture complesse fatte a loro volta di quark; al momento attuale solo gli elettroni e i quark mostrano una struttura semplice, puntiforme. E’ giustificato rappresentare un corpo materiale mediante un punto? Se siamo interessati al “moto di insieme” degli oggetti e non alla descrizione dettagliata del moto di ogni loro parte, allora l’approssimazione del punto materiale è una buona approssimazione: così se vogliamo descrivere il moto di una automobile che si sposta tra due città o di una nave che si sposta tra due porti possiamo rappresentare questi oggetti come dei punti materiali. Ovviamente in questo modo si rinuncia alla descrizione della rotazione delle ruote, del moto alternativo dei pistoni nel motore, alla rotazione delle eliche, etc. Anche corpi di grandi dimensioni come la terra possono essere rappresentati come un punto materiale. Nello studio del moto della Terra intorno al Sole, dato che le dimensioni della Terra sono molto più piccole rispetto alla distanza Terra-Sole, la Terra può essere pensata come un punto 1 Per Laboratorio si intende la stanza in cui si effettua la osservazione del moto. 2 Si noti che per molti anni, fino a Copernico, per la descrizione del:moto dei pianeti è stato usato un sistema di riferimento solidale con la Terra (geocentrico). G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 43 materiale (RT = 6.4 106 m, distanza Terra-Sole = 1 UA = 1.5 1011 m). Ovviamente con questa semplificazione si perderanno molti dettagli del moto terrestre, per esempio non riusciremo a descrivere quei moti che dipendono proprio dalla estensione della terra, come per esempio la rotazione attorno all’asse terrestre, il moto di precessione dell’asse terrestre e le variazioni delle dimensioni della terra (fenomeno delle maree): infatti un punto materiale, proprio perché non ha dimensioni, non può essere dotato di questi tipi di moto. Il fatto che si possano approssimare corpi complessi con un punto materiale ha comunque un fondamento teorico. Quando studieremo il moto dei “sistemi di punti materiali” faremo vedere infatti che, dato un qualunque corpo, esiste un suo punto caratteristico, denominato Centro di Massa: il moto del corpo, comunque complesso, può essere sempre scomposto nel moto del centro di massa, che descrive il “moto di insieme” del corpo stesso, più il moto delle varie parti del corpo rispetto al centro di massa. Ne risulta che se il corpo è rigido, le varie parti che costituiscono il corpo non si muovono l’una rispetto all’altra ( si pensi ad un corpo solido), e se il suo moto è di pura traslazione, cioè tutte le parti del corpo si muovono allo stesso modo, con la stessa velocità, il moto del Centro di Massa è sufficiente da solo a descrivere completamente il moto dell’intero corpo rigido. 3.2 Moti rettilinei. Per semplificare ulteriormente il problema, cominceremo lo studio del moto dei corpi con lo studio del moto rettilineo. La traiettoria, che è il luogo dei punti via via occupati dal punto materiale, è in questo caso una retta. Esistono diversi esempi di moti rettilinei: il moto di caduta di un corpo abbandonato con velocità nulla da una certa altezza sulla superficie terrestre, il moto di un’automobile su un tratto di strada rettilineo, il moto dell’ascensore, il moto oscillatorio di un grave appeso ad un soffitto mediante una molla, etc. Per descrivere la posizione del punto materiale durante il suo moto è sufficiente introdurre un riferimento unidimensionale lungo la traiettoria rettilinea: occorre cioè fissare sulla traiettoria il verso positivo e l'origine del sistema di riferimento (chiameremo "asse x" l'asse orientato così definito). Poi, con l'ausilio di un orologio che comincia a misurare il tempo dall'istante in cui inizia l'osservazione del moto, mettiamo in corrispondenza la posizione occupata dal punto materiale lungo la traiettoria con l'istante di tempo in cui tale posizione viene occupata. Definiamo cioè la posizione del punto materiale in funzione del tempo x = x(t). x (m) 1,00 0,99 0,98 0,95 0,91 0,86 0,80 0,73 0,65 0,56 0,46 0,34 0,22 0,08 1,20 1,00 Grafico orario 1,00 x (m) 0,80 0,80 0,60 0,60 x (m) t (s) 0,00 0,03 0,07 0,10 0,13 0,17 0,20 0,23 0,27 0,30 0,33 0,37 0,40 0,43 Tabella 1 0,40 0,20 0,00 0,40 0,20 0,00 0,00 0,20 0,40 0,60 t (s) La posizione del punto materiale che si muove sulla traiettoria rettilinea in funzione del tempo, G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 44 x=x(t) potrà essere rappresentata o mediante una espressione analitica: 1 x = 1,0 − 9, 81t 2 2 t in s una Grafico orario Nel grafico orario si riporta sull'asse delle ascisse il tempo t, mentre sull'asse delle ordinate la posizione del punto materiale. (Poiché il tempo non è una lunghezza, per rappresentare il tempo sull'asse delle ascisse occorre definire una scala, per esempio 1 cm = 0,1 s. D'altra parte spesso anche la posizione, sebbene sia una lunghezza, viene rappresentata mediante una scala: per esempio 1 cm = 0.2 m). 1,00 0,80 x (m) detta legge oraria, oppure mediante rappresentazione grafica, il grafico orario. x in m 0,60 0,40 0,20 0,00 0,00 0,20 0,40 0,60 t (s) Nel grafico precedente è riportata la posizione del punto materiale agli istanti di tempo riportati nella Tab. 1. E' facile immaginare che misurando la posizione del punto materiale ad intervalli di tempo sempre più piccoli si riesca a conoscere la posizione del punto materiale ad ogni istante di tempo. In realtà, una volta determinati un certo numero di punti, si interpolano i punti misurati con una curva continua: l'esperienza mostra infatti che un punto materiale per spostarsi da una posizione ad un altra deve occupare tutte le posizioni intermedie, non è mai stato verificato sperimentalmente che un corpo sia sparito da una posizione e riapparso allo stesso istante in un'altra posizione ad una distanza finita della prima. La posizione è una vera funzione del tempo, nel senso che a ciascun istante di tempo è associata una ed una sola posizione: in nessun caso è stato osservato sperimentalmente che un corpo occupi due posizioni diverse allo stesso tempo (ubiquità). Se si conosce la legge oraria, o il grafico orario, è facile determinare la posizione in cui si trovava il punto materiale ad un particolare istante di tempo (per esempio, nel nostro caso al tempo t = 0.2 s). Legge oraria Se si conosce la legge oraria basta sostituire il valore del tempo nella espressione analitica e calcolare la posizione: 1 x in m x = 1.0 − 9,81t 2 2 t in s 1 1 2 x = 1,0 − 9, 81× 0, 2 = 1.0 − 9,81 × 0, 04 = 1,0 − 0,196 = 0, 803 (m) 2 2 Grafico orario 1,00 0,80 x (m) Grafico orario Dal punto sull'asse delle ascisse corrispondente a 0,2 s, si manda la parallela all'asse delle ordinate fino ad intersecare la curva che rappresenta il grafico orario. Dal punto di intersezione si manda la parallela all'asse delle ascisse fino ad intersecare l'asse delle ordinate e si determina la posizione di quest'ultimo punto sull'asse delle ordinate. 0,60 0,40 0,20 0,00 0,00 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 0,20 0,40 0,60 t (s) 45 3.3 Alcuni esempi di grafici orari. 3.3.1 Punto materiale fermo. Un punto materiale fermo occupa sempre la stessa posizione: se si va a misurare tale posizione ad 1,20 1,20 x (m) 1,00 0,80 0,80 x (m) 1,00 0,60 0,60 0,40 0,40 0,20 0,20 0,00 0,00 0,00 5,00 10,00 15,00 t (s) intervalli regolari di tempo, si troverà sempre lo stesso valore. Il grafico orario è costituito da una retta parallela all'asse delle ascisse, la cui pendenza è nulla. Si noti che anche la velocità del punto materiale è nulla. La legge oraria sarà quindi: x = xo dove xo rappresenta la posizione costante del punto materiale. Punto materiale in moto con velocità costante. 1,20 1,20 x (m) 1,00 1,00 0,80 0,80 0,60 x (m) 3.3.2 tan g α = 0,60 0,40 0,40 0,20 0,20 0,00 0,00 0,00 Δx Δt Δx Δt 5,00 10,00 15,00 t (s) Poiché la velocità è costante, il punto materiale percorrerà tratti uguali in intervalli di tempo uguali (Δx = vΔt). Il grafico orario sarà rappresentato da una retta inclinata. Maggiore è la velocità del punto materiale, tanto più grande sarà la pendenza della retta nel grafico orario. D'altra parte la pendenza della retta è proprio uguale alla velocità del punto materiale. Infatti Δx pendenza = tan gα = =v Δt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 46 La legge oraria, corrispondente all'equazione della retta nel grafico orario) sarà data da: x(t) = x o + vt dove xo è la posizione del punto materiale al tempo t = 0. posizione 3.3.3 Moto di un automobile su di un tratto rettilineo. Inizialmente l'automobile si trova in A ferma. Il grafico orario è una retta parallela all'asse delle ascisse. All'istante t1 l'automobile viene messa in moto e comincia ad Moto di una automobile su un tratto rettilineo acquistare velocità come si deduce dalla pendenza variabile del grafico orario. La pendenza del grafico continua ad aumentare fino all'istante di tempo t2, il che vuol dire che la velocità dell'automobile continua ad aumentare fino all'istante t2 . Successivamente il grafico orario ha una pendenza costante e quindi l'automobile percorre un tratto di strada a velocità costante. All'istante di tempo t3, l'automobile giunta nei pressi della sua destinazione finale comincia a rallentare: si può notare che la pendenza del grafico tempo diminuisce fino a ridursi a zero all'istante di tempo t4 in cui l'automobile si ferma nella posizione B. Dopo t4 l'automobile resta ferma nella posizione B (tratto orizzontale del grafico). 3.4 Moti rettilinei: definizione della velocità. Supponiamo di conoscere l'equazione oraria del moto e che la dipendenza della posizione x dal tempo sia del tipo 2 x = xo + vot + ½aot dove xo è la posizione del punto materiale all'istante di tempo t=0 (supponiamo valga 7.2 m), vo e ao sono delle costanti il cui significato apparirà più chiaro una volta completato lo studio del presente e -1 del prossimo paragrafo. Le dimensioni di vo sono [LT ], pertanto nel Sistema Internazionale le unità -2 di misura saranno m/s, mentre le dimensioni di ao sono [LT ] e le sue unità di misura saranno m/s2. Supponiamo infine che i rispettivi valori numerici siano vo = 11.4 m/s e ao = -5.0 m/s2. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 47 x (m) Grafico Orario 25 20 15 10 5 0 t (s) 0 1 2 3 4 5 6 L'equazione oraria diventa pertanto: x = 7.2 + 11.4 t - 2.5 t2 (x in m quando t è in s) Questa funzione (cioè la dipendenza della posizione dal tempo) può essere rappresentata in un grafico. Riportiamo sull'asse delle ascisse il tempo e sull'asse delle ordinate la posizione del punto materiale. (Per poter rappresentare il tempo come una lunghezza sull'asse delle ascisse, dobbiamo introdurre un coefficiente di proporzionalità, per cui per esempio 1 cm corrisponde a 1 s). La curva disegnata, che rappresenta la funzione x(t) = 7.2 + 11.4 t - 2.5 t2, mette in relazione l'istante di tempo con la posizione occupata sulla traiettoria rettilinea dal punto materiale. Supponiamo di voler conoscere la posizione del punto materiale all'istante di tempo t1. Si manda per t1 la parallela all'asse delle ordinate fino ad intersecare la curva nel punto 1; si proietta questo punto sull'asse delle ordinate, ottenendo così la posizione, x1, occupata dal punto materiale all'istante di tempo t1. In maniera analoga si può ricavare la posizione, x2, occupata dal punto materiale ad un istante successivo t2. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 48 Si definisce spostamento del punto materiale nell'intervallo di tempo Δt = t2 - t1 sulla traiettoria rettilinea, che abbiamo chiamato asse x, la quantità: Grafico Orario x (m) 25 20 x2 15 x1 Δx = x2 - x1 2 Si osservi che lo spostamento non ha niente a che vedere con il “percorso effettuato ” dal punto materiale nell'intervallo di tempo Δt. Facendo riferimento alla figura si vede che il cammino percorso è dato dalla lunghezza del segmento che va da x1 a xmassimo più la lunghezza del segmento per andare da xmassimo a x1. Δx 1 Δt 10 5 percorso effettuato = x max − x1 + xmax − x 2 0 t1 1 0 3 t2 2 4 t (s) 5 Se il punto materiale alla fine dell'intervallo Δt è tornato nella posizione di partenza, allora lo spostamento è nullo, mentre non lo è il cammino percorso. Si osservi infine che lo spostamento Δx altro non è che la componente x del vettore spostamento. Per altro essendo il moto lungo l’asse x, lo spostamento ha solo la componente x. Grafico Orario x (m) 25 20 x2 2 15 x1 Definizione della velocità vettoriale media Si definisce velocità (vettoriale) media del punto materiale nell'intervallo di tempo Δt il rapporto tra lo spostamento Δx subito dal punto materiale e il corrispondente intervallo di tempo Δt. Δx 1 Δt tan α = 10 Δx Δt vm = Δx x 2 − x 1 = Δt t 2 − t1 5 0 0 t1 1 2 3 t2 4 t (s) 5 La velocità tempo Δt = coefficiente passa per i orario. media nell'intervallo di t2 - t1 altro non è che il angolare della retta che punti 1 e 2 del grafico Poiché il moto del punto materiale avviene lungo l'asse x, indicheremo la velocità media con vxm (Il pedice x indica anche che vxm è la componente x del vettore velocità. Nel paragrafo XX in cui verrà G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 49 data la definizione del vettore velocità, mostreremo che la precedente definizione di velocità media fornisce appunto la componente x del vettore velocità media). Pertanto: Δx x 2 − x 1 v xm = = Δt t 2 − t1 Se vxm è maggiore di zero (vxm > 0) allora x2 è maggiore di x1, ed il moto avviene nella direzione positiva dell'asse delle x, se vxm à minore di zero (vxm < 0) allora x2 è minore di x1, ed il moto avviene nella direzione negativa dell'asse delle x. Definizione della velocità scalare media Si definisce invece velocità scalare media nell’intervallo Δt, il rapporto tra il percorso effettuato e l’intervallo di tempo impiegato. v sm percorso effettuato = Δt La velocità scalare media in generale è diversa dalla velocità media: innanzitutto essa e sempre positiva, mentre la velocità media può essere positiva o negativa a seconda se il moto avviene nel verso positivo dell’asse x o in quello opposto. In secondo luogo abbiamo fatto vedere che il “percorso effettuato” può essere diverso dal modulo dello spostamento. Grafico Orario x (m) 25 x3 20 2 x2 x'3 15 x1 Δx 1 Δt tan α = 10 Δx Δt 5 0 0 t1 1 t3 2 3 t2 4 t (s) 5 Supponiamo ora che il punto materiale si muova, nell'intervallo di tempo tra t1 e t2, con velocità costante pari alla velocità media appena calcolata. Allora il suo grafico orario in tale intervallo di tempo sarà rappresentato dal segmento rettilineo tra i punti 1 e 2 del grafico. La corrispondente legge oraria per t compreso tra t1 e t2, sarà data da: x(t) = x1 + vxm (t − t1 ) = x1 + x2 − x1 (t − t1 ) t t2 − t1 c om preso tra t1 e t2 Come si vede dal grafico orario e della legge oraria, si riesce a predire con accuratezza la posizione del punto materiale agli istanti t1 e t2, gli estremi dell'intervallo di tempo, ma la previsione fallisce miseramente per gli istanti di tempo intermedi. La velocità media non fornisce una buona descrizione del moto. Delle previsioni più accurate si riescono a fare se si suddivide l'intervallo di tempo tra t1 e t2 in intervalli più piccoli e in ciascuno di essi si calcola la velocità media, poi si sostituisce il moto originario con tratti di moto a velocità costante pari alla velocità media calcolata in quell'intervallo di tempo. Il grafico orario tra t1 e t2 diventa, in questo caso, la linea spezzata mostrata in figura. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 50 Dal grafico precedente si intuisce che la descrizione del moto sarà tanto più accurata quanto più grande è il numero degli Grafico Orario x (m) intervalli in cui si suddivide 25 l'intervallo tra t1 e t2, cioè quanto più si riduce l'intervallo di tempo in cui si calcola la velocità media. Per ottenere la 20 x3 descrizione più accurata 2 x2 x'3 possibile del moto occorrerebbe ridurre a zero l'ampiezza 15 Δx dell'intervallo di tempo in cui Δt 1 calcolare la velocità media, in x1 maniera da determinare il valore della velocità ad un ben preciso 10 Δt/ Δt/ Δt/ istante di tempo: velocità 3 3 3 istantanea. Naturalmente, se si fa riferimento alla definizione di 5 velocità media, si vede che non ha senso parlare di velocità media calcolata su un intervallo 0 di tempo di ampiezza nulla. Noi t (s) 5 t1 1 0 2 3 t2 4 riusciamo ad attribuire al punto materiale il valore della velocità posseduta ad ogni istante di tempo, o, in maniera equivalente assegnare ad ogni posizione occupata dal punto materiale il valore della sua velocità in quella posizione, utilizzando un Δx Δx in funzione di Δt procedimento di passaggio al Δt (m/s) Δt limite. 10 Si parla quindi non più di x ( t1 + Δt ) − x ( t1 ) v x( t1 ) = limΔt → 0 velocità media, ma di velocità Δt 8 istantanea, cioè la velocità posseduta dal punto materiale ad 6 ogni istante di tempo, oppure in ciascuna posizione lungo la 4 traiettoria rettilinea. Supponiamo quindi di voler 2 calcolare la velocità istantanea all'istante di tempo t1, o, 0 equivalentemente nella posizione 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 x(t1). Si procede nel seguente modo: Si considera un intervallo -2 Δt (s) di tempo Δt (>0, maggiore di -4 zero), sia x(t1+ Δt) la posizione occupata dal punto materiale all'istante di tempo (t1+ Δt). La velocità media nell'intervallo Δt sarà data da: v xm = Δx x(t 1 + Δt )− x(t 1 ) = Δt Δt . Definizione della velocità istantanea (vettoriale) G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 51 Grafico Orario x (m) 25 20 2 x(t1+Δt) 15 Δx x(t1) Δt 1 10 v x ( t1) = x ( t1 + Δt ) − x (t1 ) dx( t) = lim Δt →0 dt t1 Δt 5 0 0 t1 1 2 3 t1+Δt 4 t (s) 5 Si definisce velocità istantanea all'istante di tempo t1 il limite del rapporto incrementale: v x (t 1 ) = lim Δt → 0 x(t 1 + Δt ) − x (t 1 ) Δt x( t1 + Δt ) − x( t1 ) si chiama infatti rapporto incrementale. Δt Dall'analisi matematica sappiamo che il limite del rapporto incrementale è uguale alla derivata, rispetto al tempo, della funzione x(t) calcolata all'istante di tempo t1. Il rapporto v x (t 1 ) = lim Δt → 0 x( t1+ Δt ) − x( t1) dx(t) = Δt dt t = t 1 Dal grafico orario si può vedere che al tendere di Δt a 0, il punto 2 tende al punto 1. Per cui la velocità istantanea, all'istante di tempo t1, corrisponde al coefficiente angolare della retta tangente al grafico nel punto 1. Nell'esempio che stiamo facendo, conoscendo l'espressione analitica della funzione rappresentata nel grafico, possiamo calcolare esplicitamente la velocità istantanea all'istante di tempo t1. x(t1 + Δt) − x(t1 ) = Δt $% xo + vo (t1 + Δt) + 12 ao (t1 + Δt)2 &' − $% xo + vo (t1 ) + 12 ao (t1 )2 &' vx (t1 ) = lim Δt→0 lim Δt→0 lim Δt→0 = Δt #$ xo + vot1 + vo Δt + 12 ao (t1 )2 + aot1Δt + 12 ao (Δt)2 %& − #$ xo + vo (t1 ) + 12 ao (t1 )2 %& Δt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 = 52 $% xo + vot1 + vo Δt + 12 ao (t1 )2 + aot1Δt + 12 ao (Δt)2 − xo − vo (t1 ) − 12 ao (t1 )2 &' lim Δt→0 = Δt $%vo Δt + aot1Δt + 12 ao (Δt)2 &' lim Δt→0 = lim Δt→0 [ vo + aot1 + 12 ao (Δt)] = vo + aot1 Δt Possiamo concludere che la velocità all'istante di tempo t1 è v x (t 1 ) = vo + a o t 1 che è anche il coefficiente angolare della tangente al grafico nel punto 1. Grafico Orario x (m) 25 20 L'istante di tempo t1 è stato scelto in maniera arbitraria, il risultato del limite del rapporto incrementale sarà sempre lo stesso qualunque sia l'istante t1 fissato. Così possiamo affermare che il valore della velocità istantanea a qualunque istante di tempo t è dato da: v x (t) = vo + a o t = 11.4 − 5.0t 2 x(t1+Δt) 15 Δx x(t1) Δt 1 10 v x ( t1) = x ( t1 + Δt ) − x (t1 ) dx( t) = lim Δt →0 dt t1 Δt 5 da cui si vede anche che vo è la velocità del punto materiale all'istante t=0. 0 0 t1 1 2 3 t1+Δt 4 t (s) 5 3.5 Regole di derivazione Se si conosce la legge oraria, per conoscere la velocità in funzione del tempo è sufficiente fare la derivata rispetto al tempo della posizione applicando le regole studiate in analisi per determinare la derivata di una funzione. 3.5.1 Derivata di una funzione constante La derivata di una funzione dà un’idea di come varia la funzione stessa. Una funzione costante, che non varia ha una derivata nulla. Si pensi ad un oggetto fermo, che non varia la sua posizione, la sua velocità è nulla. f (t) = k = costante ⇒ df (t) dk = =0 dt dt 3.5.2 La derivata di una somma di funzioni La derivata di una somma di funzioni è pari alla somma delle derivate. dF(t) d ( f (t) + g(t)) df (t) dg(t) F(t) = f (t) + g(t) ⇒ = = + dt dt dt dt 3.5.3 La derivata di un prodotto di due funzioni La derivata del prodotto di funzioni è uguale alla derivata della prima per la seconda funzione più la prima funzione per la derivata della seconda. dF(t) df (t) dg(t) F(t) = f (t)g(t) ⇒ = g(t) + f (t) dt dt dt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 53 3.5.4 La derivata di una costante per una funzione La derivata di una costante per una funzione è uguale alla costante per la derivata della funzione. dF(t) dk df (t) df (t) F(t) = kf (t) ⇒ = f (t) + k =k dt dt dt dt ! =0 3.5.5 La derivata del rapporto di due funzioni La derivata del rapporto di due funzioni è uguale alla derivata del numeratore per il denominatore meno il numeratore per la derivata del denominatore, tutto diviso per il denominatore al quadrato df (t) dg(t) g(t) − f (t) f (t) dF(t) dt F(t) = ⇒ = dt g(t) dt g 2 (t) 3.5.6 La derivata di una funzione di funzione. A volte ci sono funzioni che dipendono da una variabile attraverso una seconda funzione. Per esempio consideriamo la seguente legge oraria: x(t) = A cos(ω t + ϕ ) Che si può immaginare in questo modo: la funzione coseno è funzione dell’angolo θ che varia nel tempo secondo la legge θ=ωt+ϕ. x(t) = A cos(θ ) con θ = ω t + ϕ Per calcola la derivata di una funzione di funzione si può operare in questo modo: si moltiplica e si divide per il rapporto del differenziale della variabile intermedia: dF(t) df (g(t)) df (g(t)) dg df (g) dg F(t) = f (g(t)) ⇒ = = = dt dt dt dg dg dt Nel caso della funzione coseno: x(t) = A cos(ω t + ϕ ) dx d ( A cos(ω t + ϕ )) d cos(ω t + ϕ ) d cos(θ ) dθ d(ω t + ϕ ) = = ! A =A = A (−sen(θ )) = −Aω sen(ω t + ϕ ) dt dt dt dt dθ dθ costante 3.5.7 La derivata di alcune funzioni più comuni: df (t) dt m f (t) = t m con m reale ⇒ = = mt m−1 dt dt df (θ ) d sin(θ ) f (θ ) = sin(θ ) ⇒ = = cos(θ ) dθ dθ df (θ ) d cos(θ ) f (θ ) = cos(θ ) ⇒ = = −sin(θ ) dθ dθ df (x) de x f (x) = e x ⇒ = = ex dx dx df (x) d ln(x) 1 f (x) = ln(x) ⇒ = = dx dx x 3.6 Relazione tra la velocità vettoriale istantanea e la velocità scalare istantanea. Definizione della velocità scalare istantanea In analogia con la definizione della velocità vettoriale istantanea, la velocità scalare istantanea si definisce come: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 54 v s (t 1) = lim percorso effettuato Δt → 0 Δt Si osservi dalla figura che, quando Δt tende a zero, il percorso effettuato in Δt diventa uguale al valore assoluto dello spostamento. Pertanto: v s (t 1) = lim Δt → 0 x(t1 + Δt) − x(t1 ) percorso effettuato Δx = lim Δt →0 = lim Δt →0 = vx ( t1 ) Δt Δt Δt La velocità scalare istantanea è uguale al modulo della velocità vettoriale. v (m/s) 3.7 Moti rettilinei: definizione dell'accelerazione. Anche la velocità istantanea può essere rappresentata in un grafico. Riportiamo sull'asse delle ascisse il tempo, e sull'asse delle ordinate la velocità. Siccome la velocità non è una lunghezza, occorrerà definire anche per la velocità un coefficiente di proporzionalità: per esempio 1 tacca corrisponde a 2 m/s. grafico della velocità istantanea 15 10 v1 5 0 t1 0 -5 1 2 3 t2 4 t (s) 5 v2 -10 -15 Il grafico della velocità determina la corrispondenza tra l'istante di tempo e la velocità del punto materiale in quell'istante. Nel nostro esempio il grafico della funzione è una retta, avente coefficiente angolare ao. Definizione dell'accelerazione media. Come appare dal grafico, la velocità non è costante, ma varia con il tempo. Possiamo perciò calcolarci l'accelerazione, cioè la rapidità con cui varia la velocità. Operando come abbiamo fatto per la velocità, consideriamo l'intervallo di tempo Δt = t2 - t1. L'accelerazione media nell'intervallo Δt si definisce come il rapporto tra la variazione di velocità subita dal punto materiale nell'intervallo Δt = t2 - t1 e l'intervallo di tempo, ossia: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 55 Δv v 2 − v 1 = Δt t 2 − t1 am = Poiché si tratta di un moto unidimensionale lungo l'asse x, possiamo aggiungere il pedice x all'accelerazione così calcolata. Questo significa interpretare l'accelerazione come componente x del vettore accelerazione. Come nel caso della velocità rimandiamo questa verifica al momento in cui introdurremo l'accelerazione come vettore. a xm = Δv v x 2 − v x1 = Δt t 2 − t1 Applicando questa definizione al particolare moto che stiamo studiando otteniamo: a xm = v o + a o t 2 − (v o + a o t1 ) v o + a o t 2 − v o − a o t1 a o (t 2 − t1 ) = = = ao t 2 − t1 t 2 − t1 t 2 − t1 Come per la velocità, anche nel caso dell’accelerazione possiamo passare all'accelerazione istantanea per una migliore descrizione del moto. Definizione dell'accelerazione istantanea. L'accelerazione istantanea all'istante di tempo t1 si definisce come il limite del seguente rapporto incrementale: a x (t 1 ) = lim Δt →0 Δv v (t + Δt) − vx (t1 ) = lim Δt → 0 x 1 Δt Δt Utilizzando la definizione di derivata, possiamo dire che l'accelerazione all'istante di tempo t1 è uguale alla derivata della funzione vx(t) calcolata al tempo t1. a x (t1 ) = dv x ( t ) dt t = t1 Grafico dell'accelerazione istantanea Applicando questa definizione al particolare moto che stiamo studiando otteniamo: 0 t1 0 -1 a x (t 1 ) = lim Δt →0 1 2 3 t2 Serie3 4 5 v o + a o (t 1 + Δt) − vo − a o (t 1 ) a Δt = lim Δ t→ 0 o = lim Δt →0a o = a o Δt Δt -2 L'accelerazione istantanea all'istante di tempo t1 è uguale all'accelerazione media nell'intervallo di tempo Δt = t2 t1, questo perché l'accelerazione è costante durante il moto. Infatti, poiché l'istante di tempo t1 è stato scelto arbitrariamente, l'accelerazione ad un generico A c c el r a zi o n e ( m /s ^ 2) -3 -4 -5 ao -6 -7 -8 -9 -10 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 t(s) 56 istante di tempo si potrà scrivere come: a x (t) = dv x ( t ) dt Nel nostro caso: a x (t) = dv x ( t ) = ao . dt Ovviamente anche l'accelerazione può essere rappresentata in un grafico. Essendo costante, l'accelerazione è rappresentata da una retta parallela all'asse delle ascisse, che interseca l'asse delle ordinate alla coordinata ao. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 57 3.8 Moti rettilinei: il problema del moto. Nel dare la definizione della velocità istantanea e dell'accelerazione abbiamo supposto nota la legge oraria (posizione in funzione del tempo) o la dipendenza della velocità dal tempo e quindi abbiamo ricavato rispettivamente la velocità e l’accelerazione. Supponiamo ora di conoscere l'accelerazione subita dal punto materiale P durante il suo moto, di conoscere cioè l’accelerazione ad ogni istante di tempo, o in altri termini l’accelerazione come funzione del tempo, siamo in grado di risalire alla sua legge oraria? Possiamo riscrivere la definizione dell'accelerazione avendo cura di mettere a sinistra le quantità incognite e a destra le quantità note, otteniamo: dv x = ax dt e poi passando allo spostamento: dx = vx dt Combinando le due, otteniamo la relazione tra l'accelerazione e lo spostamento. d2x = ax dt 2 Allora risolvere il problema del moto significa risolvere l'equazione precedente. Poiché vi compaiono le derivate, l'equazione si dice differenziale. In particolare è differenziale del second'ordine perché vi compare la derivata seconda. Cosa vuol dire risolvere una equazione differenziale? Risolvere una equazione differenziale del tipo: d 2 x( t ) = a x (t) dt 2 significa ricercare tra tutte le possibili funzioni del tempo x(t) quelle che derivate due volte rispetto al tempo diano proprio la funzione accelerazione: ax(t) In analisi si dimostra che esistono infinito alla 2 soluzioni dell'equazione differenziale del secondo ordine. Infatti se x1(t) è una soluzione dell'equazione differenziale, anche la funzione: x( t ) = k 1 + k 2 t + x 1 ( t ) con k1 e k2 costanti, è soluzione della stessa equazione differenziale. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 58 d 2 x1 ( t) = a x (t) dt 2 dx ( t ) dx( t ) = k2 + 1 dt dt perchè soluzione d 2 x( t ) d 2 x 1 ( t ) = = a x (t) dt 2 dt 2 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 59 3.9 Risoluzione formale delle equazioni differenziali (definizione dell’integrale). Cominciamo col supporre di conoscere l'andamento della velocità istantanea vx in funzione del tempo, supponiamo per esempio che l'andamento sia quello mostrato nel grafico. v (m/s) 24 20 16 12 8 4 t* 0 0 2 4 6 8 10 14 t (s) 12 Per determinare la legge oraria del moto dobbiamo risolvere l'equazione differenziale: dx(t) = v x (t) dt Proviamo a calcolare lo spostamento subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo [0,t*] a partire dall'istante iniziale t=0. Se conoscessimo la velocità vettoriale media nell’intervallo [0,t*], lo spostamento subito potrebbe essere calcolato attraverso la seguente espressione: Δx = vm Δt ⇒ Purtroppo noi, pur conoscendo la velocità v (m/s) ad ogni istante di 24 tempo, non sappiamo ancora calcolare la 20 velocità media. Sappiamo solo che la velocità media è 16 compresa tra la velocità massima e la 12 minima nell’intervallo di tempo [0,t*]. 8 Se però riduciamo l’ampiezza dell’intervallo [0,t*], 4 allora la differenza tra il massimo ed il 0 minimo della velocità 0 nell’intervallo scelto ! $ x (t *) − xo = vm ## t * −to && ⇒ ! " =0 % x (t *) = xo + vm t * t* 2 4 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 6 8 10 14 t (s) 12 60 diventa sempre più piccolo. Per l’ampiezza dell’intervallo che tende a zero tale differenza diventa zero. Pertanto se l’ampiezza dell’intervallo tende a zero, la velocità media risulta essere uguale alla velocità massima che però è anche uguale a quella minima nello stesso intervallo. La strategia per calcolare lo spostamento subito dal punto materiale nell’intervallo [0,t*], è quello di suddividere l’intero intervallo di osservazione in intervallini molto piccoli, infinitesimi, in maniera da ridurre a zero la differenza tra il massimo e il minimo della velocità in ciascuno degli intervallini, stimare lo spostamento in ciascun intervallino, sommare tutti gli spostamenti su tutti gli intervallini di tempo in cui era stato suddiviso l’intervallo [0,t*] . Dividiamo dunque l'intervallo [0,t*] in n intervalli ciascuno di ampiezza Δt. Abbiamo così definito n+1 istanti di tempo: 0 to + Δt t1 = to + Δt t2 = to + 2Δt … ti = to + iΔt … tn = to+ nΔt = t* Lo spostamento subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo Δt, tra ti-1 e ti, sarà dato da: Δx i = vxm,i Δt dove abbiamo indicato con vxm,i la velocità media del punto materiale nell'i-esimo intervallo di tempo, cioè tra ti-1 e ti. Ovviamente lo spostamento complessivo nell'intervallo di tempo tra 0 e t*, si ottiene sommando su tutti gli intervalli di tempo. Se xo è la posizione della particella all'istante di tempo t=0, possiamo scrivere: n n x(t*) − xo = ∑ Δxi = ∑ vxm,i Δt i=1 i=1 Noi però non conosciamo la velocità media vxm,i in ciascuno degli n intervalli di tempo [1], sappiamo solo che essa è compresa tra il valore minimo e quello massimo assunti dalla funzione vx(t) nell'intervallo tra ti-1 e ti. Possiamo fornire una stima della velocità media vxm,i ponendola uguale al valore assunto dalla funzione vx(t) nell'estremo iniziale dell'intervallo ti-1 e ti, cioè vxm,i ~ vx(ti-1)[2]. Di conseguenza [1] In generale la velocità media nell'intervallo considerato non è uguale alla media dei valori della velocità agli estremi dell'intervallo vxm,i ≠ (v(ti-1) + v(ti))/2 né è uguale al valore assunto dalla velocità nel punto di mezzo dell'intervallo Dt vxm,i ≠ v(ti-1+Δt/2) Solo se la velocità varia linearmente nell'intervallo Dt, vale il segno di uguaglianza in entrambe le relazioni. [2] Naturalmente la scelta di approssimare il valore medio della velocità nell'intervallo i-esimo con il valore assunto dalla velocità istantanea all'istante iniziale dell'intervallo stesso è assolutamente arbitraria. Se per esempio si scegliesse G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 61 la stima dello spostamento subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo tra ti-1 e ti sarà data da: Δx i = v x (t i −1 )Δt che nel grafico è rappresentato dall'area del rettangolo di base Δt e altezza vx(ti-1). Una stima dello spostamento complessivo subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo tra t=0 e t, si ottiene sommando le stime parziali: n n x(t*) − xo = ∑ Δxi ≈ ∑ vx (ti−1 )Δt i=1 i=1 Questa stima dello spostamento, nel grafico, corrisponde all'area ricoperta dagli n rettangoli di ampiezza Δt e altezza vx(ti-1). La stima dello spostamento subito dal punto materiale è tanto migliore, quanto migliore è l'approssimazione vxm,i ~ vx(ti-1) in ogni intervallo di tempo Δt. È abbastanza intuitivo che quanto più piccolo è l'intervallo di tempo Δt, cioè quanto più grande è il numero n di intervalli in cui viene diviso l'intervallo di tempo tra 0 e t, tanto più piccola è la differenza tra il valore minimo ed il valore massimo assunti dalla funzione vx(t) nell'intervallo tra ti-1 e ti, e, quindi, tanto migliore è l'approssimazione vxm,i ~ vx(ti-1). Si può anzi affermare che queste due quantità coincidono nel limite per Δt che tende a 0, o, equivalentemente, quando il numero degli intervalli, n, tende all'infinito. v (m/s) 24 20 16 12 8 4 t* 0 0 2 4 6 8 10 12 14 t (s) di approssimarla con il valore assunto dalla velocità istantanea nell'istante finale dell'intervallo i-esimo, tale scelta sarebbe altrettanto valida per giungere alla definizione di integrale con la stessa identica procedura. Una scelta particolarmente usata per le applicazioni numeriche è la seguente: vxm,i ≈ (v(ti-1) + v(ti))/2 cosa che equivale ad approssimare l'area sotto la curva nell'intervallo i-esimo con l'area del trapezio di basi v(ti-1) e v(ti) e altezza Δt, anziché con l'area del rettangolo di base v(ti-1) e altezza Δt. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 62 v (m/s) 24 20 16 12 8 4 t* 0 0 2 4 6 8 10 12 14 t (s) Allora possiamo affermare che lo spostamento subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo tra 0 e t* è dato da: n x(t*) − xo = lim n→∞ ∑ vx (ti−1 )Δt i=1 Tale limite è, per definizione, l'integrale tra 0 e t* della funzione vx(t), e si scrive: x(t*) − xo = ∫ t* o vx (t)dt Si noti che in tale integrale abbiamo indicato la variabile di integrazione in corsivo per distinguerla dal simbolo t* con cui abbiamo indicato l'estremo superiore dell'intervallo di tempo [0,t*] in cui stiamo calcolando lo spostamento del punto materiale. Poiché l'istante t* è generico (è stato fissato arbitrariamente), l'equazione precedente vale qualunque sia l'istante di tempo t. Pertanto l'equazione oraria del moto del punto materiale si può scrivere in maniera formale come: t x(t) = x o + ∫o vx (t)dt 3.10 Risoluzione formale delle equazioni differenziali (metodo alternativo più veloce) Suddividiamo l’intervallo di osservazione del moto da 0 s a t* in infiniti intervallini di ampiezza dt. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 63 v (m/s) 24 20 16 12 8 4 t* t t+dt 0 0 2 4 6 8 10 12 14 t (s) Partendo dalla definizione di velocità dx = vx dt e moltiplicando ambi i membri per dt, l’ampiezza di ciascuno intervallino di tempo3, possiamo scrivere: dx = vx dt espressione che può essere interpretata in questo modo: • In ciascuno degli infiniti intervallini dt in cui ho suddiviso l’intervallo di osservazione del moto, lo spostamento subito dal punto materiale, dx, è dato dal prodotto della velocità del punto materiale in quell’intervallino di tempo per l’ampiezza dell’intervallo di tempo dt. • Nel grafico questo spostamento è rappresentata dall’area del rettangolino di base dt e altezza vx(t). Di queste equazioni ne possiamo scrivere infinite, una per ciascun intervallino di tempo dt. L’eguaglianza tra primo e secondo membro continuerà a valere se sommo tutti i primi membri tra loro e tutti i secondi membri. Sommare su infiniti termini infinitesimi significa fare l’integrale sull’intero intervallo di osservazione del moto, tra 0 s (zero secondi) e t*. ∫ t* 0s dx = ∫ t* 0s vx dt L’integrale al primo membro è proprio x(t*)-xo, con xo la posizione occupata dal punto materiale all’istante 0 s, pertanto si arriva alla soluzione formale dellequazione differenziale già trovata: x(t*) = xo + ∫ t* 0s vx dt Poiché l’istante t*, la fine dell’intervallo di osservazione del moto, è un istante scelto in modo arbitrario, la relazione precedente vale per tutti i valori di t*, perciò potremo scriverla nella forma: 3 Si osservi che dt è infinitesimo ma sempre diverso da zero, per cui l’operazione di moltiplicare ambo i membri dell’equazione è lecita. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 64 x(t) = xo + ∫ t 0s vx dt ed ottenere la posizione come funzione del tempo (legge oraria). 3.11 Le soluzioni dell’equazione differenziale. Il problema delle condizioni iniziali L'espressione: t x(t) = k + ∫o v x (t)dt dove k è una costante arbitraria, rappresenta la soluzione generale dell'equazione differenziale da cui siamo partiti. dx = vx dt Esistono cioè "infinito alla uno" soluzioni dell'equazione differenziale di primo grado, tante quante sono le possibili scelte della costante arbitraria k. Infatti, siccome la derivata di una costante è sempre uguale a zero, cambiando la costante additiva nell'espressione di x(t) non si cambia il valore della derivata di x(t). Per passare dalle "infinito alla uno" soluzioni dell'equazione differenziale, alla equazione oraria del moto bisogna fissare la costante additiva k sulla base delle condizioni iniziali. Sapendo che all’istante iniziale il punto materiale si trova nella posizione xo (condizione iniziale), imponendo che x(0) sia proprio uguale a xo si determina il valore della costante additiva k. Nel nostro caso k è proprio uguale a xo. Si dimostra in analisi che esiste una ed una sola funzione soluzione dell’equazione differenziale che soddisfa anche le condizioni iniziali. Nel caso di una equazione differenziale del secondo ordine le costanti da fissare sulla base delle condizioni iniziali sono due, come vedremo nei prossimi esempi. 3.12 L’integrale definito 3.12.1 Interpretazione geometrica dell’integrale definito Torniamo ancora alla definizione dell'integrale: ∫ t* 0 n vx (t)dt = lim n→∞ ∑ vx (ti−1 )Δt i=1 Osservando il grafico della funzione vx(t), vediamo che man mano che diminuiamo l'ampiezza degli intervalli, l'area ricoperta dai rettangoli si avvicina sempre più all'area compresa tra l'asse dei tempi e la curva vx(t) e delimitata dagli estremi dell'intervallo di tempo, 0 e t. Possiamo quindi interpretare l'integrale ∫ t* o vx (t)dt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 65 può essere appunto interpretato come l'area delimitata dall'asse delle ascisse e dalla curva che rappresenta la funzione integranda e compresa tra gli estremi dell'intervallo di integrazione. Si può usare questa v (m/s) interpretazione per 24 risolvere alcune semplici equazioni 20 differenziali. 16 Bisogna fare 12 attenzione, nel valutare geometricamente 8 l'integrale, che le aree vanno sommate 4 col proprio segno. Intervalli di tempo in cui la funzione è 0 positiva danno luogo 0 2 4 6 8 ad aree positive, intervalli di tempo in cui la funzione è negativa danno luogo ad aree negative. t* 10 12 14 t (s) 3.12.2 Richiamo delle regole per il calcolo dell’integrale definito Una volta data la definizione dell’integrale attraverso l’operazione di limite, il calcolo dell’integrale definito si basa su alcune regole specifiche basate sulle regole di derivazione. E’ un po’ come accade per il calcolo della derivata: la definizione viene data come limite del rapporto incrementale, ma poi per calcolare la funzione derivata di una funzione data si usano alcune regole già richiamate al paragrafo 3.5. Riprendendo la definizione di integrale definito data nel paragrafo 3.9-3.10 si vede che: la sommatoria si è trasformata nel simbolo dell’integrale, una S (per somma) stilizzata, l’intervallo Δt si è trasformato nell’intervallo infinitesimo dt, il valore della velocità all’istante iniziale dell’intervallo Δt, nel valore della velocità all’istante t. • gli indici della sommatoria, i che va da 1 a n, nei limiti di integrazione. La figura seguente mostra quali sono gli elementi di un integrale definito e il loro significato. • • • G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 66 Limite superiore di integrazione Integrale definito ∫ f i Variabile di integrazione f Il significato f(t) dt f(t) Limite inferiore di integrazione Funzione Integranda t* t t+dt 0 2 4 6 8 10 12 14 t (s) 3.12.2.1 Il calcolo di un integrale definito Per calcolare l'integrale definito della funzione f(t), occorre ricercare una qualsiasi funzione F(t) della variabile di integrazione t, tale che la sua derivata, fatta rispetto alla variabile di integrazione, sia proprio uguale alla funzione integranda: dF(t) = f (t) dt La funzione F(t) si chiama “primitiva” della funzione f(t). Una volta individuata una primitiva (di solito ce né più di una), il valore dell’integrale definito si ottiene calcolando la differenza tra i valori assunti dalla funzione primitiva nell’estremo superiore e nell’estremo inferiore. • In simboli: ∫ f f f (t)dt = [ F(t)]i = F(t f ) − F(ti ) i 3.12.2.2 Le proprietà degli integrali L’integrale altro non è che una somma, con l’unica particolarità che è fatta su infiniti termini. Siccome in una somma il risultato non cambia cambiando l’ordine con cui vengono sommati i vari termini, allora ne deduciamo che • l’integrale di una somma di funzioni è uguale alla somma degli integrali. • f f ∫ ( f (t) + g(t)) dt = ∫ ( f (t)dt + g(t)dt ) = ∫ i i f i f (t)dt + ∫ f i g(t)dt Inoltre, così come in una somma, se tutti i termini hanno un fattore comune, questo può essere messo in evidenza, così nell’integrale, eventuali costanti che moltiplicano i vari elementi infinitesimi da sommare, possono essere portate fuori del segni di integrale. ∫ f i f kf (t)dt = k ∫ f (t)dt i Esempio: calcolo dell’integrale: ∫ f i dx In questo caso: • la variabile di integrazione è la variabile x • la funzione integranda è la funzione costante f(x)=1 • la primitiva è F(x)=x L’integrale diventa dunque: ∫ f i f dx = [ x ]i = x f − xi = x(t * ) − xo G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 67 3.13 Moto rettilineo uniforme. E' un moto rettilineo che avviene con velocità costante, uguale alla velocità iniziale: vx (t) = costante = vox dove vox rappresenta appunto la velocità del punto materiale al tempo t=0 (vox = vx(0)). v (m/s) Nel paragrafo precedente abbiamo visto che l'equazione oraria del moto è data da: t x(t) = x o + ∫o vx (t)dt vo 0 t t (s) dove xo è la posizione del punto materiale all'istante di tempo t=0 e l'integrale si calcola determinando l'area delimitata dall'intervallo di integrazione [0,t], dall'asse delle ascisse e dalla curva che rappresenta la velocità. Nel caso che stiamo esaminando, cioè con vx costante, l'area cercata è proprio l'area del rettangolo di lati t e vox , cioè voxt. Pertanto l'equazione oraria del moto è: x(t) = x o + v o xt 3.14 Moto rettilineo uniformemente accelerato. E' un moto rettilineo caratterizzato da una accelerazione costante, uguale a quella iniziale: ax(t) = k = aox Nel paragrafo precedente abbiamo risolto la seguente equazione differenziale dx(t) = vox dt con vox costante. Ora invece vogliamo trovare l'espressione della velocità partendo dalla conoscenza dell'accelerazione costante, ax(t)=aox. Dobbiamo perciò risolvere la seguente equazione differenziale: dv x ( t ) = a ox dt Confrontando le due equazioni differenziali, si vede che esse sono formalmente identiche: nella seconda vx gioca il ruolo di x e aox quello di vox. Ovviamente anche la soluzione avrà una struttura simile. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 68 a (m/s2) ao t 0 t (s) v x ( t ) = v ox + a ox t Formalmente dunque, la soluzione all'equazione differenziale dv x ( t ) = a x (t) dt si scrive come: t v x (t) = vo x + ∫ a x (t )dt 0 dove vox rappresenta la velocità del punto materiale all'istante di tempo t=0 e l'integrale può essere calcolato valutando l'area compresa tra l'asse delle ascisse e la curva che rappresenta l'accelerazione e delimitata dagli estremi dell'intervallo di integrazione. v (m/s) Possiamo ora fare un passo ulteriore e determinare la legge oraria del moto. Riportiamo in un grafico la velocità in funzione del tempo. Essa sarà rappresentata da una retta che interseca l'asse delle ordinate nel punto vox e avente una pendenza pari ad aox. vo 0 t G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 t (s) Come abbiamo visto precedentemente, la soluzione dell'equazione 69 differenziale dx( t ) = v x ( t ) si può scrivere come: dt t x(t) = x o + ∫o vx (t)dt L'integrale, al solito può essere valutato calcolando l'area sotto la curva della velocità che in questo caso è l'area di un trapezio di basi vx(0)=vox e vx(t) ed altezza pari a t: 1 t ∫ v (t)dt = 2 (v o x ox + vx (t))t = 1 1 v o x + ( vo x + a o xt ))t = v o xt + a o xt 2 ( 2 2 La legge oraria del moto è dunque data da: 1 x( t ) = x o + v ox t + a ox t 2 2 Facciamo una osservazione: nell'esempio precedente per determinare l'espressione della legge oraria è stato necessario risolvere due equazioni differenziali: dx( t ) = v x (t) dt dv x ( t ) = a ox dt e questo ha richiesto la conoscenza di due costanti, la velocità iniziale e la posizione iniziale. Infatti il problema che abbiamo affrontato è stato quello di determinare la funzione x(t) soluzione dell'equazione del secondo ordine dv x ( t ) = ao x dt ⇔ d 2 x (t ) = a ox dt 2 Per passare dalle infinito alla due soluzioni dell'equazione differenziale, all'unica che descrive il moto del punto materiale è stato necessario fissare le condizioni iniziali del problema, cioè i valori assunti dalla velocità e dalla posizione ad un istante di tempo t, che noi abbiamo assunto coincidente con l'istante iniziale to = 0. Questo è vero non solo per il moto uniformemente accelerato. Ogni qualvolta l'accelerazione è una funzione nota del tempo o della posizione, integrando le due equazioni differenziali del primo ordine: dv x ( t ) = a x ( t) dt dx (t ) = v x ( t) dt corrispondenti alla seguente equazione differenziale del secondo ordine: d 2 x( t ) = a x (t ) dt 2 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 70 è possibile determinare la legge oraria del moto se vengono anche specificate le condizioni iniziale del moto, cioè la posizione e la velocità assunte dal punto materiale all'istante iniziale to = 0. Moto rettilineo uniforme Moto uniformemente accelerato a x (t ) = 0 a x (t ) = a x o = cos t v x ( t ) = v xo = cos t v x ( t ) = v ox + a ox t x( t ) = x o + v ox t 1 x( t ) = x o + v ox t + a ox t 2 2 3.15 Velocità in funzione della posizione Eliminando il tempo tra l'espressione della velocità e quella della posizione in funzione del tempo, si può ottenere l'espressione della velocità in funzione della posizione. v x ( t ) = v xo + a xo t elevando al quadrato v 2x = v 2xo + 2 v xo a xo t + a 2xo t 2 Da cui: 1 ! v 2x = v 2x o + 2a x o" v x ot + a x ot 2 #$ 2 e tenendo conto che: 1 x(t) = x o + v x ot + a x ot 2 2 1 ⇒ x(t) − x o = v x ot + a x ot 2 2 si ottiene 2 vx2 = vxo + 2axo ( x − xo )) che ci fornisce l'espressione della velocità in funzione della posizione del punto materiale. 3.15.1 Accelerazione in funzione della posizione. In alcuni casi può capitare di conoscere l’espressione della accelerazione in funzione della posizione, x. In tal caso l’equazione differenziale si scriverà: dvx = a(x) dt Si possono moltiplicare entrambi i membri per dx, lo spostamento subito dal punto materiale nell’intervallo dt, uni degli infiniti intervallini in cui è stato suddiviso l’intervallo di osservazione del moto. dvx dx = a(x)dx dt Portando dt a dividere dx al primo membro si ottiene: vx dvx = a(x)dx ⇒ ∫ t v dvx = 0s x G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 ∫ t 0s a(x)dx 71 dal primo membro si ottiene: ∫ t 1 1 vx dvx = !"vx2 #$ = ( vx2 − vox2 ) 0s 0s 2 2 t e quindi t t 1 2 2 vx − vox ) = ∫ a(x)dx ⇒ vx2 = vox2 + 2 ∫ a(x)dx ( 0s 0s 2 Questo procedimento può essere applicato a tutti i moti. Per avere la soluzione completa occorre conoscere l’espressione della accelerazione in funzione del tempo. 3.15.2 Il caso del moto uniformemente accelerato. Nel caso particolare in cui l’accelerazione è costante: t t 0s 0s t vx2 = vox2 + 2 ∫ aox dx ⇒ vx2 = vox2 + 2aox ∫ dx ⇒ vx2 = vox2 + 2aox [ x ]0s ⇒ vx2 = vox2 + 2aox (x − xo ) Si riottiene cioè l’equazione tra velocità e posizione che avevamo ricavato eliminando il tempo nella legge oraria. 3.16 Moto dei corpi in caduta libera. Un esempio di moto con accelerazione costante è il moto di caduta libera dei corpi pesanti (gravi). Infatti se si trascura la resistenza dell'aria, ed il moto avviene su di un percorso limitato nelle vicinanze della superficie terrestre, si osserva che tutti i corpi, qualunque sia la loro forma, dimensione, massa, composizione chimica, si muovono sottoposti ad una accelerazione, detta accelerazione di gravità, il cui modulo vale circa 9.81 m/s2, la direzione è quella della verticale e punta verso l'interno della terra. La direzione verticale in un punto della superficie terrestre può essere determinata per mezzo di un filo a piombo. In generale la direzione della verticale non passa per il centro della Terra (questo succede solo ai poli e all’equatore), ma ci passa molto vicino. ! ! Indichiamo l'accelerazione di gravità con g . Il vettore g ha dunque modulo g=9.81 m/s2, direzione quella della verticale, verso che punta verso l'interno della terra. Si deve a Galilei l'osservazione sperimentale che tutti i corpi in caduta subiscono la stessa accelerazione. Il moto di caduta libera è un moto piuttosto rapido: un corpo che parte da fermo dopo 1 secondo ha percorso circa 5 m, dopo 2 secondi circa 20 metri, dopo 3 secondi circa 45 metri, etc. Galilei utilizzò per i sui esperimenti dei piani inclinati. In questo modo riusciva a lavorare con accelerazioni più piccole di g. Egli, infatti, si rese conto che nel moto su di un piano inclinato, un ! corpo subisce un'accelerazione pari alla componente di g lungo il piano inclinato. Lavorava così con moti più lenti, che, quindi, a parità di distanza percorsa, duravano di più. In questo modo egli riuscì a ridurre l'errore relativo nella misura degli intervalli di tempo, che effettuava con un orologio ad acqua, osservando la variazione del livello dell'acqua in un recipiente forato. Non potendo a quell'epoca produrre il vuoto, e quindi eliminare gli effetti dovuti alla resistenza dell'aria, utilizzò oggetti aventi la stessa forma, ma massa e composizione differenti, ed osservò appunto che tutti i corpi cadevano sottoposti alla medesima accelerazione. Cominciamo col determinare il moto di un grave, nel caso in cui parte con velocità iniziale nulla ! oppure con una velocità iniziale vo lungo la verticale, cioè parallela, o antiparallela, a g . In questo caso il moto è rettilineo, ed avviene lungo la verticale. Introduciamo perciò un asse orientato verticale diretto verso l'alto, l'asse y. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 72 y (m) 24 y max = v2oy /2g 18 t = voy/g 12 t = 2voy/g 6 0 0 1 2 3 4 t (s) 5 La componente dell'accelerazione lungo questo asse è quindi costante e vale ay = - g. v y (m/s) 20 10 0 t = 2voy /g -10 -20 t= voy /g 0 1 2 3 4 t (s) 5 Si tratta quindi di un moto rettilineo uniformemente accelerato. L'equazione oraria di tale moto è data da: 1 1 y(t) = y o + v o yt + a y t 2 = y o + v o yt − gt 2 2 2 v y = v o y + a y t = vo y − gt a y = −g dove yo e voy sono la posizione del punto materiale e la sua velocità all'istante t=0. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 73 Problema: determinare le caratteristiche del moto di una palla lanciata verso l'alto con una velocità di 20 m/s, trascurando gli effetti della resistenza dell'aria. Fissiamo l'origine dell'asse verticale y, diretto verso l'alto, nel punto da cui parte il moto, che supponiamo sulla superficie terrestre, e cominciamo a misurare il tempo dall'istante in cui inizia il moto. In queste ipotesi yo= y(0) = 0 m, mentre voy = 20 m/s. Le leggi del moto diventano: 1 y(t) = v o yt − gt 2 2 v y = v o y − gt Osservando l'equazione della velocità si vede che inizialmente il corpo si muoverà verso l'alto: inizialmente infatti la componente y della velocità è positiva. Col passare del tempo, poiché l'accelerazione è diretta in verso opposto al moto, la velocità del corpo diminuisce fino ad annullarsi. Come mostrato nel grafico della velocità, questo avviene al tempo t = voy/g. v=0 voy=-gt=0 In seguito la componente y della velocità diventa negativa, questo significa che il corpo comincia a muoversi verso il basso. Pertanto all'istante t = voy/g in cui la velocità si annulla, si ha una inversione del moto (vedi il grafico di y in funzione del tempo). Quindi y(t=voy/g) rappresenta la massima quota raggiunta dal corpo. ! v $ v 1 v2 o y 1 v2 o y y max = y# t = o y = vo y o y − g 2 = " g % g 2 g 2 g A partire dal tempo t=voy/g, la velocità del corpo aumenta in modulo, mentre la quota diminuisce. Dopo un certo tempo dall'istante iniziale, il corpo ritorna nel punto di partenza. Questo intervallo di tempo, che è poi la durata del moto, può essere determinato imponendo, nell'equazione del moto, che y sia uguale a zero e cercando gli istanti tempo in cui questa condizione è verificata. L'equazione ammette due soluzioni: t = 0, che corrisponde alle condizioni iniziali, e t = 2voy/g y=0 che corrisponde all'istante di tempo in cui il corpo ritocca terra. La differenza tra questi due tempi dà la durata del moto. Si osservi che la durata del moto è esattamente uguale al doppio del tempo necessario per raggiungere la massima quota. Quindi il moto di discesa dura esattamente quanto il moto di salita. Possiamo calcolare la velocità del corpo quando tocca terra, sostituendo il tempo t = 2voy/g nell'espressione della velocità. Si trova: " 2v % 2v v y− finale = vy $ t = o y = vo y − g o y = − vo y # g & g Il modulo della velocità con cui il corpo ritorna al suolo è lo stesso di quella con cui era stato lanciato. Possiamo anche esprimere il modulo della velocità, invece che in funzione del tempo, come una funzione della quota y. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 74 v 2 = vy2 = (v oy 2 voy2 − 2voy gt + g 2 t 2 = − gt ) = ⇓ # & 1 = voy2 − 2g % voy t + gt 2 ( = $ ' 2 ⇓ = voy2 − 2gy Da questa espressione appare che, a parità di quota, il modulo della velocità è lo stesso sia durante la fase ascendente del moto che in quella discendente. 3.17 Moto smorzato Nel precedente paragrafo abbiamo risolto il caso in cui l'accelerazione del punto materiale è costante. In questo paragrafo affronteremo il caso di una accelerazione dipendente dalla velocità. Consideriamo dunque un punto materiale che si stia muovendo di moto rettilineo sull'asse x e supponiamo che subisca una accelerazione che dipenda dalla velocità secondo la relazione: a x = − bv x in cui b è una costante positiva le cui dimensioni sono: LT−2 = [ b] LT−1 ⇒ [ b] = T −1 e le corrispondenti unità di misura nel Sistema Internazionale saranno s-1 (secondi alla meno uno). L'accelerazione è dunque opposta alla velocità, tende cioè a ridurre il valore assoluto della velocità, ed è tanto più grande quanto più grande è il valore assoluto della velocità. Questa accelerazione viene subita dai corpi quando si muovono all'interno di un fluido, almeno per un certo intervallo di velocità ( un automobile che si muove nell'aria, un barca che si muove nell'acqua, etc.) Supponiamo inoltre che all'istante iniziale (t=0 s), la velocità del punto materiale sia vox e la sua posizione sia xo. Il problema del moto in questo caso si risolve, risolvendo la seguente equazione differenziale: dv x = − bv x dt [ ] [ ] [ ] Si osservi che la funzione vx(t)=0 (m/s) per ogni istante di tempo t tra 0 ed ∞, è soluzione dell'equazione differenziale: infatti anche la derivata di una funzione costante è identicamente nulla: quindi entrambi i membri dell'equazione differenziale sono sempre identicamente nulli. Se anche vox è nulla, allora la funzione vx(t)=0 (m/s) soddisfa anche alle condizioni iniziali: essa quindi è la soluzione dell'equazione differenziale e del problema delle condizioni iniziali; il punto materiale rimane fermo nella posizione xo. Se invece vox non è uguale a zero, allora la funzione vx(t)=0 (m/s) non è la soluzione della equazione differenziale e del problema della condizioni iniziali. La soluzione, in questo caso, non sarà identicamente nulla. Se ci limitiamo a considerare l'intervallo di tempo in cui la soluzione non è uguale a zero, allora potremo dividere primo e secondo membro dell'equazione differenziale per vx. Inoltre potremo moltiplicare i due membri dell'equazione differenziale per la variazione infinitesima di tempo dt, che è molto piccolo, infinitesimo, ma non nullo. Si otterrà: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 75 dv x = − bv x dt ⇒ dv x dt dt = −bv x dt vx vx dv x = −bdt vx Questa espressione possiamo leggerla in questo modo: per ogni intervallo infinitesimo di tempo dt in cui abbiamo suddiviso l'intervallo di tempo tra l'istante iniziale t=0 s e l'istante finale t1 (qualsiasi), la corrispondente variazione della velocità divisa per la velocità stessa è uguale al prodotto della costante -b per dt. Ripetiamo che questa eguaglianza vale per tutti gli intervalli infinitesimi di tempo in cui si suddivide l'intervallo di tempo tra l'istante iniziale t=0 s e l'istante finale t1 (qualsiasi). Abbiamo cioè infinite equazioni di questo tipo, una per ciascun intervallino di tempo dt. L'eguaglianza continuerà a valere sommando membro a membro tutte le infinite equazioni precedenti, ovvero su tutti gli intervalli di tempo infinitesimi in cui è stato suddiviso l'intervallo di tempo tra l'istante iniziale t=0 s e l'istante finale t1 (qualsiasi). Ma fare la somma di infiniti termini infinitesimi equivale a fare l'integrale dei due termini dell'equazione precedente tra l'istante iniziale t=0 s e l'istante finale t1 (qualsiasi). t1 dv t1 dv x x = − bdt ⇒ ∫0 = ∫0 −bdt vx vx Si osservi che al primo membro la variabile di integrazione è vx che all'istante iniziale t=0 s vale vxo e all'istante finale t1 vale vx. Perciò ∫ v x (t1 ) vx o t1 1 dv x = ∫0 −bdt vx Per risolvere l'integrale al primo membro, in cui la variabile di integrazione è vx, si va alla ricerca di una primitiva, cioè di una funzione di vx la cui derivata rispetto alla variabile di integrazione vx, sia 1 proprio uguale alla funzione integranda : la funzione ln(vx) (logaritmo naturale di vx) è la vx primitiva che fa al nostro caso. Per risolvere l'integrale al secondo membro, in cui la variabile di integrazione è il tempo, si va alla ricerca di una primitiva, cioè di una funzione del tempo la cui derivata rispetto al tempo sia uguale alla funzione integranda -b: la primitiva -bt è quella che fa al nostro caso. Pertanto si può scrivere: [ln v x ]vv x xo t = [− bt ]0 ⇒ ln vx = − bt v xo sup dove il simbolo […]inf indica il valore della primitiva valutato nell'estremo superiore meno il valore della primitiva valutata nell'estremo inferiore. Dalla definizione della funzione logaritmo, si ottiene: vx = e − bt v xo da cui v x = v xo e − bt dove il simbolo "e" è la base dei logaritmi naturali (e=2.718281828459) G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 76 La prima cosa che dobbiamo osservare è che se vxo è diverso da zero, come stiamo supponendo, allora anche vx(t) è diverso da zero per tutti gli istanti di tempo tra t=0 e ∞. Si giustifica così a posteriori per tutto l'intervallo tra 0 e ∞ , la divisione per vx fatta all'inizio per risolvere l'equazione differenziale. L'esponente della funzione esponenziale e-bt, come del resto era da attendersi, è un numero puro, dato che b, come abbiamo visto, ha le dimensioni di [T-1]. Ed ora cerchiamo di capire alcune delle caratteristiche della funzione esponenziale. v x = v xo e − bt 15 All'istante iniziale t =0 s, la velocità vx è uguale a vxo ( e0 =1), mentre per t che tende v (m/s) 10 5 1 all'infinito, la velocità vx tende a 0 ( e−∞ = ∞ e 0 1 0 10 20 30 t (s) 40 50 60 70 = = 0). La velocità dunque non è mai ∞ nulla: la velocità nulla rappresenta infatti il valore limite, asintotico, per t che tende all'infinito. L'espressione precedente si può anche scrivere nella forma v x = v xo e − t τ dove τ = 1/b, ha le dimensione di un tempo [T], e si misura in t − secondi. t ha quindi il significato di un intervallo di tempo e si v = 10e 10s m s chiama costante di tempo. Se si confronta il valore della velocità ad un certo istante di tempo, diciamo t1, con il valore della velocità dopo una costante di tempo, cioè al tempo t1+τ, allora si vede () − t 1+ τ τ t + τ # t1 & − %% − (( $ τ' − 1 v x (t 1 + τ) vx oe τ = t1 = e − v x (t1 ) v x oe τ − =e τ τ = e −1 = 1 e che la velocità all'istante t1+t si è ridotta di un fattore 1/e rispetto al valore della velocità all'istante di tempo t1 (si noti che l'istante t1 iniziale è stato fissato arbitrariamente e quindi può essere qualunque valore tra zero ed infinito secondi). Questa osservazione ci permette di definire la costante di tempo come l'intervallo di tempo occorrente per ridurre di un fattore 1/e (circa un terzo) la funzione esponenziale. Se si confronta invece il valore della velocità all'istante t = 0 s con quello all'istante t = 5τ, si ottiene: − v x (5τ) v e = xo v x ( t = 0) v xo 5τ τ =e − 5τ τ = e −5 = 1 1 5 = 148.41 e Il valore della velocità dopo 5 costanti di tempo si è ridotto a meno dell'uno per cento del valore iniziale: questo è il motivo per cui si afferma che i fenomeni esponenziali, come il moto che abbiamo descritto, si esauriscono dopo 4÷5 costanti di tempo. Ora cerchiamo di tracciare la tangente al grafico della velocità all'istante di tempo t=0 s. Utilizzando l'interpretazione geometrica della derivata, possiamo affermare che la tangente dell'angolo formato dalla retta tangente al grafico della velocità per t = 0 s è proprio uguale alla derivata della velocità (l'accelerazione) calcolata al tempo t=0 s. Poiché per ipotesi nel caso in esame l'accelerazione è data da: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 77 ax = dv x = −bv x dt ⇒ t =0 dv x dt = −bv x o = − t= 0 vx o τ D'altro lato anche calcolando la derivata si ottiene: t # − & # − tτ & τ( # t& % d vx oe d %e ( t d − − $ ' $ ' $ τ' v x o − tτ τ = vxo = v x oe =− e dt dt dt τ → t=0 − vxo τ vxo 180°-α α Δt tan(180 − α ) = # v & v = − % − xo ( = xo $ τ ' τ t=0 vxo dv = − tan(α ) = − x Δt dt da cui Δt = τ . La costante di tempo t è dunque l'ascissa del punto di intersezione della retta tangente al grafico della velocità a t = 0 s con l'asse delle ascisse. Una volta nota la velocità in funzione del tempo è possibile risalire alla legge oraria. Interpretando la definizione di velocità come equazione differenziale si può scrivere: t − dx = v x = v xo e τ dt Da cui, moltiplicando ambo i membri per dt ed integrando tra 0 e t secondi, si ottiene: − t dx = v x oe τ dt ⇒ ∫ x( t ) xo t − t dx = ∫0 vx oe τ dt Effettuando i calcoli si ottiene: [ x] x( t ) xo t − & # = % −v x oτe τ ( $ ' t ⇒ x(t) − xo = − v x oτe − t τ t=0 t * − − (− vx oτ ) = v x oτ , 1− e τ / + . ed infine: t # − & x(t) = x o + v x oτ% 1− e τ ( $ ' G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 78 La posizione del punto materiale all'istante di tempo t=0 s è xo, mentre la posizione raggiunta per t che tende ad infinito è xo+vxoτ. Il punto materiale percorre il segmento di estremi xo e xo+vxoτ. Lo spostamento è dunque vxoτ. 120 100 x(m) 80 60 40 20 0 0 10 20 30 40 50 60 70 t(s) Velocità in funzione della posizione. Per determinare la velocità in funzione della posizione si può − eliminare il tempo dalle soluzioni; − oppure eliminare il tempo dall'equazione differenziale. Nel primo caso avremo: x( t ) = x o + v xo (1 − e − bt ) b v x = v xo e − bt da cui b( x − xo ) − v x o = −v x oe − bt ⇒ v x = v x o − b(x − xo ) Nel secondo invece si parte dall'equazione differenziale: dv x = − bv x dt E si moltiplicano entrambi i membri per lo spostamento, dx, subito dal punto materiale nell'intervallo di tempo dt. Proprio dall'osservazione che vx non è mai nulla per t maggiore o uguale a 0 s, deriva che anche dx è sempre diverso da zero qualunque sia l'intervallo infinitesimo dt scelto per t maggiore o uguale a 0 s (dx=vxdt). dv x dx = − bv x dx dt Portando dt a dividere dx, al primo membro dell'espressione precedente, si ottiene: dv x dx = −bv x dx ⇒ dv x (v x ) = − bv x dx ⇒ dt dv x = −bdx Sommando membro a membro su tutti gli intervallini infinitesimi di tempo compresi tra t=0 s e il G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 79 generico istante di tempo t, tenendo conto che la velocità e la posizione al tempo t=0 s sono rispettivamente vxo e xo, mentre le stesse quantità al generico istante di tempo t sonno rispettivamente vx e x, si ottiene: ∫ vx vx o x dv x = ∫x−bdx ⇒ o v [v x]v xx o = −b[ x] x xo Ed infine: v x − v x o = −b(x − x o ) ⇒ v x = v x o − b(x − xo ) G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 80 3.18 Moto armonico Consideriamo ora il caso in cui l'accelerazione dipenda dalla posizione del punto materiale, in particolare esamineremo il caso in cui l'accelerazione è proporzionale all'opposto della posizione attraverso la costante ωp2. Cioè: d2x dt 2 = −ω 2p x La costante ωp si chiama pulsazione angolare e le sue unità di misura sono s-1. Questa è l'equazione differenziale del moto armonico. Come appare dall'espressione precedente l'accelerazione è nulla nell'origine del sistema di riferimento, x=0, è negativa per x>0 per cui tende a far diminuire la velocità del punto materiale quando si muove nel verso positivo fissato sull'asse x, e far crescere il modulo della velocità quando il punto materiale si muove nel verso negativo fissato sull'asse x. Parimenti l'accelerazione è positiva per x<0 e quindi tende a far aumentare la velocità del punto materiale che si muove nel verso positivo fissato sull'asse x, e far diminuire il valore assoluto della velocità se il punto materiale si muove nel verso negativo fissato sull'asse x. L'equazione differenziale precedente è un po' più complicata di quelle incontrate finora, pertanto anziché introdurre in questo momento i metodi analitici per la determinazione della sua soluzione, partiremo col ricordare che in analisi si dimostra che l'integrale generale di una tale equazione differenziale, che è del secondo ordine, conterrà due costanti arbitrarie (ci saranno infinito alla 2 soluzioni dell'equazione differenziale), mentre esisterà una ed una sola soluzione dell'equazione differenziale che soddisfa anche il problema delle condizioni iniziali (pertanto se noi riusciamo a trovare, in qualunque modo, una soluzione dell'equazione differenziale che soddisfi anche il problema delle condizioni iniziali, questa è la soluzione cercata). Per ricercare una possibile soluzione dell'equazione differenziale precedente ricordiamo anche che la derivata seconda della funzione senθ, o anche cosθ, è opposta alla funzione stessa. Infatti: d 2 senθ d " dsen θ $ d( cosθ) = = = −sen θ dθ2 dθ # dθ % dθ d 2 cosθ d " d cosθ $ d( −sen θ) d(senθ ) = = =− = − cosθ 2 # % dθ dθ dθ dθ dθ Si può dunque pensare di poter costruire la soluzione dell'equazione differenziale del moto armonico utilizzando le funzioni seno e coseno. Ricordiamo che la soluzione che stiamo cercando è la legge oraria, cioè una funzione del tempo, x(t). Il tempo deve perciò comparire come argomento della funzione seno o coseno. Occorre però fare attenzione: mentre sappiamo calcolare il seno o il coseno di un angolo, non sappiamo invece calcolare il seno, o il coseno, di un tempo. Possiamo pensare di far comparire il tempo come argomento del seno, o del coseno, dopo averlo moltiplicato per una costante ω, in maniera che il prodotto di ω per il tempo, ωt, dia proprio un angolo. Perché questo accada occorre che le dimensioni di ω siano radianti al secondo (rad/s). Il radiante, da parte sua, non è una vera e propria unità di misura, ma piuttosto rappresenta un numero puro. Le unità di misura di ω sono dunque s-1. Se dunque si considerano le funzioni x = a sen ωt x = b cos ωt in cui a e b sono delle costanti le cui dimensioni sono quelle di una lunghezza ([a]=[b]=[L]), esse sono soluzioni dell'equazione differenziale del moto armonico se ω=ωp. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 81 Infatti: d 2 (a sen ωt ) dt 2 d 2 (b cos ωt ) = d d(a sen ωt ) d = (aω cos ωt ) = −ω 2 (a sen ωt ) dt dt dt d d(b cos ωt ) d = (bω sen ωt ) = −ω 2 (b cos ωt ) 2 dt dt dt dt Abbiamo così ottenuto due soluzioni indipendenti (infatti le due soluzioni non possono essere ottenute l'una dall'altra moltiplicandola per un fattore). Si può dunque pensare di ottenere l'integrale generale come combinazione lineare delle due soluzioni: = x = a sen ωt + b cos ωt in cui i parametri a e b sono le due costanti arbitrarie che vanno determinate in base alle condizioni iniziali. La soluzione precedente si può scrivere anche in modo diverso. Supponiamo di aver fissato i parametri a e b che compaiono nell'espressione precedente: è sempre possibile determinare due nuovi parametri A (costante positiva) e ϕo tali che: a = − A sen ϕ o b = A cos ϕ o Infatti quadrando e sommando si ottiene a 2 + b 2 = A 2 sen 2 ϕ o + A 2 cos2 ϕ o = A 2 (sen 2 ϕ o + cos 2 ϕ o )= A 2 e dividendo la prima per la seconda si ottiene: a = − tanϕ o b Basterà infatti prendere A = a 2 + b2 ϕ o = ar cot ang − a b Con questi nuovi parametri l'integrale generale x = − A sen ϕ o sen ωt + A cos ϕ o cos ωt Che ricordando che cos(α + β ) = cos α cosβ − sen α sen β si può scrivere nella forma: x = A cos(ωt + ϕ o ) che rappresenta l'integrale generale dell'equazione differenziale del moto armonico. La costante positiva A si chiama ampiezza del moto armonico. Ricordando infatti che la funzione coseno può assumere valori tra -1 e 1, allora si vede che la posizione del punto materiale sull'asse x può assumere i valori tra -A e A. La traiettoria coincide con il segmento, sull'asse x, di estremi [-A ,A.]. L'argomento del coseno, ωt+ϕo che è un angolo, si chiama fase; ϕo, invece, sarà la fase iniziale, il G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 82 valore della fase all'istante t = 0 s. La costante ω si chiama pulsazione angolare. Dall'integrale generale possiamo immediatamente ricavare l'espressione della velocità: dx vx = = − Aω sen(ωt + ϕ o ) dt La velocità può assumere i valori tra -Aω e Aω. Verifichiamo innanzitutto che il moto armonico è un moto periodico. Si può vedere infatti che il punto materiale ripassa per la stessa posizione con la stessa velocità ogni T secondi. T viene chiamato periodo del moto armonico. x( t + T) = x( t ) A cos(ω(t + T) + ϕ o )= A cos(ωt + ϕ o ) v x ( t + T) = v x ( t ) − Aω sen(ω(t + T) + ϕ o )= − Aω sen(ωt + ϕ o ) Le due eguaglianze precedenti risultano vere contemporaneamente se le fasi a primo e secondo membro differiscono al minimo di 2π. Cioè: [ω(t + T) + ϕ o ]− [ωt + ϕ o ]= 2π Da cui si ottiene: 2π ω che ci fornisce la relazione tra il periodo e le pulsazione angolare del moto armonico. ωT = 2π ⇒ T = Tornando al termine fase, con cui abbiamo chiamato l'argomento della funzione coseno, possiamo osservare che tale termine si usa anche nel linguaggio comune per indicare un particolare stato di un sistema soggetto a un fenomeno ciclico. Particolarmente note sono le fasi lunari. Le espressioni "luna nuova", "primo quarto", "luna piena" e "ultimo quarto" ci permettono di specificare in quale parte del ciclo lunare ci troviamo. Allo stesso modo la fase, in un moto armonico, ci permette di stabilire in quale parte del ciclo si trova il punto materiale. Così se la fase è uguale a 0°, il punto materiale si trova nel punto estremo della traiettoria sul semiasse positivo, x=A. La velocità in questo caso è nulla. Se la fase è uguale a 90° (π/2), la posizione del punto materiale coincide con l'origine del sistema di riferimento, mentre la velocità è -ωA. Il punto materiale passa per l'origine mentre si muove nel verso negativo dell'asse x. Se la fase è 180° (π), il punto materiale si trova all'estremo della traiettoria sul semiasse negativo, x=-A. La velocità è anche in questo caso nulla. Quando la fase invece è uguale a 270° (3π/2) il punto materiale si trova ancora nell'origine del sistema di riferimento ma questa volta si muove nel verso positivo fissato sull'asse x. 3.18.1 Determinazione dell’ampiezza e della fase iniziale a partire dalle condizioni iniziali Ritornando all'integrale generale x = A cos(ωt + ϕ o ) possiamo identificare le costanti A e ϕo con le due costanti che vanno determinate in base alle condizioni iniziali; Supponiamo infatti che all'istante iniziale t=0 s la posizione iniziale sia xo mentre la velocità iniziale sia vxo. Allora le costanti A e ϕo che permettono di risolvere il problema G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 83 delle condizioni iniziali si possono ottenere nel seguente modo: x = A cos(ωt + ϕ o ) t =0 v x = −ωAsen (ωt + ϕ o ) t = 0 ⇒ x o = A cos(ϕ o ) ⇒ v x o = −ωA sen(ϕ o ) Se si divide la seconda equazione per ω, quadrando e sommando si ottiene: A 2 cos2 (ϕ o ) + A2 sen 2 (ϕ o ) = x 2o + v2x o v 2x o 2 ⇒ A = x + o ω2 ω2 Mentre dividendo la seconda per la prima si ottiene: tan ϕ o = − v xo ωx o Supponiamo di far partire il punto materiale dalla posizione iniziale xo con velocità nulla. Le espressioni precedenti ci forniscono: A = x 2o tan ϕ o = 0 Da cui risulta che A = xo e ϕo=0. Allo stesso risultato si arriva usando il seguente procedimento: si parte dall'espressione della velocità e si impone che la velocità iniziale sia nulla: v x o = −ωA sen(ϕ o ) = 0 ⇒ sen(ϕ o ) = 0 ⇒ ϕ o = 0, π La velocità è nulla per due valori della fase, 0 e pigreco. Il fatto che l'ampiezza del moto armonico debba essere positiva ci costringe a scegliere la soluzione ϕo=0, così il valore dell'ampiezza del moto armonico è proprio uguale alla posizione iniziale xo. x o = A cos(ϕ o ) ⇒ ϕ o = 0 ⇒ A = x o La legge oraria, con queste condizioni iniziali, diventa: x = A cos(ωt ) e la velocità in funzione del tempo sarà data da: v x = −ωA sen(ωt ) Al tempo t=0, la fase è ωt=0, la posizione è x=A, la velocità è 0, mentre l'accelerazione è negativa e pari a -ω Α. Proprio a causa dell'accelerazione non nulla il punto materiale si mette in moto nella direzione negativa dell'asse delle x, la velocità è inizialmente negativa e il suo modulo va aumentando fino a che l'accelerazione rimane negativa e cioè fino all'istante T/4. All'istante T/4 la fase è π/2 (ωΤ/4 = (2π/Τ)Τ/4 = π/2), la posizione è x=0, la velocità è sempre negativa, il suo modulo è massimo. 2 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 84 0,15 0,1 (m) 0,05 x(t) T T/2 0 0 T/4 2 3T/4 4 t (s) 6 8 10 -0,05 -0,1 -0,15 0,2 0,15 (m/s) 0,1 0,05 T/2 v(t) 0 0 T/4 2 t (s) T 3T/4 4 6 8 10 6 8 t (s) 10 -0,05 -0,1 -0,15 -0,2 0,3 0,2 T T/2 0 0 a(t) (m/s2) 0,1 T/4 2 3T/4 4 -0,1 -0,2 -0,3 Dopo T/4 l'accelerazione cambia segno, diventa positiva, e quindi tende a far diminuire il modulo della velocità fino a ridurla a zero, questo accade al tempo T/2 quando la posizione è -A, la fase è π, la velocità nulla, l'accelerazione è positiva e massima. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 85 A questo punto il punto materiale comincia a muoversi nella direzione positiva dell'asse delle x, e la sua velocità continua ad aumentare fino a quando l'accelerazione rimane positiva, cioè fino la tempo 3T/4. A tempo t=3T/4, la fase è 3π/2, il punto materiale si trova nell'origine del sistema di riferimento x=0, muovendosi nel verso positivo dell'asse x con il valore massimo della velocità. Dopo l'istante 3T/4, l'accelerazione diventa negativa, la velocità viene ridotta fino a diventare nulla all'istante T, quando il punto materiale si ritrova al punto di partenza ed il ciclo riparte. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 86 3.19 Moto in due e tre dimensioni. Legge oraria. Per affrontare lo studio del moto in due o tre dimensioni è necessario avere studiato cosa sono e come possano essere rappresentate le grandezze vettoriali nonché l’algebra vettoriale. Per studiare il moto di un punto materiale, muniamoci di un sistema di riferimento, una terna cartesiana, e di un orologio. La curva descritta dal punto materiale durante il moto si chiama traiettoria. Il generico punto sulla traiettoria è ! individuato dal vettore posizione r . Come è mostrato in figura, le componenti !cartesiane del vettore posizione r , sono proprio le coordinate cartesiane del punto P. Se si mette in relazione la posizione ! del punto sulla traiettoria, r , con l'istante di tempo, t, in cui tale posizione viene assunta, si ottiene la legge oraria del moto. ! ! r = r (t) Descrivere quindi il moto del punto materiale significa specificare come ! varia il vettore r in funzione del ! tempo, cioè specificare la funzione r (t). Questa funzione è una funzione vettoriale, che equivale a tre funzioni scalari: ! ! ! ! r(t) = x(t)u x + y(t)u y + z(t)u z x = x(t) y = y(t) z = z(t) che sono anche dette equazioni parametriche della traiettoria (il parametro è, ovviamente, il tempo t). Si osservi che mentre il punto materiale P si muove sulla sua traiettoria, le sue proiezioni sugli assi, Px, Py e Pz descrivono delle traiettorie rettilinee. Il moto di un punto materiale nello spazio (3 dimensioni), può essere pensato come la sovrapposizione di tre moti rettilinei (unidimensionali), che avvengono sui tre assi del sistema di riferimento. 3.20 Moto nel piano: la velocità angolare. Consideriamo un punto materiale che si muova su di un piano. Supponiamo che durante il suo ! moto, il punto materiale P passi per la posizione P(t), individuata dal vettore posizione r (t ) , ! all'istante di tempo t1=t, e per la posizione P(t+Δt), individuata dal vettore posizione r (t + Δt ) , al tempo t2=t+Δt. ! L’angolo formato dal vettore r (t ) con l’asse x sarà θ(t), mentre quello formato dal vettore posizione all’istante t2=t+Δt, sarà θ(t+Δt). Nell’intervallo di tempo Δt, l’angolo è variato di Δθ = θ(t+Δt)- θ(t). G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 87 y P(t) ! r(t) P(t+Δt) Δθ ! r(t + Δt) θ(t) θ(t+Δt) x O Si definisce velocità angolare media nell’intervallo Δt, il rapporto tra lo spostamento angolare del vettore posizione e l’intervallo di tempo Δt: ωm = Δθ θ (t + Δt) − θ (t) = Δt Δt Naturalmente anche in questo caso siamo interessati alla velocità angolare istantanea, che si otterrà mediante il solito passaggio al limite. ω = lim Δt→0 Δθ θ (t + Δt) − θ (t) dθ = lim Δt→0 ⇒ ω = Δt Δt dt t Chiaramente ripetendo l’operazione di limite per tutti gli istanti di tempo nell’intervallo di osservazione del moto potremo ottenere la velocità angolare in funzione del tempo: dθ (t) ω (t) = dt 3.20.1 L’accelerazione angolare Se la velocità angolare varia con il tempo possiamo calcolarci l’accelerazione angolare. Sia ω(t) la velocità angolare all’istante t e ω(t+Δt) quella all’istante t+Δt. Nell’intervallo Δt la velocità angolare è variata di Δω = ω (t+Δt)-w(t). Si definisce accelerazione angolare media nell’intervallo Δt αm = Δω ω (t + Δt) − ω (t) = Δt Δt L’accelerazione angolare istantanea si ottiene passando al limite per Δt che tende a zero: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 88 Δω ω (t + Δt) − ω (t) dω = lim = Δt→0 Δt Δt→0 Δt dt α = lim t Ripetendo l’operazione di limite per tutti gli istanti di tempo nell’intervallo di osservazione del moto si ottiene l’accelerazione angolare in funzione del tempo: dω (t) d 2θ (t) α (t) = = dt dt 2 Le definizioni della velocità angolare e dell’accelerazione angolare sono del tutto simili a quelle della velocità ed accelerazione in moto rettilineo uniforme Anche le soluzioni delle corrispondenti equazioni vettoriali saranno simili: α (t) = α o = cost ⇒ α (t) = −bω ⇒ α (t) = −ω p2θ ⇒ 1 θ = θ o + ω ot + α ot 2 2 ω = ω ot + α ot ωo 1− e−bt ) ( b ω = ω o e−bt θ = θo + θ = θ o cos (ω pt + ϕ o ) ω = −θ oω p sin (ω pt + ϕ o ) 3.21 Moto in due dimensioni: definizione del vettore velocità. Per una maggiore chiarezza delle figure, limitiamoci a considerare un moto in due dimensioni, tenendo però presente che le conclusioni di questo paragrafo e di quelli successivi si estendono anche ai moti in tre dimensioni. Supponiamo che durante il suo moto, il punto materiale P passi per la posizione P(t), individuata dal ! vettore posizione r (t ) , all'istante di tempo t1=t, e per la posizione P(t+Δt), individuata dal vettore ! posizione r (t + Δt ) , al tempo t2=t+Δt. Lo spostamento subito dal punto materiale P nell'intervallo di ! ! ! tempo Δt = t2 - t1 è Δr = r (t + Δt ) - r (t ) . Si definisce velocità media del punto materiale P nell'intervallo di tempo Δt = t2 - t1 il rapporto tra lo spostamento subito nel tempo Δt e l'intervallo di tempo medesimo: Δ!r !r (t + Δt ) − r!(t ) ! vm = = Δt Δt ! ! v m è un vettore perché prodotto di un vettore Δr per uno scalare 1/Δt. Le sue dimensioni sono quelle di una lunghezza diviso un tempo, [LT-1], e le unità di misura nel S.I. sono metri al secondo, m/s. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 89 y P(t) ! Δr ! r(t) P(t+Δt) ! r(t + Δt) x O ! Se nell'intervallo di tempo Δt, il punto materiale si fosse mosso con una velocità costante pari a v m , ! ! ! allora si sarebbe mosso da P(t) a P(t+Δt) lungo il vettore Δr = r (t + Δt ) - r (t ) . La conoscenza della velocità media nell'intervallo Δt non dà una buona descrizione del moto: la traiettoria rettilinea tra P(t) a P(t+Δt) differisce dalla traiettoria reale in tutti i punti eccetto che negli estremi. y P(t) ! Δr1 ! Δr2 ! Δr3 ! r(t) P(t+Δt) ! r(t + Δt) O x Si può pensare di suddividere l'intervallo di tempo Δt = t2 - t1 in intervalli più piccoli e in ciascuno ! di questi calcolare la velocità media v m . Si osserva che più piccoli sono gli intervalli, migliore è la descrizione del moto: infatti la linea spezzata tra P(t) a P(t+Δt) approssima sempre meglio la traiettoria reale quanto più piccoli sono gli intervalli in cui viene diviso l'intervallo Δt = t2 - t1. Si può assegnare un valore del vettore velocità in ogni punto della traiettoria? G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 90 C'è un problema logico: abbiamo definito la velocità come il rapporto tra uno spostamento, Δr, e l'intervallo di tempo Δt in cui lo spostamento è avvenuto. Ovviamente in un punto, che corrisponde a un ben preciso istante di tempo, sia lo spostamento che l'intervallo di tempo non possono essere definiti. Per definire la velocità in ciascun punto della traiettoria, dobbiamo far ricorso al concetto di limite. Si procede nel seguente modo: sia P la posizione occupata dal punto materiale all'istante di tempo t, ! individuata dal vettore posizione r (t). Dopo un intervallo di tempo Δt, il punto materiale si trova in ! una nuova posizione individuata dal vettore r (t+Δt). La velocità media nell'intervallo di tempo Δt è data da: ! ! r(t + Δt) − r(t) ! vm = Δt Questo rapporto, e quindi la velocità media, è definito per tutti i valori di Δt diversi da zero. Si definisce velocità istantanea del punto materiale nel punto P il limite di tale rapporto per Δt che tende a 0. ! ! ! r(t + Δt) − r(t) dr ! v = lim Δt♦ 0 = Δt dt t ! La velocità istantanea è la derivata di r rispetto al tempo calcolata all'istante di tempo t. y P(t) ! Δr ! r(t) P(t+Δt) ! r(t + Δt) O x ! La velocità istantanea v come limite di un vettore, è un vettore. ! ! Si noti che al tendere di Δt a 0, v m , o Δ r , tende a disporsi secondo la tangente alla traiettoria nel punto considerato. ! Possiamo concludere che la velocità istantanea v nel generico punto P della traiettoria è diretta secondo la tangente alla traiettoria in quel punto, mentre il suo verso è quello del moto. Calcolando il limite del rapporto incrementale ad ogni istante di tempo, o in ogni punto lungo la G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 91 traiettoria, ! ! r(t + Δt) − r(t) Δt possiamo determinare il valore della velocità istantanea ad ogni punto della traiettoria, il che ! ! ! equivale a determinare la velocità istantanea v in funzione del tempo, v = v (t). Questo si rappresenta scrivendo dr! ! v(t) = dt ! e dicendo che la velocità v è la derivata del vettore posizione fatta rispetto al tempo. 3.22 Rappresentazione della velocità riferita alla traiettoria Indichiamo con Δs il percorso effettuato dal punto materiale lungo la traiettoria nell’intervallo di tempo Δt. Il rapporto incrementale si può anche scrivere come: Δ!r Δs Δr! ! vm = = Δt Δt Δs Osserviamo che per Δt che tende a 0, anche Δs tende a 0. Sappiamo che il limite per Δt che tende a 0 di Δs/Δt è proprio il modulo della velocità: v = lim Δt →0 Δs Δt Osserviamo che, per Δt che tende a 0 s, lim Δt →0 Δ !r = lim Δt →0 Δs lunghezza_ della _ corda Lunghezza_ dell' arco =1 ! Δr Questo significa che il limite di per Δt che tende a 0 s, è un versore. Δs ! Ricordando l'osservazione già fatta: per Δt che tende a 0, Δ r tende a disporsi secondo la tangente alla traiettoria, potremo porre: lim Δt→0 ! Δr ! = ut Δs ! dove u t è il versore tangente alla traiettoria diretto nel verso del moto. La velocità istantanea nel punto P può quindi essere espressa come: ! ! v = vut 3.23 Rappresentazione cartesiana della velocità. ! La velocità v si può sempre esprimere in termini delle sue coordinate cartesiane: G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 92 ! ! ! ! v = v x u x + v y u y + vz u z ! D’altra parte, sappiamo che la velocità v è data da: ! ! ! ! ! dr d ( x(t)u x + y(t)u y + z(t)u z ) v= = dt dt Applicando la proprietà distributiva della derivata rispetto alla somma: ! ! ! d ( x(t)u x ) d ( y(t)u y ) d ( z(t)u z ) = + + = dt dt dt Applicando poi la regola della derivata di un prodotto ed osservando che i versori ! ! ! ux , u y e uz sono costanti nel sistema di riferimento in cui ci siamo messi, otteniamo: ! ! ! du y dz(t) ! dvu z dx(t) ! du x dy(t) ! = u x + x(t) + u y + y(t) + u z + z(t) = dt dt dt dt dt dt = dx(t) ! dy(t) ! dz(t) ! ux + uy + uz dt dt dt Da questo otteniamo: vx = dx(t) dt vy = dy(t) dt vz = dz(t) dt Si vede che la componente x della velocità dipende soltanto dalla componente x dello spostamento, e lo stesso accade per le componenti y e z. Nel calcolo della velocità le componenti non si mescolano. 3.24 Rappresentazione polare della velocità. La rappresentazione polare è utilizzabile per descrivere moti che avvengono in un piano. ! ! Consideriamo il punto P(t) individuato dal vettore posizione r (t). Se introduciamo i versori u r , ! ! uθ , con u r , il versore radiale, avente la stessa direzione e lo stesso verso del vettore posizione e ! ! uθ , il versore trasverso, disposto a +90 gradi rispetto ad u r , allora il vettore posizione può essere espresso nel seguente modo. ! ! r(t) = r(t)u r La velocità diventa allora: ! ! ! ! dr(t) dr(t)u r dr(t) ! du r v = = = u r + r(t) dt dt dt dt ! Notiamo che la velocità presenta una componente diretta secondo u r . La componente radiale è data da: dr vr = dt ! Per valutare le restanti componenti dobbiamo calcolarci la derivata del versore u r . G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 93 y P(t) ! r(t) ! uθ ! θ(t) ur x O ! 3.24.1 Calcolo della derivata del versore u r . ! ! Con riferimento alla figura precedente, i versori u r , uθ possono essere scritti, in termini delle loro componenti cartesiane, nel seguente modo: u r = cosθ u x + sin θ u y uθ = −sin θ u x + cosθ u y ! derivando u r rispetto al tempo e facendo attenzione che le funzioni seno e coseno sono funzioni del tempo attraverso la funzione θ(t), si ottiene: du r d cosθ d sin θ d cosθ dθ d sin θ dθ = ux + uy = ux + uy = dt dt dt dθ dt dθ dt =− dθ dθ dθ dθ sin θ u x + cosθ u x = (−sinθ u x + cosθ u x ) = uθ dt dt dt dt ! In conclusione la derivata rispetto al tempo del versore u r è data da4: du r = ω uθ dt ! 3.24.2 Metodo alternativo per il calcolo della derivata del versore u r . ! Possiamo calcolare la derivata del versore u r ricorrendo al limite del rapporto incrementale. Facendo riferimento alla figura si vede che ! ! ! ! du r u r (t + Δt) − u r (t) Δu r = lim Δt→0 = lim Δt→0 dt Δt Δt ! Dividiamo il calcolo del limite in due parti: il calcolo della direzione limite di Δu r ed il calcolo dell’intensità. 4 Questo è un risultato generale: la derivata di un versore, quando non è nulla, diretta secondo il versore perpendicolare (a + 90°) al versore stessa. La componente è pari ad ω la velocità con cui il versore cambia la sua orientazione. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 94 y P(t+Δt) P(t) ! r(t) ! u r (t + Δt ) ! u r (t + Δt ) ! u r (t ) Δθ ! u r (t ) x O ! Δu r ! Per quanto riguarda la direzione limite di Δu r , si osservi che al tendere a zero di Δt, anche Δθ tende a zero. Tenuto anche conto che la somma degli angoli interni di un triangolo è di 180 gradi, risulta ! che l’angolo alla base del triangolo isoscele costruito con i versori u r al tempo t e al tempo t+ Δt, ! diventa uguale a 90° al tendere a zero di Δt. Se ne deduce che la direzione limite di Δu r è ! ! ! perpendicolare a u r e quindi parallela a uθ . Possiamo concludere che du r , il valore limite di ! ! limite di Δu r per Δt che tende a zero, risulta parallelo a uθ . D’altra parte osservando che per Δt che tende a zero, la lunghezza della corda è uguale a quella ! dell’arco sotteso, che l’arco sotteso, avendo raggio pari a 1 (il modulo del versore u r ), ha una lunghezza pari a dθ possiamo scrivere: ! ! du r = dθ uθ ⇒ ! ! du r dθ uθ = dt dt ⇒ ! du r dθ ! = uθ dt dt ⇒ ! ! du r = ω uθ dt 3.24.3 La componente trasversa della velocità Tornando alla rappresentazione polare della velocità, avremo dunque: ! ! dr(t) ! ! du r dr(t) ! v = u r + r(t) = u r + r(t)ω uθ dt dt dt ⇓ dr(t) vr = "$#dt $ % componente radiale dθ vθ = rω = r dt "$$#$$ % componente trasversa Al contrario di quanto abbiamo riscontrato nel caso della rappresentazione cartesiana, nel caso della rappresentazione polare le coordinate si sono mescolate: infatti la componente trasversa della velocità dipende sia da r che da θ. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 95 3.25 Moto in due (tre) dimensioni: definizione del vettore accelerazione. Procediamo in maniera analoga a quanto è stato fatto per la velocità. Osserviamo dalla figura che la velocità del punto materiale P varia mentre P si muove sulla sua traiettoria. La velocità è in ogni ! punto tangente alla traiettoria e, per lo meno per quanto riguarda la direzione, il vettore velocità v cambia mentre il punto materiale si sposta sulla traiettoria disegnata in figura. ! v(t) y P(t) ! v(t) ! v(t + Δt) ! r(t) ! Δv P(t+Δt) Δθ ! r(t + Δt) θ(t) θ(t+Δt) ! v(t + Δt) x O Il vettore accelerazione da una misura della rapidità con cui il vettore velocità cambia nel tempo. ! Sia v( t ) la velocità del punto materiale al tempo t1=t, quando cioè si trova nella posizione P(t), e ! v( t + Δt ) la velocità al tempo t2=t+Δt quando si trova nella posizione P(t+Δt). Si definisce accelerazione media del punto materiale P nell'intervallo di tempo Δt la quantità: ! ! ! ! Δv v (t + Δt ) − v (t ) am = = Δt Δt ! ! a m è un vettore perché prodotto di uno scalare, 1/Δt , per un vettore, Δ v . Ovviamente se si vuole una descrizione più accurata di come varia la velocità nell'intervallo t2-t1, si può suddividere l'intervallo Δt in intervalli sempre più piccoli ed in ciascuno di questi calcolare l'accelerazione media. Ma, così come abbiamo fatto per la velocità, possiamo anche definire l'accelerazione istantanea, cioè l'accelerazione che il punto materiale P subisce punto per punto nel percorrere la traiettoria. ! Si definisce accelerazione istantanea a al tempo t1, il limite per Δt che tende a 0 del rapporto incrementale, cioè: Δ!v v!(t + Δt ) − !v(t ) dv! ! a = lim Δt →0 = lim Δ t→ 0 = Δt Δt dt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 t= t1 96 ! ! Come si intuisce dalla figura l'accelerazione a , come Δ v , è diretta verso la concavità della traiettoria. Ripetendo l'operazione di limite per tutti punti della traiettoria o, equivalentemente, per ogni istante di tempo t, si ottiene la funzione accelerazione istantanea. ! ! dv a= dt Tenendo conto dell'espressione della velocità in funzione del vettore posizione, si può anche scrivere: ! ! 2! ! dv d ! dr # d r a= = " $= 2 dt dt dt dt 3.25.1 Rappresentazione cartesiana della accelerazione La precedente relazione vettoriale, è equivalente a tre relazioni scalari. Ricordando che sia la posizione, che la velocità e l'accelerazione possono essere scritte in termini delle loro componenti: ! ! ! r = xu x + yu y + zu z ! ! ! v = v x u x + v y u y + vz u z ! ! ! a = a x u x + a y u y + az u z applicando le regole di derivazione della somma di funzioni prima e del prodotto di funzioni ! ! ! successivamente, tenendo presente che i versori u x , u y , u z sono costanti nel sistema di riferimento usato per descrivere il moto, si ottiene: ! ! dv ! ! ! d d ! d ! d ! a= = ( v x u x + v y u y + vz u z ) = v x u x + v y u y + vz u z = dt dt dt dt dt ! ! ! du dv ! du dv ! du dv ! = x u x + v x x + y u y + v y y + z u z + vz z = dt dt dt dt dt dt ! ! ! =0 = =0 =0 dvx ! dvy ! dvz ! ux + uy + uz dt dt dt Da cui segue, tenendo conto dell’espressione della accelerazione in termini delle sue componenti: a = a x u x + a y u y + az u z dvx d 2 x = 2 dt dt dv d 2 y ay = y = 2 dt dt dv d 2 z az = z = 2 dt dt ax = ⇒ dv dv dv a = x ux + y uy + z uz dt dt dt G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 97 La componente x dell'accelerazione è uguale alla derivata prima fatta rispetto al tempo della componente x della velocità, ed è anche uguale alla derivata seconda fatta rispetto al tempo della coordinata x. Le altre componenti si comportano in maniera analoga alla componente x. Anche in questo caso possiamo osservare che le componenti non si sono mescolate: la componente x dell’accelerazione dipende solo dalla componente x della velocita e a sua volta questa dipende solo dalla coordinata x del punto materiale. Lo stesso si può dire per le altre componenti dell’accelerazione. Si intuisce cioè che quello che accade su un asse non influenza quanto accade sugli altri assi. 3.25.2 Rappresentazione dell’accelerazione riferita alla traiettoria Questa si ottiene partendo dall’espressione della velocità riferita alla traiettoria. ! ! v = vu t Ricordando che l’accelerazione è la derivata della velocità, risulta: ! ! ! ! dv d ( vu t ) dv ! du a= = = ut + v t dt dt dt dt Sappiamo già che la derivata di un versore è perpendicolare al versore stesso. Quindi possiamo dedurre che l’accelerazione ha una componente tangente pari alla derivata del modulo della velocità ed una componente perpendicolare alla traiettoria. Per valutare quanto vale la componente perpendicolare alla traiettoria, studiamo un moto su traiettoria curva in cui il modulo della velocità rimane costante: il moto circolare uniforme. 3.25.3 Il moto circolare uniforme. In natura ci sono diversi esempi di moto circolare o quasi circolare: il moto dei satelliti intorno alla terra, il moto della terra intorno al sole, il moto di particelle cariche in un campo magnetico uniforme. Ovviamente ci sono tantissimi esempi di moti che avvengono su traiettorie curve: lo studio del moto circolare uniforme ci aiuta a comprendere quel che succede in questo tipo di moti. Il moto circolare sebbene sia un moto piano, in cui cioè per individuare la posizione del punto materiale sono richieste due distinte coordinate, può essere descritto utilizzando una sola variabile, per esempio l’angolo formato dal vettore posizione con l’asse delle x (vedi figura). Asse y Δs r(t+ Δt) Δr = spostamento in Δt Δs = arco percorso in Δt Δr r(t) O Θ(t) Asse x Utilizzando la definizione, la velocità scalare vs all'istante di tempo t, che come abbiamo già G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 98 osservato coincide con il modulo v della velocità all’istante di tempo t, sarà data da: v s = v = lim Δt →0 Δs Δt Nel moto circolare uniforme il modulo della velocità, così come la velocità scalare è costante. La velocità vettoriale invece dovendo essere in ogni istante tangente alla traiettoria, cambia con il passare del tempo. Nella figura sono disegnati i due vettori della velocità rispettivamente agli istanti di tempo t e t+Δt. Poiché il modulo della velocità è per ipotesi costante, i due vettori hanno la stessa lunghezza. Se dunque la velocità (vettoriale) cambia, possiamo calcolarci la variazione di velocità ! nell’intervallo di tempo Δt. Quindi la variazione di velocità Δ v sarà data da ! ! ! Δ v = v(t + Δt ) − v( t ) ! e sarà rappresentato dal vettore Δ v della figura. L’accelerazione media nell’intervallo di tempo Δt sarà data da: Δ!v ! am = Δt ! L’accelerazione media ha lo stesso verso di Δ v e cioè è diretta verso l’interno della traiettoria circolare. Per calcolare l’accelerazione istantanea all’istante di tempo t, occorre fare il limite per Δt che tende a zero. Δv! ! a = lim Δ t→ 0 Δt Valutiamo tale limite separatamente per quanto riguarda la direzione ed il verso e per quanto ! riguarda il modulo. La direzione ed il verso di a saranno rispettivamente il limite della direzione e ! del verso di Δ v quando Δt tende a zero. Osserviamo che per Δt che tende a zero anche l’angolo Δθ tende a zero. Poiché la somma degli angoli interni di un triangolo è sempre 180°, poiché il triangolo ! ! ! di lati v( t ) , v( t + Δt ) e Δ v è isoscele con angolo al vertice Δθ, ne risulta che gli angoli alla base tendono a 90° quando Δt tende a zero. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 99 Δv Asse y v(t+Δt) v(t) r(t+ Δt) ΔΘ v(t) v(t+Δt) ΔΘ Sono uguali r(t) O Asse x L’accelerazione all’istante di tempo t forma un angolo di 90° con la velocità all’istante di tempo t. Dato che la velocità è tangente alla traiettoria circolare, l’accelerazione è diretta radialmente verso il centro della traiettoria circolare. Per questo motivo si chiama accelerazione centripeta. Calcoliamo ora il modulo dell’accelerazione centripeta. ! ! ! Facendo riferimento alla figura si nota che i due triangoli, il primo di lati r (t) , r (t + Δt) e Δ r , ed il ! ! ! secondo di lati v( t ) , v( t + Δt ) e Δ v , sono entrambi isosceli con lo stesso angolo al vertice: essi sono quindi simili. Si può scrivere allora che: ! ! Δr Δv = r v G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 100 Pertanto a = lim Δt→ 0 Δv! Δ !r v 1 v Δ!r = lim Δt →0 = lim Δt → 0 Δt r Δt r Δt ! Ma quando Δt tende a zero, | Δ r | tende a Δs il percorso effettuato. Allora: ! v Δr = r Δt v Δs = lim Δt →0 = r Δt v Δs v2 = lim Δ t→ 0 = r Δt r a = lim Δt→ 0 Possiamo concludere che il moto circolare uniforme è un moto accelerato, l’accelerazione è diretta 2 radialmente verso centro della circonferenza, e la sua intensità è proprio uguale a v r , il modulo della velocità al quadrato diviso il raggio della traiettoria circolare. 3.25.4 Rappresentazione dell’accelerazione riferita alla traiettoria (conclusione) Dallo studio del moto circolare uniforme, quando cioè il modulo della velocità è costante, è emerso l’accelerazione è perpendicolare alla velocità, ed è diretta verso il centro della circonferenza stessa. Si parla in questo caso di accelerazione centripeta o normale an. Riprendendo il discorso cominciato nel paragrafo 3.24.2, un punto in moto su una traiettoria curva ha una componente tangente dell’accelerazione, parallela alla velocità, uguale alla derivata del modulo della velocità: dv at = dt ed una perpendicolare alla velocità, l’accelerazione centripeta o normale, la cui intensità è uguale al quadrato del modulo della velocità nell’istante considerato diviso per il raggio della traiettoria circolare (o, nel caso di una traiettoria non circolare, per il raggio di curvatura5 della traiettoria nel punto considerato): v2 an = r ! ! Utilizzando il versore tangente ut , ed il versore normale6 un , possiamo scrivere: ! ! ! dv ! v 2 ! a = at u t + an u n = u t + u n dt r In conclusione per qualunque traiettoria sia nel piano che nello spazio, l’accelerazione può essere sempre scomposta in due componenti: la componente tangente dell’accelerazione che è responsabile della variazione del modulo della velocità e la componente normale, perpendicolare alla velocità, diretta verso il centro di curvatura della traiettoria, di intensità pari al modulo della velocità al quadrato diviso il raggio di curvatura della traiettoria, che invece è responsabile del cambiamento di direzione della velocità. Per centro di curvatura e raggio di curvatura della traiettoria si intendono il centro ed il raggio della 5 Raggio di curvatura: raggio della circonferenza che meglio approssima la traiettoria curva ne punto considerato. 6 Il versore normale è perpendicolare la versore tangente sempre diretto dalla parte di concavità della curva versoil centro di curvatura della traiettoria. Il centro di curvatura della traiettoria è il centro della della circonferenza che meglio approssima la traiettoria curva ne punto considerato. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 101 circonferenza che meglio approssima nel punto considerato la traiettoria data. Se la traiettoria è rettilinea, il raggio di curvatura è infinito e pertanto l’accelerazione centripeta è uguale a zero, se invece la traiettoria è circolare il centro di curvatura ed il raggio di curvatura sono rispettivamente il centro ed il raggio della traiettoria circolare. Nei casi intermedi il centro di curvatura si troverà dalla parte della concavità della curva, quindi anche l’accelerazione centripeta sarà diretta verso la concavità della traiettoria. In conclusione, ogni qualvolta noi osserviamo un moto su una traiettoria non rettilinea, possiamo immediatamente concludere che il moto è accelerato in quanto esiste almeno la componente normale dell’accelerazione (perpendicolare alla traiettoria) diretta verso la concavità della traiettoria stessa, la cui intensità è pari al modulo della velocità al quadrato diviso il raggio di curvatura. A questa si potrà aggiungere anche una componente tangenziale se il modulo della velocità non è costante. 3.26 Moto armonico e moto circolare uniforme ! L'accelerazione nel moto circolare uniforme è diretta in verso opposto al vettore posizione r . Se ! ! indichiamo con u r il versore del vettore posizione r , allora l’accelerazione centripeta si può scrivere come v2 ! ! a = − ur r ! ! ! Tenendo conto che il vettore posizione r può essere scritto come r = rur , l’accelerazione diventa: v2 ! ! a=− 2 r r L'accelerazione nel moto circolare uniforme è quindi proporzionale, attraverso il coefficiente v2 ! 2 costante ω = 2 , all'opposto della posizione, − r . r L'equazione differenziale caratteristica del moto del punto P sulla traiettoria circolare con velocità di modulo costante, sarà data da: d 2 !r 2! 2 = −ω r dt v . Sappiamo che il modulo della velocità è costante r trattandosi di un moto circolare uniforme, la lunghezza di arco percorsa nell’intervallo di tempo Δt vΔt sarà Δs= v Δt. Questo arco sottenderà un angolo Δθ pari a Δθ = . r Dividendo per Δt possiamo calcolare la velocità angolare ω, cioè la rapidità con cui varia l’angolo formato dal vettore posizione con l’asse x: Cerchiamo di capire cos’è la costante ω = Δθ vΔt r v ω= = = Δt Δt r Si noti che la rapidità con cui cambia l’angolo formato dal vettore posizione con l’asse x è costante, vengono percorsi angoli uguali in intervalli di tempo uguali: questa è una conseguenza del fatto che il modulo della velocità è costante. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 102 L'equazione precedente è una equazione vettoriale che, trattandosi di un moto piano, è equivalente a due equazioni scalari: ! ! ! d 2r 2! vettoriale a = −ω 2 r 2 = −ω r dt d 2x 2 asse x ax = −ω 2 x 2 = −ω x dt d2 y asse y a y = −ω 2 y = −ω 2 y dt2 Tali equazioni rappresentano le due equazioni differenziali cui obbediscono i moti rettilinei, rispettivamente sugli assi x e y, dei punti proiezione, Px e Py, del punto P mentre esso si muove di moto circolare uniforme sulla traiettoria circolare. Le accelerazioni dei punti proiezione Px e Py sono opposte alle rispettive posizioni. y θ(t)=ωt+ϕo Le leggi orarie che descrivono il moto dei moto circolare punti proiezione Px e Py costituiscono ! uniforme v( t) dunque due soluzioni delle equazioni ω= costante differenziali del moto armonico. Noi Py ! P(t) possiamo determinare tali leggi orarie r( t) proiettando sugli assi cartesiani il punto P θ(t) mentre si muove con velocità costante in x O Px modulo sulla traiettoria circolare. x = R cosθ(t) = Rcos(ωt + ϕ o ) y = Rsen θ(t) = Rsen(ωt + ϕ o ) in cui ϕo rappresenta l'angolo formato dal vettore posizione con l'asse x all'istante di tempo t=0 s. Queste equazioni mostrano che il moto sull'asse delle x, così come quello sull'asse delle y, è un moto periodico: infatti il punto proiezione Px ripassa per la stessa posizione dopo un intervallo di tempo Δt tale che θ(t+Δt) - θ(t) = 2π. Δt è dunque uguale al tempo impiegato dal punto P a percorrere un giro sulla circonferenza, e quindi coincide col periodo T del moto circolare uniforme. Dalla definizione di velocità angolare ricaviamo la relazione tra il periodo T e ω. Infatti poiché la velocità angolare è costante x (m) Δθ 10 ω= Δt per qualunque valore dell’intervallo di tempo Δt. 5 In particolare se scegliamo l’intervallo di tempo Δt pari al periodo T , l’angolo percorso in questo intervallo 0 di tempo è pari all’angolo giro (il punto P sulla traiettoria circolare ritorna nella stessa posizione dopo -5 aver fatto un giro). Pertanto: -10 ω= 1 6 11 16 Δθ 2π = Δt T ⇒ T= 2π ω 21 θ (rad) L'andamento dello spostamento del G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 103 punto proiezione Px sull'asse delle x, in funzione dell'angolo formato dal vettore posizione con l'asse delle x, è riportato nel grafico mostrato al lato ( si è supposto che l'angolo formato dal vettore posizione con l'asse delle x all'istante t=0 s sia uguale ad 1 radiante). Poiché l'angolo è una funzione lineare del tempo, l'andamento della posizione del punto Px in funzione del tempo sarà del tutto simile a quello mostrato nel grafico al lato. Richiamiamo ancora una volta l'attenzione sul fatto che le espressioni della velocità e dell’accelerazione per il moto circolare, che abbiamo testé derivato, sono strettamente dipendenti dal fatto di aver scelto l'origine del sistema di riferimento nel centro della traiettoria: infatti per una scelta diversa, r non sarebbe stato costante, la velocità avrebbe avuto entrambe le componenti vr e vθ, etc. 3.27 Moto in tre dimensioni: il problema del moto. Supponiamo ora di conoscere l'accelerazione subita dal punto materiale P durante il suo moto, siamo in grado di risalire da questo alla equazione oraria del moto? Se riscriviamo la definizione dell'accelerazione avendo cura di mettere a sinistra le quantità incognite e a destra le quantità note, otteniamo: dv =a dt dv x = ax dt dv y = ay dt dv z = az dt e poi passando allo spostamento: dr =v dt dx = vx dt dy = vy dt dz = vz dt Combinando le due, otteniamo la relazione tra l'accelerazione e lo spostamento. d 2r 2 = a dt d 2x = ax dt 2 d 2y 2 = ay dt2 d z = az dt 2 Allora risolvere il problema del moto significa risolvere le precedenti equazioni: l'equazione vettoriale o, equivalentemente, le tre equazioni scalari. Poiché in esse compaiono le derivate, queste equazioni si dicono differenziali. In particolare sono differenziali del second'ordine perché vi compaiono le derivate seconde. Cosa significa risolvere queste equazioni? Significa trovare le funzioni x(t) y(t) G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 z(t) 104 che derivate due volte rispetto al tempo diano le funzioni: ax(t) ay(t) az(t) 3.28 Moto del proiettile. Un cannone lancia un proiettile con una velocità iniziale vo=60m/s ad un angolo di 60° rispetto all’orizzontale. Determinare, trascurando la resistenza dell’aria, 1. la distanza dal punto di partenza del punto di atterraggio del proiettile (gittata). 2. la velocità di impatto al suolo 3. la durata del moto 4. l’altezza massima raggiunta dal proiettile. 5. il tempo impiegato per raggiungerla. 6. il valore dell’angolo per il quale la gittata è massima ed il valore della gittata. 7. la gittata quando l’angolo è di 30°. y (m) Per studiare questo moto si sceglie un 250 sistema di riferimento con l’origine nella posizione del cannone, cioè coincidente con la posizione iniziale del proiettile, l’asse y 200 verticale, l’asse x orizzontale in maniera che il vettore della velocità iniziale sia contenuto nel piano xy (l’asse x cioè è diretto nella 150 direzione in cui punta la canna del cannone). L’asse z è automaticamente fissato da queste scelte e dal fatto che la terna cartesiana deve 100 essere costruita con la regola della mano ! destra. g Una volta che il proiettile ha abbandonato la 50 canna del cannone, nell’ipotesi di poter trascurare la resistenza dell’aria, sarà ! θo soggetto all’accelerazione di gravità g . 0 L’accelerazione di gravità sappiamo essere 0 50 100 150 200 250 x (m) la stessa in ogni punto, diretta lunga la verticale verso il basso. Nel sistema di riferimento introdotto l’accelerazione ha soltanto la componente verticale, lungo l’asse y, uguale a –g, le altre componenti sono nulle. Avremo cioè: x ax = 0 y ay = −g z az = 0 Esaminando con cura le tre componenti delle accelerazioni possiamo osservare che il moto: lungo l’asse x è un moto uniforme (accelerazione nulla). lungo l’asse y è uniformemente accelerato (accelerazione costante) x(t) = x o + v o xt 1 y(t) = y o + v o yt − gt 2 2 z(t) = z o + vozt lungo l’asse z è uniforme come quello lungo l’asse x. Avendo scelto l’origine del sistema di riferimento coincidente con la posizione del cannone e quindi G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 105 con la posizione iniziale del proiettile avremo che: xo = 0 yo = 0 zo = 0 mentre le componenti della velocità iniziale sono v x o = vo cosθ o v y o = vo sinθo v zo = 0 La legge oraria del proiettile diventa: x(t) = v o cosθo t v x = v o cosθo v y = v osinθ o − gt vz = 0 1 y(t) = v o sinθ o t − gt 2 2 z(t) = 0 Il fatto che la coordinata z sia costantemente uguale a zero significa che il moto è piano ed avviene nel piano xy. Le equazioni parametriche della traiettoria sono: x(t) = v o cosθo t y(t) = v o sinθ o t − 1 2 gt 2 L’equazione della traiettoria si ottiene eliminando il parametro tempo. Ricaviamo il tempo dalla prima equazione e sostituiamo nella seconda: x t= vo cosθ o ⇒ x 1 $ x ') y = vo sinθ o − g& vo cosθ o 2 % vo cosθ o ( 2 1 x2 y = x tan θo − g 2 2 v o cos2 θ o L'equazione è del tipo y = ax + bx 2 ed è quella di una parabola come quella rappresentata nel grafico. Avendo determinato la traiettoria del proiettile, è possibile rispondere alle domande della traccia. y (m) 250 y = (tan gθ o )x − 200 vo = 50 m / s θ o = 60ϒ 150 1. la distanza dal punto di partenza del punto di atterraggio del proiettile (gittata). Per calcolare la gittata occorre determinare la coordinata x del punto di impatto. Poiché la coordinata y del punto di impatto è uguale a zero, occorre ricercare i valori della coordinata x quando la y è uguale a 0. 1 g x2 2 2 2 v o cos θ o G vy 100 vx 50 y max θo 0 0 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 50 100 150 200 250 x (m) 106 1 x2 y = 0 ⇒ 0 = x tan θo − g 2 2 v o cos2 θ o x1 = 0 tan θ o 2v2o cos 2 θo 2v2o cos 2 θ o senθ o x = = # & 2 1 x g g cosθ o % ( 0 = x tan θ o − g 2 ⇒ 2 v o cos2 θo ' $ 2v2 senθ o cosθo = o g La soluzione x1 rappresenta il punto di partenza, mentre x2 quello di arrivo. La gittata è la differenza delle due coordinate: 2v2 senθ o cosθ o G = x2 − x1 = o = 220.6 m g 2. la velocità di impatto al suolo Conviene rispondere prima alla successiva domanda. 3. la durata del moto Per calcolare la durata del moto occorre calcolare il tempo di impatto del proiettile. Si usa la legge oraria lungo l’asse y imponendo che y sia uguale a zero. t1 = 0 1 & $ y = 0 ⇒ 0 = t % v osinθ o − gt ' ⇒ t = 2v o sinθo 2 2 g Il tempo t1 corrisponde al punto di partenza, t2 al punto di impatto. La durata del moto è la differenza tra i due tempi: 2v sen θo D = t2 − t1 = o = 8.82 s g La velocità finale si può ottenere calcolando le due componenti all’istante di tempo dell’impatto t2. vx = vo cosθ o vy = vo sin θ o − gt vx = vo cosθ o vy = vo sin θ o − g 2vo sin θ o = −vo sin θ o g La componente x è la stessa di quella all’inizio del moto, quella y è opposta a quella iniziale. Il modulo della velocità, vo , è lo stesso sia allo sparo che all’impatto. 4. l’altezza massima raggiunta dal proiettile. Anche qui conviene rispondere prima alla domanda seguente. 5. il tempo impiegato per raggiungerla. Osserviamo che, essendo la velocità sempre tangente alla traiettoria, nel punto in cui la traiettoria raggiunge la massima altezza, la velocità ha solo la componente orizzontale, quindi la componente verticale della velocità è nulla. Si può usare questa condizione per determinare l’istante di tempo in cui viene raggiunta la massima altezza. v y = v o sinθo − gt v sinθo ⇒ 0 = v osinθ o − gt ⇒ t 3 = o vy = 0 g Il tempo per raggiungere la massima altezza è esattamente la metà della durata del moto. Utilizzando la legge oraria possiamo calcolare le coordinate del punto in cui la traiettoria raggiunge la massima altezza, cioè all’istante di tempo appena calcolato, t3. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 107 x(t) = vo cosθ o t t3 = 1 y(t) = vo sen θ o t − gt 2 2 vo sen θ o g xmax = vo2 sen θ o cosθ o g v sen θ o 1 " vo sen θ o % ymax = vo sen θ o o − g$ ' g 2 # g & v2o sen θo cosθ o = 110.3 m g 1 v 2o sen2 θ o = = 95.6 m 2 g x max = y max 6. il valore dell’angolo per il quale la gittata è massima ed il valore della gittata. Dall’espressione della gittata, usando la relazione trigonometrica 2sen θcosθ = sen(2θ ) otteniamo 2 2v2o senθ o cosθ o v o sen( 2θo ) G = x2 − x1 = = g g La gittata sarà massima, a parità di velocità iniziale, quando il seno sarà massimo. Il massimo della funzione seno è uguale a 1 in corrispondenza di un angolo di 90°. Possiamo concludere che la gittata sarà massima in corrispondenza di una angolo di lancio di 45°. Il valore della gittata massima sarà: G max v2o = = 254.8 m g 7. la gittata quando l’angolo è di 30°. v2o sen(2θ o ) v 2o sen(2 * 30°) G= = = 220.6 m g g Il valore della gittata con un angolo di tiro di 30 gradi è uguale alla gittata con un angolo di tiro di 60°. Angoli che distano da 45° della stessa quantità hanno la stessa gittata. 3.29 Moti relativi. Per concludere lo studio della cinematica, affrontiamo in questo paragrafo il problema della determinazione delle leggi di trasformazione tra sistemi di riferimento diversi delle grandezze cinematiche: posizione, velocità ed accelerazione. Cerchiamo cioè di rispondere alla seguente domanda: supponiamo di saper descrivere il moto di un punto materiale in un particolare sistema di riferimento, conosciamo cioè, come funzioni del tempo, la posizione, la velocità e l'accelerazione del punto materiale rispetto ad un particolare osservatore, in un particolare sistema di riferimento, possiamo determinare con questi dati i valori della posizione, velocità ed accelerazione del punto materiale misurate da un differente osservatore, in un altro sistema di riferimento? Supponiamo per esempio di aver determinato la posizione di Marte, la sua velocità e la sua accelerazione, rispetto alla Terra, è possibile con queste informazioni determinare la posizione, la velocità e l'accelerazione di Marte rispetto al Sole? Per determinare le leggi di trasformazione consideriamo due sistemi di riferimento cartesiani, il primo con l’origine in O e assi x,y,z, il secondo con origine in O' e x',y',z' (leggi O-primo, x-primo, y-primo, z-primo). G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 108 2 Indicheremo la prima terna di assi come la terna Oxyz (senza apostrofo), la seconda la chiameremo O'x'y'z' (con gli apostrofi). Spesso alla prima terna ci P si riferisce come alla terna z "assoluta", alla seconda z' y' terna come terna "relativa". ! ! r Deve essere però chiaro che r' O la terna assoluta non ha O alcuna proprietà in più O' rispetto a quella relativa, ed x' y i ruoli delle due terne O possono essere scambiati. ! x Indichiamo con r la posizione del punto materiale P nel sistema di ! riferimento Oxyz e con r' la posizione sempre del punto P nel sistema di riferimento O'x'y'z'. ! ! Come appare dalla figura, la relazione tra r ed r' è data da ! ! !!→ r = r' + OO' ! !→ dove il vettore OO' è il vettore posizione dell'origine O' della terna O'x'y'z' nel sistema di riferimento Oxyz. Il caso rappresentato in figura è quello più generale possibile, in cui con il passare del tempo cambia sia la y y' posizione dell’origine O’ del secondo sistema rispetto al primo, ma anche le orientazioni degli assi del P secondo sistema rispetto al primo. Noi non affronteremo il caso più generale, ma ci ! ! r r' limiteremo a considerare il caso di due sistemi di x' O' riferimento in cui varia solo la posizione dell’origine x O del secondo sistema rispetto al primo, mentre z' l’orientazione degli assi rimane costante. Tanto per z fissare le idee supporremo che gli assi x’, y’ e z’ siano z costantemente paralleli ai corrispondenti assi x, y ,z del primo sistema. In questa ipotesi, rappresentata in ! ! ! y' figura, i versori u' x , u' y , u'z della seconda terna ! ! ! P coincidono con i corrispettivi versori u x , u y , u z della y prima terna. y' y O' P O O' O z' x' z' x z z x z z Si osservi preliminarmente che se l’origine O’ della seconda terna subisce un certo spostamento in G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 109 x' un fissato intervallo di tempo, allora tutti i punti dello spazio, supponendo che vengano trascinati dal moto della terna, subiscono lo stesso spostamento (questo non è più vero se noi permettiamo dei cambiamenti nella orientazione degli assi, ossia se siamo in presenza di rotazioni). Un moto che avviene in questo modo, senza rotazioni, si chiama di “pura “ traslazione7. Facendo riferimento alla figura della pagina precedente la posizione del punto materiale ! ! r = r' + OO' ! !→ x = x' +x o' ⇔ y = y' + yo' z = z' +z o' dove xo’, yo’, e zo’ sono le coordinate dell’origine O’ del secondo sistema di riferimento come misurate dal primo sistema. Si osservi che: ! ! ! ! r = xu x + yu y + zu z x = x '+ xo' ! ! ! ! ! ! ! r' = x ' u' x + y' u' y + z' u'z = x ' u x + y' u y + z' u z ⇔ y = y'+ yo' ! ""→ ! ! OO' = xO'u x + yO'u y + zO'u z z = z'+ zo' Cerchiamo ora di determinare la relazione tra le velocità misurate nei due sistemi di riferimento. Per definizione noi sappiamo che ! ! ! ! ! dr d ( xu x + yu y + zu z ) dx ! dy ! dz ! v= = = ux + uy + uz dt dt dt dt dt ! ! ! in cui l’ultimo passaggio si giustifica per il fatti che i versori u x , u y , u z sono costanti nel sistema di riferimento in cui stiamo calcolando la velocità, cioè nel sistema di riferimento in cui stiamo eseguendo la derivata. Analogamente per il secondo sistema si avrà: ! ! ! ! ! dr' d ( x ' u' x + y' u' y + z' u'z ) dx ' ! dy' ! dz' ! v' = = = u' x + u' y + u'z dt dt dt dt dt Anche in questo caso l’ultimo passaggio è giustificato dal fatto che nel secondo sistema di ! ! ! riferimento i versori u' x , u' y , u'z sono costanti. La velocità di O’ rispetto a O sarà invece data da: → ! ! ! ! d OO' d ( xO'u x + yO'u y + zO'u z ) dxO' ! dyO' ! dzO' ! v O' = = = ux + uy + uz dt dt dt dt dt Calcoliamo ora la velocità del punto P nel sistema di riferimento Oxyz utilizzando la relazione tra i vettori posizione nei due sistemi di riferimento: → " !r' + OO' $ → ! d # % d!r' d OO' d !r' ! ! dr v= = = + = + v O' dt dt dt dt dt 7 In generale un qualunque spostamento della terna O’x’y’z’ può essere immaginato come la sovrapposizione di una “pura “ traslazione più una rotazione. G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 110 ! ! La velocità v è data dalla velocità dell’origine del secondo sistema di riferimento v O' più la derivata ! ! di r' fatta rispetto al tempo. Questa derivata, in generale, può essere diversa dalla velocità v' , in quanto essa deve essere valutata nel sistema di riferimento Oxyz e, in questo sistema, i versori ! ! ! ! u' x , u' y , u'z possono non essere costanti. Se così fosse, nel calcolare la derivata, oltre a v' , ! ! ! comparirebbero dei termini derivanti dalla derivata non nulla dei versori u' x , u' y , u'z . ! ! ! Nel nostro caso, però, stiamo supponendo che i versori u' x , u' y , u'z siano sempre costantemente ! ! ! paralleli ai versori u x , u y , u z , pertanto, in questa ipotesi (e solo in questa ipotesi), quando valutiamo ! ! la derivata di r' essa risulterà essere proprio uguale a v' . In conclusione: v x = v' x' +v xO' ! ! ! v = v' + v O' ⇔ v y = v' y' +v yO' vz = v' z' + vzO' In maniera del tutto analoga possiamo procedere nel calcolo dell’accelerazione: ! ! ! ! ! ! ! dv d(v' + vO' ) dv' dv O' dv' ! a= = = + = + aO' dt dt dt dt dt dv!' ! e con una analogo ragionamento otteniamo che = a' è proprio uguale all’accelerazione del dt punto P misurata nel sistema di riferimento O’x’y’z’. Quindi, quando i due sistemi si muovono in modo tale che gli assi della terna O’x’y’z’ mantengono una orientazione fissa rispetto a quelli della terna Oxyz, per esempio sono sempre paralleli ai corrispondenti assi della terna Oxyz, l’accelerazione misurata nel sistema Oxyz è la somma dell’accelerazione dell’origine O’ del secondo sistema più l’accelerazione misurata nel secondo sistema: a x = a' x' +a xO' ! ! ! a = a' + a O' ⇔ a y = a' y' +a yO' a z = a' z' +a zO' Come caso particolare si deduce quindi che se l’accelerazione dell’origine O’ della seconda terna è uguale a zero, cioè quando il moto della terna con gli apostrofi rispetto all'altra terna è traslatorio uniforme, l'accelerazione del punto materiale misurata dai due sistemi di riferimento ha lo stesso valore. ! ! ! a O' = 0 ⇒ a = a' Viceversa se l'accelerazione dell'origine O' della terna O’x’y’z’ è diversa da zero, ovvero se le orientazioni dei suoi assi cambiano rispetto a quelle della prima terna, l'accelerazione del punto materiale misurata dai due sistemi di riferimento è differente. Può succedere quindi che un punto materiale abbia accelerazione nulla in un sistema di riferimento ed accelerazione non nulla in un diverso sistema di y' y riferimento a causa delle proprietà del secondo sistema di riferimento. Se l’origine O’ del secondo sistema si muove mantenendosi sempre sull’asse delle x, vedi figura, le leggi di trasformazione diventano: ! r ! r' O O' x≡x' G.P. z Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 z' 111 ! ! r = r' + OO' ! !→ ! ! ! v = v' + v O' ! ! ! a = a' + a O' x = x' +x o' y = y' z = z' v x = v' x' +v xO' ⇔ vy = v' y' v z = v' z' ⇔ a x = a' x' +a xO' a y = a' y' a z = a' z' ⇔ L’ultima di queste, se la velocità dell’origine O’ è costante, diventa: a x = a' x' ! ! a = a' ⇔ a y = a' y' Le relazioni a z = a' z' ! ! r = r' + OO' ! !→ → → → → → v = v' + v O' a = a' sono anche indicate con il nome di "trasformazioni di Galilei". 3.29.1 Moto di traslazione uniforme lungo l'asse x. Supponiamo che all'istante di tempo t=0 la terna fissa, senza apostrofi, e quella mobile coincidano. Supponiamo poi che l'origine O' della terna mobile si muova con velocità costante lungo l'asse x. Poiché il moto della seconda terna è di pura traslazione gli assi x ed x', y ed y', z e z' risulteranno sempre paralleli tra loro, quindi ad ogni istante di tempo saranno verificate le seguenti relazioni: ! ! u x = u' x ! ! u y = u' y ! ! u z = u' z Facendo riferimento alla figura i vettori posizione nei due sistemi di riferimento sono dati da: ! ! ! ! r = xu x + yu y + zu z ! ! ! ! ! ! ! r' = x ' u' x + y' u' y + z' u' z = x ' u x + y' u y + z' k z → ! OO' = xO'u x Poiché deve essere: ! ! ! ! r = xu x + yu y + zu z = → ! ! ! ! ! = r'+ OO' = x ' u x + y' u y + z' u z + xO'u x Otteniamo le seguenti relazioni tra le componenti: x = x' + xO' y = y' z = z' G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 112 Osserviamo infine che xO' può essere espresso in termini della velocità di traslazione, vxO'. Tendo conto delle condizioni iniziali, le due terne coincidono all'istante t=0, la relazione cercata è: xO'=vxO't Questa ci permette di riscrivere le relazioni tra le componenti nel seguente modo: x = x' + vxO' t y = y' z = z' Per quanto riguarda le velocità sappiamo che: → → → v = v'+ v O' ! ! ! ! ! ! ! vx u x + vy u y + vz u z = v' x u x + v' y u y + v'z u z + vxO'u x Da cui si ottiene per le componenti: v x = v' x +v xO' v y = v' y v z = v' z → → Infine per l'accelerazione a = a' , e quindi: a x = a' x a y = a' y a z = a' z Esaminiamo ora alcuni moti e vediamo come appaiano dai due sistemi di riferimento in moto relativo traslatorio uniforme. Caso I: Il punto materiale si muove con velocità costante vPx (vPy = vPz =0)lungo l'asse x, la sua legge oraria è data da xP=xPo+ vPxt (yP = zP = 0). Utilizzando le leggi di trasformazione: x = x' + vxO' t v x = v' x +v xO' y = y' z = z' Otteniamo che: x' P = x Po + v xPt − v xO' t = x Po + (v xP − v xO' )t v y = v' y v z = v' z v' xP = vxP − v xO' y' P = y P = 0 v' yP = 0 z' P = z P = 0 v' zP = 0 Da cui possiamo dedurre le seguenti informazioni: il moto nella terna con gli apostrofi è ancora un moto rettilineo uniforme che avviene lungo l'asse x'; la velocità del punto materiale nel secondo sistema di riferimento è vxP -vxO'. Se per esempio abbiamo una automobile che percorre una strada rettilinea con velocità vxP, essa ci apparirà ferma se osservata da un'altra automobile che procede nello stesso senso di marcia con la stessa velocità. Sembrerà che possieda una velocità doppia se osservata da una automobile che procede con la stessa velocità ma in verso opposto. Caso II: supponiamo ora che il punto materiale si muova di moto rettilineo uniforme nel piano xy; siano vxP e vyP le due componenti della velocità (vzP= 0), mentre la legge oraria è: xP = xPo + vxP t yP = yPo + vyP t zP = 0 G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 113 y La pendenza della traiettoria, che corrisponde alla tangente dell'angolo formato dalla velocità con l'asse delle x, è data da: v tan θ = vyP vxP yPo v yP v xP Si vede che la pendenza non dipende dal tempo, come appunto deve essere nel caso di una retta. Utilizzando le leggi di trasformazione: x = x' + vxO' t v x = v' x +v xO' θ x xPo y = y' z = z' v y = v' y v z = v' z si ottiene: x' P = x Po + v xPt − v xO' t = x Po + (v xP − v xO' )t v' xP = vx p − vxO' y' P = y Po + v yPt v' yP = vyP z' P = 0 v' zP = 0 La pendenza della traiettoria sarà data da: tan θ' = v' yP v yP = v' xP v xP − v xO' Come si vede la pendenza non dipende dal tempo, e questo ci dice che la traiettoria è ancora rettilinea anche nel sistema di riferimento con gli apostrofi. Le pendenze della traiettoria nei due sistemi di riferimento, cioè la tangente dell'angolo formato rispettivamente con l'asse x ed x', sono diverse. Applicazione. Una persona ferma sul marciapiede della stazione spara un proiettile perpendicolarmente ai binari mentre sta transitando un treno alla velocità di 40km/h. La velocità di uscita del proiettile dalla canna della pistola è di 100 m/s. Il proiettile entra ed esce dal treno lasciando due fori nei finestrini posti sui lati opposti del treno senza diminuire apprezzabilmente la sua velocità. Qual è la distanza del foro di uscita del proiettile dal punto direttamente opposto al foro di ingresso se il treno è largo 2 m? y y' vP O Foro di uscita d -vT v'P vP vT x O' θ x' Foro di ingresso In questo caso faremo coincidere la terna senza apostrofi con quella legata al marciapiede della stazione con l'asse x parallelo ai binari. In questo sistema di riferimento il treno ha velocità vT diretta lungo l'asse x, ed il proiettile viene sparato nella direzione dell'asse y con velocità vP. La terna con gli apostrofi è invece legata al vagone ferroviario e quindi la velocità dell'origine O' rispetto alla terna fissa coincide con la velocità del treno vT. In base alla legge di trasformazione G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 114 delle velocità → → → v = v' + v O' si ottiene: → → → v' P = v P − v T la velocità del proiettile nel sistema legato al treno è la somma vettoriale della velocità del proiettile rispetto al marciapiede della stazione ed il vettore "meno velocità del treno". Tale somma vettoriale è rappresentata nella seconda figura. Se ne deduce che tan gθ = vT = vP 1000 3600 = 1 100 9 40 La distanza d richiesta è: 1 d = l arg hezza _ treno × tan gθ = 2 = 0.22m 9 Caso III: il punto materiale si muove, nel sistema con gli apostrofi, di moto rettilineo uniformemente accelerato, per esempio lungo l'asse y'. La legge oraria nel sistema con gli apostrofi, supponendo che il moto del punto materiale inizi all'istante 0 con velocità nulla, è data da: y'P=y'Po+1/2 a'yPt2 v'yP=a'yPt a'yP= cost Nel sistema senza apostrofi, utilizzando le leggi di trasformazione, si ha: x P = vxO' t v xP = v xO' 1 y P = y' Po + a yPt 2 2 zP = 0 v yP = a yPt v zP = 0 La pendenza della traiettoria nel sistema senza apostrofi è data da: tan gθ = vyP a yPt = vxP vxO' La pendenza risulta essere dipendente dal tempo, e questo indica che la traiettoria nel sistema senza apostrofi non è rettilinea. Naturalmente l'accelerazione misurata dai due sistemi di riferimento è la stessa. Come esempio si può fare riferimento al moto di un grave che viene lasciato cadere dalla sommità dell'albero di una nave. Per un osservatore posto sulla nave il moto appare rettilineo uniformemente accelerato lungo l'asse verticale o, in altri termini, lungo l'albero. Un osservatore posto sulla banchina del porto, rispetto al quale la nave si muove con velocità costante, osserverà un moto che è la composizione del moto di caduta nella direzione verticale con il moto uniforme della nave nella direzione orizzontale: il moto del grave che cade dall'albero della nave apparirà dunque come il moto del proiettile (vedi il prossimo capitolo) e la sua traiettoria sarà parabolica. Si osservi che entrambi gli osservatori vedono giungere il corpo nello stesso punto sulla tolda della nave, cioè ai piedi dell'albero: non è possibile distinguere quale dei due osservatori sia in moto e G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 115 quale in quiete. y' O' y x' O G.P. Maggi - Lezioni di Fisica Generale per Ingegneria Edile AA 2013/2014 x 116