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PROVE
Almarro A50125A
L’altra faccia
del Sol Levante
D
evo confessare che quando
ho visto questo amplificatore
non ne conoscevo neppure il
marchio. Dal nome credevo fosse spagnolo o messicano, ma con mia grande
sorpresa ho scoperto che è costruito in
Giappone, da una piccola (ma non
troppo) azienda di tipo famigliare. Nel
proprio sito internet viene succintamente espressa la filosofia che è alla
base delle realizzazioni, sia riguardo la
progettazione sia relativa alla componentistica utilizzata.
Autopresentazione forte quella che Almarro fa di se stessa, anzi del proprio
progettista e fondatore Yoshihiro Mura-
matsu che viene addirittura definito un
“eroe senza nome” dell'audio giapponese. Muramatsu non ama la pubblicità
patinata, non ama lo sfarzo e tutto questo si ripercuote direttamente nei suoi
prodotti che non sono, come dichiara
appena polemicamente lo stesso progettista, estremamente costosi come
ALMARRO A50125A
Amplificatore integrato a valvole
Costruttore: Almarro Products, 3488-24
Kitagata Iida-shi, Nagano 395-0151,
Giappone
Distributore per l’Italia: LP Audio, Strada
Nuova per Opicina 29/2, 34016 Trieste.
Tel. 040 569824
Prezzo: Euro 6.500,00
AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012
CARATTERISTICHE DICHIARATE
DAL COSTRUTTORE
Numero di ingressi stereo: 3 RCA.
Uscite: 4 ohm, 8 ohm e 16 ohm. Valvole
ingresso: 6DJ8 + 5687. Valvole uscita: 8
pentodi 6550 in push-pull parallelo AB.
Trasformatori di uscita: 2x125 W.
Potenza di uscita: 125 W/canale su 8 ohm
a 500 Hz. Distorsione: 0,75% a 0,01 W 10
kHz. Potenza di assorbimento: 330 W.
Dimensioni (AxLxP): 20x29x57 cm. Peso:
29,2 kg
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PROVE
Almarro A50125A
Amplificatore integrato a valvole ALMARRO A50125A. Numero di matricola: 051037
CARATTERISTICHE RILEVATE
Caratteristica di carico limite
(out 8 ohm, per THD 1%)
Caratteristica di carico limite
(out 8 ohm, per THD 3%)
Caratteristica di carico limite
(out 4 ohm, per THD 1%)
Fattore di smorzamento su 8 ohm:
6,4 a 100 Hz; 6,6 a 1 kHz; 6,3 a 10 kHz
L’
Almarro ha tre prese di uscita, noi per la CCL abbiamo
misurato quelle da 4 e da 8 ohm, duplicando quest'ultima misura anche per il 3% di distorsione totale, per gli stessi
motivi descritti nel commento alle misure dell'ALMA IT85.
Anche tenendo conto dei 220 volt AC contro i 230 nominali,
la potenza erogata rimane un po' inferiore al dato di targa
(125 watt per canale), però è in assoluto consistente, e nel
range tra 8 e 5 ohm sfiora dinamicamente i 100 watt, che per
un valvolare (e per di più ad alta polarizzazione) sono un valore di tutto rispetto. Sulla presa da 4 ohm le curve prodotte
non sono lontane da quelle di un finale a stato solido, e dimostrano una buona compatibilità fino a minimi di circa 3
ohm. La distorsione, misurata in funzione del livello di uscita,
è molto bassa ai normali livelli di ascolto e sale con grande
gradualità alle potenze elevate; la saturazione è molto dolce,
quasi non riconoscibile, anche grazie a una moderata tendenza alla compressione che non tutti i valvolari (e nessuno stato
solido) possiedono e che in questo caso fa sì che nella posizione in cui è attesa l'erogazione nominale (125 watt) la THD
sia contenuta al 3%, pur se la potenza massima si aggira sui
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INGRESSO CD
Impedenza: 84 kohm/180 pF. Sensibilità: 850 mV per 80 W/8 ohm.
Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su
600 ohm, 5,8 µV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato
su 600 ohm, 98,8 dB
75 watt. Nella norma gli andamenti frequenza/distorsione,
con una certa salita agli estremi di banda, in particolare quello basso. Il trasformatore di uscita è peraltro di buona qualità,
a quanto risulta dalle risposte in frequenza, che in banda audio rimangono regolari anche ad alta potenza e nelle quali si
nota un ottimo controllo della risonanza ultrasonica. Nello
spettro del segnale di uscita a 10 watt si nota una relativamente insolita dominanza della seconda armonica, ed un decadimento molto rapido (quanto positivo) degli ordini oltre il
terzo. L'impedenza interna è abbastanza elevata, 1,2 ohm
sulla presa da 8 ohm, ma si dimezza sulla presa da 4 ohm, il
che consente di ottimizzare anche questo comportamento in
funzione degli altoparlanti effettivamente utilizzati. Il rumore
di fondo è ben contenuto, il rapporto S/N pesato non è lontano dai 100 dB, i parametri di interfacciamento sono nella
buona norma per l'impedenza d'ingresso e diversi dalla media per la sensibilità, che è molto minore del solito, ma sufficiente a portare l'apparecchio a piena potenza con qualsiasi
sorgente avente i classici 2 Vrms come valore di 0 dB.
F. Montanucci
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Almarro A50125A
Spettro 0/20 kHz di un tono puro da 1 kHz
(livello 10 watt su 8 ohm)
Andamenti distorsione/frequenza
(potenze di prova 1, 10 e 28 watt su 8 ohm)
quelli di gran parte della concorrenza diretta. Merito, in prima battuta, di una realizzazione che pesca componenti e semilavorati nella
fornitura di grandi aziende, con la sicurezza di una produzione industriale accurata e ben controllata, e tralasciando le produzioni custom che, secondo Muramatsu, non assicurano costanza di qualità
e di prestazioni, ma soprattutto fanno levitare i costi in modo esorbitante se si esige una certa qualità finale. Inoltre, è importante che
tale componentistica sia facilmente rintracciabile come parti di ricambio, per assicurare ai prodotti Almarro una vita potenzialmente
più lunga. Muramatsu preferisce pertanto tenersi lontano da quelli
che lui stesso definisce “mysterious circuits”. Un pragmatismo molto occidentale, poco vicino a quanto spesso arriva dal Giappone
più esoterico e spiritual-audio. Anche la stessa vita di Yoshihiro Muramatsu è approntata ad uno stile semplice ed essenziale: addirittura vive in una delle case che formano la struttura della sua linea di
produzione. Uno stile poco spettacolare che non ha impedito all'azienda di raggiungere numeri importanti, come testimoniano i
500.000 pezzi tra prodotti finiti e forniture OEM che dichiara di aver
venduto negli ultimi venti anni. Il catalogo delle elettroniche Almarro disponibili in Italia conta quattro amplificatori integrati e un finale mono, tutti rigorosamente a valvole, con l'A50125A che rappresenta il top di gamma degli integrati, superato come costo (ma non
come potenza) dal monoblock A340 Reference Mono, push-pull da
40 watt in Classe A da 9.000 euro la coppia. Alla base del listino abbiamo l'A205A MKII, 2x5 watt in Classe A con pentodo single-ended a 1.800 euro; l'A318 da 2x18 watt in Classe A con triodo singleended, disponibile nelle versioni con o senza controreazione (zero
feedback) al prezzo di listino di 3.600 o 3.300 euro rispettivamente.
Alla scoperta dell’A50125A
Precisiamo subito che si tratta di un amplificatore integrato costrui-
Risposte in frequenza in banda 10/200.000 Hz
(potenze di prova 1, 10 e 28 watt su 8 ohm)
Asportando il grande
coperchio superiore si accede
ai trasformatori di uscita e a
due condensatori elettrolitici
da 1.500 µF/450 VDC,
di produzione USA.
Risposte in frequenza rilevate su 2/4/8/16 ohm a
parità di tensione applicata all'ingresso
(livello di uscita pari ad 2,83 volt sul carico da 8 ohm)
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Almarro A50125A
I morsetti di uscita per carichi di 4, 8 e 16 ohm, sono di eccellente qualità; le prese RCA dei tre ingressi sembrano invece
di produzione più ordinaria. Al centro del pannello l’interrruttore per la ventilazione forzata.
to con criteri per certi versi minimalisti
e spartani, ossia evitando ogni dotazione e controllo meno che indispensabile. Per il resto, stante l’assoluta mancanza di documentazione fatti salvi i
pochi fogli del manuale d’uso, dobbiamo scoprire tutto da noi.
Quindi iniziamo dal togliere il coperchio inferiore e sbirciare l’interno; nella
Figura 1 è raffigurata la parte relativa
alla sezione di ingresso.
Per ogni canale viene adottata una
6922 Sovtek come primo stadio e una
5687 d’epoca (questo modello non viene più prodotto da anni) come phase
splitter. Lo stadio di uscita prevede due
coppie di KT88/6550 per canale.
Si può notare che il cablaggio è “in
aria”; in gergo si definisce “point to
point”, e bisogna essere molto competenti per realizzarlo al meglio, evitando
rumori e ronzii estranei. Diciamo che da
un prodotto giapponese di rango ci saremmo attesi un aspetto meno caotico,
ma dobbiamo riconoscere che il risultato pratico, per quanto riguarda disturbi
ed interferenze, è del tutto soddisfacente.
Personalmente apprezzo molto chi
adotta questo metodo di montaggio,
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perché richiede il lavoro paziente e certosino di un tecnico molto preparato e
dalle mani esperte; inoltre conferisce
all’apparecchio un’aura di prodotto costruito “come si faceva un tempo”, con
una sapienza artigianale che molti preferiscono di gran lunga alla produzione
in grande serie.
La componentistica utilizzata può dirsi
di buon livello; le resistenze sono di ottima qualità e dimensionate con generosità in relazione alla potenza dissipabile; i condensatori, composti spesso
da più elementi collegati in parallelo,
sono anch’essi di adeguata levatura;
notevoli i condensatori di accoppiamento al segnale, di produzione General Electric e Murata.
La foto a pagina 63 mostra la parte interna inferiore dove è presente una silenziosa ventola che serve a risucchiare
l’aria calda prodotta soprattutto dalle
numerose resistenze.
Il circuito elettrico presenta due aspetti
interessanti; intanto la tensione anodica
di alimentazione è di circa 460 Vdc; il
collegamento delle valvole finali è a tetrodo e la g2 (soppressore) è alimentata ad una tensione decisamente più
bassa.
Dall’analisi diretta abbiamo potuto constatare che l’amplificatore lavora in
classe A, infatti ogni KT88/6550, della
EH, ha una corrente di riposo pari a 75
mA per una potenza anodica dissipata
di circa 33 watt per ogni tubo; teniamo
presente che ogni KT88, di targa, può
dissipare 42 watt come “maximum rating” ma solo 35 watt come “design”,
cioè inserita in un circuito reale (questo
è quanto affermano i data sheet della
GEC, l’azienda che ha inventato questa
valvola), quindi siamo al 95% di dissipazione massima, ergo la selezione dei
tubi diventa fondamentale.
L’altro aspetto interessante è come viene definito il punto di lavoro dello stadio finale; normalmente per la regolazione del bias si adotta quello che si
chiama “fixed bias”, cioè il negativo di
griglia; oppure si adotta il bias catodico
e non vi è la possibilità di regolare
niente.
Il 50125A adotta un po’ dell’uno e un
po’ dell’altro; cioè a dire che esiste una
regolazione del negativo di griglia ma
essa interagisce con una resistenza di
catodo delle valvole di potenza (esattamente una resistenza di 170 ohm 15
watt) per ogni coppia di valvole finali.
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Tolto il coperchio
inferiore si mette in
luce un tipico
montaggio “point to
point”.
Da un prodotto
nipponico di rango
ci saremmo attesi
un aspetto meno
caotico. Il risultato
pratico è comunque
buono per assenza
di rumori e disturbi.
Massiccio il
trasformatore
di alimentazione,
schermato, da
633 VA.
I trimmer di
regolazione del bias
sono due per lato,
accessibili dal
pannello superiore.
Il temporizzatore
della tensione
anodica, evita
rumori di
accensione
e stress alle
valvole del
circuito finale.
Ventola controllata
da interruttore
esterno.
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Almarro A50125A
Perché questa soluzione? Direi per una
questione legata alla integrità dei dispositivi finali, infatti se il fixed bias è
semplice come regolazione, il bias catodico può “autoregolare” (mi si passi il
termine) la corrente dato che, se per
qualche strano evento, essa dovesse
aumentare, aumenterebbe pure la tensione ai capi della resistenza catodica e
quindi “frenerebbe” questo effetto che
può diventare distruttivo; l’intervento
del fixed bias serve, di fatto, a poter tarare al meglio il bias quando si dovessero cambiare le valvole finali; allo scopo
sono presenti dei trimmer e dei test
point sulla parte superiore del pannello.
La realizzazione del trasformatore di
uscita è di alto livello e le misure di laboratorio ne danno conferma.
L’esterno
Per il resto possiamo osservare come le
misure dell'apparecchio siano slanciate
verso la profondità, che assume il valore di 57 cm, per 29 cm di larghezza e 20
di altezza. Il tutto per 30 chili di peso,
che conferma la presenza a bordo di
tanta sostanza, a cominciare dai tre trasformatori e i due grossi condensatori
da 1.500 microfarad (450 V). Il pannello
frontale è decisamente essenziale, anche se prova a dare un tono di eleganza con la superficie in legno massello
da 15 mm. Ancora sul pannello frontale
le due manopole, in alluminio brunito,
che regolano la selezione degli ingressi
e il volume. Nota negativa per queste
manopole, sia perché manca totalmente ogni riferimento al loro intervento,
sia perché è di fatto poco visibile la tacca di riferimento. Si poteva fare di più e
meglio in questo senso. Notizie contrastanti dal pannello posteriore: buoni, se
non ottimi, i connettori per gli altoparlanti (quattro coppie per 4/8/16 ohm)
con copertura isolante; assai meno le
tre coppie di ingressi RCA, dall'aspetto
alquanto dimesso e da prodotto di livello più basso. A seguire la canonica
vaschetta IEC e il relativo fusibile dal ripristino veloce. Al centro dello stesso
pannello posteriore il comando per l'attivazione della ventola: anche durante
le lunghe sessioni di ascolto la ventola
non è mai entrata in azione. L'interruttore di alimentazione generale lo troviamo sul lato sinistro dell'apparecchio,
a pochissima distanza dal pannello
frontale: una collocazione che semplifica il suo uso, soprattutto quando l'amplificatore viene installato in mobili o
stand per cui sarebbe complicato (e
forse anche pericoloso avvicinarsi troppo alle valvole calde) spegnere l'apparecchio dal pannello posteriore. Il manuale d'uso ci mostra, con un paio di
foto decisamente esplicative, come collocare le valvole al loro posto, con il
supporto di alcune informazioni tecniche. Il tutto è in inglese ma sempre ben
chiaro, soprattutto per chi ha già dimestichezza con questa tipologia di prodotto.
Conclusioni
La potenza disponibile non raggiunge i
dati di targa ma è comunque notevole
per un finale a valvole. Tale da raggiungere livelli di pressione sonora di tutto
rispetto, permettendogli di pilotare sistemi piuttosto impegnativi. Dalle prove d’ascolto emerge, infatti, una resa
musicale assai più gratificante sia
nell’abbinamento con gli Audio Physic
Classic 20, diffusori da 4 ohm di impedenza nominale, che in combinazione
con i piccoli Stirling 3/5a V2. Per valutazioni più dettagliate rimandiamo agli
appositi riquadri. In estrema sintesi, si
tratta di un prodotto particolare in grado di fornire sensazioni particolari.
Walter Gentilucci
L’ascolto
P
er il test di ascolto di questo amplificatore credo di
aver fatto le cose per bene. Innanzitutto mi sono
procurato una elettronica di potenza che conosco in maniera approfondita. Si tratta di uno stato solido di potenza
simile all’Almarro che uso molto spesso nei test di ascolto
dei diffusori. So come interfacciarlo e ne conosco i limiti,
per altro abbastanza risicati. Mi sono poi procurato due
coppie di diffusori, una delle quali da me conosciuta molto bene, ed ho assemblato tutto l’impianto partendo dalla sorgente più usata in sala d’ascolto. Tutto bene, allora,
sono pronto per questa prova per me atipica.
La scala dei valori da apprezzare o da criticare è sempre
la stessa che uso anche per i diffusori, e non vedo perché
dovrebbe essere diversa visto che il prodotto finale, ovvero la prestazione in ambiente, non cambia. La prima impressione che ricevo, ascoltando la prima coppia di casse,
identifica l’apparecchio esattamente per quello che è, ovvero un amplificatore di potenza a tubi: buona articolazione, timbrica leggermente compassata sull’estremo altissimo e basso discreto, sia come smorzamento che come
estensione. Nulla per cui gridare al miracolo, ma dalla resa sonora fortemente dipendente dalle caratteristiche sonore del carico. Dopo qualche esitazione dovuta alla rotondità della gamma alta mi alzo e vado a cambiare elettronica, ritornando al mio amplificatore a transistor. Le
prime differenze vengono fuori dopo qualche secondo.
L’elettronica allo stato solido è più ferma in gamma bassa,
praticamente simile in quella media, magari appena meno
incisiva, e più grintosa in gamma alta. Ma sto ascoltando
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musica e prestazioni sonore con un diffusore che ho utilizzato poche volte, motivo per il quale passo all’altro, che
viceversa conosco molto bene. L’ascolto inizia con le voci
femminili, quelle che mi servono quasi sempre da partenza per le prove dei diffusori. La voce del gentil sesso è accattivante, piena e chiara, magari un tantino avanzata rispetto alle mie attese, e appena più rotonda sulle consonanti soffiate. La cosa non guasta, perché assegna a questa componente vocale un suo spazio all’interno dello stage virtuale ricreato in ambiente. Le voci maschili sono più
definite e sostanzialmente riproposte in maniera più controllata, con la resa sul coro misto che da questa differenza guadagna in tridimensionalità e rispetto dei piani sonori. Quando la voce maschile è perfettamente inserita in un
contesto musicale più complesso, ho modo di apprezzare
la buona prestazione della gamma mediobassa, sempre
molto ben articolata e fluida. Provo qualche cambiamento
ritornando all’elettronica allo stato solido, ma devo ammettere che la prestazione dell’amplificatore valvolare appare più accattivante in alcune caratteristiche alle quali
tengo molto. Intanto la profondità della scena è notevole
e ben proposta, senza effetti speciali. Notevole è anche la
grinta ma aumentando il livello, in zona di sicurezza, noto
una sorta di enfasi in gamma medioalta o meglio un prevalere di questa rispetto alla media e mediobassa che appaiono leggermente arretrate. Accattivante, infine, la resa
con la musica jazz, calda e mediamente estesa nella gamma alta ed altissima.
G.P. Matarazzo
AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012