065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.30 Pagina 65 PROVE Almarro A50125A L’altra faccia del Sol Levante D evo confessare che quando ho visto questo amplificatore non ne conoscevo neppure il marchio. Dal nome credevo fosse spagnolo o messicano, ma con mia grande sorpresa ho scoperto che è costruito in Giappone, da una piccola (ma non troppo) azienda di tipo famigliare. Nel proprio sito internet viene succintamente espressa la filosofia che è alla base delle realizzazioni, sia riguardo la progettazione sia relativa alla componentistica utilizzata. Autopresentazione forte quella che Almarro fa di se stessa, anzi del proprio progettista e fondatore Yoshihiro Mura- matsu che viene addirittura definito un “eroe senza nome” dell'audio giapponese. Muramatsu non ama la pubblicità patinata, non ama lo sfarzo e tutto questo si ripercuote direttamente nei suoi prodotti che non sono, come dichiara appena polemicamente lo stesso progettista, estremamente costosi come ALMARRO A50125A Amplificatore integrato a valvole Costruttore: Almarro Products, 3488-24 Kitagata Iida-shi, Nagano 395-0151, Giappone Distributore per l’Italia: LP Audio, Strada Nuova per Opicina 29/2, 34016 Trieste. Tel. 040 569824 Prezzo: Euro 6.500,00 AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE Numero di ingressi stereo: 3 RCA. Uscite: 4 ohm, 8 ohm e 16 ohm. Valvole ingresso: 6DJ8 + 5687. Valvole uscita: 8 pentodi 6550 in push-pull parallelo AB. Trasformatori di uscita: 2x125 W. Potenza di uscita: 125 W/canale su 8 ohm a 500 Hz. Distorsione: 0,75% a 0,01 W 10 kHz. Potenza di assorbimento: 330 W. Dimensioni (AxLxP): 20x29x57 cm. Peso: 29,2 kg 65 065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.30 Pagina 66 PROVE Almarro A50125A Amplificatore integrato a valvole ALMARRO A50125A. Numero di matricola: 051037 CARATTERISTICHE RILEVATE Caratteristica di carico limite (out 8 ohm, per THD 1%) Caratteristica di carico limite (out 8 ohm, per THD 3%) Caratteristica di carico limite (out 4 ohm, per THD 1%) Fattore di smorzamento su 8 ohm: 6,4 a 100 Hz; 6,6 a 1 kHz; 6,3 a 10 kHz L’ Almarro ha tre prese di uscita, noi per la CCL abbiamo misurato quelle da 4 e da 8 ohm, duplicando quest'ultima misura anche per il 3% di distorsione totale, per gli stessi motivi descritti nel commento alle misure dell'ALMA IT85. Anche tenendo conto dei 220 volt AC contro i 230 nominali, la potenza erogata rimane un po' inferiore al dato di targa (125 watt per canale), però è in assoluto consistente, e nel range tra 8 e 5 ohm sfiora dinamicamente i 100 watt, che per un valvolare (e per di più ad alta polarizzazione) sono un valore di tutto rispetto. Sulla presa da 4 ohm le curve prodotte non sono lontane da quelle di un finale a stato solido, e dimostrano una buona compatibilità fino a minimi di circa 3 ohm. La distorsione, misurata in funzione del livello di uscita, è molto bassa ai normali livelli di ascolto e sale con grande gradualità alle potenze elevate; la saturazione è molto dolce, quasi non riconoscibile, anche grazie a una moderata tendenza alla compressione che non tutti i valvolari (e nessuno stato solido) possiedono e che in questo caso fa sì che nella posizione in cui è attesa l'erogazione nominale (125 watt) la THD sia contenuta al 3%, pur se la potenza massima si aggira sui 66 INGRESSO CD Impedenza: 84 kohm/180 pF. Sensibilità: 850 mV per 80 W/8 ohm. Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 5,8 µV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 98,8 dB 75 watt. Nella norma gli andamenti frequenza/distorsione, con una certa salita agli estremi di banda, in particolare quello basso. Il trasformatore di uscita è peraltro di buona qualità, a quanto risulta dalle risposte in frequenza, che in banda audio rimangono regolari anche ad alta potenza e nelle quali si nota un ottimo controllo della risonanza ultrasonica. Nello spettro del segnale di uscita a 10 watt si nota una relativamente insolita dominanza della seconda armonica, ed un decadimento molto rapido (quanto positivo) degli ordini oltre il terzo. L'impedenza interna è abbastanza elevata, 1,2 ohm sulla presa da 8 ohm, ma si dimezza sulla presa da 4 ohm, il che consente di ottimizzare anche questo comportamento in funzione degli altoparlanti effettivamente utilizzati. Il rumore di fondo è ben contenuto, il rapporto S/N pesato non è lontano dai 100 dB, i parametri di interfacciamento sono nella buona norma per l'impedenza d'ingresso e diversi dalla media per la sensibilità, che è molto minore del solito, ma sufficiente a portare l'apparecchio a piena potenza con qualsiasi sorgente avente i classici 2 Vrms come valore di 0 dB. F. Montanucci AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.30 Pagina 67 PROVE Almarro A50125A Spettro 0/20 kHz di un tono puro da 1 kHz (livello 10 watt su 8 ohm) Andamenti distorsione/frequenza (potenze di prova 1, 10 e 28 watt su 8 ohm) quelli di gran parte della concorrenza diretta. Merito, in prima battuta, di una realizzazione che pesca componenti e semilavorati nella fornitura di grandi aziende, con la sicurezza di una produzione industriale accurata e ben controllata, e tralasciando le produzioni custom che, secondo Muramatsu, non assicurano costanza di qualità e di prestazioni, ma soprattutto fanno levitare i costi in modo esorbitante se si esige una certa qualità finale. Inoltre, è importante che tale componentistica sia facilmente rintracciabile come parti di ricambio, per assicurare ai prodotti Almarro una vita potenzialmente più lunga. Muramatsu preferisce pertanto tenersi lontano da quelli che lui stesso definisce “mysterious circuits”. Un pragmatismo molto occidentale, poco vicino a quanto spesso arriva dal Giappone più esoterico e spiritual-audio. Anche la stessa vita di Yoshihiro Muramatsu è approntata ad uno stile semplice ed essenziale: addirittura vive in una delle case che formano la struttura della sua linea di produzione. Uno stile poco spettacolare che non ha impedito all'azienda di raggiungere numeri importanti, come testimoniano i 500.000 pezzi tra prodotti finiti e forniture OEM che dichiara di aver venduto negli ultimi venti anni. Il catalogo delle elettroniche Almarro disponibili in Italia conta quattro amplificatori integrati e un finale mono, tutti rigorosamente a valvole, con l'A50125A che rappresenta il top di gamma degli integrati, superato come costo (ma non come potenza) dal monoblock A340 Reference Mono, push-pull da 40 watt in Classe A da 9.000 euro la coppia. Alla base del listino abbiamo l'A205A MKII, 2x5 watt in Classe A con pentodo single-ended a 1.800 euro; l'A318 da 2x18 watt in Classe A con triodo singleended, disponibile nelle versioni con o senza controreazione (zero feedback) al prezzo di listino di 3.600 o 3.300 euro rispettivamente. Alla scoperta dell’A50125A Precisiamo subito che si tratta di un amplificatore integrato costrui- Risposte in frequenza in banda 10/200.000 Hz (potenze di prova 1, 10 e 28 watt su 8 ohm) Asportando il grande coperchio superiore si accede ai trasformatori di uscita e a due condensatori elettrolitici da 1.500 µF/450 VDC, di produzione USA. Risposte in frequenza rilevate su 2/4/8/16 ohm a parità di tensione applicata all'ingresso (livello di uscita pari ad 2,83 volt sul carico da 8 ohm) AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 67 065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.31 Pagina 68 PROVE Almarro A50125A I morsetti di uscita per carichi di 4, 8 e 16 ohm, sono di eccellente qualità; le prese RCA dei tre ingressi sembrano invece di produzione più ordinaria. Al centro del pannello l’interrruttore per la ventilazione forzata. to con criteri per certi versi minimalisti e spartani, ossia evitando ogni dotazione e controllo meno che indispensabile. Per il resto, stante l’assoluta mancanza di documentazione fatti salvi i pochi fogli del manuale d’uso, dobbiamo scoprire tutto da noi. Quindi iniziamo dal togliere il coperchio inferiore e sbirciare l’interno; nella Figura 1 è raffigurata la parte relativa alla sezione di ingresso. Per ogni canale viene adottata una 6922 Sovtek come primo stadio e una 5687 d’epoca (questo modello non viene più prodotto da anni) come phase splitter. Lo stadio di uscita prevede due coppie di KT88/6550 per canale. Si può notare che il cablaggio è “in aria”; in gergo si definisce “point to point”, e bisogna essere molto competenti per realizzarlo al meglio, evitando rumori e ronzii estranei. Diciamo che da un prodotto giapponese di rango ci saremmo attesi un aspetto meno caotico, ma dobbiamo riconoscere che il risultato pratico, per quanto riguarda disturbi ed interferenze, è del tutto soddisfacente. Personalmente apprezzo molto chi adotta questo metodo di montaggio, 68 perché richiede il lavoro paziente e certosino di un tecnico molto preparato e dalle mani esperte; inoltre conferisce all’apparecchio un’aura di prodotto costruito “come si faceva un tempo”, con una sapienza artigianale che molti preferiscono di gran lunga alla produzione in grande serie. La componentistica utilizzata può dirsi di buon livello; le resistenze sono di ottima qualità e dimensionate con generosità in relazione alla potenza dissipabile; i condensatori, composti spesso da più elementi collegati in parallelo, sono anch’essi di adeguata levatura; notevoli i condensatori di accoppiamento al segnale, di produzione General Electric e Murata. La foto a pagina 63 mostra la parte interna inferiore dove è presente una silenziosa ventola che serve a risucchiare l’aria calda prodotta soprattutto dalle numerose resistenze. Il circuito elettrico presenta due aspetti interessanti; intanto la tensione anodica di alimentazione è di circa 460 Vdc; il collegamento delle valvole finali è a tetrodo e la g2 (soppressore) è alimentata ad una tensione decisamente più bassa. Dall’analisi diretta abbiamo potuto constatare che l’amplificatore lavora in classe A, infatti ogni KT88/6550, della EH, ha una corrente di riposo pari a 75 mA per una potenza anodica dissipata di circa 33 watt per ogni tubo; teniamo presente che ogni KT88, di targa, può dissipare 42 watt come “maximum rating” ma solo 35 watt come “design”, cioè inserita in un circuito reale (questo è quanto affermano i data sheet della GEC, l’azienda che ha inventato questa valvola), quindi siamo al 95% di dissipazione massima, ergo la selezione dei tubi diventa fondamentale. L’altro aspetto interessante è come viene definito il punto di lavoro dello stadio finale; normalmente per la regolazione del bias si adotta quello che si chiama “fixed bias”, cioè il negativo di griglia; oppure si adotta il bias catodico e non vi è la possibilità di regolare niente. Il 50125A adotta un po’ dell’uno e un po’ dell’altro; cioè a dire che esiste una regolazione del negativo di griglia ma essa interagisce con una resistenza di catodo delle valvole di potenza (esattamente una resistenza di 170 ohm 15 watt) per ogni coppia di valvole finali. AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.31 Pagina 69 PROVE Almarro A50125A Tolto il coperchio inferiore si mette in luce un tipico montaggio “point to point”. Da un prodotto nipponico di rango ci saremmo attesi un aspetto meno caotico. Il risultato pratico è comunque buono per assenza di rumori e disturbi. Massiccio il trasformatore di alimentazione, schermato, da 633 VA. I trimmer di regolazione del bias sono due per lato, accessibili dal pannello superiore. Il temporizzatore della tensione anodica, evita rumori di accensione e stress alle valvole del circuito finale. Ventola controllata da interruttore esterno. AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 69 065-070 AR338 Almarro ampli integrato valvole_-- 26/11/12 23.31 Pagina 70 PROVE Almarro A50125A Perché questa soluzione? Direi per una questione legata alla integrità dei dispositivi finali, infatti se il fixed bias è semplice come regolazione, il bias catodico può “autoregolare” (mi si passi il termine) la corrente dato che, se per qualche strano evento, essa dovesse aumentare, aumenterebbe pure la tensione ai capi della resistenza catodica e quindi “frenerebbe” questo effetto che può diventare distruttivo; l’intervento del fixed bias serve, di fatto, a poter tarare al meglio il bias quando si dovessero cambiare le valvole finali; allo scopo sono presenti dei trimmer e dei test point sulla parte superiore del pannello. La realizzazione del trasformatore di uscita è di alto livello e le misure di laboratorio ne danno conferma. L’esterno Per il resto possiamo osservare come le misure dell'apparecchio siano slanciate verso la profondità, che assume il valore di 57 cm, per 29 cm di larghezza e 20 di altezza. Il tutto per 30 chili di peso, che conferma la presenza a bordo di tanta sostanza, a cominciare dai tre trasformatori e i due grossi condensatori da 1.500 microfarad (450 V). Il pannello frontale è decisamente essenziale, anche se prova a dare un tono di eleganza con la superficie in legno massello da 15 mm. Ancora sul pannello frontale le due manopole, in alluminio brunito, che regolano la selezione degli ingressi e il volume. Nota negativa per queste manopole, sia perché manca totalmente ogni riferimento al loro intervento, sia perché è di fatto poco visibile la tacca di riferimento. Si poteva fare di più e meglio in questo senso. Notizie contrastanti dal pannello posteriore: buoni, se non ottimi, i connettori per gli altoparlanti (quattro coppie per 4/8/16 ohm) con copertura isolante; assai meno le tre coppie di ingressi RCA, dall'aspetto alquanto dimesso e da prodotto di livello più basso. A seguire la canonica vaschetta IEC e il relativo fusibile dal ripristino veloce. Al centro dello stesso pannello posteriore il comando per l'attivazione della ventola: anche durante le lunghe sessioni di ascolto la ventola non è mai entrata in azione. L'interruttore di alimentazione generale lo troviamo sul lato sinistro dell'apparecchio, a pochissima distanza dal pannello frontale: una collocazione che semplifica il suo uso, soprattutto quando l'amplificatore viene installato in mobili o stand per cui sarebbe complicato (e forse anche pericoloso avvicinarsi troppo alle valvole calde) spegnere l'apparecchio dal pannello posteriore. Il manuale d'uso ci mostra, con un paio di foto decisamente esplicative, come collocare le valvole al loro posto, con il supporto di alcune informazioni tecniche. Il tutto è in inglese ma sempre ben chiaro, soprattutto per chi ha già dimestichezza con questa tipologia di prodotto. Conclusioni La potenza disponibile non raggiunge i dati di targa ma è comunque notevole per un finale a valvole. Tale da raggiungere livelli di pressione sonora di tutto rispetto, permettendogli di pilotare sistemi piuttosto impegnativi. Dalle prove d’ascolto emerge, infatti, una resa musicale assai più gratificante sia nell’abbinamento con gli Audio Physic Classic 20, diffusori da 4 ohm di impedenza nominale, che in combinazione con i piccoli Stirling 3/5a V2. Per valutazioni più dettagliate rimandiamo agli appositi riquadri. In estrema sintesi, si tratta di un prodotto particolare in grado di fornire sensazioni particolari. Walter Gentilucci L’ascolto P er il test di ascolto di questo amplificatore credo di aver fatto le cose per bene. Innanzitutto mi sono procurato una elettronica di potenza che conosco in maniera approfondita. Si tratta di uno stato solido di potenza simile all’Almarro che uso molto spesso nei test di ascolto dei diffusori. So come interfacciarlo e ne conosco i limiti, per altro abbastanza risicati. Mi sono poi procurato due coppie di diffusori, una delle quali da me conosciuta molto bene, ed ho assemblato tutto l’impianto partendo dalla sorgente più usata in sala d’ascolto. Tutto bene, allora, sono pronto per questa prova per me atipica. La scala dei valori da apprezzare o da criticare è sempre la stessa che uso anche per i diffusori, e non vedo perché dovrebbe essere diversa visto che il prodotto finale, ovvero la prestazione in ambiente, non cambia. La prima impressione che ricevo, ascoltando la prima coppia di casse, identifica l’apparecchio esattamente per quello che è, ovvero un amplificatore di potenza a tubi: buona articolazione, timbrica leggermente compassata sull’estremo altissimo e basso discreto, sia come smorzamento che come estensione. Nulla per cui gridare al miracolo, ma dalla resa sonora fortemente dipendente dalle caratteristiche sonore del carico. Dopo qualche esitazione dovuta alla rotondità della gamma alta mi alzo e vado a cambiare elettronica, ritornando al mio amplificatore a transistor. Le prime differenze vengono fuori dopo qualche secondo. L’elettronica allo stato solido è più ferma in gamma bassa, praticamente simile in quella media, magari appena meno incisiva, e più grintosa in gamma alta. Ma sto ascoltando 70 musica e prestazioni sonore con un diffusore che ho utilizzato poche volte, motivo per il quale passo all’altro, che viceversa conosco molto bene. L’ascolto inizia con le voci femminili, quelle che mi servono quasi sempre da partenza per le prove dei diffusori. La voce del gentil sesso è accattivante, piena e chiara, magari un tantino avanzata rispetto alle mie attese, e appena più rotonda sulle consonanti soffiate. La cosa non guasta, perché assegna a questa componente vocale un suo spazio all’interno dello stage virtuale ricreato in ambiente. Le voci maschili sono più definite e sostanzialmente riproposte in maniera più controllata, con la resa sul coro misto che da questa differenza guadagna in tridimensionalità e rispetto dei piani sonori. Quando la voce maschile è perfettamente inserita in un contesto musicale più complesso, ho modo di apprezzare la buona prestazione della gamma mediobassa, sempre molto ben articolata e fluida. Provo qualche cambiamento ritornando all’elettronica allo stato solido, ma devo ammettere che la prestazione dell’amplificatore valvolare appare più accattivante in alcune caratteristiche alle quali tengo molto. Intanto la profondità della scena è notevole e ben proposta, senza effetti speciali. Notevole è anche la grinta ma aumentando il livello, in zona di sicurezza, noto una sorta di enfasi in gamma medioalta o meglio un prevalere di questa rispetto alla media e mediobassa che appaiono leggermente arretrate. Accattivante, infine, la resa con la musica jazz, calda e mediamente estesa nella gamma alta ed altissima. G.P. Matarazzo AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012