Esperienza al CNR - ISMAR - Lauree e Lauree Magistrali

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BOLOGNA- FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di Laurea in Scienze Geografiche
RELAZIONE DI FINE TIROCINIO SVOLTO PRESSO ISMAR- CNR di BOLOGNA
Studentessa: Greppi Lara
Matricola: 0000242888
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INDICE
1. Introduzione
2. Fasi di analisi
3. Il progetto VECTOR
4. Materiali e metodi
5. Procedure di Analisi
a. Analisi della frazione sabbiosa
b. Analisi della frazione pelitica
c. Analisi al Sedigrafo
6. Gradistat
a. L’analisi dei granuli
b. Il programma
7. Risultati
a. Elaborazione finale dei dati in Excel
b. Dati relativi all’umidità
c. Esempi di lavoro con Gradistat
d. Esempio di Report del Sedigrafo
8. Conclusioni
a. Lavoro in laboratorio
b. Apprendimento di un metodo schematico di lavoro
c. Lavoro finale sui dati ottenuti
9. Ringraziamenti
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1. Introduzione
Il tirocinio è stato svolto presso il CNR di Bologna, più precisamente presso ISMAR,
Istituto di Scienze del Mare.
L’attività svolta riguarda ANALISI GRANULOMETRICHE di sedimenti marini.
Prima di entrare nel vivo del lavoro da me svolto è necessario fare alcune
precisazioni, concettuali e tematiche.
Anzitutto, è indispensabile dare un breve accenno su cosa sia la GRANULOMETRIA
di un sedimento. La granulometria non è altro che l’espressione delle dimensioni
delle particelle, in particolare dei GRANULI. Il termine ha un doppio significato:
-Misura delle dimensioni
-Distribuzione statistica delle dimensioni delle particelle costituenti il sedimento.
Perchè si dà tale importanza alle dimensioni dei granuli? Le dimensioni vanno ad
influenzare il comportamento idraulico dei clasti nei vari fluidi, dando informazioni
sulla loro velocità, sulla distanza percorsa, sull’efficacia della loro azione selettiva.
Per identificare I clasti in base alle loro dimensioni, la scala più usata in
sedimentologia è quella proposta dall’ingegnere americano UDDEN, poi completata
da WENTWORTH e quindi chiamata scala UDDEN-WENTWORTH.
La scala è la seguente:
> 256 mm  Masso (Boulder)
256-128 mm  ciottolo molto grossolano ( coarse)
128-64 mm  ciottolo grossolano
3
64-32 mm  ciottolo medio-grossolano
32-16 mm  ciottolo medio
16-8 mm ciottolo medio-fine
8-4 mm  ciottolo fine
4-2 mm  granulo
2-1 mm  sabbia molto grossolana (granuli)
1- 1/2 mm sabbia grossolana
½-1/4 mm sabbia media
¼ - 1/8 mm  sabbia fine
1/8 -1/16 mm  sabbia finissima
1/16- 1/32 mm silt grossolano
1/32- 1/64 mm  silt medio
1/64-1/128 mm silt fine
1/128-1/256 mm silt finissimo
< 1/256 mm  argilla
Le analisi granulometriche hanno lo scopo di individuare le dimensioni dei clasti che
compongono un determinato sedimento in base alla scala suddetta. Tuttavia, queste
analisi, per quanto accurate, non forniscono strumenti specifici e precisi per
interpretare il meccanismo e l’ambiente di origine di un determinato sedimento. La
loro utilità sta nel metterle in correlazione a tutti gli altri dati che è possibile
raccogliere riguardo un sedimento. Un campione, infatti, non viene mai prelevato a
caso, ma dopo aver osservato la geometria dell’affioramento, la litologia, le strutture
sedimentarie e i rapporti spaziali fra le varie unità di sedimentazione; in questo modo
si cerca una conferma o una smentita ad un’ipotesi iniziale.
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Già sul terreno la granulometria di una sabbia o di un’arenaria può essere descritta
“ad occhio”; sebbene l’errore soggettivo possa essere alto, questo metodo così
sbrigativo può avere i suoi vantaggi:
Evita l’errore macroscopico perchè consente di osservare il materiale nel modo in cui
si trova dov è, in quantità molto superiore a quella che può essere prelevata ed
analizzata in laboratorio: un campione, infatti, può essere preso nel punto sbagliato e
non rappresentare una determinata formazione.
In secondo luogo, può rivelarsi maggiormente utile raccogliere dati imprecisi e
parziali in molti punti piuttosto che dati completi e precisi in poche punti, soprattutto
quando si tratta di analizzare aree vaste e formazioni sedimentarie cospicue.
a) Fasi di analisi
In breve elencherò qui le fasi che costituiscono le analisi granulometriche:
-Disgregazione del sedimento in acqua ossigenata
-Lavaggio ad umido tramite rete con maglie da 63 micron
-Separazione tramite Setacci
-Filtrazione a vuoto
-Preparazione del disperdente (esametafosfato di sodio) messo in un contenitore con
una piccola quantità di sedimento
-Ultrasuoni
-Analisi al Sedigrafo
2. Il progetto
Le analisi eseguite in laboratorio sono rientrate all’interno di un progetto, il progetto
VECTOR.
Il progetto, con le sue diverse linee di ricerca (10), studierà gli impatti più
significativi dei cambiamenti climatici in atto sull’ambiente marino mediterraneo e il
ruolo di questo bacino nel ciclo planetario della CO2, il principale gas serra
responsabile dei cambiamenti climatici in atto.
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Le problematiche legate alla vulnerabilità delle coste verranno studiate ed analizzate
per disegnare futuri scenari di impatto, legati ai diversi effetti del cambiamento
climatico sulle coste italiane. In tal senso sono state scelte, oltre alla Laguna di
Venezia (fortemente modificata dall’uomo, area depressa a rischio di allagamento, di
importanza mondiale) altre 5 aree rappresentative:
Alto Adriatico ,area caratterizzata da importanti sistemi lagunari e da aree depresse a
rischio di allagamento;
Medio Adriatico, in particolare per i Fiumi Metauro e Foglia, corsi d’acqua per lo più
rettilinei sfocianti in pianure costiere, soggette ad erosione;
Calabria Ionica, in particolari piccoli corsi d’acqua a carattere stagionale,
provenienti da una catena montuosa di recente sollevamento e ancora interessata da
una geodinamica attiva, sfocianti direttamente in mare, in assenza di una vera e
propria piattaforma continentale, e con delta “sospesi” su una scarpata continentale;
Golfo di Napoli e Salerno , area soggetta a rischio di allagamento;
Coste toscane, in particolare l’area della Foce dell’Ombrone,depressa, fortemente
modificata dall’attività antropica (bonifiche) e a rischio di allagamento;
La ricerca analizzerà in ciascuna area uno o più bacini idrologici e le aree costiere ad
essi direttamente collegati, focalizzandosi su:
-variazioni nel regime dei venti e loro effetto sul clima ondoso, sulla marea e sulle
correnti costiere;
-variazioni nelle precipitazioni atmosferiche (intensità e quantità) e loro impatto sul
trasporto di sedimento nell’area costiera;
-variazione del livello del mare e isostasia (scenari per i prossimi 25, 50 e100 anni).
Gli scenari proposti alla fine del progetto riguarderanno i cambiamenti
nell’estensione delle aree costiere, nelle morfologie delle spiagge emerse e
sommerse, nella struttura della colonna d’acqua e nelle modalità di circolazione
costiera, nei trasporti litoranei e gli impatti relativi sulle opere e sulle aree occupate
dall’uomo sulle falde di acqua dolce delle pianure costiere. A questi scenari in alcune
aree verranno associati quelli legati ai cambiamenti negli ecosistemi (bentonici e
pelagici) lagunari e marini in termini di diversità biologica, produttività, distribuzione
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di specie invasive e di specie commercialmente importanti, fioriture di alghe dannose
(HABs) e distribuzione di batteri patogeni, in particolare in relazione a:
-variazioni nelle temperature e nella circolazione costiera;
-instaurarsi di regimi di instabilità sedimentaria;
-eccessivo apporto di nutrienti;
-cambiamenti nella salinità delle acque.
I rischi connessi agli scenari proposti saranno focalizzati sulla ricaduta del
cambiamento climatico sulla biodiversità delle aree costiere, anche da un punto di
vista socio-economico e delle ripercussioni sull’industria turistica, sull’agricoltura e
sulla pesca e allevamento.
Per quanto riguarda la tematica del ruolo del bacino mediterraneo nel ciclo della
CO2, nel protocollo di Kyoto, a cui l’Italia ha aderito (co-firmataria) impegnandosi a
ridurre l’emissione media di gas serra del 5.3% nel periodo 2008-2012 rispetto al
1990 sono considerate solo sorgenti di CO2 terrestri, in quanto il contributo
dell’ambiente marino, contrariamente a quelli terrestri, non è ancora quantificato.
Diventa quindi cruciale specialmente per l’Italia disporre di informazioni relative al
potenziale di assorbimento di CO2 da parte dei mari. Infatti, se da un lato le aree
marine costiere sono tra quelle maggiormente soggette ai cambiamenti climatici,
l’entità del sequestro di CO2 da parte dei sistemi oceanici, e del bacino Mediterraneo
in particolare, è tuttora incerta, e non sono stati completamente chiariti i meccanismi
che regolano tale sequestro; nonostante questo. chiare prove mostrano che la risposta
dei sistemi oceanici sta cambiando negli ultimi due decenni, senza previsioni
sull’evoluzione futura.
Il progetto intende contribuire in modo significativo su queste tematiche alla ricerca
scientifica internazionale, consolidando ed ampliando le competenze finora acquisite
dalle equipe di ricercatori italiani con il vantaggio di qualificarne ulteriormente la
ricerca.
Una delle linee di ricerca più interessanti per tale progetto appare la LINEA 8, ovvero
quella che tratta del ciclo del carbonio nell’area pelagica del Mediterraneo.
La Linea 8 integra osservazioni periodiche in due siti posti nell’Adriatico e nel
Tirreno meridionale, ritenuti maggiormente rappresentativi di due condizioni
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dinamiche del Mare Mediterraneo, con misure di trasporto attraverso gli stretti
d’Otranto e di Sicilia dove transitano le più importanti masse d’acqua e misure
spaziali effettuate nel corso di una campagna oceanografica a scala di bacino, in
modo da fornire una rappresentazione unitaria della variabilità spaziale della rete
trofica. Lo scopo è quello di approfondire il funzionamento dell’ecosistema marino
rispetto a quello ricavabile dagli studi fin qui condotti in ambito internazionale o
nazionale. I dati raccolti verranno utilizzati sia per la ricostruzione di pattern spaziali
e temporali, quest’ultimi ricostruibili con l’uso dei dati esistenti, sia per la definizione
precisa delle forme funzionali e della loro parametrizzazione da usare nei modelli
numerici di simulazione. Questi ultimi saranno finalizzati alla riproduzione e
previsione di possibili scenari futuri del ciclo del carbonio come conseguenza dei
cambiamenti del clima.
La Linea sviluppa una serie di attività principali che, per evidenziarne l’articolazione,
sono talvolta suddivise in attività più specifiche. Le attività principali sono:
- Acquisizione ed analisi di serie temporali multidisciplinari in aree chiave del
Mediterraneo (Adriatico meridionale, Tirreno meridionale, stretti del Canale di Sicilia
e del canale d’Otranto);
- Campagna oceanografica a scala di bacino mirata allo studio dei processi
biogeochimici nelle diverse aree (o bio-province) del Mediterraneo ed alle loro
fluttuazioni in conseguenza dei cambiamenti della circolazione generale e dei
forzanti;
- Simulazioni numeriche in grado di integrare processi dinamici e processi
biogeochimici, allo scopo di ricostruire possibili scenari in conseguenza dei
cambiamenti del clima.
Quindi, i dati granulometrici che noi abbiamo prodotto con l’attività di Tirocinio in
laboratorio sono parametri accessori che sono indispensabili per confrontare e per
caratterizzare i siti scelti nelle diverse aree del mediterraneo.
3. Materiali e metodi
I campioni analizzati sono in tutto 130, provenienti dalle diverse aree del Mar
Mediterraneo (vedi mappa).
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A05
A10
A16 AM3-1
Fig.1 Mappa della localizzazione delle stazioni in cui sono stati prelevati I campioni che ho analizzato in laboratorio.
CAMPAGNA
STAZIONE
DATA
PROFONDITA'
(m)
LAT N
LONG E
AM3
AM1
16/04/2007
1209
41° 49.665
17°44.921
TRANS MED W
V2A-3
12/05/2007
3570
TRANS MED W
V3A-1
16/05/2007
2855
39° 29.994
13°00.024
TRANS MED W
V3B-3
19/05/2007
38° 24.189
6°53.830
TRANS MED W
V3C-1
19/05/2007
2853
2748
TRANS MED W
V4A-4
21/05/2007
2688
39° 18.811
40° 35.730
6°04.263
5°17.490
TRANS MED W
V4B-2
21/05/2007
2650
36° 47.387
0°29.062
TRANS MED W
V4C-1
22/05/2007
2500
TRANS MED W
VKA-1
24/05/2007
4337
TRANS MED W
VKC-1
25/05/2007
4385
34° 37.492
9°17.003
TRANS MED W
VAA
23/05/2007
2786
34° 08.019
9°33.280
TRANS MED W
VKB
24/05/2007
4381
TRANS MED W
VM
26/05/2007
1847
TRANS MED EST
V10A-4
02/07/2007
3009
35° 57.63
28°17.63
TRANS MED EST
S7-1
04/07/2007
2080
34° 27.06
26°41.35
TRANS MED EST
10/07/2007
4000
36° 27.00
18°25.02
TRANS MED EST
VTCbis-2
IERA
PETRA
VECSES-1
SIT1-A05
21/02/2008
32
43°23.855’
13° 55.276
VECSES-1
SIT1-A10
22/02/2008
251
43°02.504’
15° 09.990’
9
VECSES-1
SIT1-A16
23/02/2008
1190
41°49.243’
17°42.462’
Tabella 1. Campagne, stazioni e dati relativi ai campioni, parte dei quali ho analizzato in laboratorio.
I metodi utilizzati per l’analisi sono la determinazione dell’umidità, la disgregazione
con soluzione H2O2 + H2O demineralizzata e l’analisi vera e propria, ovvero con il
Sedigrafo a Raggi X per la frazione pelitica( < 63 micron). Molto importante per
l’analisi è determinare la % di umidità al fine di comprendere quale sia la % di acqua
contenuta in quel campione e quale il suo peso netto effettivo una volta essiccato.
4. Procedura di Analisi
E’ bene, al fine di comprendere il punto caldo di questo tirocinio, spiegare la
procedura di analisi nei minimi dettagli. Per analizzare le parti di cui si compone un
sedimento, si prende come valore di divisione delle frazioni 63 micron; sopra tale
valore la parte di sedimento prende il nome di SABBIA, al di sotto di PELITE.
a. Analisi della frazione sabbiosa
Questa parte di campione, dopo essere stata seccata in stufa, viene messa in becker e
sottoposta a disgregazione attraverso una soluzione di 500 cc di H2O2 al 30% portata
a volume in 4 litri di Acqua Demineralizzata. Viene lasciata sotto cappa per almeno
settantadue ore; tuttavia, nel corso delle mie analisi, ho potuto notare un’eccezione:
un campione è rimasto sotto cappa per ben cinque giorni continuando a reagire per
tutto il periodo; questo è accaduto poiché, come mi ha spiegato il Tutor che mi ha
seguita, il sedimento conteneva una gran quantità di materiale organico, difficile da
disgregare.
In seguito, il tutto veniva filtrato tramite una rete di sessantatré micron: la parte che
rimaneva al di sopra era quella sabbiosa, che appunto veniva messa, in ciotole
prepesate, ad essiccare in stufa a circa 50°C. La parte che era passata per la rete in un
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ulteriore becker posto sotto veniva messa a decantare, assieme all’acqua di lavaggio,
per 24 ore.
Una volta seccatasi, la ciotola viene ripesata per conoscere il peso effettivo della
frazione sabbiosa; se, in termini di percentuale, questa rappresenta almeno il 5% di
tutto il campione, la frazione verrà setacciata e frazionata ulteriormente per vedere di
quale diametro sono i granelli presenti nella parte più consistente.
Dei campioni più superficiali ( 0,5-1 cm) è stata effettuata la visualizzazione al
microscopio per scoprire che quelle piccole particelle, simili a scagliette ad occhio
nudo, sono in realtà gusci di esseri viventi, sono piccole conchiglie che vivono nel
mare e che, nel momento in cui viene raccolto quel sedimento, rimangono
intrappolate.
Questa è una delle parti dell’analisi che più mi ha sorpreso e interessato; la visione a
occhio nudo, anche la più vicina possibile all’oggetto interessato, è una visione
lontanissima dalla reale forma, grandezza e particolarità dell’oggetto, soprattutto per
oggetti di dimensioni molto piccole. Il microscopio, sotto questo punto di vista, è uno
strumento particolarmente utile: ci permette, infatti, di vedere anche il più particolare
degli aspetti ed è un “effetto sorpresa” che solo uno strumento di questo tipo è in
grado di fornire.
Infine, la frazione è stata messa in bustine di plastica.
b. Analisi della frazione pelitica
Il becker rimasto a decantare per ventiquattro ore viene privato dell’acqua presente,
tramite sifonamento, PRESTANDO ATTENZIONE A NON ELIMINARE
ALCUNA PARTE DEL SEDIMENTO DEPOSITATOSI SUL FONDO.
Poi il becker con il sedimento viene filtrato, tramite pompa a vuoto( con una
pressione di circa tre bar), si deposita su un filtro di carta prepesato e viene messo ad
essiccare in stufa. Una volta seccato, viene pesato di nuovo per vedere il peso reale
del sedimento,e conoscere le percentuali di sabbia e quella di pelite.
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In seguito, una parte di campione (circa 3,5-4 g) viene messa in un beckerino di vetro
a reagire con l’ESAMETAFOSFATO( una polvere bianca; se ne prendono 6 g esatti
da disciogliere in 1 litro di acqua demineralizzata), atto a disgregare il sedimento, per
24 ore.
Successivamente, il campione disgregato, viene sottoposto ad ultrasuoni per circa 4-5
minuti.
L’ultima fase prevede l’ANALISI AL SEDIGRAFO, la parte analitica più lunga.
c. Analisi al Sedigrafo
Il Sedigrafo a Raggi X è un’apparecchiatura che analizza il sedimento, in precedenza
disciolto in esametafosfato, attraverso dei Raggi x appunto. Il risultato è la totale
eliminazione del sedimento “fisico” e la restituzione di un REPORT di analisi che ci
dà informazioni dettagliate sulla granulometria della frazione pelitica.
Prima dell’utilizzo, è necessario far giungere all’apparecchio la temperatura di 35° C.
Naturalmente, la stessa temperatura dovrà essere raggiunta dal sedimento disperso
contenuto nel piccolo becker di vetro; questo affinchè eventuali variazioni di
temperatura non vadano ad influire negativamente sull’analisi e quindi sul Report
finale. Per il raggiungimento di tale temperatura, il beckerino viene posto su una
piastra preriscaldata a circa 50° C e viene lasciato finchè il Sedigrafo non ha
raggiunto la temperatura ottimale.
Una volta pronto il Sedigrafo, si apre il Software ( dal Computer collegato al
Sedigrafo) che permette di nominare il campione da analizzare e di impostare le
condizioni di analisi. Ogni campione ha un numero progressivo di laboratorio, che è
stato utilizzato anche per identificare il campione al Sedigrafo.
Prima di versare il campione disciolto nel disperdente nella cella del Sedigrafo
apposita, è necessario effettuare una BASELINE. La baseline consiste
nell’immissione dello stesso liquido disperdente all’interno della cella che in seguito
andrà ad accogliere il campione: questo perché il liquido che ha consentito la
dispersione del campione venga riconosciuto come lo stesso anche dal Sedigrafo,
altrimenti l’apparecchio ci informerebbe che il liquido è differente, con la possibilità
di un risultato dell’Analisi distorto.
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Finita la baseline, il campione viene immesso nella cella e parte l’Analisi ( l’imput
viene dato dall’operatore-in questo caso io- attraverso il computer) che di media dura
dai 31 ai 33 minuti e alla fine ci restituisce un risultato come quello che si osserva
sotto.
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In seguito, per trattare e rappresentare i risultati delle analisi, abbiamo utilizzato un
software libero, GRADISTAT.
5. Gradistat
L’analisi del diametro dei granuli che compongono un sedimento è un aspetto
essenziale nell’ambito della classificazione dei sedimenti. Tuttavia, il calcolo delle
statistiche per molti campioni può essere un processo laborioso. Questo software è
stato elaborato proprio a questo scopo, per la rapida analisi dei granuli.
La media, la moda(la classe modale è quella che contiene la maggior quantità relativa
di granuli), la variabilità(indica se il sedimento è molto assortito), la
simmetria/asimmetria(indica una prevalenza di sedimenti fini o grossolani rispetto
alla media) sono misurate aritmeticamente, geometricamente (m) e con logaritmi,
utilizzando intervalli temporali e metodi grafici di Folk e Ward. Le loro misure
sembrano fornire la miglior base per comparazioni di routine o per sedimenti di
composizione variabile.
Gradistat utilizza il Foglio di calcolo Excel ed è estremamente versatile, poiché
analizza dati di grandezza standard o meno e produce un range di output grafici.
a. L’analisi dei granuli
Per comparare sedimenti diversi, la granulometria è stata descritta per lo più
attraverso la deviazione da una distribuzione ideale iniziale. I calcoli vengono
eseguiti, assumendo una distribuzione normale o gaussiana, grazie ad una scala
aritmetica; tuttavia questo metodo viene utilizzato molto raramente in sedimentologia
perché viene posta molta enfasi sui granuli e poca sulle particelle fini.
Di conseguenza, molti sedimentologi hanno adottato la scala UDDENWENTWORTH (già descritta in precedenza), dove il limite fra le classi
granulometriche differisce di uno o due fattori. Per facilitare la rappresentazione
grafica e la manipolazione statistica dei dati, Krumbein (1934) propose di trasformare
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questi limiti fra le classi in , che corrisponde a –log2 X, dove X è il diametro (in
mm) dei granuli.
Purtroppo questo tipo di statistiche è affetto da difetti in coda alla distribuzione,
pertanto questa forma di analisi non dovrebbe essere utilizzata senza conoscere il
diametro di tutti i granuli.
b. Il programma
Gradistat è stato creato per le ricerche in geomorfologia e sedimentologia. E’ un
programma di successo perché notevolmente rapido (analizza circa 50 campioni
l’ora). Il software è scritto in Microsoft Visual Basic ed è integrato nel foglio di
calcolo Excel, permettendo output sia tabulari sia grafici.
Viene utilizzato il metodo dei momenti per calcolare statistiche
ARITMETICAMENTE (come abbiamo già detto metodo poco utilizzato in
sedimentologia), GEOMETRICAMENTE (distribuzione logaritmica normale) e
LOGARITMICAMENTE (distribuzione logaritmica normale con valori ).
I parametri statistici vengono collegati ai termini descrittivi: il diametro medio è
descritto usando la scala Udden-Wentworth; per quanto riguarda la terminologia che
desse rilievo alle frazioni sabbiose e siltose, la ghiaia viene ridefinita come una
frazione contenente un range di 5 sottoclassi che vanno dal molto fine (2 mm) a
molto grossolano (64 mm). I clasti > 64 mm sono definiti massi (boulder).
6. Risultati
Data la premessa che il nostro Corso di Laurea non fornisce la base scientifica per
poter lavorare sui dati ottenuti, quella che invece fornisce una Laurea in Geologia, i
risultati da me ottenuti alla fine dell’attività sono puramente “ tecnico-metodici”,
come illustrerò nelle conclusioni.
Ad ogni modo, un’elaborazione finale dei dati è possibile semplicemente con il
Foglio di calcolo di Excel, riassumendo le caratteristiche dei dati che più ci
interessano.
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Tra le parti del Tirocinio più lunghe e laboriose troviamo l’Analisi al Sedigrafo,
come già enunciato. Di seguito riporto una Report di Analisi dell’apparecchio, per
mostrare che tipologia di informazioni può darci tale macchinario. Il Report
illustrato mostra una correzione che viene effettuata manualmente, tramite semplici
calcoli, dall’operatore; questo avviene nei casi in cui l’analisi non parta dal 100%,
ovvero dalla totalità del campione, come in questo caso, da cui si parte dal 95.9%.
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Rilevante risulta anche la parte fatta con Gradistat, di cui ho spiegato il ruolo ed il
funzionamento. Di seguito, vi mostrerò quale risultato fornisce questo software,
così il lettore potrà avere un’idea non solo di come funziona, ma anche di quale
sarà l’elaborazione finale.
7. Conclusioni
Come già anticipato, il mio lavoro sui dati è stato minimo proprio perché gli
obiettivi del mio tirocinio, rispettando gli obiettivi previsti dal corso di laurea,
non erano questi.
Ciò che posso dire di avere appreso è un metodo scientifico di lavoro, una
procedura che prevede della fasi propedeutiche, dei tempi ben precisi e delle
modalità attente di lavoro. Questo è un metodo naturalmente applicabile ed
estremamente utile anche al di fuori del laboratorio, nella vita reale.
Inoltre un aspetto per me nuovo è stato il lavoro in laboratorio, che devo
ammettere mi ha interessato moltissimo. Io ero completamente all’oscuro di
come fosse strutturato e come funzionasse un laboratorio di questo tipo e
l’impressione è stata alquanto positiva perché per un attimo ho creduto di essere
entrata già nel mondo del lavoro e di dovermela cavare da sola nel caso avessi
avuto bisogno; questo ha stimolato l’intelligenza e la capacità soggettiva di
gestire situazioni quotidiane e non. Il tirocinio in questione è stato quindi non
solo un’esperienza universitaria ma un’esperienza che può avere notevoli
influenze anche nella vita presente e futura, poiché metodicità significa
organizzazione, collaborazione, ascolto ed ordine nelle varie attività.
Terzo ed ultimo risultato vorrei definire l’utilizzo dello strumento informatico
per il resoconto finale dei dati. E’ stata per me la prima volta in cui ho dovuto
“tirare le somme” di un determinato lavoro svolto in questo modo ed è stato
molto utile perché tale metodologia potrà essere applicata anche in altri ambiti,
con risultati soddisfacenti.
8. Ringraziamenti
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Vorrei ringraziare di cuore il mio tutor, Miserocchi Stefano, per avermi
insegnato tutto ciò dal momento che io ero un’assoluta principiante. Ha
mostrato di avere ottime doti di insegnamento, con un linguaggio
semplice,chiaro e pulito. Il suo aiuto è stato grande anche nella stesura di questa
relazione finale poiché ho imparato quasi completamente la stesura di una
relazione, la sua struttura e, cosa importantissima, la stesura dell’Indice iniziale,
indispensabile strumento che guida sia colui che scrive che colui che leggerà la
comprensione di tutto il testo.
Un grazie grande anche alla Dott.ssa Capotondi, colei che si è occupata di tutta
la parte amministrativa per darmi la possibilità di svolgere il Tirocinio presso
ISMAR, nonostante i diretti interessati a tale tirocinio fossero gli studenti di
Geologia e di Ingegneria.
Grazie anche al CNR di Bologna per avermi ospitato nella propria struttura a
svolgere quest’attività molto utile per la mia carriera universitaria e per la mia
crescita personale.
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