Problemi per Lewis - Dipartimento di Filosofia

L’agenda
Problemi per Lewis
In questa lezione, esamineremo alcuni problemi irrisolti per le
analisi proposte da Lewis.
Sandro Zucchi
2013-14
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
1
Problemi sollevati da Lewis
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
2
Il caso del drago Scrulch
Lewis solleva la difficoltà seguente per le Analisi 1 e 2:
I
Supponete che io scriva una storia sul drago Scrulch,
una bellissima principessa, e un prode cavaliere, e via
dicendo. È un esempio perfettamente tipico del suo genere
stilistico, eccetto che non dico mai che Scrulch vomita
fiamme. Vomita fiamme comunque nella mia storia? Forse
sı̀, dal momento che i draghi in questo tipo di storia
vomitano fiamme. Ma il contenuto esplicito non lo fa
vomitare fiamme. E neppure lo sfondo, dal momento che
in realtà e secondo le nostre credenze non esistono animali
che vomitano fiamme. (Potrebbe semplicemente essere
analitico che non si è un drago senza vomitare fiamme. Ma
supponete che non abbia mai chiamato Scrulch drago; gli
ho semplicemente fornito tutti gli attributi standard dei
draghi eccetto per il vomitare fiamme.)
Per cominciare, vediamo un paio di problemi sollevati da
Lewis stesso.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
3
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
4
Analisi del caso
Predizione dell’Analisi 1
I
I
Il problema sollevato da Lewis può essere formulato cosı̀.
Considerate l’enunciato (1):
(1)
I
I
(1)
I
Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme.
L’enunciato (1) è vero secondo le nostre intuizioni. Infatti,
benché nella fiaba non si dica mai esplicitamente di Scrulch
che è un drago e vomita fiamme, Scrulch ha tutti gli attributi
tipici dei draghi delle fiabe (è un rettile alato, ecc.)
I
Tuttavia, né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 predicono che (1) è vero.
Perché? Vediamo.
I
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
5
Predizione dell’Analisi 2
I
I
I
Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme.
Dal momento che la capacità di Scrulch di vomitare fiamme è
implicita nella fiaba, il fatto che la fiaba sia narrata come un fatto
conosciuto non è sufficiente a garantire che Scrulch vomita fuoco in
questi mondi.
Ma neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è
narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale è
sufficiente a garantire che Scrulch vomiti fuoco in questi mondi. Nel
mondo reale non ci sono animali che vomitano fuoco, dunque un
mondo che è come il mondo reale eccetto che contiene un individuo
con gli attributi di Scrulch non è un mondo in cui Scrulch vomita
fuoco.
Ne segue che l’enunciato (1) non è vero secondo l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
6
La diagnosi di Lewis
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (1) è vero se Scrulch è in grado di
vomitare fiamme in tutti i mondi in cui la fiaba è narrata come un
fatto conosciuto che sono più simili ai nostri mondi di credenza
collettiva:
I
(1)
I
Lewis osserva che la verità di (1) dipende da ciò che è vero dei
draghi nelle altre fiabe:
(1)
Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme.
Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è
narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi
di credenza collettiva è sufficiente a garantire che Scrulch vomiti
fuoco in questi mondi. Non è una credenza esplicita della nostra
società che ci siano animali che vomitano fuoco, semmai è vero
che abbiamo la credenza opposta. Dunque un mondo che è come
i nostri mondi di credenza collettiva eccetto che contiene un
individuo con gli attributi di Scrulch non è un mondo in cui
Scrulch vomita fuoco.
Ne segue che l’enunciato (1) non è vero secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (1) è vero se e solo se Scrulch è in
grado di vomitare fiamme in tutti i mondi in cui la fiaba è narrata
come un fatto conosciuto che sono più simili al mondo reale:
I
I
7
Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme.
Nella fiaba narrata da Lewis, Scrulch è in grado di vomitare
fiamme perché è vero in altre fiabe di questo genere che gli
animali con gli attributi di Scrulch sono in grado di vomitare
fiamme.
In questo senso, la verità di (1) è un’eredità interfinzionale
(un’eredità che proviene da ciò che è vero in altre opere di
finzione dello stesso genere).
Il problema è che nelle Analisi 1 e 2 non si fa menzione del
fatto che ciò che è vero in opere di finzione dello stesso genere
possa contribuire a determinare quali sono i mondi di un’opera
di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
8
Il caso del suonatore ambulante
Analisi del caso
Ecco un altro problema sollevato da Lewis per le Analisi 1 e 2:
I
Nell’Opera da tre soldi, i caratteri principali sono una
cricca infida. Essi tradiscono continuamente l’un l’altro,
per guadagno o per sfuggire al pericolo. C’è anche un
cantore di strada. Compare, canta la ballata di Mackie
Messer, e si fa gli affari suoi senza tradire nessuno. È
anche lui un individuo infido? Il contenuto esplicito non lo
rende tale. Le persone reali non sono cosı̀ tanto infide, e
anche nella Germania di Weimar non era esplicitamente
creduto che lo fossero, dunque neppure lo sfondo lo rende
tale. Eppure ci sono delle ragioni abbastanza buone per
dire che egli è infido: nell’Opera da tre soldi le persone
sono cosı̀. Nei mondi dell’Opera da tre soldi, ogni individuo
messo alla prova risulta infido, il cantore di strada è lı̀ con
gli altri, dunque senza dubbio anche lui risulterebbe infido
se lo vedessimo di più.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
(2)
9
Predizione dell’Analisi 1
I
I
I
I
Il testo dell’Opera da tre soldi di Brecht non dice
esplicitamente che il suonatore ambulante che canta la ballata
di Mackie Messer è infido. Ma ci sono delle buone ragioni per
credere che lo sia, perché ogni altro personaggio che viene
messo alla prova nell’Opera da tre soldi si rivela infido.
I
Dunque, (2) è vero. Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 predicono
che (2) è vero.
I
Vediamo perché.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è infido.
10
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (2) è vero se e solo se il suonatore
ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido in tutti i mondi
in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto che sono più
simili ai mondi di credenza collettiva della Germania di Weimar (la società
in cui l’Opera da tre soldi, che è del 1928, è stata prodotta):
(2)
Dal momento che l’essere infido del suonatore ambulante è implicito
nell’Opera da tre soldi, il suo essere narrata come un fatto conosciuto
non è sufficiente a garantire che il suonatore ambulante sia infido in
questi mondi.
Ma neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui l’Opera da tre
soldi è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo
reale è sufficiente a garantire che il suonatore ambulante sia infido in
questi mondi. Nel mondo reale, i suonatori ambulanti non sono
necessariamente infidi, dunque un mondo che è come il mondo reale
eccetto che realizza la storia dell’Opera da tre soldi non è
necessariamente un mondo in cui il suonatore ambulante è infido. Ne
segue che (2) non è vero secondo l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è
infido.
Predizione dell’Analisi 2
Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (2) è vero se e solo se il suonatore
ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido in tutti i
mondi in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto
che sono più simili al mondo reale:
(2)
Il problema sollevato da Lewis può essere descritto cosı̀.
Considerate l’enunciato seguente:
I
11
Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è infido.
Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui l’Opera da tre soldi è
narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai mondi di credenza
collettiva della Germania di Weimar è sufficiente a garantire che il
suonatore ambulante sia infido in questi mondi. Nella Germania di
Weimar non era una credenza prevalente che i suonatori ambulanti fossero
infidi, dunque un mondo che è come i mondi di credenza collettiva della
Germania di Weimar eccetto che realizza la storia dell’Opera da tre soldi
non è necessariamente un mondo in cui il suonatore ambulante che canta
la ballata di Mackie Messer è infido. Ne segue che (2) non è vero secondo
l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
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La diagnosi di Lewis
I
Il fatto che (2) sia vero dipende dal fatto che tutti i
personaggi principali dell’Opera da tre soldi sono infidi:
(2)
I
I
Problemi sollevati da Walton
Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante che
canta la ballata di Mackie Messer è infido.
I
In questo senso, la natura infida del suonatore ambulante che
canta la ballata di Mackie Messer nell’Opera da tre soldi è
un’eredità intrafinzionale (un’eredità che dipende da altre cose
che sono vere nella stessa opera di finzione).
Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 affermano che le regolarità che
si stabiliscono in un’opera di finzione (come il fatto che tutti i
personaggi che vengono messi alla prova si rivelano infidi)
possano contribuire a determinare quali sono i mondi di
un’opera di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
13
Il caso della strega
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
14
Analisi del caso
Ecco una prima difficoltà descritta da Walton:
I
Qualsiasi bambino può disegnare una strega. Di
solito, basta disegnare una donna con un mantello nero,
un cappello a cono, e un lungo naso. Un manico di
scopa, un gatto nero, e una luna piena assicurano il
risultato. Il fatto che nella finzione c’è una strega è
implicato dal fatto che nella finzione c’è una donna con
un mantello nero, un cappello a cono, e un lungo naso.
Ma non è che, se ci fosse (nel mondo reale) una donna
nasuta abbigliata con un mantello nero e un cappello a
cono, anche se fosse in compagnia di un manico da scopa
e di un gatto nero sotto la luna piena, ci sarebbe una
strega. Né questo è comunemente creduto nella società
del bambino . . . Eppure non c’è dubbio . . . Il disegno,
senza possibilità di errore, rappresenta una strega.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Esaminiamo ora alcuni problemi sollevati da Walton (1990)
per la teoria di Lewis.
Possiamo formulare cosı̀ il problema descritto da Walton.
Considerate l’enunciato (3):
(3)
I
15
Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una
strega.
Non c’è dubbio che (3) sia vero. Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi
2 fanno questa predizione. Vediamo perché.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
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Predizione dell’Analisi 1
I
Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (3) è vero se e solo se la donna a
cavallo della scopa è una strega in tutti i mondi più simili al mondo
reale in cui il disegno è ‘narrato’ come un fatto conosciuto:
(3)
I
I
Predizione dell’Analisi 2
I
Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una strega.
(3)
Il fatto che la donna nel disegno sia una strega è solo implicito nel
disegno, che raffigura semplicemente una donna a cavallo di una
scopa che indossa un cappello a cono.
Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un
fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale non è sufficiente a
garantire che la donna a cavallo della scopa sia una strega in questi
mondi. Infatti, nel mondo reale non ci sono streghe. Dunque, un
mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza ciò che viene
rappresentato nel disegno non è un mondo in cui la donna a cavallo
della scopa è una strega. Ne segue che (3) non è vero secondo
l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (3) è vero se e solo se la donna a
cavallo della scopa è una strega in tutti i mondi più simili ai nostri
mondi di credenza collettiva in cui il disegno è ‘narrato’ come un
fatto conosciuto:
I
I
17
Il caso di Sebastiano
Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una strega.
Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata
come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi di credenza
collettiva è sufficiente a garantire che la donna a cavallo della scopa
sia una strega in questi mondi.
Infatti, la credenza che esistano le streghe non è certo una credenza
prevalente della nostra società (viviamo in tempi cinici). Dunque, un
mondo che è come i nostri mondi di credenza collettiva eccetto che
realizza ciò che viene rappresentato nel disegno non è un mondo in
cui la donna a cavallo della scopa è una strega. Ne segue che (3) non
è vero secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
18
Un dipinto di Antonello
Un altro problema sollevato da Walton è il seguente:
San Sebastiano può essere identificato nell’iconografia
medievale e rinascimentale dalle frecce che sporgono dal
corpo. Ma migliaia di persone anonime sono morte in
quel modo. Come possiamo assumere che la vittima
raffigurata sia Sebastiano? Un’aureola, quando è
presente, esclude alcuni candidati -il generale Custer, per
esempio- e lo stesso vale per i dettagli che riguardano
quello che indossa e l’ambiente circostante. Ma questi
suggerimenti non sono affatto necessari. Il fatto che nella
finzione qualcuno è trafitto dalle frecce è di per sè quasi
sufficiente a stabilire senza ombra di dubbio che nella
finzione la persona in questione è san Sebastiano.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
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S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
20
Analisi del caso
Predizione dell’Analisi 1
I
I
L’enunciato seguente è vero secondo le nostre intuizioni:
(4)
I
(4)
Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è
San Sebastiano.
I
L’Analisi 1 e l’Analisi 2 predicono tuttavia erroneamente che
(4) non è vero.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
21
Predizione dell’Analisi 2
I
I
I
Il fatto che l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano è implicito
nel dipinto. Dunque, nei mondi in cui il dipinto è ‘narrato’ come un
fatto conosciuto (in cui ciò che è rappresentato nel dipinto si
realizza), l’uomo nel dipinto non è necessariamente San Sebastiano.
Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui il dipinto è ‘narrato’
come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale è sufficiente
a garantire che l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano in
questi mondi. Infatti, nel mondo reale, tante persone sono morte cosı̀.
Ne segue che (4) non è vero secondo l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
22
Il Viscigadare è strisciato fuori dal mare,
Tutti tranne me può afferrare.
No, non mi puoi afferrare, vecchio Viscigadare,
Tutti tranne me puoi aff–
Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è San
Sebastiano.
Il Viscigadare ha certamente afferrato il millantatore, e noi
godiamo della sua caduta. Sappiamo che lo ha afferrato perché
la millanteria si è fermata improvvisamente a metà parola. Ma
che inferenza pazzamente affrettata! Il parlante potrebbe
improvvisamente aver ricordato un appuntamento importante
oppure versato il caffè o spiaccicato una zanzara o potrebbe aver
avuto il singhiozzo; perfino una attacco di una tigre scappata
dallo zoo sarebbe più probabile di un improvviso annullamento ad
opera di un mostro marino chiamato Viscigadare. La spiegazione
più probabile dell’interruzione, in un caso reale, sarebbe che il
parlante sta recitando un poema che finisce a metà di una
parola! (Walton 1990)
Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un
fatto conosciuto, quelli più vicini ai mondi di credenza collettiva della
società rinascimentale veneziana non è sufficiente a garantire che
l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano in questi mondi.
Infatti, nel Rinascimento, era noto che diverse persone erano state
messe a morte in quel modo. Dunque, un mondo che è come i mondi
di credenza collettiva della società rinascimentale veneziana eccetto
che realizza ciò che viene rappresentato nel dipinto non è
necessariamente un mondo in cui l’uomo trafitto dalle frecce è San
Sebastiano. Ne segue che (4) non è vero secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è San
Sebastiano.
Il caso del Viscigadare
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (4) è vero se e solo se l’uomo trafitto
dalle frecce è San Sebastiano in tutti i mondi in cui il dipinto è
‘narrato’ come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di
credenza collettiva della società rinascimentale veneziana:
(4)
Secondo l’Analisi 1, (4) è vero se e solo se l’uomo trafitto dalle frecce
è San Sebastiano in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui il
dipinto è ‘narrato’ come un fatto conosciuto:
23
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
24
Analisi del caso
Predizione dell’Analisi 1
I
I
Il problema sollevato dalla poesia del Viscigadare menzionata
da Walton è il seguente.
I
L’enunciato (5) è vero secondo le nostre intuizioni:
(5)
I
(5)
I
Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante.
I
Ma l’Analisi 1 e l’Analisi 2 non rendono conto di questa
intuizione. Infatti, esse predicono che (5) non è vero.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
25
Predizione dell’Analisi 2
I
I
I
Il fatto che il Viscigadare afferri il parlante non viene detto
esplicitamente nella poesia, è implicitamente suggerito dal fatto che il
parlante non finisce la frase.
Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la poesia è narrata come un
fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale non è sufficiente a
garantire che il Viscigadare afferri il parlante in questi mondi.
Infatti, per come vanno le cose nel mondo reale, sarebbe altrettanto
probabile che il parlante non finisca la frase per qualche altra ragione.
Dunque, un mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza ciò
che viene narrato nella poesia non è necessariamente un mondo in cui
il Viscigadare afferra il parlante. Ne segue che (5) non è vero secondo
l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
Nella Traviata, Violetta Valéry canta:
Cessarono
gli spasmi del dolore;
in me rinasce, m’agita
insolito vigor. . .
Ah! ma io ritorno a viver!
oh gioia!
I
E muore.
Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante.
Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la poesia è narrata come un
fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi di credenza
collettiva non è sufficiente a garantire che il Viscigadare afferri il
parlante in questi mondi.
Infatti, per come vanno le cose secondo le nostre credenze, sarebbe
altrettanto probabile che il parlante non finisca la frase per qualche
altra ragione. Dunque, un mondo che è come i nostri mondi di
credenza collettiva eccetto che realizza ciò che viene narrato nella
poesia non è necessariamente un mondo in cui il Viscigadare afferra
il parlante. Ne segue che (5) non è vero secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante.
26
Oh cielo! . . . Muor!
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (5) è vero se e solo se il Viscigadare
afferra il parlante in tutti i mondi più simili ai nostri mondi di
credenza collettiva in cui la poesia è narrata come un fatto
conosciuto:
(5)
Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (5) è vero se e solo se il Viscigadare
afferra il parlante in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui la
poesia è narrata come un fatto conosciuto:
27
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
28
Il caso di Violetta
Predizione dell’Analisi 1
I
I
Violetta nell’opera muore cantando. Questo è normale nel
melodramma. Osservando Violetta morire cosı̀ non
concludiamo certo che (6) sia vero:
(6)
(6)
I
Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro.
I
Chi arrivasse a questa conclusione fraintenderebbe totalmente
quello che Verdi vuole raccontarci nella Traviata.
I
Eppure questa è proprio la predizione che le Analisi 1 e 2
fanno: secondo queste Analisi dovremmo concludere che (6) è
vero.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
29
Predizione dell’Analisi 2
I
I
I mondi più vicini al mondo reale in cui gli eventi narrati nella
Traviata si realizzano sono certamente mondi in cui Violetta
muore in modo bizzarro.
Infatti, per come vanno le cose nel mondo reale, è un evento
assolutamente bizzarro che qualcuno in punto di morte canti
come Violetta. Dunque, un mondo che è come il mondo reale
eccetto che realizza ciò che viene narrato nella Traviata è un
mondo in cui Violetta muore in modo bizzarro. Ne segue che
(6) è vero secondo l’Analisi 1.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
30
Per finire, esaminiamo quattro problemi ulteriori:
Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro.
Dal punto di vista di ciò che si credeva alla fine dell’Ottocento
in Italia, è un evento assolutamente bizzarro che qualcuno in
punto di morte canti come Violetta. Dunque, un mondo che è
come i mondi di credenza collettiva della società italiana alla
fine dell’Ottocento eccetto che realizza ciò che viene narrato
nella Traviata è un mondo in cui Violetta muore in modo
bizzarro. Ne segue che (6) è vero secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro.
Problemi ulteriori
Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (6) è vero se e solo se Violetta
muore in modo bizzarro in tutti i mondi in cui La Traviata è
narrata come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi
di credenza collettiva della società italiana della fine del
diciannovesimo secolo:
(6)
Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (6) è vero se e solo se Violetta
muore in modo bizzarro in tutti i mondi più simili al mondo
reale in cui La Traviata è narrata come un fatto conosciuto:
31
I
il caso del narratore inaffidabile (Byrne 1993)
I
il caso dell’autore ateo (Bonomi e Zucchi 2003)
I
il caso del narratore inesistente (Currie 1990)
I
il caso del viaggiatore nel tempo (Currie 1990)
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
32
Il caso del narratore inaffidabile
I
I
I
I
Analisi del caso
Nelle Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, il protagonista,
Huck Finn, ci racconta in prima persona le avventure che gli
capitano mentre naviga su una zattera lungo il Mississippi.
Ad un certo punto, Huck racconta che il famoso monologo di
Amleto fa cosı̀:
“ . . . Essere o non essere; questo è il semplice pugnale
che fa di una cosı̀ lunga vita una calamità. . . ”
I
(7)
Il monologo di Amleto dice invece:
“Essere o non essere. Questo è il problema.
Se sia meglio per l’anima soffrire. . . ”
I
Anche se non viene detto esplicitamente, è chiaro che nelle
Avventure di Huckleberry Finn il monologo di Amleto non diverso
da com’è nella realtà. Nella storia, Huck è andato a scuola solo per
pochi mesi in vita sua, sa a malapena leggere e scrivere. Quindi, nel
romanzo, si sta semplicemente sbagliando a riportare il monologo.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
33
Predizione delle Analisi 1 e 2
I
I
I
I
Eppure sia l’Analisi 1 che l’Analisi 2 predicono che (7) è vero.
Vediamo perché.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
I
34
Immaginiamo il caso di K., un autore notoriamente ateo che scrive un
romanzo in una società in cui quasi tutti credono in dio. Supponiamo che
nel romanzo di K. non si parli dell’esistenza di dio, anche se i suoi lettori
sono consapevoli che K. crede che dio non esista. Consideriamo ora
l’enunciato seguente:
(8)
I
I
Nelle Avventure di Huckleberry Finn, il famoso monologo di Amleto
dice: “essere o non essere, questo è il semplice pugnale . . . ”
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Nelle Avventure di Huckleberry Finn, il famoso
monologo di Amleto dice: “essere o non essere, questo
è il semplice pugnale . . . ”
Il caso dell’autore ateo
Le Analisi 1 e 2 affermano che i mondi rilevanti per determinare ciò che è vero
in una storia di finzione sono mondi in cui la storia è narrata come un fatto
conosciuto.
Come abbiamo visto, Lewis osserva che “ogni mondo in cui la storia è
raccontata come un fatto conosciuto invece che come finzione deve essere tra i
mondi in cui la trama della storia viene messa in atto. Altrimenti la sua
realizzazione non potrebbe né essere nota né essere raccontata con verità.”
Questo significa che tutti i mondi in cui Le avventure di Huckleberry Finn sono
narrate come un fatto conosciuto sono mondi in cui ciò che il narratore
racconta è vero.
Huck, il narratore, ci racconta che il monologo di Amleto dice “essere o non
essere, questo è il semplice pugnale . . . ” Quindi, in tutti i mondi in cui Le
avventure di Huckleberry Finn sono narrate come un fatto conosciuto, questo è
ciò che dice il monologo di Amleto. Ne segue che le Analisi 1 e 2 predicono
erroneamente che (7) è vero:
(7)
Se, nella storia, Huck si sbaglia a riportare il monologo di
Amleto, dobbiamo concludere che l’enunciato (7) è falso:
35
Nel romanzo di K., dio esiste.
Vero o falso? Intuitivamente, (8) è falso, in quanto non è intenzione di K.
dare per scontata l’esistenza di dio nel romanzo, né i suoi lettori ritengono
che egli li inviti a far finta che dio esiste.
Eppure, l’Analisi 2 predice che (8) è vero. Infatti, l’esistenza di dio non è
esplicitamente negata nel romanzo e i mondi di credenza collettiva della
società in cui il romanzo è stato prodotto sono mondi in cui dio esiste.
Dunque, dio esiste in tutti i mondi in cui il romanzo di K. è narrato come
un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di credenza collettiva
della società in cui il romanzo è stato prodotto. Dunque, (8) è vero
secondo l’Analisi 2.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
36
Il caso del narratore inesistente
I
Il problema
I
Considerate ora questo racconto breve (riportato da Currie
1990 e ispirato da B. Lycan):
(9)
Una lucertola si crogiolava al sole. Una brezza agitò i
petali di un fiore vicino. Un uccellino volò via. Peccato
che non ci fosse nessuno intorno a documentare
l’evento.
I
Nel racconto, si dice esplicitamente che non c’è nessuno a
raccontare la storia.
I
Quindi questa è un’opera di finzione impossibile nel senso di
Lewis: non esiste un mondo in cui la storia è narrata come un
fatto conosciuto.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
(9)
I
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Il caso del viaggiatore nel tempo
Una lucertola si crogiolava al sole. Una brezza agitò i
petali di un fiore vicino. Un uccellino volò via. Peccato
che non ci fosse nessuno intorno a documentare
l’evento.
Ma, se (9) è un’opera di finzione manifestamente impossibile,
qualsiasi cosa è vera nel racconto, incluso il fatto che la
lucertola ruba la ragazza a Topolino.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
38
Analisi del caso
Currie solleva questo problema per l’analisi di Lewis della verità in opere di
finzione che sono manifestamente impossibili:
Lewis ha detto che per storie che riguardano individui che
quadrano il cerchio e per “la peggior specie di storie incoerenti di
viaggi nel tempo” dovremmo accettare che la nozione di verità di
finzione non ha alcuna applicazione interessante (pagg. 274-75).
Ma non è facile accettare questo. Allo scopo di determinare se
un’opera di finzione è incoerente talvolta dobbiamo determinare
qual è la storia dell’opera di finzione. Anche se la storia è
selvaggiamente ed evidentemente incoerente -il personaggio
principale risulta essere il proprio padre e la propria madre- c’è
comunque una storia lı̀. L’incoerenza di questo tipo può essere
un difetto dal punto di vista letterario, ma non ci impedisce di
formulare i soliti tipi di giudizi su ciò che è vero nell’opera di
finzione. E due storie incoerenti possono essere assai diverse
rispetto a ciò che è vero in esse. L’analisi intuitiva di Lewis non è
fedele a questi giudizi intuitivi.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
Il racconto è un’opera di finzione in cui l’impossibilità è
manifesta nel senso in cui Lewis parla di opera di finzione
impossibile. Infatti, l’assenza del narratore gioca un ruolo
centrale nel racconto, non è semplicemente una svista
dell’autore:
39
I
In altre parole, Currie obietta che, anche nel caso di un’opera
di finzione manifestamente impossibile come una storia
incoerente di un viaggio nel tempo in cui l’eroe risulta essere il
proprio padre e la propria madre, ci sono cose vere e cose false
nell’opera.
I
E due storie di finzione incoerenti che raccontano dei viaggi
nel tempo possono raccontare eventi diversi, e dunque
generare verità di finzione diverse.
I
Questo tuttavia non è possibile secondo Lewis. Infatti,
abbiamo visto che la sua analisi delle opere di finzioni
impossibili predice che, se l’opera di finzione è manifestamente
incoerente, qualsiasi proposizione è vera nell’opera.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
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Il punto della situazione
I
Abbiamo presentato diversi problemi per le Analisi 1 e 2 di
Lewis.
I
Se vogliamo perseguire ulteriormente il progetto di Lewis,
dovremo cercare di modificare le analisi proposte in modo da
evitare questi problemi.
I
(Lo stesso Lewis dà alcune indicazioni al riguardo nel saggio
del 1978 e in “Postscripts to ‘Truth in fiction”’, del 1983).
I
Qui, lasceremo aperta la questione di come emendare l’analisi
di Lewis e presenteremo una teoria alternativa che rinuncia
all’idea di ricostruire la nozione di verità nelle opere di finzione
attraverso i mondi possibili: la teoria proposta da G. Currie.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis
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