L’agenda Problemi per Lewis In questa lezione, esamineremo alcuni problemi irrisolti per le analisi proposte da Lewis. Sandro Zucchi 2013-14 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 1 Problemi sollevati da Lewis S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 2 Il caso del drago Scrulch Lewis solleva la difficoltà seguente per le Analisi 1 e 2: I Supponete che io scriva una storia sul drago Scrulch, una bellissima principessa, e un prode cavaliere, e via dicendo. È un esempio perfettamente tipico del suo genere stilistico, eccetto che non dico mai che Scrulch vomita fiamme. Vomita fiamme comunque nella mia storia? Forse sı̀, dal momento che i draghi in questo tipo di storia vomitano fiamme. Ma il contenuto esplicito non lo fa vomitare fiamme. E neppure lo sfondo, dal momento che in realtà e secondo le nostre credenze non esistono animali che vomitano fiamme. (Potrebbe semplicemente essere analitico che non si è un drago senza vomitare fiamme. Ma supponete che non abbia mai chiamato Scrulch drago; gli ho semplicemente fornito tutti gli attributi standard dei draghi eccetto per il vomitare fiamme.) Per cominciare, vediamo un paio di problemi sollevati da Lewis stesso. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 3 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 4 Analisi del caso Predizione dell’Analisi 1 I I Il problema sollevato da Lewis può essere formulato cosı̀. Considerate l’enunciato (1): (1) I I (1) I Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme. L’enunciato (1) è vero secondo le nostre intuizioni. Infatti, benché nella fiaba non si dica mai esplicitamente di Scrulch che è un drago e vomita fiamme, Scrulch ha tutti gli attributi tipici dei draghi delle fiabe (è un rettile alato, ecc.) I Tuttavia, né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 predicono che (1) è vero. Perché? Vediamo. I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 5 Predizione dell’Analisi 2 I I I Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme. Dal momento che la capacità di Scrulch di vomitare fiamme è implicita nella fiaba, il fatto che la fiaba sia narrata come un fatto conosciuto non è sufficiente a garantire che Scrulch vomita fuoco in questi mondi. Ma neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale è sufficiente a garantire che Scrulch vomiti fuoco in questi mondi. Nel mondo reale non ci sono animali che vomitano fuoco, dunque un mondo che è come il mondo reale eccetto che contiene un individuo con gli attributi di Scrulch non è un mondo in cui Scrulch vomita fuoco. Ne segue che l’enunciato (1) non è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 6 La diagnosi di Lewis Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (1) è vero se Scrulch è in grado di vomitare fiamme in tutti i mondi in cui la fiaba è narrata come un fatto conosciuto che sono più simili ai nostri mondi di credenza collettiva: I (1) I Lewis osserva che la verità di (1) dipende da ciò che è vero dei draghi nelle altre fiabe: (1) Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme. Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi di credenza collettiva è sufficiente a garantire che Scrulch vomiti fuoco in questi mondi. Non è una credenza esplicita della nostra società che ci siano animali che vomitano fuoco, semmai è vero che abbiamo la credenza opposta. Dunque un mondo che è come i nostri mondi di credenza collettiva eccetto che contiene un individuo con gli attributi di Scrulch non è un mondo in cui Scrulch vomita fuoco. Ne segue che l’enunciato (1) non è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (1) è vero se e solo se Scrulch è in grado di vomitare fiamme in tutti i mondi in cui la fiaba è narrata come un fatto conosciuto che sono più simili al mondo reale: I I 7 Nella fiaba, Scrulch è capace di vomitare fiamme. Nella fiaba narrata da Lewis, Scrulch è in grado di vomitare fiamme perché è vero in altre fiabe di questo genere che gli animali con gli attributi di Scrulch sono in grado di vomitare fiamme. In questo senso, la verità di (1) è un’eredità interfinzionale (un’eredità che proviene da ciò che è vero in altre opere di finzione dello stesso genere). Il problema è che nelle Analisi 1 e 2 non si fa menzione del fatto che ciò che è vero in opere di finzione dello stesso genere possa contribuire a determinare quali sono i mondi di un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 8 Il caso del suonatore ambulante Analisi del caso Ecco un altro problema sollevato da Lewis per le Analisi 1 e 2: I Nell’Opera da tre soldi, i caratteri principali sono una cricca infida. Essi tradiscono continuamente l’un l’altro, per guadagno o per sfuggire al pericolo. C’è anche un cantore di strada. Compare, canta la ballata di Mackie Messer, e si fa gli affari suoi senza tradire nessuno. È anche lui un individuo infido? Il contenuto esplicito non lo rende tale. Le persone reali non sono cosı̀ tanto infide, e anche nella Germania di Weimar non era esplicitamente creduto che lo fossero, dunque neppure lo sfondo lo rende tale. Eppure ci sono delle ragioni abbastanza buone per dire che egli è infido: nell’Opera da tre soldi le persone sono cosı̀. Nei mondi dell’Opera da tre soldi, ogni individuo messo alla prova risulta infido, il cantore di strada è lı̀ con gli altri, dunque senza dubbio anche lui risulterebbe infido se lo vedessimo di più. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis (2) 9 Predizione dell’Analisi 1 I I I I Il testo dell’Opera da tre soldi di Brecht non dice esplicitamente che il suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido. Ma ci sono delle buone ragioni per credere che lo sia, perché ogni altro personaggio che viene messo alla prova nell’Opera da tre soldi si rivela infido. I Dunque, (2) è vero. Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 predicono che (2) è vero. I Vediamo perché. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è infido. 10 Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (2) è vero se e solo se il suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido in tutti i mondi in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di credenza collettiva della Germania di Weimar (la società in cui l’Opera da tre soldi, che è del 1928, è stata prodotta): (2) Dal momento che l’essere infido del suonatore ambulante è implicito nell’Opera da tre soldi, il suo essere narrata come un fatto conosciuto non è sufficiente a garantire che il suonatore ambulante sia infido in questi mondi. Ma neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale è sufficiente a garantire che il suonatore ambulante sia infido in questi mondi. Nel mondo reale, i suonatori ambulanti non sono necessariamente infidi, dunque un mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza la storia dell’Opera da tre soldi non è necessariamente un mondo in cui il suonatore ambulante è infido. Ne segue che (2) non è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è infido. Predizione dell’Analisi 2 Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (2) è vero se e solo se il suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido in tutti i mondi in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto che sono più simili al mondo reale: (2) Il problema sollevato da Lewis può essere descritto cosı̀. Considerate l’enunciato seguente: I 11 Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante è infido. Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui l’Opera da tre soldi è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai mondi di credenza collettiva della Germania di Weimar è sufficiente a garantire che il suonatore ambulante sia infido in questi mondi. Nella Germania di Weimar non era una credenza prevalente che i suonatori ambulanti fossero infidi, dunque un mondo che è come i mondi di credenza collettiva della Germania di Weimar eccetto che realizza la storia dell’Opera da tre soldi non è necessariamente un mondo in cui il suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido. Ne segue che (2) non è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 12 La diagnosi di Lewis I Il fatto che (2) sia vero dipende dal fatto che tutti i personaggi principali dell’Opera da tre soldi sono infidi: (2) I I Problemi sollevati da Walton Nell’Opera da tre soldi, il suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer è infido. I In questo senso, la natura infida del suonatore ambulante che canta la ballata di Mackie Messer nell’Opera da tre soldi è un’eredità intrafinzionale (un’eredità che dipende da altre cose che sono vere nella stessa opera di finzione). Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 affermano che le regolarità che si stabiliscono in un’opera di finzione (come il fatto che tutti i personaggi che vengono messi alla prova si rivelano infidi) possano contribuire a determinare quali sono i mondi di un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 13 Il caso della strega S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 14 Analisi del caso Ecco una prima difficoltà descritta da Walton: I Qualsiasi bambino può disegnare una strega. Di solito, basta disegnare una donna con un mantello nero, un cappello a cono, e un lungo naso. Un manico di scopa, un gatto nero, e una luna piena assicurano il risultato. Il fatto che nella finzione c’è una strega è implicato dal fatto che nella finzione c’è una donna con un mantello nero, un cappello a cono, e un lungo naso. Ma non è che, se ci fosse (nel mondo reale) una donna nasuta abbigliata con un mantello nero e un cappello a cono, anche se fosse in compagnia di un manico da scopa e di un gatto nero sotto la luna piena, ci sarebbe una strega. Né questo è comunemente creduto nella società del bambino . . . Eppure non c’è dubbio . . . Il disegno, senza possibilità di errore, rappresenta una strega. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Esaminiamo ora alcuni problemi sollevati da Walton (1990) per la teoria di Lewis. Possiamo formulare cosı̀ il problema descritto da Walton. Considerate l’enunciato (3): (3) I 15 Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una strega. Non c’è dubbio che (3) sia vero. Ma né l’Analisi 1 né l’Analisi 2 fanno questa predizione. Vediamo perché. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 16 Predizione dell’Analisi 1 I Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (3) è vero se e solo se la donna a cavallo della scopa è una strega in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui il disegno è ‘narrato’ come un fatto conosciuto: (3) I I Predizione dell’Analisi 2 I Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una strega. (3) Il fatto che la donna nel disegno sia una strega è solo implicito nel disegno, che raffigura semplicemente una donna a cavallo di una scopa che indossa un cappello a cono. Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale non è sufficiente a garantire che la donna a cavallo della scopa sia una strega in questi mondi. Infatti, nel mondo reale non ci sono streghe. Dunque, un mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza ciò che viene rappresentato nel disegno non è un mondo in cui la donna a cavallo della scopa è una strega. Ne segue che (3) non è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (3) è vero se e solo se la donna a cavallo della scopa è una strega in tutti i mondi più simili ai nostri mondi di credenza collettiva in cui il disegno è ‘narrato’ come un fatto conosciuto: I I 17 Il caso di Sebastiano Nel disegno, la donna a cavallo della scopa è una strega. Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi di credenza collettiva è sufficiente a garantire che la donna a cavallo della scopa sia una strega in questi mondi. Infatti, la credenza che esistano le streghe non è certo una credenza prevalente della nostra società (viviamo in tempi cinici). Dunque, un mondo che è come i nostri mondi di credenza collettiva eccetto che realizza ciò che viene rappresentato nel disegno non è un mondo in cui la donna a cavallo della scopa è una strega. Ne segue che (3) non è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 18 Un dipinto di Antonello Un altro problema sollevato da Walton è il seguente: San Sebastiano può essere identificato nell’iconografia medievale e rinascimentale dalle frecce che sporgono dal corpo. Ma migliaia di persone anonime sono morte in quel modo. Come possiamo assumere che la vittima raffigurata sia Sebastiano? Un’aureola, quando è presente, esclude alcuni candidati -il generale Custer, per esempio- e lo stesso vale per i dettagli che riguardano quello che indossa e l’ambiente circostante. Ma questi suggerimenti non sono affatto necessari. Il fatto che nella finzione qualcuno è trafitto dalle frecce è di per sè quasi sufficiente a stabilire senza ombra di dubbio che nella finzione la persona in questione è san Sebastiano. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 19 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 20 Analisi del caso Predizione dell’Analisi 1 I I L’enunciato seguente è vero secondo le nostre intuizioni: (4) I (4) Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano. I L’Analisi 1 e l’Analisi 2 predicono tuttavia erroneamente che (4) non è vero. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I 21 Predizione dell’Analisi 2 I I I Il fatto che l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano è implicito nel dipinto. Dunque, nei mondi in cui il dipinto è ‘narrato’ come un fatto conosciuto (in cui ciò che è rappresentato nel dipinto si realizza), l’uomo nel dipinto non è necessariamente San Sebastiano. Neppure il fatto di considerare, tra i mondi in cui il dipinto è ‘narrato’ come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale è sufficiente a garantire che l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano in questi mondi. Infatti, nel mondo reale, tante persone sono morte cosı̀. Ne segue che (4) non è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 22 Il Viscigadare è strisciato fuori dal mare, Tutti tranne me può afferrare. No, non mi puoi afferrare, vecchio Viscigadare, Tutti tranne me puoi aff– Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano. Il Viscigadare ha certamente afferrato il millantatore, e noi godiamo della sua caduta. Sappiamo che lo ha afferrato perché la millanteria si è fermata improvvisamente a metà parola. Ma che inferenza pazzamente affrettata! Il parlante potrebbe improvvisamente aver ricordato un appuntamento importante oppure versato il caffè o spiaccicato una zanzara o potrebbe aver avuto il singhiozzo; perfino una attacco di una tigre scappata dallo zoo sarebbe più probabile di un improvviso annullamento ad opera di un mostro marino chiamato Viscigadare. La spiegazione più probabile dell’interruzione, in un caso reale, sarebbe che il parlante sta recitando un poema che finisce a metà di una parola! (Walton 1990) Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai mondi di credenza collettiva della società rinascimentale veneziana non è sufficiente a garantire che l’uomo trafitto dalle frecce sia San Sebastiano in questi mondi. Infatti, nel Rinascimento, era noto che diverse persone erano state messe a morte in quel modo. Dunque, un mondo che è come i mondi di credenza collettiva della società rinascimentale veneziana eccetto che realizza ciò che viene rappresentato nel dipinto non è necessariamente un mondo in cui l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano. Ne segue che (4) non è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Nel dipinto di Antonello, l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano. Il caso del Viscigadare Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (4) è vero se e solo se l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano in tutti i mondi in cui il dipinto è ‘narrato’ come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di credenza collettiva della società rinascimentale veneziana: (4) Secondo l’Analisi 1, (4) è vero se e solo se l’uomo trafitto dalle frecce è San Sebastiano in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui il dipinto è ‘narrato’ come un fatto conosciuto: 23 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 24 Analisi del caso Predizione dell’Analisi 1 I I Il problema sollevato dalla poesia del Viscigadare menzionata da Walton è il seguente. I L’enunciato (5) è vero secondo le nostre intuizioni: (5) I (5) I Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante. I Ma l’Analisi 1 e l’Analisi 2 non rendono conto di questa intuizione. Infatti, esse predicono che (5) non è vero. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I 25 Predizione dell’Analisi 2 I I I Il fatto che il Viscigadare afferri il parlante non viene detto esplicitamente nella poesia, è implicitamente suggerito dal fatto che il parlante non finisce la frase. Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la poesia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini al mondo reale non è sufficiente a garantire che il Viscigadare afferri il parlante in questi mondi. Infatti, per come vanno le cose nel mondo reale, sarebbe altrettanto probabile che il parlante non finisca la frase per qualche altra ragione. Dunque, un mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza ciò che viene narrato nella poesia non è necessariamente un mondo in cui il Viscigadare afferra il parlante. Ne segue che (5) non è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I Nella Traviata, Violetta Valéry canta: Cessarono gli spasmi del dolore; in me rinasce, m’agita insolito vigor. . . Ah! ma io ritorno a viver! oh gioia! I E muore. Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante. Il fatto di considerare, tra i mondi in cui la poesia è narrata come un fatto conosciuto, quelli più vicini ai nostri mondi di credenza collettiva non è sufficiente a garantire che il Viscigadare afferri il parlante in questi mondi. Infatti, per come vanno le cose secondo le nostre credenze, sarebbe altrettanto probabile che il parlante non finisca la frase per qualche altra ragione. Dunque, un mondo che è come i nostri mondi di credenza collettiva eccetto che realizza ciò che viene narrato nella poesia non è necessariamente un mondo in cui il Viscigadare afferra il parlante. Ne segue che (5) non è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Nella poesia, il Viscigadare afferra il parlante. 26 Oh cielo! . . . Muor! Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (5) è vero se e solo se il Viscigadare afferra il parlante in tutti i mondi più simili ai nostri mondi di credenza collettiva in cui la poesia è narrata come un fatto conosciuto: (5) Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (5) è vero se e solo se il Viscigadare afferra il parlante in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui la poesia è narrata come un fatto conosciuto: 27 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 28 Il caso di Violetta Predizione dell’Analisi 1 I I Violetta nell’opera muore cantando. Questo è normale nel melodramma. Osservando Violetta morire cosı̀ non concludiamo certo che (6) sia vero: (6) (6) I Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro. I Chi arrivasse a questa conclusione fraintenderebbe totalmente quello che Verdi vuole raccontarci nella Traviata. I Eppure questa è proprio la predizione che le Analisi 1 e 2 fanno: secondo queste Analisi dovremmo concludere che (6) è vero. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I 29 Predizione dell’Analisi 2 I I I mondi più vicini al mondo reale in cui gli eventi narrati nella Traviata si realizzano sono certamente mondi in cui Violetta muore in modo bizzarro. Infatti, per come vanno le cose nel mondo reale, è un evento assolutamente bizzarro che qualcuno in punto di morte canti come Violetta. Dunque, un mondo che è come il mondo reale eccetto che realizza ciò che viene narrato nella Traviata è un mondo in cui Violetta muore in modo bizzarro. Ne segue che (6) è vero secondo l’Analisi 1. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 30 Per finire, esaminiamo quattro problemi ulteriori: Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro. Dal punto di vista di ciò che si credeva alla fine dell’Ottocento in Italia, è un evento assolutamente bizzarro che qualcuno in punto di morte canti come Violetta. Dunque, un mondo che è come i mondi di credenza collettiva della società italiana alla fine dell’Ottocento eccetto che realizza ciò che viene narrato nella Traviata è un mondo in cui Violetta muore in modo bizzarro. Ne segue che (6) è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Nella Traviata, Violetta muore in modo bizzarro. Problemi ulteriori Secondo l’Analisi 2, l’enunciato (6) è vero se e solo se Violetta muore in modo bizzarro in tutti i mondi in cui La Traviata è narrata come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di credenza collettiva della società italiana della fine del diciannovesimo secolo: (6) Secondo l’Analisi 1, l’enunciato (6) è vero se e solo se Violetta muore in modo bizzarro in tutti i mondi più simili al mondo reale in cui La Traviata è narrata come un fatto conosciuto: 31 I il caso del narratore inaffidabile (Byrne 1993) I il caso dell’autore ateo (Bonomi e Zucchi 2003) I il caso del narratore inesistente (Currie 1990) I il caso del viaggiatore nel tempo (Currie 1990) S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 32 Il caso del narratore inaffidabile I I I I Analisi del caso Nelle Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, il protagonista, Huck Finn, ci racconta in prima persona le avventure che gli capitano mentre naviga su una zattera lungo il Mississippi. Ad un certo punto, Huck racconta che il famoso monologo di Amleto fa cosı̀: “ . . . Essere o non essere; questo è il semplice pugnale che fa di una cosı̀ lunga vita una calamità. . . ” I (7) Il monologo di Amleto dice invece: “Essere o non essere. Questo è il problema. Se sia meglio per l’anima soffrire. . . ” I Anche se non viene detto esplicitamente, è chiaro che nelle Avventure di Huckleberry Finn il monologo di Amleto non diverso da com’è nella realtà. Nella storia, Huck è andato a scuola solo per pochi mesi in vita sua, sa a malapena leggere e scrivere. Quindi, nel romanzo, si sta semplicemente sbagliando a riportare il monologo. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 33 Predizione delle Analisi 1 e 2 I I I I Eppure sia l’Analisi 1 che l’Analisi 2 predicono che (7) è vero. Vediamo perché. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis I 34 Immaginiamo il caso di K., un autore notoriamente ateo che scrive un romanzo in una società in cui quasi tutti credono in dio. Supponiamo che nel romanzo di K. non si parli dell’esistenza di dio, anche se i suoi lettori sono consapevoli che K. crede che dio non esista. Consideriamo ora l’enunciato seguente: (8) I I Nelle Avventure di Huckleberry Finn, il famoso monologo di Amleto dice: “essere o non essere, questo è il semplice pugnale . . . ” S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Nelle Avventure di Huckleberry Finn, il famoso monologo di Amleto dice: “essere o non essere, questo è il semplice pugnale . . . ” Il caso dell’autore ateo Le Analisi 1 e 2 affermano che i mondi rilevanti per determinare ciò che è vero in una storia di finzione sono mondi in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto. Come abbiamo visto, Lewis osserva che “ogni mondo in cui la storia è raccontata come un fatto conosciuto invece che come finzione deve essere tra i mondi in cui la trama della storia viene messa in atto. Altrimenti la sua realizzazione non potrebbe né essere nota né essere raccontata con verità.” Questo significa che tutti i mondi in cui Le avventure di Huckleberry Finn sono narrate come un fatto conosciuto sono mondi in cui ciò che il narratore racconta è vero. Huck, il narratore, ci racconta che il monologo di Amleto dice “essere o non essere, questo è il semplice pugnale . . . ” Quindi, in tutti i mondi in cui Le avventure di Huckleberry Finn sono narrate come un fatto conosciuto, questo è ciò che dice il monologo di Amleto. Ne segue che le Analisi 1 e 2 predicono erroneamente che (7) è vero: (7) Se, nella storia, Huck si sbaglia a riportare il monologo di Amleto, dobbiamo concludere che l’enunciato (7) è falso: 35 Nel romanzo di K., dio esiste. Vero o falso? Intuitivamente, (8) è falso, in quanto non è intenzione di K. dare per scontata l’esistenza di dio nel romanzo, né i suoi lettori ritengono che egli li inviti a far finta che dio esiste. Eppure, l’Analisi 2 predice che (8) è vero. Infatti, l’esistenza di dio non è esplicitamente negata nel romanzo e i mondi di credenza collettiva della società in cui il romanzo è stato prodotto sono mondi in cui dio esiste. Dunque, dio esiste in tutti i mondi in cui il romanzo di K. è narrato come un fatto conosciuto che sono più simili ai mondi di credenza collettiva della società in cui il romanzo è stato prodotto. Dunque, (8) è vero secondo l’Analisi 2. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 36 Il caso del narratore inesistente I Il problema I Considerate ora questo racconto breve (riportato da Currie 1990 e ispirato da B. Lycan): (9) Una lucertola si crogiolava al sole. Una brezza agitò i petali di un fiore vicino. Un uccellino volò via. Peccato che non ci fosse nessuno intorno a documentare l’evento. I Nel racconto, si dice esplicitamente che non c’è nessuno a raccontare la storia. I Quindi questa è un’opera di finzione impossibile nel senso di Lewis: non esiste un mondo in cui la storia è narrata come un fatto conosciuto. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis (9) I 37 Il caso del viaggiatore nel tempo Una lucertola si crogiolava al sole. Una brezza agitò i petali di un fiore vicino. Un uccellino volò via. Peccato che non ci fosse nessuno intorno a documentare l’evento. Ma, se (9) è un’opera di finzione manifestamente impossibile, qualsiasi cosa è vera nel racconto, incluso il fatto che la lucertola ruba la ragazza a Topolino. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 38 Analisi del caso Currie solleva questo problema per l’analisi di Lewis della verità in opere di finzione che sono manifestamente impossibili: Lewis ha detto che per storie che riguardano individui che quadrano il cerchio e per “la peggior specie di storie incoerenti di viaggi nel tempo” dovremmo accettare che la nozione di verità di finzione non ha alcuna applicazione interessante (pagg. 274-75). Ma non è facile accettare questo. Allo scopo di determinare se un’opera di finzione è incoerente talvolta dobbiamo determinare qual è la storia dell’opera di finzione. Anche se la storia è selvaggiamente ed evidentemente incoerente -il personaggio principale risulta essere il proprio padre e la propria madre- c’è comunque una storia lı̀. L’incoerenza di questo tipo può essere un difetto dal punto di vista letterario, ma non ci impedisce di formulare i soliti tipi di giudizi su ciò che è vero nell’opera di finzione. E due storie incoerenti possono essere assai diverse rispetto a ciò che è vero in esse. L’analisi intuitiva di Lewis non è fedele a questi giudizi intuitivi. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis Il racconto è un’opera di finzione in cui l’impossibilità è manifesta nel senso in cui Lewis parla di opera di finzione impossibile. Infatti, l’assenza del narratore gioca un ruolo centrale nel racconto, non è semplicemente una svista dell’autore: 39 I In altre parole, Currie obietta che, anche nel caso di un’opera di finzione manifestamente impossibile come una storia incoerente di un viaggio nel tempo in cui l’eroe risulta essere il proprio padre e la propria madre, ci sono cose vere e cose false nell’opera. I E due storie di finzione incoerenti che raccontano dei viaggi nel tempo possono raccontare eventi diversi, e dunque generare verità di finzione diverse. I Questo tuttavia non è possibile secondo Lewis. Infatti, abbiamo visto che la sua analisi delle opere di finzioni impossibili predice che, se l’opera di finzione è manifestamente incoerente, qualsiasi proposizione è vera nell’opera. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 40 Il punto della situazione I Abbiamo presentato diversi problemi per le Analisi 1 e 2 di Lewis. I Se vogliamo perseguire ulteriormente il progetto di Lewis, dovremo cercare di modificare le analisi proposte in modo da evitare questi problemi. I (Lo stesso Lewis dà alcune indicazioni al riguardo nel saggio del 1978 e in “Postscripts to ‘Truth in fiction”’, del 1983). I Qui, lasceremo aperta la questione di come emendare l’analisi di Lewis e presenteremo una teoria alternativa che rinuncia all’idea di ricostruire la nozione di verità nelle opere di finzione attraverso i mondi possibili: la teoria proposta da G. Currie. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Problemi per Lewis 41