Chiesa di San Martino
Fermo, Via Giacomo Leopardi
Periodo storico: XVII- XVIII secolo
Temi da approfondire in classe prima o dopo la visita: stile barocco, Vignola e il
manierismo, la figura di Ignazio di Loyola e l’ordine dei Gesuiti
La chiesa di San Martino, per copia e preziosità di
marmi, è una delle più ricche della città di Fermo.
Fu edificata nel 1649 dai Padri della Compagnia di
Gesù, ordine cattolico di chierici mendicanti
fondato nel 1540 da Sant’Ignazio di Loyola,
utilizzando spazi e strutture della precedente
chiesa di S. Salvatore che fu priorato farfense.
L’annesso collegio fu costruito nel 1750.
Esempio di architettura seicentesca, per cui il
valore architettonico della struttura è subordinato
a un ricercato effetto scenografico, presenta una
facciata incompleta di gusto barocco.
L’interno della chiesa è ispirato al modello della chiesa-aula del Vignola per la Compagnia di Gesù
a Roma ed è a croce latina inscritta con abside e cappelle laterali.
La prima cappella di sinistra ospita un dipinto raffigurante S. Stanislao Koska di mano di Gaetano
Sottini datato 1785. La Vergine Maria è rappresentata nell’atto di porgere il Bambino al santo
novizio.
Nella seconda cappella abbiamo La presentazione di Maria Bambina al Tempio, opera di Lucatelli
(sec. XVIII). Ai piedi del dipinto S. Anna compare a mani giunte mentre un cesto di colombe
rappresenta il simbolo virginale di Maria SS.ma.
Sul lato sinistro del transetto vi è una raffigurazione di Sant’Ignazio di Lojola attribuito ad
Alessandro Ricci, l’ultimo dei pittori della famiglia ed il più artisticamente dotato.
Sull’altare maggiore possiamo osservare la Circoncisione di Giovanni Peruzzini (1629-1694). La
scena si svolge in un tempio invaso da un gruppo di angeli. In origine la tela era di più modeste
dimensioni ma venne nell’800 adattata come è attualmente.
Nel transetto di destra si può ammirare l’Apparizione di Sant’Ignazio di mano di Domenico
Guiducci (sec. XVII). Il santo compare sopra nuvole e schiere di angeli mentre compie un miracolo.
Il dipinto raffigurante S. Luigi Gonzaga di Alessandro Ricci è posto nell’omonima cappella. In alto
una schiera di angeli volteggianti fra nubi portano una corona di rose. Il santo in ginocchio
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contempla il Crocefisso che tiene tra le mani mentre, sul lato sinistro un angelo nudo ha in mano
un giglio simbolo di purezza.
La chiesa dopo l’unità d’Italia passò al demanio. Sconsacrata nel 1994, attualmente è utilizzata
come auditorium.
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