Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 22/10/2014
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INDICE
IN PRIMO PIANO
22/10/2014 QN - Il Resto del Carlino - Macerata
FARMACIE COMUNALI DIOMEDI NUOVO COORDINATORE REGIONALE
8
SANITÀ NAZIONALE
22/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
LA PILLOLA CHE FA MALE AI CONTI
10
22/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La corsa dei prezzi per i farmaci Troppo cari per il sistema sanitario
12
22/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"Noi, in pole position per sconfiggere Ebola" Nel laboratorio gioiello che insegue il
vaccino
14
22/10/2014 La Stampa - Nazionale
Ebola, prova generale dell'apocalisse che verrà
16
22/10/2014 La Stampa - Nazionale
"La sfida del vaccino italiano"
18
22/10/2014 La Stampa - Nazionale
La neuromodulazione si fa su misura «Così si combattono meglio i danni dell'ictus»
19
22/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
«Nuova influenza l'ora del vaccino»
20
22/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Bambini, occhio al fischietto
22
22/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Paralizzato cammina dopo l'impianto di cellule olfattive
24
22/10/2014 Il Giornale - Nazionale
Se Gates contro Ebola fa più di Pechino
25
22/10/2014 Il Giornale - Nazionale
Torna a camminare grazie alle cellule del naso
27
22/10/2014 Il Fatto Quotidiano
La rete dei rapporti di Mr. Medicina tra politica e polizia
28
22/10/2014 Il Fatto Quotidiano
Il chirurgo? È il venditore di pacemaker
29
22/10/2014 Avvenire - Nazionale
Forte la sinergia con l'Università Cattolica per lo sviluppo di nuovi farmaci biologici
30
22/10/2014 Avvenire - Nazionale
«Nel 2020 potremmo conoscere il "difetto" di ottomila malattie rare»
31
22/10/2014 Avvenire - Nazionale
«Scienza e carità servono l'uomo»
33
22/10/2014 Avvenire - Nazionale
Il direttore del Fatebenefratelli a Lunsar: «Paese devastato, serviva prevenzione»
34
22/10/2014 Il Mattino - Nazionale
La vendetta di Lady Maria: ha smascherato l'ex marito
35
22/10/2014 Il Mattino - Nazionale
Il re delle farmacie garantiva l'accesso ai test della Federico II
36
22/10/2014 Il Mattino - Nazionale
«Rapporti con Matachione? Mai, è stato mio avversario!»
37
22/10/2014 Il Mattino - Nazionale
Choc a Farmacia, è il day after la Facoltà travolta dallo scandalo
38
22/10/2014 Libero - Nazionale
Guarito dall'Ebola torna in Africa ad aiutare gli infetti
40
21/10/2014 Panorama della Sanita
Allattamento al seno: l'Unicef all'Angelo, e l'Ospedale firma un nuovo protocollo
41
21/10/2014 Panorama della Sanita
«Serve confronto con il Governo»
42
21/10/2014 Panorama della Sanita
In Europa cresce il numero delle sperimentazioni, ma i farmaci approvati sono
ancora pochi
45
21/10/2014 Panorama della Sanita
Nasce il Registro tumori Campania per ottimizzare cura e prevenzione
47
21/10/2014 Panorama della Sanita
Caso Stamina: cronaca di una decisione annunciata
49
VITA IN FARMACIA
22/10/2014 Corriere della Sera - Milano
Sanità, ticket più cari e tagli
52
22/10/2014 Corriere della Sera - Milano
qualche idea per cambiare
54
22/10/2014 Corriere della Sera - Roma
Zingaretti: un miliardo di risparmi
55
22/10/2014 Corriere della Sera - Roma
Zingaretti: «Basta pagare per le inefficienze degli altri»
57
22/10/2014 La Repubblica - Bari
Legge di stabilità shock "Tagli per 360 milioni servizi sociali a rischio"
58
22/10/2014 La Repubblica - Bari
Ospedali insicuri e poco utilizzati l'Agenas ne boccia uno su quattro
60
22/10/2014 La Repubblica - Bologna
Sant'Orsola hi-tech ecco il nuovo polo da 70 milioni di euro inaugurerà a giugno
61
22/10/2014 La Repubblica - Firenze
Il governatore ha fretta: 3 Asl entro fine anno
62
22/10/2014 La Repubblica - Roma
Laboratori e analisi al Bambino Gesù nasce il polo hi-tec per la ricerca
64
22/10/2014 La Repubblica - Torino
Pronto soccorso, subito visite per tutti
65
22/10/2014 La Repubblica - Napoli
Svelato lo scandalo dei test di Farmacia anticipati agli amici
66
22/10/2014 La Repubblica - Napoli
"Saprò i quesiti due giorni prima"
67
22/10/2014 La Repubblica - Napoli
Farmacia, ombre sul test di ammissione
68
22/10/2014 La Stampa - Torino
Torino capitale della cardiologia
69
22/10/2014 La Stampa - Savona
Il centro commerciale sarà aperto a inizio 2015
70
22/10/2014 Il Messaggero - Umbria
Farmaci e comunali passa l'unico
71
22/10/2014 Il Messaggero - Ancona
Ruba ricetta per l'oppioide Due incastrati al Maestrale
72
22/10/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Sant'Orsola: ecco il nuovo polo per cuore e polmoni
73
22/10/2014 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Rubate ricette per farmaci oppiacei
74
22/10/2014 Il Gazzettino - Belluno
Ostetricia "insicura": pochi parti
75
22/10/2014 Il Gazzettino - Padova
Cosmetici "gratis" in farmacia, denunciata
76
22/10/2014 Il Gazzettino - Udine
Il farmacista si distrae e lei gli ruba il cellulare, denunciata
77
22/10/2014 QN - Il Giorno - Milano
Ebola, le ambulanze si preparanoSolo i professionisti sui casi sospetti
78
22/10/2014 QN - Il Giorno - Milano
Per i viaggiatori a rischioquarantena volontariasotto controllo dell'Asl
79
22/10/2014 Il Secolo XIX - La Spezia
Vaccino scaduto ad un cane Veterinario spezzino nei guai
80
22/10/2014 QN - La Nazione - Firenze
Superticket, ecco chi rischia di pagareLa Toscana scommette su 40 milioni
81
22/10/2014 QN - La Nazione - Empoli
Infermiere ruba ricette mediche all'ospedale
82
22/10/2014 QN - La Nazione - La Spezia
Sequestrate decine di medicinali scaduti
83
22/10/2014 QN - La Nazione - La Spezia
«Mio padre rischia di morire, paralizzato e senza
84
PROFESSIONI
22/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Farmaci da banco superstar
86
22/10/2014 Il Mattino - Nazionale
Farmaci da banco superstar
87
20/10/2014 Mi-Tomorrow
L'in uenza 2015 parla americano
88
21/10/2014 Panorama della Sanita
Fibrillazione Atriale: gli anticoagulanti orali tra presente e futuro
89
PERSONAGGI
21/10/2014 IlFarmacistaOnline.it 10:00
Fibrillazione atriale. Il Ddl presentato da D'Ambrosio Lettieri (FI). Obiettivo: favorire
percorsi ottimali e facilitare accesso ai farmaci
92
21/10/2014 IlFarmacistaOnline.it 09:30
Programma esiti. D'Ambrosio Lettieri (FI): "Cittadini del Sud non possono essere di
serie B. Problema è di governance"
93
21/10/2014 WallStreetItalia 17:20
L.stabilità: Mandelli (Fi), impensabile aumento retroattivo tasse
94
21/10/2014 WallStreetItalia 19:41
L.stabilità: Gelmini, su fondi e casse previdenziali tasse boomerang
95
21/10/2014 WallStreetItalia 17:16
Mandelli(FI): impensabile aumento retroattivo tasse fondi pensione
96
IN PRIMO PIANO
1 articolo
22/10/2014
QN - Il Resto del Carlino - Macerata
Pag. 4
(diffusione:165207, tiratura:206221)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
FARMACIE COMUNALI DIOMEDI NUOVO COORDINATORE REGIONALE
LUCIANO DIOMEDI, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Macerata, è stato nominato coordinatore
regionale tecnico Confservizi-Assofarm, l'associazione che riunisce la farmacie comunali delle Marche per il
prossimo triennio.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 22/10/2014
8
SANITÀ NAZIONALE
27 articoli
22/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Luigi Ripamonti
Per essere approvati a livello europeo, i farmaci non devono essere di qualità superiore a quelli in
commercio: basta che non siano inferiori. Ottenuto il via libera, le case farmaceutiche avviano trattative con i
servizi sanitari nazionali. Partendo dai Paesi dove possono «spuntare» un prezzo alto: sarà quello a fare da
riferimento anche per Stati, come l'Italia, che rimborsano totalmente i medicinali importanti. a pagina 19
I farmaci, per essere approvati a livello europeo, non hanno bisogno di dimostrarsi superiori agli altri: basta
che non siano inferiori. Ma come si arriva a determinare il prezzo di una medicina? La distribuzione di un
farmaco nei Paesi dell'Ue viene autorizzata dall'Ema (European medicine agency). Allo scopo, il produttore
deve presentare un dossier con tutti gli studi necessari (sperimentazioni di fase I, II, e III, quelle su un largo
numero di pazienti). In base a questi dati, l'Ema valuta sicurezza, efficacia e qualità della molecola. E in
questa fase, come premesso, non vengono richiesti studi «di superiorità» rispetto ad altri principi attivi in
commercio per la stessa indicazione: basta che «non siano inferiori».
Se approvato, il farmaco può essere prescritto e acquistato nella Ue al prezzo deciso dall'azienda ma non
viene ancora rimborsato da Servizi sanitari nazionali o assicurazioni. Per questo è necessaria una trattativa a
livello nazionale con le agenzie regolatorie dei singoli Paesi (per l'Italia l'Aifa).
L'azienda, in genere, indica alle proprie filiali nazionali un prezzo-obiettivo per ogni Paese, che può variare da
caso a caso, perché tiene conto di molte variabili, come potenziale numero di pazienti, capacità di spesa e
tipo di rimborso dei singoli Paesi (a carico dello Stato, assicurativo o misto).
Una volta avviata la trattativa, l'ente regolatorio, di solito, procedere in due modi: se ritiene che il nuovo
farmaco non dia benefici aggiuntivi rispetto ad altri già in commercio proporrà all'azienda il prezzo più basso
fra quelli della stessa classe. Se invece giudica che il farmaco porti benefici aggiuntivi tende a prendere come
riferimento il prezzo più basso già ottenuto dall'azienda in altri Paesi europei. Per questo le case
farmaceutiche di solito (non sempre) negoziano prima il rimborso in Paesi in cui c'è maggiore probabilità che
il farmaco «spunti» un prezzo alto (per esempio la Germania).
«In questo giocano un ruolo molto importante i diversi modelli di rimborso» precisa Luca Pani, direttore dell'
Aifa. «In Germania può accadere , per esempio, che un farmaco sia tenuto in fascia A (a carico dello Stato)
per un anno. Poi, se alla cura risponde solo una percentuale bassa di pazienti, viene passato in fascia C (a
carico del paziente). Così i malati che avevano un beneficio devono pagare interamente il farmaco, anche se
è un salvavita».
«Poi è decisiva, ovviamente, la diversa compartecipazione dei sistemi privati e assicurativi», prosegue Pani.
«Da noi i farmaci arrivano più tardi perché la trattativa è più lunga e delicata perché siamo rimasti l'unico
Paese con un sistema solidaristico universale, in cui i farmaci importanti sono totalmente gratuiti per i
cittadini».
Ma come possiamo essere sicuri che il farmaco in condizioni reali funzionerà davvero? E che alla fine si sia
davvero fatto bene a rimborsarlo?
«Il Sofosbuvir, di cui si parla ora, può essere un esempio per un'utile riflessione», interviene Silvio Garattini.
«Secondo i produttori ottiene la scomparsa del virus nell'80-95% dei casi. Ma i risultati non riguardano tutto il
possibile universo dei portatori del virus. La presenza del virus è stata effettuata, poi, misurando il suo Rna
nel siero, ma il metodo ha un limite di quantificazione di 25 Ui (Unità internazionali) e quindi non certifica una
sterilizzazione. Il farmaco è certamente attivo, ma solo sul lungo termine si potrà dire se si tratti davvero di
completa estirpazione, e in che misura ridurrà davvero il numero di cirrosi e tumori causati dall'epatite C. Fra
10 anni però lo sapremo, e allora perché non pagare sulla base dei risultati, con un sistema di
rateizzazione?».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
10
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LA PILLOLA CHE FA MALE AI CONTI
22/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
11
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«L'Aifa proprio per questo valuta la effectiveness nelle reali condizioni d'uso, cioè della sua performance
effettiva in condizioni reali, che è diversa dall' efficacy , che è l'efficacia dimostrata nei programmi di ricerca
sperimentale» precisa Pani. «A questo scopo sono stati realizzati i Registri di monitoraggio. Questi sistemi
considerano il valore della terapia non solo da un punto di vista clinico ma anche economico, il cosiddetto
"value for money", che consiste in un processo di valutazione dei risultati, espressi in termini di salute
aggiuntiva prodotta, valutando anche la riduzione di altre voci di costo sanitario».
«Infine - chiude Pani - in fase di negoziazione, a seguito di specifica valutazione dell'incertezza (definita in
termini di sicurezza, efficacia e impatto economico) eventualmente ascrivibile al farmaco, l'Aifa utilizza
strumenti specifici di condivisione del rischio con l'azienda produttrice che consentono al Ssn di mitigare
l'effetto di tale incertezza, attraverso meccanismi di pay per performance , fino ad annullarla completamente
nel caso del payment by results ovvero del pay only for responder s».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I costi per i cittadini e il Sistema sanitario in Italia Fonte: Rapporto Osmed luglio 2014 (su dati 2013) Corriere
della Sera COSÌ SI LIMITA IL RISCHIO DI SPESA LA SPESA FARMACEUTICA TERRITORIALE
Condivisione dei costi Sconto fisso sul prezzo per i primi cicli di trattamento per tutti i pazienti entrati in terapia
(indipendentemente dagli esiti) Condivisione del rischio Sconto fisso (spesso 50%) sul prezzo per i primi cicli
di trattamento, ma solo sui casi di insuccesso (documentati) Pagamento a seconda dei risultati Rimborso
(spesso 100%) del costo sostenuto per i pazienti che non rispondono al farmaco (in base a risultati
documentati) 1 2 3 L'incidenza della spesa farmaceutica sul Prodotto interno lordo nazionale 26,1 miliardi di
euro La spesa farmaceutica complessiva nel 2013 (pubblica e privata) Comprende i farmaci venduti in
farmacia e quelli distribuiti direttamente dalle Asl (In milioni di euro) +2,3% L'aumento della spesa
farmaceutica complessiva nel 2013 rispetto al 2012 6.406 milioni di euro La spesa farmaceutica a carico del
cittadino (composta soprattutto di farmaci in classe C con obbligo di ricetta medica) La quota di spesa
farmaceutica rimborsata dal Servizio sanitario nazionale 1,7% 75,4% 14.000 12.000 10.000 8.000 6.000
4.000 2.000 0 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2002 2000 2004 2006 2008 2010 2012 2013 Spesa
pubblica Spesa privata
Obiettivi Per raggiungere i suoi obiettivi economici l'azienda può cercare di posizionare il farmaco in base a
una «profilazione» del mercato Per esempio può puntare a ottenere l'indicazione del suo farmaco per tutti i
pazienti, garantendosi un ampio bacino di utenza, a prezzo basso,
o puntare a un numero inferiore di malati (magari
in base
alla gravità) chiedendo un prezzo più alto
22/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La corsa dei prezzi per i farmaci Troppo cari per il sistema sanitario
L. Rip.
Troppo cari per il sistema sanitario: viaggio attraverso le alchimie che determinano i prezzi delle medicine. Un
farmaco per l'epatite che costa 40 mila euro all'anno per paziente, uno per il melanoma che ne costa 80 mila.
Inchiesta del Corriere sul mercato farmaceutico e sul meccanismo dei rimborsi. È nato un cartello per un
rialzo indiscriminato? E qual è il futuro del nostro sistema sanitario? alle pagine 18 e 19
Un farmaco per l'epatite che costa 40 mila euro all'anno per ogni paziente, uno per il melanoma che ne costa
80 mila. E i prezzi cambiano radicalmente da Paese a Paese. Che cosa succede nel mercato dei farmaci?
È nato un cartello per un rialzo indiscriminato? Che ne sarà di un Sistema sanitario come il nostro?
Bancarotta inevitabile e medicine solo per i ricchi? Andiamo con ordine.
Il caso che ha fatto più scalpore è quello del Sofosbuvir, farmaco per l'epatite C dell'americana Gilead.
L'azienda ha trovato un accordo con Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che prevede per ora la distribuzione
a carico del Ssn (Servizio sanitario nazionale) solo a una parte dei portatori del virus dell'epatite C (Hcv),
selezionati, sostanzialmente, in base a criteri di gravità. Il prezzo che lo Stato corrisponderà a Gilead non è
noto, anche perché dipenderà da valutazioni durante e dopo la cura (efficacia e altro). Il clamore destato dal
caso è dovuto al fatto che in Italia ci sono circa 1,5 milioni di persone portatrici del virus Hcv, e se il Servizio
sanitario volesse garantire la cura a tutti brucerebbe metà del proprio budget.
In realtà, però, già da anni il prezzo dei farmaci è salito moltissimo: diverse recenti molecole contro i tumori
costano anche più del Sofosbuvir ma hanno destato meno attenzione perché il loro «bacino d'utenza» è
inferiore e perché per diverse di esse ci sono test capaci di predire a chi serviranno davvero. Due elementi
che ne riducono, almeno in parte, il peso sui conti pubblici.
In ogni caso la crescita dei prezzi, in prospettiva, mette a rischio la tenuta del nostro modello di assistenza
sanitaria. «Anche perché nei prossimi anni arriveranno molti principi attivi ad alto costo» precisa Luca Pani,
direttore dell'Aifa, «soprattutto contro tumori, malattie infettive, sclerosi multipla, Alzheimer, e pre Alzheimer».
Ma che cosa giustifica questa impennata dei costi? Il prezzo di un farmaco viene deciso dall'azienda che ne
detiene il brevetto che, alle spese sostenute per ricerca e sviluppo, aggiunge il proprio margine di profitto. Il
modo in cui viene stabilito tale margine è molto difficile da appurare. «Quasi impossibile, un vero segreto»
chiosa Silvio Garattini, direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri di Milano. Dunque prezzi alti per
voracità crescente di amministratori delegati che rispondono ad azionisti sempre più esigenti e impersonali ?
«I prezzi aumentano perché qualche anno fa bastavano alcune centinaia di milioni di euro per sviluppare un
farmaco, mentre ora servono 1-1,5 miliardi - replica Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria -. E
solo una molecola su 10 mila arriva sul mercato. Se la ricerca non fosse remunerata non la farebbe
nessuno».
Ma quando hanno cominciato a cambiare le cose? «Il cambio di marcia è arrivato con i farmaci per l'Aids»
precisa Filippo de Braud, direttore del dipartimento di oncologia sperimentale all'Istituto dei tumori di Milano e
consulente Aifa dal 2000 al 2012. «Potenti gruppi di pazienti hanno fatto pressione a livello sociale, e chi ha
trovato le soluzioni ha potuto venderle bene. Il resto è venuto dopo. Le aziende farmaceutiche non sono
diverse dalle altre. Se le condizioni sono favorevoli non ci si può aspettare che non ne traggano beneficio».
La percezione, però, è che il mercato sia diverso da quello di altri beni. «Le aziende farmaceutiche hanno il
vantaggio di non doversi "creare" i clienti, perché sono garantiti da bisogni già esistenti» puntualizza Garattini.
«E quando provano a creare il bisogno, cioè cercano di "medicalizzare" la nostra vita, creano grossi
problemi».
Nel caso dell'epatite C il bisogno non è stato necessario crearlo, però siamo di fronte a un apparente
paradosso: chi ha la soluzione la vuole vendere a un prezzo così alto da renderne quasi impossibile
l'acquisto.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'I NCHIESTA
22/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Infatti le aziende si guardano bene dal fare gli stessi prezzi ovunque. Il Sofosbuvir costa 40 mila euro a ciclo
in Gran Bretagna e 674 euro in Egitto (60 volte meno, ndr )», continua Garattini. «Negli Usa il prezzo
proposto da Pharmasset, l'azienda detentrice del brevetto poi acquisito da Gilead, era di 34 mila dollari»
aggiunge Pani. «Gilead lo ha portato a 54 mila dollari e il Senato Usa ha avviato perciò un'indagine, cui
l'azienda ha risposto con 18 mila documenti».
«Almeno per l'Europa sarebbe meglio avere un prezzo unico, ma non c'è la volontà politica di farlo» continua
Garattini. «L'Italia lo ha chiesto» interviene Pani. «Ma alcuni Stati si sono opposti». «Del resto che non ci sia
abbastanza coesione lo dimostra la fatica che si fa a ottenere trasparenza» chiude Garattini. «Basti pensare
che finora non è stato possibile consultare le sperimentazioni presentate dalle aziende all'Agenzia europea».
Problema superato, almeno in parte, da pochissimo. «Grazie a un grosso sforzo delle delegazioni italiane spiega Pani - il 2 ottobre è stato decretato che a partire dell'anno prossimo i dossier saranno accessibili a
tutti, salvo alcune parti coperte dal segreto industriale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luca Pani Presto arriveranno molti principi attivi ad alto costo Garattini Come stabilire i margini di profitto
resta un mistero De Braud Il cambio di marcia è arrivato con i farmaci per l'Aids
40 Mila euro
Il costo in Gran Bretagna
di un ciclo
di Sofosbuvir (farmaco per l'epatite C). In Egitto, la stessa cura costa 674 euro. Negli Stati Uniti si aggira
attorno ai 54 mila dollari
22/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Noi, in pole position per sconfiggere Ebola" Nel laboratorio gioiello che
insegue il vaccino
Già in corso la sperimentazione sull'uomo, le prime diecimila dosi consegnate all'Oms. Che potrebbe
ordinarne un milione
CORRADO ZUNINO
POMEZIA. L'ossessione l'hanno coltivata, quattro amici di scienza, per diciassette anni: «Si possono produrre
vaccini diversi da quelli esistenti, si possono attaccare le spaventose pandemie, la malaria, l'Aids, pure
Ebola». Cinque anni fa l'ossessione ha trovato un laboratorio degno di ospitarla e quindi la possibilità di
applicare un metodo, nuovo metodo, per produrre vaccini (iniezioni preventive, quindi, non successive al
contagio). Lo scorso 28 agosto, con i risultati stupefacenti osservati su un gruppo di macachi da sette chili,
l'ossessione ha trovato sfogo: le scimmie a cui era stato iniettato l'antidoto di produzione italiana sono
sopravvissute tutte, le altre sono morte, tutte. La Food and drug administration americana ha approvato l'uso
del vaccino per test clinici. «Ora proviamo a fermare il contagio di Ebola».
Il professor Alfredo Nicosia, 57 anni, romano di Mostacciano, quattro figli adottati, laureato in chimica alla
Sapienza, ordinario alla Federico II di Napoli, è il responsabile scientifico dell'Irbm, l'istituto di ricerche di
biologia molecolare allocato in un énclave verde tra le rovine post-industriali di Pomezia, venticinque minuti
da Roma attraverso la pericolosa consolare Pontina. «I primi, decisivi finanziamenti sono arrivati da
lungimiranti sponsor svizzeri, olandesi e inglesi, in Italia non si trovava un euro». È il professor Nicosia a
raccontare, tra i laboratori di Pomezia, la storia di un miracolo italiano, avendo l'accortezza di lasciare il fascio
di luce puntata sul protagonista dell'intuizione, il professor Riccardo Cortese, 60 anni, senese di adozione
napoletana, moglie olandesee due figli. Cortese ha insegnato alla scuola di medicina di Napoli, ha vissuto a
Pomezia e oggi guida l'Okairos, la piccola azienda al centro del mondo battezzata su un logo greco, "il
momento irripetibile". Gli altri due ricercatori sono Stefano Colloca, 56 anni, e Antonella Folgori, la più
giovane, 48 anni. Hanno, tutti e quattro i resercher diventati scienziati, trovato conferme ai loro studi in
California, in Francia, a Heidelberg, ma poi l'applicazione della scintilla collettiva l'hanno trovata nell'eden di
Pomezia, che stava per diventare uno dei tanti stabilimenti abbandonati del Pontino.
La multinazionale americana Merck and Co. di Redington, New Jersey, nel dicembre del 2008 inviò un fax
alla sua controllata italiana: «Entro sei mesi il centro sarà chiuso». Duecento ricercatori a casa, azienda
abbandonata come le altre di Pomezia: Selex, Mondadori printing, Radim.
I dirigenti della Irbm, in quei giorni, contattarono il loro ufficio stampa, Pietro Di Lorenzo, già immobiliarista
dell'Edilnord dei Berlusconi, titolare di un'agenzia di produzione televisiva. L'uomo aveva fin lì confezionato
fiction da primato per RaiDue come "Butta la luna" (con Fiona May), format di basso intrattenimento come "I
raccomandati" (questa per RaiUno). Diciotto milioni l'anno di giro d'affari solo con la tv di Stato, oggi azzerati
«perché ho denunciato due funzionari che mi hanno chiesto tangenti e Gubitosi mi ha cancellato dal
palinsesto».
A settembre 2009 Di Lorenzo lascia la Ldm comunicazione al figlio e acquista lo Science Park di Pomezia,
attrezzature comprese, dalla multinazionale americana. Chiede ai sindacati confederali di lasciarlo lavorare e
l'ottiene. Riparte a marzo 2010 con i cinquanta ricercatori migliori, tra loro lo scopritore dell'Isentress, un
farmaco che ha cambiato le terapie per curare l'Aids. Oggi, a 64 anni, Di Lorenzo ha ripreso in fabbrica quasi
tutti. La resurrezione industriale s'incrocia con la volontà di indipendenza dei quattro ricercatori alternativi, che
nel frattempo erano usciti dal marchio globale Merck per fondare una loro società, l'Okairos, stanziata a
Basilea. «Cercavamo una metodologia universale per malattie come Hiv, malaria, epatite C, Ebola». Contro
questi virus aggressivi gli antidoti tradizionali non avevano funzionato: «Volevamo un vaccino capace di
creare cellule killer, le T-killer, capaci di distruggerei linfociti infettati.I vecchi vaccini erano alla base di
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La storia Cinque anni fa stava per chiudere Poi l'intuizione di un imprenditore e di quattro scienziati l'hanno
rilanciata E ora il mondo guarda a Pomezia
22/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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proteine ricombinanti, noi abbiamo provato ad amministrare il gene. Per iniettare il dna nella singola cellula
malata abbiamo messo il vaccino dentro un altro virus, l'adenovirus, che poi è quello che provoca il
raffreddore». Nella stagione 2007-2008 l'antidoto rivoluzionario è pronto, ma serviranno altri cinque anni per
metterlo in produzione. Nel lustro impiegato dalla scienza per diventare industria è accaduto che un'altra
multinazionale, l'anglo-belga Glaxo, stimolata dai vaccini anti-malaria e antiepatite prodotti nella provincia sud
di Roma, abbia contratto il più grande affare biotech: 250 milioni di euro, alla fine di un'asta, per acquistare
l'Okairos, e lasciarla comunque libera di sperimentaree produrre. «Ora lavoriamo 24 ore al giorno», dicono il
professore e il suo amministratore. «Riccardo Cortese - azzarda il manager - è il prossimo candidato al Nobel
per la medicina». Il capo dei ricercatori alleggerisce: «Del Nobel non mi interessa nulla, inizio a essere
vecchio e vorrei vedere il vaccino funzionare, aiutare gli uomini». L'odore dei soldi ha già fatto danni.
L'ex produttore tv Di Lorenzo lo scorso tre ottobre ha annunciato: «L'Organizzazione mondiale della sanità ci
ha chiesto un milione di dosi entro l'anno», presto smentito dai suoi. Oggi corregge: «Vogliamo arrivare in
frettaa quei numeri perché tra un anno il vaccino potrebbe essere in commercio». Di Lorenzo, dopo averla
salvata, ha aperto la sua azienda a un manager da brutta Repubblica come Maurizio Basile, già capo di
gabinetto della giunta Alemanno nel Comune di Roma, per sua stessa ammissione pedina del faccendiere
Bisignani.
LE TAPPE LA SPERIMENTAZIONE In prima battuta si dovrà valutare se il vaccino allo studio contro Ebola
funziona. Poi si avvieranno i test in Africa: saranno inviate circa diecimila dosi LA REGISTRAZIONE Al
termine della sperimentazione il vaccino dovrebbe essere registrato.
Solo a questo punto si procederà, a metà del 2015, alla sua produzione su scala industriale IL COSTO
Quando scatterà la produzione industriale del vaccino i costi saranno contenuti: ogni dose 1 euro alla
produzione, 5 euro in commercio
Dove si lavora al farmaco Canada Ottawa ha messo a disposizione venti fiale di un vaccino sperimentale
sviluppato dall'agenzia di sanità pubblica.
Il siero sarà testato sui primi essere umani nel Maryland, Stati Uniti Stati Uniti Le autorità sanitarie hanno
chiesto a tre laboratori di preparare il vaccino sperimentale Zmapp che, impiegato già su un ristretto gruppo di
persone contagiate, ha portato alla loro guarigione Russia Tre vaccini allo studio, secondo quanto annunciato
dal ministro della Salute Veronika Skvortsova.
Saranno pronti entro sei mesi Gran Bretagna Adrian Hill, direttore dello Jenner Institute e professore ad
Oxford, sta eseguendo la sperimentazione per un vaccino prodotto dalla GlaxoSmithKline Italia Il vaccino
sperimentale messo a punto dall'Okairos nei suoi laboratori di Pomezia non sarà pronto per essere
commercalizzato prima dell'autunno 2015 Cina I diritti di un farmaco sperimentale messo a punto
dall'accademia medica militare cinese sono stati acquisiti dalla Sichuan Pharmaceutical. Non arriverà ai
malati prima di sei mesi PER SAPERNE DI PIÙ www.who.int www.epicentro.iss.it
Foto: IL TEAM DELLA OKAIROS CHE VUOLE FERMARE IL VIRUS KILLER I quattro scienziati che hanno
creato il vaccino anti Ebola con altri membri dello staff della Okairos. Da sinistra verso destra, il secondo è
Riccardo Cortese , il quarto Stefano Colloca, il sesto Alfredo Nicosia, la settima Antonella Folgori
22/10/2014
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Ebola, prova generale dell'apocalisse che verrà
"Vi racconterò tutta la catena di errori che ha scatenato il virus degli orrori"
GABRIELE BECCARIA
Torna il Festival della Scienza di Genova, con un'edizione dedicata al tempo: dal 24 ottobre al 2 novembre
lezioni, convegni, laboratori e mostre. Tra gli ospiti David Quammen e Alfredo Nicosia, che racconteranno
l'emergenza Ebola. «Non credo che moriremo di Ebola. Mi preoccupano molto di più i virus influenzali, quelli
che si trasmettono con sinistra facilità. Per via aerea». David Quammen parla dalla sua casa nel Montana
lontano da tutti, anche dai virus globe-trotter - e il prossimo 26 ottobre sarà al Festival della Scienza di
Genova per una lezione che si annuncia imperdibile: «Pandemie. Una corsa contro il tempo». Con lui arriva il
suo ultimo best-seller, «Spillover», appena tradotto da Adelphi, dedicato ai microrganismi che ci vogliono
morti. Per loro - dirà Quammen siamo prede perfette: incredibilmente numerosi, in molti casi indifesi (nelle
nazioni povere) e troppo spesso arroganti (in Occidente). Ebola - racconta Quammen, considerato uno dei
migliori divulgatori di scienza d'America - è l'icona dei poteri dei virus e delle debolezze di noi Sapiens. Lo
dimostra già la sua controversa scoperta, nello Zaire, nel 1976. «Sono amico di Karl Johnson, lo specialista
del "Center for Disease Control" di Atlanta: faceva parte del team che lo studiò sul campo per la prima volta.
Peter Piot, ora con cattedra a Oxford, sostiene di essere stato il primo a identificarlo, ma dimentica di citare i
colleghi che erano con lui». E la lite accademica non è casuale. Da allora Ebola non ha smesso di prendersi
gioco degli umani: è riemerso e si è nascosto per una ventina di volte prima dell'ultima deflagrazione che ci
tiene con il fiato sospeso - e si è rapidamente circonfuso di un'aura horror che nemmeno l'Aids degli Anni 80
assunse: «Si è arrivati a dire e a ripetere che fa sanguinare a morte, sciogliendo addirittura le persone, ma
non è proprio così». Ebola ha sfruttato il disastro sanitario dell'Africa occidentale per espandersi e uccidere.
Lo sa bene Quammen, avventurandosi in Congo sulle sue tracce, dove ha raccolto, tra le altre, la
confessione «pulp» di un medico locale. Non solo il coraggioso dottore congolese doveva addentrarsi nella
giungla per sezionare i resti in decomposizione dei gorilla e raccogliere campioni di tessuto e di sangue, ma
sopportare anche le punture degli insetti che avevano appena banchettato sulle carcasse, oltre al ronzio di un
interrogativo da far uscire di senno. Sempre lo stesso. «Tutte quelle maledette mosche mi hanno trasmesso
l'Ebola?». Sul perché continuasse il medico-eroe ha balbettato una risposta niente affatto scontata: «Perché
amo il mio lavoro». Un caso di dedizione che fa a pugni con la clamorosa cecità di molti comportamenti. Se
c'è un messaggio che galleggia sulle pagine di «Spillover» (ed è lo stesso ribadito da tanti scienziati), è
chiaro e drammatico, come la logica di un contagio: «Non siamo ecologicamente separati dalle altre specie».
È la vecchia verità darwiniana, spesso colpevolmente dimenticata, eppure più scintillante che mai nel XXI
secolo: l'umanità è parte del regno naturale. Medici (eroi e non), contadini africani, broker newyorchesi, gorilla
e virus sono altrettanti anelli della lunga catena della vita. Ogni ferita agli ecosistemi che ci custodiscono
significa, prima o poi, un colpo inferto a noi stessi. Anche potenzialmente mortale. Il 60% delle infezioni che ci
tormentano, infatti, sono di origine animale e le relazioni pericolose tra noi e gli animali ci stanno
trasformando in reciproci mostri. Ecco perché - profetizza Quammen - il «Next Big One» si materializzerà.
Non è questione di se, ma solo di quando. È la Grande Pandemia. Globale e più devastante di qualsiasi crisi
economico-finanziaria. Ebola - aggiunge - non è ancora l'apocalisse, ma «una specie di prova generale». La
spiega così: «Se ci saranno milioni di morti o se al contrario riusciremo a reagire in tempo, per esempio
contro una nuova forma killer di influenza, dipenderà da ciò che faremo e da ciò che non faremo». L'esito
della sfida dipende da elementi eterogenei: la capacità di reazione della comunità scientifica e dei governi,
ma anche l'accuratezza dei kit diagnostici, l'impegno a spendere risorse nella ricerca e nella prevenzione e
allo stesso tempo la volontà - sottolinea - «di affrontare seriamente il problema dei virus». E, soprattutto,
dipende «dal modo in cui riusciremo a mitigare l'impatto distruttivo della civiltà sul Pianeta». Al momento come rivelano i contagi all'ospedale di Dallas - abbiamo sbagliato molto. E i tagli al budget del «Center for
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Il Festival della Scienza di Genova / tutto SCIENZE&salute
22/10/2014
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Disease Control» di Atlanta l'ente americano per il controllo e la prevenzione delle malattie - hanno
abbassato le difese, anziché alzarle. E così si spiega anche la lapidaria mail appena depositata nel tablet di
Quammen e firmata Karl Johnson. «Ebola? I feel so frustrated!».
Foto: David Quammen È autore di «Spillover. L'evoluzione delle pandemie» (Adelphi) A destra controlli
anti-Ebola a Lagos
Foto: AKINTUNDE AKINLEYE/REUTERS
22/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 19
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"La sfida del vaccino italiano"
LORENZA CASTAGNERI
«Il vaccino per Ebola è ancora in fase di sviluppo. Ma siamo decisamente molto avanti nel cercare una
risposta efficace dal punto di vista farmacologico. Una risposta antiEbola. Ma non solo». Parola di Alfredo
Nicosia, direttore scientifico e cofondatore di Okairos, società tutta italiana di biotech nata nel 2007 e
acquistata l'anno scorso dall'azienda farmaceutica britannica Glaxo. Nei laboratori di Napoli e di Pomezia i
suoi ricercatori stanno cercando di mettere a punto vaccini nuovi, capaci di scatenare una doppia risposta da
parte dell'organismo agli agenti patogeni. Obiettivo: bloccare anche i virus più virulenti. Dall'Hiv a Ebola, che
ha messo in ginocchio l'Africa occidentale ed è diventato una minaccia anche per l'Occidente. Dottor Nicosia,
lei parlerà delle sue ricerche al Festival della Scienza di Genova in una «lecture» in programma il prossimo
30 ottobre: Ebola si può sconfiggere? «Credo che per battere questa malattia sia necessaria una risposta su
più fronti, diversa da quella proposta dai vaccini tradizionali». In che senso diversa? «Va fatta una premessa:
esistono due tipi di vaccino. In quelli di prima generazione si utilizzano microrganismi uccisi o attenuati. In
quelli di seconda generazione, invece, si inietta una componente del virus oppure del batterio creata in
laboratorio. In entrambi i casi la reazione che il corpo umano sviluppa è la stessa: entrano infatti in azione gli
anticorpi, che però sono soltanto una delle due braccia del sistema immunitario con cui l'uomo si difende. La
nostra tecnica per prevenire Ebola e altre patologie cerca quindi di sfruttare anche l'altra barriera naturale».
Vale a dire? «Quella costituita dai linfociti "T killer", le cellule del sistema immunitario particolarmente
importanti nel riconoscere tumori e virus. Scatenare anche la loro reazione è fondamentale per combattere
virus molto aggressivi e "bravi" ad eludere le nostre protezioni. Come Ebola, appunto, e l'Hiv, ma anche altri
contagi come la tubercolosi e la malaria. È necessario agire su più fronti per poter avere una garanzia di
successo completa». Come si fa a «risvegliare» queste cellule? «Attraverso una terza tipologia di vaccino, un
sistema che simuli l'azione dell'agente patogeno che contagia la cellula. È proprio questo che noi stiamo
sperimentando da alcuni anni». CONTINUA A PAGINA 21 SEGUE DA PAGINA 19 Come agite? «Il punto di
partenza è l'adenovirus, quello che provoca il raffreddore e che è innocuo per l'uomo. All'interno inseriamo
alcuni frammenti del Dna di Ebola, per esempio. Questo è in grado di suscitare l'immediata risposta sia degli
anticorpi sia delle cellule T killer che lo neutralizzano prima che riesca ad infettare altre cellule. L'adenovirus
si comporta come un "cavallo di Troia", che fa scatenare una doppia reazione del corpo». E lo Zmapp, la cura
per l'Ebola di cui gli Usa hanno ordinato una massiccia produzione? «Quello è un farmaco biotecnologico
sperimentale che agisce quando il soggetto ha già contratto la malattia. Il nostro, invece, è un vaccino: lavora,
cioè, sulla prevenzione». Ricerche sono in corso in Usa e Canada. Qual è la differenza tra il vostro vaccino e
gli altri? «Non sono molto diversi. Anche quelli sfruttano un meccanismo simile a quello che ho appena
descritto. Ma i nostri studi sono più avanti». A che punto siete? «Sono in corso due sperimentazioni parallele
su volontari sani, tra Usa e Regno Unito. I test precedentemente condotti con altri "candidati vaccini" per
malaria ed epatite C, basati sulla stessa tecnologia, hanno dato esiti ottimi, sia sugli adulti sia sui bambini.
Lavoriamo con energia. Speriamo di terminare questa fase entro dicembre, ma ci vorranno alcuni mesi
perché la tecnica possa essere impiegata. Per prima cosa si dovrà testare il vaccino in Africa, là dove la
malattia è nata e si diffonde. Ma c'è anche una questione etica da dirimere». In che senso? «Per valutare
l'efficacia di ciò che proponiamo sull'uomo bisognerebbe testare il vaccino su due gruppi. A uno si
somministra il farmaco "vero" e all'altro un placebo, cioè la medicina priva di principio attivo. Ma oggi che la
malattia imperversa quanto può valere esporre delle persone a una finta cura? Forse bisognerebbe
permettere a tutti di accedere al vaccino».
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tutto SCIENZE&salute / La ricerca
22/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 22
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La neuromodulazione si fa su misura «Così si combattono meglio i danni
dell'ictus»
PAOLO RUSSO
Niente più terapie «a taglia unica» per il recupero dai danni da ictus. Ad aprire la strada a nuove cure
personalizzate è una ricerca condotta al Campus bio-medico di Roma da Vincenzo Di Lazzaro, direttore della
cattedra di neurologia, e da Giovanni Di Pino, ricercatore di neurologia e bioingegneria. Il lavoro, pubblicato
dalla prestigiosa rivista «Nature reviews neurology», prende le mosse dal fatto che Il cervello funziona
trasformando impulsi elettrici in segnali chimici (con il rilascio di neurotrasmettitori) e viceversa. Attraverso
questo meccanismo, all'apparenza semplice, miliardi di cellule nervose comunicano in ogni istante e ci
permettono di pensare, parlare e muoverci. Quando si verifica un ictus, però, questi meccanismi possono
essere danneggiati in modo più o meno grave. Ora dall'analisi condotta al Campus Bio-Medico emerge che le
due principali «scuole di pensiero» sul trattamento con tecniche di neuromodulazione (basate proprio sulla
trasmissione dei se- gnali cerebrali) non sono da contrapporre, ma vanno adattate a seconda dell'entità del
danno subito dal cervello. Per quelli minori l'approccio vincente consiste nella «competizione tra emisferi»,
secondo il quale va inibita la parte sana per impedire che la sua iperattività rallenti il recupero della parte lesa.
Per i danni più gravi, invece, si dovrà puntare sulla stimolazione dell'emisfero non colpito da ictus: l'obiettivo è
favorire il recupero delle funzioni motorie, sfruttandone l'attività «sostitutiva». Sembra l'uovo di Colombo, ma
è una scoperta destinata ad aprire nuove frontiere terapeutiche per la cura di quella che, con 200 mila
decessi l'anno, è la terza causa di morte in Italia e la prima di disabilità.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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MEDICINA / tutto SCIENZE&salute
22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
«Nuova influenza l'ora del vaccino»
«IL CICLO INIZIERÀ A METÀ DICEMBRE I MALANNI IN CORSO NON SONO L'EPIDEMIA» Carlo Signorelli
presidente della Società italiana di igiene
L'INTERVISTA Metterà a letto circa quattro milioni di italiani. Febbre oltre i 38, dolori muscolari e alle ossa,
stanchezza diffusa, possibili raffreddori, tosse e mal di gola. L'influenza stagionale è alle porte: è già iniziata
la campagna di vaccinazione, si concluderà a metà dicembre. «Ricordiamo che la protezione inizia un paio di
settimane dopo essersi vaccinati - spiega Carlo Signorelli docente di Igiene all'università di Parma e
presidente della Società italiana di igiene - e dura per un periodo di sei-otto mesi». Può fare un "ritratto" dei
virus influenzali che arriveranno quest'anno? «Non sembrano essere particolarmente aggressivi, non
dovrebbero creare grossi problemi. E', comunque, difficile fare il "ritratto" con precisione. In passato ci sono
state più volte previsioni errate sull'intensità dei sintomi e la virulenza degli agenti circolanti». E' possibile,
però, fare una previsione sull'arrivo del picco? «Lo scorso inverno il maggior picco è arrivato a metà febbraio.
In tutto, l'epidemia è durata quattordici settimane. Si pensa ad un ciclo simile con inizio non prima della metà
di dicembre». Si tratta di virus diversi da quelli dell'anno scorso e dell'anno prima? «Tutti gli anni ci possono
essere virus ricorrenti e virus nuovi. Il vaccino tetravalente di quest'anno sarà analogo a quello della stagione
2013-2014. Non contiene virus interi e attivi, ma frammenti dei ceppi influenzali A e B più diffusi nelle recenti
epidemie e copre contro i ceppi A/California/2009, A/Texas/2012, B/Massachusets/2012 e B/Brisbane/2008».
Quindi, delle immunizzazioni fatte nel passato non resta traccia nel nostro organismo? «Sono utili per la
protezione contro gli agenti già identificati e in circolazione, non contro quelli nuovi. Un rinforzo
dell'immunizzazione non è dannoso anzi molto utile per una protezione ottimale». Se una persona, gli anni
scorsi, si è ammalata rischia di prendere di nuovo l'influenza o è legittimo pensare di essere protetti? «Ci
sono individui più predisposti di altri alle infezioni respiratorie, ce ne sono altri più esposti come chi lavora nei
servizi pubblici e ci sono coloro che ignorano le più comuni norme igieniche aumentando il rischio di
infezione». Il bersaglio dell'epidemia sono ancora i polmoni? «L'infezione primaria è sempre delle vie aeree.
Poi si può diffondere e causare disturbi gastrointestinali ma anche cefalea e vertigini». Può ricordare chi è a
rischio complicanze influenza e dovrebbe vaccinarsi? «Chi ha oltre 65 anni, chi soffre, bambino o adulto, di
malattie respiratorie e cardiache, diabete, insufficienza renale o epatica etc., le donne nel secondo e terzo
trimestre di gravidanza, medici e personale sanitario, lavoratori dei servizi pubblici come le forze dell'ordine o
a contatto con animali. Oggi siamo intorno al 50% delle persone a rischio vaccinate, una percentuale che va
assolutamente migliorata». I virus che stanno circolando in questo periodo di che tipo sono visto che
l'epidemia annuale non è ancora arrivata? «Sono virus simil influenzali, danno degli stessi sintomi ma non
hanno nulla a che vedere con i virus influenzali stagionali». L'influenza di questi giorni, dunque, non va
considerata come una protezione per l'epidemia che ci sarà? «Chi ne è colpito può comunque riammalarsi
con un altro virus». Quali sono, secondo lei, gli errori comportamentali da non ripetere durante il periodo
dell'influenza? «Per evitare il contagio bisogna curare in modo meticoloso l'igiene personale, lavarsi spesso le
mani, evitare i contatti stretti con chi sta male e con i convalescenti». Quali sintomi devono far preoccupare
un anziano? Quando la febbre è alta o quando la tosse è persistente? «L'anziano dovrebbe sempre
vaccinarsi per non correre rischi. Tuttavia, essendo numerosi i virus respiratori, è consigliabile la
consultazione del memico quando la febbre è alta e dura a lungo». E' possibile, vaccino a parte, fortificare
l'organismo in modo che l'infezione faccia più fatica a colpire? «In generale una buona alimentazione,
l'attenzione allo stress e lo sport stimolano buone risposte del sistema immunitario contro tutte le malattie».
Carla Massi
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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L'igienista Carlo Signorelli prevede che i virus in arrivo non saranno particolarmente aggressivi, ma esorta le
categorie a rischio a proteggersi, dai diabetici agli over 65
22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 25
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i giorni dopo il vaccino in cui si è protetti
65
l'età dalla quale il vaccino è gratuito
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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Bambini, occhio al fischietto
DOPO L'ATTACCO INFLUENZALE NON RIPORTARE SUBITO IL PICCOLO IN CLASSE: NEL 5% DEI
CASI SI AMMALA DI NUOVO
Francesca Filippi
LA PREVENZIONE Febbre, tosse, otiti, mal di gola. Comincia, per i bambini, la cosiddetta stagione dei
malanni. Che coincide, più che con il freddo, con le ore trascorse a scuola. Una forzata convivenza con i virus
invernali. Tanto che ormai, alcune malattie che i più piccoli si prendono da novembre ad aprile, vengono
battezzate come "sindrome della campanella". Tra i banchi i bambini trovano ad attenderli numerosi virus
respiratori (in particolare quello del raffreddore) che sono la principale causa del riaccendersi di una serie di
problemi: dal naso chiuso al respiro "a fischietto", dalle tonsille infiammate alla bronchite asmantiforme.
Giocare d'anticipo, comunque, si può. Preparando al meglio i bambini e rafforzando le loro difese. In che
modo? Evitare, per esempio, il contatto con il fumo diretto e passivo. Attenzione alle ricadute. Non è
opportuno riportare il bambino in classe subito dopo l'attacco influenzale. Tra quelli che sono stati colpiti
dall'infezione, il 5% normalmente si ammala di nuovo. L'AMBIENTE «Il primo episodio di malattia arriva già
dopo due-tre settimane dall'inizio della scuola - spiega Eugenio Baraldi, unità di Pneumologia e allergologia
pediatrica dell'università di Padova - e poiché il freddo complica le cose, il quadro peggiora con l'inverno.
Nell'ambiente aumentano gli acari della polvere e le muffe, nelle scuole e negli asili si concentrano le infezioni
respiratorie da virus come il rinovirus che è alla base del raffreddore. Fattori che, in bambini predisposti al
broncospasmo, e che hanno alle spalle episodi ricorrenti di tosse e raffreddore e respirano "a fischietto",
possono riaccendere diversi sintomi. Una terapia con farmaci antinfiammatori, steroidi inalatori o
antileucotrienici, può essere efficace per ottenere un miglior controllo dei sintomi e una riduzione del numero
delle riacutizzazioni». I SINTOMI I sintomi sono diversi: naso chiuso, tosse fastidiosa sia di giorno che di
notte, ricorrenti episodi febbrili, respiro sibilante. «Tutto inizia con un banale raffreddore - aggiunge Giorgio
Piacentini dell'unità di Broncopeneumologia della clinica Pediatri dell'università di Verona - ma, nei casi più
severi, si tratta di piccoli che devono rinunciare allo sport e fanno molte assenze a scuola». Per gli esperti del
Bambino Gesù di Roma la vaccinazione resta, invece, lo strumento di prevenzione più efficace per i bambini
a rischio. «E' fondamentale per chi soffre di cardiopatie, pneumopatie, diabete e fibrosi cistiche - raccomanda
Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e malattie infettive dell'ospedale pediatrico - per le quali
una semplice influenza può diventare una situazione grave». L'INDAGINE Proprio le vaccinazioni, che siano
contro l'influenza o contro altre malattie infettive, negli ultimi tempi hanno scatenato polemiche dividendo i
genitori. Ma, a leggere alcune indagini, la "rivolta" antivaccini è a parole. Nonostante la paura di reazioni
allergiche e degli effetti secondari l'88,3% degli italiani ha vaccinato i propri figli, contro lo 0,5% che non lo ha
mai fatto. Come rivela la ricerca "La cultura della vaccinazione in Italia: un'indagine sui genitori", firmata dal
Censis con Sanofi. Il campione è costituito da 500 mamme e 500 papà, da 18 a 55 anni, con figli tra 0 e 15
anni. Quattro le categorie di genitori: timorosi (35,7%); ligi (33%); favorevoli (23%) e critici (8%). Madri e padri
prima si documentano (40%), tra medico di famiglia (71%), pediatra (55%), Asl (37,5%), specialista (23,5). Si
affida al web il 32% dei genitori, consulta siti istituzionali il 41%, siti scientifici e specializzati (37%), forum e
blog (27%), social network ( 16% ).
No al fumo passivo No al fumo passivo, arieggiare bene gli ambienti e non prendere in braccio il bimbo
dopo aver acceso una sigaretta
Attenti al peso I chili di troppo e l'obesità possono influire negativamente anche sulla respirazione, quindi
attenzione alla bilancia
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Per i più piccoli via a raffreddore, febbre, tosse e mal di gola: i classici problemi di stagione acutizzati da acari
e polveri che si annidano nelle aule scolastiche. Così da un banale naso chiuso si può passare a forme più
gravi con forti broncospasmi Validi i farmaci anti-infiammatori, steroidi inalatori o antileucotrienici ma lo
strumento più efficace resta la vaccinazione
22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Allarme affanno Segnalare al pediatra se il bambino soffre spesso di tosse giorno e notte, raffreddore e
respiro cosiddetto "a fischietto"
22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 27
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RIGENERAZIONE DEL MIDOLLO SPINALE PER IL POLACCO DAREK FIDYKA CHE NON SENTIVA PIÙ
METÀ DEL SUO CORPO
Cristina Marconi
L'INTERVENTO Darek Fidyka non camminava più dal 2010, da quando una coltellata nella schiena gli aveva
provocato una grave lesione. Ora, grazie ad un trapianto di cellule della sua cavità nasale nel midollo spinale,
riesce a muoversi con una stampella e in futuro potrebbe tornare a vivere una vita normale. Un risultato «più
impressionante dell'uomo che cammina sulla luna», secondo il professor Geoff Raisman, a capo della
divisione di rigenerazione neuronale all'Istituto di Neurologia dello University College di Londra, che ha
portato avanti la terapia, totalmente pionieristica, insieme ad alcuni chirurghi polacchi. A raccontare
l'incredibile storia è Panorama, un programma di BBC One, che ha seguito tutto il procedimento, i cui dettagli
tecnici sono pubblicati nella rivista scientifica Cell Transplantation. «Quando non senti più la metà del tuo
corpo, sei disperato, ma quando la sensibilità ritorna è come se fossi rinato», ha spiegato Fidyka, cittadino
polacco di 40 anni, parlando di una «sensazione incredibile». I medici hanno usato delle cellule associate ai
prolungamenti dei neuroni olfattivi, le cosiddette olfactory ensheathing cells (OEC), che formano parte del
senso dell'olfatto e che consentono alle fibre nervose del sistema olfattivo di essere continuamente rinnovate.
Questo complesso circuito neuronale è l'unica parte del sistema nervoso che continua a rigenerarsi per tutta
la vita di una persona. LA COLTELLATA Nella prima operazione - spiega la BBC - i chirurghi hanno rimosso
uno dei due bulbi olfattivi del paziente e hanno fatto crescere le cellule in coltura fino ad ottenerne un numero
sufficiente, circa 500.000. Due settimane dopo sono state trapiantate nella spina dorsale, recisa da una
coltellata che aveva risparmiato solo un po' di tessuto sulla parte destra. La lesione era stata già in parte
ricomposta con del tessuto nervoso, ma sono state le cellule, inserite grazie a 100 micro-iniziezioni, a creare
una sorta di passerella che ha consentito alle fibre da una parte e dall'altra della ferita di rigenerarsi e di
riconnettersi. Prima del trattamento, le sedute di fisioterapia intensiva a cui si sottoponeva Fidyka non erano
servite a niente, mentre dopo tre mesi la sua muscolatura ha iniziato a rafforzarsi, dopo sei mesi ha ripreso a
muovere le gambe e dopo circa due anni ha ripreso la sua attività intestinale e sessuale. «E' incredibile
vedere come la rigenerazione del midollo spinale, considerata impossibile per anni, stia diventando una
realtà», ha spiegato il dottor Pawel Tabakow, consulente neurochirurgo all'ospedale universitario di Breslavia.
Per Fidyka, che continua a stancarsi facilmente, è realistico sperare di tornare indipendente un giorno.
«Bisogna continuare a lottare, perché nella vita si apre sempre qualche porta», ha spiegato felice.
Foto: LA PASSEGGIATA Darek Fidyka (anche nella foto tonda) cammina con un tutore al centro Akron a
Wracrow in Polonia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Paralizzato cammina dopo l'impianto di cellule olfattive
22/10/2014
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(diffusione:192677, tiratura:292798)
Se Gates contro Ebola fa più di Pechino
Mister Microsoft e il re di Facebook Zuckerberg battono Cina e India: promessi aiuti per 75 milioni di dollari
ALLARME OMS I contagiati a dicembre potrebbero diventare 10mila a settimana CAMPAGNA DI ALLEN
Fondi per acquistare 25mila paia di guanti e 4mila mascherine
Rolla Scolari
Il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan hanno annunciato la donazione di 25
milioni di dollari al Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, istituto federale sotto il dipartimento
della Sanità americana che gestisce l'emergenza Ebola negli Stati Uniti. Così superando persino l'India. Il
miliardario non è l'unico magnate del tech ad aver in questi giorni diretto le proprie attenzioni alla lotta contro
la malattia infettiva che da mesi terrorizza l'Africa occidentale e da qualche settimana preoccupa America ed
Europa. Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, ha stanziato 9 milioni di dollari e la Fondazione di Bill Gates ha
promesso una delle somme finora più impressionanti, 50 milioni di dollari. I 9 milioni di Allen, ha scritto sul sito
la campagna TackleEbola.com , serviranno a comperare 25mila paia di guanti e quattromila mascherine per
arginare il contagio, ma secondo gli esperti e le organizzazioni mondiali i milioni dei magnate della tecnologia
sono ancora troppo pochi per bloccare l'emergenza. Per l'Organizzazione mondiale della Sanità infatti in
Africa il contagio di Ebola potrebbe raggiungere 10mila nuovi casi per settimana a dicembre. Dai leader
africani e da quelli delle organizzazioni internazionali arrivano reazioni di insoddisfazione nei confronti della
risposta di Paesi e individui che possono permettersi donazioni. Il presidente della Liberia Ellen Johnson
Sirleaf ha inviato un messaggio, indirizzato al «caro mondo», letto sabato sugli schermi della Bbc: «La
malattia non rispetta confini... - ha scritto - è il dovere di tutti noi, cittadini globali, non lasciare a se stessi
milioni di persone in Africa occidentale». La Liberia, con 2.200 morti sui 4.500 decessi africani, è il Paese più
colpito finora dal virus. Il segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto che «è tempo di
intervenire per quei Paesi che hanno la capacità di prestare sostegno finanziario e logistico». L'Onu ha
chiesto a governi e privati di raccogliere quasi un miliardo di dollari per far fronte all'emergenza. La reazione
sarebbe finora più lenta rispetto a catastrofi naturali del passato. Il rappresentante del World Food
Programme in Cina, Brett Rierson, ha criticato compagnie e privati cinesi, pesantemente coinvolti in
investimenti in Africa occidentale, per non aver reagito con tempestività e liquidità all'emergenza. «Dove sono
i miliardari cinesi e il loro impatto potenziale?», ha chiesto, spaventato da un possibile effetto catastrofico
dell'epidemia sulle forniture di cibo nei Paesi più colpiti: Liberia, Sierra Leone, Guinea. Il governo cinese ha
stanziato, secondo i dati del Financial Tracking Service delle Nazioni Unite, 6 milioni di dollari. Finora, i
maggiori donatori alla lotta all'Ebola sono gli Stati Uniti con 206 milioni di dollari, la Banca mondiale, con 105
milioni raccolti, la Gran Bretagna con 18,7 milioni, la Commissione europea con 55 milioni di dollari circa.
L'Italia secondo il documento ha stanziato 2,1 milioni di dollari. Alcuni miliardari americani hanno quindi
sorpassato con le loro donazioni singoli governi. Addirittura, calcola il Daily Telegraph britannico, il re
svedese del mobile, Ikea, avrebbe stanziato con oltre 6,5 milioni di dollari più di Spagna, Lussemburgo e
Norvegia messi assieme. Tuttavia, anche le donazioni private dei ricchi della tecnologia americana sarebbero
da considerarsi, sebbene generose, meno importanti di stanziamenti per cause del passato. La coppia
Zuckerberg nel 2013 ha dato 100 milioni di dollari al sistema scolastico del New Jersey e 120 milioni di dollari
alle scuole dell'area della Baia di San Francisco a maggio.
Foto: SUPER MECENATI PIÙ GENEROSI DEGLI STATI
Foto: IL CONFRONTO CON GLI INDIANI Un maxi-finanziamento anche dal fondatore di Facebook, Mark
Zuckerberg (a sinistra) che nella classifica pubblicata dall'«Independent» risulta principale donatore
individuale, battendo l'India del leader Narendra Modi
Foto: IL CONFRONTO CON I CINESI La Fondazione Gates, gestita dal fondatore di Microsoft Bill Gates (a
sinistra) ha promesso un super contributo per finanziare la lotta a Ebola: la somma è più alta di quella della
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IL PARADOSSO DELLE DONAZIONI La classifica delle sovvenzioni per combattere la malattia
22/10/2014
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Cina (a destra il presidente Xi Jinping)
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Torna a camminare grazie alle cellule del naso
Quarantenne bulgaro era costretto da 4 anni sulla sedia a rotelle Dopo l'intervento è in grado di muoversi con
una imbragatura CHIRURGHI ENTUSIASTI «Risultato eccezionale, è più emozionante dell'uomo sulla Luna»
PARALISI ADDIO «Perdere la sensibilità ti fa sentire impotente, ritrovarla è rinascere»
Enza Cusmai
Con le cellule staminali sembra davvero tempo di miracoli. E il bulgaro Darek Fidyka, quarantenne
paraplegico che dopo quattro anni di sedia a rotelle è tornato a camminare appoggiato ad una stampella,
sembra davvero un miracolato. Ma in realtà è la medicina che continua a fare progressi grazie all'apporto
ricostruttivo delle cellule staminali che ormai rivitalizza pelle, intestino, occhi, polmoni. Nel caso di Darek, per
esempio, è stato ricostruito il delicatissimo midollo spinale usando cellule staminali prelevate dalla cavità
nasale. Una procedura innovativa che ha ridato la vita ad un uomo distrutto. «Quando non riesci a sentire
quasi metà del tuo corpo ti senti impotente; ma quando torni a sentirlo è come se tu nascessi di nuovo» ha
esordito David in un intervista alla Bbc, che ha avuto accesso esclusivo al progetto e ha seguito per un anno
la riabilitazione del paziente. La storia a lieto fine è cominciata nel 2010 quando Darek rimase paralizzato dal
torace in giù dopo una coltellata che gli procurò una lesione toracica completa. Il suo corpo non ha mai
risposto ad alcuna terapia riabilitativa. Fino a quando non gli sono state trapiantate nel midollo spinale cellule
della cavità nasale. Per ottenere questo risultato l'uomo si è sottoposto a due interventi. Innanzitutto gli è
stato espiantato l'intero bulbo olfattivo, vera e propria sorgente di cellule staminali prodotte in coltura. Due
settimane più tardi i medici gli hanno trapiantato queste cellule nel midollo spinale spezzato dalle coltellate.
Sono state circa 100 le micro-iniezioni praticate sopra e sotto la lesione, per un totale di 500 mila cellule. In
seguito i medici hanno rimosso quattro strisce di tessuto nervoso dalla caviglia del paziente, posizionandole
in modo da collegare i due punti del midollo a cavallo della ferita e utilizzandole come una sorta di ponte per
favorire il passaggio delle staminali. Ora la lesione si è rimpicciolita sensibilmente e i miglioramenti registrati
riguardano soprattutto la parte sinistra, quella interessata dall'intervento, e trattandosi di cellule proprie il
paziente non rischia ovviamente alcun rigetto. Darek ha inoltre riguadagnato massa muscolare dopo
un'intensa terapia riabilitativa all'Akson Neuro-Rehabilitation Center di Wroclaw dove sono state anche
ripristinate la sensibilità dei visceri e la funzionalità vescicale e sessuale, compromesse dalla lesione. Il
delicato trattamento è stato effettuato in Polonia da chirurghi locali in collaborazione con gli scienziati a
Londra. E secondo Geoff Raisman, direttore del dipartimento di Rigenerazione Neurale allo University
College London's Institute of Neurology a capo dell'équipe che ha portato a termine la terapia, il risultato
ottenuto «è più impressionante dell'uomo sulla Luna». Pawel Tabakow, consulente neurochirurgo presso il
Wroclaw University Hospital, che ha guidato il team di ricerca polacco, ha aggiunto: «È incredibile vedere
come la rigenerazione del midollo spinale, qualcosa che si pensava impossibile per molti anni, sta diventando
una realtà». Gli entusiasmi non sono unanimi. Altri specialisti del settore invitano alla cautela perché non è
detto che questa tecnica risolva positivamente altro genere di lesioni spinali che coprono aree più estese. Ma
intanto c'è chi spera che l'aspettativa di far tornare a camminare i pazienti mielolesi non sia più un sogno. E la
stessa équipe, guidata dal professor Geoff Raisman, ha già in programma di operare altri dieci pazienti nel
prossimo futuro.
Foto: DALL'IMMOBILITÀ...
Foto: PARALIZZATO Darek Fidyka com'era prima dell'intervento
Foto: ...ALLE PRIME PASSEGGIATE
Foto: IN PIEDI Ora può camminare con l'aiuto di un'imbragatura
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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il reportage TRAPIANTO DI STAMINALI Riparata una lesione da accoltellamento
22/10/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 9
(tiratura:100000)
La rete dei rapporti di Mr. Medicina tra politica e polizia
L ' EX MOGLIE INGUAIA IL RE DELLE FARMACIE ARRESTATO CON L ' ACCUSA DI CORRUZIONE
Vincenzo Iurillo
Maria Palomba, 35 anni, è una moglie ferita. Dopo la separazione canta al pm di Napoli Henry John
Woodcock i segreti dell ' ex marito, il ' re delle farmacie ' Nazario Matachione, arrestato martedì per la
corruzione di due finanzieri e destinatario di una nuova ordinanza per aver tenuto a libro paga un funzionario
regionale della sanità. Ieri l ' indagine ha virato sull ' università. Il procuratore aggiunto Alfonso D ' Avino e i
pm Woodcock e Celeste Carrano, hanno perquisito un docente universitario, il presidente dell ' ordine dei
farmacisti di Napoli, Vincenzo Santagata: sospettano che Matachione sia riuscito a sapere in anticipo i test di
ammissione alla facoltà di farmacia. La signora Palomba, anche lei farmacista, è stato il granello che ha fatto
inceppare l ' ingranaggio messo in piedi dall ' ex marito. E ' lei che sta rivelando la rete di corruttele, protezioni
e relazioni di Matachione. Una rete (tutta da riscontrare) che si estende ben oltre i confini di Torre Annunziata
e non comprende solo i colonnelli Gdf in carcere, Fabrizio Giaccone e Fabio Mendella, ma anche altri corpi di
polizia. E ' indagato un sostituto commissario, Antonio Troiano. Secondo la Palomba " prendeva prodotti
anche costosi nelle farmacie di Matachione senza pagarli. Il mio ex marito mi disse che Troiano gli aveva
riferito che avevo il telefono sotto controllo " . Era vero. Perquisito anche un luogotenente del Nas dei
carabinieri di Napoli, non indagato. Il funzionario Umberto Celentano, arrestato ieri, è il perno di un ufficio
dove la tempistica di una autorizzazione può decretare la vita o la morte di una farmacia, sarebbe stato
comprato con crociere e l ' assunzione del figlio. Il 16 luglio 2014 Maria Palomba racconta anche di altri
rapporti, privi di rilievo penale, del re delle farmacie. C ' è il senatore azzurro e avvocato Ciro Falanga: " una
potenza nell ' ambiente giudiziario di Torre Annunziata, sovente va in barca con mio marito " . Nel verbale
finiscono anche magistrati: " Il mio ex marito mi ha sempre detto di essere in buoni rapporti con l ' ex
procuratore capo di Torre Annunziata, Diego Marmo, che io tuttavia non ho mai visto, ho invece conosciuto
anche io il dottore Marcello Rescigno, che faceva il giudice a Torre Annunziata e col quale mio marito aveva
sicuramente rapporti di conoscenza " . E c ' è persino una frase sul capo della Polizia, Alessandro Pansa: "
Era una amicizia di tipo familiare, forse una lontana parentela. Matachione se ne è sempre vantato molto, ma
io Pansa non l ' ho mai visto " . Ove anche non fossero millanterie, tutte le relazioni citate nel verbale restano
estranee comunque alle vicende oggetto delle indagini.
Foto: Maria Palomba Ansa
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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NAPOLI
22/10/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
Il chirurgo? È il venditore di pacemaker
Mariateresa Totaro
Il caso del venditore di pacemaker che esegue un intervento al cuore finisce in Procura. Dopo il servizio di
Repor t , la trasmissione di Milena Gabanelli, andato in onda su Rai 3 il 19 ottobre, l ' Asl di Lecce porta il
caso in Procura. L ' azienda sanitaria, che sapeva tutto, ma che non aveva le prove, ha deciso di acquisire il
filmato e formalizzare la segnalazione alla Procura della Repubblica e poi ha avviato un ' ispezione interna.
Come ultimo atto, il Ministero della Salute ha chiuso in via cautelativa il laboratorio fantasma dell ' Istituto
superiore della sanità, che avrebbe dovuto dare ai pacemaker la certificazione di conformità. Nel servizio,
realizzato dal giornalista Sigfrido Ranucci, Fabio Tridici, all ' epoca dei fatti venditore di pacemaker della
Boston Scientific (azienda che rifornisce l ' Asl leccese), è alle prese con una delicatissima operazione al
cuore. " Ho 15 anni di esperienza di infermiere professionale " , si difende Tridici. In sala operatoria con lui, c '
è il professor Michele Mezio Galluccio, cardiologo dell ' ospedale di Lecce. L ' inter vento risale al 18
novembre 2013 e viene eseguito nell ' ospedale di Copertino, in provincia di Lecce. L ' operazio ne che lo
specialist sta eseguendo è molto complessa: si tratta di impiantare un dispositivo biventricolare, dove
vengono inseriti ben tre cateteri. Il terzo serve per stimolare elettricamente il ventricolo sinistro, dove però non
si può entrare direttamente, per questo è necessario fare un piccolo buco nel cuore. " Se non abbiamo un '
allucinazione, quello che abbiamo visto sarebbe un reato. Solo un chirurgo abilitato può mettere le mani su
un paziente " , racconta il giornalista. Nel comunicato dell ' Asl si legge che " dalle prime evidenze comunque
risulta che l ' inter vento, ad alta delicatezza, è stato concluso con successo dal medico responsabile della
procedura, già operatore di alta qualificazione e prudenza, oggi cessato dal servizio " . Secondo il direttore
dell ' Asl, il dottor Valdo Mellone, raggiunto telefonicamente da Repor t , durante l ' intervento si è verificata
una circostanza eccezionale: " Il dottor Michele Mezio Galluccio, il medico presente in sala durante l '
intervento, avrebbe confermato che si è trattato di una situazione di emergenza " . Ma uno stato di
emergenza giustifica tale comportamento? " Dopo la puntata abbiamo ricevuto decine di segnalazioni di
specialist che prendono parte a interventi chirurgici - rac conta il giornalista Ranucci - nel caso in questione il
paziente si stava sottoponendo al riposizionamento del pacemaker, perchè il primo intervento non era
riuscito. Ma il primo intervento chi lo aveva fatto? E il paziente oggi come sta? " . Abbiamo provato a
chiederlo all ' Asl di Lecce, che ha risposto: " Sono dati super sensibili " , " il direttore è andato via " , " non
siamo in grado di fornire questi dettagli " . Il dottor Galluccio da circa venti giorni è in pensione. Fabio Tridici,
invece, nei mesi successivi all'intervento, è stato sottoposto a provvedimento disciplinare e poi licenziato dalla
Boston Scientific. La multinazionale americana ha ritenuto illegittima la sua presenza in sala operatoria e il
ruolo attivo svolto durante l ' intervento chirurgico. " Casi come quello di Copertino non sono l ' ecce zione spiega Ranucci - per questo sarebbe importante che le sale operatorie avessero una sorta di scatola nera,
che registri tutto ciò che accade " .
Foto: FINTO MEDICO
Foto: SeFoto: condo le ipotesi dell ' accusa, in sala operatoria c ' era anche un venditore di apparecchi. Che non è
medico
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MALASANITÀ
22/10/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Forte la sinergia con l'Università Cattolica per lo sviluppo di nuovi farmaci
biologici
( V. Sal. )
Si chiama "cell factory" ed è unica nel Centrosud Italia per dimensioni a capacità di sviluppo: è una vera e
propria officina farmaceutica all'interno della quale opereranno i ricercatori della società Xellbiogene, nata lo
scorso anno su iniziativa del Bambino Gesù e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - Policlinico Gemelli. I
due soggetti hanno investito 20 milioni di euro. L'azienda avrà a disposizione 1.200 metri quadrati con 13
locali asettici nel polo romano di San Paolo fuori le Mura dell'Ospedale Bambino Gesù. Si occuperà dello
sviluppo, della produzione e del rilascio di nuovi farmaci biologici impiegati sia in sperimentazioni cliniche, sia
nelle terapie consolidate, per trattare quelle malattie che non hanno ancora cure definitive, tra cui alcune
leucemie, tumori solidi e molte malattie rare. Farmaci e attività di Xellbiogene saranno offerti non solo agli
ospedali fondatori ma anche ad enti di ricerca, aziende farmaceutiche, ospedali e charity. Le procedure per
l'accreditamento da parte dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) finalizzato alla produzione e al rilascio dei
farmaci sono state avviate quest'anno.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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LA CELL FACTORY
22/10/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Nel 2020 potremmo conoscere il "difetto" di ottomila malattie rare»
Le terapie genetiche e molecolari in oncoematologia, immunoterapia, patologie poco note e multifattoriali,
impegneranno 150 ricercatori nel più importante polo pediatrico integrato d'Europa
Vito Salinaro
Passeggi nei laboratori sterili dei nuovi laboratori dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù e dall'entusiasmo
degli scienziati che ci lavorano intuisci che nella delicata e complessa fase che porta ad isolare, conservare,
manipolare ed espandere le cellule, sta la comprensione delle basi biologiche delle malattie, la loro diagnosi
precoce, e le loro rivoluzionarie terapie. Molte delle risposte alle più insidiose patologie che affliggono l'uomo
usciranno da questi laboratori. Perché le strutture sanitarie d'avanguardia del terzo millennio non staranno in
piedi se alla classica assistenza non sarà affiancata una struttura disegnata per leggere, comprendere e
tradurre le basi del "fenomeno malattia" e quindi approntare il percorso di cura e il prodotto clinico. È questa
la filosofia che spinge l'ospedale della Santa Sede, sorto nel 1869, e oggi il più importante centro pediatrico
integrato (ricerca-assistenza) d'Europa e uno dei primi al mondo, ad inaugurare il nuovo polo di ricerca di
Roma San Paolo. Dei 22.000 metri quadrati complessivi destinati alle attività cliniche, ben 5.000 sono infatti
dedicati alla ricerca. Strategiche le aree di sviluppo sulle quali si misureranno le competenze e le idee di 200
ricercatori: genetica e malattia rare, malattie multifattoriali e caratteri complessi, oncoematologia,
immunoterapia e farmacoterapia. La nuova struttura, che ha richiesto un investimento di 26 milioni di euro,
ospita anche moderni laboratori diagnostici di genetica medica e citogenetica, oncoematologia, biobanche e
una "cell factory", dedicata alla produzione su larga scala di terapie avanzate, sia genetiche sia cellulari.
Facile capire l'attenzione dei vertici del nosocomio su questi aspetti: i ricoveri pediatrici dovuti a malattie
genetiche o a larga componente genetica, costituiscono una percentuale oscillante tra il 50 e il 70%. A questa
domanda di cure il Bambino Gesù, con i suoi 2.600 collaboratori, risponde con 40 specializzazioni rivolte ad
un'utenza enorme: quasi il 45% della domanda pediatrica nazionale (27.000 i ricoveri annuali). Che può
raccogliere le immediate ricadute di una ricerca traslazionale avanzata, capace di accreditare il nosocomio tra
gli Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) e di far raddoppiare, negli ultimi cinque anni, la
produzione scientifica, fino a raggiungere (è il traguardo previsto a fine 2014) i 2.200 punti di Impact factor,
l'indice che misura il numero di citazioni nelle riviste scientifiche. È grazie alla ricerca che gli scienziati del
Bambino Gesù da decenni sono un riferimento internazionale. Solo per fare un esempio, qualche mese fa
hanno messo a punto una tecnica di manipolazione cellulare, applicata con successo per la prima volta al
mondo, che rende possibile, anche in assenza di un donatore completamente compatibile, il trapianto di
midollo da uno dei due genitori di bimbi colpiti da immunodeficienze severe, da patologie genetiche rare, da
leucemie e da altri tumori del sangue: le percentuali di guarigione sono sovrapponibili a quelle ottenute con
un donatore perfettamente idoneo. La sfera dei tumori del sangue e di quelli solidi, delle malattie rare e ultra
rare e quella che si riferisce alle malattie metaboliche, rappresenta la priorità della ricerca del Bambino Gesù.
Che investe tanto l'identificazione biologica della malattia, quanto il fronte terapeutico. Si può essere ottimisti:
«Nell'ultimo decennio - spiegano dall'Ospedale - si è consolidata una nuova dimensione della medicina, che
fa sempre più riferimento ai meccanismi biologici delle malattie e si focalizza sulle caratteristiche genomiche
individuali». Le innovazioni tecnologiche, che hanno accelerato di 100mila volte, negli ultimi 14 anni, il
processo di decodificazione delle basi genetiche delle malattie e hanno abbattuto di 100mila volte i costi delle
analisi, hanno prodotto «una vera e propria rivoluzione nella biomedicina». In particolare, l'applicazione delle
recenti conoscenze genetiche «propone di sviluppare la "medicina personalizzata", fondata sulle informazioni
presenti nel genoma individuale» che, una volta decriptate, «dovrebbero essere in grado di anticipare la
probabilità di ammalarsi di una determinata malattia». In questo modo sarà possibile orientare gli stili di vita e
adottare misure utili a prevenire, a impedirne o a rallentarne l'insorgenza. È un grande obiettivo. Come quelli
di continuare a sviluppare farmaci "ad uso di bambino"; di sperimentare terapie indirizzate ai piccoli pazienti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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La sfida.
22/10/2014
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che soffrono di malattie del metabolismo; di consolidare il ruolo di unico ospedale pediatrico in Europa
autorizzato ad effettuare tutti i trapianti possibili nel bambino. E pure, nell'ambiziosa lista di obiettivi condivisa
a livello internazionale, c'è quello di riuscire, entro il 2020, a definire il difetto biomolecolare responsabile delle
8.000 diverse condizioni patologiche che vivono i bambini affetti da malattie genetiche e rare. Per un
ospedale che si è fatto carico della più ampia casistica nazionale di pazienti pediatrici affetti da malattie rare e
che negli ultimi anni ha scoperto decine di geni-malattia, dare un contributo decisivo non è un risultato
impossibile.
22/10/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Parolin inaugura i nuovi laboratori del Bambino Gesù Il Segretario di Stato Vaticano nel polo di San Paolo
fuori le Mura dell'ospedale: il grado di civiltà si misura dall'attenzione ai deboli
VITO SALINARO
Con l'inaugurazione dei nuovi laboratori di ricerca e sviluppo della sede romana di San Paolo fuori le Mura,
l'Ospedale Bambino Gesù diventa il più importante polo pediatrico d'Europa e può guardare alle sfide di
domani. Alle malattie incurabili, prima di tutto. Il progetto è in linea con la vocazione del nosocomio della
Santa Sede richiamata dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, per il quale il valore scientifico e gli
investimenti non possono essere disgiunti dall'attenzione agli ultimi, perché «il grado di civiltà di una società
si misura soprattutto dalle attenzioni che essa riserva e per le energie che spende a favore delle categorie più
deboli». Il cardinale ha citato «malati, carcerati, disoccupati, profughi». La solidarietà e la cura dei più deboli
sono infatti tra le «testimonianze più credibili della fede della Chiesa». L'opera inaugurata ieri è dedicata alla
ricerca ed è attrezzata con le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari. «Una nuova
tappa», l'ha definita il cardinale Parolin, di un nosocomio che «ospita anche un'Officina farmaceutica per
terapie innovative»; quello messo in campo è «un corale impegno volto a garantire che l'Ospedale venga
dotato di tutti gli strumenti che la scienza moderna offre al servizio dei piccoli malati e della società». Tutti i
Papi, ha sottolineato Parolin, «da Pio XI a Francesco», hanno interpretato la missione del Bambino Gesù
come «un chiaro esempio della carità pastorale». E come opera di carità del Papa, il Segretario di Stato ha
chiesto che questo polo «diventi una istituzione sempre più esemplare sotto tutti i profili, un modello di serietà
professionale, di trasparenza, di accoglienza umana e cristiana, un ambiente dove tutti si sentano
protagonisti e, se necessario, anche disposti ad accettare sacrifici per il bene dei piccoli pazienti» che, in
quanto tali, hanno bisogno anche «di un'atmosfera che il più possibile si avvicini a quella familiare». Dal canto
suo, il presidente dell'Ospedale, Giuseppe Profiti, ha parlato di un «progetto che nasce dalle esigenze dei
bambini e guarda al futuro», nelle consapevolezza che «che solo la ricerca farà compiere passi in avanti
all'assistenza sanitaria, impensabili fino a qualche anno fa». I 26 milioni di euro investiti per attrezzare il
nuovo polo, a cui si aggiungono i 15 milioni di budget l'anno, frutto dei progetti di ricerca e dei servizi
scientifici prodotti, «rappresentano probabilmente il più grande investimento diretto nella ricerca fatto in Italia
negli ultimi anni», ha poi riferito Profiti. Investimento «destinato ad avere nei prossimi anni un elevato tasso di
rendimento, non solo sul piano scientifico» che si traduce in «un volano per l'economia dell'intero Paese con
benefici tangibili sul piano sociale». Bruno Dallapiccola, direttore scientifico del polo, ha evidenziato il forte
potenziamento delle attività di ricerca, finalizzate «allo studio delle basi biologiche delle malattie e alla loro
terapia. È dotato di piattaforme tecnologiche di ultima generazione appositamente dedicate a questi tipi di
studio grazie ai quali si potranno avere nuovi strumenti per classificare malattie "orfane", disegnare
programmi personalizzati di terapia e di presa in carico». Ancora con un ruolo da protagonisti. Proprio come
impone la storia dell'Ospedale lunga 145 anni.
I numeri
45%
LA QUOTA DI BAMBINI SU BASE NAZIONALE SEGUITA AL BAMBINO GESÙ
26
MILIONI
L'INVESTIMENTO DESTINATO AL NUOVO POLO INAUGURATO IERI A ROMA
22.000
I METRI QUADRATI DESTINATI COMPLESSIVAMENTE ALLE ATTIVITÀ CLINICHE
Foto: Il cardinale Pietro Parolin benedice il nuovo polo romano dell'Ospedale Bambino Gesù
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«Scienza e carità servono l'uomo»
22/10/2014
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Il direttore del Fatebenefratelli a Lunsar: «Paese devastato, serviva
prevenzione»
MATTEO FRASCHINI KOFFI
"L'attuale crisi di ebola in Sierra Leone è drammatica. Sebbene la popolazione abbia finalmente accettato
l'esistenza della malattia, ora il personale medico ha paura di curare i pazienti. Qualsiasi compenso offerto
sembra essere irrilevante». Così fra Michael Koroma, direttore generale dell'ospedale San Giovanni di Dio del
Fatebenefratelli a Lunsar, una cittadina nel nord del Paese. Da quando la struttura sanitaria è stata chiusa, lo
scorso 22 settembre, dopo la morte di quattro religiosi, una suora e diversi collaboratori laici, la situazione è
sempre più fragile. «L'ebola sta devastando il Paese», continua il religioso. «Ci troviamo in una situazione
difficile. Dal 28 settembre abbiamo deciso di cercare l'aiuto del governo - precisa fra Michael -, ormai non
possiamo più offrire i nostri servizi regolari». Tra le vittime, c'era anche fra Manuel Garcia Viejo, il medico
spagnolo evacuato dal Paese e morto a Madrid a fine settembre. Nella sua lettera, il direttore dell'ospedale
racconta le sfide che il personale medico affronta quotidianamente. «I nostri operatori non sono stati
abbastanza formati in termini di Infezione, prevenzione e controllo (Ipc) - avverte fra Michael -. Ma ancora
peggio è il fatto che la maggior parte delle nostre strutture non ha nel loro budget finanziamenti destinati al
sistema Ipc». Per questo nell'ospedale sono stati recentemente avviati programmi e corsi di formazione per
gli infermieri. Con oltre mille persone uccise dall'ebola, il sistema sanitario della Sierra Leone è collassato.
Come se non bastasse, la crisi viene persino politicizzata. «Un container di aiuti proveniente dagli Stati Uniti è
arrivato al porto grazie a un certo Chernoh Bah - ha confermato un funzionario statale -. Bah è però il
principale oppositore politico del presidente Ernest Bai Koroma». E per molti non è un caso che a tale
container fosse stato vietato lo scarico dalle autorità per oltre due mesi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Sierra Leone
22/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:79573, tiratura:108314)
La dottoressa Maria Palomba in questi giorni non ha mai mollato la sua farmacia di piazza Imbriani a Torre
Annunziata. Fa capolino anche nell'altra, in via Ercoli, località Rovigliano, ma non si fa vedere dagli
indesiderati. Possibile parlarle? «Purtroppo no, è impegnata. Le serve altro?», rispondono con garbo e con
un sorriso le colleghe e le collaboratrici. Con gli inquirenti però la dottoressa ha parlato eccome. Ha parlato
soprattutto del marito, Nazario Matachione, il re della farmacie. Ha raccontato dei frequenti viaggi
dell'imprenditore in Brasile, «nella zona del Nord Est». «Non mi ha mai detto chiaramente se porta in Brasile
denaro o altro - ha riferito la donna - ma una cosa è certa: lui stesso mi ha detto più volte di aver effettuato
investimenti immobiliari in Brasile».
La dottoressa Maria Palomba ha riferito: «Mio marito non viene sottoposto ai controlli di rito quando si
imbarca per il Brasile dall'aeroporto di Fiumicino». Parole pesantissime, che hanno fatti scattare
intercettazioni e verifiche a catena. Era una coppia felice, almeno in apparenza, fino a un anno fa. Poi, è
cominciata la storia di pettegolezzi e tradimenti, voci e insinuazioni, fino alle accuse e alle delazioni, la
presunta love story di lui con una brasiliana e l'addio di lei, la vendetta consumata a colpi di rivelazioni. Di
mezzo due belle bambine, figlie di un matrimonio ora finito male. E lei finisce tra le braccia di Angelo Della
Gatta, armatore, un esponente della Torre del Greco bene, travolto anche lui da uno scandalo, crac
Deiulemar, condannato in primo grado e a lungo agli arresti domiciliari
Sulle parole della dottoressa ci sono una serie di riscontri. Agli atti, sulla scrivania del giudice, anche
l'intercettazione in cui Matachione riferiva a un suo interlocutore di aver saputo che «Della Gatta voleva
vedere tutti i birilli a terra, primo tra tutti Matachione». Astio a parte, però, ci sono i riscontri, insiste il giudice.
Come le carte di credito usate dal marito, come i viaggi che sarebbero stati regalati a Giaccone. Vicenda
complessa, tanti volti noti dello spaccato metropolitano vesuviano rientrano nella storia degli arresti dei due
finanzieri.
Matachione, secondo quanto riferito dalla ex moglie, si sarebbe adoperato perciò per far allontanare il
capitano Capuozzo rivolgendosi a «un generale della Guardia di Finanza in pensione, forse Spaziante».
Lady Maria è la secondogenita di una conosciuta e facoltosa famiglia di mobilieri e imprenditori a Torre del
Greco. Giovanissima si fidanza con il rampollo della dinasty di farmacisti Matachione. Nazario ha qualche
anno in più. Ma la coppia sembra intendersi alla perfezione. Determinato e intraprendente lui. «Affascinante e
ambiziosa lei», viene descritta Maria. Un evento le nozze nel 1996.
Lei continua a studiare, farmacia, naturalmente. Nasce la prima bimba. Ma lady Maria ha anche un sogno e il
suo fascino le consente di osare. Così nel 2003 infrange un tabù, si lancia nel concorso di miss Italia: in gara
da sposata e da mamma, era la prima volta di una madre in passerella a Salsomaggiore Terme. La laurea in
farmacia arriva nel 2004, nel 2006 la dottoressa Maria è titolare della sua prima farmacia, naturalmente
anche grazie ai buoni uffici di Nazario. Ma Maria ha un carattere forte, tenace, intraprendente. Non le basta la
sua nella centralissima piazza Imbriani. Vuole fare da sola ed ecco che nel 2013 riesce a coronare un altro
sogno inseguendo gli incentivi dell'imprenditoria giovanile, la seconda farmacia in un quartiere abbandonato
come Rovigliano.
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La vendetta di Lady Maria: ha smascherato l'ex marito
22/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Il re delle farmacie garantiva l'accesso ai test della Federico II
Giuseppe Crimaldi
Qualcuno la chiama già "la lobby dei farmacisti". Un sistema capace di smuovere carte, permessi e certificati
grazie alla lusinga della corruzione. Corruzione, a ben vedere, offerta anche a buon mercato: bastava offrire
una crociera in cabina di lusso, o magari un viaggio oltreoceano (tutto spesato) per costruire un impero. Un
nuovo terremoto investe il mondo dei farmacisti napoletani, e stavolta l'onda sismica arriva all'Università. Due
arresti eccellenti e una raffica di perquisizioni, con relativa iscrizione nel registro degli indagati. Ieri mattina i
carabinieri hanno notificato in carcere una seconda ordinanza cautelare al "re delle farmacie" di Napoli, quel
Nazario Matachione già finito a Poggioreale con l'accusa di corruzione insieme con un alto ufficiale della
Guardia di Finanza. Ma ieri in manette è finito anche un funzionario della Regione Campania: Umberto
Celentano, già coinvolto nei giorni scorsi insieme al potente imprenditore torrese nella indagine sulle rivendite
di medicinali.
I provvedimenti - firmati dal gip presso il Tribunale di Napoli Dario Gallo su richiesta dei pubblici ministeri
Henry John Woodcock, Celeste Carrano e del procuratore aggiunto Alfonso D'Avino - fanno riferimento
all'inchiesta su un vorticoso giro di mazzette sborsate per ottenere trattamenti privilegiati, purché si chiudesse
un occhio - e anzi due - sulla compravendita di numerose farmacie in provincia di Napoli. Un'indagine che si
allarga a macchia d'olio e che vede spuntare anche un secondo filone investigativo: quello relativo a presunte
irregolarità commesse in occasione dei test di ammissione alla facoltà di Farmacia dell'Università Federico II
di Napoli. Ed è un quadro complesso che adesso coinvolge almeno altri 11 indagati.
Procediamo con ordine. Secondo l'accusa il funzionario regionale Umberto Celentano avrebbe fatto parte
della "rete" che garantiva a Matachione i via libera nelle pratiche amministrative necessarie ad acquisire
nuove sedi e altre farmacie; lo avrebbe fatto in cambio di una crociera da 4500 euro. Il secondo filone è
invece relativo a presunte anticipazioni rivelate anticipatamente sui test di accesso alla facoltà di Farmacia di
Napoli: Matachione, sostiene la Procura, le avrebbe "girate" ad un medico di base di Torre Annunziata il cui
figlio era tra i candidati ai test. Sono alcune intercettazioni ad alimentare il sospetto: l'imprenditore
farmaceutico parla alla vigilia degli esami rassicurando l'amico medico e spiegandogli di essere in grado di
rivelare le domande dei test anticipatamente. E così nell'inchiesta finiscono anche docente di chimica
farmaceutica Vincenzo Santagada (che è anche presidente dell'Ordine dei farmacisti napoletani, fresco di
riconferma) e il direttore della segreteria della stessa facoltà, Aniello Epsosito. Entrambi, ieri mattina, sono
stati oggetto di perquisizione dei carabinieri. Non è finita. Ieri sono stati perquisiti anche due rappresentanti
delle forze dell'ordine: un ispettore di polizia, Antonio Troiano (molto noto per il suo impegno anticamorra a
Torre Annunziata) ed un carabiniere in servizio peresso il Nas, il nucleo antisofisticazioni dell'Arma, Stefano
Palumbo. L'indagine conta una quindicina di indagati: gli avvisi di garanzia non costituiscono un'anticipazione
di condanna e che tutti gli indagati avranno modo di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati. Nel
mirino anche quattro studenti che svolsero i test di ammissione a Farmacia: abitazioni e perquisite, acquisiti
anche alcuni files dei loro computer. Al centro dell'inchiesta resta sempre lui: o Matachione, già finito in
carcere il 14 ottobre insieme con un ufficiale della Guardia di Finanza con l'accusa di corruzione. L'ipotesi
principale dell'accusa resta quella di favori sia in sede amministrativa, per il rilascio delle concessioni, che in
fiscale pilotate in cambio di favori. Nel primo troncone d'inchiesta è finito anche il colonnello delle fiamme
gialle Fabrizio Giaccone, che avrebbe ricevuto da Matachione oggetti di valore (anche un orologio Rolex)
oltre a diversi viaggi offerti "all inclusive".
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Il ciclone giudiziario
22/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 5
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«Matachione? Mai avuto rapporti con lui. Anzi, tre anni fa, era addirittura mio rivale alle elezioni all'Ordine dei
Farmacisti». Al telefono, il professore Vincenzo Santagada, titolare da oltre dieci anni della cattedra di
Chimica Farmaceutica alla Federico II e neoeletto presidente dell'Ordine, al suo secondo mandato, ha la
voce flebile. Ma non si ritrae. Risponde e si difende.
Si dice frastornato, intontito. Ma prende le distanze dalla bufera giudiziaria che si è abbattuta su di lui.
Proclamandosi assolutamente estraneo alle accuse e dichiarandosi fiducioso sull'esito delle indagini.
«Emergerà la mia assoluta estraneità ai fatti», dice. E racconta: «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho
saputo di quest'inchiesta. Ho appreso dai carabinieri che hanno bussato alla porta di casa mia con un ordine
di perquisizione di essere finito nell'indagine che coinvolge Matachione. Ai militari ho consegnato tutto quello
che mi hanno chiesto».
I carabinieri inviati dalla Procura della Repubblica a casa Santagada hanno sequestrato innanzitutto il
computer. Il leader dei farmacisti riprende il suo racconto: «Hanno preso il pc di casa. Poi hanno perquisito
anche il mio ufficio presso la sede dell'Ordine dei Farmacisti, in via Toledo, e quelli dell'Università. Anche da lì
i carabinieri hanno preso i computer. Non so altro».
Vincenzo Santagada, che non più di dieci giorni fa ha festeggiato la sua seconda elezione a presidente dell'
Ordine dei Farmacisti, respinge poi le accuse di aver fatto imbrogli per i test di ammissione alla facoltà o di
aver mai favorito qualcuno.
«I test vengono pubblicati con le risposte un paio di mesi prima sul nostro sito. Poi una società esterna
sceglie tra i cinquemila test pubblicati quelli che verranno utilizzati per gli esami di ammissione. Io sono solo
un componente della commissione. E non conosco i test prima degli altri. Ma sono fiducioso nella giustizia.
La verità verrà a galla. In tutta la mia vita ho inseguito sempre la verità. Per questo non ho paura. Sono solo
frastornato, imbambolato, stordito da questa vicenda».
In tanti hanno telefonato in serata al professore per esprimere la loro solidarietà. «Mi hanno chiamato
colleghi, farmacisti, amici. Lo hanno appreso dai siti, dal telegiornale, dal passaparola all'Ordine e
all'università. Tutti sono increduli. Tutti aspettano che emerga la mia estraneità rispetto a questa storia»,
aggiunge il neoeletto presidente dell'Ordine.
E, in merito alle voci secondo cui avrebbe deciso di dimettersi dalla presidenza dell'organismo ordinistico
professionale, Santagada è fermo. Dichiara: «E perché dovrei? Cosa ho fatto? Ripeto sono assolutamente
estraneo a questa vicenda. In queste ore non mi ha mai sfiorato l'idea di dovermi dimettere».
Santagada, infine, dice di essere pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Pronto a comparire al cospetto
dei magistrati inquirenti per spiegare ogni cosa. «Perché - conclude - ho la serenità di chi sa di non aver
commesso alcun illecito».
m.l.p.
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«Rapporti con Matachione? Mai, è stato mio avversario!»
22/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 5
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Choc a Farmacia , è il day after la Facoltà travolta dallo scandalo
Marisa La Penna
Cortile della facoltà di Farmacia della Federico II. Ore 18. Sui tavoli allestiti a festa, sotto quattro grandi
gazebo, ci sono gli avanzi del buffet organizzato per i trenta studenti che hanno appena discusso la tesi.
Trenta nuovi farmacisti che lasciano per sempre l'avveniristica struttura di via Domenico Montesano, proprio
accanto al policlinico federiciano. Hanno la corona di alloro sul capo e sono felici. E con loro sono felici
genitori, amici, fidanzate, fidanzati. Non sanno ancora della bufera che si è appena abbattuta sulla facoltà.
Non sanno che Vincenzo Santagada, il professore di Chimica farmaceutica e presidente dell'Ordine dei
Farmacisti, è indagato. Non sanno che tra i giovani allievi ce n'è qualcuno che forse ha superato i test di
ingresso con «brogli», grazie a qualche complicità interna.
Come, per esempio, Gianluca, figlio di Francesco, medico di famiglia che oggi frequenta la facoltà perché
avrebbe ottenuto le risposte dei test prima di affrontare l'esame. Sarebbe stato il medico (che non è indagato,
così come non è indagato il suo rampollo) a sollecitare all'imprenditore farmaceutico Nazario Matachione, un
intervento per ottenere l'illecito.
Ore 18, dunque. Gli uffici sono chiusi, le aule pure. Sbarrate anche le porte dei rappresentanti degli studenti.
Tra i giovani che lasciano festosi i viali di Farmacia nessuno sa del fango che sta inondando la loro facoltà. E
quando glielo si dice fanno dapprima la faccia stupita. Poi si rituffano nell'atmosfera della festa, rifiutando
commenti. «Vogliamo goderci questo momento di gioia, leggeremo i giornali» dice una neolaureata
sfoderando il suo sorrido più radioso.
Solo un impiegato dice di aver saputo dello «scandalo» dai siti. «L'ho letto sul Mattino.it. Ma che è successo?
Ma come è possibile? Ma chi è questo docente che ha fatto gli imbrogli?» domanda a sua volta sperando di
avere qualche dettaglio più «aggiornato».
Dello scandalo la città conoscerà i dettagli questa mattina, con la pubblicazione, sui quotidiani, delle sintesi
delle intercettazioni telefoniche. E questa mattina il preside di Farmacia, Ettore Novellino, al vertice della
facoltà da quasi due anni, riunirà i docenti per fare il punto della situazione. Lo anticipa al telefono, da Roma
dove si è recato per impegni personali.
«Voglio capire meglio che cosa sta succedendo. Anzi cosa sarebbe successo», dice al cellulare. Ammette di
aver saputo solo da pochi minuti dell'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto un docente di prestigio e altamente
rappresentativo della categoria professionale. «Oggi sono mancato dalla facoltà. Poco fa un amico mi ha
chiamato e mi ha detto di guardare su internet la notizia degli sviluppi dell'indagine che ha coinvolto
Matachione. E così mi sono collegato al sito del Mattino. Non posso credere che sia potuta accadere una
cosa del genere». Il professore Ettore Novellino, poi, precisa: «Devo comunque ricordare che i quiz per
l'accesso alla facoltà di Farmacia sono accessibili a tutti. Mi spiego. A inizio giugno pubblichiamo sul sito della
facoltà un elenco di cinquemila quiz con le relative risposte. E diamo l'opportunità ai giovani che intendono
affrontare la prova, anche un metodo per esercitarsi. A Farmacia, insomma, non è come a Medicina dove i
quiz sono segreti».
Il direttore del dipartimento di Farmacia della Federico II, quindi, riprende: «Dei cinquemila quiz ne vengono
poi selezionati ottanta. Una trentina di biologia, altrettanti di chimica. Dieci di fisica, cinque di matematica e
altrettanti di cultura generale. Le ottanta domande vengono selezionate da una società di servizi "appaltata"
dalla Federico II. Ma, ripeto, si tratta di domande che rientrano in quelle cinquemila pubblicate a giugno e di
cui si conoscono le risposte. Chi ha studiato non avrà difficoltà a rispondere».
«Non conosco i dettagli di questa storia, ma le accuse mi sembrano comunque molto fumose. Poi voglio
chiarire un'altra cosa che non è di poco conto. Ai test si sono presentati poco più di mille giovani per
quattrocento posti complessivi. Ebbene, con lo scorrimento, riescono quasi tutti a rientrare. Con la
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Le reazioni
22/10/2014
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graduatoria vengono via via chiamati. A tutt'oggi stiamo ancora "scorrendo" concorrenti», dice Novellino.
In quanto al coinvolgimento nella vicenda giudiziaria del presidente dell'Ordine dei Farmacisti, Ettore
Novellino dichiara. «È un ottimo, valido, onesto professionista. Sono certo della sua estraneità a questa brutta
vicenda. Parlo di uno dei più validi collaboratori della facoltà. Chiederò subito un incontro con i docenti per
capire cosa è successo. Ma temo si tratti di una brutta storia di millantato credito».
Sul coinvolgimento di docenti nell'inchiesta della Procura della Repubblica interviene anche Francesco Emilio
Borrelli che per molti anni ha rappresentato gli studenti napoletani ed ora è rappresentante dei Verdi. Dichiara
in una nota: «Se la circostanza dovesse essere confermata dovranno dimettersi ed essere espulsi
dall'Università Federico II e dall'Ordine dei farmacisti tutti i protagonisti di una vicenda che danneggia
l'immagine dell'Ateneo e getta un'ombra su come vengono gestiti questi test che dovrebbero essere frutto del
merito e non di rapporti clientelari e di favore. A farne le spese sono come al solito i poveri studenti che non
hanno santi in paradiso. Dalle intercettazioni telefoniche infatti è emerso che Nazario Matachione riusciva a
sapere con uno o due giorni di anticipo quali test sarebbero stati sottoposti agli studenti e che in questo modo
aiutò il figlio di un amico medico a superare la prova. Al padre, che attendeva l'esito positivo dei test per
ringraziarlo, l'imprenditore disse con noncuranza che l'esito era scontato».
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22/10/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 15
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Guarito dall'Ebola torna in Africa ad aiutare gli infetti
CLAUDIA OSMETTI
È felice di essere di nuovo in prima linea perché quella di Ebola è «una vera e propria emergenza». William
Pooley, infermiere 29enne inglese recentemente guarito dal virus, è tornato in Sierra Leone e lunedì
prossimo riprenderà il suo lavoro a Freetown. «Per me è sicuramente più sicuro lavorare là ora di quanto non
lo fosse prima», dice alla stampa britannica e la sua decisione di fare rientro in Africa ha avuto il completo
appoggio dei genitori. Pooley si era infettato lo scorso agosto proprio in Sierra Leone, dove prestava servizio
come volontario per aiutare le vittime dell'epidemia. Primo inglese colpito dalla malattia, era stato portato
d'urgenza in Gran Bretagna a bordo di un volo della Royal Air Force ed è stato curato all'ospedale Royal Free
di Londra. I media d'oltre Manica non hanno fatto mistero del fatto che il successo del trattamento medico
potrebbe essere attribuito all'uso di ZMapp, un farmaco antivirale statunitense ancora in fase di
sperimentazione sull'uomo. Dopo aver sconfitto Ebola il sistema immunitario di Pooley dovrebbe essere in
grado di non contrarre la malattia una seconda volta, ma il condizionale è d'obbligo. Medici ed esperti, infatti,
non hanno la certezza scientifica che il virus non si ripresenti due volte nello stesso soggetto. Uno studio
recente ha ipotizzato che l'immunità da Ebola duri (almeno) 12 anni, ma la sicurezza medica ancora non c'è.
A ogni modo Pooley ha donato parte del suo sangue per la ricerca: una speranza per i circa 10mila casi di
contagio registrati dall'inizio dell'epidemia. Intanto il cameraman freelance statunitense, Ashoka Mukpo, si sta
riprendendo e le sue condizioni di salute migliorano. L'uomo, 33 anni, aveva contratto il virus in Liberia dove
si era recato come inviato della Nbc. «Mukpo uscirà dall'unità di isolamento nei prossimi giorni», dicono i
medici che l'hanno in cura. E ha ufficialmente «completato il percorso di guarigione» anche Teresa Romero,
l'infermiera spagnola, prima a contrarre il virus in Europa.
Foto: William Pooley, l'infermiere guarito dall'Ebola contratto in Sierra Leone l'estate scorsa [LaPresse]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 22/10/2014
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L'infermiere britannico si era ammalato in Sierra Leone
21/10/2014
Panorama della Sanita - N.38 - 13 ottobre 2014
Pag. 10
Allattamento al seno: l'Unicef all'Angelo, e l'Ospedale firma un nuovo
protocollo
Piorjk Procaccini
Proprio nella "Settimana mondiale per l'allattamento al seno" (1-7 ottobre), l'Unicef ha visitato l'Ospedale di
Mestre, e ne ha verificato i progressi fatti a tutela di questo fondamentale gesto materno. E poi ha rilanciato, e
siglato con i Reparti di Pediatria e Patologia neonatale un nuovo protocollo, che farà dell'Angelo un Ospedale
ancora più "Baby Friendl}'", cioè ancora più "amico del bambino". «Fino a qualche tempo fa - spiega
Loredana Cosmo - era normale che le neomamme ricevessero già nei Reparti, dagli stessi sanitari, i
campioni omaggio di latte 'in polvere'; oggi invece è diffusa la consapevolezza che l'allattamento al seno è un
gesto importantissimo, oltre che naturale. Va sostenuto, incentivato, stimolato, tanto che uno dei requisiti
richiesti dall'Unicef agli ospedali è che almeno il 75% delle neomamme allattino naturalmente, all'uscita dal
Reparto». L'Angelo raggiunge l'obiettivo, e anche per questo si fregerà del titolo di "Baby Friendly Hospital"
(Bhf), cioè di "Ospedale amico del Bambino", assegnato dall'Unicef. Quanto al latte "inpolvere", l'Ospedale
dell'Angelo ha rivisto in questi anni le sue politiche di acquisto. "Dentro questo quadro - spiega il Direttore
Generale dell'Ulss 12 Giuseppe Dal Ben - «L'Ospedale» spiega il Direttore Generale dell'Ulss 12 Giuseppe
Dal Ben «ha rinunciato alle offerte, spesso allettanti, dei produttori di latte per neonati, e ne acquista solo la
quantità necessaria per quelle mamme, e quei bambini con bisogni particolari, che non riescono a vivere
l'esperienza dell'allattamento naturale». Anche gli Uffici Acquisti del\ l'Ulss 12, quindi, guidati dalla Farmacia
Ospedaliera, contribuiscono, con scelte oculate e sottratte al percorso commerciale, a fare dell'Angelo un
vero "Baby Friendly Hospital".
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NOTIZIARIO Ulss 12 veneziana
21/10/2014
Panorama della Sanita - N.38 - 13 ottobre 2014
Pag. 38
«Serve confronto con il Governo»
«S"iamo ancora in una fase di considerazioni preliminari e istruttorie. Questo perché è in corso una revisione
del quadro istituzionale e quindi la stessa riorganizzazione di questa governance è ancora in una fase di
evoluzione. Serve maggiore chiarezza in merito a ruoli e competenze. In tal senso è auspicabile un confronto
anche con il Governo per lavorare meglio alla razionalizzazione e all'efficacia delle funzioni delle agenzie. Il
nuovo Patto Salute fra Governo e Regioni va anche questo collocato in una cornice di sistema anch'essa
certa, ben delineata nelle funzioni e nei ruoli di entrambi i livelli di governo, Stato e Regioni, e di tutti i soggetti
istituzionali che operano nel servizio sanitario». È quanto ha dichiarato Carlo Lusenti (assessore alla sanità
della regione Emilia-Romagna) nel corso dell'audizione della Conferenza delle Regioni alla Camera sulla
riforma di Iss, Aifa e Agenas spiegando la posizione delle Regioni sulla riforma delle tre agenzie. "Nel
documento consegnato dalla Conferenza delle Regioni in Audizione alla Camera" afferma una nota
pubblicata sul sito delle Regioni "si spiega che una volta delineata con la Riforma costituzionale in atto la
"cornice nazionale" di garanzia e di tenuta finanziaria del sistema, vanno definite le regole rafforzando e
qualificando la sinergia fra Ministero della Salute, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e le Regioni. Fra i
due livelli di governo, quasi a fungere da cerniera con un ruolo trasversale e di tenuta del sistema, vanno
riviste le funzioni delle Agenzie Nazionali (Agenas, Aifa nonché dell'Istituto Superiore di Sanità). Così come
vanno ripensati ed adeguati il ruolo. Il sottoscritto nuovo Patto per la Salute 20142016 non potrà prescindere
dal contesto politico-istituzionale entro cui si realizzerà, e ciò non solo alla luce della rilevanza che la "tutela
della salute" andrà ad assumere nel nuovo quadro costituzionale, ma per effetto degli altri numerosi percorsi
di riforma che ci accingiamo ad intraprendere come istituzioni. In tale direzione va ripensato l'intero sistema di
governance della sanità. Occorrono strumenti forti e necessari per affrontare anche in questo settore l'attuale
crisi economica e finanziari, indispensabili per assicurare la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, per
garantire l'equità e l'universalità del sistema nonché Livelli essenziali di assistenza (Lea) in modo appropriato
ed uniforme".
DOCUMENTO DI SINTESI DA RAPPRESENTARE IN SEDE DI COMMISSIONE PARLAMENTARE
NELL'AMBITO DELL'INDAGINE CONOSCITIVA SUL RUOLO, L'ASSETTO ORGANIZZATIVO E LE
PROSPETTIVE DI RIFORMA DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ (ISS), DELL'AGENZIA ITALIANA
DEL FARMACO (AIFA) E DELL'AGENZIA NAZIONALE PER I SERVIZI SANITARI REGIONALI (AGE.NA.S.)
La sottoscrizione del nuovo Patto per la Salute per gli anni 2014-2016 si è inserita, com'è ben noto, in una
prospettiva politico-istituzionale del tutto peculiare, frutto di un contesto economico, politico e sociale
caratterizzato da un'estrema complessità e dalla forte spinta, impressa dal Governo, verso la realizzazione di
un'ampia riforma delle politiche di governo, fino alla annunciata riforma della nostra forma di stato e di
governo. Obiettivo della riforma è quello di prevedere una ripartizione delle competenze legislative orientata,
secondo le intenzioni del legislatore costituente, a superare le principali criticità dell'attuale assetto di riparto
tra Stato e Regioni. Nel testo del Governo, perno del nuovo sistema di riparto tra Stato e Regioni è il
superamento della "competenza concorrente" (ex articolo 117, comma terzo, della Costituzione) tra legge
statale e legge regionale e il ri-accentramento in capo alla prima di numerose "materie". La competenza
legislativa regionale è definita in via residuale ed estesa ad un ambito di materie "innominate". A corollario
delle potestà esclusive sono previste in capo al legislatore statale numerose "norme generali", alle quali va
attribuito il significato "più alto" che la locuzione può assumere, cioè la valenza di norme a carattere
ordinamen- tale unitario ( la definizione dei Livelli essenziali di assistenza ed il carattere di "assicuratore
unico" del SSN) che mantiene indipendenti gli interventi legislativi dello Stato e delle Regioni. Sotto questo
profilo, la tutela della salute rappresenta un caso emblematico. Infatti, l'attribuzione alla competenza
legislativa esclusiva statale di "norme generali per la tutela della salute" può essere condivisa solo se
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ATTUALITÀ Le Regioni in audizione sulla riforma di Iss, Aifa e Agenas
21/10/2014
Panorama della Sanita - N.38 - 13 ottobre 2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
interpretata nella prospettiva sopra indicata e se, accompagnata, al contempo, dalla previsione di un ambito
di disciplina regionale riservato. Al riguardo, è sicuramente più lineare la posizione emendativa proposta dalle
Regioni, secondo la quale se allo Stato spettano "norme generali per la tutela della salute ", alle Regioni deve
spettare, come competenza propria, "la tutela della salute e l'organizzazione dei servizi sanitari".
Diversamente, non solo i conflitti di competenza generati dalle materie concorrenti (tra cui la tutela della
salute) sarebbero semplicemente "traslati" sulla nuova competenza legislativa esclusiva statale, ma verrebbe
compromessa la garanzia per la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni, la quale richiede sì norme
generali per l'impalcatura unitaria del sistema nazionale di sanità, ma altresì la declinazione regionale dei
modelli organizzativi. È sulla base di queste premesse che Stato e Regioni hanno sottoscritto il nuovo Patto
per la Salute per il triennio 20142016. Il nuovo Patto non potrà prescindere dal contesto politico-istituzionale
entro cui si realizzerà, e ciò non solo alla luce della rilevanza che la "tutela della salute" andrà ad assumere
nel nuovo quadro costituzionale, ma per effetto degli altri numerosi percorsi di riforma che ci accingiamo ad
intraprendere come istituzioni. Il rinnovato contratto fra Governo e Regioni per la Salute dei cittadini, va
collocato in una cornice di sistema anch'essa certa, ben delineata nelle funzioni e nei ruoli di entrambi i livelli
di governo ( Stato e Regioni) e di tutti i soggetti istituzionali che operano nel SSN. In tale direzione va
ripensato l'intero sistema di governance della sanità. Occorrono strumenti forti e necessari per affrontare
anche in questo settore 1' attuale crisi economica e finanziari, indispensabili per assicurare la sostenibilità del
Servizio Sanitario Nazionale, per garantire l'equità e l'universalità del sistema nonché Livelli essenziali di
assistenza (LEA) in modo appropriato ed uniforme. Una volta delineata con la Riforma costituzionale in atto la
"cornice nazionale" di garanzia e di tenuta finanziaria del siste
ma, vanno definite le regole rafforzando e qualificando la sinergia fra Ministero della Salute, il Ministero
dell'Economia e delle Finanze e le Regioni. Fra i due livelli di governo, quasi a fungere da cerniera con un
ruolo trasversale e di tenuta del sistema, vanno riviste le funzioni delle Agenzie Nazionali (AGENAS, AIFA
nonché dell'Istituto Superiore di Sanità). Così come vanno ripensati ed adeguati il ruolo. Riordino delle
Agenzie Nazionali (Aifa, Agenas) e dell'Istituto Superiore di Sanità I tre Enti sopracitati hanno svolto in questi
anni un ruolo molto importante per la tenuta del sistema, ma gli sviluppi organizzativi, tecnici ed economici
che hanno investito il servizio sanitario nazionale rendono necessario adeguare l'assetto (ruolo
organizzazione, competenze) di tali Enti coerentemente agli obiettivi di miglioramento della qualità e delle
sicurezza delle cure e dei servizi, degli obiettivi di ulteriore efficientamento, razionalizzazione dell'uso delle
risorse. In particolare la revisione statutaria e organizzativa dovrà tendere a preservare l'autonomia
istituzionale di ogni singolo Ente definendo in modo più puntuale la missione e le competenze di ognuno nelle
funzioni di programmazione, organizzazione e gestione dei servizi, evitando ridondanze. In questo senso si
potranno prevedere ottimizzazioni delle strutture che hanno funzioni di supporto amministrativo generale,
tecnico logistico la cui eventuale integrazione ed ubicazione non inficia i presupposti di autonomia e
responsabilità tipici di ogni singolo Ente. In tal modo si potrà migliorare la qualità e l'efficienza nella gestione e
in funzione del grado di centralizzazione delle funzioni di amministrazione generale e di supporto tecnico
logistico, con particolare e prioritario riferimento all'acquisto di beni e servizi, al reclutamento ed alla gestione
degli aspetti retributivi, contributivi e previdenziale del personale, ai sistemi informatici e all'area tecnicoprofessionale. Per quanto riguarda la missione di ogni singolo ente, il recente patto della salute In più articoli
ha definito il ruolo di Agenas quale agenzia di monitoraggio e valutazione del SSN e dei servizi regionali e di
supporto tecnico scientifico e affiancamento alle Regioni. Inoltre le viene assegnato un ruolo di responsabilità
e coordinamento per le attività di valutazione delle tecnologie e di HTA in generale. È evidente che il ruolo di
Agenas con competenze nel settore della Ricerca organizzativa ben si distingue da quello dell'Istituto
Superiore di Sanità (ISS) che ha competenze di altissimo livello nel settore scientifico, laboratoristico e della
ricerca; ma occorre ancor meglio ridefinire sovrapposizioni di competenze tra i due enti che oggi permangono
come ad esempio sulla emanazione di linee guida e sulle buone pratiche come sull'HTA. Anche per quanto
concerne Aifa a oltre dieci anni dalla norma istitutiva dell'AIFA (art.48 D.L. 3.9.2003 n.269), a fronte del
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mutato scenario dell'assistenza farmaceutica e in coerenza con quanto previsto dalla modifica del titolo V del
2001, è opportuno intervenire sull'assetto Istituzionale e organizzativo con le modalità sopra definite per
migliorare l'efficienza e valorizzarne gli aspetti positivi nonché superare le criticità ad oggi rilevate. In base
all'art.3 del predetto decreto, ad AIFA spettano, oltre a funzioni specifiche proprie " anche compiti e funzioni di
alta consulenza tecnica al Governo e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province Autonome, in materia di politiche per il farmaco con riferimento alla ricerca, agli investimenti delle
aziende in ricerca e sviluppo, alla produzione, alla distribuzione, alla informazione scientifica, alla
regolamentazione della promozione, alla prescrizione, al monitoraggio del consumo, alla sorveglianza sugli
effetti avversi, alla rimborsabilità e ai prezzi". Si è osservato tuttavia che i compiti di cui sopra si sono
realizzati solo parzialmente, determinando un progressivo scollamento tra le decisioni di AIFA e le politiche
regionali. In particolare non si sono realizzate le condizioni per la condivisione di decisioni strategiche tra
AIFA e Regioni, da un lato per la difficoltà di AIFA a svolgere un ruolo di servizio nei confronti delle Regioni,
dall'altro la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dovrà svolgere un ruolo più incisivo sugli
indirizzi programmatori. Questa situazione può determinare un rischio di frammentazione con comportamenti
diversificati nell'erogazione di un LEA quale è quello dei farmaci. Roma, 25 settembre 2014
Foto: ATTUALITÀ
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In Europa cresce il numero delle sperimentazioni, ma i farmaci approvati
sono ancora pochi
Cresce in Europa il numero delle sperimentazioni di farmaci a misura di bambino. Nonostante questo, i
medicinali che hanno ottenuto la specifica indicazione pediatrica sono ancora pochi. Un problema di cui si è
discusso lo scorso 2 ottobre al Clinical Trial Day, la giornata di studi promossa dall'Ospedale Pediatrico
Bambino Gesù che riunisce rappresentanti del settore provenienti dal mondo scientifico, accademico,
dell'industria e associazioni di pazienti
circa il 60% dei farmaci attualmente in uso sui bambini non è stato testato su pazienti pediatrici, ma solo sugli
adulti, senza tenere conto delle caratteristiche che possono renderli inefficaci o addirittura tossici per i più
piccoli. La percentuale cresce fino all'80% se i destinatari dei medicinali sono neonati. Per rispondere
all'esigenza di sviluppare farmaci pediatrici sempre più mirati, nel 2007 l'Agenzia Europea per il farmaco
(Ema) ha dato il via al Regolamento Pediatrico. Secondo il documento, per ottenere l'autorizzazione a
immettere sul mercato un nuovo medicinale, le aziende farmaceutiche sono tenute a presentare un "piano di
indagine pediatrico". L'obiettivo è verificare attraverso test ad hoc, eseguiti sui futuri destinatari della cura,
con quale specifico dosaggio, formulazione e grado di sicurezza quel farmaco può essere utilizzato anche sui
bambini. Gli oltre 600 piani di indagine pediatrica approvati dall'Etna dal 2007 ad oggi, hanno attivato una
mole sempre più considerevole di sperimentazioni con il coinvolgimento di migliaia di bambini (56.000 nel
2013). Gli studi attualmente in corso sono 2400, ma a fronte di un numero così elevato di trials, i farmaci
autorizzati con specifica indicazione pediatrica sono circa 30. «Sono ancora pochissimi, oggi, i farmaci che
ottengono l'indicazione per uso pediatrico - sottolinea Paolo Rossi, Direttore Dipartimento UniversitarioOspedaliero del Bambino Gesù e rappresentante italiano della Commissione Pediatrica delPEma questo è
dovuto a una serie di fattori, tra cui la durata delle sperimentazioni, il costo elevato e il ridotto numero di chi
beneficerà di quel medicinale. I bambini rappresentano infatti circa il 10% popolazione globale». «Il trend
positivo dei trials pediatrici registrato negli ultimi anni, di fatto non ha modificato la tendenza generale ad
utilizzare anche nei piccoli pazienti i farmaci autorizzati per gli adulti aggiunge Rossi - Un problema che può
essere affrontato rendendo più snello il Regolamento Pediatrico Europeo e facilitando le sperimentazioni
riducendo costi e tempi attraverso la creazione di network di centri di ricerca». In Italia nel 2013 sono stati
avviati 100 studi. Il Centro Trial del Bambino Gesù - Centro di riferimento nazionale - conduce il 30% delle
sperimentazioni farmacologiche colmando le lacune relative alle indicazioni cliniche, ai dosaggi e alle
formulazioni dei medicinali per i bambini, e conta su un team multispecialistico dedicato, specializzato nelle
procedure cliniche e nelle metodologie necessarie per eseguire studi clinici in età evolutiva. Partecipa a
numerosi network europei di ricerca, sia pubblici che privati. Tali network pediatrici favoriscono lo sviluppo di
nuovi farmaci e coordinano la collaborazione tra Centri di eccellenza, industrie, ricercatori, associazioni di
pazienti ed enti regolatori con l'obiettivo di promuovere la ricerca etica di alta qualità sulla sicurezza ed
efficacia dei medicinali per uso pediatrico consentendo un più facile arruolamento dei pazienti nei trials clinici,
soprattutto nel campo delle patologie rare. Dal 2010, anno della sua istituzione, ad oggi, il Centro Trial
dell'Ospedale Pediatrico romano ha avviato oltre 80 sperimentazioni, coinvolgendo circa 300 piccoli pazienti
negli studi su farmaci appropriati, efficaci e sicuri, a misura di bambino. Ed è proprio al Bambino Gesù che è
stata effettuata la prima sperimentazione al mondo del vaccino terapeutico pediatrico contro l'Hiv. Il
paradosso dei generici: "Mi hai fatto risparmiare? Ora paghi" PerAssogenerici applicare il meccanismo
delpayback alla spesa ospedaliera per i farmaci fuori brevetto significa penalizzare chi ha contribuito in modo
decisivo alla discesa dei prezzi, chiedendo tra l'altro la restituzione di somme che non ha ancora percepito.
«Di questo passo commercializzare equivalenti in ospedale rischia di non essere un 'attività sostenibile in
Italia» dice Francesco Colantuoni, Vicepresidente di Asso Generici La pubblicazione dei dati di ripiano della
spesa farmaceutica ospedaliera 2013 ripropone tutta l'irrazionalità del meccanismo del payback appi icato ai
produttori di farmaci equivalenti. «Un meccanismo, introdotto dalla Legge 135/2012 che penalizza in modo
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Medicinali a misura di bambino FARMACI
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insopportabile il comparto dei farmaci a brevetto scaduto» dice Francesco Colantuoni, vicepresidente di
AssoGenerici. «I generici vengono acquistati esclusivamente attraverso il meccanismo delle gare che, come
spesso si dimentica, si basano sul criterio del minor prezzo, che non viene stabilito da chi vende, ma da chi
compra. Nel momento in cui i produttori di questi farmaci si aggiudicano una gara
hanno quindi già fatto risparmiare il Servizio Sanitario Nazionale. Selaspesa complessiva supera il tetto,
come nel 2013, anche il comparto fuori brevetto è chiamato alla restituzione attraverso il pay back nonostante
gli acquisti di equivalenti abbiano contribuito in maniera determinate al contenimento di questa parte della
spesa rispetto al 2012. Ma non basta: ci troviamo ogni anno a restituire somme che ancora non abbiamo
incassato, visti i cronici ritardi nei pagamenti». In alcune regioni, a nove mesi dalla chiusura del 2013 le
forniture non sono state saldate. «Se si aggiunge che la Legge stabilisce che non è possibile interrompere le
forniture alle strutture ospedaliere in vigenza di contratto anche a fronte della più ostinata morosità, c'è da
domandarsi se la vendita di generici in ospedale in Italia sia un modello di attività proponibile» prosegue
Colantuoni. Per le aziende di AssoGenerici resta fondamentale che i farmaci fuori brevetto vengano esclusi
dal meccanismo del payback sulla spesa ospedaliere, e intendono mettere in atto tutte le possibili azioni per
contrastare una norma che nel tempo potrebbe portare, come di fatto in alcuni casi già accade, alla
scomparsa della concorrenza con il ritorno del monopolio. Un intervento del legislatore nel caso specifico
sarebbe quanto mai auspicabile.
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Nasce il Registro tumori Campania per ottimizzare cura e prevenzione
Cancro, al Sud solo il 45% della popolazione coperto da rilevazioni. Percentuali maggiori al Nord, maglia nero
al Centro. A Napoli il Convegno di presentazione promosso dalla V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale.
Il presidente Michele Schiano di Visconti: «Risultato storico, dotiamo la Regione di un fondamentale
strumento di monitoraggio oncologico»
I n Italia sono operanti 40 registri tumori generali e 5 specializzati (per neoplasia o fascia d'età). Ma se al
Nord il 68% della popolazione è coperto da un sistema di registrazione, al Centro (27%) e al Sud (45%) la
situazione è ben diversa, a causa di lacune o problematiche strutturali che hanno impedito il corretto
funzionamento di questo importante strumento di monitoraggio. Ecco quindi che l'avvio del registro tumori
nella Regione Campania va a colmare un vuoto importante nella gestione della patologia oncologica nel
Meridione, sia dal punto di vista degli specialisti e degli operatori del settore, sia da quello dei pazienti. Se ne
parla questa mattina in occasione del Convegno Nazionale "II registro tumori della Campania, tra numeri e
strategie di intervento", promosso dalla V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale della Regione e reso
possibile da un educational grant di Roche. «E il raggiungimento di un risultato storico - dichiara Michele
Schiano di Visconti, Presidente della Commissione -. Finalmente, dopo i numerosi tentativi andati a vuoto nel
corso delle passate legislature, abbiamo dotato la nostra regione di un fondamentale strumento di
monitoraggio oncologico. Il registro tumori consente di ottimizzare il coordinamento di tutte le attività messe in
campo per attuare la prevenzione oncologica, soprattutto sul fronte che riguarda l'incidenza dei fattori
ambientali sullo sviluppo delle differenti tipologie di tumori». Le informazioni raccolte includono dati anagrafici
e sanitari essenziali per lo studio dei percorsi diagnostico-terapeutici, la ricerca sulle cause del cancro, la
valutazione dei trattamenti più efficaci, la progettazione di interventi di prevenzione e la prògrammazione
delle spese sanitarie. «Fino ad oggi la mancanza di un Registro regionale ha sicuramente impedito una
programmazione unitaria degli interventi di contrasto da parte del nostro sistema sanitario - aggiunge Schiano
di Visconti -. Ma siamo certi che le eccellenze sanitarie campane, ben rappresentate oggi, apprezzeranno
l'istituzione di una struttura volta a razionalizzare il più possibile il loro lavoro di ricerca, monitoraggio e
prevenzione». In quest'ottica sarà importante la collaborazione con tutti gli operatori (medici di medicina
generale, Asl, Aziende Ospedaliere, enti territoriali, istituzioni) della Sanità regionale. «La collaborazione tra i
differenti operatori e le diverse strutture sanitarie è di fondamentale importanza. Anzi, è sicuramente l'anima
del buon funzionamento del Registro tumori - sottolinea Fon. Schiano di Visconti - Parliamo di uno strumento
di raccolta ed elaborazione dati finalizzata al coordinamento di tutte le forze e le professionalità già in campo
nella lotta ai tumori, dal campo della ricerca a quello della cura». Ma i numeri possono essere importanti
anche per incrementare i messaggi e le campagne sull'importanza della prevenzione. «È da sempre la miglior
strada perseguibile in ambito sanitario, perché garantisce una migliore qualità di vita al cittadino e quindi la
conseguenza economica non può che essere positiva nel medio lungo periodo afferma Francesco Cognetti,
Presidente della Fondazione Insieme contro il cancro -. I numeri, i dati, sono fondamentali per dare anzitutto
la reale dimensione del problema da affrontare. Inoltre, il confronto delle rilevazioni, nel lungo e medio
termine, permette di verificare se i piani di prevenzione applicati stiano sortendo un buon esito». Anche la
presenza delle reti oncologiche regionali è importante per stabilire parametri condivisi che permettano oltre
che il funzionamento, anche il monitoraggio dell'offerta socioassistenziale. «Sicuramente, questo è uno dei
tanti vantaggi del buon funzionamento del Registro Tumori - conclude Schiano di Visconti -: andare a
generare una sana competizione tra le forze in campo affinchè l'offerta socio-assistenziale possa migliorare
continuamente. In questo la Regione Campania non ha nulla da invidiare alle altre regione italiane, è solo
provata dal dissesto finanziario lasciatoci in eredità dalle precedenti legislature, ma che grazie alla nostra
azione è stato pienamente risanato». In Sicilia il 97% dei Medici prescrive già in modalità dematerializzata «In
Sicilia il 97% dei Medici prescrive già in modalità dematerializzata (l'agenda digitale prevede 80% per il 2014
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e 90% per il 2015). Sono più di 32 milioni le ricette emesse nei primi 9 mesi del 2014. La ricetta
dematerializzata è oramai una realtà in Sicilia. Si tratta di un risultato prestigioso, che pone l'isola al primo
posto per l'applicazione delle normative nazionali, raggiunto grazie al senso di responsabilità ed alla
collaborazione di Tutte le Categorie di Professionisti. Superato lo scetticismo e le difficoltà iniziali ed i
momenti critici verificatesi in alcuni giorni a causa di blocchi e rallentamenti dei collegamenti telematici con il
Sistema Centrale, adesso c'è un maggiore consapevolezza ed ottimismo sui benefici che saranno
conseguiti». Lo ha detto Lucia Borsellino, Assessore regionale della Salute della Regione Sicilia affrontando il
tema della
dematerializzazione e digitalizzazione discusso a Firenze al convegno "L'Italia in Europa: un'eccellenza per il
diritto alla salute" organizzato da Motore Sanità. «Medici e Farmacisti» ha precisato Borsellino «hanno
continuato ad utilizzare t loro applicativi, opportunamente adeguati per dialogare tramite "web service" con il
Sistema Tessera Sanitaria (portale SOGEI), i cui tempi di risposta sono mediamente inferiori a mezzo
secondo, per cui non si sono verificati stravolgimenti nel modo di lavorare e neanche rallentamenti». I
vantaggi conseguiti sono sia di natura economica, che organizzativa. «Monitoraggio delle prescrizioni per la
valutazione dell'appropriatezza prescrittiva in quanto in tempo reale si può conoscere l'andamento della
spesa farmaceutica sia al momento della prescrizione che della erogazione ha illustrato Lucia Borsellino -.
Inoltre viene esercitata una verifica preventiva sui dati anagrafici dell'assistito e sulla esenzione per
condizione economica, con il risultato che non è nvere esenzioni Centrale) e quindi una maggiore
trasparenza. Ma c'è di più. Il nuovo sistema comporta un ulteriore vantaggio, a garanzia della sicurezza del
paziente, in quanto evita il rischio di consegna di un farmaco diverso da quello prescritto, poiché in
quest'ultimo caso il Farmacista è avvertito dell'errore con LUI messaggio e un bip. Già avviata, la
dematerializzata per la specialistica, premesse utili per la realizzazione del fascicolo sanitario in tempi brevi e
l'accompagnamento al governo eli-
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Caso Stamina: cronaca di una decisione annunciata
Luca Pani*
Il Metodo Stamina non è "sperimentabile per mancanza di presupposti scientifici". Per stabilirlo ci sono voluti
due (!) Comitati scientifici di esperti nominati dal Ministero della Salute, un'indagine parlamentare, centinaia di
udienze nei tribunali di tutto il Paese, tre anni di controversie giudiziarie e battaglie mediatiche combattute
sulle spalle dei malati e delle loro famiglie. Conflitti che hanno rischiato di mandare in frantumi quel poco di
cultura e credibilità scientifica che ancora sopravvive nel Paese che, molto tempo fa, diede i natali a Galileo.
Eppure era già tutto scritto, nero su bianco, fin dal 16 maggio 2012. Nell'ordinanza dell'Agenzia Italiana del
Farmaco, la prima emessa nella sua storia, sono elencate una serie di gravissime violazioni che, rilette oggi
alla luce di tutto quello che è successo, non lasciano spazio a interpretazioni. In qualsiasi paese
dell'occidente avanzato le poche pagine di quella ordinanza sarebbero state sufficienti a determinare la
cessazione di qualsiasi attività. L'ordinanza testimoniava i risultati di un'ispezione congiunta con i Carabinieri
dei NAS, in esecuzione a una precisa richiesta dell'Autorità Giudiziaria e conteneva molti elementi di criticità.
Li avevamo elencati tutti: dalle caratteristiche non GMP dei laboratori, alla lavorazione del materiale biologico
svolta da due collaboratori di una fondazione privata senza un protocollo che ne certificasse il razior naie e la
metodologia. Trenta mesi fa certificavamo come i medici che inoculavano il "preparato" ottenuto tramite
questo metodo segreto non conoscessero il contenuto di ciò che iniettavano nei pazienti, violando
palesemente le regole della deontologia professionale (che vieta di seguire metodi segreti), come poi loro
stessi hanno ammesso. È sconvolgente rileggere quelle quattro pagine e pensare che, solo pochi mesi dopo
il divieto disposto dall'unica agenzia regolatoria competente, numerosi giudici del lavoro avrebbero accolto i
ricorsi presentati dalle famiglie dei pazienti, senza mai consultarci, intimando di riattivare i "trattamenti" presso
gli Spedali Civili di Brescia. Nell'anno successivo la vicenda "Stamina" invase anche la sfera politica, con
l'emanazione, il 25 marzo del 2013 del ed. "Decreto Balduzzi" che consentiva di proseguire i trattamenti "su
singoli pazienti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali". Una legge che
avrebbe potuto trasformarsi in un grimaldello capace di scardinare le regole vigenti in tutta l'Unione Europea
e fare dell'Italia un porto franco per i "mercanti di speranza". Il merito di aver scongiurato questa prospettiva,
che ci avrebbe relegato ai margini della comunità internazionale, è ascrivibile in toto alle voci degli scienziati
che si sono levate contro la vulgata pro-Stamina che aveva conquistato proseliti fra i media e l'opinione
pubblica. Paolo Bianco, Elena Cattaneo, Gilberto Corbellini, Michele De Luca, Giuseppe Remuzzi si sono
spesi più volte pubblicamente per perorare la causa della Scienza, per indicare il baratro nel quale
rischiavamo di scivolare senza neanche accorgercene. Il Parlamento apportò alcuni correttivi al
provvedimento e dispose che i trattamenti già avviati potessero essere proseguiti a condizione che si
svolgessero "in laboratori di strutture pubbliche e secondo procedure idonee alla lavorazione e alla
conservazione dei tessuti". E venne deciso anche l'avvio dal 1° luglio 2013 di una sperimentazio ne clinica,
coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità. Quel primo Comitato chiamato a valutare la documentazione e a
consentire di avviare una sperimentazione del presunto metodo, di cui mi onoro di aver fatto parte, ebbe
modo di toccare con mano una realtà fatta di reticenze, rinvii, annunci roboanti non corroborati dai fatti. La
decisione, arrivata nel settembre del 2013, fu di non dare il via libera alla sperimentazione autorizzata dal
Parlamento per mancanza di solide basi scientifiche (che certo oggi ricorda qualcosa). A sovvertire le
decisioni degli scienziati sarà, incredibilmente, ancora una volta un giudice. Il TAR del Lazio nel dicembre
2013 ravvisò la presunta parzialità dei membri del Comitato per ordinare la costituzione di un secondo panel
di esperti. Ci volle ancora un anno per arrivare a una valutazione assolutamente speculare, a quanto si
apprende, del secondo Comitato. Nel frattempo sono arrivati dodici rinvii a giudizio disposti dal Pubblico
Ministero di Torino per, tra gli altri, Vannoni e Andolina. L'accusa è di associazione a delinquere ed è
presumibile che presto possa avviarsi il processo, che aiuterà a chiarire i profili di rilevanza penale di una
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vicenda oscura e, giova ricordarlo, ancora per molti versi "aperta". Sono chiarissimi, al contrario, i risvolti del
caso Stamina, che ha acceso i riflettori, come ricordato oggi anche dal Ministro Lorenzin, su diversi
cortocircuiti istituzionali. La fotografia dell'Italia che emerge da questi tre anni non è certo consolante. Il
terreno della Scienza dovrebbe essere per definizione dominio esclusivo del metodo e delle evidenze, mentre
quello della medicina dovrebbe essere centrato sulla deontologia professionale e sulla sacralità del rapporto
"medico-paziente". Il diritto alla tutela della salute non può e non deve essere la proverbiale coperta tirata da
più lati. Gli organi tecnici sono chiamati dalla propria missione istituzionale a tutelare la salute, per questo le
loro decisioni dovrebbero essere al riparo da ogni ingerenza. Nel corso degli ultimi tre anni abbiamo
osservato, da più parti, la sistematica violazione di codici di comportamento che in una società avanzata
costituiscono un patrimonio comune. Siamo ancora in tempo per tirare le somme e riportare l'ordine,
componendo i conflitti culturali che si sono creati. La nostra responsabilità nei confronti di chi soffre ci impone
di evitare che eventi come questi possano tornare a ripetersi. ^Direttore Generale Aifa, Agenzia Italiana del
Farmaco
VITA IN FARMACIA
29 articoli
22/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Sanità , ticket più cari e tagli
<p>Nel mirino turnover e convenzioni con i privati. Obiettivo: risparmi per 730 milioni</p> Il caso Lavori sulle
rotaie del tram
Ravizza
Tutti li vogliono scongiurare, ma la lista dei tagli è pronta. La stangata da 730 milioni sulla Sanità lombarda
imposta dalla legge di Stabilità del governo Renzi porterà con sé la revisione (dolorosa) di 5 capitoli di spesa:
i ticket; i reparti ad alta specialità; i piccoli presidi ospedalieri; il turnover e le convenzioni della sanità privata
con il servizio sanitario. a pagina 3
Tutti li vogliono scongiurare, ma la lista dei tagli è pronta. La stangata da 730 milioni sulla Sanità lombarda
imposta dal governo Renzi porterà con sé la revisione (dolorosa) di 5 capitoli di spesa: i ticket; i reparti ad alta
specialità; i piccoli presidi ospedalieri; il turnover e le convenzioni della sanità privata con il servizio sanitario.
Mentre la politica bipartisan continua a protestare contro la legge di Stabilità del governo Renzi, gli uffici
tecnici dell'assessorato alla Sanità sono stati costretti a prendere in mano la calcolatrice. L'hanno fatto su
indicazione del governatore Roberto Maroni, deciso più che mai a opporsi alle scelte di Roma, ma
consapevole della necessità di valutarne concretamente il possibile impatto.
Ci sono le prime stime, anche se sono ancora riservate. E la manovra di tagli è lunga. Se in Lombardia
davvero dovessero arrivare 730 milioni in meno per il 2015, l'imposizione di nuovi ticket sarà praticamente
impossibile da evitare. E, al momento, nell'elenco messo a punto dai tecnici figura l'introduzione di ticket sia
su visite mediche e esami clinici sia sull'acquisto di farmaci. Stavolta, poi, la chiusura dei reparti ad alta
specialità dovrà essere sicuramente più incisiva di quella prevista con la delibera dello scorso dicembre (che
ha riguardato 5 unità di emodinamica, 2 di cardiochirurgia, 5 di chirurgia vascolare, 3 di chirurgia toracica e 2
di neurochirurgia). È prevista anche la chiusura dei mini-ospedali, sulla carta da farsi da anni, ma
particolarmente difficile da attuare per il timore di perdita di consenso elettorale.
Non solo. Nonostante la spending review, finora il numero complessivo di medici e infermieri in corsia ha
subito pochi contraccolpi. Ora, però, per i vertici dell'assessorato alla Sanità potrà essere indispensabile
ridurre in modo significativo il turnover. E viene prospettato anche un giro di vite alle convenzioni che
permettono alla sanità privata di offrire cure a carico del servizio sanitario (oggi i privati convenzionati
coprono il 35% dei ricoveri e delle visite ambulatoriali della Lombardia).
Così, insomma, rischia di essere modificato il bilancio del Pirellone che andrà in giunta nei prossimi giorni.
Sono le uniche misure possibili in caso di una conferma della riduzione drastica dei finanziamenti in arrivo da
Roma. Adesso resta da capire quanto davvero, persino al Pirellone, credano in una manovra così dolorosa.
Il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ancora ieri, è stata netta nel ribadire che le Regioni devono tagliare,
ma senza toccare la Sanità. Resta da capire come, però, visto che la voce rappresenta il 75% del bilancio
regionale. Maroni è stato tranchant : «La Lombardia è una Regione virtuosa, che non merita i tagli lineari». E
altrettanto deciso è l'assessore alla Sanità, Mario Mantovani: «Perché penalizzare chi dimostra di lavorare
bene? Giusto tagliare gli sprechi. Meglio tagliarli dove esistono». Al di là delle polemiche, comunque, una
cosa è certa: se dovessero essere confermati i tagli, la Sanità sarà colpita. E con essa verosimilmente anche
quelle società in house come Lombardia Informatica e la centrale acquisti Arca. Tutti dossier allo studio, di cui
si saprà di più nei prossimi giorni.
Simona Ravizza
@SimonaRavizza
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La stretta Il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ribadisce che le Regioni devono tagliare, ma senza
toccare la Sanità, che rappresenta però il 75%
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Lombardia La legge di Stabilità rischia di imporre alla Regione una revisione delle voci di spesa legate alla
salute
22/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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del bilancio regionale Al Pirellone
il «no» ai tagli
è bipartisan.
Il governatore Roberto Maroni ha comunque incaricato
gli uffici di valutare i tagliGli esami e i farmaci 1 Ticket, ipotesi aumenti. I lombardi spendono oltre 300 milioni
l'anno per gli esami, 246 per i farmaci e 148 di superticket Le alte specialità 2 Nuove chiusure in vista oltre a
quelle previste da una delibera dello scorso dicembre (17 reparti) Le strutture private 3 Possibile giro di vite
per le convenzioni che permettono ai privati di offrire cure a carico del servizio sanitario I pensionamenti 4 Il
turnover di medici
e infermieri rischia
di subire contraccolpi: chi va in pensione non viene sostituito
Foto: 4 I miliardi
di tagli in totale previsti
dalla legge
di Stabilità
per le Regioni 930 I milioni
di tagli
stimati per
la Lombardia
(di cui 730
per la Sanità)
22/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
qualche idea per cambiare
Sergio Harari
Aprire gli ambulatori di medicina generale ai cittadini il sabato e la domenica senza che, per ogni banale mal
di pancia, si debbano affollare i pronti soccorso e affrontare disagi a non finire, è un'ottima idea che viene dal
Lazio, una Regione che in passato non ha certo brillato in campo sanitario, ma che sta portando avanti
alcune interessanti innovazioni organizzative. I medici di medicina generale si daranno i turni in 15 ambulatori
sparsi sul territorio
per coprire i fine settimana e garantire così maggiore assistenza. Sempre dal Lazio viene l'idea di eliminare la
prescrizione scritta dei farmaci: il medico rilascerà solo una nota con dati anagrafici e codice fiscale del
paziente, basterà poi la lettura della tessera sanitaria in farmacia per avere i farmaci prescritti, una banalità
che potrebbe però semplificare
le cose alle persone più fragili. La sperimentazione partirà a breve in alcune Asl laziali e ne vedremo i risultati
prima della fine dell'anno. Altra novità: quando i medici prescriveranno degli esami per il Ssn ne preciseranno
l'urgenza, ad esempio se da fare entro 3 giorni, entro 10 giorni, entro un mese, entro due mesi. Si eviterà così
che per una mammografia di controllo si aspetti tanto quanto per un sospetto tumore, e che chi ha un banale
malanno affronti la medesima lista di attesa di chi ha invece un serio problema di salute. Infine il percorso di
cura e diagnostico del paziente cronico viene affidato al medico di medicina generale che si farà anche carico
di prenotare tutti gli accertamenti necessari.
Continuità assistenziale, miglioramento delle tempistiche, facilità di accesso alle strutture: sono poche cose
chiare che sembrano andare nella giusta direzione. Da questa piccola rivoluzione laziale si potrebbe trarre
qualche spunto di interesse anche per la nostra Regione. Dovremo attendere l'impatto organizzativo e i
risultati delle sperimentazioni laziali per una valutazione più approfondita, alcuni aspetti sembrano di difficile
realizzazione come il delegare tutto al medico di medicina generale, oggi già sovraccarico di burocrazia e
costantemente alle prese con sistemi informatici che si inceppano ogni due per tre, ma le idee nel loro
insieme sono interessanti e non richiedono risorse straordinarie per la loro realizzazione. Intanto la
Lombardia come le altre Regioni italiane è alle prese con i nuovi tagli di bilancio che rischiano di mettere in
crisi la pianificazione sanitaria di un sistema che sembra cristallizzato in un ormai prolungato immobilismo.
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Ospedali, il modello Lazio
22/10/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Zingaretti: un miliardo di risparmi
<p>Il governatore: «Noi siamo virtuosi. Ma siamo stanchi di pagare per gli altri»</p>
Alessandro Capponi
Un miliardo di «sprechi» tagliati tra il 2014 e il 2015. Il Lazio del presidente Nicola Zingaretti presenta la sua
«spending review» e attacca: «Stanchi di pagare per le inefficienze altrui». Il messaggio al governo è chiaro.
a pagina 3
Il Lazio «taglia sprechi per un miliardo» - nel biennio 2014-2015, 382 e 697 milioni, tutte decisioni «già
deliberate» - e manda un messaggio al governo, dopo le polemiche seguite ai tagli «imposti» alle Regioni
dalla Legge di Stabilità: «L'esecutivo ascolti i territori, veda dove ci sono buone pratiche e colpisca dove ci
sono inerzie». La frase successiva pronunciata dal presidente Nicola Zingaretti è inequivocabile: «Siamo
stanchi di pagare per le inefficienze altrui».
Poi, naturalmente, i numeri aiutano a capire: sforbiciate ai costi della politica, al numero delle poltrone, alla
sanità con il taglio di «400 primariati». Detto che i piccoli ospedali sono giudicati «non sempre sicuri», e che
comunque «i servizi non sono stati tagliati», rimane la cifra complessiva dei «risparmi»: 1079,5 milioni. «In
questa regione la politica, in passato, ha dato il peggio di sé, e ha lasciato 22 miliardi di debiti. Tagliare un
miliardo non è stato facile: «Dietro questi sprechi c'erano le lobby...». In sintesi, dice Zingaretti, «prima c'era il
Lazio sprecone, il Lazio degli scandali, adesso c'è un Lazio ottimo. Con tutti i consiglieri eletti per la prima
volta, mai accaduto in nessuna Regione». Non dice «il Lazio ha già cambiato verso», però insomma il
messaggio politico è chiaro.
Verso il governo centrale, secondo Zingaretti, la Regione è in qualche modo in credito: «Noi abbiamo pagato
6 miliardi di euro di vecchi debiti e questo ha fatto incassare alle casse dello Stato più Iva e più Irpef, molto
più di quanto ne ha incassato nel resto d'Italia. Nei primi otto mesi l'Irpef è -0,8 e il Lazio ne ha dato allo Stato
+1,3, e addirittura di Irap +7,3». Nella Sanità, soprattutto, le novità sembrano sostanziose: «In tutte le
provincie arriveranno i posti letto a gestione infermieristica, e che hanno portato il costo di un posto letto a soli
200 euro al giorno contro i 1200 di un posto letto ospedaliero. Questa è la vera spending review, risparmiare
senza tagliare i servizi». La «manovra taglia sprechi» è così riassunta: a oggi i tagli e i risparmi già effettuati
ammontano a circa 400 milioni. Buona parte arriva dal lavoro della Centrale unica degli acquisti (246 milioni);
il taglio ai costi della politica (vitalizi, stipendi, indennità di funzione, rimborsi) vale 25 milioni l'anno. Le 500
poltrone sforbiciate nei vari cda, 26 milioni. La riorganizzazione della macchina regionale, inoltre - il taglio dei
dirigenti, delle direzioni da 20 a 12, il tetto agli stipendi - ha avuto un peso di 12,5 milioni l'anno. La
razionalizzazione della spesa farmaceutica, sempre a valere sul 2014, è valsa 24 milioni di euro, 19 sulla
farmaceutica propriamente detta e 5 sulle consulenze. 49 milioni arrivano dal blocco del turn over, con
riduzione di ottomila unità. Le cifre si ripetono per il 2015, ma il risparmio per «consulenze» e «atti sanitari»
arriverà a 19 milioni. Ventidue arrivano dalla celerità dei pagamenti sanitari, e 39 dalla riduzione dei
contenziosi.
Polemiche con Renzi? Zingaretti nega, «massima collaborazione», ma certo «abbiamo paura che questi
risultati, che ora possono fare il bene dei cittadini del Lazio, possano prendere altre vie...».
Alessandro Capponi
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400 Primariati Tra i tagli alla Sanità anche «400 primariati». I posti letto infermieristici portano risparmio per
mille euro a posto letto 382 Tagli Ammontano a circa 400 milioni (382) i tagli effettuati nel 2014: dai costi della
politica alle poltrone dei cda fino ai tagli alla Sanità 697 Milioni Nel 2015 ci saranno tagli per 697 milioni: si
tratta, ha spiegato il governatore Nicola Zingaretti, di «decisioni già deliberate» 100 Dismissioni immobiliari È
di circa cento milioni il totale delle dismissioni immobiliari che arriveranno presto nelle casse della Regione
Lazio di Zingaretti 19 Consulenze Tra i tagli alla Sanità anche quelli legati alle consulenze: 5 milioni sono stati
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Regione «Abbiamo tagliato 400 primariati negli ospedali, adesso l'esecutivo colpisca dove c'è inerzia»
22/10/2014
Corriere della Sera - Roma
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sforbiciati nel 2014, altri 19 arriveranno il prossimo anno
Foto: L'ingresso della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo. In basso, Nicola Zingaretti Sprechi C'erano le
lobby, non è stato facile Renzi L'esecutivo colpisca dove c'è inerzia
22/10/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 3
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«Risparmi di un miliardo, ma senza tagliare il servizio» Sprechi C'erano le lobby, non è stato facile Renzi
L'esecutivo colpisca dove c'è inerzia
Alessandro Capponi
Il Lazio «taglia sprechi per un miliardo» - nel biennio 2014-2015, 382 e 697 milioni, tutte decisioni «già
deliberate» - e manda un messaggio al governo, dopo le polemiche seguite ai tagli «imposti» alle Regioni
dalla Legge di Stabilità: «L'esecutivo ascolti i territori, veda dove ci sono buone pratiche e colpisca dove ci
sono inerzie». La frase successiva pronunciata dal presidente Nicola Zingaretti è inequivocabile: «Siamo
stanchi di pagare per le inefficienze altrui».
Poi, naturalmente, i numeri aiutano a capire: sforbiciate ai costi della politica, al numero delle poltrone, alla
sanità con il taglio di «400 primariati». Detto che i piccoli ospedali sono giudicati «non sempre sicuri», e che
comunque «i servizi non sono stati tagliati», rimane la cifra complessiva dei «risparmi»: 1079,5 milioni. «In
questa regione la politica, in passato, ha dato il peggio di sé, e ha lasciato 22 miliardi di debiti. Tagliare un
miliardo non è stato facile: «Dietro questi sprechi c'erano le lobby...». In sintesi, dice Zingaretti, «prima c'era il
Lazio sprecone, il Lazio degli scandali, adesso c'è un Lazio ottimo. Con tutti i consiglieri eletti per la prima
volta, mai accaduto in nessuna Regione». Non dice «il Lazio ha già cambiato verso», però insomma il
messaggio politico è chiaro.
Verso il governo centrale, secondo Zingaretti, la Regione è in qualche modo in credito: «Noi abbiamo pagato
6 miliardi di euro di vecchi debiti e questo ha fatto incassare alle casse dello Stato più Iva e più Irpef, molto
più di quanto ne ha incassato nel resto d'Italia. Nei primi otto mesi l'Irpef è -0,8 e il Lazio ne ha dato allo Stato
+1,3, e addirittura di Irap +7,3». Nella Sanità, soprattutto, le novità sembrano sostanziose: «In tutte le
provincie arriveranno i posti letto a gestione infermieristica, e che hanno portato il costo di un posto letto a soli
200 euro al giorno contro i 1200 di un posto letto ospedaliero. Questa è la vera spending review, risparmiare
senza tagliare i servizi». La «manovra taglia sprechi» è così riassunta: a oggi i tagli e i risparmi già effettuati
ammontano a circa 400 milioni. Buona parte arriva dal lavoro della Centrale unica degli acquisti (246 milioni);
il taglio ai costi della politica (vitalizi, stipendi, indennità di funzione, rimborsi) vale 25 milioni l'anno. Le 500
poltrone sforbiciate nei vari cda, 26 milioni. La riorganizzazione della macchina regionale, inoltre - il taglio dei
dirigenti, delle direzioni da 20 a 12, il tetto agli stipendi - ha avuto un peso di 12,5 milioni l'anno. La
razionalizzazione della spesa farmaceutica, sempre a valere sul 2014, è valsa 24 milioni di euro, 19 sulla
farmaceutica propriamente detta e 5 sulle consulenze. 49 milioni arrivano dal blocco del turn over, con
riduzione di ottomila unità. Le cifre si ripetono per il 2015, ma il risparmio per «consulenze» e «atti sanitari»
arriverà a 19 milioni. Ventidue arrivano dalla celerità dei pagamenti sanitari, e 39 dalla riduzione dei
contenziosi.
Polemiche con Renzi? Zingaretti nega, «massima collaborazione», ma certo «abbiamo paura che questi
risultati, che ora possono fare il bene dei cittadini del Lazio, possano prendere altre vie...».
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400 Primariati Tra i tagli alla Sanità anche «400 primariati». I posti letto infermieristici portano risparmio per
mille euro a posto letto 382 Tagli Ammontano a circa 400 milioni (382) i tagli effettuati nel 2014: dai costi della
politica alle poltrone dei cda fino ai tagli alla Sanità 697 Milioni Nel 2015 ci saranno tagli per 697 milioni: si
tratta, ha spiegato il governatore Nicola Zingaretti, di «decisioni già deliberate» 100 Dismissioni immobiliari È
di circa cento milioni il totale delle dismissioni immobiliari che arriveranno presto nelle casse della Regione
Lazio di Zingaretti 19 Consulenze Tra i tagli alla Sanità anche quelli legati alle consulenze: 5 milioni sono stati
sforbiciati nel 2014, altri 19 arriveranno il prossimo anno
Foto: L'ingresso della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo. In basso, Nicola Zingaretti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Zingaretti: «Basta pagare per le inefficienze degli altri»
22/10/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Legge di stabilità shock "Tagli per 360 milioni servizi sociali a rischio"
Sacrifici per la Regione più alti del previsto, Vendola contro Renzi e i suoi assessori Pd: "Dovremo cancellare
anche il bonus bebé" I sindaci pugliesi contro il premier: "Effetti devastanti sui bilanci delle amministrazioni"
LELLO PARISE
IL GOVERNATORE fa rifare i conti dalla ragioneria e quando gli mostrano la cifra riveduta e corretta che
salta fuori per i tagli decisi dal governo con la legge di stabilità, ha un sobbalzo: «Si tratta di 360 milioni di
euro». Un centinaio di milioni in più rispetto alla prima simulazione, che era stata fatta non più tardi di qualche
giorno fa. «Facciamo la guerra senza armi» taglia corto Nichi Vendola, che ieri prende il toro per le corna e
nel chiuso della giunta se non striglia gli assessori pd poco ci manca.
Il ragionamento è di questo tipo: come stanno le cose ditemi voi che anche solo per forza di cose sostenete il
segretariopremier dei riformisti, quali sono le «proposte concrete» legate alle amputazioni da fare.
Gli interlocutori dem ascoltano e provano a gettare acqua sul fuoco: c'è una trattativa in corso tra
amministrazioni regionali e Palazzo Chigi, forse non è il caso di fasciarsi la testa prima che sia rotta.
Ma il rivoluzionario gentile appare «molto preoccupato»: do per scontato che si dovrà «entrare pesantemente
nel comparto sanitario», destinato a perdere non meno di 130 milioni; rischiano di saltare i contratti con i
gestori del trasporto pubblico locale; come andrebbea farsi benedire la rete dei servizi sociali. Proprio lungo
questo fronte, in particolare, qualche esempio serve a rendere meglio il concetto del «bagno di sangue», così
come si prospetta e come l'aveva definito l'assessore al Bilancio, Leo Di Gioia. «Dobbiamo abituarci all'idea
che non riusciremo più a aiutare le famiglie indigenti, a cui assegnavamo contributi perché potessero pagare
l'affitto di casa. Né saremmo in grado di dare ancora il bonus bebè alle giovani mamme: quello della Regione
ammontava a 250 euro, ma non sarà più possibile erogarlo perché dobbiamo finanziare noi gli 80 euro di
Matteo Renzi». È, questo, l'elenco sommario dei sacrifici, che il leader di Sel mette in fila con l'aria infastidita
in un silenzio glaciale.
Aveva l'aria di essere preoccupato, ricordate? Ma è pure «critico». Con il capo del Partito democratico che a
quanto pare vorrebbe esaltare il bipartitismo attraverso l'Italicum e, con una soglia di sbarramento piuttosto
alta, perfino inevitabilmente cancellare le piccole formazioni politiche.
Come Sinistra e libertà. Questa è un'altra storia, tuttavia lascia il segno e contribuisce a rendere nero,
nerissimo l'umore di Vendola, che comunque oggi sarà a Roma perché insieme con gli altri presidenti delle
Regioni metteranno a punto il da farsi in vista del "faccia a faccia" con l'esecutivo previsto per domani,
giovedì.
La mobilitazione è corale. I sindaci pugliesi coordinati dal senatore di Fi Luigi Perrone, alla guida dell'Anci,
alzano la voce per esprimere il «forte dissenso» a proposito della manovra economico-finanziaria: «Le
ripercussioni sui bilanci dei comuni e delle città metropolitane, potrebbero essere devastanti. Ecco perché se
non dovessero giungere risposte soddisfacenti, ricorreremo a clamorose iniziative di protesta». Come a
spalleggiare Nichita il rosso si ritrovano tutti gli azzurri del Tacco. Il capogruppo a via Capruzzi Ignazio Zullo,
racconta: «Siamo soddisfatti, ancorché stupiti, nell'apprendere la volontà di Vendola di non aumentare
nemmeno di un euro le tasse ai cittadini. Su questo, se dovesse essere utile, troverà Forza Italia al suo fianco
contro il ministero Renzi». PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it I SETTORI ANITA' Dice il governatore
Vendola: "Difficilmente si può fare un taglio alle spese pari a 360 milioni di euro senza entrare pesantemente
nel comparto sanitario" SERVIZI SOCIALI Con i tagli decisi dal governo Renzi, stop al "contributo affitto" per
le famiglie indigenti e al "bonus bebè" pari a 250 euro assegnato alle giovani mamme TRASPORTI I sacrifici
imposti dalle legge di stabilità, in Puglia potrebbero ripercuotersi su treni e bus. Vendola: "Do per scontato
che saltino i contratti con i gestori del trasporto pubblico"
I MIGLIORI CESAREI (media Oms 15-25%) INTERVENTI COLLO FEMORE ENTRO 48 ORE (obiettivo
80%) INFARTO MORTALITÀ (media 9,2) 30 GIORNI TUMORE MAMMELLA (media di sicurezza pari a 150
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Politica e sanità
22/10/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 4
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
interventi) Os. Riu, Foggia San Paolo Perrino, Br.
V. Fazzi 172 361 178 171 Barletta Castellaneta Altamura S. Severo Osp. Ri. Foggia S. G. Rotondo 29%
27% 22% 27% 24% 24% Castellaneta S.Annunziata, Taranto Policlinico Manduria 80% 75% 62% 62%
Manduria Brindisi S.Annunziata, Taranto 6,9% 7,6% 7,4% Policlinico Irccs Bari S. G. Rotondo Petrucciani,
Lecce 304 339 392 188
I PEGGIORI
Casarano Castellaneta Bonomo, Andria Scorrano 1 Grottaglie Gallipoli Francavilla F.
Scorrano Bisceglie Martina F.
Ostuni - chiuso La Madonnina, Bari S.Francesco, Galatina 44% 58% 55% 54% 41% 51% 60% 45% 45%
Perrino, Brindisi Putignano Bonomo, Andria Galatina San Paolo, Bari Grottaglie 14% 12% 11% 16% 11%
10% San Paolo Di Miccoli Manfredonia Casarano Cerignola 14% 13% 13% 13% 13% Galatina Di Venere,
Bari S.Camillo, Taranto Salus, Brindisi 5
22/10/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1.5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Parti, tumori e interventi al femore, Puglia maglia nera Solo il 15% dei centri supera gli standard nazionali
ANTONELLO CASSANO
NASCERE senza problemi, curare un tumore o riparare in tempi brevi una frattura è una questione di
geografia. Nonostante i progressi degli ultimi anni, la sanità pugliese sconta ancora differenze pesanti con
altre realtà italiane. Il 23 per cento degli ospedali regionali ha indicatori sulla qualità delle prestazioni peggiori
rispetto alla media nazionale. È la stessa percentuale della Calabria, ed è tra i peggiori risultati nazionali,
secondo solo a quello della Campania (24 per cento). Il 62 per cento degli ospedali pugliesi è nella media
qualitativa nazionale, mentre solo il 15 per cento delle strutture regionali è migliore della media.
È il quadro a tinte fosche illustrato dal Pne (Piano nazionale esiti), programma istituito due anni fa
dall'Agenas, che analizza le performance di tutti gli ospedali italiani sulla base di 131 indicatori. Dal report la
Puglia esce con le ossa rotte. La distanza con le eccellenze del centro-nord, in certi casi, sembra siderale. I
prossimi direttori generali delle Asl pugliesi avranno in dote dai loro predecessori delle enormi patate bollenti,
visto che il ministero della Salute ha già avvertito che gli ospedali che non si metteranno in regola con gli
standard virtuosi del Pne verranno commissariati. Se è vero che ci sono punte di eccellenzae che dal 2011 in
molti settori sono stati fatti passi avanti significativi (frattura del femore, deospedalizzazione di alcuni
interventi in day surgery e angioplastiche), è anche vero che le bocciature per le strutture pugliesi sono tante.
A cominciare dai punti nascita. Sono ancora troppi i reparti pugliesi che lavorano sotto il livello minimo di
sicurezza pari a 500 parti all'anno. L'Agenas conta 9 reparti che in Puglia non superano questa soglia e che
dovevano essere già chiusi dal 2010, secondo un accordo StatoRegioni. Il nuovo piano ospedaliero dell'
assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, prevede solo alcune chiusure. Strutture inutili,
pericolosee che fanno anche molti cesarei.
L'Organizzazione mondiale della sanità sin dal 1985 afferma che una proporzione di cesarei superiore al 15
per cento non è giustificata. Ma i risultati degli ospedali pugliesi, in alcuni casi, sono disastrosi, con
percentuali oltre il 60 per cento. «Non dimentichiamo- dice un tecnico Agenas - che i drg dei cesarei sono più
remunerativi di quelli dei parti naturali».
Stesso discorso vale per l'intervento su frattura del collo del femore entro 48 ore. Prestazione decisiva
perché misura il grado di efficienzae di rapidità di intervento di un ospedale. In questo caso più è rapido
l'intervento, più si riducono i rischi per il paziente di rimanere disabile e in carrozzina.
Negli ultimi due anni la Puglia ha fatto progressi importanti (gli interventi entro2 giorni sono passati dal 22 per
cento del 2011 al 49 per cento del 2013), maè ancora lontana dallo standard indicato a livello internazionale
dell'80 per cento di interventi entro 48 ore. Per la regione, però, non ci sono solo risultati negativi. Il Pne
evidenzia buone performance pugliesi in particolare nel numero di angioplastiche primarie. Si tratta di
interventi fondamentali per ridurre la mortalità da infarto. La media pugliese al 2013 è del 40 per cento,
superiorea quella nazionale. Buone notizie anche dall'ospedalizzazione di interventi come tonsillectomia e
isterectomia, notevolmente ridotta in Puglia che può vantare le percentuali più basse d'Italia. Resta invece
alto il tasso di ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Foto: L'ASSESSORE Donato Pentassuglia: il nuovo piano ospedaliero prevede la chiusura delle strutture
meno utilizzate
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
60
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Ospedali insicuri e poco utilizzati l'Agenas ne boccia uno su quattro
22/10/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 10
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Sant'Orsola hi-tech ecco il nuovo polo da 70 milioni di euro inaugurerà a
giugno
Ieri la visita tra i reparti e le sale operatorie 180 posti letto per cardiologia e cardiochirurgia
ROSARIO DI RAIMONDO
UN CENTRO super tecnologico costato 72 milioni di euro, più gli altri 10 che la Regione investirà nei prossimi
mesi: ospiterà al suo interno reparti come Cardiochirurgia e Chirurgia e sale operatorie di ultima generazione.
Si tratta del nuovo polo card i o - t o r a c o - v a s c o l a r e d e l Sant'Orsola, iniziato nel 2009 e terminato di
recente, che aprirà ufficialmente i battenti a pazienti e medici nell'estate del 2015.
Ieri l'ospedale ha organizzato la prima di una serie di giornate "Open day", per mostrare a cittadini e
lavoratori del Policlinico il risultato di cinque anni di cantieri. Nessun vero taglio del nastro, per adesso, ma
una visita da parte delle autorità e dei professionisti: dall'assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti al
sindaco di Bologna Virginio Merola, dal rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi al prefetto Ennio Mario Sodano.
Accompagnati dal direttore generale Sergio Venturi, dai suoi dirigenti, dai primari.
Il polo - cinque piani più due interrati - avrà in totale 184 posti letto, 6 sale operatorie e 5 sale avanzate di
diagnostica. Senza dimenticare radiologia, anestesiologia e rianimazione, pneumologia. Lusenti definisce il
centro «una macchina da guerra. Sarà ancora di più il punto avanzato e trainante di tutta la rete
cardiologica». Non solo. Al Sant'Orsola arriveranno presto altri 6 milioni per i padiglioni di Ostetricia e del polo
digestivo: il 3 novembre infatti la giunta deciderà come destinare i 180 milioni in più ricevuti dallo Stato per il
2014.
«Il nuovo polo contribuirà a far crescere la sanità di domani» assicura Venturi, mentre il rettore Dionigi lancia
un'idea che trova l'appoggio di Lusenti: la costruzione, tra le mura della cittadella sanitaria, di una Learning
House. Ovvero, una "casa" per gli studenti di Medicina, così come avviene negli Stati Uniti. Una prospettiva
nuova, e tecnologica, per avvicinare i futuri camici bianchi alla pratica medica, prima di arrivare nei reparti
(veri) degli ospedali. PER SAPERNE DI PIÙ www.aosp.bo.it www.regione.emilia-romagna.it
Foto: LA VISITA Il sindaco Merola e l'assessore Lusenti ieri mattina in visita in una sala operatoria del nuovo
polo del Sant'Orsola
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
61
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La sanità
22/10/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il governatore ha fretta: 3 Asl entro fine anno
La riorganizzazione richiederebbe accordi anche con gli atenei Agli ospedalieri: a loro interessa mantenere
alto il numero dei primariati
MICHELE BOCCI
LA LEGGE che darà il via libera alle tre super Asl toscane deve essere approvata entro la fine dell'anno. Lo
ha detto il governatore Rossi ieri sera ai capigruppo. Mentre ha rallentato riguardo al nuovo ticket, Rossi va
avanti convinto sulla riduzione delle 16 aziende sanitarie. Gli uffici dell'assessorato alla salute stanno già
lavorando a un'ipotesi di riorganizzazione del sistema sanitario epocale, la più importante dai tempi in cui le
Usl sono diventate Asl, negli anni Novanta.
C'è da fare una nuova norma, forse inserita nella Finanziaria, bisogna modificare alcune leggi esistenti e poi
vanno curati tutti gli aspetti tecnici dell'operazione, che prenderà presumibilmente molto tempo. Alcuni dicono
che basti un anno, altri che ci vorranno due anni per avere delle super aziende su scala di area vasta con
sede dove ora si trovano i policlinici.
Una raccoglierà le Asl di Firenze, Pistoia, Prato, Empoli, Careggi e il Meyer, un'altra le aziende di Pisa,
Massa Carrara, Lucca e Viareggio e l'ultima quelle di Siena, Grosseto e Arezzo. Meno direttori generali e
amministrativi, meno dipartimenti e meno primari.
Strutture più snelle che però, questaè la vera sfida, dovranno assicurare un'assistenza di qualità, anche
migliore di adesso. Particolarmente complicato sarà unire le aziende sanitariea quelle ospedaliere, perché
nelle seconde lavorano anche i medici universitari. Ci vorranno nuovi accordi con gli atenei per arrivare in
fondo. Sull'ipotesi delle fusioni le tensioni sono molto inferiori, anche perché da tempo si chiedeva da più parti
di andare in quella direzione.
Quasi tutti, politici, professionisti e tecnici vari, chiedono di partecipare alla discussione sulla nuova
impostazione. I dubbi riguardano la capacità di portare in fondo il progetto per una Regione che ad oggi non è
nemmeno riuscita a ridurre le centrali del 118. Devono passare da 12 a 6 ma per ora sono ancora 11 e
qualcuno denuncia ritardi nella chiusura delle strutture che vanno accorpate.
E ieri Rossi proprio riguardo alla riforma delle aziende sanitarie ha scritto su Facebook: «Ai sindacati
ospedalieri dei medici non piace la mia proposta di riforma della sanità. Capisco, perché a loro interessa più
mantenere il numero dei primariati che non mantenere i servizi ai cittadini». I medici rispondono sottolineando
che in realtà il numero di primariati in mano agli ospedalieri già rispetta le indicazioni ministeriali. Sono quelli
universitari ad essere troppi.
Ma in assessorato si sta lavorando anche sui ticket. Sono state fatte varie simulazioni per chiarire quanti
soldi possono arrivare dalla nuova tassa e come applicarla. Intanto si è capito che non è possibile calcolarla
in modo proporzionale al valore degli interventi, devono invece essere trovate delle fasce forfettarie, ad
esempio 500, 1.000 e 1.500 euro, a seconda del reddito di chi paga e del tipo di operazione.
In Toscana nel 2013 sono stati fatti 256mila ricoveri chirurgici e 300mila ricoveri medici.
Solo sui primi dovrebbe essere applicato il ticket, anche se si è ragionato pure sui secondi.
Stando così le cose, tenendo conto che le 500 mila persone che guadagnano più di 50 mila euro sono un
settimo dei toscani, rappresenteranno più o meno anche un settimo di coloro che finiscono in sala operatoria,
cioè 36mila cittadini. Sulle loro spalle graverà una tassa inedita per la sanità italiana. Visto che si stima di
ricavare dalla misura al massimo 40 milioni di euro, pagheranno in media di circa mille euro a testa. Calcoli
che sembrano semplici per una attività molto complicata. Quando si arriverà a una decisione sul valore del
contributo, bisognerà chiarire come si riscuote il ticket e vanno organizzate le strutture amministrative per la
riscossione, cosa che potrebbe non essere semplice. Non è più detto, visto le parole dette ieri sera nel corso
della riunione da Rossi, di arrivare fino a questo punto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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IL FOCUS
22/10/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 2
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Tra l'altro ieri si è valutata anche l'ipotesi di alzare la soglia della prima fascia di pagamento a 70mila euro,
cosa che coinvolgerebbe 300mila cittadini. Con la riduzione del numero di chi paga, si finirebbe però per
incassare troppo poco.
I dati del ticket sulla specialistica dicono che chi guadagna più di 100mila euro, cioè il 3% dei toscani, fa in
tutto l'1% delle visite e degli esami che sono svolti in un anno nella nostra regione. Se il dato dei ricoveri
chirurgici fosse simile si arriverebbea un incasso ancora inferiore a quelli stimati in questi giorni.
Nella stessa Regione non tutti sono d'accordo con l'idea della nuova tassa. E comunque si è deciso di fare
simulazioni anche su contributi diversi da parte dei cittadini. Far pagare, come è stato ipotizzato, i pasti alle
persone ricoverate, così da non chiedere soldi per l'attività sanitaria in sé, porterebbe nelle casse
dell'amministrazione circa 35 milioni di euro. C'era anche un vecchio progetto che prevedeva di chiedere ai
cittadini un euro per ogni ricetta rossa. Un contributo bassissimo ma diffusoa tante persone. Una manovra del
genere farebbe incassare 70 milioni di euro. Però ci sono molte persone, anziani e malati cronici, che ogni
anno presentano in farmacia decine di ricette e andrebbe previsto un tetto al numero di quelle per cui
sborsare l'euro. Non è facile chiedere a questi cittadini un nuovo sforzo, anche se piccolo.
LA SOGLIA
LE IPOTESI
Potrebbe alzarsi a 70 mila € di reddito lordo la soglia del primo scaglione "paganti"
Non è possibile calcolare la tassa in modo proporzionale Ipotesi fasce da 500 1.000 e 1.500 euro
Foto: IL GOVERNATORE Una complessa riunione di maggioranza, quella di ieri, per il governatore Enrico
Rossi
22/10/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 8
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Laboratori e analisi al Bambino Gesù nasce il polo hi-tec per la ricerca
A San Paolo il mega-padiglione "Studieremo cellule e malattie genetiche" Sarà centrale lo studio delle
patologie del Dna che causano il 50-70% dei ricoveri pediatrici
ANNA RITA CILLIS
UN POLO di ricerca e cura di cinquemila metri quadrati dedicati ai più piccoli con lo sguardo dritto al futuro. A
metterlo in campo il Bambino Gesù che ieri ha inaugurato, nella struttura di San Paolo Fuori le Mura, il nuovo
maxi-polo. Un mega centro attrezzato con le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari e
un'officina farmaceutica per la produzione di terapie avanzate, dove lavorano 150 ricercatori che nei prossimi
mesi diventeranno 200. Il tutto per un investimento di 26 milioni. Tra i punti cardine del progetto lo studio delle
malattie genetiche, o a larga componente dovuta al Dna, che rappresentano il 50-70 per cento dei ricoveri
pediatrici. A questo servirà anche la grande biobanca all'interno della struttura, che al suo attivo possiede già
decine di migliaia di campioni.
«La ricerca punterà a quello che provoca dirette ricadute sulle terapie», ha spiegato il direttore scientifico del
Bambino Gesù, Bruno Dallapiccola.
Che aggiunge: «Ci occuperemo tra l'altro di genetica e malattie rare, malattie multifattoriali, onco-ematologia,
immunoterapia e farmacoterapia». L'utilizzo delle tecnologie più avanzate unito all'applicazione delle
conoscenze genetiche consentirà così, fa notare della Dallapiccola, «un balzo in avanti verso la medicina
personalizzata fondata sulle informazioni presenti nel genoma individuale».
Cuore della struttura avveniristica è la "cell factory", che in questi mesi dovrebbe ottenere il via libera
dell'Agenzia Italiana del farmaco per la produzione di prodotti per le terapie avanzate, entro il 2015.
Un'officina farmaceutica - unica per grandezza nel centro-sud con i suoi mille metri quadrati - utilizzata per la
preparazione di terapie mirate già sperimentate, che servirà anche a preparare i prodotti (dai vettori virali che
servono a portare all'interno delle cellule malate il Dna corretto, alle cellule immunitarie del paziente
modificate) da utilizzare nelle sperimentazioni previste dall'ospedale. E «a breve partiranno due test clinici ha spiegato Franco Locatelli del Bambino Gesù - uno per l'uso di linfociti geneticamente modificati contro il
neuroblastoma, uno dei tumori più frequenti nei bambini, e uno per sfruttare le capacità di modulazione del
sistema immunitario attraverso le cellule staminali mesenchimali in diversi tipi di malattie».
Ogni anno a San Paolo Fuori le Mura vengono erogate un milione 400mila prestazioni ambulatoriali: e da
ieri, ufficialmente, la struttura è entrata di diritto tra i poli di ricerca e assistenza ai bambini più grandi
d'Europa. PER SAPERNE DI PIÙ www.ospedalebambinogesu.it www.provincia.roma.it
Foto: PRESIDENTE Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù.
Sopra la struttura inaugurata ieri
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Sanità
22/10/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Pronto soccorso, subito visite per tutti
SARA STRIPPOLI
DOPO i giorni del sovraffollamento, dopo le barelle che non si contano e i pazienti che trascorrono la notte
sotto gli spifferi della finestra,i pronto soccorso cittadini corrono ai ripari. Il primo a tentare una nuova strada in
attesa di una riorganizzazione generale che potrà arrivare soltanto dall'alto, è l'ospedale Maria Vittoria. Dove
nei prossimi giorni si apre il "doppio" triage.
Per il momento i lavori sono in corso. Il locale dove si trovava finora il triage sarà destinato a diventare
stanza di isolamento nel caso di emergenza per l'arrivo di un paziente sospettato di aver contratto il virus
Ebola. Il trasloco coatto ha permesso di metterea punto una nuova formula che potesse offrire maggiori
garanzie di sicurezza alle persone in attesa. Il direttore sanitario del Maria Vittoria e il direttore generale
dell'Asl To2 Maurizio Dall'Acqua sperano che tutto sia pronto per inizio novembre. «Abbiamo avuto anche noi
problemi seri di sovraffollamento, non ci sentiamo diversi dagli altri pronto soccorso della città - ammette
Mussano - d'altronde ormai da quattro anni siamo l'ospedale cittadino che ha più passaggi annuali, 89 mila».
Più di Molinette, dice, sapendo che da anni i due ospedali di Torino si contendono il primato: «La ragione è
semplice, noi abbiamo il dipartimento materno infantile che per loro si trova al Sant'Anna e Regina
Margherita». Il nuovo triage non è l'unica iniziativa dell'ospedale di via Cibrario. A dicembre, annuncia
Mussano «entrerà finalmente a regime quella che in gergo sanitario viene definita "holding unit", ovvero
un'unità di appoggio di sei posti letto, preziosa per decongestionare il pronto soccorso nei giorni neri dei
picchi di influenza o dei malesseri da caldo. Dopo un periodo di sperimentazione, a fine anno si parte
ufficialmente. «Non sono posti letto all'interno del pronto soccorso, ma al di fuori - dice Mussano - Posti che
venivano utilizzati per attività di day hospital ma che adesso saranno dedicati esclusivamente ai pazienti in
transito da pronto soccorso in giornate particolarmente difficili, quando non si trovano posti letto nei reparti».
Foto: L'OSPEDALE Rivoluzione al pronto soccorso del Maria Vittoria, anche per evitare il sovraffollamento
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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LA RIVOLUZIONE DEL MARIA VITTORIA: UN MEDICO DECIDERÀ L'URGENZA
22/10/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Nuovi scenari nell'inchiesta su Nazario Matachione Arrestato per corruzione un funzionario regionale
Effettuate alcune perquisizioni per i brogli universitari
SI APRONO nuovi scenari, nell'inchiesta sul "re delle farmacie" Nazario Matachione. La Procura scava nella
sua rete di relazioni e ipotizza "brogli" che avrebbero permesso all'imprenditore e al funzionario della Regione
Umberto Celentano di ottenere in anticipo i quesiti per i test di ammissione al corso di laurea in Farmacia
dell'Università Federico II. Secondo l'accusa, Matachione era "il vero dominus" dell'ufficio regionale
competente per i provvedimenti e le autorizzazioni in materia di farmaceutica. Questo accadeva, accusano i
magistrati, perché Umberto Celentano, che dirigeva quell'ufficio, «era a libro paga» di Matachione, che lo
avrebbe ricompensato anche con una crociera. Ora Celentano è in cella per corruzione. Il giudice Dario Gallo
ha emesso un'ordinanza anche nei confronti dell'imprenditore, già in carcere da una settimana nel filone sui
suoi rapporti con i colonnelli della Guardia di Finanza Fabrizio Giaccone e Fabio Massimo Mendella. Ma
l'inchiesta, condotta dai carabinieri di Torre Annunziata e coordinata dai pm Celeste Carrano e Henry John
Woodcock con il procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, è destinata ad allargarsi: per la fuga di notizie sui test
di Farmacia sono stati perquisiti il presidente dell'Ordine dei Farmacisti, Vincenzo Santagada e il funzionario
dell'Università Aniello Esposito. A PAGINA III
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Svelato lo scandalo dei test di Farmacia anticipati agli amici
22/10/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Saprò i quesiti due giorni prima"
DARIO DEL PORTO
«EIL compito quando c'è?», chiede "il re delle farmacie" Nazario Matachione all'amico medico che gli ha
chiesto un "aiutino" per il figlio, candidato al test d'ammissione alla Facoltà di Farmacia. È il giorno di
Ferragosto. Il genitore è preoccupato anche perché deve partire per una crociera. Matachione lo rassicura:
«Ma non serve a niente, tanto io l'avrò due giorni prima e un giorno prima...», dice. Questa e altre
conversazioni sono adesso al centro del capitolo dell'inchiesta sull'ipotesi di brogli collegati ai test di
ammissione al corso di laurea in Farmacia. In questo filone sono indagati, oltre a Matachione e al funzionario
regionale Umberto Celentano, anche il presidente dell'Ordine dei farmacisti Vincenzo Standagada e il
funzionario amministrativo dell'Ateneo Aniello Esposito, destinatari di un decreto di perquisizione assieme ad
altre quattro persone (fra cui il figlio del medico) che non risultano indagate. Matachione, ha sostenuto l'ex
moglie, avrebbe appreso che il telefono della donna era sotto controllo dall'agente di polizia Antonio Troiano,
ieri perquisito. Nei giorni scorsi i cittadini si erano mobilitati contro il trasferimento del poliziotto da Torre
Annunziata con una raccolta di firme organizzata anche presso una farmacia di Matachione.
LA REPLICA DI SANTAGADA Tutte le persone coinvolte nell'indagine potranno replicare alle contestazioni
nei successivi passaggi del procedimento.
Dice il professor Santagada: «Sono sereno, anche se amareggiato. Ho fiducia nella giustizia, speriamo che
quanto prima si chiarisca tutto e la verità trionfi». (d. d. p.)
I VOLTI
MATACHIONE L'imprenditore farmaceutico Nazario Matachione WOODCOCK Il pm Henry John Woodcock
CARRANO Il pubblico ministero Celeste Carrano
PER SAPERNE DI PIÙ www.napoli.repubblica.it www.regione.campania.it
IL PUNTO CELENTANO Secondo l'accusa era nel "libro paga" dell'imprenditore farmaceutico Matachione
SANTAGADA Perquisito e indagato il presidente dell'Ordine dei farmacisti
ESPOSITO Perquisito e indagato il funzionario dell'Università Aniello Esposito
Foto: La facoltà di Farmacia
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I VERBALI
22/10/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Farmacia , ombre sul test di ammissione
Corruzione, arrestato funzionario regionale Perquisizioni per i brogli all'Università
DARIO DEL PORTO E CONCHITA SANNINO
SI APRONO nuovi scenari, nell'inchiesta sul "re delle farmacie" Nazario Matachione. La Procura scava nella
sua rete di relazioni e ipotizza presunti "brogli" che avrebbero permesso all'imprenditore e al funzionario della
Regione Umberto Celentano di ottenere in anticipo i quesiti per i test di ammissione al corso di laurea in
Farmacia dell'Università Federico II. Secondo l'accusa, Matachione era "il vero dominus" dell'ufficio regionale
competente per i provvedimenti e le autorizzazioni in materia di farmaceutica. «Era lui a decidere, in modo
assolutamente sistematico, se e con quali tempi e quali modalità» istruire una pratica. Questo accadeva,
accusano i magistrati perché Umberto Celentano, che dirigeva quell'ufficio, «era a libro paga» di Matachione,
che lo avrebbe ricompensato anche con una crociera. Ora Celentano è in cella per corruzione. Il giudice
Dario Gallo ha emesso un'ordinanza anche nei confronti dell'imprenditore, già in carcere da una settimana
nel filone sui suoi rapporti con i colonnelli della Guardia di Finanza Fabrizio Giaccone e Fabio Massimo
Mendella. Ma l'inchiesta, condotta dai carabinieri di Torre Annunziata e coordinata dai pm Celeste Carrano e
Henry John Woodcock con il procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, è destinata ad allargarsi: per la fuga di
notizie sui test di Farmacia sono stati perquisiti il presidente dell'Ordine dei Farmacisti, Vincenzo Santagada e
il funzionario dell'Università Aniello Esposito. Si indaga sulla «rete di protezione globale» che Matachione
avrebbe intrecciato a difesa dei suoi interessi con la complicità anche di poliziotti e carabinieri. Un ispettore,
Antonio Troiano e il luogotenente Stefano Palumbo (che non risulta indagato) sono stati perquisiti. Per
insussistenza di indizi è stata rigettata la richiesta d'arresto per un altro funzionario regionale, Nicola D'Alterio.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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LA VICENDA / L'inchiesta
22/10/2014
La Stampa - Torino
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Torino capitale della cardiologia
Dall'autopsia al laboratorio, la lotta alla morte improvvisa punta sempre più sulla prevenzione. E di fronte alle
patologie che colpiscono il cuore mettendo a rischio la vita la strategia del medico è sempre meno invasiva, il
che si traduce innanzitutto in una riduzione dei tempi di ricovero, in un risparmio economico del Sistema
Sanitario Nazionale, ma anche in una speranza di vita per chi non può più essere sottoposto a un intervento
chirurgico tradizionale, malgrado la gravità della situazione.
Sono due dei temi che verranno affrontati da domani a sabato a Torino, pre tre giorni capitale mondiale della
cardiologia. Oltre 100 relatori (per 400 partecipanti) alle Giornate Cardiologiche Torinesi giunte quest'anno
alle ventiseiesima edizione si confronteranno sil tema della morte improvvisa.
Sotto la presidenza del professor Fiorenzo Gaita, direttore della Cattedra di Cardiologia presso la Facoltà di
Medicina e Chirurgia dell'Università di Torino, e del dottor Sebastiano Marra, direttore del Dipartimento
Cardiovascolare e Toracico della Città della Salute, la tre giorni sarà l'occasione per parlare dell'evoluzione
nelle terapie: non solo di interventi salva-vita, ma anche di prevenzione e tecnologie sempre più moderne.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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convegno
22/10/2014
La Stampa - Savona
Pag. 51
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Il centro commerciale sarà aperto a inizio 2015
augusto rembado
Slitta alle prime settimane del 2015 l'apertura del nuovo centro commerciale (Conad e altri negozi) di Toirano.
E' destinato a servire il comprensorio Loano-Borghetto e Val Varatella, ma anche a fare concorrenza al
centro commerciali del comprensorio ingauno (e non solo). Le attività che s'insedieranno nel nuovo Centro,
oltre al Conad con una superficie di vendita di 1200 metri quadrati, saranno due store non alimentari da circa
mille metri ciascuno e uno da 500, e ancora bar, farmacia, studio veterinario e uno store che opera nelle
energie rinnovabili e negli impianti termici. Prevista una sala d'incisione musicale, uffici direzionali e
probabilmente un centro fitness e wellness. A compendio del complesso circa 7000 mila metri quadrati di
parcheggi e un area gioco.
Spiega il sindaco Gianfranca Lionetti: «Dopo il sì della Regione manca un ultimo passaggio per la definizione
dell'iter, l'approvazione in Consiglio della convenzione urbanistica. Salvo alcune integrazioni di dettaglio la
convenzione è ormai in dirittura di arrivo. L'operazione di approvazione della variante per il cambiamento di
destinazione d'uso dell'immobile da artigianale a commerciale, trattandosi di una variante di interesse locale,
porterà positivi riflessi sull'economia locale, come peraltro precisato negli atti. In primo luogo
sull'occupazione, con la realizzazione di nuovi posti di lavoro, cosa fondamentale in una fase di stagnazione
dell'economia come quella che sta attraversando la Liguria e l'Italia tutta». Aggiunge: «Inoltre la realizzazione
di tutta una serie di opere pubbliche, ad iniziare dalla costruzione del nuovo tratto di via Maccagne, che verrà
realizzato a totale costo dell'impresa e non a scomputo di oneri di urbanizzazione. Contestualmente alla firma
della convenzione saranno cedute le aree del sedime su cui insisterà la strada salvo il tratto che sarà oggetto
di esproprio per l'indisponibilità del proprietario alla cessione bonaria, con sp ese comunque a carico del
soggetto attuatore. Nella nuova convenzione sono previste opere d'interesse pubblico, solo in parte
scomputate dal valore degli oneri di urbanizzazione, che complessivamente raggiungono il milione di euro».
Tra le opere inserite nella convenzione figurano: la realizzazione di un muro in Via Maccagne (122 mila euro),
l'ampliamento delle scuole in località Braiassa (300 mila), la sistemazione di tutta l'area di intervento e
realizzazione di parcheggi pubblici (297 mila), la manutenzioni straordinarie (125 mila). Termina il sindaco
Lionetti: «Una volta espletati gli adempimenti per la convenzione si dovrà poi procedere alla fase per
l'acquisizione delle autorizzazioni commerciali. La pratica dovrà essere inoltrata allo Sportello comunale per
le attività produttive, ma le autorizzazioni per la media o grande struttura di vendita sono di competenza
regionale».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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toirano ci saranno tra l'altro un conad, negozi, una sala d'incisione e uffici
22/10/2014
Il Messaggero - Umbria
Pag. 50
(diffusione:210842, tiratura:295190)
IN COMUNE
Modifiche allo statuto societario dell'Afam, l'azienda che gestisce le farmacie comunali: la pratica è arrivata in
consiglio comunale. Ed è passata la tesi dell'amministratore unico. La pratica (23 consiglieri votanti) è
passata con è passata con 20 voti favorevoli, 2 contrari e un astenuto. La questione si dalle sue le sue origini,
ha riguardato in particolare il tema consiglio di amministrazione con riduzione dei suoi componenti, dagli
attuali 5 ai futuri 3, o la possibilità di scegliere appunto l'amministratore unico.
Una questione che, nel complesso della pratica aveva già visto l'apposita commissione consiliare licenziare
l'opzione amministratore unico, ha prodotto una serie di atti. In particolare un ordine del giorno urgente,
firmato da Roberto Ciancaleoni (Socialisti), un ulteriore atto a firma del Movimento 5 Stelle (Fausto Savini,
Francesca Baldaccini), e un terzo atto presentato da Stefania Filipponi (Impegno Civile). La battaglia in aula è
stata serratissima.
Soprattutto in fase di discussione degli emendamenti dove sono stati sollevati diversi distinguo sia dai banchi
dei gruppi di maggioranza, che da quelli di opposizione. Resta però invariata la problematica relativa alla
rappresentanza, come avveniva nel versione fino ad ora contemplata nel consiglio di amministrazione, del
rappresentante dei dipendenti.
Una questione non secondaria che era stata recentemente sollevata dall'assemblea dei dipendenti che
avevano inviato al sindaco e al presidente del consiglio una propria lettera relativa alla questione del loro
rappresentante in seno all'attuale consiglio di amministrazione di Afam in carica composto da 5 membri.
Componenti che, stando al dibattito politico, andavano contratti passando a 3 o all'amministratore unico.
Resta, quindi, da dirimere la questione della rappresentanza dei dipendenti, di cui si è occupato il gruppo
consiliare socialista nel suo emendamento. Alla fine della votazione tutti e tre gli emendamenti presentati
sono stati bocciati.
Gio.Ca.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Farmaci e comunali passa l'unico
22/10/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 47
(diffusione:210842, tiratura:295190)
FURTI IN CITTÀ
SENIGALLIA Ruba un ricettario ed un timbro all'Asur, nei guai una 26enne tunisina. A finire sotto la lente
d'ingrandimento dei carabinieri, alcune prescrizioni illegali di un farmaco oppioide presentate ad una farmacia
di Senigallia. Il farmaco in alcuni Paesi nordafricani viene utilizzato illegalmente come antidoto alla
stanchezza o per aumentare la resistenza sessuale stimolando la produzione di serotonina, ma l'uso senza il
controllo medico è vietato perché può creare dipendenza. A risalire alla 26enne sono stati i che hanno
rinvenuto il timbro ed il ricettario in una cantina di via Zannella, nelle pertinenze dell'abitazione della donna da
tempo residente a Senigallia. Le indagini proseguono al fine di identificare i responsabili della falsificazione di
alcune richieste mediche. La 26enne è stata denunciata per furto e ricettazione. Denunciato per furto anche
un 40enne rumeno residente a Foggia. L'uomo è stato sorpreso dai carabinieri nelle vicinanze del centro
commerciale "Il Maestrale" da dove si era allontanato dopo essersi impossessato, senza pagarle, di alcune
confezioni di lamette da barba, che aveva nascosto nel giaccone. Sempre i militari hanno bloccato e
denunciato per furto un 45enne senegalese residente a Fano dopo che aveva rubato un paio di "Converse" in
un negozio di articoli sportivi de "Il Maestrale".
S. Sant.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Ruba ricetta per l'oppioide Due incastrati al Maestrale
22/10/2014
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 10
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Sant'Orsola: ecco il nuovo polo per cuore e polmoni
È STATO aperto al pubblico per la prima volta e lo resterà fino a venerdì, anche se sarà operativo soltanto da
giugno 2015, il nuovo Polo cardio-toraco-vascolare del Policlinico Sant'Orsola, realizzato grazie ai
finanziamenti di Stato, Regione e Università (tramite la Fondazione Fanti Melloni), per un totale di 72 milioni
di euro, che diventeranno 81 con il completamento delle sale ibride e interventistiche avanzate. Il polo,
distribuito su cinque piani, comprende l'ex clinica oculistica e una nuova area di fresca costruzione, al
padiglione 23; al suo interno, avranno sede le Unità operative oggi distribuite in diversi padiglioni. Garantirà
135 posti letto di degenza, 49 in area intensiva e semintensiva, 6 sale operatorie, 5 sale di diagnostica e
interventistica avanzate. Sergio Venturi, direttore generale del Policlinico, ha spiegato: «Bologna in questo
settore è un punto di riferimento non solo regionale, ma nazionale: il nuovo Polo è un tratto distintivo in più:
contribuirà a fare crescere la sanità di domani». Gli fa eco l'assessore Luca Rizzo Nervo: «La straordinaria
sanità bolognese può competere con i migliori sistemi europei e uno dei suoi punti di forza maggiori è proprio
il non accontentarsi, il cercare sempre di migliorare sé stessa». Presenti all'Open day anche il sindaco
Merola, accolto con gioia dai volontari di alcune delle associazioni che hanno sede al Sant'Orsola accorsi per
l'occasione, il rettore Dionigi e l'assessore regionale Carlo Lusenti. «Questo Polo è un investimento in sapere
e competenza, dove gli specialisti coopereranno per dare un servizio eccellente, tra i migliori d'Italia e non
solo. Sarà ancora di più il punto avanzato e trainante di tutta la rete cardiologica regionale», ha assicurato
Lusenti. Federica Orlandi Image: 20141022/foto/523.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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OPEN DAY SARÀ PUNTO DI ECCELLENZA: INVESTITI 72 MILIONI, AVRÀ 135 POSTI LETTO E 6 SALE
OPERATORIE
22/10/2014
QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Rubate ricette per farmaci oppiacei
Ritrovate ad una donna denunciata per ricettazione. Le indagini
ERANO RICETTE mediche autentiche e con tanto di timbro dell'Area Vasta 2 di Senigallia. Chi le aveva
presentate in una farmacia cittadina, falsificando la firma dei medici del Pronto soccorso, intendeva procurarsi
un farmaco la cui vendita è vietata senza richiesta medica. Ora i carabinieri della locale Compagnia coordinati dal capitano Cleto Bucci - stanno effettuando indagini per identificare i responsabili della
falsificazione. Nelle ricette erano state illegalmente prescritte confezioni di un farmaco antidolorifico in
compresse il cui principio attivo è il tramadolo cloridrato, un derivato oppioide. In alcuni Paesi nordafricani si
sta diffondendo l'uso illegale di tale farmaco come antidoto alla stanchezza; altri invece lo assumono perché
aumenterebbe la resistenza sessuale stimolando la produzione di serotonina. Tuttavia l'uso del farmaco
senza il controllo medico è vietatissimo; bastano infatti solo pochi giorni di trattamento per creare dipendenza.
Ed è probabile che l'uso fosse in alternativa a sostanze stupefacenti. Le indagini dei militari - che hanno al
momento portato alla denuncia per ricettazione di una 26enne tunisina da anni residente in città - sono partite
dalla segnalazione presentata dalla direzione dell'Unità operativa di Pronto soccorso dell'ospedale. I medici
avevano segnalato ai carabinieri il furto dall'ambulatorio di un timbro con la dicitura 'Regione Marche Asur
Zona terr. 4' e di un ricettario. L'attenzione dei militari si era concentrata sulla giovane tunisina, dopo che
erano stati ricostruiti i suoi movimenti all'interno del Pronto soccorso. Raccolti diversi indizi a suo carico, i
carabinieri hanno effettuato una perquisizione nell'abitazione della nord africana, su mandato della Procura
della Repubblica ad Ancona. In una cantina di via Zanella, nelle pertinenze dell'abitazione principale, sono
stati rinvenuti il ricettario medico ed il timbro. Da qui la ricostruzione del percorso delle ricette con
prescrizione illegale del farmaco, per le quali non si è ancora risaliti ai responsabili. Non si sa infatti al
momento chi materialmente abbia rubato le ricette nè chi le abbia utilizzate in farmacia. Image:
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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SPARITE DAL PRONTO SOCCORSO SONO STATE FALSIFICATE E USATE PER AVERE UN
ANTIDOLORIFICO
22/10/2014
Il Gazzettino - Belluno
Pag. 15
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ostetricia "insicura": pochi parti
Faronato: «Abbiamo ovviato selezionando il tipo di nascite e facendo ruotare il personale»
Solo 105 parti all'anno, una situazione consolidata nel tempo che mette l'ostetricia di Pieve di Cadore tra le
strutture, otto tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, fuori dai parametri ritenuti di sicurezza dall'Organizzazione
mondiale della sanità e nel mirino del Ministero. Il dato minimo, di garanzia, secondo l'Oms e la Conferenza
Stato-Regioni, è di almeno 500 l'anno. Un dato molto distante rispetto a quello cadorino. E che oggi torna alla
ribalta con uno studio dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari che si è mossa proprio su ordine del
Ministero della sanità, a caccia di possibili risparmi. Con Asiago (134), Pieve è stata "graziata" dagli ultimi
tagli imposti dalla Regione Veneto, grazie ad un mediazione con il territorio che chiedeva di mantenere attivo
nel Cadore un punto nascite, tenendo conto della "specificità" del territorio montano. «La competenza sulla
sanità - spiega il consigliere regionale Dario Bond, allontanando possibili calate di mano dirette da parte
ministeriale - è delle Regioni. Certo, il Ministero può sempre intervenire con monitoraggi e verifiche». A
garantire la sicurezza, di fronte a numero così contenuto di nascite, sono state date risposte a due
problematiche. «Primo - spiega il direttore generale dell'Uls 1, Pier Paolo Faronato -, selezionando il tipo di
nascite, ovvero lasciando a Pieve solo quelle non a rischio e neppure gemellari; secondo, il personale viene
fatto ruotare su altri ospedali in modo da mantenere immutato il livello di preparazione». Ma basterà a tutelare
il presidio di Pieve dalla necessità del Governo di tagliare laddove ci siano costi troppo alti? Perché, facendo
due conti, il costo di mantenimento di queste strutture è elevatissimo, anche un milione di euro l'anno. «Sono
deroghe che abbiamo concesso - conclude Bond - per il pronto intervento, per le urgenze. Per l'ordinarietà
credo che il cittadino sappia regolarsi da solo». Durerà? Il vento che soffia da Roma non è dei migliori
sebbene la materia sia di competenza delle Regioni. Di certo i dati remano contro. Bond li chiama «un
vulnus».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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PIEVE L'ospedale finisce nella lista "nera" dell'ultimo studio commissionato dal Ministero
22/10/2014
Il Gazzettino - Padova
Pag. 20
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Cosmetici "gratis" in farmacia , denunciata
(C. Arc.) Si riforniva di creme di bellezza in una farmacia di Borgoricco. Peccato che la protagonista, B.S. di
54 anni di Camposampiero le rubasse. Ad incastrarla sono state le videocamere del negozio Occari di via
Desman 159. La titolare della farmacia ha notato negli ultimi giorni considerevoli ammanchi dalla vetrina dei
cosmetici e ha avvisato i carabinieri. Della vicenda si sono subito occupati i militari della stazione di
Campodarsego al comando del maresciallo Francesco Rosato. Dopo aver acquisito i fotogrammi le forze
dell'ordine sono riuscite a risalire alla possibile ladra. Da una perquisizione nella sua abitazione, sono spuntati
tutti i prodotti rubati nella farmacia occultati in garage. Il bottino, restituito ai legittimi proprietari, ha un valore
di 1.100 euro. La donna era riuscita a rubarli in due singoli colpi da 700 e 400 euro. In occasione del secondo
furto B.S. per eludere i controlli e non dare troppo nell'occhio, avrebbe regolarmente pagato alcuni prodotti di
poco costo e nel frattempo nella borsa si sarebbe infilata la refurtiva. Sollecitata dai carabinieri sui motivi che
l'avrebbero spinta a compiere i due furti, la cinquantaquattrenne non avrebbe dato alcuna plausibile risposta.
Al termine delle formalità di rito B.S. fino all'altro giorno incensurata, è stata denunciata per furto continuato.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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BORGORICCO
22/10/2014
Il Gazzettino - Udine
Pag. 5
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Il farmacista si distrae e lei gli ruba il cellulare, denunciata
FORNI AVOLTRI - (d.z.) Si è beccata una denuncia a piede libero per furto una donna di origine romena di
34 anni, senza fissa dimora, che ieri pomeriggio girovagava nella zona di Rigolato. Entrata nella farmacia del
paese, da quanto hanno ricostruito i Carabinieri di Forni Avoltri, la donna fingendo interesse tra gli scaffali,
avrebbe approfittato di un momento di disattenzione del farmacista, sottraendogli poi il cellulare appoggiato
sul bancone. Quindi, non si sa bene con quale sotterfugio o pretesto, si è fatta consegnare dallo stesso
medico 100 euro. Una volta accortosi della sparizione dello smartphone, il farmacista insospettitosi della
coincidenza, si è riguardato i video della sorveglianza interna al locale, ed ha quindi denunciato il fatto.
Appurati la fisionomia ed il vestiario della donna, i militari hanno provveduto a rintracciarla nei dintorni
procedendo quindi alla denuncia.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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A RIGOLATO
22/10/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 9
(diffusione:69063, tiratura:107480)
La procedura è scattata una decina di volte negli ultimi due mesi
GIULIA BONEZZI
di GIULIA BONEZZI MILANO UMBERTO Veronesi tranquillizza: «Non è un pericolo» per noi Ebola, virus
endemico in alcune zone dell'Africa anche se stavolta, «incontrollato o controllato troppo tardi», ha contagiato
9200 persone e ne ha uccise più di 4.500 (dati sottostimati, ammette l'Oms). Il sindacato Nursind però lancia
l'allarme: «Gli infermieri italiani non sono stati preparati». Scene dal deserto dei Tartari di un'emergenza che
al momento non risulta sul suolo nazionale, e sulla quale, tuttavia, si appostano 50 milioni in legge di stabilità.
E a Milano che si fa? Si registra la macchina della prevenzione, con riunioni a raffica (l'ultima lunedì in
Regione) per approfondire la messa in pratica del protocollo del Ministero della Salute. SULLA PRIMA LINEA
che sta già facendo formazione c'è l'Areu, Azienda regionale emergenza urgenza. Sono state le ambulanze
del 118 a prelevare a domicilio la decina di casi sospetti registrati negli ultimi due mesi e mezzo in Lombardia.
Tutti esclusi nel giro di poche ore, come gli altri che si sono presentati nei pronto soccorso. La procedura,
spiega Marco Salmoiraghi, direttore sanitario dell'Areu, prevede due livelli di sospetto. C'è quello «a basso
rischio», che centra due criteri su tre: è rientrato da meno di 21 giorni da uno dei Paesi in cui risulta l'epidemia
(Liberia, Sierra Leone e Guinea, mentre il Senegal e la Nigeria sono stati rimossi dalla black list), e presenta
qualcuno dei sintomi, come febbre, vomito o diarrea. Il terzo criterio, che fa salire al livello «ad alto rischio o
probabile», è «aver avuto un contatto diretto con un malato di Ebola». E qui il 118 si fa da parte:
interverrebbe dall'ospedale Sacco, centro di riferimento nazionale, una delle due ambulanze speciali a tre
scompartimenti. «In Lombardia non è ancora successo», spiegava Salmoiraghi giorni fa. Sui sospetti a basso
rischio «facciamo comunque intervenire un equipaggio sanitario», cioè con infermiere o medico e infermiere,
che preleva la persona e la porta in un ospedale con reparto Infettivi, dove si valuta se isolarla e inviare un
campione di sangue al Sacco per il test. «I volontari possono collaborare ma dell'assistenza si occupa
personale sanitario». L'ambulanza in seguito viene sanificata, e decontaminata «se c'è stato spandimento di
liquidi biologici». Sanitari, soccorritori e anche chi pulisce devono indossare dispositivi di protezione
individuale maggiorati, cioè tuta impermeabile, occhiali, doppi guanti, e osservare «la procedura di vestizione
e svestizione». PROPRIO su questa, «e sulla disinfezione l'Areu sta richiamando la formazione del personale
sanitario. Individuiamo dei referenti, che a loro volta istruiscono gli altri». Con questo sistema «a cascata» il
118 conta di completare «in poche settimane» il refresh per 1500-2000 medici e infermieri che prestano
servizio sulle ambulanze lombarde. Non per i volontari. «Sono trentamila - spiega Salmoiraghi -, e non
assistono direttamente i sospetti. I mezzi con equipaggio sanitario sono circa cento contro 350 ambulanze dei
soccorritori: la strategia è sostenibile perché i casi sono pochi, non lo sarebbe se cambiasse l'epidemiologia.
Ma al momento non abbiamo notizie in questo senso». [email protected] Image:
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Ebola, le ambulanze si preparanoSolo i professionisti sui casi sospetti
22/10/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 9
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Per i viaggiatori a rischioquarantena volontariasotto controllo dell'Asl
MILANO GLI OSPEDALI di Milano si stanno adeguando al protocollo ministeriale di prevenzione
dell'emergenza Ebola. Il Fatebenefratelli, ad esempio, lunedì ha inviato alla Regione la sua procedura. Come
tutte le strutture prive di un reparto Infettivi, deve garantire essenzialmente due cose: di avere una stanza con
bagno dove isolare un eventuale malato sospetto che si presentasse al pronto soccorso, e di essere in
possesso dei dispositivi di protezione individuale (tuta e occhiali) che il personale deve indossare in questi
casi. La parte difficile è insegnare a metterli e soprattutto a toglierli in sicurezza, e per questo ogni ospedale si
organizza da sé (il Fatebene, spiega la direzione sanitaria, ha preso contatti con l'ospedale Sacco e, per i
medici, ha invitato un esperto dopodomani). A coordinare gli ospedali è l'Asl, cui spetta anche il compito di
controllare le persone che potrebbero essere segnalate dalla sanità aeroportuale quando arrivano da un
Paese a rischio, anche senza sintomi, perché potrebbero essere state a contatto con un malato. AD
ESEMPIO un missionario. «Al momento non mi risultano persone in osservazione - precisava sabato Giorgio
Ciconali, direttore del servizio Igiene e sanità pubblica dell'Asl di Milano -. Il monitoraggio comunque prevede
una telefonata ogni 12 ore per informarsi sulle condizioni e la temperatura». L'esperienza dell'infermiera di
Madrid (che fu lasciata a casa per una settimana in quanto la febbre non raggiungeva i protocollari 38,6) ha
fatto scuola: «La valutazione è collegiale e incrocia i sintomi con i contatti. Gli incidenti insegnano che, al di là
dei protocolli, bisogna fare attenzione anche alle sciocchezze, che possono costare care». E se qualcuno
mentisse, come il «paziente zero» americano? «Per questo il sistema prevede cautele aggiuntive - spiega
Ciconali -. Però è vero che si basa sull'adesione volontaria di una persona, che ad esempio si metta in
isolamento volontario per 21 giorni solo perché può aver avuto un contatto. Noi non abbiamo mezzi coercitivi,
e nei protocolli sanitari non sono previsti interventi delle forze dell'ordine». Certo fare quello che dicono i
medici converrebbe all'interessato: l'infermiera di Madrid è guarita, il paziente zero americano è morto. Gi.
Bo.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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IL PROTOCOLLO TELEFONATA OGNI 12 ORE
22/10/2014
Il Secolo XIX - La spezia
Pag. 15
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Vaccino scaduto ad un cane Veterinario spezzino nei guai
LO accusano di aver utilizzato un vaccino antirabbico scaduto su un cane. E' finito così nei guai un
veterinario spezzino con lo studio nella periferia della città. I militari e il servizio veterinario dell'Asl della
Spezia lo hanno segnalato all'autorità giudiziaria per aver somministrato un vaccino scaduto il 31 dicembre
scorso, violando quanto la legge prevista a tutela della salute animale ed umana, potenzialmente a rischio,
nella fattispecie, in quanto la rabbia è una malattia virale che può essere trasmessa anche all'essere umano.
A seguito dell'accertamento svolto è emerso che 30 farmaci, tra i quali ulteriori 19 fiale di vaccino, erano
ormai scaduti, e molti altri erano detenuti in maniera inidonea. Con riferimento ad alcuni medicinali, inoltre,
non era stata seguita la procedura di vendita e di conservazione, anche da parte della farmacia, della
prescrizione medica non ripetibile, la quale era invece in possesso, in tutte le sue copie, del veterinario
stesso. Sono state contestate le relative sanzioni amministrative, a carico sia del veterinario sia della
farmacia, con sede in Genova
Foto: Un'auto di servizio della Forestale
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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SEGNALATO ALLA MAGISTRATURA
22/10/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 16
(diffusione:136993, tiratura:176177)
L'assessorato cerca contributi fino a 1.500 euro. La paura del flop
Pino Di Blasio FIRENZE QUANTI TOSCANI dovranno pagarlo, questo misterioso quanto minaccioso
superticket? E quanto tempo ci vorrà per attuare la rivoluzione delle aziende sanitarie, con il taglio dalle 16 di
oggi alle 3 del futuro, collegate alle università? A queste domande ha tentato di rispondere il vertice di
maggioranza in Regione, convocato ieri sera per fare il punto sulle conseguenze della manovra in Toscana.
Più che un vertice, un confronto tra il Pd e i cespugli del centrosinistra, tra il gruppo dominante e i consiglieri
superstiti delle liquefazioni delle altre forze. Una riunione per dare un avallo politico alla riforma lanciata dal
presidente Enrico Rossi nel bel mezzo del pranzo domenicale. E per trasformarla in una proposta di legge, in
un piano sanitario operativo che contenga sia il colpo di scure sulle aziende sanitarie, sia il famigerato
«superticket», che l'assessorato alla sanità insiste nel ribattezzare «contributo». Non è affatto facile
trasformare in atto formale una rivoluzione tratteggiata solo come obiettivi da raggiungere. Non solo per il
taglio delle aziende, contro cui si sono scagliati le province toscane e i sindacati dei medici. Ma anche per il
ticket straordinario, che ha innescato un balletto di numeri quanto mai confusionario. «Ai sindacati ospedalieri
dei medici non piace la mia proposta di riforma della sanità. Capisco, perché a loro interessa più mantenere il
numero dei primariati che non mantenere i servizi ai cittadini» ha scritto con toni aspri il governatore Rossi su
Facebook. In consiglio regionale, stando alle reazioni dei partiti, la riforma delle aziende sanitarie non
dovrebbe incontrare ostacoli. E' il superticket il nodo da sciogliere. Perché è tutta una questione di numeri, di
quanto bisogna recuperare dai milioni di tagli che il Governo chiede alle Regioni. Per ora la Toscana
dovrebbe spendere 260 milioni in meno. I vertici dell'assessorato alla sanità stanno febbrilmente facendo i
calcoli sui presunti incassi. La sensazione è che molti numeri siano buttati a caso. La prima decisione da
prendere è a quale fascia di reddito applicare il superticket. Se si scelgono le dichiarazioni Irpef, sono 49.407
i contribuenti toscani con redditi da 55mila a 75mila euro, e 48.230 quelli che superano i 75mila euro lordi. La
Regione pensa di applicare il reddito familiare, puntando quindi sui 50mila euro lordi per famiglia.
Sicuramente la platea di contribuenti si allarga, secondo l'Irpet può arrivare a oltre 500mila toscani. Ma non
sono certo «ricchi», visto che basta che ci siano due redditi da 1.500 euro netti al mese, anche da lavoro
precario, per rientrare nella lista. Politicamente e socialmente non è quello a cui mira Rossi e la sua riforma
berlingueriana, con contorno di don Milani e Amartya Sen. L'idea della Regione è incassare dai 30 ai 40
milioni di euro, dal contributo speciale. Che dovrebbe aggirarsi dai 300 ai 1.500 euro per gli interventi
particolarmente costosi e per i redditi alti. In fin dei conti, la Toscana ha incassato circa 75 milioni di euro dai
ticket aggiuntivi. Ma stavolta il salasso è più drastico. E rischia di provocare una fuga verso il settore privato e
una corsa alle assicurazioni sanitarie. Image: 20141022/foto/137.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Superticket, ecco chi rischia di pagareLa Toscana scommette su 40
milioni
22/10/2014
QN - La Nazione - Empoli
Pag. 13
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Colto in flagrante e arrestato. Chiuse le indagini preliminari: a processo per furto
LE RICETTE del medico in mano e le manette ai polsi. E' stato arrestato in flagrante dai carabinieri di Pisa un
infermiere della Valdera che avrebbe rubato le prescrizioni di un dottore forse con l'intento, almeno secondo
gli investigatori, di 'rivendere' i medicinali al nero. LA STORIA è questa. L'infermiere professionale - un
45enne residente in Valdera - lavora all'ospedale di Cisanello. I colleghi notano dei comportamenti che
ritengono 'anomali' e segnalano i loro sospetti ai militari. Iniziano così le indagini. Il 29 settembre scatta la
trappola. L'infermiere, infatti, avrebbe nascosto cinque ricette firmate da un medico nella sua borsa: l'intento,
secondo l'accusa, sarebbe quello di portarle fuori dall'ospedale senza alcuna autorizzazione por poi poter
comprare medicinali che necessitano della prescrizione. Ma i carabinieri, che ormai sono sulle tracce
dell'uomo da tempo, lo fermano, lo perquisiscono e lo 'inchiodano'. Subito arrestato l'uomo viene rimesso in
libertà e denunciato per furto. Ieri il pubblico ministero ha chiuso le indagini preliminari e ora si appresta a
chiedere il rinvio a giudizio. Giudizio che avverrà, con ogni probabilità, per citazione diretta. MA COME
potevano essere utilizzate le ricette rubate all'ospedale? Al momento gli inquirenti stanno ancora indagando e
su questo punto c'è il più stretto riserbo. «Ma possiamo parlare in termini generali - ci spiega un farmacista richiamando casi che sono avvenuti anche nella nostra zona qualche tempo fa. In particolare alcune ricette
'rubate' venivano utilizzate per acquistare in farmacia medicinali che hanno bisogno della ricetta e che sono
particolarmente costosi e pericolosi per la salute». E in particolare, in passato, alcune prescrizioni sono state
utilizzate per l'acquisto di sostanze dopanti da far 'girare' poi in alcune palestre. «Nello specifico ormoni spiega ancora il farmacista - che possono costare anche 400 euro a confezione. Ormoni utilizzati come
l'ormai nota 'eritropoietina' (Epo) che si vende solo presentando la ricetta di un medico». Saverio Bargagna
Image: 20141022/foto/665.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Infermiere ruba ricette mediche all'ospedale
22/10/2014
QN - La Nazione - La spezia
Pag. 3
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Li aveva il veterinario denunciato per aver iniettato un antirabbico 'guasto' a un cane
ERA già finito nei guai nei mesi scorsi, sorpreso dalla Forestale a operare in un locale senza le necessarie
autorizzazioni. Ora, dovrà difendersi anche dall'accusa di aver iniettato a un cane un vaccino antirabbico
scaduto. Protagonista, un noto medico veterinario spezzino di 40 anni, denunciato dal nucleo operativo del
Cites del Corpo forestale dello Stato per detenzione e somministrazione di medicinali guasti. L'episodio,
avvenuto qualche tempo fa, è culminato nei giorni scorsi con la perquisizione della forestale ordinata dal Pm
Giovanni Maddaleni che ha portato al sequestro di una trentina di medicinali scaduti, tra cui altre diciannove
fiale di vaccino antirabbico scadute lo scorso 31 dicembre. Al medico, gli agenti e i medici del servizio
veterinario dell'Asl spezzina sono arrivati grazie al... passaporto dell'animale, un bel esemplare di labrador
che assieme alla padrona avrebbe dovuto partire alla volta di uno stato europeo. Proprio dai controlli effettuati
sul passaporto dell'animale, recante la situazione sanitaria del cane e i vaccini effettuati, i medici hanno
scoperto che il vaccino antirabbico somministrato all'animale era già scaduto. In pratica, l'animale era stato
sottoposto al vaccino qualche mese dopo la scadenza dello stesso: fatto, questo, che pregiudicava la stessa
"copertura" del labrador rispetto alla temutissima malattia virale, e che esponeva al rischio di poter contrarre
la rabbia non solo lo stesso cane ma anche l'uomo. Attraverso il codice che identifica le singole dosi di
antidoto, il personale dell'Asl e gli agenti del Cites hanno individuato la partita di medicinali già "attenzionata"
dalla Forestale durante la prima operazione. A seguito degli accertamenti, è emerso che molti farmaci erano
scaduti e che molti altri erano detenuti nello studio con modalità inidonee ad assicurare la loro corretta
conservazione. Per alcuni, inoltre, non era stata correttamente seguita la vendita da parte della farmacia di
Genova presso il quale il medico aveva acquistato i vaccini: per entrambi, sono scattate sanzioni
aministrative per svariate migliaia di euro. Matteo Marcello Image: 20141022/foto/4136.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Sequestrate decine di medicinali scaduti
22/10/2014
QN - La Nazione - La spezia
Pag. 4
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Clamorosa protesta di una donna al Cup di via 24 Maggio. Cittadini esasperati: in coda
MANRICO PARMA
di MANRICO PARMA URLAVA a squarciagola chiedendo dispositivi per il padre ottantenne paralizzato a
letto. La forza della sua voce echeggiava nelle stanze del centro unico di prenotazione in via 24 Maggio fino
all'esterno degli uffici del distretto dell'Asl. Una battaglia per ora persa quella di Federica Corsi a favore del
padre Edgardo. Ieri mattina la burocrazia e le dinamiche di una sanità ormai ridotta all'osso l'hanno costretta
a rivolgersi nell'emergenza a strutture private, a pagare fior di quattrini. Eppure suo padre ha bisogno subito
di un letto che gli allevii le sofferenze da decubito, di una carrozzina per potersi spostare, di attrezzi di
sollevamento, di... «Per anni - grida la donna - mio padre ha pagato i suoi contributi alla sanità che ora gli
volta le spalle. Mi hanno detto che dovrà aspettare almeno venti giorni. Nonostante sia paralizzato per colpa
di un ictus e altre patologie. Non è bastata nemmeno la segnalazione del medico di famiglia. Così lo fanno
morire». Federica Corsi ha urlato e perfino sventolato la sua protesta. Si è presentata al Cup con un
manifesto che attaccava il direttore generale dell'azienda sanitaria invitandolo a lasciare al padre la sua
poltrona pignorata. Memore di una recente vicenda giudiziaria che ha bloccato fino a 3,2 milioni due conti
correnti dell'Asl. Federica aspetta impaziente. Come lei, tanti altri cittadini, hanno passato ieri mattina al
centro unico di prenotazione e al punto unico di acceso una giornata di ordinaria rabbia: per attese
stratosferiche, per esami rinviati alle calende greche, per orari dimezzati. Succede, che quando non se può
fare a meno, il paziente sceglie altre vie, prima fra tutte quella delle struttura sanitarie della vicina toscana. Un
refrain che ricorre da tanti, troppi anni, nonostante i tentativi e i soldi messi a disposizione dalla Regione
Liguria. Sandro Saisi lo sa bene. Lui ha preferito più volte la clinica San Camillo e la struttura Fortis in
Versilia. Non riesce a spiegarsi «come possa l'Asl spezzino perdere pazienti per visite, interventi ed esami e
poi pagare profumatamente per loro i centri fuori regione». Camen Espinosa, sudamericana, spezzina di
adozione, abitante in via Napoli da 20 anni, ha avuto ieri mattina il disagio di aspettare e aspettare. Il suo
turno è arrivato dopo oltre un'ora e mezzo di attesa. Poi ha avuto l'esenzione richiesta. «Per venire in questi
uffici devi prendere ferie dal lavoro. Non è giusto», ha commentato con un filo di amarezza. Bisogna sperare
solo nella fortuna. E' il caso di Maurizio Morandi. In prima battuta ha avuto la prenotazione per una visita
cardiologica ed eco-cuore in 40 giorni. Poi? «Mi hanno chiamato dalla farmacia - racconta - dicendomi che si
era liberato un posto a breve. Ne ho approfittato. Ricordo di tempi biblici per effettuare un esame ecodoppler,
mentre a Massa ho avuto la prenotazione il giorno successivo alla telefonata». Si parla di doppie file nella
sanità toscana che danno corsie preferenziali agli spezzini, "portatori" di risorse finanziarie, ma tant'è: le
risposte hanno tempi ragionevoli. Si lamenta invece per gli orari a singhiozzo del cup, aperto solo lunedì,
mercoledì e venerdì Francesco Del Giudice, che ha "riparato" in farmacia per la perenotazione di alcuni
esami. Catia Carli ha ricevuto risposte in tempi brevi dall'Urp, ma ha visto «tanti spezzini alle prese con
problemi seri, in difficoltà davanti agli sportelli. Sergio De Luigi è uscito invece soddisfatto: la sua pratica è
stata evasa in appena dieci minuti. Image: 20141022/foto/4153.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 22/10/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Mio padre rischia di morire, paralizzato e senza
PROFESSIONI
4 articoli
22/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Farmaci da banco superstar
«IMPORTANTI USO DOSAGGI E TEMPI PER UNA CORRETTA AUTOMEDICAZIONE » Fabrizio Pregliasco
Scienze Biomediche Milano
Antonio Caperna
LE TERAPIE Febbre superiore ai 38 gradi, dolori muscolari e articolari, sintomi respiratori come tosse, naso
che cola e mal di gola. È la "triade" che caratterizza la "vera influenza", che quest'anno dovrebbe metter a
letto 4-5 milioni di italiani. Si differenzia dalle infezioni respiratorie acute o sindromi para-influenzali, causate
da circa 200 tipi di virus cugini, che colpiranno altri diversi milioni di persone. A tracciare il quadro è Fabrizio
Pregliasco, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Università degli Studi di
Milano. In questo scenario, i farmaci di automedicazione (senza prescrizione medica e riconoscibili grazie al
bollino rosso sorridente posto sulla confezione) si confermano il rimedio principale a cui si affidano il 56%
degli italiani. Molto attente sono le donne, oltre sei su dieci, soprattutto nelle regioni del Nord. Subito dietro
nelle preferenze, in maniera omogenea tra le regioni, mantengono inalterato il proprio fascino i rimedi della
nonna (brodo caldo, spremute, latte bollente con miele). I PRODOTTI Tra i farmaci di automedicazione si
possono trovare quelli antinfiammatori non steroidei (FANS) sia per uso sistemico sia locale, gli sciroppi per
la tosse secca (sedativi) o grassa (fluidificanti e mucolitici). Poi ci sono i colluttori anticongestionanti,
antisettici o le pastiglie da sciogliere in bocca a base di sostanze disinfettanti per i mal di gola, o ancora gli
spray nasali con vasocostrittori, se c'è naso chiuso. Farmaci a cui i cittadini si affidano con sicurezza, certi
che in caso di necessità si può far ricorso al consiglio del farmacista o del medico di famiglia, come
dichiarano di fare il 68% degli italiani. L'INDAGINE Sono questi alcuni dati che emergono da una indagine
condotta su un campione di italiani tra i 18 e i 64 anni, commissionata da Assosalute (Associazione nazionale
farmaci di automedicazione). «Anche se negli ultimi anni abbiamo assistito a un calo in termini di vaccinazioni
(meno 10-15%) è importante sottolineare che il vaccino rappresenta un'opportunità per tutti e diventa un
salvavita per specifiche categorie di persone- ricorda Pregliasco- Tuttavia, il vaccino non protegge da tutte le
forme non dovute a virus influenzali, evita l'influenza nell'80% dei casi, nei restanti ne attenua i sintomi e
riduce le complicanze». Esistono poi piccoli accorgimenti: lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca e il naso
quando si tossisce o si starnutisce ed evitare luoghi chiusi e affollati. «L'uso responsabile dei farmaci di
automedicazione, sia in termini di dosaggio sia di durata, secondo le indicazioni del foglietto illustrativo, è
fondamentale per un corretto decorso della malattia», conclude Pregliasco. È importante anche concedersi
qualche giorno di riposo e, se poi le cose non migliorano, allora è bene consultare il proprio medico,
soprattutto se c'è un ritorno della febbre e l'aggiunta di altri sintomi tra cui catarro, che sono il segno di sovra
infezione batterica.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Antinfiammatori, collutori e sciroppi ecco i rimedi per il 56% degli italiani
22/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Farmaci da banco superstar
LE TERAPIE I PRODOTTI L'INDAGINE Lo studio Febbre superiore ai 38 gradi, dolori muscolari e articolari,
sintomi respiratori come tosse, naso che cola e mal di gola. È la "triade" che caratterizza la "vera influenza",
che quest'anno dovrebbe metter a letto 4-5 milioni di italiani. Si differenzia dalle infezioni respiratorie acute o
sindromi para-influenzali, causate da circa 200 tipi di virus cugini, che colpiranno altri diversi milioni di
persone. A tracciare il quadro è Fabrizio Pregliasco, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per
la Salute dell'Università degli Studi di Milano. In questo scenario, i farmaci di automedicazione (senza
prescrizione medica e riconoscibili grazie al bollino rosso sorridente posto sulla confezione) si confermano il
rimedio principale a cui si affidano il 56% degli italiani. Molto attente sono le donne, oltre sei su dieci,
soprattutto nelle regioni del Nord. Subito dietro nelle preferenze, in maniera omogenea tra le regioni,
mantengono inalterato il proprio fascino i rimedi della Uomini più colpiti per assenza di estrogeni Lamenti
continui, fazzoletto incollato alla mano, debolezza assoluta, umore a picco. Così si presenta il maschio
influenzato. Sembra che finga, ma non è così: se gli uomini non riescono ad alzarsi dal letto anche quando il
termometro segna poche linee di febbre, è perché il loro sistema immunitario li penalizza. Colpa dell'assenza
dello scudo degli estrogeni, ormoni femminili che regalano alla donna una marcia in più contro le infezioni
respiratorie. A far luce sulla "influenza maschile" sono gli scienziati della Harvard University, in uno studio
pubblicato su "Life Sciences". Lester Kobzik e i colleghi della suggeriscono che una semplice dose di
estrogeni è in grado di curare l'infezione causata dal batterio Streptococcus pneumoniae nei topi di entrambi i
sessi. nonna (brodo caldo, spremute, latte bollente con miele). Tra i farmaci di automedicazione si possono
trovare quelli antinfiammatori non steroidei (FANS) sia per uso sistemico sia locale, gli sciroppi per la tosse
secca (sedativi) o grassa (fluidificanti e mucolitici). Poi ci sono i colluttori anticongestionanti, antisettici o le
pastiglie da sciogliere in bocca a base di sostanze disinfettanti per i mal di gola, o ancora gli spray nasali con
vasocostrittori, se c'è naso chiuso. Farmaci a cui i cittadini si affidano con sicurezza, certi che in caso di
necessità si può far ricorso al consiglio del farmacista o del medico di famiglia, come dichiarano di fare il 68%
degli italiani. Sono questi alcuni dati che emergono da una indagine condotta su un campione di italiani tra i
18 e i 64 anni, commissionata da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione). «Anche
se negli ultimi anni abbiamo assistito a un calo in termini di vaccinazioni (meno 10-15%) è importante
sottolineare che il vaccino rappresenta un'opportunità per tutti e diventa un salvavita per specifiche categorie
di persone- ricorda Pregliasco- Tuttavia, il vaccino non protegge da tutte le forme non dovute a virus
influenzali, evita l'influenza nell'80% dei casi, nei restanti ne attenua i sintomi e riduce le complicanze».
Esistono poi piccoli accorgimenti: lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca e il naso quando si tossisce o si
starnutisce ed evitare luoghi chiusi e affollati. «L'uso responsabile dei farmaci di automedicazione, sia in
termini di dosaggio sia di durata, secondo le indicazioni del foglietto illustrativo, è fondamentale per un
corretto decorso della malattia», conclude Pregliasco. È importante anche concedersi qualche giorno di
riposo e, se poi le cose non migliorano, allora è bene consultare il proprio medico, soprattutto se c'è un
ritorno della febbre e l'aggiunta di altri sintomi tra cui catarro, che sono il segno di sovra infezione batterica.
Antonio Caperna
«IMPORTANTI USO DOSAGGI E TEMPI PER UNA CORRETTA AUTOMEDICAZIONE» Fabrizio
Pregliasco Scienze Biomediche Milano
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Antinfiammatori, collutori e sciroppi ecco i rimedi per il 56% degli italiani
20/10/2014
Mi-Tomorrow
Pag. 4
L'in uenza 2015 parla americano
SARÀ MITE, MA COLPIRÀ GIÀ A PARTIRE DA NOVEMBRE. VACCINO PRONTO DA SUBITO L'ESPERTO
PREGLIASCO A MT: "NO ALLA PSICOSI EBOLA, DOVETE STARE TRANQUILLI" A/H1N1/California,
A/H3N2/Texas e B/Massachussetts: non sono taxi newyorchesi, ma i nomi dei tre virus alla base dell'in uenza
di quest'anno che metterà a letto dai 3,5 ai 4 milioni di italiani. I picchi della stagione in uenzale dovrebbero
essere a metà novembre e a inizio gennaio. Ma che differenza c'è tra la vera in uenza e le tante sindromi
para-in uenzali? E poi: il vaccino è da fare oppure no? Come prevenire e curarsi? Con il dott. Fabrizio
Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, proviamo a svelare tutti i segreti dell'in uenza 20142015. Come si presenta l'in uenza di quest'anno? "Si prevede una stagione relativamente tranquilla che,
però, colpirà dai 3,5 ai 4 milioni di italiani in base alle temperature: in caso di freddo intenso e prolungato, ci
saranno più casi d'in uenza; se, invece, le temperatura saranno variabili, come sta accadendo in
quest'autunno, prevarranno i sintomi simil in uenzali, facilitati dallo sbalzo termico. Nella sua tranquillità
questa stagione non è, comunque. da sottovalutare perché ci aspettiamo attorno agli 8 mila morti per
complicanze tra i soggetti fragili con un elevato tasso di ospedalizzazione". Un'indagine di Assosalute ha
rivelato che appena il 12% degli italiani si vaccina. Insomma, il vaccino è da fare o no? "Quel 12% si riferisce
alla popolazione in generale, mentre tra gli over 65 la percentuale arriva al 60%. Noi raccomandiamo a tutti di
vaccinarsi, ma in particolare ai soggetti fragili (anziani e persone affette da patologie cardiache e respiratorie)
per i quali l'in uenza può causare complicanze". E gli altri? "Vaccinarsi è un'opportunità: il problema è che in
Italia non c'è una grande percezione dell'utilità del vaccino a causa dell'errata comunicazione sulla pandemia
del 2009 (la famigerata "febbre suina", ndr.). Si è creata una disaffezione al vaccino con un'enfasi eccessiva
sugli effetti collaterali, che ha portato a un'ingiustifi cata negatività: i dati scientifi ci confermano che il vaccino
evita l'80% delle malattie in uenzali e dimezza la mortalità conseguente". Quando vaccinarsi? "Consigliabile
farlo già da ora e fi no a metà dicembre, perché ci aspettiamo che l'in uenza vera colpirà soprattutto da
Natale in poi." Come prevenire l'in uenza? "Lavarsi le mani bene e frequentemente sembra banale ma la sua
effi cacia è dimostrata scientifi camente. Attenzione poi ai luoghi chiusi e affollati, specie a quelli caldo-umidi,
e agli sbalzi termici (consigliabile vestirsi "a cipolla")". Se ci si ammala, come curarsi? "In prima istanza, no
agli antibiotici, sì a qualche giorno di riposo e all'automedicazione responsabile, cioè all'uso di farmaci da
banco senza prescrizione medica (riconoscibili dal bollino rosso sulla confezione), per attenuare i sintomi
senza azzerarli. Se le cose non migliorano dopo 3-4 giorni, allora è bene consultare il proprio medico,
soprattutto se, dopo un'apparente guarigione, si evidenzia un ritorno della febbre e l'aggiunta di altri sintomi".
C'è grande allerta riguardo al virus Ebola. Come si distinguono i sintomi? "Tranquillizzo tutti: In Italia il virus
Ebola non è diffuso nella popolazione. Se non si riuscisse a bloccare il focolaio africano, potremmo avere dei
casi secondari, ma limitati e limitabili dalla nostra capacità di controllo e sorveglianza del territorio." A cura di
Alberto Rizzardi M @albyritz
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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URBAN HEALTH
21/10/2014
Panorama della Sanita - N.38 - 13 ottobre 2014
Pag. 6
Fibrillazione Atriale: gli anticoagulanti orali tra presente e futuro
A Roma il Convegno promosso dall'Istituto Superiore di Studi Sanitari, "Giuseppe Cannarella"
E.M.
In seguito all'introduzione di nuovi farmaci anticoagulanti orali, si sono aperte nuove prospettive terapeutiche
che agevolano il monitoraggio dei pazienti ma, allo stesso tempo, impongono una maggiore spesa per il loro
acquisto. A fronte di indubbi vantaggi clinici sorgono problemi di impatto economico e sostenibilità per il
sistema sanitario, che deve rimodularsi. E necessario, quindi, un confronto fra tutti gli attori del comparto,
coinvolgendo dallo specialista al Mmg e dal Farmacista Asl al Farmacista privato, proprio per ottimizzare il
percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale. E il focus al centro del Convegno dal titolo: "Fibrillazione
Atriale: gli anticoagulanti orali tra presente e futuro: una sfida per il sistema sanitario", promosso dall'Istituto
Superiore di Studi Sanitari, "Giuseppe Cannarella", organizzato a Roma lo scorso 2 ottobre da Iniziative
Sanitarie. Molti i temi al centro del dibattito: dall'epidemiologia della Fibrillazione Atriale (FA), ai nuovi farmaci
anticoagulanti orali. Dal ruolo del medico di famiglia, alla Farmacovigilanza. I lavori sono stati aperti da
Mariapia Garavaglia, presidente dell'Istituto Superiore di Studi Sanitari e Camillo Riccioni, direttore generale
Asl RmA i quali, dopo aver introdotto e sottolineato l'importanza dell'evento, hanno dato spazio alla prima
relazione relativa all'epidemiologia della fibrillazione atriale ed analisi della popolazione della Asl RmA. Tema
affrontato da Antonio Maria Lax, direttore Uoc Cardiologia Asl RmA, con particolare riferimento ai costi.
Secondo l'esperto, infatti: «Gli studi condotti per valutare il costo del trattamento dei pazienti con Fibrillazione
Atriale (FA), sono molto pochi ed in qualche modo i risultati, spesso, risultano essere solo indicativi; tant'è
che, al di là delle cure iniziali necessarie al momento della diagnosi dell'aritmia, il costo complessivo è
fortemente influenzato dalla gestione cronica di questi pazienti». Le ricerche condotte al riguardo, «hanno
evidenziato che il maggior peso dei costi di gestione dell'aritmia è dovuto, però, all'incremento delle
ospedalizzazioni e delle giornate di degenza. Lo Studio francese (Cocaf) ha appunto documentato che, il 52
% della spesa, è rappresentato dalle ospedalizzazioni, mentre il rimanente 48% viene così suddiviso: 23%
farmaci, 9 % visite, 8 % ulteriori indagini diagnostiche, 6% perdite di giornate lavorative, 2% procedure
paramediche». «I recenti risultati dello studio "Euro Heart Survey" sulla FA, hanno permesso di stimare
l'impatto economico in 5 paesi europei: Grecia, Italia, Polonia, Spagna e Olanda. Anche in questo studio la
voce più determinante per la spesa sono state le ospedalizzazioni e le procedure interventistiche, che hanno
influito per il 70% della somma totale». Mentre, il costo complessivo annuo, in Italia, per i pazienti con FA, «è
risultato di 3.286 milioni di euro, decisamente maggiore della spesa sostenuta dagli altri 4 paesi coinvolti nello
studio (272 milioni per la Grecia, 526 milioni per la Polonia, 1.545 milioni per la Spagna e 554 milioni per
l'Olanda). La differenza è riconducibile, essenzialmen te, alla maggiore durata e costo della degenza
ospedaliera». «Restringendo il campo al nostro territorio», ha concluso Antonio Maria Lax: «Nella
popolazione della Asl RmA (per l'anno 2013), risulta una prevalenza della FA basata sui ricoveri: 1,7%, e
ancora, prevalenza della FA in un ambulatorio cardiologico territoriale: 6.8%, la fibrillazione atriale è stata
correlata a circa % degli stroke, dato allineato con gli studi di settore, prevalenza della FA come causa di Tao
nel centro Nrm: 53%, numero medio di controlli mensili: 2». Altro capitolo degno di nota, quello relativo
alPHta e ai farmaci "Nao". «Non ci sono dubbi che sono un'opportunità terapeutica importante e superano
l'"esame" nella prospettiva della rimborsabilità pubblica», ha spiegato Federico Spandonaro, professore
aggregato Università "Tor Vergata" di Roma, secondo cui le vere questioni sono altrove, ovvero: «l'impatto
finanziario e organizzativo». Ed ha aggiunto: «II maggiore valore sociale dei "Nao", è la potenziale capacità di
ridurre la carenza di prevenzione. E questo, in prospettiva, ha anche un valore economico». «L'accesso ai
Nao ha registrato ritardi consistenti (e poco giustificati)», ha sottolineato infine Spandonaro, secondo cui:
«Dal punto di vista clinico la vera sfida non è economica, ma la gestione del trade-off fra i vari endpoint. Le
questioni finanziarie sono quelle più rilevanti, ma non dovrebbero condizionare le scelte terapeutiche
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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DIARIO
21/10/2014
Panorama della Sanita - N.38 - 13 ottobre 2014
Pag. 6
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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(dovrebbero farlo quelle economiche). Il tempo non è, purtroppo, stato finora usato per governare il
cambiamento, ma vanno affrontati i problemi di razionalizzazione organizzativa per liberare risorse». In
questo scenario quella del medico di famiglia è senz'altro una figura fondamentale nella presa in carico del
paziente con Fibrillazione Arteriosa. Ne ha parlato Maria Cristina Billi, medico di medicina generale,
specialista in medicina dello sport della Asl RmA. Ma quali i compiti del Medico di Medicina Generale, in tal
senso? «In primis quello di coinvolgere i pazienti», ha spiegato l'esperta: «Individuare, cioè, gli assistiti con
indicazione ai "Nao" e indirizzarli al centro autorizzato alla redazione del piano terapeutico concordato.
Favorire e controllare l'aderenza e la persistenza terapeutica. Gestire terapie potenzialmente interferenti ed
effettuare il follow-up e sorveglianza post-marketing». Ma è altrettanto importante coordinare i rapporti con gli
specialisti, «attraverso un Piano terapeutico concordato (e rinnovo periodico), definire i ruoli e i limiti reciproci
(chi fa che cosa) e le vie di comunicazione facilitate. Stabilire un clima di mutua collaborazione e
suddivisione. E non di sovrapposizione dei compiti». Infine, Luigi Bellante, collaboratore di farmacovigilanza
della regione Lazio, ha dichiarato che: «La farmacovigilanza degli anticoagulanti orali è già stata oggetto di
progetti Regionali/Territoriali e ha rappresentato parti rilevanti di linee d'indirizzo d'uso emanate da alcune
Regioni italiane». Inoltre, i "Nao", rispetto agli anticoagulanti orali di vecchia generazione, «riducono
significativamente l'evenienza di dover sospendere la terapia a causa di effetti avversi». «I "Nao" hanno
percentualmente e qualitativamente degli effetti avversi differenti rispetto agli anticoagulanti orali di vecchia
generazione, con "l'interazione farmacologica" indicata, per vecchi e nuovi anticoagulanti orali, non oltre il 2%
dei casi». Bellante ha sottolineato che la regione Lazio ha contribuito «con circa l'l% del totale delle
segnalazioni in Italia per gli anticoagulanti orali nel periodo 2001/2014. E segnala molto di più i "Nao" che gli
anticoagulanti orali di vecchia generazione rispetto all'andamento italiano». Quindi, Bellante, ha concluso
specificando che le fonti di segnalazione per gli anticoagulanti orali, «sono rappresentate, come per le altre
classi terapeutiche, dall'ambiente ospedaliero più che da quello territoriale. Ambiente ospedaliero che si
distingue anche per la varietà di casi segnalati, almeno nelle segnalazioni laziali esaminate, indicando anche
reazioni non gravi e presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto». MARIAPIA GARAVAGLIA
ISNTITUTO SUPERIORE DI STUFI SANITARI, "GIUSEPPE CANNELLA"
PERSONAGGI
5 articoli
21/10/2014
10:00
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Ogni anno ne sono colpiti circa oltre mezzo milione di italiani. Il Disegno di Legge incentiva, nell'ottica di una
riduzione dei costi di ospedalizzazione, percorsi di trattamento dei pazienti in day-hospital o al di fuori del
percorso ospedaliero, presso ambulatori specializzati, che assicurino la possibilità di accedere alle cure
sanitarie richieste. IL TESTO
21 OTT - La fibrillazione atriale, l'aritmia più diffusa in occidente, colpisce oltre mezzo milioni di italiani ed i
numeri aumentano fino al 4% dell'intera popolazione con età superiore ai 65 anni, con rischi sempre più
frequenti di incorrere in ictus cardioembolico. Gli oltre 60.000 nuovi casi l'anno hanno destato preoccupazione
e attenzione nella comunità scientifica e lo studio di nuove strade terapeutiche e preventive ha portato alla
sperimentazione di nuovi farmaci anticoagulanti e di dispositivi medici all'avanguardia. "In Italia la fibrillazione
atriale è la causa del 15% di tutti gli ictus cardioembolici che causano decessi, disabilità, e incrementano i
costi sociali ed economici. Nello specifico si stima in 20 mila euro il costo medio annuo per il paziente colpito
da ictus", ha osservato Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell'Associazione Giuseppe Dossetti. Ed è
proprio per attuare un intervento efficace in materia che il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri ha presentato un
Disegno di Legge dal titolo 'Disposizioni in materia di malattie cardiovascolari per la prevenzione e la cura
della fibrillazione atriale e dell'ictus cardioembolico'. Il dispositivo è stato elaborato con l'intento di favorire
percorsi terapeutici e pratiche sanitarie ottimali nella gestione del paziente e per prevedere facilitazioni per
l'accesso ai farmaci e agli strumenti utili alla prevenzione. All'interno di questo quadro, le autorità sanitarie
competenti dovranno quindi assicurare percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali mirati e di carattere
multidisciplinare. Le stesse autorità dovranno pianificare e coordinare l'attività condivisa tra presidi ospedalieri
e centri per la gestione e la cura della fibrillazione atriale che indirizzino il paziente verso scelte terapeutiche
più idonee. Viene quindi incentivato un modello di gestione del percorso terapeutico coordinato in modo che,
dopo un iniziale screening periferico, a livello territoriale o presso centri aritmologici di 1° e 2° livello, i pazienti
con fibrillazione atriale potenzialmente candidati a terapie non farmacologiche, come l'ablazione
transcatetere, possano accedere ai centri in grado di eseguire tali terapie. Al fine di ridurre i costi di
ospedalizzazione vengono previsti percorsi di trattamento dei pazienti in day-hospital o al di fuori del percorso
ospedaliero, presso ambulatori specializzati, che assicurino la possibilità di accedere alle cure sanitarie
richieste. Il Disegno di legge prevede anche che siano adottate misure urgenti per garantire la totale
esenzione della partecipazione alla spesa sanitaria per i cittadini pazienti affetti da patologie croniche
invalidanti come fibrillazione atriale.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 22/10/2014
92
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Fibrillazione atriale. Il Ddl presentato da D'Ambrosio Lettieri (FI). Obiettivo:
favorire percorsi ottimali e facilitare accesso ai farmaci
21/10/2014
09:30
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Secondo il capogruppo di Forza Italia in Commissione Sanità del Senato, i dati dell'Agenas fotografano una
sanità "a macchia di leopardo con un Mezzogiorno in netto ritardo rispetto agli standard qualitativi minimi
fissati dal Ministero".
21 OTT - I dati del Programma nazionale esiti sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute
evidenziano, "ancora una volta, una sanità a macchia di leopardo con un Mezzogiorno in netto ritardo rispetto
agli standard qualitativi minimi fissati dal Ministero, in merito alla efficacia e all'appropriatezza delle
prestazioni sanitarie". E' il commento di Luigi D'Ambrosio Lettieri, capogruppo di FI in Commissione Sanità
del Senato. I dati riportati, soprattutto in relazione alla cura di tumori di colon, seno, polmone e stomaco, "ci
rivelano come a fronte di un maggiore volume di interventi in strutture adeguate dal punto di vista strutturale,
tecnologico e professionale, gli esiti della cura siano migliori e si abbassi la mortalità. Ma solo il 20% delle
strutture italiane rispetta i volumi minimi stabiliti, e anche in questo caso, in modo disomogeneo, soprattutto
nelle regioni del Mezzogiorno. Una realtà che accentua le differenze, inaccettabili, con il conseguente
aumento della cosiddetta mobilità passiva verso altre regioni". D'Ambrosio Lettieri sottolinea che quella
dell'Agenas non è una classifica, "ma il quadro fornito, proprio perché è utile a correggere gli errori e a
migliorare la qualità assistenziale, ci indica che il gap non sta nelle competenze, ma nella governance del
sistema che, purtroppo, al Sud, con particolare riferimento alla Puglia, agli ultimi posti in compagnia di
Calabria e Campania, non brilla". E una governance efficace, "che naturalmente va ripensata anche
nell'ambito di un Ssn sempre più in difficoltà a causa di tagli lineari perpetrati senza alcun ritorno se non
quello negativo dell'abbassamento dei livelli essenziali di assistenza in alcune regioni piuttosto che in altre",
non può prescindere "dalla conoscenza approfondita delle esigenze territoriali e della accessibilità ai servizi,
nonché dalla valutazione del costo-beneficio". Il capogruppo di Fi in Commissione Sanità al Senato rileva,
infine, che sino ad oggi emerge "una forte carenza nella organizzazione territoriale secondo un modello che
contempli servizi assistenziali e diagnostici che non richiedono il ricovero ospedaliero. Come pure nel
costruire reti efficienti che contribuiscano a neutralizzare gli sprechi e - conclude - a garantire le terapie
mediche senza costringere i pazienti a intollerabili, quanto deleteri, spostamenti".
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Programma esiti. D'Ambrosio Lettieri (FI): "Cittadini del Sud non possono
essere di serie B. Problema è di governance"
21/10/2014
17:20
WallStreetItalia
Sito Web
Roma, 21 ott. (AdnKronos) - "Se fosse confermata la retroattività dell'aumento delle tasse sui fondi
previdenziali, saremmo di fronte ad un'impensabile stangata, per di più contraria allo Statuto del contribuente.
E' sorprendente e preoccupante che non sia ancora arrivata una smentita ad una notizia così grave". Lo
afferma il senatore Andrea Mandelli, responsabile per i rapporti con le professioni di Forza Italia. "Se a questo
si somma l'aumento del prelievo fiscale per le Casse di previdenza, è difficile non cogliere da parte del
governo una certa veemenza ideologica contro una categoria, quella dei professionisti, già penalizzata dalla
crisi, dalle tasse e dagli oneri burocratici. Nel passaggio parlamentare occorrerà il massimo impegno affinché
sia corretta una stortura che rischia di smantellare il sistema della previdenza complementare e di
compromettere investimenti importanti per lo sviluppo del Paese", conclude Mandelli.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 22/10/2014
94
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L.stabilità: Mandelli (Fi), impensabile aumento retroattivo tasse
21/10/2014
19:41
WallStreetItalia
Sito Web
21 ott. (AdnKronos) - "L'aumento della pressione fiscale sulle casse previdenziali (dal 20 al 26%) e sui fondi
pensione (dall'11,5% al 20%) sono una smentita clamorosa alla filosofia 'no tax' propagandata dall'esecutivo.
La legge di stabilità tassa ovunque può e trovano ogni giorno nuova conferma le previsioni della Cgia di
Mestre su un aumento complessivo della pressione fiscale per il 2015 stimato in quasi un punto percentuale".
Così Mariastella Gelmini, vice presidente vicario dei deputati di Fi."A mano a mano che si alzano le nebbie
attorno alla legge di stabilità, si scopre che questo esecutivo, al pari dei precedenti, presenta un conto salato
agli italiani. Si trascura, ad esempio -sottolinea Gelmini- che Fondi e Casse previdenziali sono fra i principali
finanziatori del private equity in Italia, finanziano cioè molte delle imprese e delle start up non quotate in
Borsa. In una stagione di credit crunch, con i rubinetti del credito bancario sempre chiusi, l'aumento fiscale
rappresenta un'ulteriore strozzatura alle imprese in cerca di credito". "Per non dire dell'ulteriore tegola sulla
testa di milioni di professionisti che si vedono decurtare la loro futura rendita previdenziale. È paradossale
che il governo nato con il proposito di restituire una prospettiva all'Italia, ha finito per colpire proprio il futuro
delle nuove generazioni. Forza Italia, attraverso anche il lavoro del senatore Andrea Mandelli, responsabile
dei rapporti con le professioni, si batterà nelle commissioni e nelle Aule parlamentari per modificare in
profondità norme che sono profondamente inique sul piano sociale e assurde sul piano della logica
economica: saranno -conclude Gelmini- un boomerang per il governo".
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 22/10/2014
95
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L.stabilità: Gelmini, su fondi e casse previdenziali tasse boomerang
21/10/2014
17:16
WallStreetItalia
Sito Web
Roma, 21 ott. (TMNews) - "Se fosse confermata la retroattività dell'aumento delle tasse sui fondi
previdenziali, saremmo di fronte ad un'impensabile stangata, per di più contraria allo Statuto del contribuente.
E' sorprendente e preoccupante che non sia ancora arrivata una smentita ad una notizia così grave". E'
quanto dichiara, in una nota, il senatore Andrea Mandelli, responsabile per i rapporti con le professioni di
Forza Italia. "Se a questo si somma l'aumento del prelievo fiscale per le Casse di previdenza - prosegue -, è
difficile non cogliere da parte del governo una certa veemenza ideologica contro una categoria, quella dei
professionisti, già penalizzata dalla crisi, dalle tasse e dagli oneri burocratici. Nel passaggio parlamentare
occorrerà il massimo impegno affinché sia corretta una stortura che rischia di smantellare il sistema della
previdenza complementare e di compromettere investimenti importanti per lo sviluppo del Paese", conclude
Mandelli.
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 22/10/2014
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Mandelli(FI): impensabile aumento retroattivo tasse fondi pensione