tempo d`analisi - Aracne editrice

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TEMPO D’ANALISI
PARADIGMI JUNGHIANI COMPARATI

TEMPO D’ANALISI
PARADIGMI JUNGHIANI COMPARATI
Rivista di psicologia del profondo
Anno II • n. 2 • 2013
Direzione / Direction
Antonio VITOLO
Comitato di consulenza scientifica
Scientific committee
Riccardo BERNARDINI
Andreas GIANNAKOULAS
Maria Antonietta LUCARIELLO
Fulvio MARONE†
Nadia NERI
Amministrazione e abbonamenti
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È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata
compresa la fotocopia, anche a uso
interno o didattico, non autorizzata
I edizione: dicembre 2013
ISBN 978-88-548-6826-7
Stampato per conto della Aracne
editrice nel mese di settembre
2013 presso la tipografia « Ermes.
Servizi Editoriali Integrati S.r.l. » di
Ariccia (RM).
TEMPO D’ANALISI
PARADIGMI JUNGHIANI COMPARATI
Oltre un secolo è trascorso dall’inizio della psicoanalisi, che nacque in
Freud al crocevia tra medicina neuropsichiatrica, scienze umane e psicologia
del profondo. I mercoledì viennesi di Berggasse , il filone junghiano, il
circolo di Eranos, le controversie della Società Britannica di Psicoanalisi,
l’innovativo ritorno a Freud di Lacan restano paradigmi storici tesi alla
ricerca d’un linguaggio comune (Winnicott), semi del travaglio presente e
vivo in quanti pensano e operano nella cura analitica. Il confronto appare
meta di speranza, esercizio di tollerabilità di dissonanze e consonanze,
orizzonte di ideazioni, sentimenti e comportamenti.
Tra immancabili ombre può maturare il riconoscimento dell’oscurità
delle forze inconsce, la riconoscenza, sino a sentir pensabile la soglia dell’ignoto. Divenire soggetti responsabili è una realtà psichica che può durare,
secondo Erich Neumann, oltre le dittature e le democrazie.
Tempo d’analisi
Paradigmi junghiani comparati
a cura di
Antonio Vitolo
Contributi di
Germana Aiello
Enzo Barillà
Sara Boschetti
Laura Branchetti
Elena Caramazza
Domenico Chianese
Mariateresa Coppola
Vincenzo Crosio
Andreas Giannakoulas
Mimmo Grasso
Concettina Imperatore
Roberta Perri
Ornella Pompeo Faracovi
Franco Scalzone
Antonio Vitolo
Claudio Widmann
Gemma Zontini
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
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via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: dicembre 
Indice

Il tempo del corallo
Antonio Vitolo
Parte I
Il saggio

Freud e il suo invisibile “fantasma”
Franco Scalzone, Gemma Zontini
Parte II
Punto nodale
Sulla creatività

Processi creativi e creatività
Andreas Giannakoulas
Parte III
Domande, risposte, domande

Intervista
Domenico Chianese

Per diventare quel che si è
Claudio Widmann
Parte IV
Rifrazioni

Il mio incontro con Raimundo Panikkar
Elena Caramazza

Indice


La Maschera e il Volto
Vincenzo Crosio

Rive, rime, rêves
Mimmo Grasso

Parte V
Tradizione e ideazione analitica
Dostoevskij
Enzo Barillà

Da esclusa a prediletta
Laura Branchetti

Il testamento di Eugenio Gaburri nell’ultimo volume
Pensare con Freud di Gaburri–Ambrosiano
Mariateresa Coppola

Vitalità dell’astrologia
Concettina Imperatore

Rileggendo Il segno zodiacale dello Scorpione
Ornella Pompeo Faracovi

Parte VI
Immagini, parole, letture
China on the mind. Su La mente orientale. Psicoanalisi e
Cina di Christopher Bollas, Raffaello Cortina
Germana Aiello

Donald Kalsched, Il trauma e l’anima, Moretti & Vitali
Sara Boschetti

Marcello Massimini, Giulio Tononi, Nulla di più grande, Baldini & Castoldi
Roberta Perri

Gli autori
Tempo d’analisi
ISBN 978-88-548-6826-7
DOI 10.4399/97888548682671
pag. 9–21 (dicembre 2013)
Il tempo del corallo
A V
I coralli si accumulano per mantenersi sempre a un
livello della superficie a loro adatto.
— D Ch. ()
Dato che i sogni penetrano nella nostra coscienza uno
dopo l’altro, noi applichiamo loro la nostra categoria
temporale e instauriamo tra essi relazioni causali. . .
La serie apparentemente cronologica non corrisponde
affatto alla serie reale. . . Esistono serie oniriche in cui
si introduce di colpo un altro tema, che poi verrà a
sua volta abbandonato, per lasciar posto a un motivo
precedente. Il vero ordinamento dei sogni è radiale: si
irradiano a partire da un centro, e solo in un secondo
momento finiscono sotto l’influenza del nostro tempo.
Ma si ordinano — in ultima analisi — intorno a un
significato centrale.
— J C.G. (––)
Un carattere distintivo dell’attuale dinamica del conscio collettivo è l’apparenza d’una paradossale erosione dell’individualità, in ogni livello della società e della comunità, basilari
aggregazioni dei e tra i singoli. Ferma restando la preminenza
dell’antinomia ‘global–local’, la crescita quantitativa della popolazione umana non sortisce all’orizzonte tratti di potenziale
. Ch. D, Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle isole
madreporiche, UTET, Torino, .
. C.G. J, Seminari. I sogni dei bambini, –, Bollati Boringhieri, Torino,
, pp. –, vol. I, tr. it. di M. A. M,  Walter Verlag, Foundation of
the Work of Jung, Zuerich, .


Il tempo del corallo
uguaglianza che tutelino la dignità dei singoli. Il ritmo altalenante di crescita e decrescita, che rievoca Vico, Gibbon, Spengler, Löwith, avvicenda Cina, India, Russia, Brasile, Sudafrica
e, in previsione, l’avamposto della Turchia alla tradizionale
leadership di USA, Germania, Giappone, Francia in un Occidente ove l’Europa vede scivolare non solo Grecia e Spagna,
ma anche l’Italia. Parliamo sin qui di crescita economica e
finanziaria. Tuttavia, nel rango dell’alfabetizzazione — che
oggi abbraccia il leggere e scrivere, il numerare e la competenza nel dominio virtuale della comunicazione — la condizione
dell’Italia è ancora più allarmante. Si può ben credere al rigore
di Tullio de Mauro (‘Internazionale’, , passim). Il singolare conflitto tra l’Europa germanocentrica e Francia e Italia,
oltre la tradizionale ambivalenza britannica rispetto all’area
europea; l’erosione della consolidata maschera dello stato di
diritto, che prevedeva entro il sistema capitalistico una forma
elementare di assistenza e a poveri ed emarginati, esplosa la
crisi bancaria statunitense e rafforzatosi il cartello europeo di
supremazia bancaria, lascia intravvedere la coagulazione d’una destra emergente e un’ibridazione diffusa della leadership.
Consumato, oltre le formule di rito, il mito del bipolarismo e
dell’alternanza, la crescente astensione dei cittadini dal voto e
la radicalizzazione del dissenso ai margini del Parlamento dei
Paesi sembrano preparare, in forma nuova, un antico teatro di
diffuso allarme sociale, ove la paura delle migrazioni da Asia
e Africa e il razzismo non solo italiano confluiscono in antichi
e rinnovati scenari di intolleranza. Quel che più preoccupa
psichicamente, è, in coerenza con le categorie junghiane, —
valide al di là del prudente conservatorismo politico di Jung
— il serpeggiare dell’intolleranza: in alto, nell’inusitato presidenzialismo di Napolitano, in basso nella pervicace cecità di
berlusconiani e fascisti, votati alla negazione della realtà democratica, del vero, del giusto, del buono e del bello. Latita una
pur minima consistenza dei partiti democratici. E la Germania
sussiste effettiva realtà guida d’Europa, mentre il mondo svela
il grottesco ‘default’ degli USA, la tirannia di Putin, della Cina,
Il tempo del corallo

della Corea del Nord, il dilagare del fondamentalismo islamico
in Africa e in tratti d’Asia.
L’individuo vacilla, in cerca di diritto. L’omofobìa, non unica faccia dell’intolleranza, impera. Tra un po’ osserveremo se i
nostri sogni assomigliano ai sogni del Terzo Reich. Forse. Oggi,
in tempi di femminicidio, più che mai sembra auspicabile il
principio di E. Neumann, che auspicava l’avvento d’una psicologia femminile quale fondamento d’una nuova etica. Si registra
peraltro la perturbante diffusione d’un ritmo dissonante che
attraversa l’immaginario e veicola la parola, con vero effetto destabilizzante: Assange e Snowden sono solo i primi attori d’una
istanza che sommariamente viene classificata come attività di
spionaggio internazionale. Ogni stato di guerra, ogni oscillante
pace dell’umanità hanno comportato l’esercizio della funzione spionistica. Jung stesso, come ricorda da ultimo D. Bair, fu
agente segreto dell’Alleanza imperniata negli USA, col n. ,
nella . a guerra mondiale. Tuttavia quel che oggi appare in
gioco, tra le potenze del globo, differisce dal clima politico di 
anni fa. Abbiamo alle spalle un’iperfetazione delle immagini. E
basterebbe l’apparato di Google, presente anche nei dispositivi
antifurto attendibili, a dare una prima immagine stereoscopica
di qualunque luogo, agglomerato, soggetto, oggetto. Per non
dire dei droni, spioni privi di pilota, passati, come ricorda B. Spinelli ne la Repubblica del  ottobre , in meno di vent’anni
da circa  a oltre .
Eppure è forse la voce, quella funzione cara a Demetrio
Stratos e Carmelo Bene, a tener banco (banco, non banca!).
La voce, prerogativa di quella forma di cultura orale, tesa al
codice visivo, che è l’analisi. In Another woman (Un’altra donna ),
, con una brava Gena Rowlands e Mia Farrow — ringrazio
Flora Cacace, Valerio Cacace e Nadia Neri per aver sostenuto il
mio sforzo di ricordare —, Woody Allen inscenò la voce come
oggetto del desiderio in una filosofa d’una seduta analitica Al
muro della stanza Rowlands, docente di filosofia, opponeva
con successo la cattura della voce attraverso l’aeratore, tramite
quasi sublimante. Non solo i segnali da mondi sconosciuti, non

Il tempo del corallo
solo i sussurri d’affetto o le grida di dolore (Ingmar Bergman),
ma i vizi privati orfani di pubbliche virtù sono nel mirino dei
potenti o di chi comunque — e son sempre più — vuole (può?)
afferrare mondi nascosti.
Logico, dunque, appare che le condanne a chi diffonde ad
un tratto e fuor da servizi segreti e canoni parti della rete siano
concepite e comminate come severe e le misure da adottare nei
confronti degli Stati siano nulle o risibili. Fa eccezione, nello
Stato d’eccezione, naturalmente, la conservazione di conversazioni presidenziali registrate, che nel Watergate produsse
l’impeachment e nel caso delle nozze stato–mafia produce ultimi sussulti di autoritarismo fantasmatico presidenziale, mentre
si tenta una precaria amnistia del supercapitalista mariolo in
nome dell’unica crescita prodotta in Italia, quella improvvisa
della compassione per i carcerati. Persino il tempo, tema cardine nella psicologia del profondo, viene invocato, nella deriva
antidemocratica, quale confine non credibile: reati finanziari,
improntati a furto e dolo giganteschi, sanzionati da ogni grado
della magistratura giudicante vengono in modo sprezzante e
derisorio proclamati con sovversione che meriterebbe ben altra
severità del Capo dello Stato. Sono ritenuti non punibili perché prescritti, anche da chi, per altri versi, come Quagliariello,
studia il negazionismo.
Grande è la confusione psichica e culturale, non confuse, se
mai confondenti, le menti dei potenti.
Alla minaccia totalitaria, in vario modo gestita da una decina di potenze o superpotenze, fa contrappunto nel mondo
una minoranza di dissenzienti, più o meno criminalizzati. La
gestione stessa della funzione governativa nello Stato di diritto, capace di inglobare maggioranza e opposizione in forme
ibride, finisce pertanto con il limitare di fatto il diritto di chi
lavora e costruisce cultura, il diritto dei soggetti più deboli
per età e censo, l’accoglienza dei migranti, la sussistenza dei
poveri. Come ricorda, in nome della filosofia e della giurisprudenza, S. Rodotà, il diritto di avere diritti rischia di essere
oscurato.
Il tempo del corallo

Freud e Jung vissero l’uno la prima guerra mondiale, l’altro
due guerre e la guerra fredda dopo il ; e, inoltre, l’ascesa
e il crollo del nazismo, l’esilio londinese, la perdita di figli e
cari, da un lato, l’ascesa del comunismo, dall’altro. Le visioni
e i sogni di tonalità premonitrice, descritti nell’autobiografia e
nel Liber Novus, l’oscillazione e la tardiva condanna del nazismo
da parte di Jung, per tacere di tanti altri autorevoli analisti, sono
un fatto. Resta da sperare che il passato non si riproduca in
alcuna forma. Uno studioso conservatore, consapevole lettore
dei fenomeni culturali intrisi di occulto, Tullio Gregory, ha
pubblicato, nel , un acuto saggio (Principe di questo mondo.
Il diavolo in Occidente, Laterza) che fa da pendant alle idee di
Jung sul Bene e sul Male, concludendo con l’affermare che
Francesco d’Assisi era ed è l’unico antidoto al diavolo (cosa che
papa Francesco sembra convalidare).
L’insigne regista Mario Martone, dopo aver rappresentato
all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nel  le Operette
morali leopardiane, inizia ora un film su Leopardi. Lui, che dopo
il teatro d’avanguardia degli anni ’, mise in scena I sette contro
Tebe e Noi credevamo, illuminando la continuità della vicenda
tragica nel pensiero europeo occidentale e nell’unificazione
d’Italia.
Quel che il giurista Franco Cordero denomina ‘morbo italico’ sembra consistere in una peculiare identificazione della
nostra civiltà nella soggettività e comunità paurosa, nell’ammirazione per il briccone disonesto, nel cedimento all’intolleranza
propria dell’Antistato. Ne risulta una singolare via d’uscita, la
testimonianza, radicata nella psiche inconscia e cosciente, non
gridata, né predicata, ma sentita, praticata e vissuta, risorsa di
individui consci d’essere in minoranza, capaci di denunciare il
rischio della prevalenza di valori ombrosi, quando non occulti,
basati sull’ingiustizia e sulla negazione dell’altro.
La testimonianza, che procede di pari passo con la consapevolezza del diritto di avere diritti, attraversa le ideazioni della
psicologia del profondo e, in particolare, i contributi storici
ed euristici. Ricordiamo i Traumprotokolle di Th. W. Adorno,

Il tempo del corallo
Suhrkamp, in Italia Sui sogni, Einaudi,  e Il Terzo Reich dei
sogni di Charlotte Beradt, Einaudi, . Oggi il livello è mutato.
Sarebbe pertanto interessante articolare, come si usa fare,
nell’antropologia classica — pensiamo ai ‘riti di passaggio’ di
van Gennep, autore caro a Jung — una riflessione sui sogni
attuali in Occidente, mentre Chr. Bollas ci avverte, rinnovando
lo slancio che indusse Jung a fondare il circolo culturale di Eranos, ad Ascona, nel , anno del dilagare del nazismo, della
necessità di integrare Occidente e Oriente, Europa e USA da
un canto e Cina, Giappone e Corea del Sud dall’altro. (V. nel
presente fascicolo G. Aiello, e il mio articolo sul libro di Bollas
nella pagina di cultura de Il Mattino di Napoli,  ottobre ):
la questione investe una specificità orientale, l’ amare l’altro
senza che l’altro l’abbia chiesto (quale affinità col prossimo del
cristianesimo!), così come l’assetto de I Ching e il confucianesimo, che trascende il conflitto edipico, inverando la necessità
dell’ordine statuale.
L’angolazione psicoanalitica filtra quanto sopra descritto
nell’inevitabile assetto di parzialità e minorità che contrassegna chi fronteggia nel tèmenos il reale. La teorizzazione di J.
Alain Miller, A. Green, G. Haag, E. Gaburri, Th. H. Ogden, B.
Joseph, fa spicco, negli ultimi, anni per indipendenza e autonomia euristica. E la scia del pensiero di E. Gaddini, a circa
 anni dallo studio sull’imitazione, conserva intatta la valenza
rigorosa e innovativa. In ambito junghiano il lascito di E. Neumann, M. Fordham, M.L. von Franz, J. Hillman meriterebbe
una considerazione attenta e partecipe.
Sembra qui opportuno privilegiare il concetto di campo di
Eugenio Gaburri, in cui la dimensione ‘preindividuale’, la specificità delle emozioni, la configurazione del transfert e contratransfert, la diade ascolto–gesto linguistico tessono l’irripetibile
procedere dell’incontro analitico. In particolare Gaburri rivela,
con doveroso richiamo di Bion, l’importanza del distinguere tra
interpretazione e l’interpretazione–azione, potenziando l’area
trasformativa, se non metamorfica, del lavoro analitico in seduta. Sul contributo di Gaburri (–) si concentra l’ accurato
Il tempo del corallo

articolo di M. Coppola nel presente fascicolo. Menzionata o
non, la nozione di campo, con il conseguente intreccio tra metapsicologia estesa alla fisica, alla biologia, alle arti figurative,
resta un fondamento di spessore storico e attuale.
Freud la orientò, nella costituzione epistemica della nascente
psicoanalisi, alla delimitazione ‘ afasia–sogno–interpretazione ‘,
enunciando il ‘progetto d’una psicologia’, , postumo (Entwurf einer Psychologie) — di una, si badi, non della psicologia—in
ossequio al principio di alterità, di cui Jung, muovendo dai Simboli del  e dai Tipi psicologici, , entro un rapporto necessariamente conflittuale con Freud stesso, fu il primo, originale,
continuatore.
Concerne tale materia, nella sezione Il saggio della presente
rivista, il contributo di Franco Scalzone e Gemma Zontini, due
autori freudiani di alto rilievo, che hanno offerto all’indagine
degli analisti e degli studiosi tre volumi antologici di ampio
raggio, editi tutti da Liguori, Napoli: Perché l’isteria ?, ; Tra
psiche e cervello. Introduzione al dialogo tra psicoanalisi e neuroscienze, ; Il linguaggio delle afasie, , maturati in una rete
di scambio e cooperazione con numerosi pensatori e clinici
(qui piace ricordare André Green, Ana Rizzuto, Francesco Napolitano). Ripensare le origini e cogliere i fuochi animatori del
presente e della ricerca futura è la tessera d’identità dell’analisi,
in teoria e prassi.
A tale punto nodale è dedicata la sezione omonima, che accoglie il contributo di Andreas Giannakoulas, insostituibile pensatore e psicoanalista, che riallaccia la relazione primaria alla
strutturazione del gusto estetico, inconfondibile dinamismo
creativo (lo scritto illumina per l’eleganza pari alla capacità di
penetrare l’alba dell’umanità e del soggetto).
Segue uno scambio con esponenti eminenti dell’analisi freudiana e junghiana: Domenico Chianese, già presidente della
SPI, autore di consolidata esperienza, nazionale e internazionale,
il cui ultimo contributo, il rigoroso articolo ‘Profili’, nella «Rivista di psicoanalisi», , , s’impone per concisione e bellezza; e
Claudio Widmann, junghiano, analista e saggista meritatamente

Il tempo del corallo
noto, vòlto a cogliere ogni eco dell’ideazione archetipica di Jung
e le estese radici junghiane di aspetti della cultura (il nesso tra
creazione continua e il presepe, la corrispondenza l’area della divinazione e le potenzialità anticipatrici del sentire e del pensare).
Il ritmo dialogico ha conservato con Chianese la forma della
domanda e della risposta, mentre con Widmann s’è alla fine
optato per una puntuale formulazione. Nell’insieme tutto ciò
riguarda profondamente l’inscindibile compresenza identitaria
entro la tradizione e trasmissione della cultura psicoanalitica.
La ponderazione e l’originalità comprovano il fatto che solo
la libera espressione rispettosa delle origini è il sale dell’analisi.
Un sale che è antidoto vitale verso il pregiudizio, sottile rischio
di uniformità, rinuncia, intolleranza. Il tema del pregiudizio
è, peraltro, oggetto d’una bella giornata dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi, il  novembre . Il cinismo di chi lascia
morire i migranti, la rozza aggressività di chi spia, ruba, uccide
s’alimentano di indifferenza e pregiudizio e producono una
mortifera ignoranza. Allo stesso modo il pregiudizio è l’unica
mina che può minacciare i rapporti tra associazioni analitiche,
tra analisti, tra analisti e pazienti. In parte esso è eredità del
legame originario tra unicità e solitudine dell’essere umano e
paranoia.
La sezione dello scambio diretto reca il titolo di Domande,
risposte, domande, secondo la formulazione d’un pensatore marxista dissidente, Robert Havemann, la cui opera omonima fu
pubblicata in Italia da Laterza. Perché il seme del dubbio e della
ricerca fecondi, occorre assumere nessuna risposta, nessuna
affermazione come se fosse esauriente.
La sezione Rifrazioni ospita un contributo poliedrico e raro,
di Elena Caramazza, pediatra e analista didatta junghiana aperta
al sondaggio della soggettività femminile, alla dinamica sociale
e culturale, alla spiritualità, alla sublimazione.
Caramazza tratteggia con sensibile memoria di scambio il
ritratto culturale d’un maestro della spiritualià occidentale e
orientale, Raimundo Panikkar, –, le cui opere son note
da decenni al pubblico italiano e mondiale.
Il tempo del corallo

Panikkar, di cui ricordiamo un testo capitale, Il silenzio di Dio.
La risposta del Buddha, , Borla, ha sondato i grandi monoteismi e il Buddhismo, Rammento qui che il  settembre ,
avendo tenuto una relazione per Psicologia, La Sapienza, ‘Tecniche d’indagine della personalità’, prof. A.M. Sarti dell’Antonio,
nel Congresso di Psicologia Scientifica, presso l’Università di
Urbino, raggiunsi, per una gradita sollecitazione di Giuseppe
Maffei, S. Maria degli Angeli, ove si teneva un seminario congiunto di Panikkar e dello psicoanalista e accademico Claudio
Neri sul tema del tempo. Come si può osservare in ‘Materiali
per il piacere della psicoanalisi’, , ad una mia domanda sul
suo parere intorno alla tensione di Jung verso l’Oriente, Panikkar rispose, con convincenti dettagli, che riteneva l’Oriente un
interesse non primario per Jung, il quale appariva per contro
autenticamente attratto dall’Africa. L’ascetica figura di Panikkar
ammaestra intorno alla tolleranza e alla pace.
Vincenzo Crosio e Mimmo Grasso schiudono poi due aspetti umanistici, il primo antropologico e artistico, il secondo
poetico (un avvincente esercizio del metodo di decostruzione
e ricreazione del testo poetico adottato per E. Montale, stavolta
eseguito sui versi d’un altro insigne poeta italiano, Alfonso Gatto). Crosio, nipote dell’ultimo grande Pulcinella, fondatamente
apprezzato anche da Eduardo de Filippo, si sofferma sul tema,
suggestivamente pirandelliano, ‘la maschera e il volto’, a proposito di Pulcinella, miti e riti campani e Horus. Un tema che
so sostanzia anche delle ricerche di Giovanni Pugliese Carratelli. Nell’ambito di ‘Tempo d’Analisi’, un saggio di così alto
spessore è, per interessante coincidenza, la ripresa oggettiva e
consonante di quanto il  ottobre  fu elaborato presso il
Museo Archeologico di Napoli, con R. Dalisi, Mimmo Grasso, M. Coppola, G. Tortora e altri nel convegno S/maschera,
ispirato al concetto di Persona di C.G. Jung, promosso da chic
scrive. All’ostentata esibizione del lifting berlusconiano si opponeva la via umanistica, a partire dai latini Buccus, Macchus,
Pappus, Dossennus, attraverso la metamorfica partizione delle
stagioni dipinta da Arcimboldo, sino a L’ora del lupo di Ingmar

Il tempo del corallo
Bergman—in cui, prima dell’aurora e dell’alba le angosce individuali e cosmiche di morte spingono alcuni umani a strapparsi
la pelle come fosse una maschera — e a Matrix. ‘Tempo d’Analisi’ riprende con piacere l’antichissima lezione di Pulcinella
con chi ne traduce in molti sensi l’eredità.
In una sezione intitolata Tradizione e ideazione analitica maschile vengono ospitati un prezioso contributo dell’analista junghiana Laura Branchetti, che legge in filigrana, con stile raffinato, il carteggio tra Sigmund e Anna Freud e il carteggio tra
Anna Freud e Lou Andreas Salomè, il primo inedito in Italia, il
secondo edito, La Tartaruga, , per la cura dell’infaticabile
collega freudiana Francesca Molfino, recentemente scomparsa; il ricordato articolo della psicoterapeuta freudokleiniana M.
Coppola sul significativo pensiero di E. Gaburri e quelli di tre
lettori particolarmente dotati di sensibilità culturale e vigile
inclinazione alla lettura di saggi d’autore (un esercizio che la
marea telematica paradossalmente non minaccia), Enzo Barillà,
Concettina Imperatore, Ornella Pompeo Faracovi (il primo e
la terza autori e accademici), capaci di soppesare una figura di
autore e curatore che ha coltivato lo spirito del pensiero di Jung:
Luigi Aurigemma, in particolare, al quale si deve la cura delle
Opere di Jung presso Boringhieri, poi Bollati Boringhieri.
Un’iniziativa attuata nel rispetto del testo e del pensiero
del maestro, condivisa nello spirito con M.L. von Franz e,
inizialmente, con Aldo Carotenuto e Mario Trevi.
La mia conoscenza personale con L. Aurigemma avvenne
il  o  dicembre , per iniziativa di Aldo Carotenuto,
Parlammo per oltre  ora e mezza in una forma di colloquio
che considerai, ‘a posteriori’, un autentico esame. Aurigemma,
laureatosi con una tesi su Giordano Bruno, libero docente presso l’Ecole des Hautes Etudes della Sorbona, analista membro
IAAP, allievo di F. Riklin junior e M.L. von Franz, lavorava da
circa otto anni all’edizione di Jung, in parallelo all’impegno
di Cesare L. Musatti per le Opere di Freud. Come per Freud
era stato aggiunto, ad esempio, E. Fachinelli, così Aurigemma
aggiungeva M. Trevi, Nora D’Agostino, e, tramite Aldo Ca-
Il tempo del corallo

rotenuto, la mia persona, assegnandomi, quale inizio, la cura,
con traduzioni e introduzioni, delle Opere di Jung nella Biblioteca Boringhieri (cfr. la prima tr. italiana, accolta nelle Opere
Complete, dell’originale inglese L’inconscio collettivo, a cui mi
dedicai assistito da Nadia Neri, e la traduzione dal tedesco di
Sul rinascere, rispettivamente nel  e nel ).
Fra Trevi e Aurigemma esisteva una non componibile diversità tipologica. Appresi da Aurigemma, in una telefonata da
Parigi, che il lavoro sarebbe stato condotto da noi due. Così
fu per cinque anni, sino al —in quel periodo Nadia Neri
ricevette l’incarico dell’introduzione in collana BB a Psicologia
e educazione di Jung e la cura di Le fiabe interpretate e Il Femminile della fiaba di M.L. von Franz; e poi dal  al  (L.
Aurigemma fu un lucido lettore del mio Un esilio impossibile.
Erich Neumann tra Freud e Jung, Borla , peraltro ben accolto
anche da M. Trevi e mi invitò perentoriamente alla traduzione
e cura, con introduzione, del fondamentale volume di M.L.
von Franz, Psiche e materia, Bollati Boringhieri, ). Invitato,
nel , alla cura del volume , , Gli archetipi dell’inconscio
collettivo, reclinai, pur grato per l’onore, poiché sentivo di dover unire allo studio e alla ricerca, che continuano ancor oggi,
il lavoro in studio con i pazienti. Aurigemma è stato autore
di tre libri di notevole valore: Il segno zodiacale dello Scorpione,
Einaudi, , — n.  dei Saggi einaudiani per invito di Giulio
Bollati, in uscita simultanea presso Mouton éditeur de l’Ecole
des Hautes Etudes des Sciences Sociales, versione italiana di
Liana Aurigemma —, Prospettive junghiane,  e Il risveglio
della coscienza, , ambedue editi da Bollati Boringhieri (il
secondo, postumo, per la cura di Giovanni Niccoli e Augusto
Romano). Della figura di Aurigemma, che ho ben conosciuto
da vicino, si offrono qui tre angolazioni di lettura: due di studiosi di chiara fama, di Vincenzo Barillà, incentrata sul tema
scorpionico in F. Dostojevskij e O. Pompeo Faracovi, ispirate
da una profonda cultura umanistica e da una non comune
conoscenza dell’interazione storica tra astrologica e cultura
universale. E una di C. Imperatore, biologa aperta alle due

Il tempo del corallo
culture, che lesse all’uscita e ha costantemente riletto Il segno
zodiacale dello Scorpione: un’irrinunciabile, diretta, dedizione
culturale alla comprensione d’un saggio ristampato una sola
volta (ne sarebbe oggi molto utile una ripresa astrologica e
analitica). Segue a tali illuminanti rifrazioni la prova di lettura di tre psicoterapeute donne in formazione presso l’AIPA:
Germana Aiello descrive il notevole disegno d’integrazione
dell’Oriente e dell’Occidente di Chr. Bollas, Sara Boschetti
focalizza il significativo testo di Kalsched, Il trauma e l’anima,
Moretti e Vitali, capace di connettere la fonte traumatica insita
nella scoperta freudiana con la penetrazione junghiana dell’area psicotica; Roberta Perri esamina a fondo il considerevole
contributo di Tononi e Massimini, Nulla di più grande, Baldini
e Castoldi, che, dopo gli studi di darwinismo neurale dello
stesso Tononi con Edelman, con Le Doux, Meltzoff e Prinz,
Gallese e Rizzolatti, Jacoboni, appare il più qualificato a riflettere, nel tempo dello ‘Human Brain Project’, sul valore e i
confini di quel campo cerebrale e psichico che si denomina
coscienza. Di Tononi il lettore italiano d’ogni orientamento potrà utilmente approfondire l’articolo scritto con Chiara Cirelli,
in «Le Scienze», , ottobre , pp. –, «La funzione del
sonno», prezioso anche per chi studia il sogno. Ciò va sottolineato per rammentare come lo sforzo interdisciplinare, fermo
restando il primato della disciplina d’elezione, sia il solo capace
di lasciar progredire la ricerca e la cura in materia di mente.
Elena Castellani, docente di filosofia, collaboratrice de «Le
Scienze» denota il ruolo euristico delle analogie, a proposito
del lungo, felice mezzo secolo di intuizioni, induzioni, abduzioni, deduzioni culminate nella scoperta e giustificazione del
bosone di Higgs.
Rammentando la filosofa Marìa Zambrano, sulla scia del
pensiero di Neumann intorno alla natura ondulatoria e corpuscolare della luce, potremmo credere che il lavoro col sogno,
materia elettiva di Freud e Jung, tra rappresentazione, immagine e parola, colloca l’analista nella posizione di chi, nell’osservare la dimensione estetica propria del codice visivo che
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